Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: BieberSweat_    22/10/2013    15 recensioni
-okay. Numero preferito?- gli domando giocherellando con le sue dita guardandolo.
Arriccia il naso senza ancora guardarmi.
A tavola abbiamo più riso che mangiato e parlato. Ora stiamo più ridendo che parlando e camminando.
Okay, in sintesi ridiamo sempre. 
Qualcuno che mi ricorda da quanto non ridevo?
Ci siamo promessi di fare i seri adesso e provare a conoscerci.
-593- mi sorride afferrando il labbro inferiore tra i denti. Oh no, ragazzo mio, tu non può.
-da uno a dieci?- gli domando alzando le braccia. Sbuffa.
-devi chiedermi perchè!- sbotta facendomi zigzagare tra un tombino. Piego la testa.
-perchè?- sospiro allungando il passo.
-vieni 5 minuti con me che tra 9 mesi saremo in 3- dice quasi serio. Mi blocco e lo guardo. Santa Madonna, lui si che è simpatico.
 
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ferma, immobile.
Il mio sguardo è puntato unicamente sulle mie mani, le nocche lievemente violacee e gonfie, mentre la voce della preside insiste ancora su quanto tutto ciò che abbiamo fatto sia sbagliato.
Accanto a me, seduto, c'è il professor Bieber.
Da quanto ho fatto capolino nello studio della preside, devo ancora incrociare lo sguardo di qualcuno. 
Gli unici sguardi che ho impressi nella mia mente sono quello imbestialito di Julie e quello spaventato di Justin. Non ho mai visto nessuno dei due così.

*FLASHBACK*

Scaglio senza pietà il mio piede sinistro contro lo sterno della mia ex migliore amica ora a terra.
Una, due, tre volte. Non mi ferma nessuno.
Mi fiondo su di lei, che non riesce a reagire, e le arrosso la guancia con uno schiaffo a mano aperta.
Il colorito della sua guancia muta immediatamente. Non mi fermo, non ne ho ancora abbastanza.
Sfogarmi è tutto ciò che voglio e lei in questo momento è il miglior bersaglio.
Le blocco i polsi sopra la testa e con un ghigno sul viso le sferro una ginocchiata nello stomaco vedendola sbarrare gli occhi dal dolore. Posso sentire il suo respiro smorzarsi.
Proprio quando comincio a provare gusto nello schiaffeggiarla, due mani cessano i miei movimenti bloccandomi i polsi.
Mi trascinano via dal corpo debole di Julie e mi lanciano a terra come fossi un mucchio di spazzatura. Sto per scagliarmi nello stesso modo in cui ho fatto con Julie su quell'essere che mi ha appena gettato a terra, ma una voce mi blocca.
La sua voce.
-Jude, smettila! Non respira!- mi rimprovera.
I miei occhi improvvisamente si fanno lucidi.
Che cosa ho fatto?

*FLASHBACK*

Non mi accorgo nemmeno che la preside ci invita ad uscire dal suo ufficio fino a quando non mi scuote una mano davanti al viso e mi alzo di scatto. Evidentemente ha terminato la ramanzina.
Seguo la figura maschile davanti a me ed usciamo dalla stanza.
Non che abbia ascoltato qualcosa di quello che ha detto la preside, ma non ho sentito nessun'altra voce a parte la sua. Il professor Bieber non è mai intervenuto?
Sento la gola secca e le palpebre pesanti oltre che un po' di intorpidimento alle mani per via dei pugni. Non so che fine abbia fatto Julie e al momento nemmeno mi interessa.
Le interessava come mi sentivo io quando mi sputava addosso tutte quelle accuse?
Si riceve quel che si da.
Continuo a seguire i passi di Bieber come un cagnolino bastonato, metaforicamente parlando perché non sono sicuramente io quella che le ha prese di santa ragione.
Anche se qui la gente non ha ancora capito che quella che è stata profondamente ferita sono io.
Solo io.
A nessuno importa questo? A Justin importerebbe se fossimo insieme. 
O forse gli importa ancora?
Sospiro amareggiata ed alzo lo sguardo dalle mie Converse bordeaux.
Quasi perdendo l'equilibrio mi fermo bruscamente.
Mi rendo conto solo in quel momento di essere completamente sola.
I corridoi deserti per via delle lezioni in svolgimento e di Justin nemmeno l'ombra.
Lo stavo seguendo o sbaglio? 
Era davanti a me, insomma, come diavolo ho fatto a perderlo di vista? Come ho fatto a non accorgermi dello progressivo scomparire dei suoi passi?
Ma dopotutto sono stata io ad allontanarlo, giusto?
Per arrivare a questo? Non erano questi i miei piani, decisamente.
Scoprirò chi sia stata la causa di tutto questo disastro, quell'essere così curioso e pettegolo che ha dato il via a tutto questo e quando l'avrò trovato non sarò così misericordiosa.
Mi volto a destra e a sinistra non sentendo null'altro che il mio respiro smarrito.
Non so nemmeno di cosa ha parlato la preside, l'ho palesemente ignorata.
Mi avvio verso la mia classe al piano di sopra, ma siccome il professore di supplenza non mi farà entrare per via della “lezione” già “cominciata”, mi chiudo in un bagno e aspetto seduta sulla tavoletta del water il suono della campanella.
Velocemente e furtivamente, entro in classe, raccolgo le mie cose e ripeto nella mia mente l'orario in cui il mi autobus passa nell'ora prima. 


 

***



Il telefono squilla, ma non ho voglia di rispondere.
Resto seduta sul divano subendomi quel fastidioso trillo come suoneria finché non capiscono che tanto non mi alzo.
Dovrei fare i compiti per domani, ma le mie capacità motorie e mentali si sono rifugiate sotto i tacchi della Gaga.
Nella mia mente all'improvviso irrompe lo sguardo di Bieber prima che mi scaraventassi su Julie.
Non l'ha fatto, ma il suo sguardo gridava “aiuto” e penso di aver trovato l'unico modo possibile per farla almeno zittire. 
Forse dovrei scoppiare in lacrime o urlare più forte di una ragazza di un film horror o strapparmi i capelli o fare un corso di yoga per calmarmi?
Me ne sto solo seduta sul divano di casa mia con lo sguardo penetrato nelle pareti.
Forse non faccio nulla di tutto questo perché ancora non riesco a capacitarmi che tutto questo è successo a me. Proprio a me.
Sono ancora convinta che sia tutto un terribile incubo, uno di quelli che mentre lo stai vivendo dici “ci rinucio, tanto è solo un sogno, basta solo che mi svegli”, ma questo non sembra essere uno dei miei soliti incubi. 
Mi sento come mi stessero trascinando dai piedi verso un buco nero, vogliono farmi sprofondare.
Non faccio altro che cadere, non ho forze per reggermi in piedi e se riesco a raccimolarne un paio mi alzo zoppicando, per poi cadere di nuovo dopo alcuni passi.
Non mi sono mai sentita sola come in questo momento.
Ho perso la mia migliore amica, il mio migliore amico, il controllo delle mie azioni e delle mie emozioni, la mia reputazione che oramai sarà stata spiattelata a mezzo mondo con l'aggiunta di paroline non così dolci sul mio conto. Ma cosa più importante, ho perso l'unica persona che da un po' di tempo mi permetteva di sorridere e di sentirmi completa.
Affianco a lui più volte mi sono sentita un impiastro, ma mai lui mi ha fatto intendere che lo fossi davvero. Mi proteggeva, mi voleva bene, mi baciava, mi stringeva a lui, mi coccolava e mi rendeva felice.
Ho sempre questo magico potere ereditato da chissà chi di rovinare tutto quello che di bello ho?
Credo di sì.
Come quando da piccola mamma mi regalò per il mio compleanno il carillon più bello che una bambina potesse mai desiderare ed io scocciata da quel continuo suono deprimente che emetteva, ruppi il meccanismo che faceva girare la ballerina e al contempo suonare l'oggetto. Mia madre si infuriò con me.
O come quella volta che all'età di dieci anni andai a casa della zia a cui sono più affezionata e siccome non sopportavo il colore del pelo del suo gatto lo portai nel parco dietro casa e lo lasciai scappare, sapendo che quell'animale era estramente domestico e non aveva mai visto la luce del sole se non da una finestra. Mia zia pianse per settimane.
Non è facile essere me. Bisogna sempre fare schifo, in sintesi.
La mancanza di Bieber al momento ancora non la sento. Però, sento la mancanza di quello che prima avrei potuto avere.
Sono stata una sciocca.
Per tutta la mia vita, sono sempre stata una sciocca.
E lentamente, senza far rumore, una lacrima seguita da un'altra e un'altra ancora si schiantano sul dorso della mia mano poggiata sulle cosce. Abbasso lo sguardo verso la goccia che contrasta il colore della mia pelle.
Chi mai amerebbe una sciocca?


 

***



-Jude, sono arrivata!- urla mia mamma dal garage. Annuisco senza vederla.
Poi compare sulla soglia. Le sorrido. 
-che ci fai sul divano davanti ad un televisore spento e uno stereo non acceso?- domanda incrociando le braccia al petto. Faccio spallucce. 
-pensavo- dico alzandomi e andando in cucina per aiutarla con la cena.
-tutto okay?- domanda accendendo una pentola. Annuisco e prendo una confezione di petti di pollo dal frigo.
Tanto si risponde sempre così, vero?
-il telefono ha squillato diverse volte oggi, ma non ho mai risposto. Ero di sopra, stavo studiando e non avevo nemmeno la voglia di scendere per rispondere il solito “mi dispiace, non è in casa.”- mamma mi sorride ed annuisce.
-rompi quattro uova e gratta questo pezzo di pane, poi impanna le bistecche- si pulisce sbritivamente le mani in uno straccio e si dirige verso il salotto. -sbattile prima di impannarle!- esclama dall'altra stanza. Prendo una scatola di uova dal frigo e l'appoggio accanto ad una terrina.
Prendo un uovo e lo sbatto contro il bordo del recipiente per poi dividerlo infilando due dita in mezzo alla piccola crepa. Il liquido giallo trasparente si disperde nella terrina e si nota il tuorlo arancione più scuro al centro del liquido.
-Jude, cosa voleva la scuola?- la voce di mia mamma è ovattata e all'inizio mi sembra addirittura di aver capito male.
La scuola?
-cosa?- esclamo prendendo un altro uovo dalla scatola.
-la scuola, Jude! Il numero che oggi chiamava... era la tua scuola- 
L'uovo che sarebbe dovuto finire dentro la terrina si frantuma sul marmo chiaro della cucina.
Il mio cuore schiva un battito. 
Merda.
Nella cosidetta merda sono. 

Sento i passi di mia madre avvicinarsi e con la coda dell'occhio riesco a vedere la figura di mia madre spuntare in cucina con in mano il telefono portatile.
-allora? E' successo qualcosa?- domanda quasi preoccupata.
Il mio sguardo è ancora perso nel macello che ho combinato.
Il guscio spezzato con frammenti di esso che annegano nell'albume, il quale fuoriesce impercettibilmente creando una pozzanghera giallastra.
Come si rimedia ad un uovo spezzato? Predendo un uovo integro dalla scatola.
Ma come si rimedia ad un cuore spezzato?



 

***


Due settimane sembrano un tempo così lungo.
Dipende solo da come le trascorri.
Se hai accanto le persone giuste che ti rendono diverse e migliori le giornate, tutto il resto viene dopo e due settimane possono far rimpiangere il fatto che già siano passate.
Nel mio caso, invece, due settimane come queste sono le peggiori che ti possano capitare tanto che nessun essere umano augura due settimane simili ad un altro essere umano.
Una settimana di sospensione + una settimana di emancipazione sociale = due settimane della vita di cacca di Jude Kylepas.
Avevo scoperto che i minuti spesi nell'ufficio della preside erano serviti ad una sospensione per me e ad un trasferimento per Bieber.
Così rimasi a casa da scuola per un'intera settimana il che in questo caso fu un bene perché così evitavo di subirmi gli sguardi indignati o incoraggianti degli studenti nei corridoi il secondo giorno, ma fu anche un male naturalmente perché rischiavo la bocciatura.
La settimana seguente ero assolutamente convinta che gli studenti avessere rimosso questo insulso gossip dalle loro menti e che potessi condurre la vita del liceo ancora normalmente.
Mi sbagliavo. E di grosso.
Ogni volta che esco di casa mi pare di aver tatuato in fronte la scritta a caratteri cubitali 'SONO UNA TROIA' eppure alla mattina allo specchio mi guardo ancora e non noto nulla di simile. 
Le occhiatacce e i commenti bisbigliati sono riservati solo ed esclusivamente a me.
Le ragazze mi hanno classificata come 'quella che ti frega il moroso', quindi meglio non essermi amica, oppure come 'quella che l'ha data ad uno più grande', quindi meglio non essermi amica, oppure come 'quella che non si mette le mutande, così è già pronta per le necessità', quindi meglio non essermi amica, oppure come 'quella che si è inventata tutta solo per diventare popolare', quindi meglio non essermi amica.
Oh, ma avrei da raccontare altre mille di caratteristiche che pensano di me, siccome ce ne sono davvero una marea.
Per non parlare delle dicerie, alcune assolutamente divertenti, altre invece più pesanti (ma infondo cosa di tutto questo non è pesante?), come quella che sono incinta o abbia contratto la clamidia che reputo assolutamente troppo per chiunque, o altre che quando le sento ci rido anche sopra come quella che Justin avrebbe detto in giro che ho la vagina pelosa o che alcuni ragazzi avendoci visti si sono uniti a noi. Quindi sulla bocca delle ragazze sono anche 'quella che ha fatto un'orgia a scuola!', quindi meglio non essermi amica.
Inoltre, per loro non è abbastanza tutto questo. Fiutano la mia presenza ovunque.
Anche in bagno, come mi è già capitato, stavo facendo pipì e non so da quale fattore abbiano decodificato la mia presenza sul cesso, ma fatto sta che hanno iniziato a parlare di quanto Justin sia perfetto, di quanto io invece faccia rivoltare anche un bradipo morto, di quanto si senta la sua mancanza, di quanto sia larga la mia vagina e bla bla bla.
Così mi ritrovo palesemente senza amiche.
I ragazzi mi hanno classificata, a differenza delle ragazze (ma infondo le capisco, insomma, chi mai vorrebbe un'amica disastrata come me? Vorrei davvero sapere che diamine è passato per la testa a Julie per quattro anni!), come 'quella che non dice mai di no', quindi se vuoi puoi scoparmi, oppure come 'quella che si adatta a seconda delle occasioni', quindi se vuoi puoi scoparmi, oppure come 'quella che non si fa pagare', quindi se vuoi puoi scoparmi, oppure come 'quella che il kamasutra lo inventa', quindi se vuoi puoi scoparmi (precisando, sul kamasutra so solo che è un libro). 
I professori, invece, vanno a giorno. A volte sono l'alunna compatita, quella che devono aiutare perché è diventata sociopatica e a volte sono l'alunna che rappresenta il peccato più peccaminoso, meglio girarmi intorno con un paio di manette nascoste sotto la giacca in modo da bloccarmi durante i miei eventuali attacchi di scopaggine acuta.
Come fa ora una persona civile a condurre una dignitosa esistenza?

Ho chiesto milioni di volte a mia madre di poter cambiare istituto, ma siccome che sa tutta la verità perché Bieber non ha negato nulla e la preside ha DOVUTO PER IL MIO BENE E PER QUELLO DELLA MIA FAMIGLIA dire tutto, tutto, tutto ai miei genitori che ora mi credono una zoccola come il resto del mondo. Certe novità!
Per mia madre sono ancora in punizione, da due settimane, e non posso uscire, usare il telefono, usare il computer e vedere qualcuno per un mese. Credo che su questo mi stia solamente facendo un favore.
Il telefono non lo uso, a cosa mi servirebbe? Restare in contatto con chi?
Uscire? Non facciamo ridere, nemmeno mi guarda la gente, figuriamoci uscire con me.
Anche perché il secondo giorno che ho ripreso ad andare a scuola sono entrata su facebook e su ask, visto che mia madre al pomeriggio non è mai a casa.
Le infamie che non ho trovato sul mio conto si possono contare su una mano.
Ricevo almeno una quindicina di domande al giorno in anonimo su ask e riguardo l'argomento conosciuto da tutti. Tutti anonimi. Nessuno che abbia le graziose palle di dirmelo in faccia a scuola, perché sono sicura che la maggior parte di quei disgraziati che si nascondono dietro ad un computer sono della mia scuola. 
Su facebook pubblicano foto photoshoppate di pessimo gusto della sottoscritta e altri personaggi mai vista in vita mia aggiungendo pure effetti sonori.

Passo ogni notte a piangere nella mia stanza rimpiangendo il fatto di essermi innamorata.
L'unica cosa che un po' di soddisfazione mi da è scrivere.
Ho iniziato a tenere gelosamente un diario, dove racconto le mie giornate o i miei pensieri sempre pessimisti.
Lo nascondo sotto il materasso così mamma non lo vede quando mi sistema la camera.
La mia professoressa di letteratura una volta disse, forse l'unica volta che sono stata attenta alle sue lezioni, che chi cade in un periodo buio deve contare solo sulla ragione o sulla luce.
Se il mio briciolo di razionalità se ne è andato insieme a lui, a me che rimane?
La luce?
La luce è Dio, l'unica vera luce a rischiararti il cammino.

Così c'ho creduto.
Ecco spiegata la mia presenza in questa chiesa deserta alle quattro del pomeriggio.
Se mi vedesse qualcuno della mia scuola mi urlerebbe di andarmene perché la lussuria è un peccato capitale e non merito nemmeno un posto che non sia casa mia per compiangermi.
Probabilmente chiederebbe anche al prete di appendere un cartello sulla porta della chiesa che chiarisce il divieto per le donne facili di entrare.

Mi inginocchio sul poggia piedi del banco e chinando il capo unisco le mani intrecciando le dita.
Sospiro.
Do un'occhiata di sottecchi intorno a me costatando che appunto sono da sola.
Chiudo gli occhi.
Mi manca. Mi manca tremendamente.
Mi sento vuota. Mi ha lasciata vuota.
Si è portato via la Julie di una volta.
Non so nemmeno dove sia finito, in quale scuola l'abbiano mandato. 
L'unica cosa che mi rimane di lui è il suo numero che non ho intenzione di eliminare.
Inizio a piangere sommessamente mentre stringo la presa tra le mie mani.
Mi immagino a scuola con Julie, in un momento di agitazione come quello degli attimi prima di un compito in classe che sempre sopportavamo insieme.
Precisamente il compito di francese. Justin entra, saluta e mi guarda. 
Mi sorride, gli sorrido. 
Ed ecco che la mia giornata già cambia.
-Signore- sussurro senza forze. 
Sono esausta, esausta di tutto questo.
Tiro su col naso e scuoto la testa.
-devo per forza patire tutto questo?- domando alzando lo sguardo sull'altare. Le vetrate colorate fanno filtrare quella poca luce che può avere novembre.
I miei occhi oliva si soffermano sul crocifisso appeso in alto incorniciato dalle tende rosso fuoco.
Sospiro e chiudo gli occhi ancora una volta.

-cambierò, lo giuro. Combierò se lui tornerà da me- 




 
 

SE FA SUORA.

lollino, scherzo
(forse)


AYEEEEEEEEEEEEE. c:
non sono morta, come molte di voi pensavano.
buuu, vi ho trollate.
ma se dico......

DON'T TELL ME YOU'RE MY HEAAAAAAAARTBREAKER

voi cosa mi rispondete?
LOL :')
poco perfetta, davvero.
c'è tutta Jelena dentro, c'è tutta la mia vita.
ho fatto i primi due giorni che la cantavo everiuer e everi moment
anche mentre dormivo lollino

vogliamo poi parlare di ALL THAT MATTERS?
di HOLD TIGHT?

le loro melodie mi cullano quando non divento schizzofrenica per #heartbreaker.

che ne pensate del capitolo?
sono una merda con i ritardi, lo so, ma la prossima volta prometto di aggiornare prima.
RINGRAZIO TUTTE, DAVVERO.

seguite anche le altre mie storie? ci tengo molto.
Ci voleva lei.
Jamie's World.

pubblico il prossimo a 10 recensioni.
dajeee, bella mancano solo 22 fottuttissime persone che la mettano tra le
preferite e posso scalare le classifiche!
(?)
#sognibelli

ora vado a dire alla gente che pensa che Justin Bieber e Selena Gomez siano ancora vergini
di andarsi a leggere il testo di Hold Tight e Nobody Does It Like You.


YOU'RE ALL THAT MATTERS TO ME.
ciau, piccoleee.
 
 
 

 

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: BieberSweat_