Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    19/04/2014    4 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salvami, ti salverò.
  68. E sento freddo amore mio su questa strada.


 
Il Natale stava arrivando anche quell’anno.
Nella città innevata le luci giocavano come tante lucciole, uniche protagoniste del buio della sera. Claudia aveva le mani appoggiate sul vetro della camera d’albergo, e il calore sprigionato dal suo corpo faceva condensa appannando tutto.
Le era tutto così estraneo che restare calmi sembrava essere un miracolo.
Aveva mentito a tutti per partire.
Aveva mentito a tutti dicendo che lei e Iliana partivano per un viaggio di piacere a Parigi, per passare un po’ di tempo insieme da buone amiche, ma l’unico a sapere la verità era Francesco. Proprio quello stesso Francesco che le aveva accompagnate con più insistenza del dovuto. Claudia non sapeva quello che stava facendo, non sapeva se la sua scelta fosse stata giusta, l’unica cosa che sapeva era che rivoleva Yulian a tutti i costi.
Come non aveva mai voluto nessuno nella sua vita.
<< Claudia? Stavo pensando di andare a trovare mia madre e mio padre, vuoi venire con me?>> La rossa si girò lentamente e guardò Iliana con occhi stanchi, non si era nemmeno accorta che si trovava in quella camera con lei.
<< Tu credi sia il caso? >> Iliana sorrise dolcemente e si avvicinò per prenderle con affetto le mani piccole e calde.
<< Credo ne sarebbero felici. Ricordi l’ultima volta che sei stata qui? Ecco, io lo ricordo bene, e per me sono tutti bellissimi ricordi. Solo che farei di tutto perché tu decidessi di tornare a casa e lasciar perdere. Claudia, Yulian non è più lo stesso. >>
Gli occhi azzurri di Iliana, così simili a quelli di Yulian, la fecero vacillare, le suggerivano che quelle parole erano vere, ma Claudia non avrebbe accettato quell’idea.
<< Va bene, allora vengo a trovare i tuoi e poi domani andiamo da lui >>
Iliana sospirò pesantemente ed esasperata afferrò il cappotto, la sciarpa, il cappello e si avviò verso la stanza di Francesco con passo esagitato.
La russa non riusciva a perdonarsi di non essere riuscita a persuaderla, di non poterle dire la verità, di non poterla proteggere da un altro dolore. Era partita solo per non lasciarla sola, solo per cercare di far si che soffrisse di meno, perché l’ultimo ricordo di suo fratello non fosse doloroso.
Ma Iliana non era sicura di riuscirci.
Iliana stava cedendo, stava cadendo anche lei.
 
Arrivarono a casa dei suoi verso le sette di sera.
Claudia se ne stava così imbacuccata che era difficile capire realmente cosa stesse pensando, cosa stesse provando.
Aleksandr aprì la porta con la stanchezza di una persona che stava invecchiando, i suoi capelli biondi erano ancora più chiari e gli occhi contornati da molte più rughe.
Inizialmente rimase profondamente confuso, ma la vista della figlia lo riportò alla realtà, e un grande sorriso si allargò sulle sue labbra sottili.
<< Илиана? Вы? моя дочь, как дела? >> Iliana … Vy… Moya doch’ kak dela …  Iliana … Sei tu … Figlia mia, come stai …
Iliana si lasciò abbracciare volentieri dalle grosse braccia del padre, assaporando un calore che non sentiva da molto tempo, il calore dell’affetto paterno.
<< Я. Я в порядке. Илья и мама? >> Ya … Ya v poryadke Sono io … Sto bene … Il’ja e mamma.
<< ними все хорошо >> Nimi vse koposhoStanno bene …
Aleksandr lasciò andare la figlia e puntò i suoi occhi chiari su Francesco, non lo vedeva da così tanti anni che fece fatica a riconoscerlo. Ricordava un ragazzino di diciassette anni allegro e ancora infantile, non un uomo di ventitré anni con la barba scura che stava ricrescendo e quell’aria seria e intelligente.
<< Francesco? Ma sei davvero tu? >>
<< да Александр, Я. Sei invecchiato, sai? >> Da … Aleksandr … Ya … Si Aleksandr sono io …
Rispose Francesco sorridendo, Aleksandr rimase per un momento fermo, poi rise anche lui e accolse il ragazzo con una forte pacca sulla spalla.
<< Invecchiato? Bada a come parli ragazzino! E mia figlia, la tratti bene? >> Domandò l’uomo tenendo il ragazzo sotto il suo possente braccio, Francesco rideva calorosamente, mentre Iliana osservava la scena felice, era proprio come tornare ai vecchi tempi.
<< Più che bene >> Rispose Iliana, e nello stesso istante nel piccolo ingresso arrivò Katerina.
La donna era rimasta incuriosita dalla risate che aveva sentito arrivare nella cucina, indossava un grembiule macchiato di pomodoro e aveva i capelli corti tirati indietro da un cerchietto, rimase così sorpresa che spalancò la bocca.
<< Francesco e Iliana!? >> Esclamò sorpresa, Aleksandr le prese una mano e la trascinò accanto a loro per coinvolgerla.
<< Mamma! >> Iliana le saltò letteralmente tra le braccia, e Katerina ci mise un po’ per capire quello che stava succedendo, quando se ne rese conto, strinse la figlia con forza e la baciò mille volte, e mille volte le accarezzò il viso.
Poi la sua attenzione si spostò sulla piccola figura che era rimasta in disparte, così imbacuccata che era difficile poterle vedere il viso.
<< Scusateci, eravamo così contenti che non abbiamo visto che eravate in compagnia. E’ una vostra amica? >> Domandò Katerina sciogliendo l’abbraccio e indicando Claudia.
Francesco e Iliana si scambiarono un’occhiata rapida.
<< Ah, forse con questi capelli corti non mi riconoscete >>
Claudia si sfilò velocemente la sciarpa e tolse il cappello mostrando finalmente il viso e il nuovo taglio corto. Sorrise ad entrambi con gli occhi lucidi e fece un piccolo passo avanti.
Aleksandr e Katerina sul principio non sembrarono avere nessuna reazione.
<< Claudia? La piccola Claudia? >> Mormorò Katerina portandosi una mano sulla bocca non appena la riconobbe, ma era cambiata, era cambiata la piccola Claudia.
Era sempre magrissima, un po’ più alta, con il viso spigoloso e da donna, aveva completamente perso quell’atteggiamento da bambina.
<< Ciao Katerina, ciao Aleksandr >>
La madre di Yulian si protese in avanti e la strinse in un forte abbraccio, piangendole sulla spalla, bagnandole incurante il viso ogni volta che le regalava un bacio sulla guancia, Claudia ricambiava l’abbraccio con il sorriso sulle labbra, anche lei con le lacrime che cadevano dagli occhi, troppo fragili di fronte a quello spettacolo.
Era stato come ritornare tra le braccia di un’altra madre, ed era stato come ritrovare una figlia perduta da tempo. Claudia ricevette anche una carezza dalle mani rudi di Aleksandr, e non poté fare a meno di piangere di più.
 
<< Sei già al terzo anno di università? >> Domandò sorpresa Katerina, mentre porgeva un altro biscotto a Francesco senza nemmeno accorgersene, il ragazzo però stava scoppiando.
Claudia sorseggiò distrattamente la sua tazza di tè e sorrise lievemente.
<< Già, sto preparando la tesi triennale. >>
<< Tu l’hai già disputata, vero Francesco? >> Il moro annuì e ingoiò contro voglia quel biscotto secco, sperando che Katerina non ne offrisse più, altrimenti avrebbe vomitato.
<< Si, questo mese. Ma per poter insegnare ci vorrà ancora un po’ >>
<< Chi l’avrebbe mai detto che avremmo avuto un matematico, un architetto e una psicologa, sono davvero colpito >> Il commento di Aleksandr fece sorridere tutti, poi l’uomo si alzò improvvisamente, lanciando uno sguardo veloce all’orologio.
<< Vado a prendere Il’ja da casa di sua nonna, così magari potrete conoscerlo >>
Claudia non vedeva l’ora di conoscere quel bambino che aveva visto crescere in parte nella pancia della mamma, doveva avere sei anni ormai, la rossa provava quello strano desiderio di voler vedere a chi somigliasse.
Se somigliasse a Yulian o no.
<< Oh, si papà, Il’ja mi manca moltissimo >> Commentò Iliana raggiante, Aleksandr sorrise e poi uscì portando con se le chiavi della macchina.
Francesco si alzò per andare in bagno e Iliana si rifugiò momentaneamente nella sua camera per prendere alcune cose che aveva lasciato l’ultima volta che era rimasta li, e così Katerina e Claudia rimasero da sole.
<< Ma davvero Nicola ha un bambino? Quanti anni ha adesso? >> Domandò la donna giocherellando con il manico della sua tazza vuota, Claudia seguì quei gesti con automaticità. << Si, ha un bimbo di due mesi, è nato prematuro, ma dopo un po’ di tempo nell’incubatrice ce l’ha fatta, si chiama Gabriele, è davvero un bambino bellissimo. Nicola ha ventisette anni, a breve ventotto >>
Katerina sorrise persa nei ricordi, poi sospirò e tornò a guardarla.
<< Come passa il tempo vero? >> Claudia sostenne il suo sguardo, anche lei dolce.
<< Sai, tu gli assomigli moltissimo Katerina, non me lo ricordavo >>
La donna continuò a guardarla con un sorriso triste stampato sulle labbra.
<< Ti ricordi ancora di lui Claudia? Gli vuoi ancora bene, vero? Quante cose sarebbero state diverse маленькая Claudia se non avessimo preso delle decisioni. Mi dispiace моя девушка, мне жаль очень >> Malen’kaja … Piccola … Moya djevushka, mne zhal’ ochen’… Ragazza mia, mi dispiace molto …
Claudia continuò a sorridere, nonostante le lacrime avessero preso a cadere sul suo viso ancora, sembrava una bambola di porcellana immortalata perennemente in un sorriso e condannata alle lacrime. Le parole di Katerina le avevano ferito il cuore, le aveva fatto provare dei rimpianti che non avrebbe mai voluto provare.
Non avrebbe voluto incolpare nessuno, in nessun modo, mai.
<< Mi ricordo i suoi capelli chiari, sottili tra le dita e leggermente lunghi dietro la nuca, ribelli. Ricordo i suoi occhi chiari, azzurri, verdi e grigi a seconda delle stagioni, ricordo il loro taglio particolare, tagliente e quella piccola cicatrice sullo zigomo destro. Ricordo il suo sorriso provocatore, le sue labbra piene e carnose, morbide. E poi le sue mani, grandi sul mio corpo esile, protettrici, sempre spaccate. La sua risata roca, la sua furia, i suoi modi bruschi, ma anche quelli gentili, la notte di Natale, le sue ferite … tutto >>
Claudia era scoppiata come un fiume in piena, aveva detto tutto con la velocità di un uragano, si era lasciata andare e finalmente libera aveva detto la verità.
Katerina la guardava con la bocca leggermente aperta, sorpresa.
<< Ma tu, lo ami ancora quel figlio mio? >>
<< Sempre, sempre >> Mormorò Claudia portandosi una mano sulla bocca, e poi scoppiò a piangere lasciandosi cadere sul tavolo, con la faccia scossa dai singhiozzi poggiata sul braccio, Katerina allungò una mano e le accarezzò quei nuovi capelli corti, e sempre rossi come il fuoco. Avrebbe voluto fare tante cose, troppe cose che non poteva fare più.
Non si poteva più tornare indietro, e lei sapeva il perché.
Era troppo tardi ormai.
<< Sei qui per lui, vero? Sei qui perché vuoi lui Claudia? >>
<< Si >> Biascicò lei tra i singhiozzi, era arrivata al limite, oltre non si poteva più andare.
<< Oh bambina mia, se tu sapessi … ma non posso, ho promesso, non posso. Ti prego Claudia torna a casa, torna a casa tua. Li c’è qualcuno che ti ama, starai bene. Ascoltami ti prego >>  Claudia si tirò su lentamente, con le guance rosse per il troppo pianto, gli occhi verdi ancora più limpidi e lucidi, Katerina non avrebbe voluto dirle, quelle cose.
<< No, qui c’è qualcuno che mi ama, perché Yulian mi ama ancora vero? Lui mi ama no? Stava per tornare Katerina, stava tornando, non può aver cambiato idea cosi… non può >>
Claudia stava andando in iperventilazione, e Katerina avrebbe voluto fermarsi, ma non poteva farlo, doveva salvarla, doveva impedirle di farsi del male.
<< E invece si Claudia, mi ha detto che ha cambiato idea. Che non ti ama più >>
La ragazza si portò una mano sulla bocca e scosse la testa, nello stesso istante Iliana e Francesco tornarono di nuovo nella cucina e Aleksandr aprì la porta di casa entrando in compagnia di un bambino di sei anni, dai folti capelli biondi e due grossi occhi azzurri.
Claudia si alzò in piedi portandosi una mano sulla fronte perché le girava la testa.
<< Voglio andare via >> Mormorò, Francesco e Iliana si fermarono sulla soglia a guardarla con apprensione, Katerina si alzò in piedi per afferrarle un polso, mentre Il’ja e Aleksandr guardavano la scena un po’ sorpresi.
<< Cos’è successo? >> Domandò l’uomo di casa guardando la moglie negli occhi, ma ovviamente non ci fu bisogno di parole, erano complici con gli occhi.
<< No, non ci credo, sei una bugiarda! >> Gridò Claudia e poi scappò via, letteralmente, scavalcò tutte quelle persone e uscì, ritrovandosi tra la strada fredda ed estranea.
Il respiro era affannoso e i polmoni le bruciavano terribilmente a causa dell’aria gelida che vi penetrava, ma non poteva fermarsi, non poteva, anche se non sapeva dov’era.
Poi, quando la paura passò e con lei anche la disperazione, Claudia decise di fermarsi, e ricordò di trovarsi su quella che Yulian chiamava Prospettiva Nevskij, proprio quella descritta nel racconto di Gogol’. Si guardò attorno persa, mentre la gente non sembrava accorgersi in nessun modo di lei, respirò profondamente provando dolore, e poi il suo sguardo cadde su una piccola libreria, stava per chiudere, ma le luci le conferivano una strana atmosfera, sembrava uscita da un’altra epoca.
La porta di quella piccola libreria si aprì, e una figura avvolta in un cappotto nero e un berretto dello stesso colore si riversò sul marciapiede, si fermò, aggiustò il colletto e osservò il nuovo libro che aveva acquistato, poi sollevò il viso, che si illuminò alla luce di un lampione e Claudia sobbalzò …
Quegli occhi, quegli zigomi, quelle mani, tutto quello l’aveva sognato ogni notte.
Corse, corse come mossa da mani misteriose che le premevano dietro la schiena, corse mossa da un desiderio irrefrenabile.
E poi si buttò tra quelle braccia e le riconobbe subito, si attaccò a quella schiena con le mani come aveva fatto mille volte, affondò la faccia in quel petto assaporandone il profumo della pelle che non era poi cambiato così tanto.
E si sentì a casa come non mai, appagata, completa.
Nessun’ altro le avrebbe fatto provare quella sensazione, nemmeno Nathan.
<< Oh vita mia, vita mia >>
Yulian quella sera era uscito di casa per respirare, aveva aspettato che Svetlana si addormentasse sul solito divano ed era sceso, aveva camminato per mille strade fino a tardi, senza mangiare perché non aveva fame, con una strana sensazione nel cuore, poi aveva visto quella libreria, così vuota ma così antica.
Non aveva potuto non comprare un libro.
Una versione migliore di Anna Karenina di Tolstoj, e chissà perché proprio quel libro.
Era uscito che faceva freddo, doveva tornare a casa anche se non voleva, doveva tenere sotto gli occhi la pancia di quella donna che cresceva piena di vita, di suo figlio.
E poi si era ritrovato qualcosa tra le braccia, o meglio qualcuno … 
Aveva sentito questa persona aggrapparsi a lui con la forza di un ciclone, l’aveva vista aderire al suo corpo come se fossero due pezzi combacianti di un puzzle e l’aveva riconosciuta.
Il cuore gli era balzato nel petto per la felicità, l’odore che aveva sempre desiderato era li, e lo sentiva, quei capelli rossi erano più corti ma erano proprio quelli, le mani dietro la sua schiena attaccate, piccole e affusolate, poteva ricordarlo anche attraverso i vestiti.
E poi quelle parole, quelle parole …
<< Claudia, oh cielo … sei tu? >> Mormorò lui sollevandole il viso arrossato dal freddo, cambiato dal procedere degli anni, invecchiato, ma sempre bellissimo.
Le mani di Yulian trovarono finalmente casa, finalmente la persona giusta da proteggere.
<< Che cos’hai fatto ai tuoi capelli? Cosa? >> Yulian spostò una mano tra quello che restava dei suoi lunghi e folti capelli rossi, doveva averli tagliati quando lui non era più tornato, doveva averli tagliati per dimenticarsi di lui.
Eppure non ci era riuscita.
Poi Yulian si ricordò perché e fece un passo indietro, per separarsi da lei, perché non doveva cadere, eppure non ci riuscì a togliere del tutto quelle mani attaccate al suo cappotto nero, quello che gli aveva regalato Svetlana due anni prima.
<< Yulian, Yulian … hanno detto che non mi ami più. Perché non sei tornato? È la verità? Non posso crederci! Ti ho aspettato per cinque anni, non puoi farmi una cosa del genere, non puoi >>
Yulian non l’aveva mai vista così diversa, non l’aveva mai vista così spaventata, ecco cos’era diventata senza di lui, l’ombra di se stessa, eppure era sempre la sua Claudia, e alla fine non lo era più davvero.
<< Mi dispiace >> Riuscì a mormorare lui, e poi la staccò definitivamente dal suo corpo, facendo un passo indietro per poterla guardare in faccia, ma era troppo bella perché potesse resistere ancora, avrebbe solo voluto baciarla.
<< Di cosa? Ti dispiace di cosa? Yulian … >> Lei fece un passo avanti verso di lui, lui avrebbe dovuto fermarla prima, e l’avrebbe fatto.
<< Hanno detto la verità, mi sono accorto di non amarti più. Quel giorno, quando stavo tornando, ho capito che qui c’era qualcosa di più importante, e che quello che provavo per te non era più niente. Non te l’ho detto perché non volevo tu soffrissi >>
Claudia diventò improvvisamente di pietra, mentre una rabbia cieca, mischiata al dolore più bruciante si faceva largo nel suo cuore, non poteva aver sprecato tutto quel tempo.
Non poteva essere vero.
<< Che cavolo stai dicendo?! Non puoi farmi questo! Qui c’è qualcosa di più importante? Ti odio, Yulian … no, ti amo … no, no ti odio! Stupido! >>
Yulian stava perdendo tutta la determinazione, stava cedendo, avrebbe voluto afferrare quella ragazza tra le braccia e baciarla fino alla morte.
Non poteva.
No, sto mentendo, qui la cosa più importante sei tu, se sono sopravvissuto tutto questo tempo è anche per te. Ti amo, lo sai.
<< Odiami pure, hai ragione. Ma non ti amo più >>
Claudia smise di piangere di colpo, proprio quando avrebbe dovuto piangere di più.
Ripensò a quei cinque anni passati ad aspettarlo, a tutta la speranza, a quanto ci aveva creduto, ed era stata con quella speranza che era andata avanti, che tutto sommato era stata felice, anche solo sapere che lui c’era sotto quello stesso cielo poteva andare bene.
Il tempo passava per tutti e cambiava i sentimenti delle persone, anche quelli di Yulian.
Erano solo i suoi che rimanevano immutati, ma sarebbe andata bene così, era proprio per quell’amore che doveva accettarlo, insistere sarebbe stato inutile.
<< Avresti dovuto dirmelo quel giorno, così mi avresti ferita solo una volta >>
Yulian sentì una stretta allo stomaco, era la cosa più dolorosa sapere di averle fatto del male, sapere che lei si stava arrendendo, ma non poteva darle il peso di quel fardello che stava portando lui, era meglio che lei credesse così, era meglio che sapesse una bugia, piuttosto che soffrire inutilmente.
<< Comunque è stato un bene venire qui da te, almeno posso ringraziarti di avermi fatto amare così tanto. Almeno di questo sono sicura, io ti ho dato tutto ciò che avevo. Addio >>
Claudia asciugò velocemente il viso e sorrise, sollevando gli angoli delle labbra e facendo spuntare quelle fossette che Yulian ricordava e amava moltissimo.
<< Sei bella come ricordavo, sai? Io ti ho amata moltissimo, e lo so che mi credi. Avrei voluto passare questi anni con te, al tuo fianco … >>
<< Probabilmente sarebbe stato lo stesso >> Lo interruppe Claudia, facendo un passo indietro, Yulian invece ne fece un altro avanti, verso di lei, non era pronto a farla andare via. << No, non pensarlo, io … >>
<< Yulian! Va bene così. Sei cresciuto anche tu sai, sei più uomo, sei diverso. Adesso torno a casa, Nathan mi aspetta, e non sa che sono qui >>
Le mani di Yulian fremettero, e quando Claudia voltò le spalle cercando di trattenere le lacrime non ce la fece più, l’afferrò per il polso e la tirò con violenza verso di se, bloccandole il viso con una mano per baciarla, e la baciò avido, con una foga tale da fare male, incurante della gente che passava, dimentico delle parole che aveva appena detto, dimentico di essere un traditore.
Le sue mani trovarono appiglio sui fianchi di Claudia, mentre la faceva aderire più a se, e le loro bocche danzavano insieme. L’avrebbe fatta sua se non si fossero trovati in mezzo ad una strada, se non avesse ricordato, ma fu Claudia ad interrompere quel bacio passionale, si separò da lui e lo fulminò con lo sguardo.
<< Smettila! Ma cosa vuoi da me?! >> Gridò portandosi una mano sulla bocca, Yulian guardò altrove, imbarazzato, confuso e con il corpo che bruciava dal desiderio.
<< Scusami, scusami per tutto >> Mormorò portandosi una mano sulla faccia, per poi scoppiare a piangere, anche lui come un bambino.
Claudia fu mossa a compassione, e anche se lui non l’amava più, per lei quel sentimento valeva ancora. Si avvicinò cauta e lo abbracciò, lasciando che lui piangesse sulla sua spalla e la stringesse per l’ultima volta, faceva comodo anche a lei.
<< Non ha senso che tu soffra così tanto. Non fartene una colpa, i sentimenti delle persone cambiano, anche i tuoi >> Yulian la lasciò andare ingoiando quelle parole come lava bollente.
<< Addio nanerottola >> Riuscì solo a pronunciare, continuando a fissarla mentre si allontanava diretta ovunque.
Claudia se ne andò il giorno dopo in una notte innevata come quella.
Seguita dallo sguardo di Yulian.
 
 Come, non so se ho capito bene 
tu non vuoi venire a cercare insieme 
a cercare insieme, insieme, insieme. 
 Dove si è rotto il filo di seta che ci univa

 
Elisa – Un filo di seta.


 
__________________________________________________
Effe_95

Buongiorno a tutti, ne approfitto adesso per farvi gli auguri di una buona Pasqua.
Comincio col dire che il titolo di questo capitolo è tratto da una canzone di Ornella Vanoni che si intitola " Non è questa casa mia".
Per me è stato molto difficile scrivere questo capitolo e spero possiate apprezzarlo, mancano solo altri due capitoli alla fine della seconda parte, e poi comincerà la terza che è anche l'ultima. Posso annunciarvi che finalmente lo strazio sta per finire, e che avete resistito quasi tutti, quindi vi ringrazio di cuore, a tutti coloro che hanno continuato a seguirmi nonostante la storia avesse preso questa piega così dura.
Grazie di cuore.
Vi chiedo scusa già da adesso se aggiornerò con una lentezza maggiore, ma tra un mese ho l'esame di stato e non avrò tutto questo tempo libero.
Grazie ancora, alla prossima.

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: effe_95