Epilogo:Lo
amerò per sempre
Fu
strano tornare alla vecchia vita. Mia madre e mio
padre erano stati minacciati di ritorsioni se avessero provato a
denunciare il
mio rapimento, così, pur di riavermi indietro, avevano
preparato il riscatto.
Poi avevano perso ogni contatti quando io avevo perso la memoria.
Riaverli fu
come una doccia di acqua fredda che ripuliva ogni traccia di quel nero
sporco
che copriva la mia memoria.
Non
riuscii a passare nemmeno un momento da sola con
Percy, però. La polizia mi trattenne in centrale
finché i miei non vennero a
prendermi. Riuscii solo a salutarlo al volo, mentre lui mi guardava
malinconico, dal finestrino della macchina di mio padre.
Ero
felice di aver ritrovato la mia vecchia vita: mi
ricordai dei miei amici Frank Zang, Hazel e Silena, miei compagni di
università
e cari amici, ma improvvisamente sentii la mancanza di Talia, Nico,
Piper,
Jason e soprattutto Percy. Ora ero anche certa di non avere un
fidanzato,
quindi lui era il mio primo ragazzo.
Gioven
Grace si prese tutto il merito del mio salvataggio
e di quello di Piper, ma una volta a casa raccontai la
verità per filo e per
segno. Mio padre volle aiutare Percy e promise di sostenere le spese
mediche
della madre. Ogni tanto lo vidi a casa mia, pensai per parlare con mio
padre,
ma non riuscivamo mai ad avere un momento di intimità.
Di
solito c’erano i miei amici, oppure c’erano i miei
e
mettermi a limonare con lui, davanti a loro, non mi sembrava una buona
idea.
Certo, parlammo e gli chiesi cosa fosse successo di bello, a New York e
come
stesse la sua famiglia.
Mi
raccontò di Piper che si era ormai ripresa dalla
brutta esperienza. Mi disse che lei mi avrebbe voluto riabbracciare, se
suo
padre non la stesse tenendo fortificata in casa, quasi temesse che il
contatto
con l’aria la uccidesse. Era tornata dolce e allegra come
prima, anche se
leggermente malinconica. Si era messa, finalmente, in pianta stabile
con Jason
e sembrava che quella storia stesse prendendo la piega giusta. (La
brutta
esperienza doveva averle fatto capire quanto possa essere terribile
separarsi
da chi ami).
Dopo
l’ultima scenata, Talia aveva lasciato la casa
paterna e si era trasferita a casa Di Angelo dove, a quanto pareva,
Nico stava
facendo il buon padrone di casa, accogliendola calorosamente.
Molto
calorosamente.
Per
il resto, gli altri mi salutavano e mi auguravano
di riprendermi. Alla fine mio padre aveva anche pagato una delicata
operazione
per Sally Jackson per tentare il suo risveglio, cosa che Percy non
avrebbe mai dimenticato.
Tantai
di iniziare un discorso con lui su ciò che
provavo, ma ogni volta che provavo ad accennare a noi due, arrivava una
scocciatura che mi metteva in imbarazzo, bloccandomi sul posto.
I
miei mi tennero a casa a lungo, per farmi riprendere
dallo shock, ma io non mi sentivo bene. Avevo un dolore,
all’altezza del petto
che né loro, né i miei vecchi amici e nemmeno
quelli nuovi potevano guarire.
Erano
passate due settimane, ormai.
Ero
seduta in spiaggia con una camicia ed un paio di
pantaloncini. Non avevo scarpe: adoravo la sensazione di sabbia tra le
dita.
Osservavo il tramonto sul mare, così bello che mi ricordava
Percy.
Quanto
avrei voluto che fosse lì vicino a me.
Non
riuscii a credere quando lo sentii alle mie spalle,
che mi abbracciò teneramente. Sobbalzai e mi irrigidii
quando sentii le sua
braccia posarsi sulla mia spalla, coperta dalla canottiera.
“Mi
sei mancata, Sapientona.” Sussurrò, sedendosi alle
mie spalle, incastrando i nostri corpi alla perfezione, quasi fossimo
due pezzi
di un puzzle destinati ad attaccarci insieme.
“Percy…
che ci fai qui?” Chiesi, così felice da non
riuscire a crederci. Mi sedetti, appoggiando la schiena al suo ampio
petto.
“Sono
venuto a trovarti, ovvio. Volevo stare con te.”
Rispose, cullandomi come una bambina, nello stesso modo con cui mi
aveva
calmato un mese prima, quando ero convinta che Luke fosse tornato a
prendermi.
Mi
voltai e lo spinsi sulla sabbia, facendolo cadere di
schiena. Mi sedetti su di lui e mi chinai fino a baciarlo a lungo. Non
me lo
sarei lasciato sfuggire, nemmeno se fossimo stati in diretta
internazionale.
“Percy…”
Sussurrai, senza fiato, non appena mi staccai.
Lui
capovolse la situazione, facendomi ricadere sulla
sabbia con un sorriso splendente come il sole.
“Così…
sei una vera principessa.” Mi sussurrò
all’orecchio,
mentre mi baciava il collo.
Mi
imbronciai, sentendo come se quello che aveva detto
fosse un muro. Mi scansai: “Percy… senti, lo so
che ora mi penserai una
ragazzina viziatissima e antipatica, ma ti giuro che ti amo ancora. Non
è
cambiato niente da quando te l’ho detto la prima volta. Ma se
tu volessi…”
Non
potei più dire nulla, perché le sue labbra
sigillarono le mie, in un lungo, passionale bacio così
profondo, bello e
passionale che il mondo si sciolse intorno a noi. Le sue labbra si
arricciavano
in maniera adorabile, sulle mie, la sua lingua giocava con la mia,
accarezzandola, stringendola, spingendola ed io ero alla sua
mercé. Era così
bello che pensai che se il paradiso dovesse scendere in terra, lo aveva
fatto
nel corpo di Percy Jackson.
Dopo
qualche minuto lo sentii allontanarsi da me per
riprendere fiato ed io gemetti contrariata.
Perché
non poteva baciarmi ancora un po’!?
“Sai,
annie? Ogni tanto dovresti parlare un po’ meno.”
Sussurrò al mio orecchio.
Diavolo!
Dov’era il cielo? Dov’era la terra? Non
riuscivo a registrare nulla che non fosse lui. Ero convinta che se, in
quel
momento fosse scoppiata la terza guerra mondiale, non mene sarei
nemmeno
accorta, da quanto ero persa, naufraga nel mare dei suoi occhi.
“Hai
ragione… quindi potresti baciarmi ancora, così
non
parlo?” Domandai implorante, abbracciandolo ancora
più stretto.
Lui
ubbidì.
Quella
notte i miei non c’erano.
Dopo
giorni ero riuscita a convincerli che non correvo
pericoli così mi lasciarono sola con Percy, anche se mia
mamma gli lanciò un’occhiataccia
come per avvertirlo: “prova a
toccare mia
figlia e ti faccio ingoiare le pupille.”, ma io non
ci badai.
Tornammo
su quella spiaggia, troppo eccitati per
parlare. Non serviva.
Ci
eravamo già chiariti.
Io
lo amavo.
Lui
mi amava.
Ci
stringemmo, ci baciammo e ci amammo.
Lui
era bellissimo, dolce e delicato. Lo amai ancora di
più per questo.
Su
quella spiaggia, con l’argentea luna che illuminava
il cielo stellato, riflessa sulle onde del mare, testimone del nostro
amore,
giacevamo insieme con lui che mi stringeva a sé, come se
fossi l’ossigeno che
lo teneva in vita.
“Percy?”
Lo chiamai, indecisa.
Volevo
rimanere lì per sempre, fermare il tempo e
vivere come una statua legata al mio tutto.
“Annie…
sei bellissima, come una dea.” Sussurrò,
baciandomi leggero sulle labbra.
Risposi,
incapace di dire nient’altro oltre al suo
nome. Lui era ciò che mi era mancato, in tutti quegli anni.
Era il mio tutto,
la mia completezza.
Mi
strinsi a lui, ancora nudi, liberi da ogni
costrizioni e felici come non mai.
Non
c’era bisogno di ricordi che me lo dicessero: io lo
amavo.
Lo
avrei amato per sempre.
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[Angolo
dell’autore]
Immagino
che questo capitolo sia corto, ma dopo tanto scrivere ho
voluto fare un capitolo tutto Percabeth con pochi altri accenni ad
altre
coppie. Ho voluto fare un Happy ending con i fiocchi. E poi
diciamocelo, quei
due stanno proprio bene insieme.
Sono
l’AMORE (Tutto maiuscolo).
La
storia è, quindi, finita.
Ma
non la mia mente malata che crea Percabeth improponibili come se
fosse una pazzia. Quindi, se mai voleste una percabeth con
più azione, un po’
più elaborata e un po’ più
“complessa.” Ecco a voi la mia altra storia
percabeth sul fandom di EFP: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2473374&i=1
Commentate
e giuro che, questa volta, risponderò alle vostre domande
;)
AxXx