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Autore: Kary91    01/04/2014    7 recensioni
{Rory/Prim | Mini Long di 4 Capitoli}
Fu solo in quel momento, con Prim stretta a lui e il suo profumo a stuzzicargli delicatamente le narici, che l’avvertì di nuovo: la sensazione che aveva perso con l’arrivo delle bombe e che temeva non avrebbe mai più ritrovato. Era qualcosa che si poteva riassumere in una sola parola, una parola composta da quattro lettere: c.a.s.a.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Primrose Everdeen, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Re Rossi e Brutti Anatroccoli; '
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E. Y. E.S. O.P.E.N.
[2]

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«In backyards, winning battles with our wooden swords

But now we've stepped into a cruel world

Where everybody stands and keeps score

Keep your eyes open.»

 

“Vieni con me” sussurrò Prim all’orecchio di Rory, facendolo sorridere. Il ragazzino scoccò un’occhiata cauta alla madre, che stava sistemando con cura dei vestiti di Gale in un cassetto, e sgusciò fuori dall’unità, preceduto dall’amica. Le luci erano state spente da una quindicina di minuti e l’unico rumore che echeggiava per i corridoi era quello dei loro passi, ma non c’era poi così tanta differenza rispetto al giorno: il Distretto 13 era quasi sempre silenzioso. Rory lo detestava anche per quello.

I due ragazzi attraversarono a passo svelto la stanza principale dell’ospedale, cercando di non attirare troppo l’attenzione. Prim guidò l’amico lungo l’atrio, introducendosi poi in uno dei corridoi sulla destra: sembrava conoscere quel posto a memoria. Si fermò solo quando raggiunsero la nursery dell’edificio; in quel momento Rory riconobbe un rumore di passi che si stavano avvicinando e afferrò d’istinto la mano di Prim, attirandola a sé verso la parete. Un infermiere attraversò rapidamente il corridoio opposto, senza accorgersi della loro presenza. Una volta soli i due ragazzi si allontanarono dal muro, visibilmente sollevati.

 “Occhi sempre aperti” ricordò con un sorriso Rory, lasciando andare la mano dell’amica. Prim ricambiò il sorriso, prima di scuotere il capo con finta rassegnazione.

 “Era un po’ che non te lo sentivo più dire” osservò, prima di avvicinarsi ai vetri della nursery. “Mi fa pensare a quando eravamo piccoli. Vieni qui” aggiunse poi, facendo cenno a Rory di seguirla. “Voglio farti conoscere qualcuno.”

Il giovane aggrottò le sopracciglia con aria perplessa, ma acconsentì comunque. Sbirciò oltre il vetro, analizzando con lo sguardo i piccoli pazienti che riposavano nei rispettivi lettini: erano tre. Tre neonati soltanto, in tutto l’ospedale.

“Non sono bellissimi?” mormorò Prim, analizzando incantata i movimenti di uno dei bambini. Rory si strinse nelle spalle, esibendo un’espressione poco convinta.

“Mi hai portato qui per vedere dei marmocchi?” chiese poi con un sorriso per mascherare la punta di delusione nel tono di voce. Aveva sperato in ben altro quando Prim gli aveva chiesto di seguirla fuori dall’unità.  “Ho due fratelli più piccoli, so come sono fatti i bambini.”

La ragazzina sorrise, alzando gli occhi al cielo.

“Non è solo per questo” rispose, avvicinandosi a Rory. “Lo vedi quel bimbo lì? Quello al centro” chiese, sorridendo a uno dei tre neonati. “Viene dal Giacimento come noi: è orfano” aggiunse, con la voce che le tremava leggermente. “Il papà è morto durante i bombardamenti e la mamma non ce l’ha fatta a superare il parto. Ci sono stati dei problemi… Era denutrita e aveva perso molto sangue per via di una ferita alla gamba. Forse te la ricordi, avevo aiutato mia madre a medicarla, la notte delle esplosioni.”

Rory annuì; istintivamente allungò il braccio per stringere la mano di Prim. L’amica ricambiò la stretta e premette la fronte contro il vetro.

 “Non ha nemmeno un nome” mormorò, rivolgendo un sorriso triste al neonato addormentato. “Pensavo che avresti potuto aiutarmi a sceglierne uno. Può essere di quattro lettere, se vuoi” aggiunse, voltandosi verso di Rory. Il ragazzino arrossì leggermente, tornando a osservare i tre bambini nella nursery. Seguendo l’esempio del padre, Rory aveva sviluppato una fissazione insolita per le parole da quattro lettere, e si divertiva spesso a inserirne il più possibile in una frase, sfidando Prim a fare altrettanto.

“Non sono molto bravo con queste cose” ammise infine, dando una scrollata spalle. Prim gli sorrise.

“Avrei voluto far venire anche ‘Leen, ma quando sono passata da lei sua madre mi ha detto che stava dormendo” spiegò poi la ragazzina, senza distogliere lo sguardo dal neonato. “Sarà dispiaciuta quando glielo racconterò: tu le piaci, Rory” rivelò infine, guardando l’amico di sottecchi; il solito sorriso dolce era arricchito da una lieve punta di malizia. “Le piaci praticamente da sempre”.

Rory distolse lo sguardo, fingendosi noncurante.

“Non mi interessa avere la ragazza” rispose in tono di voce asciutto, stringendosi nelle spalle. Non era vero, e si dava mentalmente dello stupido ogni volta che pronunciava frasi simili di fronte a Prim. La verità era che Eileen, tutto sommato, gli piaceva: era bella, spiritosa e sempre gentile con i suoi fratelli più piccoli, ma non ne era innamorato. Non si era mai interessato a nessuna in quel senso, al di fuori di Prim, e non credeva che l’avrebbe mai fatto. Anche se ormai stava crescendo. Anche se non era più il ragazzino di otto anni che si era preso una strigliata dalla madre, pur di far sorridere la sua migliore amica. Perché era quello che piaceva al Rory di otto anni: vedere Prim felice. Aiutarla a sminuzzare le erbe per le medicine della signora Everdeen e tenerle la mano durante i pomeriggi di Mietitura, mentre attendevano il ritorno dei fratelli maggiori dalla piazza. Adesso che di anni ne aveva tredici, Rory l’avrebbe portata volentieri su un cumulo di scorie della miniera per baciarla, come faceva Gale con le ragazze quando aveva più o meno la sua età: ma i cumuli non c’erano più e nemmeno le miniere. Il Distretto 12 era più vuoto dei loro stomaci durante gli inverni rigidi al Giacimento e lui e Prim non avevano più un posto da chiamare casa. Gli mancava la sua vecchia vita. Al 13 lui e la sua famiglia non dovevano più lottare per procurarsi due pasti scarsi al giorno e ricevevano vestiti puliti e in buono stato ogni qualvolta ne avessero bisogno, ma erano controllati dal mattino alla sera. Non potevano uscire all’aperto e non c’era nemmeno un filo di verde a ravvivare il grigio delle loro uniformi. Non c’era la sensazione rassicurante che Rory aveva provato in passato nel rientrare ogni sera, dopo aver consegnato il bucato alle famiglie dei commercianti, al pensiero di essere  finalmente a casa. Non c’era il nero del carbone, ma nemmeno il bianco della neve invernale o la luce tiepida del sole d’estate.

“Che ne dici di Coal?” azzardò infine arrossendo, consapevole dell’assurdità della sua proposta. Indicò il bambino con un cenno del capo, sotto lo sguardo sorpreso di Prim. Coal, carbone. Quattro lettere per un nome che avrebbe sempre ricordato al neonato il suo luogo di provenienza. Anche se lui, a differenza dei due ragazzi, non avrebbe mai corso per il Prato, né atteso con impazienza il ritorno del padre dalle miniere. Prim soppesò le sue parole con aria d’un tratto ravvivata.

“Penso che sia perfetto” concordò infine, sorridendo al neonato. “Piacere di conoscerti, Coal” mormorò con dolcezza, prima di appoggiare il capo sulla spalla di Rory; l’amico le cinse i fianchi con un braccio, adagiando poi il mento sui suoi capelli. Rimasero in silenzio per qualche minuto, intenti ad osservare i volti addormentati dei tre bambini.

Fu in quel momento, con Prim stretta a lui e il suo profumo a stuzzicargli delicatamente le narici, che Rory l’avvertì di nuovo: la sensazione che aveva perso con l’arrivo delle bombe e che temeva non avrebbe mai più ritrovato. Era qualcosa che si poteva riassumere in una sola parola, una parola composta da quattro lettere:  c.a.s.a.

 

Nota dell’autrice.

Questo capitolo partecipa alla - Un anno colmo di prompt - challenge con il prompt Bambini.

Buonasera! Ecco qui il secondo capitolo di questa mini-long. Il passaggio della canzone che apre questa parte in teoria doveva fungere da transizione fra la scena del primo capitolo sull’infanzia di Rory e questa prima scena ambientata al Distretto 13, per questo ci sono gli accenni alle spade di legno, che rimandano al prologo.  Questo capitol purtroppo mi convince decisamente meno del precedente >.< Ma fanno comparsa diversi elementi che ci tenevo ad evidenziare! L’idea della nursery e del bambino orfano, così come la questione del nome mi servivano a rinforzare il concetto dellequattro lettere”, ma anche a sottolineare il cambiamento che stanno vivendo Rory e Prim in seguito ai bombardamenti e al trasferimento. Il riferimento al cumulo di scorie della miniera proviene da un passaggio del terzo libro in cui Gale racconta tutto tranquillo a Katniss di quante ragazze abbia baciato al Distretto 12, dietro la scuola e sul famoso cumulo che era stato menzionato anche nel capitolo precedente. Chiedo scusa in anticipo se troverete qualche parola senza accento e magari con l’apostrofo, ma sto cambiando computer in continuazione e quest’ultimo che ho preso in prestito dalla biblioteca non riconosce l’italiano come lingua su word (la mia battaglia contro la tecnologia prosegue). Dovrei comunque aver corretto tutti gli apostrofi e gli accenti mancati, spero di non averne dimenticato nessuno. Il prossimo capitolo sará ambientato nuovamente al Distretto 13 e a quello seguirá l’epilogo. In serata cercherò di finire di rispondere alle recensioni <3 Un grazie infinite a chiunque stia continuando a leggere questa storia!



Un abbraccio!
Laura

   
 
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