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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    24/12/2013    2 recensioni
2065: Harry Potter, all'età veneranda di ottantaquattro anni, apre per l'ultima volta le porte di casa sua a una giornalista ambiziosa in cerca di gloria e fama, per raccontarle la storia che a nessuno ha mai svelato.
Una storia d'amore e di passione, di dolci momenti e di tristi, un amore che va oltre i labili confini di vita e morte.
La storia mai raccontata di due Campioni.
Dal capitolo 4:
Harry sapeva di infanzia e di freschezza, sapeva di ciò che lui era stato un tempo, di ciò che di infantile o di fanciullesco c’era stato nella sua vita. C’era tutta la sua infanzia, la sua breve e beata infanzia dietro quelle lenti spesse, in quei laghi verdi.
C’era ogni ricordo, ogni rimembranza.
[Ispirato in piccolissima parte al film "Titanic"]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Luna, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
Capitoli:
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6 novembre 1993
 
Harry zoppicava deciso verso il cortile, con Hermione al suo fianco che lo tallonava in modo invadente.
“Harry, per piacere, dovresti essere a letto ora! Madama Pomfrey ti ha detto di rimanerci almeno per una settimana, e io sono d’accordo con lei!”
Il ragazzo non le rispose e si limitò ad alzare gli occhi al cielo, indispettito.
A quel punto, la ragazza gli si parò davanti, le braccia aperte, costringendolo a interrompere la sua corsa.
“Che c’è?” esclamò lui, lievemente innervosito.
“Harry, hai fatto un volo di tre metri dalla scopa, cadendo sul campo di Quidditch, e ti è andata anche troppo bene che non ti sia rotta la schiena!” rispose lei, con tono conciliante. “Sei stato fortunato, ma io non tenterei la fortuna ancora, se fossi in te!”
Harry sbuffò contrariato.
“Oh, coraggio, Hermione! Voglio solo andare a parlargli!”
La ragazza incrociò le braccia al petto, lievemente contrariata.
“E che cosa gli dirai? –Oh, Cedric, sei stato sleale a prendere il Boccino sebbene io fossi stato steso da dei Dissennatori, è stato ingiusto!” disse, scimmiottando leggermente il tono dell’amico.
Harry alzò gli occhi al cielo.
“Ma ti prego! Ha fatto benissimo a prendere quel dannatissimo Boccino…” poi, alzando un sopraciglio, aggiunse:
“Figurati che è andato dall’arbitro a chiedere di invalidare i risultati perché io non avevo potuto giocare… Che idiota… In cento anni in cui la gente si fa male in questo sport lui è l’unico che ha mai chiesto una cosa simile”.
Hermione replicò:
“è un Tassorosso, cosa ti aspetti? Lealtà, lealtà, e tanta lealtà!”
Harry aggiunse, sottovoce:
“E anche un po’ di stupidità…”
“Ti ho sentito!”
Lui alzò lo sguardo e disse, seccato:
“Oh, andiamo, Hermione! Sono stato io a fare un errore e lui tenta di annullare una vittoria che avrà fatto guadagnare alla sua Casa non so quanti punti??”
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Harry, tentava di essere corretto, tutto qua!”
“Bè, a me sembra sia stato quasi un atto di pietà… E mi offende, sinceramente!”. Detto ciò, riuscì a scostare la ragazza e fare qualche altro metro prima che Hermione gli prendesse il braccio ed esclamasse, in tono quasi supplicante:
“Vacci piano con lui, però!”
Lui annuì lievemente, poi si avvicinò zoppicando all’albero sotto il quale il ragazzo stava leggendo.
Cedric Diggory aveva bei capelli bronzei che teneva in un ciuffo organizzato e ben disposto, tanto diverso dall’ammasso di capelli che aveva lui sulla testa, disordinati e anche leggermente unti. I suoi occhi grigi correvano da un capo all’altro di un libro di Erbologia, con una tale velocità che per un istante Harry rimase immobile, come ipnotizzato, a osservarne il movimento. All’età di sedici anni compiuti da poco, Cedric era uno dei ragazzi più amati dalle ragazze, e quella vittoria era servita solo a renderlo ancora più celebre e più desiderabile ai loro occhi.
Osservandolo mentre, con un sorriso sulle labbra, sfogliava quel libro con quelle mani bianche e lunghe (mani da pianista, le avrebbe definite), Harry si ritrovò a pensare che effettivamente era davvero un bel ragazzo e arrivò a capire quelle che gli andavano dietro come cagnolini.
Poi, scuotendo la testa, tornò al suo obbiettivo.
Gli si avvicinò trascinandosi dietro la gamba e gemendo lievemente, e quando gli fu davanti lo chiamò. Nelle sue intenzioni la sua voce avrebbe dovuto essere alta e perentoria, nella realtà sembrò più un bisbiglio che un ordine o un intimidimento.
Harry si maledì da solo.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui e sorrise, lievemente sorpreso e imbarazzato.
“Potter…” constatò, alzandosi lentamente dall’erba.
“Diggory…” rispose lui, alzando, senza volerlo, gli occhi al cielo. Si rese conto solo dopo che l’aveva fatto per evitare di incontrare i suoi occhi grigi.
“Ehm… Come mai da queste parti?” chiese lui, abbassando lo sguardo e guardandosi con noncuranza le scarpe.
Harry era partito con le idee più bellicose e ora, oltre alla voce che se n’era praticamente andata, c’era anche uno strano imbarazzo che l’aveva congelato totalmente. Si limitò a rimanere, per alcuni istanti, fermo e zitto a squadrarlo, tentando di calmare il battito del cuore che stava letteralmente impazzendo.
Aveva un fisico allenato e palestrato, e persino sotto la tunica Harry poteva notare un accenno di addominali ben definiti. Per un istante ebbe quasi l’istinto di chiedergli di togliersela per poterli ammirare. Represse il desiderio dandosi dell’ “idiota”.
Il ragazzo aveva un che di misterioso e irraggiungibile, quasi l’ideale di perfezione che Harry aveva sempre avuto: alto, magro, ben allenato, capelli perfetti, viso perfetto, occhi perfetti.
Cedric aveva semplicemente una figura perfetta. Era il più bel ragazzo che avesse mai visto.
Harry avrebbe quasi voluto schiaffeggiarsi. Ma perché mai si metteva a fantasticare come uno scemo su un ragazzo che conosceva da meno di dieci secondi? E diamine, non gli aveva neppure detto nulla…
Facendosi coraggio disse, in tono calmo e circospetto:
“Volevo solo dirti che non dovevi necessariamente chiedere all’arbitro di invalidare la partita…”
Poi, mettendosi a giocherellare con le mani, proseguì:
“Insomma… Sei un ottimo giocatore e… Avresti vinto comunque, credo…”
Detto ciò, alzò lo sguardo al cielo, fingendo di essere preso da chissà quale uccello o bellezza naturale.
Cedric, da parte sua, annuì e, evitando il suo diretto sguardo, spiegò:
“L’ho fatto perché mi sembrava semplicemente la cosa giusta da fare, tutto qua…”
Harry annuì, distratto. Si ritrovò a pensare che anche la sua voce aveva un che di…
Di adulto, in un certo senso, mentre la sua cominciava solo allora a diventare lievemente più aspra e dura rispetto a quella da bambino.
“Ovvio, Harry, ha sedici anni…” si disse, dandosi per la millesima volta da quando quella “conversazione” era iniziata dello stupido idiota cretino.
“E… Anche tu giochi molto bene!” aggiunse lui, come a voler riparare a un torto, e sorrise lieve.
Harry tentò di ignorare quel sorriso e rispose con una smorfia convincente quanto Dursley che faceva danza classica, e sussurrò, in un tono tra l’imbarazzato e il terrorizzato:
“Ti muovi bene… Come… Cercatore…” aggiunse, come fosse stato necessario.
“Certo…” rispose lui, ridacchiando e passandosi una mano tra i capelli nervoso.
Anche Harry ridacchiò, poi entrambi zittirono, come fossero stati pietrificati.
Il silenzio durò un minuto buono, prima che Cedric dicesse, con un sorriso sulle labbra:
“Credo tu sia il migliore Cercatore che il Grifondoro abbia mai avuto”.
A quel complimento, detto tra l’altro da quel ragazzo in un tono tra il sinceramente ammirevole e il nervoso, Harry arrossì tutto e Cedric non poté fare a meno di ridere, divertito di gusto.
“O almeno lo è da quando io sono qui…” spiegò, facendolo rilassare lievemente.
“Grazie…” bisbigliò Harry, ancora tutto rosso come un pomodoro e fermo con gli occhi spalancati davanti al giovane.
“Devo fargli l’impressione dell’idiota se si sente in dovere di dirmi queste cose…” pensò tra sé e sé, commiserandosi da solo.
In realtà Cedric l’aveva trovato, sin dal primo istante in cui l’aveva visto volare sulla scopa in una partita durante il suo secondo anno, dotato di una sorta di innocente bellezza, una bellezza sopita e nascosta, ma pronta a sbocciare. Sotto a quegli occhiali e quelle lenti spesse, Cedric lo sapeva, c’erano due occhi verdi come laghi di montagna, e sotto l’apparenza di ragazzo goffo e fragile c’era una personalità forte e autoritario.
Mentre per Harry lui era ideale di bellezza, la bellezza irraggiungibile, Harry era per lui la bellezza dell’infanzia, quella che anche lui aveva avuto e che ora era nascosta dietro un ciuffo intriso di gel e una crescita avvenuta forse troppo in fretta.
Nessuna meraviglia, dunque, che anche lui lo scrutasse curioso, rimirando ogni singolo dettaglio del suo fisico, goffo ma snello, un fisico anch’esso da brutto anatroccolo pronto a trasformarsi in cigno.
Tutto in lui dava l’idea di bambino, ma al contrario di altri suoi compagni lui non cercava di nasconderlo. Era naturale, Harry. Un ragazzo acqua e sapone.
“Bè, Diggory…” sussurrò lui, con lo sguardo ancora basso.
“Ti prego” soggiunse il Tassorosso, come in una supplica accorata. “Chiamami Cedric”.
Harry stavolta lo guardò negli occhi. Lui gli sorrise affabile, e il Grifondoro si sentì avvolto da quel sorriso come in un abbraccio caldo e confortevole. Era come essere a casa… Come essere liberi e senza preoccupazioni.
Poi lui scosse la testa e rispose, apprestandosi ad andarsene:
“Allora… Ciao Cedric”. Detto ciò se ne andò, alzando la mano in cenno di saluto e seguendolo con lo sguardo per un certo tratto.
Anche Cedric seguì i suoi occhi verdi, incapaci di staccarli dai suoi: erano occhi che ispiravano tranquillità ma anche tanta irrequietudine e tanto dolore sopito.
Il Tassorosso si chiese quante altre ragazze avessero mai pensato, osservandolo “Che bel ragazzo”. Probabilmente non molte, considerando che di sicuro il Grifondoro non spiccava, al momento, per bellezza. Ma un giorno l’avrebbe fatto, pensò con un sorriso, e tutte le ragazze gli sarebbero corse dietro come cani dietro una pallina.
Chissà perché, sentì una fitta di gelosia attraversargli il corpo come una scarica elettrica.

Note d'autrice:
LO SO. Stanno andando troppo in fretta. Secondo voi stanno andando troppo in fretta?
Non è ancora amore, sia chiaro. Ancora ce ne vuole...
Questa long diciamo che diventerà un po' a mia "opera" più matura su questa coppia, e raccoglierà anche ispirazioni da miei scritti e scritti di altri autori, dunque ci saranno non poche citazioni, direi. Questo primo incontro, ad esempio, l'ho ripresa dalla mia storia "He is the one" (first slash EVER) ma viene anche dalla storia "Non dimentico" (non mia) che consiglio a tutti gli amanti della Hadric.
Spero vi sia piaciuto come ho impostato la storia.
Ah, la storia è raccontata in terza persona ma ricordatevi che a narrare è Harry. è che non mi andava di raccontare attraverso i suoi sentimenti, i suoi ricordi... Dunque l'ho resa così. Ci saranno cmunque altre capatine nel futuro, giuro! OK, vi saluto e vado a nanna (ma sono l'unica che ama le vancanze di Natale???)
(Ringrazio Giulia Sky perchè è meravigliosa e recensisce TUTTE le mie Hadric, e perchè è anche lei una Hadric shipper. Spero sarete di più alla fine di questa coppia e che possiamo diffonderla nel mondo XD)
Peace, love and Hadric.

 
  
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