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Autore: fuoritema    23/02/2014    9 recensioni
Uno schizzo di sangue coprì lo schermo della telecamera mentre le urla di Cato si mischiavano ai ringhi degli ibridi. Il volume dello schermo si affievolì fino a mancare del tutto. [...]
Silver si portò una mano al petto dove si ricordava fosse il cuore –anche se non ne era certa- per cercare di frenare quel dolore che le impediva di parlare.
Voleva urlare ma sentiva di non riuscirci. (dal I CAPITOLO)
***
Una raccolta su Silver, la sorellina di Cato, e tutto quello che ha passato dopo la sua morte.
Genere: Angst, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cato, Clove
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gold and Silver'
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A Darkangel98
 
 
Quando sanguini solo per capire che sei ancora vivo
 
 
 
 
 

Un bambolina.
In mille pezzi dentro ma intera fuori.
Era così che tutti vedevano Silver mentre, con passi fermi e decisi, saliva sul palco. Nessuna lacrima, nessun singhiozzo, solo cieca rabbia e nel cuore desiderio di vendetta. La ragazzina stringeva tra le dita una sacca in cui c’era la spada che suo fratello le aveva regalato.
Inghiottì ripetutamente le lacrime guardando i due “Innamorati Sventurati” del distretto dodici.
Senza volerlo strinse la mano della ragazzina dai capelli scuri che si trovava vicina a lei. Non era la prima volta che al distretto due univano i palchi per i parenti dei Tributi morti. Succedeva quando entrambi i ragazzi venivano uccisi da Tributi appartenenti a distretti diversi, e non in una lotta all’ultimo sangue per la gloria di entrambi.
Myrtle non ritrasse la mano neppure quando sentì le unghie della più grande conficcarsi nella sua pelle, si limitò a stringerla anche lei per consolare l’amica. Sapevano entrambe di non poter piangere, di non poter mostrare alcuna debolezza, ma era difficile e, anche se non poteva ammetterlo, forse sfogandosi sarebbe riuscita a sentirsi meglio. Sentì l’amica fremere per l’indignazione sentendo le loro parole.
«Panem oggi, Panem domani, Panem per sempre»
Non c’era più traccia del fuoco iniziale nello sguardo della vincitrice, solo cupa rassegnazione e uno sguardo vacuo verso un punto molto lontano da loro, forse inesistente. Silver alzò gli occhi per la prima volta da quella mattina incontrando i suoi.
«Sono morti entrambi per colpa tua» sibilò quasi trapassandola da una parte all’altra con i suoi occhi glaciali guadagnandosi un’occhiata di rimprovero da suo padre. Chiunque avesse guardato quelle due ragazzine avrebbe visto solamente delle guerriere invincibili, ma entrambe non si sentivano affatto così. Era la copertura che erano state costrette ad indossare dalla nascita e che avrebbero indossato fino alla morte, nella gloria di essere vissute senza alcuna debolezza.
La bionda strinse ancora con più forza la mano della più piccola mentre una lacrima le bagnava il viso pallido: non era più invincibile, proprio come suo fratello, ma lo aveva scoperto solo con la sua morte. Si morse il labbro sfiorando con la punta delle dita la spada che le aveva regalato Cato.
 
 
Una mattina nel distretto due non avrebbe potuto essere più fredda.
Silver sbuffò prendendo per l’ennesima volta a calci uno dei ciottoli del selciato.
«Abbi un po’ di pazienza!» la rimproverò suo fratello con un piccolo sorrisino sulle labbra. Se fossero stati a casa la piccola lo avrebbe preso come un segno di scherno, ma erano fuori e Cato sembrava essere rispettoso nei suoi confronti, per una volta.
Si fermò in una radura al limitare del distretto e, con le braccia conserte, si appoggiò al tronco di un albero.
Silver non poteva negare l’evidenza: somigliava a suo padre, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Avevano lo stesso modo di camminare, dritto e fiero, e stessi atteggiamenti.
«Allora? Ti muovi!» disse vedendo che la biondina si era fermata a guardarsi attorno. «Non abbiamo tutta la mattinata davanti! Ti ricordo, pulce, che non dovremmo neppure essere qui» continuò mentre sua sorella gli correva incontro.
Si fermò al suo fianco perplessa, nella sua stessa posizione.
Non sapeva cosa volesse Cato da lei, ma aveva imparato ad amare quei momenti in cui la svegliava all’alba per portarla da qualche parte: significava che voleva dirle un segreto o farle un regalo.
Il ragazzo le scompigliò i capelli corti facendola sbuffare mentre cercava di fermargli la mano evidentemente seccata da quell’atteggiamento.
«Sai, ho deciso che compiuti i diciotto anni mi offrirò volontario - disse fiero gonfiando il petto, - e quando sarò nell’Arena vorrei che tenessi la mia spada. Poi dopo aver vinto te la farò mandare come arma quando ti offrirai volontaria anche tu.»
Silver sorrise per quella rivelazione, non solo avrebbe vinto, ma sarebbe stato il suo Mentore e nulla avrebbe potuto impedirle di brillare anche lei di luce propria. Quando avrebbe vinto nessuno l’avrebbe più ricordata come “la sorellina di Cato”. Così lo abbracciò per la prima volta nella sua vita stringendogli goffa il torace, eccitata e rosea come una bambola di porcellana.
 
 
Ora le lacrime scorrevano senza sosta.
Il discorso dei Vincitori era finito da un pezzo e la folla si era dileguata così come era arrivata. Silver si era lasciata cadere appena sotto il palco mentre il suo corpo veniva scosso da forti singhiozzi. Stringeva la spada tra le mani.
Non era riuscita a trattenersi; dopo averla guardata, dopo aver guardato la morte di suo fratello, i ricordi erano iniziati ad arrivare sempre più veloci. Le immagini si susseguivano senza sosta facendola tremare alla sola vista del corpo di Cato martoriato dai morsi degli ibridi. Non era la prima volta che la tormentavano, era ormai da giorni che le rivedeva, magari in sogno – o doveva chiamarlo incubo? – svegliandosi con il fiato corto e piangendo come una bambina. Si rannicchiò per terra coprendosi il viso con le mani mentre nuove lacrime bagnavano il suolo.
«Sil?» la voce flebile di Myrtle la riportò alla realtà. La ragazzina bruna si era messa accanto a lei e le aveva passato il palmo della mano sulle guance per asciugarle il viso.
«Non era solo colpa sua» sussurrò la bionda con voce appena udibile. «Mirthie non è un gioco. Nei giochi non si muore» aggiunse staccando le parole per non cominciare a piangere nuovamente. Sapeva che una frase del genere era proibita nel suo distretto ma non era riuscita a trattenersi. La più piccola le fece un sorriso tirato, «lo so» rispose cercando di mostrarsi forte. Silver non l’aveva mai chiamata così: preferiva usare l’appellativo “Myr" differenziandosi da Clove. Non l’aveva fatto con cattiveria ma quell’unica parola aveva distrutto ogni barriera che la piccola si era creata attorno dopo la morte di sua sorella.
«Lo so» ripeté con più forza ripensando alle parole dell’amica.
Si strinsero a lungo, l’una all’altra, con il cuore gonfio di dolore e gli occhi troppo stanchi anche solo per piangere.
Per la prima volta quello che avevano sempre visto come un divertimento avevano capito che non lo era.
Per la prima volta avevano capito che i veri nemici non erano i due del dodici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
♦♦♦
E tu non puoi combattere le lacrime 
che non stanno per arrivare
o il momento della verità nelle tue bugie,
quando tutto sembra come nei film.
Sì, tu sanguini solo per
capire che ancora sei vivo.
(Iris)
♦♦♦
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



















































Angolino sclero dell’Autrice:
 
Allora… inizio con il dire che Myrtle, la sorella di Clove, non è di mia proprietà, ma è della cara autrice a cui ho dedicato la OS. So di aver rotto le scatole a tutti con Silver, Cato, Clove, Myr e Jan ma mi è venuto il momento “amiamo i Favoriti e le loro sadiche sorelline.” Se volete potete lapidarmi, prendermi a pomodori, ma la mia ispirazione è fortemente influenzata dalle role. Dovevo pubblicarla già un po’ di tempo fa ma ci ho rimuginato, ho cambiato parole, aggiunto frasi e mischiato(?) il tutto con il mixer; spero sia almeno leggibile XD
In ogni caso ora mi dileguo per scrivere il capitolo quattro della mia long in costruzione che, quando avrò internet certo e non intermittente, pubblicherò. Se non si fosse capito mi sono affezionata in modo morboso a Myrtle e Silver…
Pace, amore e coltelli a tutti (cit. darkangel)
 
Hope 13
 
 
PS: Mi scuso con tutti quelli a cui non ho potuto recensire la ff o addirittura leggerla, ma non ho internet fisso e mia cugina (che mi aiuta nella long) si è appropriata del pc e ringhia(?) ogni volta che provo a riaverlo…
PPS: Se vi potesse interessare c’è un’altra OS (non mia ma di Darky) in cui compaiono i miei pulcini e i suoi. Si chiama “Sangue del mio sangue” e merita di essere letta <3
  
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