POV KATNISS
L’hovercraft ha prelevato in pochi
minuti tutti i nove
tributi superstiti e io e Peeta siamo qui ad aspettare che arrivino,
finalmente
al sicuro.
Il mio cuore sta quasi per esplodere
dall’ansia per i miei
ragazzi: gli occhi di Matt. Ho obbligato Plutarch, afferrandolo per il
colletto, a mandare la migliore equipe di chirurghi di Capitol City
sull’hovercraft che avrebbe riportato Matt e Jane a casa. Lui
aveva già
provveduto e il mezzo era partito il più velocemente
possibile data la gravità
delle sue condizioni.
Haymitch arriva e si siede vicino a noi con uno
sguardo
preoccupato.
-Pensate che Jane riuscirà a non
ammazzare il mio tributo,
ragazzini?-
-Non è di Jane che mi preoccuperei se
fossi in te: dio, ti
hanno assegnato una pazza assassina Haymitch.- ribatto io.
Rachel per me può anche morire tra le
fiamme dell’inferno.
Anzi vorrei proprio spedircela io dopo la crudeltà che ha
dimostrato durante i
giochi.
-Hey. Andrà tutto bene, sono al sicuro
adesso.- mormora
Peeta, stringendomi la mano tra le sue.
Non riesco a sorridergli di rimando anche se sa
che gli sono
grata per quello che sta facendo: stare qui, affianco a me è
un sacrificio per
lui. Ricordare la perdita della gamba, gli Hunger Games, Capitol City.
Eppure
lui lo fa per me, sta qui perché sa che sola crollerei: e io
non potrei
essergli più grata di così.
I miei pensieri vengono interrotti dal rumore
dell’hovercraft che vediamo atterrare poco lontano da noi.
Dopo pochi secondi
vediamo una barella che esce velocemente: sta portando un Matt privo di
conoscenza e con una benda pulita sugli occhi ma, appena i chirurghi
passano
accanto a me, posso vedere che si sta insanguinando di nuovo. Ho un
brutto
presentimento.
-Katniss! Peeta!-
L’urlo di Jane mi fa girare e, in men
che non si dica, me la
ritrovo tra le braccia. Mi fissa con i suoi occhi color ghiaccio
terrorizzati e
per un momento rivedo lo sguardo paralizzante del nonno. Ma lei non
è Snow. E’
sua nipote ma non il dispotico bastardo che ha distrutto tutto quello a
cui
tenevo.
-Non me l’hanno fatto vedere! Non mi
hanno fatto entrare
nella stanza dove lo stavano curando! Però sta bene, vero?
Sta bene?- dice,
continuando a urlare contro di me involontariamente.
-Jane, tranquilla. Anche io e Katniss siamo stati
separati
appena prelevati per l’arena per fare in modo che i dottori
potessero curarci
di nuovo.- dice Peeta, cercando di tranquillizzarla.
-E hai perso una gamba: bell’affare.-
Sto per sgridarla ma Peeta mi da un colpetto,
facendomi
segno che va tutto bene. E’ nervosa, così come lo
eri tu, lasciala stare. Ha
ragione, come sempre ma davvero i nostri caratteri sono così
simili che
scommetto tutti i soldi che ho che lasciate in una stanza da sola per
cinque
minuti ci scanneremo. Così come con Haymitch.
-Andiamo, Jane. Ci vorrà un bel
po’ prima che i dottori
finiscano con Matt. Che ne dici di venire con me al piano di sotto? Ti
farai
una doccia, ti metti qualcosa di comodo e butti giù qualche
boccone. E sarai
perfetta per quando Matthew si sveglierà, che dici?- chiede
Peeta,
incoraggiandola con lo sguardo.
Lei annuisce e si avvia con lui mentre io non so
cosa fare
se non avviarmi vicino all’ala del campo di addestramento
adibita ad ospedale:
spero di riuscire a parlare con qualcuno che mi dia notizie sul mio
giocatore.
Appena arrivata noto un gran via vai di medici che
entrano
ed escono dalla sala operatoria: è un bene, giusto? Almeno
è ancora vivo e non
è morto dissanguato. Subito vedo una dottoressa, penso, che
stanca morta si
toglie la mascherina, gettandola nel cestino vicino alla porta, subito
sono
sopra di lei.
-Allora? Come sta?-
-Come prego?- dice lei sobbalzando dalla sorpresa.
Mi ha
riconosciuta, ne sono sicura perché mi guarda come se non
fossi vera.
-Matt, il ragazzo. Come sta? E’ vivo?-
-Io, davvero non posso parlargliene, non
è una parente.-
-I genitori non possono venire. Sono la sua
mentore, sono
ciò che è più vicino alla definizione
di madre qui.-
-Io, non dovrei…-
-Dottoressa. Mi dica come sta il ragazzo o giuro
che entro
io stessa in quella dannata sala operatoria per vedere in che
condizioni è.-
Lei sbuffa e scompigliandosi i capelli rossi mi
rivolge uno
sguardo triste. –Siamo riusciti a salvargli la vita e a
fermargli l’emorragia
prima che fosse troppo tardi ma…-
-Ma? Ha perso un occhio? Non gliene potete
impiantare un
altro?- esclamo io, febbrile.
-Le lesioni provocate dal coltello erano troppo
profonde. Ha
perso la vista, non un occhio.-
E il mio mondo diventa nero.
POV JANE
Mi sono rinfrescata.
Ho mangiato.
Mi sono messa dei vestiti puliti e la mia stilista
mi ha
aiutato a pettinarmi nella mia solita coda alta. Voleva truccarmi ma il
mio
sguardo l’ha fatta desistere, grazie al cielo.
Continuo a rigirarmi l’orologio tra le
mani mentre Peeta sta
silenzioso al mio fianco: mi piace Peeta. Non è male, non
parla troppo quando
non c’è bisogno e riesce a sopportare le mie
battutacce, non come Katniss che
mi avrebbe volentieri ucciso per la mia uscita sulla gamba del suo
fidanzato.
-Mi dispiace per prima, sono stata scortese.-
mormoro,
piano.
Lui mi sorride, confortante, e bisbiglia un
–Tranquilla. Eri
nervosa… ma sappi che non mi pesa.-
-Cosa non ti pesa?-
-L’assenza della gamba. Cioè,
ci ho fatto l’ abitudine quasi
subito anche se, comunque, i primi tempi me la prendevo con il mondo,
con
tutti. Non riuscivo a fare la doccia da solo, a scendere le scale e mi
pesava
persino fare il pane, il mio lavoro, quello che adoravo fare. Ma quando
la
persona che ami ti sta accanto, tutto il resto passa in secondo piano.-
-Quindi lei ti amava anche durante lo show, non
era una
farsa.- gli dico, incuriosita.
-Oh. Lei pensava che fosse una farsa, ero io che
ero sicuro
del suo amore. Lo sono sempre stato.- mi risponde, sorridendo.
Sant’uomo, Peeta Mellark.
La porta della mia camera si apre e Katniss
Everdeen entra,
pallida in volto. Cerca di sorridere ma la sua sembra semplicemente una
smorfia
spaventosa. Il cuore perde un battito. Matt… E’
morto? Erano riusciti a
salvarlo, stava bene sull’hovercraft prima di svenire, mi ha
parlato, cercava
di scherzare. Ma magari quegli incompetenti erano riusciti ad
ammazzarmelo.
-Lui…?- dico, con voce strozzata.
-E’ vivo. L’hanno portato in
camera, puoi aspettare che si
svegli. Sta bene.-
-Katniss. Dimmi la verità.. –
-Ti spiegheranno meglio i dottori.-
-Io non voglio che me lo spieghi nessun dottore.
Voglio sentirmi
dire da te che cosa è successo.-
Katniss mi mette un braccio sulla spalla e anche
questo
gesto mi fa rabbrividire. Non mi sembra un bel segno, non mi piace.
-Hanno cercato di fare di tutto, Jane. Ma le
lesioni che
Caleb ha provocato agli occhi di Matthew erano troppo profonde per
trovare un
rimedio. Mi dispiace davvero tantissimo Jane ma… Ha perso la
vista. Irrimediabilmente.-
Non dico niente: le parole sono inutili in questi
casi, no? Vorrei
solo vomitare e picchiare qualcuno. Ma Caleb l’hai
già ucciso, Jane. Cos’altro
potresti fare.
-Io… io vado da lui.- mormoro ,
cercando di mantenere la mia
sanità mentale.
Non guardo nessuno dei miei due mentori e mi avvio
fuori,
verso il corridoio e l’unica stanza di degenza che si trova
al suo interno. Fatti
forza, Jane. Altrimenti avrà paura e tu devi essere forte.
Apro la porta e lo vedo
che giace in quel letto d’ospedale, in una stanza tristemente
anonima: ma tanto
lui non può vedere.
-Chi è?- mormora lui, voltando il capo.
Sei già sveglio, amore mio.
-Matt, sono io, Jane.-
-Oh, Jane. Stai bene, vero?- dice lui, sorridendo
felice.
-Sì, certo che sto bene.
L’incasinato qui sei tu…- mormoro,
cercando di alleviare la tensione.
-Oh lo so. Ho sentito parlare i dottori fuori
dalla porta. Bella
rottura, eh?-
Lo sa? Dio, è il ragazzo più
resistente all’anestesia che io
conosca. Subito mi precipito vicino al suo letto e gli stringo la mano:
il
sorriso beffardo è sparito dal suo volto. Ci sono io qui,
Matt. Resterò,
sempre.
-Andrà bene, mi prenderò
cura io di te.- mormoro, baciandoli
la mano.
-Oddio, ti prego. Non voglio avere una badante 24
ore su 24.
Non sei costretta a restare con me solo perché ti
faccio… pena.-
-Tu non mi fai pena, idiota che non sei altro.
Matt tu saresti
pronto a fare di tutto per me. Così lo sono io.
Io…-
-Tu?-
-Io sono tua e tu sei mio. Mettitelo chiaro in
testa.-
sbotto, imbarazzata.
-Potrei abituarmi all’idea, Jane Snow.-
-Devi abituarti. Non sarai mai solo.-
-Sei tutta rossa in questo momento, vero?- mormora
lui,
sorridendo sornione.
-Visto? Neanche ti servono gli occhi per prendermi
in giro.-
-E’ un dono della natura.-
Passano alcuni momenti in silenzio e io aiuto Matt
a
ripercorrere il mio viso, i miei capelli, il mio ventre, il mio seno,
le mie
labbra.
-E’ come se non te ne fossi mai andata.-
-Non l’ho fatto, infatti.-
-Sposami.- sussurra lui, stringendomi di
più a se.
-Sì.- non posso fare altro che
rispondere io.
Perché è quello che voglio e
che ho sempre voluto. Matthew Enarc.
Ok, ciao, non
odiatemi:D innanzitutto nel prossimo capitolo
pubblicherò un disegno di questa scena non temete. Poi so
che avevo
preannunciato un ritorno della copia Everlark ma dovevo mettere un
punto alla
copia di Jane e Matt per dargli una vera fine che è sia
amara che dolce. Grazie
mille per i tanti commenti che mi mandate:D vi adoro tutti, un bacione.