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Autore: Faith Grace    15/04/2014    8 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
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Viva la Vida
Nei capitoli precedenti
"Sabato vuoi uscire con me? Intendo uscire, uscire... ma se tu vuoi solo uscire va anche bene... oppure anche se non vuoi è okay... credo" vociferò imbarazzato il rosso abbassando lo sguardo, le guance appena imporporate di rosso e una mano e grattava febbrilmente dietro la nuca.
A quella visione davvero dolce e quasi buffa, Roxas non poté fare a meno di sorridere caldamente, questa volta il sorriso fu vero "Va bene. Sabato è perfetto"

"Io lo odio perché è capace di abbattere i miei muri difensivi e farmi vacillare... mi fa sentire bene e in pace con il mondo, mi fa dimenticare l'odio e le bugie e le sofferenze"
"Credi che possa aiutarti a superare tutto?"
"Leon... qui si parla del ragazzino pazzo che è stato rinchiuso in un reparto psichiatrico senza che avesse la minima idea di quello che gli stesse accadendo intorno" Roxas appoggiò il mento sul palmo della mano sorretta sul bracciolo del divanetto "Cosa ti fa credere che un pazzo possa mai guarire?"



#13. Being in the Loop

Ricordo la neve che imbiancava i marciapiedi affollati di Manhattan e gli alberi spogli che torreggiavano a Central Park, le luminose luci rosse e verdi dei semafori e i taxi gialli che coloravano le strade trafficate.
La parte bassa della grande vetrata del salone era sempre patinata da piccole impronte di mani, memore di tutto il tempo che passavo attaccato ad essa ad ammirare il cambiamento di ogni stagione. L'inverno e l'autunno erano quelle che mi piacevano di meno perché la natura sembrava come morta.
"Woxy. neve!" Sora arrivò di gran corsa con il suo solito sorriso in faccia e incespicando più volte durante il suo tragitto "Usciamo!"
Io mi voltai a guardarlo mentre lui prese a tirarmi la manica della mia maglia con insistenza e continuava a esortarmi di uscire a giocare con lui.
"Ho... ho chiesto a papà! Ha detto sì"
"Oh" abbassai lo sguardo al suolo.
Udii delle voci nell'altra stanza e Sephiroth ci venne incontro sorridente e con lo sguardo magnetico fisso su di me.
"Sora, la tua mamma ti sta cercando. Vai da lei così finisce di vestirti e potrete uscire a giocare con la neve"
"Zio Sephy, anche tu vieni con noi?" esclamò entusiasta mio fratello saltellando ai piedi dell'uomo ma essi scosse la testa e con una pacchetta dietro le spalle lo indirizzò verso la porta.
"Io e vostro padre abbiamo del lavoro da sbrigare. Fai il bravo bambino e vai" sulle sue labbra apparve un ghigno alla vista di mio fratello che si allontanava da noi e poi si voltò di nuovo verso di me. Mi studiò come sempre qualche momento più del dovuto, si inginocchiò davanti a me e con la sua grande mano iniziò ad accarezzare prima i miei capelli e poi lentamente giù verso il mio volto "Non mancherà tempo per giocare insieme, eh?"
Io mi sottrassi a quel tocco, per me quasi snervante, e feci un passetto indietro.
"Sei troppo timido. Se scappi sempre come ci divertiremo?" mi chiese l'uomo non aspettandosi una risposta da me, infatti inarcò poi un sopracciglio e sul suo viso apparve un sorriso che non mi rassicurò per niente "Hai ragione... così sarà più divertente"
Io trattenni il respiro e abbassai lo sguardo, arretrando ancora. Solo troppo tardi mi accorsi di essermi chiuso in un vicolo cieco, ero appiattito contro la vetrata.
"Vi piace scappare e farvi desiderare vero?" Sephiroth si alzò in piedi e mi prese in braccio senza troppa fatica. Io mi agitai e mi divincolai ma la sua presa era ferrea e mi tenne stretto a sé, con una mano dietro il capo in modo che avessi la faccia premuta contro la sua spalla "Non vedo l'ora di giocare con te, piccolo Cloud"


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"Oggi dopo gli allenamenti io e Riku ci fermiamo al Labs Roaster per un frappuccino, forse ci raggiungono anche Kairi e Larxene. Se ti va puoi unirti a noi e poi passi a trovarlo"
Sora si appoggiò al muro accanto a quello
del rosso e lanciò un'occhiata in fondo al corridoio, in attesa dell'arrivo della sua amica così da poter raggiungere la prossima classe insieme. La testa di Axel emerse dal suo armadietto, genuinamente stupito da quella proposta arrivata così di punto in bianco e poi scrollò le spalle.
"Grazie ma non voglio scroccare sempre il passaggio da Riku. Oggi i miei allenamenti sono anticipati quindi posso passare a casa a prendere la macchina e poi vado da Roxas"
"Come vuoi" il più piccolo fece spallucce e si raddrizzò sulle gambe quando vide l'amica venirgli incontro "Ciao Kai!"
"SORAAA! Mi sei mancato tantissimo" esclamò lei gettandosi letteralmente addosso al castano e stritolandolo in un abbraccio da orso, solo dopo che lo ebbe allisciato per bene Kairi si girò per salutare il cugino in maniera molto meno enfatica, cosa che a lui non dispiacque affatto "Ciao Ax, ricorda a quel ritardato di Dem che deve restituirmi le riviste di moda"
Axel la salutò con un cenno del capo e scarno interesse ma si soffermò a studiare perplesso i suoi atteggiamenti. Da quando Kairi era venuta a sapere che Riku e Sora per poco non erano finiti a letto, dopo la festa di Halloween, era diventata ancora più appiccicosa nei confronti di quest'ultimo e sfruttava ogni istante di assenza dell'albino per abbracciarlo, sbaciucchiarlo e fare la civetta. Non avrebbe dovuto arrendersi all'evidenza che i due si piacevano? Axel davvero non capiva la logica delle ragazze e non si sforzava di farlo.
In mezzo a tutto quel caos di ordine generale, non si capacitò neanche di come vi riuscì ma la sua attenzione fu improvvisamente catturata da una chioma blu fin troppo conosciuta e subito il suo corpo fu pervaso da una scossa di adrenalina. Chiuse con un tonfo il suo armadietto, afferrò la sua borsa e si voltò di nuovo per individuarla tra tutte le persone che affollavano il corridoio ma era scomparsa. Era
sicuro di non essersi sbagliato, anche se l'aveva vista per un breve secondo, e sapeva anche dove andarla a cercare.
Non si fermò neanche a salutare gli altri che subito iniziò a camminare a passo spedito, scartando e sorpassando orde di studenti che si affrettavano a raggiungere le varie aule, scese le scale, superò la sua classe, svoltò a sinistra, imprecò un paio di volte per essere stato fermato da Seifer e banda che lo voleva sfidare a quel suo assurdo gioco con mazze da baseball e palline colorate, imboccò un altro corridoio, uscì dalla porta antincendio e attraversò il cortile per raggiungere il retro degli spalti del campo di rugby.
Saix era lì, al telefono, eretto in tutta la sua maestosa presenza, con i capelli che fluivano leggiadri al vento e gli occhi felini puntati sull'erba davanti a sé. Appena vide Axel si affrettò subito a chiudere la conversazione e mise via il cellulare.
I due si scrutarono per lunghi istanti senza emettere fiato, l'uno di fronte all'altro e gli sguardi duri come a voler prevaricare l'uno sull'altro in una tacita sfida mentale, la tensione era palpabile sebbene non fosse in corso uno scontro vero e proprio - o almeno non ancora - poi Saix stirò le labbra ed emise una risatina gutturale che prese il rosso alla sprovvista.
"Che hai da ridere?" sbottò immediatamente Axel aggrottando la fronte.
"Piantala" esordì canzonatorio ma con un velo di machiavellismo mentre avanzava verso di lui e l'altro si ritrovò ad indietreggiare appena, intimidito da quelle pupille dorate.
"Di fare che?" si ritrovò quasi a squittire come un topolino in gabbia quando l'altro gli fu a pochi centimetri di distanza.
"Il sostenuto... sei così rigido che sembra che hai una mazza su per il culo"
Axel represse un forte istinto violento "E cosa vorresti fare a riguardo?"
"Continuare a tormentarti. Mi stai sul cazzo quando fai così"
Il rosso fece per parlare ma si bloccò, si grattò la nuca ed inspirò profonde boccate d'aria ripetendosi di ignorare quelle frecciatine telegrafiche - tanto non erano cosa nuova - e dirottare l'attenzione sull'argomento per cui era andato a cercarlo, e ora per colpa sua stava anche facendo tardi al lezione "Dov'è Xemnas?"
L'altro inarcò un sopracciglio e portò le mani sui fianchi "Cazzo Axel, non ci vediamo da settimane e la prima cosa che mi chiedi è
dov'è Xemnas?"
"Non che la prima cosa che mi hai detto tu sia
stata un complimento..." sbuffò contrariato "In effetti l'ho notato, lui è stato sospeso per tre settimane e anche tu sei sparito dalla circolazione per un bel po'. Che fine hai fatto?"
"Sono partito" lo informò con un vago gesto della mano.
"Strano, io non ne sapevo niente" e alla scrollata di spalle dell'altro, Axel ridusse gli occhi a due fessure e si fece inquisitorio "Sei partito proprio quando il
tuo capo è stato sospeso?"
Saix lo scrutò per un lungo momento ma non espresse parola, incrociò le braccia al petto e piegò la testa di lato, come in attesa di spiegazioni, che non tardarono ad arrivare perché Axel lo conosceva troppo bene ed era anche un po' intimorito dalla sua persona. Infatti il rosso alzò subito le mani in segno di resa e scosse il capo.
"Niente niente, è solo che è
sospetto. Tutto qui"
A quel punto il ragazzo con i capelli blu sospirò e roteò gli occhi "Sono partito con Xemnas-"
"Perché?!" si affrettò a domandare prima che l'altro potesse finire di parlare.
"
Suppongo che tutte queste domande siano dettate da una semplice preoccupazione per il nostro capo" Saix si preoccupò di scegliere accuratamente le parole e sapientemente calcarle con la giusta intonazione per far capire ad Axel come voleva che andassero le cose. Ma il rosso non era dello stesso avviso, dopo aver passato buona parte della sua adolescenza alle dipendenze di Saix aveva deciso di darci un taglio e uscire finalmente dalla sua bolla di cristallo.
"Centra qualcosa l'arresto di un certo Loz?" sibilò Axel stringendo nervosamente i pugni.
L'altro rimase genuinamente stupito da quella domanda, per non dire scioccato, e sgranò le orbite "Cosa hai detto?" accennò in sussurro.
"Gli altri hanno detto di averlo sentito parlare di questo Loz e sembrava parecchio agitato"
Saix si portò una mano al mento e rimase in silenzio per qualche istante con fare riflessivo, abbassò lo sguardo e poi lo riportò su Axel "Cosa sai della questione?"
"Ho sentito qualcosa ai notiziari ma non dicono nulla di che"
"Axel..." disse e poi si zittì un attimo per riflettere "Era nelle mie intenzioni parlartene a breve dal momento che hai iniziato a frequentare lo Strife biondo"
Quel comportamento era davvero inusuale secondo Axel e il fatto che avesse nominato Roxas la cosa si fece quasi più allarmante, così decise di rimanere a vedere cosa gli avrebbe detto.
"Ho cercato più volte di dirtelo ma non mi hai mai ascoltato: allontanati subito da lui. Quel ragazzo ti plagerà, sempre se non l'ha
già fatto. Lui odia Xemnas e la sua famiglia e farà di tutto pur di distruggerla. È pericoloso... sta cercando di soggiogarti, tutto quello che vuole è metterti contro di noi perché lui è solo!"
Axel rimase senza parole, si sarebbe aspettato una reazione negativa da parte sua e invece si era rivelata essere il contrario, ma più di tutto non capiva perché mai stesse dicendo che Roxas era pericoloso. Certo, a volte il ragazzo gli sembrava un po' inquietante quando
parlava di Xemnas o di cose che non gli stavano bene, si vedeva che nascondeva dei segreti e che aveva intenzione di fare qualcosa di cui ignorava la natura; a parte questo però non gli era mai sembrato pericoloso... forse solo molto triste e rassegnato.
"Axie" ignorai i farneticamenti di quei due, presi la mia birra e mi voltai verso Marluxia che mi aveva chiamato "Lascia che ti dica una cosa. Fai attenzione a Saix, lui vuole togliere di mezzo Roxas"
"A me sembra che quello più pericoloso sia Xemnas... ha attaccato verbalmente Roxas senza motivo e l'ha fatto piangere. Sei stato tu ad incitarlo, lo so perché ti ho sentito che gli dicevi che sarebbe stato meglio prenderlo a pugni" l'altro spostò lo sguardo e Axel indurì il tono "Saix ormai non credo più alle tue stronzate, dimmi che cosa avete in mente. Dov'è Xemnas e perché ce l'avete a morte con Roxas?"
"Non sono cose che ti
riguardano, Axel, tutto quello che devi fare tu è non familiarizzare con il nemico"
"Altrimenti cosa?" il rosso lo guardò con tono di sfida che l'altro sorresse senza problemi mentre si avvicinava pericolosamente al suo volto.
"Altrimenti sarà peggio per voi" sibilò il blu afferrando il suo mento e baciandolo poi con violenza.
Axel si divincolò quasi subito e lo spintonò con violenza "Non sono più il tuo giocattolino, lasciami stare!"
"Oh... vedo che inizi a cacciare gli artigli" ghignò malizioso Saix ma Axel non vi badò.
"Voglio parlare con Xemnas. Dov'è? Perché non è tornato a scuola? Ormai le tre settimane sono passate"
Saix indietreggiò di qualche passo giusto per sostenere il suo sguardo e rispose con il suo solito tono serio "Xemnas è lontano da qui. Non so quando tornerà...
se tornerà"
"E che rapporto ha con Loz?"
"È suo fratello"
"Cosa?" Axel sgranò gli occhi e ricordò immediatamente cosa gli aveva detto Roxas qualche settimana prima.
"Loz è il sottoposto di quello che ha ucciso Xion"
Adesso capiva l'agitazione di Marluxia e l'urgenza di Roxas.
Xemnas era nella malavita... e Saix non era da meno.
E questo significava solo una cosa: guai in vista.


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Mi ero rintanato dietro l'angolo del corridoio che portava verso l'atrio, e premevo la mia faccia nel muro nel tentativo di risultare il più invisibile possibile mentre guardavo mio padre che di tutta fretta indossava la sua giacca e si sistemava alla meglio.
"Grazie per essere venuto subito, Sephiroth, ci stai facendo davvero un grande favore. Avrem
mo chiamato qualcun altro oppure una baby sitter ma a quest'ora della notte non tutti erano così disponibili come te" disse piegandosi verso il carrozzino in cui c'era mio fratello.
"Non dirlo neanche per scherzo. Come sta Sora?"
"Non smette più di tossire e a volte fa fatica a respirare. Aerith era spaventata così abbiamo deciso di portarlo in ospedale sperando che non sia niente di grave"
"Sarà il malanno stagionale o al massimo un po' di asma... speriamo in bene"
Fui distratto dall'eco dei tacchi di mia madre che diveniva più forte ad ogni passo che faceva, mi girai verso di lei e puntai lo sguardo in alto, stringendo il mio pupazzo tra le braccia. Quando lei si accorse della mia presenza, si abbassò verso di me e mi guardò con un misto di preoccupazione e dolcezza "Roxas, tesoro, cosa ci fai fuori dal letto a quest'ora?" io non risposi e lei sorrise appena "Volevi venire a dirci ciao?"
"Penso che l'abbiamo svegliato" spiegò Sephiroth che, come mio padre, si era voltato verso l'angolo in cui ero rintanato. Mia madre si alzò di nuovo in piedi e mi prese in braccio, dandomi un forte bacio sulla guancia. Alla vista di quello sguardo acquamarina costantemente puntato su di me, affondai il capo nell'incavo della spalla di mia madre e afferrai con le mani i lembi della sua maglia, come a non volerla lasciare più.
"Allora possiamo andare?" chiese lei raggiungendo i due uomini "Sora è pronto?"
Mio padre annuì "Si è appena addormentato"
"Menomale. Povero amore, doveva essere esausto con tutto quel piangere e tossire" disse dispiaciuta e poi abbassò lo sguardo su di me "Mamma e papà adesso accompagnano il tuo fratellino a curarsi. Torneremo presto, va bene?"
Mia madre mi passò tra le braccia di Sephiroth che iniziò a cullarmi "Avanti Roxas, torniamo a letto. Dici ciao a mamma, papà e Sora"
"Fai il bravo bambino in nostra assenza" disse mio padre mentre mia madre si fermava di nuovo a darmi un bacio sulla guancia.
Quando la porta d'ingresso fu chiusa, Sephiroth si girò di nuovo verso di me e mi sorrise con malizia, io invece cercai come potei di nascondere il viso dietro il mio amato pupazzo.
"Stiamo giocando a nascondino?"
Io scossi il capo mentre continuavo a stringere il mio amico di pezza e lui iniziò a ridere incamminandosi giù per il corridoio "Perché fai il musone?" mi chiese aprendo la porta della stanza che condividevo con Sora, vederla così buia mi incuteva timore "Vedrai che ci divertiremo insieme" sussurrò con uno strano tono al mio orecchio, baciando la mia guancia con gentilezza, e poi mi adagiò sul letto "Ci divertiremo molto, ne sono sicuro"

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Durante il resto della giornata Axel non poté fare a meno di pensare a tutta quella faccenda, stava diventando un'ossessione ormai e sapeva che presto sarebbe diventato pazzo a furia di pensare.
"Fatti, fatti, fatti. Affrontali e risolvili" si ripeteva costantemente massaggiandosi le tempie e cercando di venire a capo di tutte quelle informazioni confusionarie di cui a mano a mano stava venendo in possesso. Durante i vari notiziari aveva sentito più volte parlare di Loz come un malavitoso legato al mondo della droga assieme agli altri fratelli, anch'essi ricercati. Erano tutti degli uomini con i capelli argentati di medie e lunghe dimensioni, avevano la pelle estremamente chiara e le movenze di un gatto. Mettevano i brividi solo a vederli e probabilmente tra di loro ci doveva essere anche Yazoo.
"Ti buchi ancora?"
"No ho smesso... Dico sul serio" rimarcò Larxene con tono annoiato "Dopo quella storia mi sono ammalata e ho passato tutta l'estate e parte dell'autunno in ospedale, ne ho avuto abbastanza"
Larxene aveva parlato di Loz e Roxas aveva proseguito con l'epilogo di Xion. Questo significava che se lei era stata uccisa da dei tipi del genere doveva essere legata a quel bassomondo e probabilmente era coinvolta anche Larxene. Ma cosa c'entrava Roxas con tutto questo? E perché Xemnas viveva ancora libero e alla luce del sole se, ipoteticamente, doveva essere il fratello di un malavitoso e magari coinvolto in qualche losco affare?
Axel era sicuro che a breve gli sarebbe uscito il fumo dalle orecchie.
Non molto tempo dopo, parcheggiò la macchina proprio dietro quella di Aerith nel vialetto davanti la grande villa e appena la vide aprire la portiera del cofano del suo fuoristrada si affrettò subito a scendere per andare ad aiutarla.
"Buongiorno Aerith"
"Ehi Axel, buongiorno a te" la donna si girò verso di lui e gli sorrise caldamente come sempre "Oggi sei arrivato prima del solito"
"Gli allenamenti sono stati anticipati e così ne ho approfittato" lui sorrise in risposta e prese delle casse e sacchi di terra dalle sue mani e la aiutò a scaricare la macchina e posò tutto davanti la porta d'ingresso.
"Bella macchina" commentò la castana raggiungendolo con un'ultima busta di carta tra le braccia, indicando con il capo la Porsche nera dell'altro.
"Grazie" ridacchiò imbarazzato "Dove vanno tutte queste cose?"
"Vieni con me" gli sorrise e aprì la porta per farlo entrare. Posò la busta di carta sull'isola in cucina, lo guidò attraverso il salone e arrivarono nel giardino sul retro "Sei davvero gentile Ax, se fosse così anche Sora la vita sarebbe davvero più semplice" cinguettò contenta camminando a passo svelto nell'erba umida fino a fermarsi davanti a una piccola costruzione poco lontano dalla casa.
"È un piacere"
Lei annuì aprendo la porta che rivelò l'interno di una serra e lo invitò ad entrare "Puoi posare tutto a terra accanto a questi scaffali"
Axel si guardò attorno esterrefatto. Non aveva mai visto una serra, figurarsi entrarci dentro.
Era un edificio di ferro e vetro non molto grande ma neanche troppo piccolo, lo stile delle inferriate gli ricordava vagamente quello vintage-vittoriano e c'erano così tanti tipi di piantine e fiori che molte di esse non le aveva mai viste. Sembrava quasi di essere in un orto botanico.
"È l'unica cosa che ho chiesto a Cloud quando siamo venuti a vivere qui" cominciò Aerith con tono dolce mentre con un annaffiatoio iniziava a bagnare una distesa di fiori in un angolo, sembravano dei narcisi gialli e bianchi. Axel fu distolto dalle sue fantasticherie e le si avvicinò mentre l'altra continuava a parlare "È improntata sullo stile del palazzo di cristallo di Londra, forse non lo conoscerai perché è stato distrutto negli anni '30 ma era un edificio davvero imponente. Sai per un periodo ci ho vissuto, a South Kensington precisamente, ma lì non avevo spazio per i miei fiori... non c'erano neanche i balconi quindi dovevo adattarmi e tenere solo qualche piantina dentro casa" la donna emise una risatina e scosse il capo con leggerezza "Sapeva che mi piacevano i fiori e ogni volta si premura sempre di farmene trovare qualcuno nei paraggi"
"Sono davvero molto belli" mormorò il rosso avvicinandosi a guardarli.
"Non ti dico neanche come ho trovato questi, non ci crederesti mai... sono capaci di nascere e crescere in luoghi avversi ma allo stesso tempo sono così delicati e bisognosi di cure che altrimenti morirebbero nel giro di poco tempo" la vide inginocchiarsi e con una mano andò a sfiorare con tocco delicato i petali gialli, tutto d'un tratto gli parve che si fosse adombrata e il suo tono era diventato quasi amaro "Pensa come se ogni fiore fosse la vita di una persona... un bellissimo fiore unico ed elegante, ognuno di essi è un raro esempio di bellezza e armonia. La loro vita è breve e accidentata, e sarebbero destinati a rinascere se nessuno arrivasse ad estirparli" Aerith si girò verso il ragazzo e aggrottò le sopracciglia "Si dice che un fiore non può crescere senza un po' di pioggia. Ma non è anche vero che troppa pioggia... finisce per ucciderlo?"
Axel abbassò lo sguardo e si ritrovò a boccheggiare un paio di volte prima di prender parola "All'apparenza i fiori possono sembrare delicati... ma sono più forti di quel che sembrano"
Lei ammorbidì lo sguardo "Sei davvero un bravo ragazzo lo sai? Grazie per venire a trovare sempre Roxas... da quando ci sei tu sembra più vitale"
"Figurati, lo faccio con immenso piacere" Axel arrossì appena e distolse lo sguardo e questo fece sorridere la donna.
"Ma non hai altri impegni come lo studio e lo sport? Non vorrei che iniziassi a trascurare i tuoi doveri"
"Non preoccuparti è tutto sotto controllo! Con lo sport riesco a conciliare bene... con lo studio invece... mi aiuta Roxas, è davvero bravo a scuola. Ogni giorno gli porto sempre gli appunti e i compiti delle varie lezioni per non farlo rimanere indietro"
Aerith gli passò una mano tra i capelli con fare materno e poi ritornò a dedicarsi ai propri fiori, sotto lo sguardo vigile del rosso che nel frattempo stava cercando di accumulare un po' di coraggio per farle una domanda.
"Aerith?"cominciò nervosamente mordicchiandosi le unghie delle mani, era così nervoso che sembrava dovesse chiederle la mano di suo figlio.
"Hm?"
"Stavo... stavo pensando se magari questo fine settimana potessi portare Roxas a fare un giro a New York City, ma niente di troppo stancante... andremo con la macchina fino ai vari locali. Vorrei che si svagasse un po', ho paura che il rimanere sempre confinato tra quattro mura stia iniziando a pesargli"
"New York eh?" la donna abbassò lo sguardo e rimuginò qualche istante "Non saprei... ho paura a lasciarlo andare lì"
"Se sei preoccupata che sia ancora troppo debole per uscire allora non preoccuparti, si potrà fare un'altra volta!" si affrettò ad aggiungere l'altro ma lei scosse il capo.
"Non è questo. Roxas e Sora non tornano in centro da quando ci siamo trasferiti qui, non saprei come-"
"Non preoccuparti allora! Io
vivevo a Brooklyn Heights e di tanto in tanto ci torno ancora. Se hai paura che magari possiamo perderci stai tranquilla, quella città la conosco come le mie tasche... beh forse non proprio come le mie tasche, ma la conosco bene"
Aerith sospirò, la sua paura non era quella. In passato avevano lasciato la grande città perché stava diventando pericolosa, soprattutto per lei e Roxas e non si sentiva sicura al pensiero di suo figlio di nuovo in quel luogo, teatro delle stragi di Sephiroth e della sua pazzia. Però era anche vero che erano passati più di dieci anni da allora, Cloud andava tutti i giorni a lavoro a Wall Street e anche lei spesso si recava in città per lavoro; sapeva che non avrebbe più dovuto continuare a tenere i figli in quella specie di gabbia e doveva lasciarli vivere liberi altrimenti, forse non tanto Sora, ma Roxas avrebbe potuto rivoltarsi nuovamente a loro e scappare come aveva fatto pochi anni prima. Era davvero preoccupata. Perché per una madre era così difficile lasciare andare i propri figli?
"Ormai siete grandi... lo affido alle tue cure, Axel, mi fido di te. Mi raccomando divertitevi" sussurrò infine con un caldo sorriso sulle labbra.
Quando i due finirono di risistemare nella serra tutti gli acquisti per il giardinaggio, entrambi entrarono di nuovo in casa e si diressero in cucina su richiesta di Aerith che aveva intenzione di preparare la merenda per lui e Roxas. Axel si sedette tranquillamente sullo sgabello dell'isola e iniziò a guardarsi attorno senza particolare interesse finché un dettaglio non colpì la sua attenzione.
"Di chi è quella macchina azzurra parcheggiata nel vialetto?" domandò guardando fuori la grande finestra della cucina.
Aerith seguì il suo sguardo, incuriosita, e poi ridacchiò quando la riconobbe "È di Naminé... probabilmente è venut
a a fargli visita"

"Mi dispiace non essere venuta a trovarti in ospedale"
"Stai tranquilla, so che queste cose fanno impressione alle persone" Roxas sorrise appena appoggiandosi con la schiena al muro mentre osservava attentamente Naminé che era intenta a ricalcare con la pittura nera delle lettere appena abbozzate a matita sulla parete opposta.
"È che... non lo so neanche io... non ci riuscivo..." fece una breve pausa e scosse il capo, scrutando il muro davanti a sé invece di guardare il biondo seduto alle sue spalle "Avevo molte cose per la testa e non volevo venire e dirti qualcosa di sbagliato... Volevo riordinare i miei pensieri prima di vederti"
"È comprensibile" il ragazzo piegò la testa di lato per sbirciare meglio il suo elaborato "
Baby I'm fighting harder and loving stronger tonight... Bella frase" assentì con un cenno del capo "Sempre dei The Cab?
La bionda accennò un timido sorriso e riprese a pitturare.
"Grazie per essere venuta"
"Rox tu sai che io ti voglio bene, vero?" lei chiese voltandosi e posando il barattolo di pittura sui giornali che aveva poggiato a terra per non sporcare il pavimento, lui annuì "Che ne dici se chiediamo a Zio Cloud di mettere delle lucette a intermittenza sotto al soffitto? Così al buio sembrerà un cielo stellato e quelle luci concentriche saranno la luna"
Roxas scrollò le spalle e le disse di fare come meglio credeva.
Naminé era sua cugina di secondo grado e non era una persona di molte parole, spesso si rinchiudeva nel suo mondo fantastico fatto di disegni e colori brillanti - anche se lei soleva indossare abiti bianchi - però era una ragazza davvero dolce e amava esprimere il proprio affetto attraverso la propria arte e i piccoli gesti. Era stata proprio lei a rinnovare totalmente la sua stanza quasi un anno prima come regalo di ben tornato a casa, era successo dopo che era caduto in coma a causa del suo tentato suicidio, lo ricordava come se fosse ieri.
"Volevo che fosse qualcosa di grande... che ti ricordasse che c'è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere" gli aveva detto mentre lui girava incredulo per la stanza. In questo mondo ci sono persone brave a parole, che scrivono poesie e odi e altre che riescono a rallegrare solo con la loro presenza, e Naminé era una di queste ultime.
"Sono davvero felice per te e Axel" la voce della bionda lo riscosse dai suoi pensieri.
Roxas inarcò le sopracciglia "Cosa sai?"
"Vi ho visti andarvene insieme dalla scuola ad Halloween... eravate mano nella mano. E poi Sora mi ha detto che ti viene a trovare tutti i giorni"
Il biondo arrossì e abbassò lo sguardo.
"Axel è una brava persona, vero? Ci tiene a te"
"Già..."
Naminé lanciò un'ultima occhiata al suo lavoro e fu soddisfatta di sé, seppur fatto velocemente non era venuto affatto male. Proprio quando stava riponendo i suoi attrezzi in una valigetta, l'appena citato Axel fece capolino nella stanza con un vassoio in mano "Ehi Rox... Naminé..." salutò i due andando ad appoggiarlo sulla scrivania.
Alla vista del rosso, lo sguardo di Roxas si accese immediatamente "Ax!"
Naminé ridacchiò timidamente e si mise la borsa in spalla "Ciao Axel. Sei arrivato in tempo, stavo giusto andando via"
"Non rimani a fare merenda?" chiese il cugino ma lei scosse il capo.
"Vorrei andare a finire delle tele, sai questo fine settimana ci sarà una mostra d'arte in cui esporranno anche alcuni dei miei dipinti! Mi farebbe piacere se ci venissi"
Roxas apparve un momento pensieroso e poi guardò il rosso che fece spallucce.
"Ovviamente l'invito è esteso anche ad Axel" aggiunse dolcemente avviandosi verso la porta "Anche Sora e Riku verranno"
Il rosso andò a sedersi sulla punta del letto e fece un sorriso a trentadue denti "Verremo più che volentieri"
La bionda salutò i ragazzi e Roxas la accompagnò fino all'ingresso, quando ritornò in camera si chiuse la porta alle spalle e poi andò ad abbracciare Axel che intanto si era messo comodo sul suo letto.
"Oggi siamo coccolosi?" chiese quest'ultimo racchiudendolo tra le proprie braccia e trascinandolo con sé sul materasso.
"Mi sei mancato" il più piccolo rispose semplicemente.
"E anche dolc
i! Dove sono le frecciatine o le minacce di morte? Se continui così inizierò a credere che il diavolo si sia impossessato di te" disse Axel con una fragorosa risata provocando un rossore diffuso sulle guance dell'altro, con conseguente broncio e un pugno dritto alla spalla.
"Se non la pianti ti castro" ringhiò.
"Ecco il Roxas che conosco" lo sbeffeggiò il più grande afferrandosi la parte offesa "Sebbene io sia particolarmente attaccato al mio apparato riproduttivo, anche la spalla mi serve ancora e sarei lieto di mantenerla ancora intatta"
Roxas borbottò qualcosa qualcosa di incomprensibile, appoggiò la testa sul braccio dell'altro e fece per dire qualcosa ma alla fine rinunciò.
"Cosa c'è?" domandò l'altro spiandolo con la coda dell'occhio.
"Niente" Roxas scosse il capo e chiuse gli occhi e si raggomitolò contro il suo petto "Sono stanco"
"Vuoi riposare?"
Il biondo rispose di no con un cenno di diniego e si limitò a sospirare "Sono stanco di questa vita Axel... spesso mi chiedo perché tutto questo sia capitato a me. Probabilmente qualcuno mi odia proprio tanto"
Axel si girò su un lato e lo guardò serio poi con una mano andò ad accarezzare quei ciuffi dorati che odoravano di pesca.
"Ultimamente... sto facendo dei sogni strani"
"Che tipo di sogni?"
"Non lo so, non riesco a ricordarli bene. Mi sveglio nel cuore della notte sudato e con il cuore in gola... batte così forte che ho paura che mi possa scoppiare da un momento all'altro e...ora che non ho più un mezzo che possa tenerli monitorati sarebbe un bel problema"
Roxas cercò con lo sguardo quello smeraldino dell'altro che era rivolto al soffitto. Era serio, ma di un serio pensieroso, si chiese se lo avesse ascoltato ed ebbe quasi paura di chiederglielo per timore di disturbarlo, così si soffermò a scrutare quei lineamenti affilati e spigolosi del suo viso ma al contempo così armoniosi. Axel in confronto a lui era già un uomo.
"Andiamo a vedere qualche anime" proclamò quest'ultimo mettendosi a sedere, la sua voce ridestò il più piccolo dai suoi pensieri.
"Cosa?"
Axel si era già alzato in piedi e ora gli tendeva la mano per aiutarlo a fare altrettanto "Muoviti pigrone, vuoi poltrire tutto il giorno? Se oggi mi perdo la nuova puntata te la faccio pagare"
Roxas lo guardò stupito ma poi sul suo volto apparve un sorriso tirato "Esiste sempre lo streaming"
"Taci. Voglio vedere anime ora, in quel bel televisore nella stanza degli hobby, con te tra le mie gambe, entrambi avvolti nella coperta di lana mentre ci riempiamo lo stomaco con tutto quello che ci ha preparato Aerith"
Sì, Axel di certo sapeva come tirargli su il morale.
Il più piccolo andò in cerca della sua mano e si lasciò guidare da lui.


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Mi svegliai al caldo tocco di una mano.
Si muoveva gentilmente sulla mia faccia, carezzandomi prima la guancia e poi scendendo verso il collo dove sentii premute anche delle labbra. Quella mano prese a vagare lentamente sul mio petto e sul mio addome e scostava gli orli della maglia del mio pigiama per entrare a contatto con quanta più pelle possibile. Mi risvegliai completamente quando la sentii sostare nella parte interna della mia coscia. Qualcuno era nel mio letto ma non era Sora e neanche mia madre e mio padre, loro erano appena andati via.
"Shh... va tutto bene... va tutto bene. Non ti farò del male" un roco sussurro al mio orecchio e io subito mi voltai di scatto riconoscendo quella figura illuminata dalla luce della luna.
"Rimani in silenzio, okay?" mi sorrise e mi fece stendere di nuovo "Torna a dormire e non preoccuparti, Cloud"
Io rimasi immobile con gli occhi serrati mentre lui continuava a toccarmi con gentilezza. Non sapevo cosa volesse... non sapevo che fosse sbagliato.
Sapevo solamente che non mi piaceva e volevo che finisse.


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Ricordava la neve che imbiancava i marciapiedi affollati di Manhattan e gli alberi spogli che torreggiavano a Central Park, le luminose luci rosse e verdi dei semafori e i taxi gialli che coloravano le strade trafficate.
Ricordava anche l'odore speziato delle pietanze preparate dai venditori ambulanti, il dolce profumo di caffè che costeggiava le vetrine dei coffe shops, l'odore di zucchero filato e delle castagne arrostite.
Ricordava il rumore assordante dei clacson delle mille macchine, le voci che si inseguivano confuse da un passante a un altro, i tacchi delle donne che battevano sull'asfalto e le musiche di sottofondo che si mescolavano nell'ambiente.
Ricordava le luci e i colori delle insegne digitali, ricordava i grattacieli e tutti quei negozi.
Non ricordava però che fosse tutto così grande e bello.
Arrivò di corsa e si fermò al centro del marciapiede, senza attendere l'altro che lo raggiungesse. Puntò il naso per aria e guardò come incantato l'ambiente che lo circondava, sorridendo come un bambino, un moto di gioia ritrovata lo pervase e si sentì finalmente bene.
"Roxas non correre così veloce. Times Square non scappa mica" Axel gli fu subito accanto e con lui il suo onnipresente ghigno furbesco.


   
 
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