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Autore: Marlene Ludovikovna    09/11/2013    7 recensioni
1943 - Parigi
Ester Stradsberg; the Swan. Giovane, bella e annoiata moglie di un ricco imprenditore. Ciò che più vuole é la libertà di disinteressarsi a tutto.
Hans Wesemann; the Hunter. Spietato Colonnello delle SS, la sua giacca e ornata da medaglie e i suoi occhi mostrano solo ghiaccio.
Emilie Kaltenbatch; the Hawk. Giovane pittrice pronta a tutto per sfondare e dagli istinti creativi repressi a causa della dittatura a cui sottostà il suo paese. Affascinante, crudele, ambiziosa e, per tutti, indimenticabile.
Jean Russeau; the Treacherous. Ricco, bello ed egocentrico è il re della vita mondana parigina. Ereditiere di un'immensa fortuna dedito al lusso e all'amore per se stesso.
Delle vite vissute a metà come se aspettassero di essere esaurite, così cariche di emozioni e prive di valori da essere memorabili. Anime distrutte al centro della ricchezza, della miseria e della follia. Vite distrutte dallo sfarzo del Terzo Reich.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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The Swan: Ester Stradsberg
 

Spring: Part 3




Il pacco da parte di sua cugina Emilie arrivò giusto quella mattina. 
A portarlo era stata una francesina, le avevano detto. Ester aveva sorriso; la cugina faceva sempre quelle sue promesse irrealizzabili alle persone ingenue che sapeva non avrebbe rivisto mai più, come quando aveva promesso ad un soldato della Wermacht che lo avrebbe sposato se lui avesse trovato un modo per togliere Ester dalla Bund Deutscher Madel per il puro gusto di farlo. 
Tutti sapevano che il soldato non poteva fare nulla, ma Emilie si divertiva così e lei la trovava una compagnia davvero divertente. 
In quel momento, fuori dal terrazzo, senza nessuno che la guardava potette permettersi di scartare il pacco con dentro una copia de Il Grande Gatbsy. Se valeva la pena di mantenere i rapporti con sua cugina era anche solo per questo! Quella ragazza aveva un commerciante sottobanco persino per la droga. 
Vieni qui, tesoro! La chiamò suo marito. 
Sì, Wolfie. Cosa c'è? Accorse Ester obbediente. 
Hai letto sui giornali? Disse lui con tono soddisfatto. 
No, perché?
Dicono che probabilmente il Fuhrer verrà a far visita a Parigi! 
Ester sorrise radiosa e disse: Ma è meraviglioso! Credo che potremmo essere i prescelti per organizzare una bella festa... 
Oh, a quello stavo pensando, infatti! Dobbiamo rendere onore al capo della nostra nazione! 
Ester si sedette sulle sue ginocchia e lo guardò amorevolmente 
Sì, sì! Hai ragione, amore mio! Dobbiamo farlo assolutamente! Esclamò con tono spassionato. 
Wolfgang sorrise soddisfatto e le fece cenno di alzarsi. 
Oggi andrò a concludere degli affari, sai, devo riuscire ad accaparrarmi una fabbrica in Polonia e spero di riuscirci, cara. Sarebbe molto importante per noi. Tu cosa farai?
Credo che starò a casa... Forse mi vedrò con la mia cugina austriaca. 
Bene, bene. Commentò lui pavoneggiandosi davanti allo specchio mentre sistemava il nodo della cravatta.
Ester lo guardò con aria assente, poi si alzò dal letto. 


Quando suo marito fu uscito Ester corse a prepararsi per andare a fare colazione fuori. 
Le giornate in cui la lasciava sola - che erano molte - erano le migliori, quelle che Ester si godeva di più in quanto a tranquillità. 
Poi la sera ci sarebbe stata una grande festa e non vedeva l'ora di parteciparvi; sarebbe stata a casa dei Von Guttenberg. Aveva già scelto il vestito, del suo rosso preferito.
 Ester adorava valorizzare la sua bellezza, pur rendendosi conto di essere vagamente inconsistente nei suoi vezzi e nelle sue vanità, ma quello non era importante. Suo marito adorava esibirla davanti a tutti, la chiamava la Rosa del Reich e Ester, adorava essere esibita. 
Mai una volta aveva avuto l'impressione di essere una pedina. Questa ipotesi era passata talmente tante volte davanti a lei da essere inquietantemente abituata ad ignorarla.
Da sempre si era sentita fiera di se stessa solamente facendo ciò che si esigeva che una brava ragazza tedesca facesse, anche se ultimamente aveva iniziato a trasgredire un po' spesso le regole. 
Soprattutto a causa di Emilie e dei suoi libri. Ma che poteva farci? Li adorava talmente tanto, pur forse non comprendendoli realmente a fondo. 
Oppure lo faceva, ma non avrebbe mai accettato che la ricchezza e le ossessioni distruggessero, come Fitzgerald diceva, ma comunque trovava interessanti questi pensieri così diversi da quelli di Hitler, così vicini a quelli di Stalin. 
Si era sentita una sovversiva nel pensare che era necessario conoscere culture diverse per poter comprendere da che parte stare, ma forse era proprio questo quello su cui puntava Hitler. 
Se una persona fosse nata sotto il regime Nazionalsocialista non avrebbe conosciuto altro che quello, come avrebbe potuto quindi farsi un'idea propria?
Infatti, non avrebbe potuto a meno che non avesse avuto un'ampia cultura e, alla fine della fiera, a Ester la politica di Hitler non dispiaceva affatto. 
In tutte le sue giornate passate sul divano del suo salotto, non aveva mai pensato alla politica o a cosa fosse giusto o sbagliato. Non prima di allora, non prima di Emilie. 
Era iniziato tutto con una copia del Manifesto comunista di Marx che le era stata inviata per sbaglio - o forse no - e non aveva alcun mittente. 
Ester si era sentita in possesso di un segreto troppo importante e prezioso per potersi permettere di bruciarlo.
Per la prima volta in vita sua aveva commesso un crimine. 
Si era sentita strana e poi, dopo aver letto il libro incriminato tra uno spazio buco e l'altro, l'aveva bruciato nel camino una notte che era in casa da sola. 
Ma, libro dopo libro, nonostante sapesse che stava infrangendo la legge, non riusciva a smettere di leggere. Sentiva come se quella cultura potesse essere una sua arma per sopravvivere in un mondo di uomini (e di nazisti), nonostante sapesse che l'occasione per usarla non sarebbe mai arrivata. 
Un giorno le era arrivata una lettera di Emilie in cui le diceva che presto sarebbe arrivata a Parigi e allegato ad essa c'era una copia di Quarantanove racconti, di Hemingway. Le era piaciuto lo stile audace dello scrittore, ma tra i due avrebbe sempre preferito Fitzgerald.
In quel momento aveva capito che anche il primo libro le era stato mandato da Emilie, ne era stata subito convinta e in quel momento aveva odiato la cugina con tutta se stessa. Era colpa sua se aveva commesso un crimine. 
Ma quello che pensò guardando la città intorno a se fu che lei aveva avuto la possibilità di scegliere tra il bene - o meglio, il concetto di "bene" che poteva avere un nazista - e il male e aveva scelto il male. 

Entrò nel primo caffè che si trovò davanti e vedere che era pieno di soldati tedeschi la fece sentire un po' meno intimorita in quella nuova città con una lingua diversa dalla sua. 
D'altra parte però iniziò a pensare come sarebbe andata se qualcuno avesse saputo. Sarebbe morta e lei non voleva morire, voleva vivere abbastanza per veder morire suo marito ucciso dalla guerra, perché era certa che un giorno o l'altro sarebbe finita, ma obbiettivamente pensava che sarebbe stato meglio che fosse stato tra qualche anno. Magari quando avesse smesso di essere il simbolo dell'ideologia nazista e di frequentare Goebbels.
Sì, sarebbe stato meglio per lei. 
Si appoggiò al bancone del bar in cui era entrata e osservò lo spazio che le stava attorno. 
Nonostante la Francia prima d'allora non le fosse sembrata molto piena di attrattiva e avendo sempre preferito il clima rigido di Berlino, adesso si sentiva soddisfatta del posto in cui era. 
I tavoli e le sedie in ferro battuto davano un aspetto minimale a tutto il resto e il parquet scricchiolava al suo passo. 
All'improvviso le venne voglia d'una sigaretta.
Prese il pacchetto dalla tasca della giacca in calda pelliccia.  
Ester si guardò intorno indecisa su chi importunare per l'accendino, poi optò per l'uomo che era girato di spalle davanti a lei. 
"Scusi, ha da accendere?" Domandò lei. 
L'uomo si voltò con un'espressione cordiale impressa sul volto e l'aria di aver sentito per la seconda volta una sinfonia che aveva adorato, ma non era più riuscito ad ascoltare. Fino ad allora. 
Angolo Autrice: 

Ebbene, salve miei prodi!
Questo è il primo PoV  di Ester e per problemi tecnici non sono riuscita ad inserire il banner con lei. *si dispera*
Ebbene, spero di essere riuscita a presentare il nostro Cigno in modo soddisfacente e non vedo l'ora di sentire la vostra!
Un bacio, tante caramelle gommose a voi e Auf Wiedersehen!

Marlene xx

   
 
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