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Autore: Mariam Kasinaga    18/06/2014    3 recensioni
Darui si appiattì nell’ombra del corridoio, quando sentì i passi frettolosi di alcuni soldati camminare nella sua direzione. Il rumore metallico delle loro armature risuonava nel silenzio, mentre le loro voci si sovrapponevano una all’altra: “Sua Maestà è morto! Dobbiamo trovare il Principe!” continuavano a ripetere.
Genere: Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Il tradimento verrà svelato

Dwen non lo degnò nemmeno di uno sguardo, troppo impegnato a scrivere con la sua minuta calligrafia su una pergamena. L'assassino rimase in piedi, immobile, davanti alla scrivania: il colloquio con Fenfir l'aveva profondamente scosso, dimostrandogli quanto fossero fragili le sue certezze. Non sapeva ancora se la fiducia in suo fratello era stata ben riposta o se, come tutti gli altri, era stato solamente usato per degli scopi.
Il suo Signore smise di scrivere, alzando leggermente lo sguardo: "In tutto questo tempo quante volte mi hai mentito?" volle sapere, scrutandolo attentamente in volto. L'assassino non diede segno di turbamento a quella domanda, complici gli intensi anni di allenamento per pensare freddamente in ogni situazione.
"Non potrei mai mentirvi, Vostra Maestà. Mi addolora sapere che possiate sospettare il contrario" replicò. L'altro cominciò a giocherellare con la penna d'oca.
"La scorsa notte hai giurato che mi saresti stato sempre fedele. Nonostante sembrassi quasi non essere in te, ho giudicato vere quelle parole" commentò. A quelle parole, Darui non poté fare a meno di arrossire leggermente: si ricordava bene a cosa stesse alludendo Dwen. Aveva pronunciato quel giuramento mentre giacevano tra le coperte sfatte, cercando di trattenere i gemiti per non allarmare le guardie. Quelle parole gli erano uscite dal cuore, interrotte soltanto dai baci che depositava sulla pelle diafana e bollente del suo Signore.
Lo sguardo dell'assassino si addolcì involontariamente: "Io non sono un uomo colto, le mie frasi possono sempre sembrare banali. Eppure, non è nient'altro che la verità, quando sostengo che darei la mia stessa vita per te" mormorò. Anche dopo la loro notte d'amore, erano state molto rare le occasioni in cui si era rivolto a Dwen in modo così intimo: non era solo amore, quello che provava nei suoi confronti, ma una vera e propria ammirazione. Fenfir, lui era stato l'unico a farla vacillare.
L'altro prese una caraffa piena di vino e, con lentezza studiata, riempì entrambi i bicchieri che si trovavano davanti a lui: "Le mie spie hanno seguito tuo fratello, dopo che vi siete incontrati all'arena di allenamento. E' partito verso la città di Kashu, dove è probabile vi sia la base dei ribelli che attentano alla mia vita. Mi sembrava di averti dato ordine di ucciderlo" aggiunse, avvicinando il bicchiere alle labbra ed annusando il dolce aroma della bevanda.
Per un attimo, a Darui sembrò che il mondo si fosse fermato: l'aveva ingannato, aveva usato il legame che li univa per avere il tempo di scappare. Lui era stato disposto a fare un'eccezione, a disubbidire agli ordini del Re, ma Fenfir gli aveva raccontato soltanto bugie. Il ragazzo strinse i pugni, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
"Mi aveva giurato di essere innocente e ho creduto che i vostri informatori si fossero sbagliati. Ho fallito, mio Signore, permettetemi di rimediare. Vi porterò la sua testa" disse velenoso.
L'altro si limitò a bere un sorso di vino, facendogli cenno con l'altra mano di fare altrettanto: "Se tu avessi eseguito i miei ordini senza discutere, a quest'ora i ribelli avrebbero un capo in meno su cui fare affidamento. Tu non devi pensare, devi agire" Darui annuì, svuotando il bicchiere in pochi sorsi: "Non accadrà più. Non dovrai più preoccuparti di un mio errore" mormorò.
L'altro sorrise: "Mi piace quando lasci da parte i convenevoli. Ti rendono più sincero" commentò, avvicinandosi a lui. Gli diede un leggero bacio sulle labbra, ma non appena Darui cercò di ricambiare con uno più passionale, gli sfuggì, tornando a sedere alla scrivania.
"Ho fatto in modo che tu non ti debba più preoccupare dei tuoi errori” spiegò, continuando a sorridere sornione. Il ragazzo sentiva la rabbia martellargli nel cervello, mentre l'odio che provava per suo fratello gli offuscata la vista.
"Ricordo ancora quando eri poco più di un bambino, disprezzato da tutti per essere un mezzosangue". Le gambe gli credettero, costringendolo ad aggrapparsi al cornicione del grande camino che illuminava la stanza. "Il tuo maestro non voleva insegnarti l'arte dei veleni. E' grazie a lui che ci siamo conosciuti. Tu cercavi disperatamente qualcuno che ti svelasse quei segreti, io desideravo qualcuno a cui poter mostrare tutto ciò che sapevo sull'argomento".
Il ragazzo faceva fatica a respirare, ogni inspirazione era una fitta di dolore.
"Vedi, quando si riconosce un cane eccezionale, si fa di tutto per ottenere la sua fiducia. Un bravo padrone gli lega attorno al collo una catena che, alternativamente, si preoccupa di accorciare o allungare".
L'assassino fece qualche passo incerto in avanti, senza più preoccuparsi di trattenere le lacrime.
"Tuttavia, se un cane morde la mano del padrone, anche solo per una volta, deve essere abbattuto".
Darui tentò di articolare una frase, ma tutto ciò che uscì dalle labbra fu un rantolo.

In quel mondo non c'era spazio per quelli come lui, i mezzosangue nati dagli stupri dei soldati. Quando aveva incontrato Dwen aveva creduto di aver trovano qualcuno a cui non interessasse il suo sangue misto, si era illuso che il Principe lo rispettare per quello che era.

Gli anni erano passati così, uno al servizio dell'altro. Uno ad uccidere nell'ombra, l'altro a costruire menzogne.

   
 
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