Nei
capitoli precedenti "Sabato vuoi uscire con me? Intendo uscire, uscire... ma se tu vuoi solo uscire va anche bene... oppure anche se non vuoi è okay... credo" vociferò imbarazzato il rosso abbassando lo sguardo, le guance appena imporporate di rosso e una mano e grattava febbrilmente dietro la nuca. A quella visione davvero dolce e quasi buffa, Roxas non poté fare a meno di sorridere caldamente, questa volta il sorriso fu vero "Va bene. Sabato è perfetto" "Io lo odio perché è capace di abbattere i miei muri difensivi e farmi vacillare... mi fa sentire bene e in pace con il mondo, mi fa dimenticare l'odio e le bugie e le sofferenze" "Credi che possa aiutarti a superare tutto?" "Leon... qui si parla del ragazzino pazzo che è stato rinchiuso in un reparto psichiatrico senza che avesse la minima idea di quello che gli stesse accadendo intorno" Roxas appoggiò il mento sul palmo della mano sorretta sul bracciolo del divanetto "Cosa ti fa credere che un pazzo possa mai guarire?" |
#13.
Being in the Loop
La parte bassa della grande vetrata del salone era sempre patinata da piccole impronte di mani, memore di tutto il tempo che passavo attaccato ad essa ad ammirare il cambiamento di ogni stagione. L'inverno e l'autunno erano quelle che mi piacevano di meno perché la natura sembrava come morta.
"Woxy. neve!" Sora arrivò di gran corsa con il suo solito sorriso in faccia e incespicando più volte durante il suo tragitto "Usciamo!"
Io mi voltai a guardarlo mentre lui prese a tirarmi la manica della mia maglia con insistenza e continuava a esortarmi di uscire a giocare con lui.
"Ho... ho chiesto a papà! Ha detto sì"
"Oh" abbassai lo sguardo al suolo.
Udii delle voci nell'altra stanza e Sephiroth ci venne incontro sorridente e con lo sguardo magnetico fisso su di me.
"Sora, la tua mamma ti sta cercando. Vai da lei così finisce di vestirti e potrete uscire a giocare con la neve"
"Zio Sephy, anche tu vieni con noi?" esclamò entusiasta mio fratello saltellando ai piedi dell'uomo ma essi scosse la testa e con una pacchetta dietro le spalle lo indirizzò verso la porta.
"Io e vostro padre abbiamo del lavoro da sbrigare. Fai il bravo bambino e vai" sulle sue labbra apparve un ghigno alla vista di mio fratello che si allontanava da noi e poi si voltò di nuovo verso di me. Mi studiò come sempre qualche momento più del dovuto, si inginocchiò davanti a me e con la sua grande mano iniziò ad accarezzare prima i miei capelli e poi lentamente giù verso il mio volto "Non mancherà tempo per giocare insieme, eh?"
Io mi sottrassi a quel tocco, per me quasi snervante, e feci un passetto indietro.
"Sei troppo timido. Se scappi sempre come ci divertiremo?" mi chiese l'uomo non aspettandosi una risposta da me, infatti inarcò poi un sopracciglio e sul suo viso apparve un sorriso che non mi rassicurò per niente "Hai ragione... così sarà più divertente"
Io trattenni il respiro e abbassai lo sguardo, arretrando ancora. Solo troppo tardi mi accorsi di essermi chiuso in un vicolo cieco, ero appiattito contro la vetrata.
"Vi piace scappare e farvi desiderare vero?" Sephiroth si alzò in piedi e mi prese in braccio senza troppa fatica. Io mi agitai e mi divincolai ma la sua presa era ferrea e mi tenne stretto a sé, con una mano dietro il capo in modo che avessi la faccia premuta contro la sua spalla "Non vedo l'ora di giocare con te, piccolo Cloud"
"Oggi
dopo gli allenamenti io e Riku ci fermiamo al Labs Roaster per un
frappuccino, forse ci raggiungono anche Kairi e Larxene. Se ti va
puoi unirti a noi e poi passi a trovarlo"
Sora si
appoggiò al muro accanto a quello del
rosso e lanciò un'occhiata in fondo al corridoio, in attesa
dell'arrivo della sua amica così da poter raggiungere la
prossima
classe insieme. La testa di Axel emerse dal suo armadietto,
genuinamente stupito da quella proposta arrivata così di
punto in
bianco e poi scrollò le spalle.
"Grazie ma non voglio
scroccare sempre il passaggio da Riku. Oggi i miei allenamenti sono
anticipati quindi posso passare a casa a prendere la macchina e poi
vado da Roxas"
"Come vuoi" il più piccolo fece
spallucce e si raddrizzò sulle gambe quando vide l'amica
venirgli
incontro "Ciao Kai!"
"SORAAA! Mi sei mancato
tantissimo" esclamò lei gettandosi letteralmente addosso al
castano e stritolandolo in un abbraccio da orso, solo dopo che lo
ebbe allisciato per bene Kairi si girò per salutare il
cugino in
maniera molto meno enfatica, cosa che a lui non dispiacque affatto
"Ciao Ax, ricorda a quel ritardato di Dem che deve restituirmi
le riviste di moda"
Axel la salutò con un cenno del capo e
scarno interesse ma si soffermò a studiare perplesso i suoi
atteggiamenti. Da quando Kairi era venuta a sapere che Riku e Sora
per poco non erano finiti a letto, dopo la festa di Halloween, era
diventata ancora più appiccicosa nei confronti di
quest'ultimo e
sfruttava ogni istante di assenza dell'albino per abbracciarlo,
sbaciucchiarlo e fare la civetta. Non avrebbe dovuto arrendersi
all'evidenza che i due si piacevano? Axel davvero non capiva la
logica delle ragazze e non si sforzava di farlo.
In mezzo a tutto
quel caos di ordine generale, non si capacitò neanche di
come vi
riuscì ma la sua attenzione fu improvvisamente catturata da
una
chioma blu fin troppo conosciuta e subito il suo corpo fu pervaso da
una scossa di adrenalina. Chiuse con un tonfo il suo armadietto,
afferrò la sua borsa e si voltò di nuovo per
individuarla tra tutte
le persone che affollavano il corridoio ma era scomparsa. Era sicuro
di non essersi sbagliato, anche se l'aveva vista per un breve
secondo, e sapeva anche dove andarla a cercare.
Non si fermò
neanche a salutare gli altri che subito iniziò a camminare a
passo
spedito, scartando e sorpassando orde di studenti che si affrettavano
a raggiungere le varie aule, scese le scale, superò la sua
classe,
svoltò a sinistra, imprecò un paio di volte per
essere stato
fermato da Seifer e banda che lo voleva sfidare a quel suo assurdo
gioco con mazze da baseball e palline colorate, imboccò un
altro
corridoio, uscì dalla porta antincendio e
attraversò il cortile per
raggiungere il retro degli spalti del campo di rugby.
Saix era lì,
al telefono, eretto in tutta la sua maestosa presenza, con i capelli
che fluivano leggiadri al vento e gli occhi felini puntati sull'erba
davanti a sé. Appena vide Axel si affrettò subito
a chiudere la
conversazione e mise via il cellulare.
I due si scrutarono per
lunghi istanti senza emettere fiato, l'uno di fronte all'altro e gli
sguardi duri come a voler prevaricare l'uno sull'altro in una tacita
sfida mentale, la tensione era palpabile sebbene non fosse in corso
uno scontro vero e proprio - o almeno non ancora - poi Saix
stirò le
labbra ed emise una risatina gutturale che prese il rosso alla
sprovvista.
"Che hai da ridere?" sbottò immediatamente
Axel aggrottando la fronte.
"Piantala" esordì
canzonatorio ma con un velo di machiavellismo mentre avanzava verso
di lui e l'altro si ritrovò ad indietreggiare appena,
intimidito da
quelle pupille dorate.
"Di fare che?" si ritrovò quasi
a squittire come un topolino in gabbia quando l'altro gli fu a pochi
centimetri di distanza.
"Il sostenuto... sei così rigido che
sembra che hai una mazza su per il culo"
Axel represse un
forte istinto violento "E cosa vorresti fare a
riguardo?"
"Continuare a tormentarti. Mi stai sul cazzo
quando fai così"
Il rosso fece per parlare ma si bloccò, si
grattò la nuca ed inspirò profonde boccate d'aria
ripetendosi di
ignorare quelle frecciatine telegrafiche - tanto non erano cosa nuova
- e dirottare l'attenzione sull'argomento per cui era andato a
cercarlo, e ora per colpa sua stava anche facendo tardi al lezione
"Dov'è Xemnas?"
L'altro inarcò un sopracciglio e portò
le mani sui fianchi "Cazzo Axel, non ci vediamo da settimane e
la prima cosa che mi chiedi è
dov'è
Xemnas?"
"Non
che la prima cosa che mi hai detto tu sia
stata
un complimento..." sbuffò contrariato "In effetti l'ho
notato, lui è stato sospeso per tre settimane e anche tu sei
sparito
dalla circolazione per un bel po'. Che fine hai fatto?"
"Sono
partito" lo informò con un vago gesto della mano.
"Strano,
io non ne sapevo niente" e alla scrollata di spalle dell'altro,
Axel ridusse gli occhi a due fessure e si fece inquisitorio "Sei
partito proprio quando il tuo
capo
è stato sospeso?"
Saix lo scrutò per un lungo momento ma
non espresse parola, incrociò le braccia al petto e
piegò la testa
di lato, come in attesa di spiegazioni, che non tardarono ad arrivare
perché Axel lo conosceva troppo bene ed era anche un po'
intimorito
dalla sua persona. Infatti il rosso alzò subito le mani in
segno di
resa e scosse il capo.
"Niente niente, è solo che
è sospetto.
Tutto qui"
A quel punto il ragazzo con i capelli blu sospirò
e roteò gli occhi "Sono partito con Xemnas-"
"Perché?!"
si affrettò a domandare prima che l'altro potesse finire di
parlare.
"Suppongo
che tutte queste domande siano dettate da una
semplice preoccupazione
per
il nostro
capo"
Saix si preoccupò di scegliere accuratamente le parole e
sapientemente calcarle con la giusta intonazione per far capire ad
Axel come voleva che andassero le cose. Ma il rosso non era dello
stesso avviso, dopo aver passato buona parte della sua adolescenza
alle dipendenze di Saix aveva deciso di darci un taglio e uscire
finalmente dalla sua bolla di cristallo.
"Centra qualcosa
l'arresto di un certo Loz?" sibilò Axel stringendo
nervosamente
i pugni.
L'altro rimase genuinamente stupito da quella domanda,
per non dire scioccato, e sgranò le orbite "Cosa hai detto?"
accennò in sussurro.
"Gli altri hanno detto di averlo
sentito parlare di questo Loz e sembrava parecchio agitato"
Saix
si portò una mano al mento e rimase in silenzio per qualche
istante
con fare riflessivo, abbassò lo sguardo e poi lo
riportò su Axel
"Cosa sai della questione?"
"Ho sentito qualcosa ai
notiziari ma non dicono nulla di che"
"Axel..."
disse e poi si zittì un attimo per riflettere "Era nelle mie
intenzioni parlartene a breve dal momento che hai iniziato a
frequentare lo Strife biondo"
Quel comportamento era davvero
inusuale secondo Axel e il fatto che avesse nominato Roxas la cosa si
fece quasi più allarmante, così decise di
rimanere a vedere cosa
gli avrebbe detto.
"Ho cercato più volte di dirtelo ma non
mi hai mai ascoltato: allontanati subito da lui. Quel ragazzo ti
plagerà, sempre se non l'ha già
fatto. Lui odia Xemnas e la sua famiglia e farà di tutto pur
di
distruggerla. È pericoloso... sta cercando di soggiogarti,
tutto
quello che vuole è metterti contro di noi perché
lui è solo!"
Axel
rimase senza parole, si sarebbe aspettato una reazione negativa da
parte sua e invece si era rivelata essere il contrario, ma
più di
tutto non capiva perché mai stesse dicendo che Roxas era
pericoloso.
Certo, a volte il ragazzo gli sembrava un po' inquietante
quando
parlava di Xemnas o di cose che non gli stavano bene,
si vedeva che nascondeva dei segreti e che aveva intenzione di fare
qualcosa di cui ignorava la natura; a parte questo però non
gli era
mai sembrato pericoloso... forse solo molto triste e
rassegnato.
"Axie"
ignorai i farneticamenti di quei due, presi la mia birra e mi voltai
verso Marluxia che mi aveva chiamato "Lascia che ti dica una
cosa. Fai attenzione a Saix, lui vuole togliere di mezzo Roxas"
"A
me sembra che quello più pericoloso sia Xemnas... ha
attaccato
verbalmente Roxas senza motivo e l'ha fatto piangere. Sei stato tu ad
incitarlo, lo so perché ti ho sentito che gli dicevi che
sarebbe
stato meglio prenderlo a pugni" l'altro spostò lo sguardo e
Axel indurì il tono "Saix ormai non credo più
alle tue
stronzate, dimmi che cosa avete in mente. Dov'è Xemnas e
perché ce
l'avete a morte con Roxas?"
"Non sono cose che ti
riguardano,
Axel, tutto quello che devi fare tu è non familiarizzare con
il
nemico"
"Altrimenti cosa?" il rosso lo guardò con
tono di sfida che l'altro sorresse senza problemi mentre si
avvicinava pericolosamente al suo volto.
"Altrimenti sarà
peggio per voi" sibilò il blu afferrando il suo mento e
baciandolo poi con violenza.
Axel si divincolò quasi subito
e lo spintonò con violenza "Non sono più il tuo
giocattolino,
lasciami stare!"
"Oh... vedo che inizi a cacciare gli
artigli" ghignò malizioso Saix ma Axel non vi
badò.
"Voglio
parlare con Xemnas. Dov'è? Perché non
è tornato a scuola? Ormai le
tre settimane sono passate"
Saix indietreggiò di qualche
passo giusto per sostenere il suo sguardo e rispose con il suo solito
tono serio "Xemnas è lontano da qui. Non so quando
tornerà... se
tornerà"
"E
che rapporto ha con Loz?"
"È suo fratello"
"Cosa?"
Axel sgranò gli occhi e ricordò immediatamente
cosa gli aveva detto
Roxas qualche settimana prima.
"Loz
è il sottoposto di quello che ha ucciso Xion"
Adesso
capiva l'agitazione di Marluxia e l'urgenza di Roxas.
Xemnas era
nella malavita... e Saix non era da meno.
E questo significava
solo una cosa: guai in vista.
*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.
Mi
ero rintanato dietro l'angolo del corridoio che portava verso
l'atrio, e premevo la mia faccia nel muro nel tentativo di risultare
il più invisibile possibile mentre guardavo mio padre che di
tutta
fretta indossava la sua giacca e si sistemava alla meglio.
"Grazie
per essere venuto subito, Sephiroth, ci stai facendo davvero un
grande favore. Avremmo
chiamato qualcun altro oppure una baby sitter ma a quest'ora della
notte non tutti erano così disponibili come te" disse
piegandosi verso il carrozzino in cui c'era mio fratello.
"Non
dirlo neanche per scherzo. Come sta Sora?"
"Non smette
più di tossire e a volte fa fatica a respirare. Aerith era
spaventata così abbiamo deciso di portarlo in ospedale
sperando che
non sia niente di grave"
"Sarà il malanno stagionale o
al massimo un po' di asma... speriamo in bene"
Fui distratto
dall'eco dei tacchi di mia madre che diveniva più forte ad
ogni
passo che faceva, mi girai verso di lei e puntai lo sguardo in alto,
stringendo il mio pupazzo tra le braccia. Quando lei si accorse della
mia presenza, si abbassò verso di me e mi guardò
con un misto di
preoccupazione e dolcezza "Roxas, tesoro, cosa ci fai fuori dal
letto a quest'ora?" io non risposi e lei sorrise appena "Volevi
venire a dirci ciao?"
"Penso che l'abbiamo svegliato"
spiegò Sephiroth che, come mio padre, si era
voltato verso
l'angolo in cui ero rintanato. Mia madre si alzò di nuovo in
piedi e
mi prese in braccio, dandomi un forte bacio sulla guancia. Alla vista
di quello sguardo acquamarina costantemente puntato su di me,
affondai il capo nell'incavo della spalla di mia madre e afferrai con
le mani i lembi della sua maglia, come a non volerla lasciare
più.
"Allora possiamo andare?" chiese lei raggiungendo
i due uomini "Sora è pronto?"
Mio padre annuì "Si
è appena addormentato"
"Menomale. Povero amore, doveva
essere esausto con tutto quel piangere e tossire" disse
dispiaciuta e poi abbassò lo sguardo su di me "Mamma e
papà
adesso accompagnano il tuo fratellino a curarsi. Torneremo presto, va
bene?"
Mia madre mi passò tra le braccia di Sephiroth che
iniziò a cullarmi "Avanti Roxas, torniamo a letto. Dici ciao
a
mamma, papà e Sora"
"Fai il bravo bambino in nostra
assenza" disse mio padre mentre mia madre si fermava di nuovo a
darmi un bacio sulla guancia.
Quando la porta d'ingresso fu
chiusa, Sephiroth si girò di nuovo verso di me e mi sorrise
con
malizia, io invece cercai come potei di nascondere il viso dietro il
mio amato pupazzo.
"Stiamo giocando a nascondino?"
Io
scossi il capo mentre continuavo a stringere il mio amico di pezza e
lui iniziò a ridere incamminandosi giù per il
corridoio "Perché
fai il musone?" mi chiese aprendo la porta della stanza che
condividevo con Sora, vederla così buia mi incuteva timore
"Vedrai
che ci divertiremo insieme" sussurrò con uno strano tono al
mio
orecchio, baciando la mia guancia con gentilezza, e poi mi
adagiò
sul letto "Ci divertiremo molto, ne sono sicuro"
*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.
Durante
il resto della giornata Axel non poté fare a meno di pensare
a tutta
quella faccenda, stava diventando un'ossessione ormai e sapeva che
presto sarebbe diventato pazzo a furia di pensare.
"Fatti,
fatti, fatti. Affrontali e risolvili" si
ripeteva costantemente massaggiandosi le tempie e cercando di venire
a capo di tutte quelle informazioni confusionarie di cui a mano a
mano stava venendo in possesso. Durante i vari notiziari aveva
sentito più volte parlare di Loz come un malavitoso legato
al mondo
della droga assieme agli altri fratelli, anch'essi ricercati. Erano
tutti degli uomini con i capelli argentati di medie e lunghe
dimensioni, avevano la pelle estremamente chiara e le movenze di un
gatto. Mettevano i brividi solo a vederli e probabilmente tra di loro
ci doveva essere anche Yazoo.
"Ti
buchi ancora?"
"No
ho smesso... Dico sul serio" rimarcò Larxene con tono
annoiato
"Dopo quella storia mi sono ammalata e ho passato tutta l'estate
e parte dell'autunno in ospedale, ne ho avuto abbastanza"
Larxene
aveva parlato di Loz e Roxas aveva proseguito con l'epilogo di Xion.
Questo significava che se lei era stata uccisa da dei tipi del genere
doveva essere legata a quel bassomondo e probabilmente era
coinvolta anche Larxene. Ma cosa c'entrava Roxas con tutto questo? E
perché Xemnas viveva ancora libero e alla luce del sole se,
ipoteticamente, doveva essere il fratello di un malavitoso e magari
coinvolto in qualche losco affare?
Axel era sicuro che a breve gli
sarebbe uscito il fumo dalle orecchie.
Non molto tempo dopo,
parcheggiò la macchina proprio dietro quella di Aerith nel
vialetto
davanti la grande villa e appena la vide aprire la portiera del
cofano del suo fuoristrada si affrettò subito a scendere per
andare
ad aiutarla.
"Buongiorno Aerith"
"Ehi Axel,
buongiorno a te" la donna si girò verso di lui e gli sorrise
caldamente come sempre "Oggi sei arrivato prima del solito"
"Gli
allenamenti sono stati anticipati e così ne ho approfittato"
lui sorrise in risposta e prese delle casse e sacchi di terra dalle
sue mani e la aiutò a scaricare la macchina e
posò tutto davanti la
porta d'ingresso.
"Bella macchina" commentò la castana
raggiungendolo con un'ultima busta di carta tra le braccia, indicando
con il capo la Porsche nera dell'altro.
"Grazie"
ridacchiò imbarazzato "Dove vanno tutte queste cose?"
"Vieni
con me" gli sorrise e aprì la porta per farlo entrare.
Posò la
busta di carta sull'isola in cucina, lo guidò attraverso il
salone e
arrivarono nel giardino sul retro "Sei davvero gentile Ax, se
fosse così anche Sora la vita sarebbe davvero più
semplice"
cinguettò contenta camminando a passo svelto nell'erba umida
fino a
fermarsi davanti a una piccola costruzione poco lontano dalla
casa.
"È un piacere"
Lei annuì aprendo la porta che
rivelò l'interno di una serra e lo invitò ad
entrare "Puoi
posare tutto a terra accanto a questi scaffali"
Axel si
guardò attorno esterrefatto. Non aveva mai visto una serra,
figurarsi entrarci dentro.
Era un edificio di ferro e vetro non
molto grande ma neanche troppo piccolo, lo stile delle inferriate gli
ricordava vagamente quello vintage-vittoriano e c'erano così
tanti
tipi di piantine e fiori che molte di esse non le aveva mai viste.
Sembrava quasi di essere in un orto botanico.
"È l'unica
cosa che ho chiesto a Cloud quando siamo venuti a vivere qui"
cominciò Aerith con tono dolce mentre con un annaffiatoio
iniziava a
bagnare una distesa di fiori in un angolo, sembravano dei narcisi
gialli e bianchi. Axel fu distolto dalle sue fantasticherie e le si
avvicinò mentre l'altra continuava a parlare "È
improntata
sullo stile del palazzo di cristallo di Londra, forse non lo
conoscerai perché è stato distrutto negli anni
'30 ma era un
edificio davvero imponente. Sai per un periodo ci ho vissuto, a South
Kensington precisamente, ma lì non avevo spazio per i miei
fiori...
non c'erano neanche i balconi quindi dovevo adattarmi e tenere solo
qualche piantina dentro casa" la donna emise una risatina e
scosse il capo con leggerezza "Sapeva che mi piacevano i fiori e
ogni volta si premura sempre di farmene trovare qualcuno nei
paraggi"
"Sono davvero molto belli" mormorò il
rosso avvicinandosi a guardarli.
"Non ti dico neanche come ho
trovato questi, non ci crederesti mai... sono capaci di nascere e
crescere in luoghi avversi ma allo stesso tempo sono così
delicati e
bisognosi di cure che altrimenti morirebbero nel giro di poco tempo"
la vide inginocchiarsi e con una mano andò a sfiorare con
tocco
delicato i petali gialli, tutto d'un tratto gli parve che si fosse
adombrata e il suo tono era diventato quasi amaro "Pensa come se
ogni fiore fosse la vita di una persona... un bellissimo fiore unico
ed elegante, ognuno di essi è un raro esempio di bellezza e
armonia.
La loro vita è breve e accidentata, e sarebbero destinati a
rinascere se nessuno arrivasse ad estirparli" Aerith si girò
verso il ragazzo e aggrottò le sopracciglia "Si dice che un
fiore non può crescere senza un po' di pioggia. Ma non
è anche vero
che troppa pioggia... finisce per ucciderlo?"
Axel
abbassò lo sguardo e si ritrovò a boccheggiare un
paio di volte
prima di prender parola "All'apparenza i fiori possono sembrare
delicati... ma sono più forti di quel che sembrano"
Lei
ammorbidì lo sguardo "Sei davvero un bravo ragazzo lo sai?
Grazie per venire a trovare sempre Roxas... da quando ci sei tu
sembra più vitale"
"Figurati, lo faccio con immenso
piacere" Axel arrossì appena e distolse lo sguardo e questo
fece sorridere la donna.
"Ma non hai altri impegni come lo
studio e lo sport? Non vorrei che iniziassi a trascurare i tuoi
doveri"
"Non preoccuparti è tutto sotto controllo! Con
lo sport riesco a conciliare bene... con lo studio invece... mi aiuta
Roxas, è davvero bravo a scuola. Ogni giorno gli porto
sempre gli
appunti e i compiti delle varie lezioni per non farlo rimanere
indietro"
Aerith gli passò una mano tra i capelli con fare
materno e poi ritornò a dedicarsi ai propri fiori, sotto lo
sguardo
vigile del rosso che nel frattempo stava cercando di accumulare un
po' di coraggio per farle una domanda.
"Aerith?"cominciò
nervosamente mordicchiandosi le unghie delle mani, era così
nervoso
che sembrava dovesse chiederle la mano di suo figlio.
"Hm?"
"Stavo...
stavo pensando se magari questo fine settimana potessi portare Roxas
a fare un giro a New York City, ma niente di troppo stancante...
andremo con la macchina fino ai vari locali. Vorrei che si svagasse
un po', ho paura che il rimanere sempre confinato tra quattro mura
stia iniziando a pesargli"
"New York eh?" la donna
abbassò lo sguardo e rimuginò qualche istante
"Non saprei...
ho paura a lasciarlo andare lì"
"Se sei preoccupata che
sia ancora troppo debole per uscire allora non preoccuparti, si
potrà
fare un'altra volta!" si affrettò ad aggiungere l'altro ma
lei
scosse il capo.
"Non è questo. Roxas e Sora non tornano in
centro da quando ci siamo trasferiti qui, non saprei come-"
"Non
preoccuparti allora! Io vivevo
a Brooklyn Heights e di tanto in tanto ci torno ancora. Se hai paura
che magari possiamo perderci stai tranquilla, quella città
la
conosco come le mie tasche... beh forse non proprio come le mie
tasche, ma la conosco bene"
Aerith sospirò, la sua paura non
era quella. In passato avevano lasciato la grande città
perché
stava diventando pericolosa, soprattutto per lei e Roxas e non si
sentiva sicura al pensiero di suo figlio di nuovo in quel luogo,
teatro delle stragi di Sephiroth e della sua pazzia.
Però era
anche vero che erano passati più di dieci anni da allora,
Cloud
andava tutti i giorni a lavoro a Wall Street e anche lei spesso si
recava in città per lavoro; sapeva che non avrebbe
più dovuto
continuare a tenere i figli in quella specie di gabbia e doveva
lasciarli vivere liberi altrimenti, forse non tanto Sora, ma Roxas
avrebbe potuto rivoltarsi nuovamente a loro e scappare come aveva
fatto pochi anni prima. Era davvero preoccupata. Perché per
una
madre era così difficile lasciare andare i propri figli?
"Ormai
siete grandi... lo affido alle tue cure, Axel, mi fido di te. Mi
raccomando divertitevi" sussurrò infine con un caldo sorriso
sulle labbra.
Quando i due finirono di risistemare nella serra
tutti gli acquisti per il giardinaggio, entrambi entrarono di nuovo
in casa e si diressero in cucina su richiesta di Aerith che aveva
intenzione di preparare la merenda per lui e Roxas. Axel si sedette
tranquillamente sullo sgabello dell'isola e iniziò a
guardarsi
attorno senza particolare interesse finché un dettaglio non
colpì
la sua attenzione.
"Di chi è quella macchina azzurra
parcheggiata nel vialetto?" domandò guardando fuori la
grande
finestra della cucina.
Aerith seguì il suo sguardo, incuriosita,
e poi ridacchiò quando la riconobbe "È di
Naminé...
probabilmente è venuta
a fargli visita"
"Mi dispiace non essere venuta a
trovarti in ospedale"
"Stai tranquilla, so che queste
cose fanno impressione alle persone" Roxas sorrise appena
appoggiandosi con la schiena al muro mentre osservava attentamente
Naminé che era intenta a ricalcare con la pittura nera delle
lettere
appena abbozzate a matita sulla parete opposta.
"È che...
non lo so neanche io... non ci riuscivo..." fece una breve pausa
e scosse il capo, scrutando il muro davanti a sé invece di
guardare
il biondo seduto alle sue spalle "Avevo molte cose per la testa
e non volevo venire e dirti qualcosa di sbagliato... Volevo
riordinare i miei pensieri prima di vederti"
"È
comprensibile" il ragazzo piegò la testa di lato per
sbirciare
meglio il suo elaborato "Baby
I'm fighting harder and loving stronger tonight...
Bella frase" assentì con un cenno del capo "Sempre dei The
Cab?
La bionda accennò un timido sorriso e riprese a
pitturare.
"Grazie per essere venuta"
"Rox tu
sai che io ti voglio bene, vero?" lei chiese voltandosi e
posando il barattolo di pittura sui giornali che aveva poggiato a
terra per non sporcare il pavimento, lui annuì "Che ne dici
se chiediamo a Zio Cloud di mettere delle lucette a
intermittenza sotto al soffitto? Così al buio
sembrerà un cielo
stellato e quelle luci concentriche saranno la luna"
Roxas
scrollò le spalle e le disse di fare come meglio credeva.
Naminé
era sua cugina di secondo grado e non era una persona di molte
parole, spesso si rinchiudeva nel suo mondo fantastico fatto di
disegni e colori brillanti - anche se lei soleva indossare abiti
bianchi - però era una ragazza davvero dolce e amava
esprimere il
proprio affetto attraverso la propria arte e i piccoli gesti. Era
stata proprio lei a rinnovare totalmente la sua stanza quasi un anno
prima come regalo di ben tornato a casa, era successo dopo che era
caduto in coma a causa del suo tentato suicidio, lo ricordava come se
fosse ieri.
"Volevo
che fosse qualcosa di grande... che ti ricordasse che c'è
sempre
qualcosa per cui vale la pena vivere"
gli
aveva detto mentre lui girava incredulo per la stanza. In questo
mondo ci sono persone brave a parole, che scrivono poesie e odi e
altre che riescono a rallegrare solo con la loro presenza, e
Naminé
era una di queste ultime.
"Sono davvero felice per te e
Axel" la voce della bionda lo riscosse dai suoi pensieri.
Roxas
inarcò le sopracciglia "Cosa sai?"
"Vi ho visti
andarvene insieme dalla scuola ad Halloween... eravate mano nella
mano. E poi Sora mi ha detto che ti viene a trovare tutti i
giorni"
Il biondo arrossì e abbassò lo sguardo.
"Axel
è una brava persona, vero? Ci tiene a te"
"Già..."
Naminé
lanciò un'ultima occhiata al suo lavoro e fu soddisfatta di
sé,
seppur fatto velocemente non era venuto affatto male. Proprio quando
stava riponendo i suoi attrezzi in una valigetta, l'appena citato
Axel fece capolino nella stanza con un vassoio in mano "Ehi
Rox... Naminé..." salutò i due andando ad
appoggiarlo sulla
scrivania.
Alla vista del rosso, lo sguardo di Roxas si accese
immediatamente "Ax!"
Naminé ridacchiò timidamente e si
mise la borsa in spalla "Ciao Axel. Sei arrivato in tempo, stavo
giusto andando via"
"Non rimani a fare merenda?"
chiese il cugino ma lei scosse il capo.
"Vorrei andare a
finire delle tele, sai questo fine settimana ci sarà una
mostra
d'arte in cui esporranno anche alcuni dei miei dipinti! Mi farebbe
piacere se ci venissi"
Roxas apparve un momento pensieroso e
poi guardò il rosso che fece spallucce.
"Ovviamente l'invito
è esteso anche ad Axel" aggiunse dolcemente avviandosi verso
la
porta "Anche Sora e Riku verranno"
Il rosso andò a
sedersi sulla punta del letto e fece un sorriso a trentadue denti
"Verremo più che volentieri"
La bionda salutò i
ragazzi e Roxas la accompagnò fino all'ingresso, quando
ritornò in
camera si chiuse la porta alle spalle e poi andò ad
abbracciare Axel
che intanto si era messo comodo sul suo letto.
"Oggi siamo
coccolosi?" chiese quest'ultimo racchiudendolo tra le proprie
braccia e trascinandolo con sé sul materasso.
"Mi sei
mancato" il più piccolo rispose semplicemente.
"E anche
dolci!
Dove sono le frecciatine o le minacce di morte? Se continui
così
inizierò a credere che il diavolo si sia impossessato di te"
disse Axel con una fragorosa risata provocando un rossore diffuso
sulle guance dell'altro, con conseguente broncio e un pugno dritto
alla spalla.
"Se non la pianti ti castro" ringhiò.
"Ecco
il Roxas che conosco" lo sbeffeggiò il più grande
afferrandosi
la parte offesa "Sebbene io sia particolarmente attaccato al mio
apparato riproduttivo, anche la spalla mi serve ancora e sarei lieto
di mantenerla ancora intatta"
Roxas borbottò qualcosa
qualcosa di incomprensibile, appoggiò la testa sul braccio
dell'altro e fece per dire qualcosa ma alla fine rinunciò.
"Cosa
c'è?" domandò l'altro spiandolo con la coda
dell'occhio.
"Niente" Roxas scosse il capo e chiuse gli
occhi e si raggomitolò contro il suo petto "Sono stanco"
"Vuoi
riposare?"
Il biondo rispose di no con un cenno di diniego e
si limitò a sospirare "Sono stanco di questa vita Axel...
spesso mi chiedo perché tutto questo sia capitato a me.
Probabilmente qualcuno mi odia proprio tanto"
Axel si
girò su un lato e lo guardò serio poi con una
mano andò ad
accarezzare quei ciuffi dorati che odoravano di
pesca.
"Ultimamente... sto facendo dei sogni strani"
"Che
tipo di sogni?"
"Non lo so, non riesco a ricordarli
bene. Mi sveglio nel cuore della notte sudato e con il cuore in
gola... batte così forte che ho paura che mi possa scoppiare
da un
momento all'altro e...ora che non ho più un mezzo
che possa
tenerli monitorati sarebbe un bel problema"
Roxas cercò con
lo sguardo quello smeraldino dell'altro che era rivolto al soffitto.
Era serio, ma di un serio pensieroso, si chiese se lo avesse
ascoltato ed ebbe quasi paura di chiederglielo per timore di
disturbarlo, così si soffermò a scrutare quei
lineamenti affilati e
spigolosi del suo viso ma al contempo così armoniosi. Axel
in
confronto a lui era già un uomo.
"Andiamo a vedere qualche
anime" proclamò quest'ultimo mettendosi a sedere, la sua
voce
ridestò il più piccolo dai suoi pensieri.
"Cosa?"
Axel
si era già alzato in piedi e ora gli tendeva la mano per
aiutarlo a
fare altrettanto "Muoviti pigrone, vuoi poltrire tutto il
giorno? Se oggi mi perdo la nuova puntata te la faccio pagare"
Roxas
lo guardò stupito ma poi sul suo volto apparve un sorriso
tirato
"Esiste sempre lo streaming"
"Taci. Voglio vedere
anime ora, in quel bel televisore nella stanza degli hobby, con te
tra le mie gambe, entrambi avvolti nella coperta di lana mentre ci
riempiamo lo stomaco con tutto quello che ci ha preparato Aerith"
Sì,
Axel di certo sapeva come tirargli su il morale.
Il più
piccolo andò in cerca della sua mano e si lasciò
guidare da lui.
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Mi
svegliai al caldo tocco di una mano.
Si muoveva gentilmente sulla
mia faccia, carezzandomi prima la guancia e poi scendendo verso il
collo dove sentii premute anche delle labbra. Quella mano prese a
vagare lentamente sul mio petto e sul mio addome e scostava gli orli
della maglia del mio pigiama per entrare a contatto con quanta
più
pelle possibile. Mi risvegliai completamente quando la sentii sostare
nella parte interna della mia coscia. Qualcuno era nel mio letto ma
non era Sora e neanche mia madre e mio padre, loro erano appena
andati via.
"Shh... va tutto bene... va tutto bene. Non ti
farò del male" un roco sussurro al mio orecchio e io subito
mi
voltai di scatto riconoscendo quella figura illuminata dalla luce
della luna.
"Rimani in silenzio, okay?" mi sorrise e mi
fece stendere di nuovo "Torna a dormire e non preoccuparti,
Cloud"
Io rimasi immobile con gli occhi serrati mentre lui
continuava a toccarmi con gentilezza. Non sapevo cosa volesse... non
sapevo che fosse sbagliato.
Sapevo solamente che non mi
piaceva e volevo che finisse.
Ricordava
la neve che imbiancava i marciapiedi affollati di Manhattan e gli
alberi spogli che torreggiavano a Central Park, le luminose luci
rosse e verdi dei semafori e i taxi gialli che coloravano le strade
trafficate.
Ricordava anche l'odore speziato delle pietanze
preparate dai venditori ambulanti, il dolce profumo di caffè
che
costeggiava le vetrine dei coffe shops, l'odore di zucchero filato e
delle castagne arrostite.
Ricordava il rumore assordante dei
clacson delle mille macchine, le voci che si inseguivano confuse da
un passante a un altro, i tacchi delle donne che battevano
sull'asfalto e le musiche di sottofondo che si mescolavano
nell'ambiente.
Ricordava le luci e i colori delle insegne
digitali, ricordava i grattacieli e tutti quei negozi.
Non
ricordava però che fosse tutto così grande e
bello.
Arrivò di
corsa e si fermò al centro del marciapiede, senza attendere
l'altro
che lo raggiungesse. Puntò il naso per aria e
guardò come incantato
l'ambiente che lo circondava, sorridendo come un bambino, un moto di
gioia ritrovata lo pervase e si sentì finalmente bene.
"Roxas
non correre così veloce. Times Square non scappa mica" Axel
gli
fu subito accanto e con lui il suo onnipresente ghigno furbesco.