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Autore: Chanel483    12/02/2014    1 recensioni
"So che le probabilità che il mio nome venga estratto sono millesimali, ma non importa, io ho già deciso: che il mio nome sia estratto o no, questi saranno i miei Hunger Games."
Clove è il tributo femminile del Distretto 2 dei settantaquattresimi Hunger Games. Clove è un mago con i coltelli. Clove è un favorito, è stata cresciuta ed allenata al solo scopo di diventare una vincitrice. Clove si allea con Cato e gli altri favoriti quando è nell'arena. Clove ha un fisico minuto. Ma in realtà, cosa sappiamo di Clove, di com'è, di ciò che le piace o di cosa prova? Proprio niente.
Ed è così che inizia la mia storia.
So che non è originale, ci sono mille storie che parlano dello stesso argomento ma ci voglio provare lo stesso.
Vi parlerò dei settantaquattresimi Hunger Games, passo passo dal momento della Mietitura alla fine di tutto, dal punto di vista di Clove.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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So che il mio ritardo è imperdonabile e qualsiasi scusa utilizzi non sarà mai abbastanza per giustificare tutti questi mesi. Sappiate solo che ho passato un periodo davvero difficili in cui sono inclusi due ricoveri in ospedale, diverse medicine non tutte "simpatiche" e il resettaggio (?) completo del mio pc che, per usare un francesismo, era andato a puttane. In generale non ero affatto dell'umore per scrivere e non sono sicura di esserlo nemmeno tuttora. Ho perso l'ispirazione e non so quando e se la ritroverò.
In ogni caso sono più che decisa a portare a termine questa storia (come ho fatto con tutte quelle che ho iniziato a pubblicare). Magari non riprenderò subito ad aggiornare con la frequenza che avevo all'inizio, ma arriverò all'ultimo capitolo e spero che voi abbiate ancora voglia di essere con me in questa avventura (ma come sono poetica!).

Quindi bando alle ciance, ciancio alle bande. Vi lascio al capitolo e noi vi rivediamo sotto. Buona lettura!



-La caccia
Ruth non accenna nemmeno ad abbassare il suo arco ed io faccio un passo in avanti, continuando a puntare i coltelli contro Peeta Mellark, che fissa con aria un po’ preoccupata la punta della freccia della mia compagna, ma ha le mani sollevate con i palmi rivolti verso di noi e non sembra intenzionato a muoversi di un millimetro. Il viso è ricoperto di lividi ed ha un labbro spaccato, interessante.
<< Dammi un solo motivo per cui non dovrei sgozzarti in questo istante, Ragazzo Innamorato >> sibilo quando la lama di uno dei miei coltelli è ad una ventina di centimetri dalla sua gola.
Prima che lui possa rispondermi – o io ucciderlo – Cato si fa avanti e con un gesto del braccio mi costringe ad allontanarmi. Se le occhiate potessero uccidere, il mio alleato sarebbe già morto stecchito, ma lui ignora tranquillamente lo sguardo assassino che gli rivolgo e si mette davanti a me per parlare con il biondino del dodici.
<< Cosa vuoi? >> gli domanda tranquillo, rigirandosi tra le mani l’elsa della spada che si è conquistato nel pomeriggio.
Peeta solleva il mento, probabilmente sta cercando di apparire rilassato ed autoritario piuttosto che terrorizzato come deve sentirsi in realtà:<< Ho una proposta da farvi. >>.
Marvel, che se ne sta un paio di passi dietro di me, scoppia a ridere:<< E cosa mai potrebbero volere i favoriti da un panettiere del Distretto 12? >> domanda sarcastico.
La sua risposta e tanto semplice quanto spiazzante:<< Katniss Everdeen. >>.
E già… Katniss Everdeen.
E la cosa divertente è che ha ragione, c’è una sola cosa che il “panettiere del Distretto 12” – come lo ha chiamato Marvel – ha e noi vogliamo: Katniss Everdeen.
Rimaniamo un istante in silenzio, probabilmente anche gli altri come me stanno realizzando che il ragazzo non ha detto una stupidata, anzi.
<< E come faresti a consegnarcela? >> lo incalza allora Cato, scrutando il suo interlocutore con gli occhi assottigliati.
Peeta abbassa lentamente le mani, senza mai interrompere il contatto visivo con il mio compagno, quasi avesse a che fare con un animale feroce ed avesse paura che un movimento troppo brusco potesse farlo scattare:<< La conosco abbastanza bene da prevedere le sue mosse, conosco le sue trappole e so come caccia e si muove… potrei trovarla in fretta. >>.
L’altro pare pensarci un po’ su ma nel frattempo abbassa del tutto la spada:<< E perché mai dovresti consegnare la tua innamorata nelle nostre mani? >>.
Peeta non deve nemmeno pensarci su:<< Avevo una cotta per lei, non posso nasconderlo, ma la questione è stata molto caricata dal nostro mentore, pensava facesse pubblicità. In ogni caso tengo molto di più alla mia sopravvivenza. >>.
Il ragionamento fila ma c’è qualcosa che non va. Possibile che, nonostante sia solo una cotta, il Ragazzo Innamorato sia disposto a gettare la sua bella in pasto ai cani così, senza neanche pensarci su? Deve essere tutto programmato, solo così può avere un senso.
Cato rimane un po’ interdetto dalle sue parole, probabilmente non si aspettava una risposta così logica. Si volta verso di noi con un’espressione interrogativa, come per chiedere il nostro parere. Interessante, così non si considera il capo supremo del nostro gruppo.
Ruth si stringe nelle spalle senza comunque abbassare l’arco, mentre Marvel annuisce e Lux si guarda le unghie. Io non mi muovo, mi limito a fissare Cato negli occhi, sperando che capisca ciò che voglio dire: non ci credo.
Il mio compagno di distretto si volta nuovamente verso Peeta, un sorriso enigmatico dipinto in viso:<< Prendi una spada Ragazzo Innamorato, si va a caccia. >>.
 
È magnifico, camminare nel bosco silenzioso di notte, i muscoli tesi, l’adrenalina che scorre nelle vene e i sensi amplificati.
Quando si parla di “caccia” negli Hunger Games, si intende proprio caccia. Sembra di essere un qualche predatore che cerca di stanare la sua preda, un piccolo coniglietto spaurito e indifeso che nulla può contro la forza di un lupo.
Ci muoviamo silenziosamente, quasi fossimo parte del bosco stesso, cercando di cogliere i rumori o gli odori di altri tributi, le armi strette in pugno, pronti a sferrare il colpo mortale a chiunque ci troviamo davanti.
Camminiamo già da una decina di minuti quando afferro Cato – che è in testa al gruppo – per il braccio e lo costringo a rallentare per potergli parlare. Faccio cenno a Marvel e gli altri di proseguire senza di noi e, non appena loro sono fuori portata d’orecchio, lancio un’occhiataccia a Cato.
<< Cosa diavolo ti salta in mente?! >>.
Non ha bisogno che gli spieghi di cosa sto parlando:<< Non fare scenate Clove, un tributo in più non può che farci comodo. Se lo uccidono va bene e se non lo fanno, lo faremo noi alla fine. Non preoccuparti, non può crearci problemi. >>.
Continuo a non fidarmi, c’è qualcosa che non torna. Stringo le braccia sotto il seno senza addolcire lo sguardo:<< Non ne sono del tutto convinta. >>.
Le sue labbra si tendono in un sorriso ammiccante e mi si fa di un paio di passi più vicino, finché non sono costretta ad alzare la testa per guardarlo negli occhi:<< Non sarai mica gelosa, vero? >> mi domanda:<< Guarda che mica ti toglie le vittime… >>.
Arriccio le labbra e mi alzo sulla punta dei piedi, con il misero risultato di riuscire ad arrivargli a malapena al mento:<< Non sei divertente. Non esiste nessuno in grado di ostacolarmi. >>.
Ormai i nostri visi sono divisi da un soffio ed io provo un inteso desiderio di baciarlo. O di conficcargli un coltello in gola, non so bene. Prima che possa scoprirlo ed agire di conseguenza però, un rumore attira la nostra attenzione.
<< Cosa è stato? >> domando facendo un passo indietro e guardandomi intorno.
Cato inclina la testa, cercando probabilmente di sentire meglio:<< Non lo so, ma voglio scoprirlo. >>.
Senza bisogno di dirci nulla, ci coordiniamo perfettamente ed iniziamo ad avvicinarci al punto dal quale abbiamo sentito arrivare il rumore. Io sono un paio di passi in avanti rispetto a Cato, ma nonostante questo non riesco a vedere nessuno, non capisco chi possa aver prodotto quel rumore.
Camminiamo ancora qualche istante prima che io me ne renda conto. È solo un flebile luccichio che va ad intermittenza, come una spia rossa che si illumina ogni pochi secondi e porta con sé un rumore sordo. Indico quel bagliore a Cato inclinando leggermente la testa, domandandogli silenziosamente se abbia idea di cosa si tratti.
Lui sussurra una sola parola:<< Fuoco. >>.
E allora capisco e mi trovo a sorridere da sola perché non si può essere davvero così stupidi. Ma la gente non impara proprio niente? Questi sciocchi ragazzini non le hanno guardate le scorse edizioni degli Hunger Games o semplicemente ci tengono a morire giovani? No perché la prima cosa da non fare assolutamente, durante i giochi, è accendere un fuoco, specie nel mezzo della notte e con due pietre che sfregate tra di loro fanno un baccano infernale.
Sbuffo piano, senza quasi fare rumore, perché infondo quasi mi da noia uccidere qualcuno di così stupido. Ma alla fine ad ogni morte sono un passo più vicino alla vittoria, così afferro un coltello e mi faccio silenziosamente strada nel bosco.
Nel mentre lui o lei riesce ad accendere il fuoco e il bosco lì intorno si illumina, mentre un filo di fumo si alza verso il cielo. È una ragazza, non ha armi né un sacco a pelo, sta visibilmente gelando, trema come una foglia.
Sento dei passi pesanti provenire dalla mia sinistra, probabilmente anche gli altri favoriti l’hanno avvistata e stanno venendo verso di noi. Anche la ragazza di accorge del rumore e scatta in piedi, pronta probabilmente a scappare, ma alle sue spalle compaiono i nostri compagni, tutti armati fino ai denti. Faccio un cenno a Cato ed insieme usciamo dal nostro nascondiglio dietro gli alberi e lasciamo che lei ci veda e si renda conto di essere circondata.
Marvel, vedendoci, ci sorride:<< Ehilà, ragazzi! >> sorride, facendoci un cenno con il capo.
Prima che uno di noi possa rispondere, la ragazza si getta in ginocchio:<< Vi p-prego non… non uccidetemi… >> sussurra con voce tremante:<< i-io non… no… non voglio… no… non voglio m-morire… >>.
È una mocciosa, non ha neanche le palle di guardare la morte negli occhi e morire con un minimo di dignità. Quasi ringhio mentre, afferrando il coltello più grosso che trovo nella giacca, mi avvicino a lei che vedendomi, lancia un urlo straziante. Le conficco il coltello nello stomaco fino all’impugnatura, l’urlo le muore in gola.
<< Non male >> si complimenta Ruth, mentre Marvel si avvicina per darmi una pacca sulla spalla e Lux sghignazza. Peeta osserva la ragazza senza dire una parola.
Cato, accanto a me, sbuffa:<< Certo che così non c’è divertimento >> si lamenta a voce alta, come solo uno che sa di essere in vantaggio su tutti si permetterebbe di fare in una situazione simile.
Alzò gli occhi al cielo mentre, con noncuranza, mi avvio a recuperare il mio coltello:<< Hai anche da ridire sul mio modo di uccidere? Non ci credo! >>.
<< Dodici fatti, undici da fare! >> esclama Lux tutta contenta, superando con un balzo la macchia di sangue che si sta allargando sull’erba.
Ruth si china e fruga nello zaino che la ragazza aveva abbandonato accanto al fuoco e tutto ciò che ne estrae è uno spesso filo d’acciaio ed una borraccia vuota:<< Utile… >> borbotta, rigettando tutto a terra.
Marvel punzecchia il corpo con la spada:<< È meglio che ce la filiamo, così potranno  raccogliere il corpo prima che inizi a puzzare. >>.
Annuiamo e ci allontaniamo con calma, mentre il cielo si rischiara lentamente all’orizzonte. Pulisco il coltello insanguinato su di una macchia di muschio che trovo sulla corteccia di un albero.
<< Non dovremmo sentire un colpo di cannone, adesso? >> domanda Lux guardandosi intorno un po’ spaesata.
Ruth, un paio di passi davanti a lei, aggrotta le sopracciglia:<< Direi di sì. Non c’è niente che gli impedisca di intervenire subito. >>.
<< A meno che non sia davvero morta. >> commenta Marvel.
Quasi gli ringhio contro:<< Certo che è morta. L’ho pugnalata io. >>.
<< E allora dov’è il colpo di cannone? >> ribatte lui.
<< Qualcuno dovrebbe tornare indietro. Accertarsi che il lavoro sia finito. >> propone Ruth, lanciandosi occhiate alle spalle.
Marvel annuisce:<< Già, non vogliamo dover andare a scovarla due volte. >>.
Mi sta innervosendo, decisamente. Mi piazzo davanti a lui e lo fisso negli occhi, stringendo con forza i pugni:<< Ho detto che è morta! >>.
<< E allora perché non abbiamo sentito il cannone!? >>.
<< E cosa diavolo ne so io!? >>.
<< Clove, stai calma, abbassa i toni. >> cerca di calmarmi Ruth.
<< Magari non sei brava quanto pensi di essere, magari l’hai solo ferita! >> sibila Lux maligna.
Posso quasi accettare che Marvel abbia da ridire sul mio lavoro, infondo lui ha del potenziale – anche se non quanto me – ma quella gallina deve solo stare zitta. Mi avvicino a lei stringendo un coltello in mano che subito le punto alla gola:<< Prova a ripeterlo adesso! >> le sputo in faccia, facendo pressione sulla sua giugulare.
Peeta sbotta, mettendosi tra noi due:<< Stiamo sprecando tempo! >> ci zittisce:<< Vado io a finirla, poi ce ne andiamo! >>.
Cato solleva un angolo della bocca in un sorriso appena accennato:<< Va’ pure, Ragazzo Innamorato. Guarda coi tuoi occhi. >> lui annuisce e scompare tra gli alberi, ripercorrendo il percorso dal quale siamo venuti, zoppicando anche un po’ a causa della ferita che ha sulla gamba.
Guardo in cagnesco Lux per qualche altro secondo poi, dandole una spallata, la supero e vado a sedermi su di un masso alle sue spalle.
La ammazzerò. Davvero non la posso sopportare e si sta anche rivelando inutile – come prevedibile – come combattente. Che senso ha lasciarla sopravvivere anche solo una manciata di minuti? Sarebbe più utile da morta.
Mi rigiro la lama affilata del coltello tra le dita mentre valuto quanto fastidio potrebbe dare ai miei compagni se la uccidessi seduta stante.
Proprio quando sono sul punto di scattare in piedi e squarciarle la gola senza troppe cerimonie, Ruth mi si avvicina e fa segno agli altri di raggiungerci.
<< Perché non lo uccidiamo adesso e la facciamo finita? >> domanda la ragazza, indicando con un cenno del capo il punto in cui è scomparso Peeta.
<< Lascia che ci venga dietro. Che male c’è? È utile, con quel coltello. >> le risponde pratico Marvel, scrollando le spalle.
Cato annuisce:<< E poi, con lui abbiamo molte più possibilità di trovare lei. >> commenta.
<< Perché, credi che si sia bevuta quelle fesserie sentimentali? >> lo incalza Ruth, sollevando un sopracciglio.
Io non dico niente poiché mi sembra di averne già ampiamente discusso con il mio compagno di Distretto, ma annuisco a quelle parole, non potrei essere più d’accordo.
<< Potrebbe. A me sembrava piuttosto scema. Ogni volta che me la rivedo a fare piroette con quel vestito mi viene da vomitare. >> dice Marvel schifato, esibendosi in una smorfia.
<< Mi piacerebbe sapere come ha fatto a prendere quell’undici. >> è tutto ciò che commento io, con aria disinteressata, mentre continuo a giocherellare con il mio coltello.
<< Il Ragazzo Innamorato lo sa, puoi scommetterci… >> prima che Cato possa finire di parlare, un rumore lo zittisce. Si volta ed aspetta finché non intravede il volto di Peeta – ricoperto di lividi – sbucare tra gli alberi:<< Era morta? >> gli domanda.
<< No. Ma adesso lo è. >> proprio in quel momento il cannone spara. Ok, il ragazzo non è proprio così inutile:<< Pronti a muoverci? >> domanda.
Il tono con cui si rivolge a noi mi infastidisce. Chi si crede di essere? Il capobranco? Ma gli altri si mettono subito in marcia ed io decido di seguirli senza fare troppe storie. Il cielo inizia a farsi più chiaro ed è più facile cacciare di notte, quando le persone dormono o comunque sono molto più vulnerabili.
Giriamo a vuoto per un altro paio d’ore senza però incontrare nessuno, così decidiamo di tornare alla Cornucopia per non rischiare che qualcuno possa avvicinarvisi ed appropriarsi di armi o viveri.
Peeta si fionda a cercare un kit del pronto soccorso o qualcosa del genere e lo farei anche io se fossi al posto suo, considerando che a il viso quasi del tutto tumefatto e diverse ferite sparse per il resto del corpo.
Io, non appena  smetto di camminare, mi sento crollare addosso il peso di quasi ventiquattro ore di lotta ininterrotta. Sono un po’ stordita, le gambe faticano a tenermi in piedi e le palpebre si fanno pesanti.
Lancio un’occhiata verso la bocca Cornucopia ed individuo la tenda che avevo adocchiato appena prima che cominciassero i Giochi. Con le ultime forze, mi arrampico per recuperarla e la sistemo all’ombra della Cornucopia, mentre nel frattempo recupero un sacco a pelo.
Gli altri stanno dando un’occhiata agli oggetti sparsi lì attorno ma sembrano tutti abbastanza stanchi. Marvel si esibisce anche in un grande sbadiglio.
<< Io non faccio il primo turno di guardia. >> sottolineo mentre infilo il sacco a pelo all’interno della tenda.
Ruth – che sta bevendo dell’acqua da una borraccia a pochi metri di distanza da me – annuisce con vigore:<< Io nemmeno. >> e detto questo, lancia un’occhiata interessata alla mia tenda.
Io le faccio un cenno con il capo, invitandola a raggiungermi. Lei recupera una coperta che giace a terra poco distante e si tuffa nella tenda senza tanti convenevoli. In un’altra situazione l’avrei ignorata ma di spazio ce n’è in abbondanza lì dentro e poi quella ragazza mi sta simpatica.
Aspetto un attimo prima sdraiarmi, curiosa di sapere chi effettivamente farà il primo turno di guardia.
Lux sbatte le ciglia e sposta lo sguardo verso il Ragazzo Innamorato che si medica le ferite all’ombra di un albero:<< Peeta, penso proprio che come ultimo arrivato il primo turno tocchi a te. Direi di fare un paio d’ore a testa. >>.
Io sorrido e mi stendo utilizzando il sacco a pelo come cuscino. Accanto a me sento Ruth che si lascia sfuggire una risata.
Mi sto per addormentare quando la sento sussurrare:<< Ma come facciamo a sapere quando tocca a noi? >>.
<< Tranquilla, qualcuno ci verrà a svegliare di sicuro. >> biascico, prima di cedere al sonno.
 
Troppo presto, vengo svegliata da qualcosa di fastidioso all’altezza della pancia.
Sbatto un paio di volte le palpebre e mi ci vogliono diversi secondi per mettere a fuoco il viso di Cato, che aleggia pochi centimetri sopra al mio.
Per poco non mi metto ad urlare.
Se ne sta a cavalcioni su di me, con le mani a far leva sui miei fianchi ed il naso che quasi sfiora il mio. Ma cosa diavolo gli salta in mente?!
<< Cosa. Stai. Facendo? >> sibilo a bassa voce, avendo appurato che Ruth dorme beatamente accanto a me.
Lui si sdraia sui di me, facendo aderire completamente il suo corpo al mio:<< Ti sveglio. È finito il mio turno di guardia, ora tocca a te. >> e detto questo fa scivolare una mano verso l’alto, finché questa non mi sfiora un seno.
Vorrei tanto – davvero tanto – poter dire che rimango impassibile, ma in realtà la sua vicinanza mi manda in crisi e per un istante desidero di non essere negli Hunger Games e di poter fare quello che desidero.
Smettila. È il sonno che parla, non tu.
Il tutto dura solo un paio di secondi, dopo i quali pianto le mani sulle sue spalle e lo costringo ad allontanarsi.
<< Non voglio svegliare Ruth >> mi limito a sussurrare, prima di sgattaiolare fuori dalla tenda.
A giudicare dalla posizione del sole nel cielo, deve essere primo pomeriggio. Qualcuno – probabilmente quelli che hanno montato la guardia prima di me – ha sistemato gli oggetti che si trovavano attorno alla Cornucopia, organizzandoli in mucchi ordinati. Hanno fatto un bel lavoro. Recupero una spada dal gruppo di armi che sta accanto a quello dei medicinali e mi siedo all’ombra di uno degli alberi che delineano la radura.
Come prevedibile nessuno osa avvicinarsi al nostro accampamento per tutte le due ore circa che rimango di guardia. La noia mi uccide e alla fine decido di potermi prendere un attimo di pausa per mangiare qualcosa, così vado a recuperare una mela.
Torno a sedermi al mio posto mangiandola e proprio in quel momento sento il rumore di uno sbadiglio e vedo il ragazzo del dodici stiracchiarsi prima di scivolare fuori dal suo sacco a pelo e mettersi in piedi. Si era messo a dormire all’ombra, vicino a lago, probabilmente avendo fatto il primo turno deve aver dormito già sei, sette ore abbondanti e quindi non è più stanco.
Si china per bere un po’ di acqua, raccogliendola direttamente con le mani dal lago e poi, non appena si rende conto della mia presenza, mi raggiunge.
<< Se hai sonno posso darti io il cambio. Mi sono riposato abbastanza. >> si propone.
Mi stringo nelle spalle, addentando la mela:<< Non c’è problema, non ho sonno. >>.
<< Nel Distretto, tutte le mattine, mi alzavo molto presto per aiutare i miei genitori in panetteria, prima di andare a scuola. Sono abituato a dormire poco. >>.
Sollevo un sopracciglio nella sua direzione:<< Entusiasmante. Ma non ho sonno. >> e queste parole mettono fine al suo misero tentativo di conversazione.
Rimaniamo seduti a pochi metri di distanza, in totale silenzio, per quasi un’ora prima che i nostri alleati comincino a svegliarsi. La prima a raggiungerci è Ruth, seguita poco dopo da Marvel e Cato che alla fine è costretto ad andare a svegliare Lux che non sembra intenzionata ad abbandonare la sua tenda, nonostante ormai sia pomeriggio inoltrato.
Mentre la bionda sbadiglia e si lamenta, noi ci dividiamo i compiti. Marvel e Peeta vanno a raccogliere legna nel bosco, io e Ruth ci occupiamo della cena e Cato sistema ciò che abbiamo utilizzato per dormire. Lux, senza nemmeno aspettare di sapere se può rendersi utile, si leva tutti i vestiti che ha indosso escluse le mutande e va a tuffarsi nel lago per, testuali parole, “darsi una pulitina”.
Io alzo gli occhi al cielo e mi ritrovo ad imprecare tra me e me notando che Cato non sembra affatto infastidito al contrario, si sta godendo la vista.
<< Lasciala stare, è un’oca. >> mi sussurra Ruth, che sta osservando attentamente un pacchetto di carne essiccata.
Sbuffo:<< Sì, lo so. >>.
Prendiamo qualche barattolo di cibo in scatola e aspettiamo che gli uomini accendano il fuoco. Grazie ai fiammiferi ci mettono davvero poco ed in una decina di minuti siamo seduti in cerchio attorno al fuoco, intenti a mangiare zuppe precotte ed altri cibi appena scaldati.
Tutti tranne Lux che è riuscita a trovare un pettine – non voglio neanche sapere dove – e adesso si spazzola i capelli bagnati.
<< Riassumendo, >> esordisce Marvel, dopo aver ingoiato una cucchiaiata di zuppa di asparagi:<< siamo a dodici. Dodici morti e dodici vivi. Undici ancora da uccidere. >>.
Nessuno fa commenti sull’ultima frase e sul fatto che, l’unica differenza è che per ognuno di noi è diverso il nome di quell’uno da tenere in vita.
<< La ragazza del tre, il ragazzo del quattro e quello del cinque, entrambi i tributi del sei e del sette, quello dell’otto, tutti e due quelli del nove, la ragazza del dieci e quella che ha ucciso prima Peeta… >> elenca Ruth, sollevando un dito ogni volta che nomina uno dei morti.
<< Era il tributo femminile del Distretto 8. >> ci informa il ragazzo, che mangia la sua cena leggermente in disparte rispetto a noi altri.
Anche Cato si mette a contare sulle dita:<< Quindi siamo rimasti noi sei, quel fifone di Kreg, la ragazza del cinque, il ragazzo del dieci, Thresh, la bimba del suo Distretto e la tua non troppo dolce metà. >> elenca lanciando un sorriso sarcastico a Peeta verso la fine. Lui lo ignora.
<< Quindi che si fa? >> domanda Lux.
Cato alza lo sguardo verso il cielo che pian piano si tinge di rosso:<< Si va a caccia. >>.
 
*****
 
La caccia si rivela identica a quella della notte scorsa solo che questa volta è infruttuosa. Giriamo a vuoto per tutta la notte senza incontrare nessuno, solo alberi e animali addormentati che fuggono al suono dei nostri passi.
Torniamo alla Cornucopia abbastanza frustrati e senza una parola ci sistemiamo per dormire.
Peeta fa nuovamente il primo turno di guardia e probabilmente tutti seguono l’ordine di ieri perché è di nuovo Cato a venirmi a svegliare. Quest’oggi non è neanche un po’ indecente, probabilmente ieri era euforico e quindi si era lasciato andare, mentre oggi fa il sostenuto.
Tanto meglio per il mio equilibrio mentale.
Lo lascio addormentarsi al mio posto, sperando che questo non dia fastidio a Ruth che si dovrà svegliare accanto a lui per il secondo giorno di fila e monto la guardia.
Ovviamente non succede nulla anche se quasi me lo auguro. So che potrebbe rivelarsi pericoloso ma ho bisogno di un colpo di scena, di qualcosa che attivi la mia adrenalina e mi faccia sfogare un po’.
Alla fine, quando le mie due ore di guardia sono finite – non posso esserne certa poiché non ho orologi e posso affidarmi solo alla luce del Sole – al contrario di ieri mi infilo nella tenda di Lux e la strattono finché non si sveglia. Lei si lamenta per una decina di minuti buoni ma alla fine la costringo a fare la guardia mentre io vado a tuffarmi nel lago.
Sfilo giacca e pantaloni e con ancora la maglia addosso mi immergo in acqua. Con l’aiuto di un pezzo di sapone recuperato da uno degli zaini messi a nostra disposizione, mi lavo minuziosamente e, nonostante l’acqua sia gelata e non sia proprio come farmi la doccia al Centro di Addestramento, quando esco dal lago mi sento già meglio.
Gli altri si sono già svegliati quasi tutti ma non sembrano avere bisogno del mio aiuto, così mi siedo al sole e sfilo la maglia bagnata per metterla ad asciugare e al suo posto infilo subito la giacca che allaccio fino al collo. Sistemo i capelli in una coda alta e rimango lì per almeno mezzora, aspettando che la maglia si asciughi un po’.
Quando raggiungo i miei alleati per aiutarli a preparare le cose per mangiare, noto di non essere l’unica di umore un po’ fiacco. Per lo più non parliamo mentre accendiamo il fuoco e scaldiamo il cibo, finché Ruth non interrompe quel silenzio che inizia a farsi pesante.
<< Non sarà tutti i giorni così, vero? >> domanda prima di addentare un pezzo di mela essiccato.
Lux, annuisce con vigore:<< Già, quando arriva il divertimento? >>. E dopo il suo commento, nessun altro parla per un bel pezzo.
La stessa frase detta da me, Cato o Marvel avrebbe avuto un altro effetto perché noi riteniamo divertente uccidere. Lei… lei invece è solo stupida.
Il tramonto si avvicina quando sistemiamo le nostre provviste, spegniamo il fuoco e ci prepariamo per andare a caccia, sperando di essere più fortunati, questa volta.
Qualcuno deve aver ascoltato le nostre preghiere perché, pochi minuti dopo, quando siamo nei pressi di un piccolo stagno, avvertiamo il rumore di degli schizzi.
<< Cos’è? >> domando in un sussurro.
Ruth fa una smorfia strana:<< Potrebbe essere un animale… >>.
Ci avviciniamo con cautela e, con grande gioia, scopriamo che non si tratta di un animale ma di Katniss Everdeen che, bagnata fradicia dalla testa ai piedi, se ne sta seduta ad occhi chiusi, con la schiena appoggiata contro il tronco di un albero ed un’espressione sofferente dipinta in viso. 


Sperando che non sia stato troppo una merda (ma quando sono fine quest'oggi?) mi farebbe tanto tanto piacere - come sempre - se mi lasciaste una recensione, anche solo per farmi sapere che siate ancora da qualche parte lì dietro lo specchio e vi ricordate ancora di questa sfigatissima fanfiction su quei due grandissimi sfigati di Clove e Cato.
Nel caso foste interessati e voleste ricevere gli aggiornamenti della/e mie fanfiction o vi andasse anche solo di capire quanto io in realtà sia schizzata, vi ricordo i link della mia pagina Facebook e del mio account sempre di Facebook.
Con la promessa che questa volta ci vedremo davvero presto, vi mando un bacione e colgo l'occasione per ringraziare in anticipo chi perdere quindici minuti del suo tempo per leggere questo capitolo.

Chanel


 
  
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