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Autore: Sweetpeace    17/06/2014    2 recensioni
"Insomma, una giornata come le altre, o almeno così si era presentata, fino a quel momento."
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Komachi Akimoto/Cure Mint, Nuts/Nattsu, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una poliziotta aveva accolto la ragazza dai lunghi capelli scuri alla centrale, si chiamava Akemi, Akemi Nagamizu. 
-Quindi mi sta dicendo che stava parlando al cellulare, quando ha sentito un urlo- chiese la poliziotta, scettica. Credeva fosse la tipica bravata da adolescente, giusto per far parlare di sé.
-Non mi parli così, le giuro che è la verità- disse la giovane, preoccupata dal tono della poliziotta.
-E mi dica, sa darmi qualche ulteriore dettaglio?- continuò la poliziotta, ignorando la domanda.
-Dunque... Era una ragazza ad urlare, chiedeva aiuto, e sembrava che ci fosse qualcuno con lei, e rideva... Poi sono scappata, non sono riuscita a capire da dove veniva quell'urlo, sembrava quasi che venisse da sottoterra, che squarciasse l'asfalto e si facesse strada lungo la via. Mi spiace, ma non so dirle altro...- Akemi chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi su qualche dettaglio e ripercorrendo la scena, quando qualcosa scattò nella sua mente.
-C'era una FD nera parcheggiata sul retro di un magazzino, ci sono passata davanti quando sono corsa via per venire qua- gli occhi della poliziotta si accesero di interesse, una FD nera, come quella del caso Akimoto.
-Non ricordi altro?- la ragazzina scosse la testa.
-Mi sono precipitata qui perché so della ragazza che hanno rapito, alla tv hanno detto che l'avevano portata via su quel modello d'auto e ho pensato che poteva essere utile saperlo- fece una piccola pausa, la poliziotta la guardò intensamente.
-Ne sei sicura?-
-No, c'era qualcos'altro, ne sono sicura, nella targa della macchina, i caratteri... I caratteri... Sì! Erano caratteri iragana! Era una targa falsa!- trillò Akemi.
-Guardi troppi polizieschi, lo sai?- la ragazza annuì colpevole, sorridendo timidamente.
-Sei stata brava Akemi, ora, però, avrei bisogno di una deposizione, te la senti?- la ragazzina annuì.
-Posso chiederle un favore?- la poliziotta la guardò curiosa, facendole un cenno col capo.
-Vorrei che informaste la famiglia della ragazza di mantenere la speranza, di non mollare. Lei è ancora viva- la poliziotta fu sorpresa dalla richiesta, quindi sorrise dolcemente.
-Sei molto altruista- constatò, poi si alzò per prendere i documenti da far compilare ad Akemi. 

-Quindi la signorina Komachi è uscita di casa stamattina e, dopo la scuola, è venuta qui al negozio in compagnia delle sue amiche per aiutare il proprietario?- chiese il poliziotto a Madoka. Lei annuì soltanto.
-Questo è ciò che mi ha scritto prima di venire qui- sospirò, ora era tutto dannatamente reale. Lui la guardò, sembrava pensieroso, come se una nube scura aleggiasse sopra la sua testa facendoci piovere sopra qualcosa, forse ricordi, forse opinioni, o possibili piste sul caso. Questo la motociclista non lo sapeva. 
-Vuole leggere il messaggio che mi ha mandato?- chiese poi, cercando di togliersi di dosso quello sguardo inquisitorio.
-Volentieri- annuì il poliziotto, prendendo in mano il telefono della ragazza.
"Ciao Madoka :) ti volevo dire che vado alla Nattshouse con le ragazze, quindi farò più tardi del solito. Ci vediamo a casa."
Il poliziotto porse il telefono a Madoka, sorridendole.fece per alzarsi e lasciarla sola, quando un trillo meccanico si fece strada dalla tasca della divisa dell'agente. Egli rispose al telefono, serio, poi riattacco velocemente.
-Signorina, un'ultima cosa- fece lui, attirando l'attenzione della ragazza.
-Mi è appena arrivata una comunicazione dalla centrale, una testimone afferma di aver visto l'auto sulla quale sua sorella è stata portata via- tralasciò la parte dell'urlo, non voleva metterla in allarme, era già troppo preoccupata. Gli occhi della ragazza si riempirono di sorpresa, si alzò di scatto e prese il poliziotto per la camicia, senza però strattonarlo.
-Dice davvero?- chiese con gli occhi pieni di lacrime. Il poliziotto sgranò gli occhi, poi annuì, facendola sedere e chiedendole se aveva bisogno di qualcosa. Lei scosse la testa.
-Di mia sorella non si sa nulla?- chiese lei sotto shock, vide il poliziotto scuotere la testa. Si mise le mani tra i capelli e pianse, pianse come non aveva mai fatto prima. Non aveva la minima idea su cosa fosse accaduto a sua sorella, per conto suo poteva essere morta nel bagagliaio dell'auto. 

"Dove diavolo sarà il mio bagaglio? Dannazione, ho fretta" un giovane dai capelli scuri guardava il suo orologio da polso, evidentemente impaziente. Sembrava quasi che volesse mollare lì il suo bagaglio e correre fuori per fare chissà che cosa, a chiunque sarebbe sembrato un pazzo, ma a lui, alla fine, non importava neanche. Era lontano da quella terra così meravigliosa da tanto, troppo tempo. E lo voleva recuperare tutto, eccome se lo voleva. Finalmente la valigia nera tanto attesa fece capolino sul nastro trasportatore. La prese per la maniglia sbuffando, quando il grande televisore che aleggiava alle sue spalle trasmise qualcosa che gli fece accapponare la pelle.
"E ora passiamo al caso Akimoto".
Un tuffo al cuore. Akimoto. Madoka faceva Akimoto di cognome. No, era impossibile. Chissà quante persone avevano Akimoto come cognome in Giappone. Non poteva riguardare lei, era totalmente impossibile. Andiamo, quante possibilità c'erano? Una su un milione, se non di meno.
"Come tutti sappiamo, la quindicenne Komachi Akimoto è stata rapita davanti ad una piccola gioielleria in mattinata, portata via su una FD nera. Dell'adolescente non ci sono tuttora tracce, ma le forze dell'ordine stanno interrogando testimoni e familiari. Ecco a voi la nostra inviata".
Komachi. Il suo topo di biblioteca preferito. Dio. Chi poteva farle una cosa del genere? Doveva correre subito da Madoka, poteva scommettere l'anima che si stava struggendo di sensi di colpa... E poi, beh, dovevano dirsi molte cose. Prese nuovamente in mano la foto della bella giapponese e si precipitò fuori dall'aeroporto andando a sbattere contro un paio di persone, lasciandosi alle spalle i loro insulti. Doveva andare da Madoka, e doveva andarci adesso.


Angolino immeritato di una sadica a caso:
Ok, so che non è il massimo e mi scuso tantissimo, è moooltooo corto e, soprattutto, moooltooo stupido. A mia discolpa posso dire che è un altro ponte con i prossimi capitoli, perché, come si è capito, il famigerato ragazzo fai capelli castani è tornato in Giappone!!! :D 
Ringrazio chi legge e recensisce, come sempre e spero di non avervi delusi con questo (stupido e cortissimo) capitolo. Scusate ancora :(
Alla prossima (speriamo presto, eviterei volentieri i pomodori in faccia),
Vostra (non)affezionata,
Sweet-chan. <3
  
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