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Autore: Sanae Nakazawa    30/12/2004    8 recensioni
La mia vita è in fase di stallo. Certo, la sua presenza per qualche giorno non può che farmi bene, ma mi sento privato di qualcosa che posso associare alla parola "stabilità". Senza parlare del fatto che il passato mi consuma poco a poco...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

L'odore intenso di muffa mi impediva di respirare normalmente. 
Mi abituai a quell'oppressiva atmosfera tanto che, una volta uscito da quel posto, mi sembrò di rinascere.
Fu come respirare l'aria per la prima volta.
Sapevo a cosa andavo incontro, sapevo che l'aria sarebbe stata viziata.
Ero poco più che maggiorenne ma non tanto sciocco da aspettarmi un prato fiorito con tanto di farfalline svolazzanti.
Un attimo prima di introdurmi nella tenuta mi pentii di essere lì e, sopratutto, di essere solo.
Tutto intorno regnava una calma irreale. Una quiete talmente agghiacciante da far pensare ad un cimitero.
Solo. Senza respiro. Solo.
Non avevo un piano, nè tantomeno la vaga idea di cosa fare. Sapevo soltanto che lì dentro giaceva il suo cadavere, freddo e rigido.
La prima cosa che mi sembrò giusta fu quella di accertarmi di trovarlo, per portarlo indietro.
Sorrisi istintivamente. Un sorriso triste.
Prima dovevo vedere se io ci tornavo indietro.
Ma se dovevo proprio donare la vita al nemico, tanto valeva farlo con classe.
Così creai un foro nel muro abbastanza grande da farmi passare. Nessuno a controllare se ci fossero intrusi.
Strano. Molto strano.
L'Oscuro Signore che tutto vedeva e sentiva non si era accorto della mia presenza.
Nello stesso momento in cui formulai questo pensiero mi sembrò talmente sciocco, così mi voltai indietro, prima di intrufolarmi all'interno.
Nessuno.
Sempre più strano. 
Ettari ed ettari di terreno incolto. Entrai. Tremavo come una foglia.
Che non si fossero accorti per davvero della mia presenza? Oppure, una volta all'interno, avrei trovato l'attesa sorpresa?
Come se servisse a salvarmi mi tirai sul capo il mantello riducendo la mia visuale. Sgusciai all'interno del foro, muovendomi sui gomiti. 
Un dolore lancinante, la pelle che si sfregava sul pavimento ruvido.
Una volta dentro mi stropicciai gli occhi. Ero circondato dal buio più intenso. 
La mia vista ci mise un pò ad abituarsi, dato che appena due secondi prima ero sotto ad un sole accecante.
Il sole d'estate.
Quando ne fui in condizione, mi tirai in piedi guardingo.
Ancora nessuno. Solo un'odore di muffa più soffocante. A pensarci ora quella sensazione torna vivida insieme ai ricordi visivi.
Non respirai per almeno un minuto, non c'era aria da respirare, solo muffa, muffa e muffa.
Camminai ininterrottamente per quelle che sembrarono ore. L'ambiente non mutava, mi sembrava di girare in tondo.
Solo colonne e mura diroccate. E la solita muffa, che stava diventando la mia linfa vitale.
Avendo perso la cognizione del tempo non so quanto dopo mi ritrovai di fronte quella porta.
Sentivo l'aria sempre più opprimente.
"Cosa sei nelle mie mani?" "Ah...non lo so..."
Accarezzai la porta, come per capacitarmi del fatto che esistesse per davvero e che non fosse soltanto una mia illusione.
Era vera, ed era fredda. Come una lastra di ghiaccio.
Ormai, persuaso com'ero, mi aspettavo di tutto.
La osservai nei suoi minimi particolari cercando un buon motivo per aprirla. La paura saliva di momento in momento, sempre di più.
Cosa mi attendeva oltre la porta? Avrei fatto in tempo a vederne il contenuto?
Avevo promesso la vita in cambio di quello che stavo facendo, tanto valeva farmi coraggio. Aprirla.
Sentii uno scatto, prima che il cervello desse ai muscoli del braccio il comando di alzarsi in direzione della maniglia.
Dopo un attimo lei era lì, davanti a me. Felice come non l'avevo mai vista.
Il cuore pervaso di gioia, il presentimento che lei fosse viva finalmente sfamato dalle conferme che cercava. Lei era davanti a me, viva e sorridente.
Mi condusse all'interno della stanza, sudicia, buia. La puzza di muffa però andava affievolendosi, magari per la presenza di un minimo spiraglio aperto, dal quale proveniva una fioca lucetta.
Non ebbi il tempo di chiederle nulla. 
Il suo fiato caldo mi inebriò i sensi, le sue labbra lisce ed umide stavano attraversando la pelle del mio collo con delicatezza quasi eterea.
Eterea. Così sembrava Hermione quel giorno d'estate.
Talmente finta da far accapponare la pelle. Tra lei ed una bambola babbana la differenza era solo di proporzioni.
Mentre insinuava la mano sotto il mio mantello, non smetteva di sorridere.
E' come un sogno, mi trovai a pensare. Come un sogno sconcio. Solo quello può essere.
Per buoni dieci secondi mi autoconvinsi di essere vittima di qualche pozione o chissà che.
Hermione poi si staccò, lasciando incompiuto ciò che aveva iniziato.
La pelle che mi aveva toccato sembrava esser diventata della sua materia, non sentivo più il mio corpo.
L'unica cosa che riuscii a fare fu rimanere a bocca aperta, mentre lei mostrava centimetro per centimetro la sua pelle bianca.
Lividi vicino alle cosce. Graffi al ventre e alle braccia. La fioca luce illuminava quel corpo deturpato, eppure così incantevole da non permettermi di distogliere lo sguardo.
"Ti amo" pensai mentre nella mente poco a poco si faceva chiara la consapevolezza che quella non era Hermione. Ma solo il suo corpo.
E fui nuovamente pervaso dalla tristezza, come se lei fosse morta per la seconda volta ed io avessi contiribuito alla sua uccisione.
Una risata gelida rimbombò ai lati della stanza, salendo verso il soffitto.
"Bene..." sorrise lei, nuda, accarezzandosi i capelli.
"Conta fino a tre...conta fino a tre..."
Impossibile. In quel momento non ricordavo neppure come si arrivasse al tre. La mente era completamente annebbiata e il corpo talmente rigido come se fosse incatenato. Forse ero incatenato, non lo ricordo.
"Conta fino a tre..."
Sentii le palpebre pesanti. E solo in quel momento ricordai di aver passato entrambe le notti insonni.
"Conta...fino...a tre..."
La sua voce era gelida e priva di calore. 
Ridatemela! Ridatemi la sua voce!
Ridatemi quella voce! Il mio cuore gridava. Gridava come un ossesso.
Cosa ti hanno fatto? Per cosa dovrò maledirli in eterno?
Dimmelo. Con la tua voce.
"Conta fino a tre..."
"Uno...Due...T..Tre..."

*

Se fosse la cosa giusta o meno non ebbi neanche la forza di chiedermelo. E' triste constatare quanto davvero noi uomini, una volta attivato l'altro "cervello" non pensiamo ad altro.
Insomma, l'occasione era fin troppo appetibile per fare il puritano (senza contare il fatto che puritano non lo sono mai stato).

Sembrava di nuovo come un sogno, solo che stavolta non eravamo al buio, e lei non sorrideva.
Leggevo nei suoi occhi un misto di paura e determinazione, la sua voce era calda e carica d'espressione.
Dopo quel lungo bacio, fu lei per prima a staccarsi e ad aggrapparsi al mio collo stringendomi, come per paura di lasciarmi andare.
Quella era Hermione, finalmente me l'avevano ridata.
Presi ad accarezzarle la schiena, incapace di fare altro. Lei mi guardò negli occhi, con un velo di tristezza.
La sua pelle, sotto le mie dita, sembrava percossa da una scarica elettrica. Ogni suo centimetro di carne mi cercava, lo sentivo.
"Non voglio far nulla che possa turbarti..." mentii. Quella sera lei sarebbe diventata mia a tutti i costi. Ne sentivo il bisogno, stavolta.
"Non capisco..." la sua testa strusciò delicatamente contro l'incavo tra il mio collo e la spalla. Un'altra scarica ben distinta.
"Se non mi fermi tu, dubito di fermarmi...mi sa che è già troppo tardi..."
Tacque. Si mise a sedere.
La guardai. La sua espressione non sembrava respingermi.
Mi avvicinai, titubante. Atteggiamento da o la va o la spacca, con la consapevolezza che due mesi di reclusione e vergogna non sarebbero bastati in caso di rifiuto.
Lei protese le braccia verso di me. Gliele accarezzai cingendole la vita con un braccio.
Presi a spogliarla lentamente, molto lentamente.
I suoi indumenti estivi, una volta staccatole si dal corpo, ricadevano morbidi sul letto, come fiocchi di neve molto grossi.
Quel momento parve durare un'eternità. Mano mano che il suo corpo veniva messo a nudo, i ricordi di quel giorno tornavano vividi.
Quella stessa emozione, quegli stessi pensieri.
"Ti amo..." sussurrai quando anche l'ultimo pezzo di stoffa fu abbandonato altrove. 
Quelle parole rimbombarono nella stanza come il suono di un martello. Seguite dal suono dei nostri baci e il molleggiare di un materasso troppo vecchio.
Ogni suo movimento...ogni suo centimetro di pelle...impressi nella mente. Come se quella fosse la nostra ultima volta.
Qualcosa in me finalmente si ricomponeva. I pezzi mancanti, il vuoto, la rabbia, il dolore. Tutto stava vorticando intorno a noi, mentre le nostre anime e i nostri corpi si univano in una cosa sola.
Integro. Stavo tornando integro. E felice, finalmente.
Quando lei mi rotolò accanto, madida di sudore, mi resi conto di quanto fosse piccola. Così piccola che avevo rischiato di farmela portare via.
"E' stato bello..." ridacchiò facendosi più vicina possibile. Indifesa e carina.
"Se fai così ti salto addosso di nuovo...ah...anzi...rimandiamo a tra cinque minuti devo ancora riprendermi!"
Scoppiammo a ridere. Le nostre risate sembrarono dieci risate unite insieme. Da quanto non ridevamo così sinceramente?
"Ti amo..."
"Se alla tua età sei già così arrugginito...dov'è il mio vestito?"
"Sul pavimento" le indicai una matassa informe di stoffa.
"Come diamine sono finiti lì?!". Evidentemente ci eravamo agitati più di quanto non sembrasse.
"Dove vai...?" mi lagnai guardandola rivestirsi, molto a malincuore. Avrei gradito guardarla un'altro pò, magari farci qualche ora di sonno insieme, abbracciati.
"Mhhhh..."
Grattastinchi entrò dalla porta semichiusa. Maledii tutte le ranocchie della terra, avevo piacevolmente dimenticato la sua presenza.
Mi alzai controvoglia, nudo come un verme, e lo guardai con aria di superiorità. 
"Dove vai?" insistei.
"Appuntamento col mio capo..." arricciò le labbra in modo carinissimo. La aiutai a sistemare le ciocche di capelli incastrate nel collo della maglietta.
"...mi aiuterà a trovare un alloggio conveniente, magari in zona"
"Vieni a stare qui..." proposi di slancio. Lei rimase a guardarmi come se fossi pazzo per qualche minuto. Forse ci stava riflettendo, mi augurai.
"Ma...beh...non voglio dar fastidio...poi...la tua intimità..."
"Vieni a stare qui. E' la cosa che desidero di più"
Continuò a guardarmi, con un'espressione indescrivibile. Non riuscii a leggere nei suoi pensieri.
Fattosta che dopo dieci minuti eravamo di nuovo a letto, non so come, ricordo solo il calore del suo corpo premuto contro il mio. La sua dolce aura fondersi con la mia.
L'umido delle sue labbra contro la mia pelle.
La mia vita era arrivata ad un bivio. Trascinarmi nella patetica illusione che tutto segue il suo corso o azzardare?
Ho azzardato e ora sono felice. Quando ripenso a quel giorno d'estate mi si accappona ancora la pelle, ma è inevitabile.
Certe ferite rimangono aperte e forse non si rimargineranno mai. Ma l'importante è disinfettare, di tanto in tanto.

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FINE

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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!
T_______T Buuu così anche questa fatica è terminata ;_; che tristezza ;_;.
Scrivere questo capitolo, in questo orrificoso periodo, è stato qualcosa di difficilissimo. Sono reduce da una giornata davvero orrenda, che va ad aggiungersi alle altre 4 o 5 orride uguali dei giorni scorsi.
Ma pazienza...come al solito vorrei ringraziarvi tutti per avermi seguito fin qui. So di non aver trattato benissimo la parte *clou* della fic XD ma sinceramente vedevo poco adatta una descrizione come per Still Remember, e ho optato per qualcosa di più sobrio u.u!
Sono stata davvero tanto felice che questa fic sia piaciuta, ed è stata una piacevole sorpresa scoprire quanto possa essere rilassante parlare in prima persona, ti aiuta a sfogare molto più della terza!
Mando un bacione a tutti con l'augurio di un anno nuovo meglio del vecchio ^_-

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