Epilogo. Un bel modo per
perdersi. “Ehi,
piccoletto,
questa roba dove la metto?” mi chiese il biondo, poggiando a
terra una scatola
piena di cianfrusaglie da cui spuntava una lampada rossa. In quel
momento,
però, fu altro ad attirare la mia attenzione. “Quante
volte devo
dirti di non chiamarmi così? Sei insopportabile! E togliti
quella camicia, è un
obbrobrio”. “Uh?
Davvero non ti
piace? Io credevo
di si” mormorò il
ragazzo, guardandosi stranito le maniche dell’indumento scuro
a pois. “Non te
l’ho mai detto
solo perché prima dovevo conquistarti. Mica sono
così stupido”. Insomma, già
era stato difficile fargli capire che gli sbavavo dietro, di certo non
avevo
potuto dirgli chiaramente quello che pensavo dei suoi vestiti e
giocarmi così
l’opportunità di farmelo amico. “Perché
non me la togli
tu?”. “E poi,
diciamoci la
verità, è fuori moda ormai e anche…
Aspetta, che?” sbottai, voltandomi a
guardarlo sorpreso, vedendolo sghignazzare come se niente fosse e con
un
sorrisetto furbo sulle labbra. “Niente,
porto lo
scatolone in garage”. “Killer”
mormorai,
incrociando le braccia dietro la testa e seguendolo con calma,
“Sai che quella
camicia adesso te la strappo, vero?”. * * * Teenage dreams in a teenage circus running around
like a clown on
purpose. “Beh,
ora che è finita
la scuola che faremo? Insomma, io non voglio perdervi di
vista” mormorò Chopper
abbattuto, sostenuto da Brook che sospirò tristemente. Li guardai
perplesso,
grattandomi la testa e scompigliandomi inevitabilmente i capelli che
mio nonno
aveva disperatamente cercato di pettinarmi in vista
dell’esame orale che avevo
appena superato. Quante risate mi ero fatto con i professori e i
commissari
esterni. Di certo avrebbero sentito la mia mancanza, poco ma sicuro. “Possiamo
sempre
tenerci in contatto” fece sommessamente Usopp, sospirando
dispiaciuto. Ma
sono tutti ammattiti? Qui ci vuole della carne, ecco cosa. “Ragazzi,
ma che
diavolo state dicendo?” sbottai sorridendo e alzandomi in
piedi, prendendo Zoro
sottobraccio e acchiappando anche Sanji. “Noi non ci
separeremo affatto!”
aggiunsi, facendo cenno agli altri di avvicinarsi e di unirsi
all’abbraccio. “Rufy,
molti di noi
prenderanno strade diverse, lo capisci questo, vero?” mi fece
notare Nami,
mordendosi un labbro e guardandomi intensamente. “E
allora? chiesi con
un’alzata di spalle e senza perdere il buonumore,
“Io andrò all’università, ma
ciò non significa che non potremo più vederci.
Siamo sempre stati uniti e lo
saremo ancora. E poi è così che fanno gli amici:
non si abbandonano mai, no?”. Who gives a damn about the family you come
from? No
givin' up when you're young and you want some. I ragazzi
stettero in
silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri, quando
alla fine Zoro
sghignazzò. “Hai
ragione” ammise,
“Per quanto mi riguarda io ci sarò
sempre”. “Pure
io, non sia mai
che mi lasci superare da te” affermò Sanji
convinto, accendendosi una sigaretta
e ignorando l’insulto del suo compagno. “Beh,
non vedo come
potreste fare senza di me, il leader di tutti voi” si
vantò Usopp e Chopper
sorrise felice, mentre Brook rifletteva sulla possibilità di
riuscire un giorno
a vedere le mutande di una ragazza. Sapevo che alla
fine
avrebbero capito. Quello non era un addio, ma l’inizio di un
qualcosa di nuovo
e tutti noi l’avremmo vissuto come al solito: insieme. “Siete
i migliori,
ragazzi!”. We are not what you think we are, we are golden,
we are golden. * * * I don’t want this moment to ever end.
“Non
è andata così
male”. “A cosa
ti riferisci?”. “All’incontro
con il
babbo. E’ stato indolore, no?”. Mi puntellai con
i
gomiti sul materasso, fissando in modo truce il ragazzo biondo accanto
a me,
stravaccato in modo rilassato per tutta la lunghezza del letto e con la
testa
abbandonata sul cuscino. “Vorrai scherzare” iniziai
a dire, ignorandolo quando
lo vidi alzare gli occhi al cielo, “E’ stato il
momento più imbarazzante della
mia vita! Tuo fratello, poi, poteva risparmiarsi quell’uscita
sulla cucina
sommersa di cibo e su noi due avvinghiati a terra, non ti
pare?”. “Andiamo
Ace, a parte
quello il resto è andato abbastanza bene”
insisté l’altro, trattenendo un
sorriso divertito che mi fece imbronciare ulteriormente. “Se per
‘abbastanza bene’
intendi l’arrivo di
mio nonno con appresso Rufy e l’inevitabile incontro tra i
due vecchi, beh, mi
spiace ripeterti che no, è stato un disastro!”. “Non
è un buon motivo
per continuare a volerlo evitare. Sono passati tre mesi ormai e prima o
poi
dovrai venire a cena a casa mia”. “Ci
sono già a casa
tua” ribattei sarcastico. “Quella
del babbo”
rispose Marco con lo stesso tono di voce, sospirando l’attimo
dopo e
poggiandomi una mano fra i capelli, scompigliandoli gentilmente. “Non
puoi fare un
tentativo? Per me?” sussurrò improvvisamente ad un
soffio dal mio viso e con
gli occhi chiari fissi nei miei, così limpidi e disarmanti
che mi ritrovai
spiazzato completamente e col cuore in gola. Where everything’s
nothing without you. I’ll wait here forever just to, to see
you smile cause
it’s true. “Stai
giocando sporco”
gli feci notare, voltandomi a pancia in su ed evitando così
di restare
ammaliato. Lo sentii ridere,
“Solo
un po’” ammise poi, facendosi serio e pensieroso
mentre a me stava venendo
stranamente sonno. “Ace?”. “Mh?”.
Non poteva
starsene zitto per cinque minuti? “Tanto è
inutile, non ci vengo a cena da te
con la tua psicopatica famigl…”. “Perché
non vieni a
vivere qui?”. Calò
il silenzio e mi
sentii mancare l’aria tutto d’un tratto. Non avevo
più sonno, anzi ero
sveglissimo e di certo non mi ero sognato quello che Marco aveva appena
detto. Lo guardai
incredulo e
sorpreso, cercando nel frattempo di tenere a bada il battito cardiaco
accelerato all’inverosimile, tanto che per un attimo credetti
di ritrovarmelo
tra le mani. “Davvero?”
soffiai
vicinissimo alle sue labbra. Annuì
lentamente, le
mani già fra i miei capelli. “Si”. I am nothing
without you. * * * Now I’ve got nothing left to
lose, you take your time to choose. Anche
se non l’avrei mai ammesso ad anima viva e nemmeno sotto
tortura,
sbattere quel bastardo di Trafalgar contro il muro per poi azzannargli
le
labbra, la gola, il collo o qualsiasi altro lembo di pelle e sentirlo
trattenere inutilmente il piacere che ciò gli provocava mi
mandava fuori di
testa. “Perché
non me lo dici ancora?” gli chiesi, sfottendolo e sapendo che
avrebbe capito esattamente dove volevo andare a parare. Infatti non
passò molto
prima che mi rivolgesse un’occhiata micidiale che avrebbe
ucciso all’istante un
debole di cuore. “Vaffanculo
Eustass-ya. Vaffanculo!”
disse seccato, cercando di allontanarmi e di sfuggire alla mia stretta,
senza
successo. Era così divertente averlo in pugno una volta
tanto e, finalmente,
potevo vendicarmi di tutte le battutine e frecciatine subite in quei
mesi,
tenendo saldamente il coltello dalla parte del manico e intenzionato a
continuare il più a lungo possibile con quella storia. “Ieri
sera non sembravi così scontroso, al contrario”
insistei ghignando
e godendomi il fastidio sulla sua faccia. Gli rodeva parecchio, a
quanto
pareva. “Ero
ubriaco, quante volte devo ripetertelo? Stronzo”. “A
quanto are l’alcool ti gioca davvero brutti scherzi. Devi
ubriacarti
più spesso allora”. La
sera precedente avevo avuto conferma che quando quel moccioso si
ubriacava fisso perdeva del tutto ogni inibizione e il suo livello di
stronzaggine si abbassava notevolmente, rendendolo meno aggressivo,
meno
sapiente e, soprattutto, dannatamente sincero. Era già
successo una volta e
avevo già avuto modo di farglielo notare, ma non avrei mai
immaginato che si
lasciasse mettere nel sacco persino una seconda! In futuro nel suo cibo
e nelle
sue bevande avrei di sicuro aggiunto grosse quantità di
liquori o alcolici che
fossero. Inoltre, oltre all’annullamento dei suoi difetti,
cosa a me
favorevole, Law, quando era ubriaco marcio, diventava stupidamente
divertente.
Per esempio aveva avuto il coraggio di partecipare al karaoke assieme
ai più
deficienti della compagnia che avevano accolto in casa per festeggiare
la quasi
imminente fine dell’estate. Ed era pure intonato! Le
risate che mi ero fatto non si potevano descrivere, tantomeno la sua
faccia tutta concentrata nel seguire il testo e intonare la voce
correttamente.
In suo favore potevo dire che le canzoni che aveva scelto, almeno
quello, erano
di buon gusto e non stronzate commerciali che spopolavano in giro in
quel
periodo. Ad ogni modo, niente l’aveva salvato dal venire
ripreso durante tutta
la sua esibizione. “Me
la pagherai, Eustass, giuro che me la pagherai”
minacciò,
ricambiando un bacio particolarmente furente con un morso sulle labbra.
Come al
solito non voleva permettermi di condurre il gioco e ammettere che
comandavo
io, anche se ogni occasione era buona per ripetermi che lui non avrebbe
mai
preso ordini da nessuno. “Certo,
certo” lo assecondai con poca convinzione, lasciando vagare
le
mani sulla sua schiena bollente e sentendo la pelle rabbrividire a
contatto con
la mia fredda. La maglia che indossava volò via da qualche
parte nella stanza e
poco dopo venne subito seguita dai pantaloni di entrambi. “Proprio
non ti ricordi quello che hai detto?”. Per
tutta risposta mi graffiò le spalle mentre una risata si
faceva
strada dentro di me, facendolo irritare ulteriormente, tanto che
dovetti
immobilizzargli le braccia per impedirgli di sgattaiolare via e punire
la mia
ironia lasciandomi andare in bianco. Non gli avrei permesso
più di usare quel
trucchetto con me, era sleale e maledettamente rognoso per quanto mi
riguardava. Vendicarmi, quindi, era un mio diritto e niente e nessuno
mi
avrebbe fermato, nemmeno le sue minacce di morte e sofferenti torture. “Hai
detto proprio così: ‘Eustass-ya,
mi togli il respiro’. Che sdolcinato”. I can tell you now without a
trace of fear that my love will be forever and if we die,
we’ll die together. “Tieni
bene a mente questo” dissi serio e determinato, afferrandolo
saldamente per i fianchi con una mano e obbligandolo a guardarmi con
l’altra,
“Solo io posso guardarti in questo modo; solo io posso
toccarti così”. Un
brivido gli percorse la schiena e fece si che si mordesse un labbro
quando con
le mani scesi più giù. “E sempre e solo
io posso baciarti in questo modo”. Non
vi fu risposta mentre con forza mi avventavo su di lui, tranne che
una stretta maggiore sulle mie spalle e un sospiro trattenuto troppo a
lungo
quando mi adagiai del tutto sopra di lui. “E
nessuno ti può togliere il respiro come faccio io”
conclusi,
continuando quello che avevo iniziato, ignorando completamente il
ghigno che si
dipinse sul suo volto. Se solo avessi guardato più
attentamente mi sarei
accorto che si trattava nientemeno che di un piccolo, innocente sorriso
e che,
forse, non era necessario l’alcool per far parlare uno come
Trafalgar. Well I, I said never cause our
love will be forever. * * * Dopo circa sette
mesi
dall’incidente le cose si erano piuttosto stabilizzate in
modo positivo. Tutto
era tornato nella norma, in un certo senso. Il tanto premiato
e
ammirato capo della polizia era ritornato a svolgere il suo lavoro con
felicità
e buoni propositi. Alla fine non era stato poi così
difficile per lui infinocchiare
i suoi superiori, la stampa, i giornalisti e il mondo intero affermando
che era
stato lui a mettere fuori gioco quel delinquente internazionale di
Donquixote
Doflamingo. La sua storia non faceva acqua da nessuna parte, per i
colleghi lui
era arrivato sul posto giusto in tempo per agire prima che
l’uomo uccidesse suo
figlio. Cosa ci facesse in quel luogo la sua prole non
l’aveva spiegato e aveva
tenuto ben chiusa la bocca, ma era bastato come motivazione per
giustificare il
suo gesto estremo nei confronti del ricercato. Aveva provveduto a far
sparire
impronte digitali e pistola utilizzata dal vero artefice degli eventi
per
evitare inutili e infiniti processi e una vita mai tranquilla,
così i guai con
la legge erano stati archiviati e finiti a prendere polvere con la
documentazione dell’accaduto e un lungo rapporto che sarebbe
stato dimenticato
negli archivi della stazione di polizia. Da
quell’inverno Smoker
aveva ricevuto un aumento ed era passato di grado. A detta di sua
moglie poteva
andare in pensione in anticipo e godersi del meritato riposo, ma
nessuno era
convinto che il suo adorato marito avrebbe accettato l’idea.
Correva voce che
temesse di più la Grande Ivan che i criminali a piede libero
e armati fino ai
denti. Alla dolce consorte, inoltre, era sfuggito un particolare che
aveva
fatto accapponare la pelle alla maggior parte della nostra compagnia,
insomma,
chi l’avrebbe sopportata la versione in miniatura e con il
pannolino di Eustass
Kidd? Per quanto
riguardava
il resto di adolescenti scalmanati avevano tutti passato gli esami di
maturità,
chi con voti eccellenti, chi era riuscito ad uscire baciato dalla
fortuna, e
chi dalla scuola l’avevano proprio buttato fuori a calci per
non doverlo
rivedere mai più. Felici e allegri come se fosse stato
perennemente Pasqua o
Natale, quei ragazzini si erano adoperati per organizzare
un’estate degna di
nota e, a detta loro, indimenticabile e irripetibile. Erano liberi
dallo studio
e avevano avuto tutta l’intenzione di spassarsela, riuscendo
nel loro intento alla
fine. Quasi ogni settimana una gita al mare era stata
d’obbligo e qualcosa mi
diceva che non avrei mai dimenticato Rufy con il salvagente e le
acrobazie di
Kidd con la tavola da surf. A dire la verità erano state
più le volte che aveva
rischiato di annegare che quelle in cui era stato in piedi e in
equilibrio. Per
non parlare dei restanti componenti di quella nostra sottospecie di
ciurma
sgangherata. Ancora non mi era chiaro come Usopp fosse finito per
rimanere
appeso ad un trampolino, tremante come una foglia per
l’altezza e di come quel
cretino di Penguin avesse ingaggiato una rissa con dei tizi palestrati
e gonfi
di steroidi. Certo, li avevamo spediti all’ospedale, ma ci
eravamo anche
beccati una multa salata. Fortuna che in commissariato ormai ci
conoscevano
tutti. Per quale motivo, poi, Brook fosse finito in una spiaggia di
nudisti con
il povero Chopper appresso ancora non era chiaro a nessuno. Stando a
sentire
loro si erano persi seguendo Zoro. I,
I can’t get this memories out of my mind. And
some kind of madness has started to
evolve. Se me lo
chiedevano, però,
io continuavo sempre a negare di avere foto e negativi di tutta
l’estate appena
trascorsa nascosti al sicuro nella mia stanza dentro l’ultimo
cassetto del mio
comodino. In mano, praticamente, avevo un sacco di armi da poter usare
a mio
favore come ricatto. A proposito di
stanze,
da una settimana se ne era liberata una nel nostro appartamento e
qualcosa mi
dava modo di credere che, molto presto, se ne sarebbe liberata
un’altra.
Peccato che quella non fosse per niente una bella notizia dato che il
carissimo
fratellino del mio amico Ace aveva dichiarato di volersi trasferire da
noi,
visto e considerato che, per qualche ignota ragione, si era iscritto
all’università come altri suoi compagni, tra cui
Nami e Sanji, sebbene in
facoltà diverse. Quando me l’aveva detto ero stato
a un passo dal volerlo
sopprimere, ma poi mi ero ricordato che avrei potuto vivisezionarlo nel
sonno.
Quello si sarebbe stato esilarante e dannatamente divertente. Bepo e Penguin
avevano
fatto un sacco di storie quando Ace aveva annunciato, ancora mesi
addietro,
che, forse, c’era la
possibilità che
se ne andasse, e a nulla erano valsi i loro tentativi di fargli
cambiare idea.
A mio avviso potevano anche lamentarsi meno, insomma, mica spariva
dalla
circolazione e l’avrebbero rivisto regolarmente tutte le
santissime settimane
quando sarebbe venuto a controllare come se la passava il suo
fratellino
insopportabile. Ero certo,
però, che
anche Penguin avrebbe fatto le valigie di lì a poco. Tra lui
e Killer sembrava
essere scoppiata non la scintilla, ma un vero e proprio incendio.
Ancora avevo
gli incubi di notte da quando gli avevo beccati a scopare in salotto.
Dio,
quella scena non me la sarei mai dimenticata, soprattutto per le loro
facce
rosse come pomodori maturi e imbarazzate davanti al mio disinteresse.
Forse
avrei potuto evitare di mettermi in cucina a studiare, ma non si erano
trattenuti nella stessa stanza a lungo ed erano subito scomparsi in
camera del
mio coinquilino. Potevo davvero dire di averne viste di tutti i colori. Stronzaggine a
parte,
sotto, sotto ero contento per Penguin. Era un insopportabile idiota,
tanto
infantile quanto intelligente, rumoroso e caratterialmente instabile,
ma era un
bravo ragazzo e uno sempre allegro, altruista e, beh, coinvolgente
quindi lui
meritava davvero di avere il suo momento di gloria, di essere felice e
il mio
intuito mi diceva che Killer-ya con la sua infinita
pazienza sarebbe stato il compagno ideale. Finalmente, aggiungerei
anche, era
ora che qualcuno lo mettesse sotto, in tutti i sensi. Bepo era sempre
Bepo.
Protettivo, educato e docile, un orsacchiotto adorabile avrebbe detto
Nami, ma
personalmente non sopportavo soprannomi del genere e solo pensarli mi
veniva il
voltastomaco. Dopo il mio incidente era andato vicino
all’esaurimento tanto era
stato preoccupato, ma poi tutto era andato per il meglio e lui aveva
recuperato
la sua solita calma e stabilità, continuando con il karate e
smettendo anche di
tenermi sotto controllo durante i pasti. In effetti non c’era
più bisogno che
lo facesse, avevo smesso di mangiare quando avevo tempo e le ossa
avevano
smesso di sbucarmi dalla pelle. Era come se l’intervento che
avevo subito mi
avesse rimesso a nuovo, anche se sapevo che il merito non era affatto
dei
medici e delle medicine, no, ma a quello preferivo pensarci il meno
possibile.
L’argomento aveva uno strano effetto su di me, mi faceva
sorridere senza motivo
e non mi piaceva apparire stupido. Ciò
che invece mi
faceva divertire in modico sadico e leggermente bastardo era il fatto
che, una
volta al mese, quella povera anima pia di Ace dovesse presenziare a
delle
insulse e assurde cene di famiglia a casa del suo fidanzato. Il
poveretto
cercava sempre una scusa per filarsela ma, se solo provava a rintanarsi
in
camera, puntualmente una mezz’ora prima dell’inizio
della serata un gruppo di
ragazzi troppo cresciuti, ma ancora infantili come dei ragazzini,
faceva
incursione in appartamento, prelevandolo dalla sua stanza e
trascinandolo
letteralmente fuori, tirandolo per le braccia o le gambe. Una volta
persino per
le mutande per il semplice motivo che aveva appena finito di farsi una
doccia.
Quando poi tornava a casa era devastato e disperato. A detta sua il
rispettabile sindaco di Sabaody era un vero e proprio mostro. Non
perché fosse
cattivo o contrario alla sua relazione con il figlio, Marco,
assolutamente, ma,
stando a quello che mi aveva raccontato, l’uomo serbava la
speranza di vedere i
due sposati il prima possibile, non sapendo che i piani dei due
interessati erano
parecchio diversi dai suoi. Anche se all’apparenza fingevo
che non me ne
importasse nulla della sua sofferenza, dentro di me godevo per il
divertimento
di tutta la faccenda, sperando di poter un giorno stringere la mano al
famoso
Edward Newgate. A parte il mio
sadismo,
anche a Ace le cose erano andate per il verso giusto. Ormai era
ritenuto uno
dei tre eroi della compagnia a tutti gli effetti e non
l’avevo mai visto tanto
allegro e solare come negli ultimi mesi. Parte del suo entusiasmo era
Marco, il
quale, anche se poteva risultare apatico o prossimo
all’addormentarsi, era
abbastanza stupido e coraggioso da tenere testa ad una banda di
sbandati come
noi e la famiglia del suo ragazzo. Almeno, questo era quello che avevo
pensato
prima di conoscere i suoi di
fratelli. Erano degli animali, punto. Solo allora avevo capito che
sopportare
Ace, Rufy e il vecchio Garp per lui era una passeggiata. Seriamente, non
riuscivo a capacitarmi di come i membri della famiglia di Barbabianca
potessero
essere tanto, come dire, pazzi. Il peggiore di tutti era Thatch, senza
ombra di
dubbio. L’avevo odiato all’inizio per come aveva
avuto la faccia tosta di
zittirmi, ma alla fine era stato proprio per quel motivo che allora,
ogni volta
che ci capita l’occasione, non perdevamo
l’opportunità di far passare un brutto
quarto d’ora a uno dei nostri amici con scherzi malvagi,
battutine pungenti e
trovate subdole. Certo, aveva le fattezze di un adulto, ma il cervello
non
superava quello di un bimbo di cinque anni. In poche parole
stavano
tutti incredibilmente bene. “’Fanculo!”. Tutti, eccetto
Eustass
Kidd. And I, I tried so
hard to let you go, but some kind of madness is swallowing me whole,
yeh. “Che ti
prende adesso,
Eustass-ya?” chiesi ghignando, osservando come, accanto a me,
quella testa
rossa camminasse svogliata verso l’università,
borbottando frasi sconnesse e
mezzi insulti che non afferrai del tutto. Alla fine ero
riuscito
a convincerlo a riprendere gli studi senza troppe difficoltà
ed era stato con
sorpresa che me l’ero ritrovato circa due settimane prima
davanti la porta di
casa tutto trafelato, sentendomi dare l’attimo dopo la
notizia che aveva
passato l’esame di ammissione. Quell’idiota ce
l’aveva fatta a quanto pareva e
così, in quel momento, mi ritrovavo a dirigermi verso la mia
facoltà con lui al
mio fianco e la cosa mi rendeva, insomma, mi faceva sentire strano in
senso
positivo. “Dobbiamo
proprio
farlo?” sbuffò infastidito, scoccandomi
un’occhiataccia dall’alto dei suoi due
metri. “Certo,
hai perso la
scommessa” gli ricordai, stringendo di conseguenza la mano
nella sua e notando
per un istante un lieve rossore sulle sue guance di solito pallide. Ma
com’era tenero a volte. Grugnì
stizzito qualche
bestemmia e continuò ad avanzare, fulminando ogni passante
che si soffermava un
po’ troppo con lo sguardo sui nostri palmi intrecciati,
rabbrividendo l’attimo
dopo non appena si accorgeva di essere entrato nella lista nera di
quell’energumeno esaltato. “Calmati
Eustass-ya,
siamo in un paese libero” mi premurai di fargli notare,
divertendomi un mondo a
vederlo così in imbarazzo. “Allora
posso anche
ammazzarti liberamente?” ribatté acido, dandomi
una leggera spallata che mi
fece sorridere ulteriormente. Ancora non riuscivo a capacitarmi del
fatto che
quell’idiota riuscisse a influire così tanto sul
mio umore, insomma, era un che
di impossibile, eppure succedeva, ci riusciva, mi faceva sentire bene,
tranquillo, senza pensieri. And when I look back, at all the crazy fights
we have, like some kind of
madness was taking control, yeh. Era piombato
nella mia
vita come una furia, sconvolgendomi l’esistenza da cima a
fondo e facendomi
incazzare come nessuno era mai riuscito. Certo, all’inizio
era stato odio e
antipatia a prima vista, ma erano bastati un paio di bicchieri di
troppo per
cambiare le carte in tavola. Non che il nostro rapporto dopo fosse
diventato
tutto rose e fiori, anzi, anche in quel momento ci stavamo mandando
bellamente
al diavolo, ma almeno riuscivamo a stare nello stesso posto senza
prenderci a
pugni. O meglio, la maggior parte delle volte andava così. “Dopo
aver rischiato
tanto per salvarmi vorresti uccidermi?” lo punzecchiai,
notando il suo viso
assumere diverse tonalità di colore, dalla rabbia alla
vergogna. Dopo
l’incidente Rufy
aveva preteso che gli raccontassimo tutta la storia e, alla fine, dopo
avergli
spiegato come Kidd avesse fatto la sua entrata e avesse tenuto a bada
un
criminale internazionale, il piccoletto si era voltato a guardarlo con
due
occhioni grandi e pieni di ammirazione, correndogli incontro
l’istante
successivo e soffocandolo in una stretta ferrea, dichiarandolo un eroe
come il
suo fratellone. A detta sua era stato ammirevole e coraggioso il suo
comportamento nei miei confronti. Non si era, però,
dimenticato nemmeno di me
e, anche se ero riuscito ad evitare un suo abbraccio, non mi ero
risparmiato il
titolo di eroe pure io, visto che tutti sembravano condividere
l’idea che
premere il grilletto fosse stato un atto di sincero, come
dire… Che schifo, non
posso
pensarci. “Mi
pare di aver sempre
detto che se mai dovessi morire accadrebbe per mano mia”
chiarì per l’ennesima
volta, appunto. A volte mi fermavo a riflettere su quelle parole.
Chissà,
magari ci credeva davvero e sarebbe andata a finire sul serio in quel
modo.
Dopotutto tre pallottole non erano bastate a farmi fuori e lui aveva
ancora la
possibilità per far avverare quella sua velata minaccia. Sospirai beato,
guardandolo di sottecchi e fermandomi in mezzo al marciapiede,
attirando la sua
attenzione. “Uh?
Che hai adesso?”
si accigliò. La mano sempre stretta nella mia. Mi strinsi nelle
spalle, guardando il contrasto della mia pelle con la sua, leggermente
più
chiara e scacciando il pensiero smielato che per un attimo mi
passò per la
testa. “Volevo
ringraziarti”
iniziai a dire, senza guardarlo in faccia e sentendo il petto
alleggerirsi con
quella confessione che mi ero portato dentro per quei mesi,
“Non eri costretto
ad aiutarmi, non avresti nemmeno dovuto farlo,
ma…”. Tutto quello che
avevo
fatto in passato era stato dettato dal bisogno di saperlo al sicuro, di
avere
la certezza che a lui e a tutti gli altri non sarebbe accaduto nulla di
male.
Sacrificare la mia vita mi era sembrato un prezzo adatto per salvare le
loro e
non mi aveva spaventato minimamente l’idea di morire. Quello
che più mi era
dispiaciuto era stata la consapevolezza che non avrei più
potuto vivere con
loro un’esistenza normale, fatta di sciocchezze e buonumore.
In un attimo di
debolezza avevo tanto voluto che qualcuno mi fosse venuto ad aiutare. Capture me, trust
in your dream, come on and rescue me. Yes, I know, I can’t
move on. “Ma poi
sei arrivato”
mormorai, guardandolo negli occhi e lasciando che un piccolo sorriso
facesse
capolino sulle mie labbra, “Grazie, Kidd”. Rimase a fissarmi
in
silenzio, lo sguardo intrecciato al mio e l’espressione
rilassata, libera da
qualsiasi tensione o preoccupazione. I capelli rossi spettinati e un
nuovo paio
di occhialoni poggiati sulla fronte. I pantaloni strappati, uno zaino
con le
borchie e qualche scritta minacciosa fatta con l’indelebile,
una camicia a
quadri e, ne ero certo, una chiave inglese nella tasca posteriore.
Quello era
Eustass Kidd, un esaltato attaccabrighe capace di cambiare la vita
delle
persone, anche di quelle peggiori come aveva fatto con me. Ed era mio. “Faremo
tardi” disse
semplicemente dopo uno scambio di battute silenziose che erano valse
più di
mille e inutili parole, riprendendo a camminare e tirandomi con uno
strattone
verso di lui per passarmi un braccio intorno alle spalle. “Stamattina
non avevi
detto che ti vergognavi?” gli feci notare, senza
però ghignare sadicamente come
mio solito. “Sta un
po’ zitto,
razza di piaga”. “Tesoro, non essere così
intrattabile” feci, alzando la voce giusto
quando una coppia di vecchietti ci passò di fianco,
guardandoci allibiti. La parete
dell’edificio
lì vicino accolse piuttosto duramente la mia schiena quando
Kidd mi ci sbatté
contro, ringhiando come un animale inferocito. “Sei un
insopportabile
stronzo, Trafalgar” sbottò adirato e facendomi
alzare gli occhi al cielo. Tutto
quel tempo passato assieme e ancora non aveva capito un bel niente. “Eustass-ya,
lo sai che
il sentimento è reciproco?” cantilenai
sogghignando e lasciandomi baciare
l’istante dopo. Dopotutto era un
bel
modo per perdersi: perdersi uno nelle braccia dell’altro. Baby, you’re too head-strong. Our
love is… Madness. The
fucking
end.
“Bastardo”
sussurrò prima che gli tappassi la bocca con un bacio
famelico. Dopotutto, me
l’aveva detto chiaramente che tutto quello gli piaceva. Anche
se con lui era
sempre una gara per la supremazia, anche se ogni cosa che facevamo era
una
sfida a chi la faceva meglio, anche se cercavamo sempre di prevalere
l’uno
sull’altro e, nonostante la sfilza infinita e colorita di
insulti che non
mancavamo mai di rivolgerci, Trafalgar non mi dava mai un motivo per
mollare
tutto, mandarlo a fare in culo e andarmene. E, di certo, non avrei
nemmeno
permesso che accadesse il contrario.
per il
finale mi
sembrava giusto buttarci qualche canzone, no? ^^
Ciao a
tutti :D ed
eccoci qui, alla fine, chi l’avrebbe mai detto? Sapete, a me
piace tanto
scrivere, davvero, mi rilassa e mi permette di entrare in un mondo
tutto
diverso dalla realtà, i cosiddetti viaggi mentali. No, non
mi drogo, si tratta
solo di fantasia che, secondo me, non guasta mai. Insomma, quello che
volevo
dire è che bisogna festeggiare! Ho scritto così
tante cose, tutte salvate nel
pc, tutte diverse, tutte infinite e nessuna conclusa. Nessuna, a parte
questa.
Non so descrivervi l’emozione di stamattina quando ho scritto
quella tanto
agognata parola fine. Mi sono
sentita
soddisfatta, ecco, e spero vivamente di non aver deluso nessuno
perché se sono
arrivata fino a qui è solo merito vostro e del vostro
sostegno, ma ai
ringraziamenti arriverò dopo.
Allora,
abbiamo visto
qualche stralcio di vita quotidiana dei ragazzi e di come le cose si
sono
risolte dopo l’incidente. Mi sembrano tutti abbastanza
felici, no? Beh, non
poteva essere altrimenti dato che io adoro il lieto fine, inoltre mi
pare che
ne abbiano passate abbastanza per non regalare loro un futuro
tranquillo, più o
meno, dipende dal carattere :D
Penguin e
Killer se la
passano alla grande, vestiti fuori moda a parte, e vanno parecchio
d’accordo.
Qualcosa mi dice che siano andati oltre agli appuntamenti e alle
coccole, chi
lo sa ^^ personalmente mi piacciono entrambi questi personaggi,
soprattutto la
pacatezza di Killer. Sul serio, quando riguardo le puntate
all’Arcipelago
Sabaody scoppio a ridere davanti a quella maschera apatica, poker face
diciamo.
Non si scompone per niente quell’uomo. Un gran figo,
permettetemelo. Penguin,
invece, mi piace allo stesso modo. Ho letto parecchio su di lui e sotto
punti
di vista differenti, tanto che non credo di aver ancora afferrato al
meglio il
suo carattere, ma io lo immagino vivace e pieno di vita, spero quindi
che vi
siano piaciuti in questo contesto.
Ho voluto
aggiungere
anche il piccolo Rufy e la sua compagnia perché, anche se
sono stati per la
maggior parte personaggi di sfondo, mi pareva giusto lasciare loro uno
spazietto, giusto per ricordare quanto siano uniti e quanto tengano
alla loro
amicizia. Anche dopo la maturità non si separeranno mai. E
poi Rufy è stato
parecchio messo in mezzo nelle situazioni imbarazzanti, quindi a detta
mia ci
stava. Beh, loro avranno una vita davanti e continueranno a combinarne
delle
belle! Anche con loro spero di aver fatto un buon lavoro ^^
Ace e
Marco. Mi pare
giusto ammettere che, all’inizio, questa fic doveva trattare
solo il rapporto
tra Kidd e Law, ma poi mi sono lasciata prendere la mano e ciao, ci ho
messo in
mezzo capre e cavoli, ma ho notato che molti stravedono per questi due
personaggi, quindi evviva, ho fatto il botto! Aggiungo che in questi
mesi sia
Ace che Marco hanno conquistato il mio cuore completamente, non solo
come
coppia, stanno bene anche come amici o come volete vederli, ma proprio
per il
loro carattere.
Insomma,
ecco che anche
per loro le cose vanno a gonfie vele. Dopo l’imbarazzante
incontro con
Barbabianca che si, vi ho risparmiato, ma che magari butterò
in mezzo da
qualche parte più avanti, non lo so, Ace non ha
più voluto vedere il vecchio
genitore del suo ragazzo, si, hanno ufficializzato la cosa **. Ad ogni
modo non
sarà un problema per Marco convincerlo, soprattutto se gli
fa proposte dolci
come quella che avete letto. Mi spiace, non ce l’ho fatta a
non renderli
ruffiani e coccolosi, ma almeno mi sono rifatta con i racconti di Law,
parlando
di come Thatch e compagnia vadano a recuperare il ragazzino in
appartamento per
portarlo alle cene. Povera anima :D si vogliono tutti così
tanto bene! E io
sono persa per Thatch, mi dispiace, lui e il suo savoir faire!
E poi
ciao Kidd, lo
sappiamo tutti che adori i tuoi momenti di pace con Trafalgar. Insomma,
non
siete capaci di stare fermi neanche a letto! Ma lascia che te lo dica,
amico
mio, anche a me togli il respiro.
Anche
Eustass Kidd, da
quando ho iniziato a descriverlo sempre di più, mi ha
praticamente fatta
collassare. Ho un debole per i suoi capelli e non so se avete presente
la sua
voce nella versione italiana che usa a Sabaody ma, dannazione,
è così…
Afhjdvusi! Va bene, sono calma ^^ andatevela comunque ad ascoltare.
Bene,
insomma, Law si
ubriaca di nuovo e abbassa la guardia, cosa che va tutta a favore del
caro
Kidd, il quale non perde tempo per registrare e filmare ogni cosa. Se
Trafalgar
ha le foto nel cassetto, Eustass ha tutto nel computer. Dio, non
cambieranno
mai. Ma a loro sta bene così perché Kidd
è contento e Law sorride, non ghigna,
SORRIDE. Io non ho mai visto un amore più bello di questo,
fatto di insulti e
bestemmie, ma, sotto sotto, anche di piccoli gesti innocenti e
diabetici. Loro
sono stati la mia più grande paura e a volte hanno rischiato
di mandarmi via di
testa. Non sapevo se esageravo o se facevo troppo poco e temevo sempre
di
renderli OOC, cosa che temo ancora, ma mi affido a voi per migliorare e
sistemare le cose! Che altro? Spero che vi abbiano fatti ridere,
piangere (Oh,
quello si, me l’avete detto, muahaha u.u), sorridere ed
esasperare.
E tutto
si conclude con
l’arrivo di settembre (Ci eravamo lasciati più o
meno a metà febbraio) e con
l’inizio dei corsi universitari. Sorpresa: Kidd ha ripreso
gli studi. Vi
ricordate che, quando Law lo aveva allontanato, il rosso aveva fatto un
pensiero riguardante questo argomento? Lui, anche se non lo avrebbe mai
ammesso, un po’ ci sperava di alzarsi la mattina e andare
all’università assieme
al suo stronzo preferito. Beh, ci è riuscito a quanto pare e
passeggiano pure
per manina, LOL :D Sempre per una scommessa, non certo per loro scelta,
figuriamoci :D
Aspettate,
è in arrivo
un fratellino per Kidd? Gesù Santissimo!
Okay, a
parte questo,
volevo dire a tutti che Smoker non poteva lasciare che Trafalgar
finisse in
tribunale per aver ucciso un uomo, troppi casini, tutto infatti
è stato più
facile dato che, assumendosi la responsabilità, nessuno ha
avuto nulla da dire
visto che l’azione é stata compiuta da un
poliziotto. I testimoni, ovviamente,
sono stati messi a tacere. Meglio così, direi.
‘…
tutti sembravano condividere l’idea che premere il grilletto
fosse stato un
atto di sincero, come dire… ‘.
Si,
voleva dire un
gesto di sincero amore, ma non
riesce
nemmeno a pensarlo :D e il pensiero smielato che scaccia riguarda le
loro mani amorevolmente intrecciate
:D
‘Grazie,
Kidd’.
Ma grazie
a te stella
bella! Lo so che vi amate, lo so, ma mi sta bene che non vogliate
ammetterlo,
però siete così fottutamente belli! Un grazie ci
stava, dopotutto Eustass gli
ha salvato la vita e i loro sguardi bastano e avanzano a detta mia per
trasmettersi
quell’affetto, quel qualcosa
che
provano l’uno per l’altro.
Un paio
di battute e
insulti coloriti ed ecco che trovano il modo per stare zitti e andare
d’accordo. Un bacio ci sta sempre bene e i loro sono
sentimenti ricambiati e,
appunto, reciproci.
Beh,
gente, mi sa che
anche qui adesso dovrò scrivere The
End.
No
invece, perché ho
una lunga lista di anime sante da ringrazia e a cui fare un monumento.
Allora,
ringrazio di cuore tutti coloro che hanno inserito la storia nelle
preferite,
seguite e ricordate, continuo a credere di non meritare così
tanto, ma il
minimo che posso fare è ringraziarvi di aver seguito e
sopportato con pazienza
la long, scleri e impazienza a parte. Sono consapevole di avervi fatto
un po’
dannare ^^
Ringrazio
ora tutti quelli
che hanno seguito la storia dall’inizio, da metà o
dalla fine e tutti i lettori
silenziosi che capisco perfettamente. Io mi sono fatta un anno da
fantasma in
questo sito prima di farmi sentire e invito tutti a mettersi in gioco,
a
sognare e a pubblicare i loro lavori. Tutto è degno di nota
a mio parere.
E ora
passo a
ringraziare di cuore coloro che hanno lasciato un commento o recensito
i vari
capitoli come Quinn Fabray, SaraPallina,
_Lawliet, Zara Nasashi, FemPhoe, Ace of Spades, super_googletta97,
Najia,
An11na, Incantatrice_Violeta e callas d snape, siete state
tutte
gentilissime a lasciarmi il vostro punto di vista che ho apprezzato
tantissimo,
perciò grazie infinite per tutto ^^
Un
ringraziamento
particolare va a Aliaaara, Jeta, Ikki,
tatarella20 e Acchan074 e
alle
loro recensioni sempre divertenti da leggere e sempre presenti. Siete
state
adorabili, non so davvero cosa dire per ringraziarvi ^^
Infine un
ringraziamento speciale lo voglio lasciare a FlameOfLife,
per le splendide recensioni, la simpatia, l’amicizia e
la pazienza che ha portato, compresi i validi consigli che mi ha dato e
tutta
la gentilezza che mi ha dimostrato. Ti mando un abbraccione enorme e ti
ringrazio tantissimo ** E come dimenticare _Rouge
(che continuerò a chiamare madre solo perché qui
mi sono autonominata Ace) che
in una sera ha speso metà della sua vita per recensire la
storia da capo e per
aver continuato a sostenermi. Sono in debito, ricordalo, e sei
semplicemente
fantastica, grazie di cuore per tutto ** Concludo con
l’elogiare EmmaStarr,
ciao dolcezza, per l’impresa
che sta portando avanti con costanza e che mi fa sorridere ogni volta
illuminandomi la giornata. Grazie per le splendide recensioni che mi
lasci
piene di particolari, storia e ilarità, sei unica, ragazza,
non scordarlo, e
grazie infinite, non ci sono altre parole :3 presto ti
sposerò!
Ho finito
anche qui e
non so bene cosa si deve dire in questi casi, uhm, è tutto?
Fine? Ad ogni modo
vi ringrazio nuovamente, siete stati splendidi, dal primo
all’ultimo e davvero
spero solo di avervi sollevato l’umore ogni fine settimana
con questa storia e
spero che vi sia piaciuta e che vi abbia strappato qualche sorriso (:
Tra poco
ho finito,
lascio solo l’avviso, per chi mi avesse creduta morta, che
presto concluderò ‘It’s
all about you’ dato che non
c’è più
il pericolo spoiler e arriverà anche il capitolo di ‘Chi non muore si rivede’.
Tutto Coming Soon u.u
E adesso
basta, filate
a prepararvi per il sabato sera e divertitevi, festeggiate anche per
me, grazie
:D
Gente,
niente, statemi
bene, vi adoro e siete tutti splendidi e non smetterò mai di
mandarvi abbracci,
spargere cioccolatini e regalare unicorni rosa.
Ancora
grazie infinite
dal profondo del cuore!
Cala il
sipario e si
spengono le luci.
See ya,