Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: bemyronald    21/02/2014    2 recensioni
Ma cosa diamine mi prende? Perché continuo a guardarla così direttamente negli occhi?
E perché lei risponde guardandomi in quel modo così... così unico?
E poi le nostre mani si sono semplicemente sfiorate, ma perché mi fa questo effetto?
~
I loro occhi si incontrarono e lei si perse completamente nell'immensità di quell'azzurro naturale. Erano così limpidi, così puri, così sinceri e soprattutto erano lo specchio dell'anima. C'era bontà, stupore, spensieratezza, dolcezza, insicurezza. In quegli occhi spesso ci aveva trovato il mondo, quegli occhi erano un po' la sua casa perché per qualche oscura ragione (anzi, la ragione non c'entrava un fico secco!) quasi le toglievano il fiato ed erano capaci di cancellare, anche solo per un breve istante, tutto ciò che di brutto c'era. Ed in quel momento capì. Capì molto più di quel che Ron lasciasse trapelare, guardandolo era come se gli leggesse dentro, erano così veri che non riuscivano a mentire neanche volendo. Riflettevano la sua anima, il suo essere ed era quasi certa di non essersi sbagliata. C'era qualcosa che lui ostentava a nasconderle. L'aveva capito. Lei capiva sempre.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Secondo il nostro Harry, i suoi due migliori amici avrebbero raggiunto "un tacito accordo", secondo il quale, nessuno dei due avrebbe dovuto più menzionare la lite avvenuta dopo il Ballo del Ceppo. I due sembrano piuttosto amichevoli e, Ron, addirittura rinuncia a ribattere con qualcosa di tagliente per contrastare l'opinione di Hermione riguardo l'argomento "Giganti". E se dopo la sfuriata al Ballo del Ceppo e quella in Sala Comune, fosse successo qualcosa tra i due? Se si fossero più o meno... chiariti?
Buona lettura!


La confusione è fatta di parole, immagini, scene e momenti vissuti che scorrono in modo disordinato davanti agli occhi, anche se gli occhi si chiudono perché stanchi, ma la mente non permette loro di riposare: continua prepotentemente a sbatterti in faccia domande a cui non sai dare alcuna risposta. Hermione in quel momento si sentiva più frastornata che mai. Faceva fatica a mettere insieme ciò che era successo, ciò che era stato detto, faceva fatica a dare una spiegazione logica a quelle pungenti parole, e il fatto di non riuscire a controllare la situazione la innervosiva più di quanto non lo fosse già. Circa mezz'ora prima si era trovata faccia a faccia con Ron, si erano urlati contro, furiosi, e lui l'aveva colpevolizzata di cose orribili. Di una cosa però era sicura: Ron le aveva mentito, ciò che diceva era una sorta di scudo, quelle erano tutte scuse. Ma perché? 
L'aveva fermato prima che tornasse nel suo dormitorio perché voleva parlargli, voleva che lui fosse sincero. Le sembrava impossibile che potesse anche solo pensare che lei pugnalasse Harry alle spalle.
No, Ron non penserebbe mai una cosa del genere, c'è altro.
Deve esserci altro.

Ma voleva sentirselo dire da lui, voleva che fosse onesto con lei, e aveva provato a fermarlo perché voleva vederci chiaro. Voleva che tra di loro fosse tutto almeno un po' più chiaro. Ma aveva superato la soglia della pazienza ed era esplosa al posto suo.
"La prossima volta che c'è un ballo, invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!"

Guarda che ho capito.
Ti ho capito.
È inutile che continui a nasconderti dietro false accuse che non fanno altro che farmi del male e forse non te ne rendi nemmeno conto.
Smettila di fare il vigliacco, sii coraggioso e dì tutto ciò che vuoi...


Aveva continuato per giorni a porle la domanda di rito "con chi ci vai?" e lei sapeva che non avrebbe dovuto cedere per nessuna ragione. Sentiva che sarebbe stato meglio tenerlo all'oscuro fino alla sera del ballo, non c'era un motivo, in verità, ma percepiva che sarebbe stato meglio così. A volte, quella domanda la faceva davvero irritare, non poteva negarlo, ma c'erano volte in cui lo guardava e percepiva tenerezza nel suo sguardo e lei non poteva far altro che sorridere e costringersi a rispondere semplicemente: "non te lo dico, mi prenderesti solo in giro", ma lui continuava ad insistere, come un bambino curioso di sentire il finale di una fiaba, e lei moriva dalla voglia di rivelargli quel piccolo segreto perché voleva essere sincera, davvero, non voleva ci fosse alcun tipo di segreto tra loro, ma per qualche ragione sentiva che non poteva. Spesso si era trovata a pensare a come sarebbe stato se non avesse accettato l'invito di Krum. Si chiese semmai avesse accettato il suo di invito, nonostante non fosse stato proprio carino nei suoi confronti. 
Come faceva a spiegargli che si era arrabbiata con lui perché il suo invito l'aveva aspettato per davvero, ma quest'ultimo era arrivato solo dopo un flop e lei si era sentita semplicemente "la sostituzione"? Come faceva a spiegargli che ci stava male?
Ma Hermione sapeva che poi la rabbia le sarebbe passata, perché con lui era sempre così e... sì, forse sì, sarebbero andati insieme.
Ancora aveva davanti agli occhi la sua faccia sbalordita quando lei aveva raccolto il coraggio e gli aveva gridato in faccia la verità. Lui non sembrava esserne in grado, e allora l'aveva fatto lei. Eppure non era riuscito a dire nulla, neanche in quella circostanza, se non un debole borbottio impercettibile. Era davvero frustante.
Si accorse che i suoi occhi erano colmi di lacrime, che tratteneva.
No, non avrebbe pianto per Ron Weasley, perché avrebbe dovuto?

Un codardo, ecco cos'è.
Non ha il coraggio di dire nulla.
È stato solo in grado di lanciare forti accuse e mentire, non ha capito nulla né di me, né di quello che provo.
Perché fa così? Perché è così
Lui è così... così... mi fa tanta rabbia!


Senza rendersene conto, le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Stava piangendo per Ron Weasley, e nonostante avesse preferito darsi un contegno, dopo aver constatato che non ne valesse la pena, lasciò comunque che lacrime silenziose cadessero, si lasciò andare, aveva pur bisogno di sfogare perché ci stava male. Dopo un po', senza pensarci oltre, si asciugò gli occhi, spostò le tende del suo letto a baldacchino, scivolò giù per raggiungere la Sala Comune. Era mezzanotte passata e aveva bisogno di una boccata d'aria.

****
 
Ron era steso sul suo letto con le mani dietro la nuca, le tende chiuse, era da un'oretta circa in quella posizione e aveva ancora in dosso l'abito della cerimonia. Non si sentiva né stanco, né assonnato, nonostante avesse preferito dormire, sentiva solo il caos della sua mente che continuava a ripercorrere quella che era stata una tremenda serata.
Lui a disagio e il suo abito orrendo.
Hermione così perfetta nella sua semplicità.
E Krum.
Davanti agli occhi, prepotentemente, gli si parava la scena di Hermione che parlava con Krum, ballava con Krum, teneva la sua mano tra quella di Krum, si divertiva con Krum e sorrideva a Krum.
E lui? Nulla.
Lui era stato semplicemente spettatore di tutto.
Appunto: nulla.
Non poteva far altro che pensare al sorriso stampato sul volto di Hermione durante la serata, quando era con Krum, e a quanto fosse arrabbiata in Sala Comune, minuti fa. E con lei c'era lui, in quel momento, non Krum.

Ed è stato giusto che lei non stesse con me.
In fondo, io le ho solo rovinato la serata, no?
È vero che non meritavo di essere il suo accompagnatore.
Forse non merito nemmeno di esserle amico... o altro.
Non so nemmeno se riuscirò a guardarla in faccia domani dopo quello che le ho detto.
Non so nemmeno se riuscirò a guardarla in faccia per il resto dei miei giorni!


Si chiedeva se Hermione si fosse già addormentata, per quanto tempo fosse stata arrabbiata con lui, se si fossero parlati o anche solo semplicemente guardati. Si chiedeva se avesse pianto o se stesse piangendo. E non sopportava quel pensiero, poi lui ne era la causa, per cui faceva male il doppio.
Incapace di trattenere oltre quei pensieri, si mise a sedere sul letto, scostò le tende e chiamò Harry con un mormorio, ma l'amico non rispose. Lo chiamò altre due volte ma poi lasciò perdere e pensò che forse gli avrebbe tirato una fattura se l'avesse svegliato con la scusa di parlare ancora di Hagrid e della madre gigantessa, giusto perché lui aveva bisogno di distrarsi un po' e di pensare ad altro. Restò seduto per qualche minuto chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare, poi si alzò e decise che avrebbe preso un po' d'aria in Sala Comune, forse se si fosse messo a fissare fuori dalla finestra il sonno sarebbe arrivato.
Scese lentamente le scale del dormitorio dopo aver acceso la sua bacchetta. Arrivato alla fine della scala la spense, dato che la luce della luna illuminava abbastanza la Sala Comune, ma senza accorgersene incappò in qualcosa, fece un gran baccano prima di trovarsi disteso a terra mentre imprecava a voce alta. 
«Maledizione, ma che accidenti è? Mostriciattoli del primo anno che lasciano robacc...»
«Ron, ci hai fatto prendere uno spavento!»
Ron volse lo sguardo in direzione della voce di Ginny e vide che era in piedi e aveva la bacchetta accesa puntata su di lui. Vicino a lei, seduta, c'era Hermione. 
«Scusate, ho spento la bacchetta troppo presto e non ho visto bene cosa avevo davanti...» borbottò.
«Non importa» ribattè Ginny spegnendo la bacchetta e accomodandosi di nuovo vicino a Hermione. Ron rimase per qualche secondo lì impalato, senza sapere cosa fare. Qualche minuto fa, si era domandato cosa stesse facendo Hermione e aveva appena avuto la risposta: era lì che parlava con sua sorella.
«Ehm... be'?» la voce di Ginny interruppè il suo stato di trance.
«Eh?»
«Hai bisogno di qualcosa?» chiese Ginny stizzita. Ron fissò per un attimo la sorella.
«Io... no, non ho bisogno di niente... ero sceso per... lascia perdere...» ripose e un secondo dopo mormorò: "Lumos", mentre si affrettava a risalire la scala del dormitorio. Al quinto gradino si bloccò.

Ma cosa stai facendo?
La tua è un'altra mossa stupida.
Lei è lì a parlare con tua sorella e tu, nonostante tutto, te la fili... di nuovo.
Ma quante volte ancora dovrai sbagliare prima di fare una sola mezza mossa giusta?
Forse è giusto che tu le chieda almeno scusa.
Sai, dovresti proprio farlo, sai meglio di chiunque altro di esserti comportato da vero idiota.
Forse è arrivato il momento di comportarsi da Grifondoro.
Vai, ora o mai più.


Riscese la scala lentamente, sentiva le due ragazze parlare a voce bassa anche se non riusciva a capire cosa stessero dicendo. Una volta in fondo la scala, si schiarì la voce per far capire che era lì. Ginny gli lanciò un'occhiataccia. 
«Ehm... scusate, io ho dimenticato di... voglio dire...» cominciò a guardarsi intorno cercando di pensare alle parole giuste.
«Vorrei... ehm... io... vorrei parlarti, Hermione» balbettò grattandosi imbarazzato la testa e guardando finalmente Hermione, anche se solo per un attimo. Lei non rispose, si limitò a fissarlo, e Ron distolse subito lo sguardo.
«Non mi pare sia il momento, non puoi aspettare, che ne so, domani? Tutta questa fretta?» rispose Ginny.
«Ehm... veramente no... cioè, sì, volevo dire... è che è importante... andiamo, Ginny, lascia stare, va bene?» ribattè Ron che stava cominciando a spazientirsi. Capì che Ginny aveva saputo, e non gli importava, solo che, stare lì in piedi, a spiegare a sua sorella il motivo per cui voleva parlare ad Hermione, era estremamente imbarazzante.
Vide che le due ragazze si scambiarono uno sguardo senza dirsi nulla.
Miseriaccia, ma cosa usano le donne? La legilimanzia per caso?
Si capiscono sempre così in fretta!

Ginny si alzò e rivolse uno sguardo truce al fratello.
«Spero tu abbia cose interessanti da dire, stavolta. Be', buonanotte, allora» si voltò e si diresse verso il dormitorio femminile.
La Sala Comune era nel silenzio più assoluto, il fuoco era spento, Hermione ne aveva acceso uno dei suoi che aveva riscaldato la Sala che ora era illuminata dalla luce fioca della luna, che penetrava dalle finestre. Ron rimase immobile ancora qualche secondo, fino a quando decise di darsi una mossa e raggiunse il divanetto dov'era seduta Hermione.
«P-posso?» chiese esitante. Hermione non rispose, né lo guardò, spostò solo la mano come per fargli spazio. Ron si accomodò e si sentì ancora più in imbarazzo, non sapeva se era per via del calore emanato dalla fiamma di Hermione, ma si sentì il viso bollente e le mani, che ormai torturava senza rendersene conto, cominciarono a sudare. Stettero in silenzio per qualche minuto, ognuno immerso nei propri pensieri, Ron fu il primo a parlare.
«Hermione... ehm... dovrei parlarti» gli uscì una voce che riconobbe a stento, e si rese conto che le aveva ripetuto lo stesso concetto.
«Questo l'avevo capito. Forse sono io che non voglio parlarti» rispose fredda con gli occhi puntati sulla fiamma.
«Be', l'hai appena fatto» gli scappò un sorriso che scomparve non appena intercettò l'occhiataccia di Hermione.

Possibile? 
Ti sei appena seduto, hai appena aperto bocca e hai già fatto il primo mezzo passo errato. 
Sei un disastro.


«No, be', scherzavo... se non vuoi, va bene... solo che...» si fermò. Voleva dirglielo che era importante che le parlasse, perché aveva sbagliato, voleva chiederle scusa e voleva che tutto si sistemasse...
«Ascolta, mi dispiace» si voltò deciso a guardarla, mentre lei teneva ancora lo sguardo fissò sulla fiamma, immobile. 
Sospirò e riprese. «Mi dispiace davvero. Ti ho detto delle cose brutte che non penso assolutamente. Non credo tu possa tradire Harry... ed è ovvio che io non creda che tu sia stupida. Ti chiedo scusa» disse tutto d'un fiato, si stupì di se stesso e arrossì più di quanto non lo fosse già.

Gliel'hai detto.
Finalmente sei stato sincero... anche se solo in parte.
Le hai chiesto scusa.
Hai preso in mano la situazione, era ora!
Finalmente ti sei comportato da Grifondoro.


Hermione si voltò e finalmente lo guardò.
«Perché mi hai detto cose che non pensi?» Ron aprì e chiuse la bocca un paio di volte.

Merlino, perché una domanda così complessa?
Be', perché non ero io quello a guardarti negli occhi,
a farti ridere,
a guardare il tuo sorriso,
a tenerti la mano.
E avrei tanto voluto esserlo e quindi, be'... forse perché...
sono geloso ma non posso dirtelo?


Non seppe cosa ribattere, la guardò. Notò che i suoi occhi erano leggermente gonfi e le sue guance rosse, i capelli erano ancora semiraccolti nel suo fermaglio ma ormai non stavano tutti sù, le ricadevano delicatamente sulle spalle. 
«Allora?» ripetè in un sussurro. Ron percepì dal tono e dal modo in cui lo guardava, che non era arrabbiata, lo fissava con i suoi grandi occhi nocciola, che tanto gli piacevano, avidi come se potessero attirare a sé la risposta.
«Perché... ehm... Hermione, io non lo so perchè...» borbottò «Ecco, so solo che... che erano brutte e che forse avrebbero potuto far male...»

E, credimi, è l'ultima cosa che vorrei. 
Anzi, è ciò che non vorrei mai accadesse.


Non riuscì ad aggiungere altro, gli parve così assurdo confessargli la vera motivazione di quel suo comportamento.
«Sì, sai perché?» Hermione continuava a guardarlo, decisa. «Perché a dirle sei stato tu. Il solo pensare che tu metta in dubbio la nostra amicizia, mi fa impazzire» 
Ron cominciò a sentirsi più tranquillo, sentiva che qualcosa cominciava a tornare al proprio posto.
«E tu... be'... tu non sei "l'ultima spiaggia", per me» disse piano arrossendo e guardandosi i piedi. Sentiva lo sguardo di Hermione addosso che non disse nulla, e non osò alzare la testa. Non riuscì a dirle che il giorno dell'incidente con Fleur Delacour stava andando proprio da lei, quelle parole non gli uscirono, così spostò il discorso su altro.
«So che forse non ti fidi di me perché, be', non mi hai detto di... del tuo accompagnatore, insomma, e poi in effetti, stasera ti ho detto quelle cose e ho mentito perché ero...» si fermò di colpo, cominciò a guardarsi le mani, ma subito riprese.
«Cioè, non so cosa mi è preso... comunque, voglio dire... io mi fido di te, e adesso sono onesto»
Ma dov'è che ho trovato tutte queste parole e
tutto questo coraggio? Per la miseria.

«Non è vero che non mi fido di te» rispose subito Hermione.
«Allora perché non mi hai detto di... di Krum?» nonostante la luce della luna illuminasse appena i loro volti, Ron notò subito il rossore evidente di quello di Hermione.
«Io... non lo so...» disse sospirando. «Insomma, non sappiamo dare una motivazione alla maggior parte dei nostri comportamenti, a quanto pare» aggiunse alzando un sopracciglio come perplessa.
«Facciamo 1 pari, allora, no?» rispose Ron. «No, aspetta. Forse tu hai più punti di me... perché, insomma, io ho fatto un casino... quindi, sì, forse mi stracci con un punteg...»
«Ron, sì, ho capito, lascia stare» lo bloccò Hermione sorridendo, lui ricambiò.
Era contento di averla fatta sorridere e che la tensione si fosse ormai sciolta. Era contento che tutto fosse a posto... o quasi. In realtà lui non le aveva detto molto, erano tante, troppe le cose che avrebbe voluto rivelarle, lo sapeva benissimo, ma per ora gli andava bene così. Anche lei era rimasta molto sul vago, in realtà: gli aveva fatto capire che quelle parole l'avevano ferita perché era come se lui dubitasse di lei, gli aveva detto che si fidava di lui anche se lui non l'aveva capito, e questo lo rendeva felice. E non gli importava più di sapere perché non gli avesse detto di Viktor Krum, se lei non voleva, allora poteva lasciare tutto così. Per la prima volta, da quando era cominciata quella terribile serata, si sentì davvero più leggero. Il blocco di ghiaccio posatosi sullo stomaco si stava finalmente sciogliendo.
«Ehm... allora, io andrei a letto» Fu Hermione a rompere il momentaneo silenzio.
«Eh? Ah, sì, certo, va bene»
«Buonanotte, allora» disse Hermione alzandosi dal divanetto. Mentre si alzava anche lui, infilò le mani nelle tasche del pantalone, tastò qualcosa di freddo e all'improvviso gli venne in mente.
«Hermione, aspetta» chiamò con voce leggermente più alta. Hermione si fermò al secondo scalino.
«Cosa c'è?»
«Ecco, credo che questo sia tuo» rispose mentre frugava nella tasca sinistra ed estraeva un braccialetto d'acciaio con delle perline celesti e blu. Hermione lo fissò accigliata mentre si avvicinava per guardare meglio.
«Ma Ron, questo è il bracciale di mia madre! Ma come...?» esclamò mentre sul viso le si allargò un sorriso. «È molto importante, e... Oh, credevo di averlo perso!»
«Sì, be', ti è caduto quando stavamo... insomma, prima che andassi al dormitorio, così l'ho raccolto, ho pensato che...» non riuscì a finire la frase che si ritrovò le braccia di Hermione al collo e i suoi boccoli in bocca.
«Grazie, Ron!» farfugliò.
«Non c'è di che» biasciò Ron e, in preda all'imbarazzo, cominciò a dargli piccoli colpetti sulla schiena.

Cosa aspetti?
Ti sta ringraziando, ti sta abbracciando... di nuovo!
Non startene lì impalato.


Senza pensarci oltre, Ron smise di darle quei colpetti e rispose all'abbraccio. La strinse leggermente, non troppo, percepì una sensazione già vissuta solo una volta in vita sua: giorni fa, in infermeria, quando lei l'aveva abbracciato. Prima di quell'abbraccio, c'era stata una gran bella rissa, e prima di questo abbraccio, una serata orrenda seguita da una lite.
Ma deve abbracciarmi sempre dopo eventi disastrosi?
Pensò sorridendo tra sé e sé e continuando a prendersi il calore e la sicurezza che gli infondeva quell'abbraccio, cercando, questa volta, di ricambiare in egual modo.
«È tutto ok, allora?» gli uscì solamente. Non sapeva perché, nonostante la sensazione di leggerezza provata qualche minuto fa, voleva sapere da lei se fosse davvero tutto a posto. Intercettò il movimento della testa di Hermione oltre la sua spalla. Chiuse istintivamente gli occhi. Era tutto a posto.
Un paio di secondi dopo, Hermione mollò la presa e vide che era più rossa che mai. Le porse il braccialetto.
«'Notte, allora» disse lei con un sorriso mentre si voltava per raggiungere la scalinata.
«Buonanotte» disse piano Ron.

 
****
 
Il sorriso sul volto non le scomparve nemmeno quando si mise a letto. Era stato un gesto davvero carino. Temeva di aver perso quel bracciale che aveva un significato importante, ed era stato Ron a ridarglielo, era stato lui... dopo una litigata. E chi se lo sarebbe aspettato? Chi si sarebbe mai aspettato che dopo una lite, sarebbe stato proprio lui a tornare indietro, da lei, per chiederle scusa? Certo, non che tutto fosse più chiaro, ma per lei ciò che aveva fatto Ron era molto. Scostò le tende rosse del letto a baldacchino e posò il bracciale sul comodino vicino e senza accorgersene, sfiorò un libro che cadde a terra, si aprì e ne fuoriuscì un biglietto. Il libro era quello di Beda il Bardo che le aveva regalato Ron a Natale e anche il biglietto lo era. 
Ron? Un biglietto? 
Scese dal letto, raccolse entrami gli oggetti, e subito riconobbe la grafia disordinata di Ron.

Cara Hermione,
(che modo formale per cominciare un biglietto, non ti sto mica mandando un gufo!)
Be', buon Natale!
Sai, avevo pensato di comprarti un libro di uno dei tuoi scrittori Babbani preferiti, ma non li conosco molto bene e quindi non avrei saputo su chi puntare. Non credo tu conosca le fiabe del mondo magico (mi risulta difficile pensare che tu non conosca qualcosa!), ma sappi che Beda il Bardo è il migliore e spero che questa fiaba ti piaccia almeno un po'... 
L'ho scelta perchè è tra quelle che preferisco!
Come si dice in questi casi? Buona lettura? Be', sì, rilassati.
Ron


Senza accorgersene, aveva tenuto un largo sorriso per tutto il tempo. Come aveva fatto ad aver notato solo ora quel biglietto? Sembrava che si fosse impegnato e che fosse stato attento a certi "dettagli", a lei faceva piacere, ad esser sincera, e non l'aveva nemmeno notato. Senza pensarci due volte, prese il libriccino, si stese sul letto e cominciò la lettura.
La storia raccontava di tre streghe, ognuna col proprio fardello di pene, che speravano di essere scelte tra migliaia di maghi e Babbani, per attraversare il cancello incantato, e poi raggiungere la Fonte della Buona Sorte. Decisero che se una di loro fosse stata scelta, avrebbero affrontato il viaggio tutte e tre insieme. All'alba, dal giardino, uscirono dei rampicanti che si attorcigliarono attorno alla prima strega, Asha, che afferrò Altheda, che a sua volta afferrò la terza strega, Amata. Quest'ultima s'impigliò nell'armatura di un cavaliere babbano, Messer Senzafortuna. Le due streghe erano furiose con Amata perché ora erano in quattro a doversi bagnare nella Fonte visto che era stata lei a tirare con sé il Cavaliere. Prosegurono il loro viaggio e superarono diversi ostacoli che gli si pararono davanti, fino a quando non raggiunsero la vetta e videro la Fonte scintillare davanti a loro. Ma ben presto ognuna di loro rinunciò al bagno "nella fortuna": Altheda scoprì di aver dimesticatezza nel preparare pozioni e guarire dalle malattie, dopo averne preparata una per Asha che era in mortale agonia. Quest'ultima guarì definitivamente dalla sua malattia, grazie alla pozione di Altheda ed entrambe non ebbero più bisogno della Fonte.
"Messer Senzafortuna s'inchinò e mostrò la Fonte ad Amata, ma ella scosse il capo: ogni suo rimpianto per l'amante le era stato portato via dal ruscello e ora capiva quanto egli fosse stato crudele e infedele, e che essersene liberata era una ragione bastante per essere felice.
«Buon signore, siete voi a dovervi bagnare, in ricompensa della vostra cavalleria!» disse a Messer Senzafortuna [...]
Messer Senzafortuna uscì dall'acqua della Fonte, si gettò ai piedi di Amata, che era la donna più gentile e più bella su cui avesse mai posato gli occhi. Prese coraggio, e le chiese la mano e il cuore»

Hermione lesse la storia tutto d'un fiato e non riusciva a smettere di sorridere... ma perché?
Se nel momento in cui scoprì che Ron le aveva regalato un libro, si era meravigliata, quella fiaba, quella scelta, la lasciò del tutto di stucco. Non riusciva a capire, o meglio, non riusciva a spiegarsene il motivo. Cos'era? Un modo per farle capire qualcosa? O solo un pensiero gentile e spontaneo? Una fiaba per bambini che gli ricordava la sua infanzia e che voleva semplicemente condividere con lei? Tutto qui? Sospirò senza che quel sorriso si cancellasse dal volto. Era incredibile quante emozioni fosse capace di farle provare nell'arco di poco tempo. La situazione si faceva sempre più strana ma nello stesso tempo incredibilmente sorprendente.
Non le importava più nemmeno di quella scenata di poche ore fa, della rabbia che aveva provato, di quelle parole pungenti che ormai aveva cancellato dopo aver ascoltato le sue vere parole. Quasi non le importava nemmeno di quella caotina situazione che c'era tra loro due. Era tutto così bizzarro ed incontrollabile, e lei detestava ciò che non poteva essere gestito e sotto il suo controllo. Ma in quella circostanza tutto cambiava: le emozioni, i sentimenti non si controllano, e per quanto questo facesse irritare Hermione, si rese conto che avrebbe dovuto accettare quella realtà, volente o nolente. La cosa più importante, al momento, era che la forte amicizia che li legava non fosse compromessa da niente e nessuno. Era importante che tutto fosse al proprio posto e anche se si fossero presentate situazioni caotiche, era importante che risistemassero il tutto, senza perdersi mai. Il puzzle si sarebbe completato pezzo dopo pezzo, tassello dopo tassello... questione di tempo.
Poggiò la testa sul cuscino decisamente più rilassata, pensando ai dettagli e ai piccoli gesti che la rendevano contenta. Pensò al momento in cui avevano chiarito in Sala Comune, all'abbraccio di qualche minuto fa e a quello che si erano scambiati in infermeria. Pensò a quanto Ron fosse un disastro, a quanto la irritava e la faceva arrabbiare. Pensò a quanto fosse impacciato e tenero, a quanto fosse rompiscatole e talvolta inopportuno, a quanto fosse divertente, a quanto la facesse ridere e a quanto fosse attento ai suoi amici. Pensò a quanto gli volesse bene e arrossì leggermente, mentre un altro sorriso si dipinse sul volto prima di chiudere gli occhi ed abbandonarsi ad un sonno tranquillo.

****
 
Ron era ancora seduto sul divanetto della Sala Comune, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani unite. Era rimasto in quella posizione da quando Hermione era andata a letto. Non sapeva darsi una spiegazione a tutto quello che era appena accaduto. Ancora una volta, quella sera, si ritrovò la mente strapiena di immagini e parole. Ma stavolta erano immagini e parole che lo facevano arrossire e sorridere allo stesso tempo.
Le aveva chiesto scusa e l'aveva perdonato, nonostante tutto. Ma perché Hermione riusciva sempre perdonare i suoi errori? Nonostante avesse più orgoglio che sangue nelle vene, ogni volta che lui creava casini, lei si arrabbiava ma poi tutto tornava al proprio posto. Proprio come succede tra amici o tra fratelli...

Hermione è così... così Hermione!
Ok, con tutti quei difetti che si ritrova, l'insopportabile so-tutto-io...
Ma, insomma, lei è... lei!
Avrò usato così tante parole stasera, che non riesco ad esprimere altro! 
È che mi sembra tutto così bizzarro...
Certo lei è strana, quindi le situazioni che si vanno a creare quando c'è lei di mezzo non possono essere normali, no?


Sorrise a quel pensiero e pensò che se Hermione fosse stata una legilimens (e lei poteva tutto!), probabilemente una bella fattura gliel'avrebbe di certo scagliata!
Pensò all'abbraccio. Ancora una volta lei si era spinta in quel che per lui era "oltre", ma stavolta era stato diverso, perché stavolta aveva risposto a quel dolce abbraccio che di senzazioni belle gliene aveva lasciate tante. Si chiese se avesse già letto il libro che le aveva regalato e il bigliettino. Be', non era nulla di che, una come lei meriterebbe così tanto. Si immaginò la faccia strana che avrebbe potuto fare mentre leggeva quella breve storiella per bambini, e rise piano.

Lei e i suoi libroni che mi fanno venir il mal di testa solo a guardarli.
Lei e tutte quelle materie complesse che le alterano il sistema nervoso... e poi viene a prendersela con me!
Lei e la sua mania del controllo su tutto e tutti!
Lei e la sua intelligenza.
Lei è brillante, testarda.
Lei è orgogliosa, gentile.
Lei che ride alle mie battute.
Le che mi abbraccia e mi sorride, una tantum, però lo fa... e lo fa in un modo così speciale.
Lei che mi rimprovera praticamente... sempre!
Lei che mi perdona sempre.
Lei è così lei... è così Hermione!
Non so proprio come farei...


Per un attimo la mente lo riportò al ballo, a lei e a Krum. Storse il naso disgustato. 
Io non è che sono geloso è che... non può e basta...
Oh, Miseriaccia, ma perchè devo rovinarmi tutto pensando a loro?
Andiamo, è tutto ok, tutto si sistemerà, no?


Si alzò deciso dal divanetto e si avviò verso la scala del dormitorio. Mentre saliva gli scalini, pensava che forse, sì, stava cominciando ad innamorarsi della sua migliore amica. Quante volte l'aveva già pensato? E quante volte aveva scacciato quel pensiero? Ma poi le emozioni avevano preso il sopravvento: la voglia di invitarla, ma senza farle capire perché. Il desiderio di essere il suo accompagnatore, ma spiegandole che sarebbero andati al ballo "semplicemente come amici". E poi era arrivata quell'incontrollabile gelosia, e se in precedenza aveva cercato di nascondere anche a se stesso quel forte sentimento, quando l'aveva vista con Krum, si era reso davvero conto di quello che gli stava accadendo. Ma cosa fare? Lasciare che il tutto faccia il proprio corso? In fondo aveva ancora bisogno di schiarirsi per bene le idee, non poteva buttarsi mica a capofitto in un'impresa del genere? E poi c'era Krum... 
Ma non importava, lui le aveva chiesto se fosse tutto ok mentre si stavano abbracciando e lei aveva detto di sì e questo era già un passo, no? Lui aveva provato a tirare fuori il suo coraggio, anche se non del tutto, e questo era un altro passo avanti. 
Dopotutto lui era un Grifondoro e il coraggio ce l'aveva, nascosto ma ce l'avevaE ce l'avrebbe fatta.
Ci sarebbero arrivati.
Tassello dopo tassello e il puzzle si sarebbe composto.

Tempo al tempo.
Si sarebbero capiti.



 
Fine!
Oh, mi sono divertita davvero tanto! Ron e Hermione sono straordinari ed entrare nella testa di Ron è un vero e proprio spasso! Spero di essere riuscita ad impersonarlo bene dal primo all'ultimo capitolo, perchè è davvero importante. In questo capitolo ho avuto un po' di dubbi su come "gestire" Hermione, a dir la verità. Lei è così razionale e inizialmente mi sembrava un po' strano che potesse perdonare Ron solo dopo qualche ora. Ma lui, be', è così tenero... come si fa a non perdonarlo, andiamo! Quindi ha fatto tutto lui e Hermione ha agito col cuore perchè gli vuole davvero bene. Avevo un po' di dubbi anche sul fatto che Ron, già dal quarto anno, fosse un po' più attento a dettagli che riguardassero Hermione: il complimento sui capelli, un libro come regalo (una storia in particolare...), il fatto che raccolga il braccialetto. Ma, ecco, io credo che lui facesse/dicesse delle cose senza pensarci, lo trovo un personaggio molto spontaneo e credo che anche se provasse attrazione per l'amica già dal terzo anno, dal quarto anno in poi, dopo il Ballo del Ceppo, cominci a rendersene seriamente conto... e va automaticamente in panico. 
E, mio Dio, loro sono così adorabili, semplici e così genuini! *^*
Bene, spero che questo capitolo piaccia abbastanza a chi ha seguito la storia, e che piaccia anche ai nuovi lettori, ovviamente! (Non siate timidi, un vostro parere mi farebbe davvero molto piacere, che siano critiche, complimenti o consigli ;) )
Grazie di cuore a rosyweasley93 e a B_Fede93! 
Grazie a chi l'ha inserita nelle seguite o nelle preferite!
Grazie, soprattutto, a questi fantastici personaggi creati dalla nostra Regina!
E, niente, questo è quanto ;)
Saluti maghi e streghe,

Peace, love & Romione ♥
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: bemyronald