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Autore: Hey Catnip    23/03/2014    8 recensioni
"...la mia attenzione cade su un’altra lettera, poggiata accanto alla mia bisaccia da caccia. Non l’avevo notata prima, deve averla portata Sae mentre dormivo. No, la data risale a mesi prima, poco dopo il mio rientro al distretto 12."
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Quando mi sveglio la luce del sole filtra dalla finestra rischiarando la stanza e rendendo inutili i miei tentativi di riaddormentarmi. Dopotutto ho dormito molto poco stanotte.

Alzo la testa e non riesco a evitare di sorridere quando vedo Gale che dorme profondamente nonostante un impertinente raggio di sole che gli illumina il viso e riempie di riflessi i suoi capelli scuri.
Resto a guardarlo a lungo, un’ora forse, riflettendo su come sia cambiata la mia vita in un solo giorno.
Ieri mattina ero ancora rinchiusa in quel terribile stato di apatia, indifferente alla mia stessa vita, e ora sono qui, tra le sue braccia. Braccia forti che mi hanno sostenuta nei momenti più difficili ma che troppo spesso ho rifiutato, credendo che non potessero riuscire a comprendere fino in fondo ciò che stessi passando. E invece lo avrebbero fatto meglio di chiunque altro se solo gliene avessi dato la possibilità, perché nessuno mi conosce come Gale. Nessuno può dare voce ai miei silenzi meglio di lui. Come vorrei averlo capito prima... di certo avrei risparmiato un bel po’ di dolore a entrambi.
Ripenso a tutti i momenti che abbiamo condiviso in questi anni e mille immagini mi scorrono davanti agli occhi: i pomeriggi di caccia, quelli al lago a pescare, le sere al Forno, io che gli insegno a nuotare, lui a piazzare trappole, io che gli regalo uno dei miei preziosi archi, dimostrandogli così la mia fiducia, lui che mi porta in braccio fino a casa, quando mi torsi un ginocchio, e tante altre…
Che coppia eravamo, uniti dalla necessità e dalla responsabilità di sfamare le nostre famiglie ma soprattutto dalla nostra amicizia. Un'amicizia vera, indistruttibile, di quelle che il tempo non può scalfire ma solo rendere più forte. Nonostante tutto quello che è successo dalla Mietitura ad oggi, noi siamo ancora qui a farci forza l’un l’altro.
Insieme a lui sta tornando la mia voglia di vivere, di dare un senso a tutto quello che ho perso. A tutti quelli che ho perso.
Un leggero movimento del braccio che mi circonda la vita mi dice che Gale si è svegliato e infatti quando alzo lo sguardo verso di lui vedo i suoi occhi assonnati e ancora semichiusi che mi osservano.
— Buongiorno — dice cercando inutilmente di soffocare uno sbadiglio — Sei sveglia da molto? —
— Un po’ —
— Avresti potuto svegliarmi —
— È ancora presto e stanotte non hai dormito molto, quindi ho preferito lasciarti riposare ancora un po' —
— Già, è stata una nottataccia — dice stiracchiandosi.
Un velo di tristezza scende sul suo viso quindi decido di cambiare argomento. Parlare di incubi notturni appena svegli non è certo il modo migliore per iniziare una giornata.
— Andiamo a fare colazione, mi brontola lo stomaco — mi alzo e mi avvio verso la porta.
Mi giro verso Gale e vedendo che è ancora a letto prendo un cuscino e glielo lancio colpendolo dritto in faccia.
— Alzati, ho fame! —
Gale inizia a ridere ma non accenna ad alzarsi. La mia prossima arma è una pantofola.
— Alzati o ti becchi questa sul naso. Sai che ho un’ottima mira — gli dico cercando inutilmente di assumere un tono minaccioso.
— D’accordo, mi alzo — Gale solleva le mani in segno di resa e scalcia via le lenzuola.
Dopo aver fatto colazione decidiamo di andare a caccia. Gale sistema le trappole mentre io raccolgo more e erbe, dopodiché ci inoltriamo nel folto dei boschi, muovendoci come sempre in perfetta sincronia. Quando ci riteniamo soddisfatti da ciò che siamo riusciti a cacciare andiamo al lago.
È davvero una bella giornata, il sole è forte e caldo e l’aria piacevole e leggera, perciò dopo aver sistemato le reti per pescare ci stendiamo sull’erba per bearci del calore del sole e del rilassante cinguettio degli uccelli.
Lo sguardo mi cade sulla vecchia casa vicina alla sponda del lago, quella in cui venivo con mio padre da bambina e giocavo alla donna di casa, la stessa casa in cui Gale confessò di amarmi.
Chissà se lo ricorda, penso distrattamente. A giudicare dalla sua espressione malinconica, direi di si.
— È bello qui — mi dice, incrociando le mani dietro la testa e chiudendo gli occhi.
— Ci venivo sempre con mio padre, era il nostro posto speciale — dico — Ero felice qui — aggiungo a mezza voce, lo sguardo perso nel vuoto.
Gale apre gli occhi e mi osserva, come se stesse cercando di leggermi dentro, cosa che riesce a fare senza alcuna difficoltà.
Un po’ in imbarazzo mi alzo e mi avvicino al lago; l’acqua è tiepida e limpida e fa venire voglia di tuffarsi. Perché no, poi? Raccolgo l’acqua con le mani e, avvicinandomi a Gale nel modo più silenzioso possibile, gliela lancio in faccia.
Gale apre gli occhi sorpreso e, dopo avermi rivolto un'occhiata truce, scatta in piedi e in un attimo copre la poca distanza che ci separa, ma scivola sul terreno fangoso atterrando con un tonfo sordo in una pozzanghera melmosa. La sua espressione corrucciata e disgustata mi strppa una risata così forte che mi piego in due, le mani poggiate sulle ginocchia. Ed è a quel punto che Gale mi tira per un braccio e mi ritrovo stesa prima sopra, poi sotto di lui, che mi blocca sedendosi a cavalcioni sulla mia pancia. Mi guarda cercando di mantenere un’espressione seria, ma con scarsi risultati.
— Signorina Everdeen, ridere di chi è in difficoltà è una cosa spregevole e non può restare impunita. A meno che, naturalmente, lei non voglia scusarsi —
— Mai — dico determinata, ma la mia espressione cambia non appena vedo Gale prendere un’enorme quantità di fango con le mani e alzarla proprio sopra il mio viso.
— È la sua ultima parola? —
— Si — rispondo in tono di sfida, sperando che non faccia ciò sembra voglia fare.
E invece lo fa. Giro la testa da una parte all’altra, ma questo non impedisce alle mani di Gale di riempirmi il viso di fango tiepido e viscido.
— Basta, basta, mi arrendo —
— D’accordo — risponde Gale soddisfatto, alzandosi e avvicinandosi al lago per sciacquarsi le mani.
Ne approfitto per abbassarmi a raccogliere del fango.
— Gale? — dico, fingendo un tono confuso per attirare la sua attenzione.
Non appena si volta verso di me si ritrova il viso coperto di fango. Prima che possa rendersi conto di ciò che è successo scappo via, ma inspiegabilmente me lo ritrovo davanti. Dannate le sue gambe lunghe. Sono braccata. L’unica via di fuga è il lago; senza pensarci due volte mi tuffo, lasciando che l’acqua tiepida lavi via tutto il fango e lo sporco. Quando riemergo, vedo Gale che scuote la testa ridendo, le mani sui fianchi.
— Dai, tuffati —
Lo vedo esitare qualche istante prima di togliersi le scarpe e lanciarsi in acqua per raggiungermi.
Passiamo gran parte della mattina a nuotare, giocare e spruzzarci, divertendoci come non facevamo da tempo, spensierati come dovrebbero essere tutti i ragazzi della nostra età. Usciamo dall’acqua e dopo esserci tolti la maglia e i pantaloni per farli asciugare ci stendiamo su un enorme masso caldo.
Mentre mi sciolgo la treccia noto di nuovo la bruciatura sulla parte interna dell’avambraccio di Gale. Lui intercetta il mio sguardo e sospira.
— Pacificatori. Quando mi catturarono a Capitol City. Volevano sapere dove fossi e quali fossero i tuoi piani, se c’era qualcun altro ad aiutarti o agissi da sola. Ogni volta che non rispondevo a una delle loro domande partiva una scarica elettrica sempre più forte. Quando si sono resi conto che non avrei rivelato nulla hanno deciso di “premiare la mia fedeltà alla Ghiandaia Imitatrice” marchiandomela a fuoco sulla pelle, trafitta al collo da una freccia come buon auspicio per la tua morte —
Orrore. Disgusto. Rabbia.
Le lacrime iniziano a bruciarmi gli occhi al pensiero di ciò che ha dovuto sopportare a causa mia.
Gale sembra leggermi nel pensiero e con una mano mi solleva il mento, costringendomi a guardarlo negli occhi. Occhi grigi e tormentati, colmi di dolore.
— Non è colpa tua, non pensarlo neanche per un secondo. Nulla può cambiare ciò che è successo, lo sai meglio di me, quindi l’unica cosa che possiamo fare è mettere da parte i momenti brutti e ricordare solo quelli belli, quelli che ci hanno reso felici — esita qualche secondo, poi mi stringe ddelicatamente tra le sue braccia.
— Puoi farcela, possiamo farcela — mi sussurra tra i capelli.
— Insieme? — mi sento chiedergli.
— Insieme — ripete lui, stringendomi più forte — Ora andiamo a casa —
Ci rivestiamo, raccogliamo tutto ciò che abbiamo ricavato da caccia e pesca e, archi in spalla, ci incamminiamo in silenzio. Quando arriviamo al Prato, Gale mi guarda con un mezzo sorriso e un sopracciglio alzato.
— L’ultimo che arriva alla recinzione, cucina e lava i piatti per una settimana —
— Ci sto —
— Pronti…VIA! —
Inizio a correre ma Gale è molto più veloce e quando copro i 100 mt che mi separavano dalla recinzione lui è già li, appoggiato a un albero con aria soddisfatta.
— Ops…hai perso — dice, fingendosi dispiaciuto — Allora, cosa mangiamo stasera? — mi prende in giro.
— Anemone nemorosa* — rispondo, inclinando la testa di lato e sorridendo nel modo più dolce che mi riesce.
Gale scoppia in una risata fragorosa
— Vorresti avvelenarmi, Catnip? —
— Potrei farlo, non provocarmi — 
Dopo essermi lavata e aver indossato abiti puliti mi dirigo in cucina per preparare la cena.
Sono così concentrata che non mi accorgo di Gale finchè non me lo ritrovo davanti, un’espressione divertita sul volto, i capelli ancora bagnati dopo la doccia.
— Sparisci — sbraito prima che possa prendermi in giro di nuovo, così gira le spalle sbuffando e va in salone ad accendere il camino.
Finalmente la cena - se così si può definirla - è pronta e iniziamo a mangiare.
— Beh, mi aspettavo di peggio e invece oltre a essere commestibile ha anche sapore. Cibo saporito. Non me lo sarei mai aspettato da te. — dice Gale ingoiando l'ultimo boccone.
— Mai sottovalutarmi, Hawthorne — lo rimbecco io compiaciuta alzandomi per sparecchiare. Gale ride e mi toglie i piatti sporchi di mano.
— Ci penso io — dice prima di scomparire in cucina.
Insieme facciamo prima — gli dico infilandomi i guanti.
— D’accordo — sorride e si sposta per farmi spazio accanto a lui davanti al lavello.
— Ecco qui — dice Gale. Chiude le ante della credenza e si dirige in salone.
Rimaniamo seduti sul divano a guardare le fiamme in silenzio, finchè Gale non si schiarisce la gola e con voce incerta mi fa una domanda che mai mi sarei aspettata di sentire da lui.
— Hai avuto notizie di Peeta? —
Sbatto le palpebre più volte concentrandomi sul fuoco che danza nel camino.
— Katniss? — mi incalza Gale
Sospiro e bevo un lungo sorso di tè.
— L’ultima volta che l’ho visto è stata mentre i Pacificatori mi portavano via dopo che avevo ucciso la Coin — chiudo gli occhi rabbrividendo al ricordo di quei momenti.
Quando li riapro mi rendo conto dallo sguardo di Gale che sono necessarie altre spiegazioni. Devo essere sincera, dirgli tutto. In fin dei conti lui lo è stato con me, mi ha detto tutto sulla bruciatura anche se il ricordo era doloroso. Così bevo un altro sorso di tè e continuo.
— Mi ha impedito di prendere il Morso della Notte e…e mi ha detto che finalmente avrei avuto anche io ciò che meritavo —
Sento Gale deglutire e poi stringermi la mano.
— Non era lui, Katniss. Il vero Peeta non lo avrebbe mai fatto —
— Il vero Peeta non esiste più, Capitol City ha ucciso anche lui — dico amaramente.
— No. Il vero Peeta c’era e lottava per tornare, ma nei momenti di agitazione, paura, caos, la sua…versione cattiva aveva la meglio. Non colpevolizzarlo per qualcosa che non poteva controllare —
Sono sorpresa dalla veemenza con cui Gale difende Peeta visto tutto quello che c’è stato tra noi.
— Vero o meno ormai non importa, appartiene al passato —
Gale emette un lungo sospiro.
— Non puoi sperare in un futuro sereno se non regoli i conti col passato — mi dice, prendendo le tazze vuote per portarle in cucina. Resto qualche minuto a riflettere su quanto ha appena detto, poi lo raggiungo.
Sono circa le 23 quando saliamo le scale per andare a dormire.
Arrivati davanti alla porta della mia stanza Gale mi bacia una guancia e si volta, ma prima che riesca ad allontanarsi gli afferro la mano e lo invito a seguirmi nella mia camera. Mi addormento serena sapendo che stanotte non ci saranno incubi, ma solo le sue braccia a tenermi al sicuro.


*L'anemone nemorosa, anche chiamata anemone dei boschi, è una piccola pianta dai fiori bianchi che fiorisce da febbraio ad aprile; è diffusa in Nordamerica e se ingerita è mortale. Scelta tra le altre piante velonose, oltre che per il luogo e il periodo di fioritura, anche per il fatto che appartiene alla famiglia delle Ranunculaceae, pianta da cui prende il nome il gatto tanto odiato da Katniss.




Salve a tutti! Allora...questo capitolo come avrete notato è diverso dagli altri, e forse sono andata anche un pò OOC
(ma come dirlo, in realtà? La simpaticona della Collins non ci ha mai fornito una versione "spensierata" dei personaggi,
e io ho cercato di renderla al meglio restando il più possibile fedele ai loro tratti basilari)
ma ci voleva proprio un episodio più allegro e privo di quell'angoscia che caratterizza la trilogia
( ma, d'altronde, tratta di guerra e distruzione, come potrebbe essere allegra e gioiosa?!).
I due capoccioni sono sempre più vicini, stanno rimettendo insieme i cocci del rapporto che Hunger Games e guerra hanno quasi distrutto.
In questo capitolo è spuntato fuori anche il caro, vecchio Peeta, che come avete letto nell'ultimo incontro con Katniss era nella sua versione "folle".
Che altro dire, spero vi piaccia!
Grazie a tutti per le recensioni, in particolare FedeFranci96, Cry_Stal17, ElyAlien14, foreverahero00, ViolaS098 e katniss_jackson,
che mi seguono e recensiscono sempre <3


Catnip
  
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