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Autore: _LilianRiddle_    25/06/2014    6 recensioni
Eccomi tornata con una nuova storia, dopo tanto tempo. Questa volta mi sono dedicata ad una Dramione, un genere che io amo da morire. E' la prima, siate clementi ^^.
Dal testo:
"- Maledizione! – esclamò, preoccupandosi ancora di più vedendo Luna poco lontano da lui, priva di sensi.
S’inginocchiò accanto al ragazzo, che stava tentando, invano, di alzarsi.
- Fermo Malfoy, fermo. – cercò di trattenerlo Hermione, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi, troppo preda delle sue emozioni per riuscire a formulare anche il più semplice degli incantesimi di cura.
Il ragazzo la scacciò malamente, tentando ancora una volta di alzarsi.
- Non ho bisogno del tuo aiuto, Mezzosangue. Ce la faccio da solo. – disse tentando di suonare cattivo e minaccioso, respingendo le sue mani.
- Zitto, Draco, zitto. – sussurrò Hermione. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome pronunciato proprio da lei, proprio da quella che avrebbe dovuto insultarlo e picchiarlo come avevano fatto quei ragazzi. E ne avrebbe avuto tutto il diritto, di questo era sicuro.
- Io non mi sono difeso, Hermione. – bisbigliò lui, prima di svenirle tra le braccia. "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving each other - How to save a life'
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Capitolo XIII.
 


Caro diario,
la scuola è quasi finita e i M.A.G.O si avvicinano. Le settimane senza Severus passano lentamente, ma io mi sento molto più leggera. Mi sento più leggera, ma forse anche più pesante. Non posso smettere di pensare che tutto questo non sarebbe mai successo se io avessi dato anche solo una possibilità in più a Severus. Se io avessi aspettato ancora un poco, se avessi resistito qualche giorno in più, magari adesso sarebbe con me e non con quei suoi amici delinquenti. Eppure, non so pentirmi della scelta che ho fatto. Sono una donna forte e ho preso la decisione migliore per me. Non posso sempre pensare agli altri, in questi anni mi sono messa fin troppo da parte. È arrivato il momento di pensare a me, di pensare a quello che voglio io.
Il problema, appunto, è che non so che cosa voglio veramente. Perché Potter si sta comportando bene, è comprensivo, sa essere simpatico (mi stupisco anch’io di queste mie parole, si), ma… ma rimane pur sempre Potter. Rimane il ragazzo che per sei anni della sua vita ha tormentato Severus, forse al punto da farlo allontanare da me. Rimane il ragazzo che per sei anni della sua vita mi ha irritata con il suo comportamento arrogante e borioso, maledettissimo purosangue figlio di papà e viziato.
Eppure.
Eppure lui, James Potter, sta tirando fuori me, Lily Evans, dal baratro e dalla confusione in cui sono caduta in questi mesi di tensioni e di incomprensioni, di sentimenti repressi e frasi non dette. Inutile negarlo, controproducente ammetterlo (forse). Perché, ragioniamo. Ammettere che Potter, proprio lui in carne ed ossa, mi stia aiutando manderebbe la mia mente in tilt. Eppure il corpo parla chiaro: l’odore che sento nelle vicinanze dell’Amortentia è inconfondibilmente quello di Potter, è al contatto lieve delle sue labbra sulle mie che il mio corpo s’è sciolto e la razionalità ha abbandonato la mia persona, non con Severus. Con Severus non è mai successo che il mio corpo fosse così… incontrollabile. Era sempre sotto il ferreo comando della mia mente. E invece ora… ora sembro quasi un’altra persona. Irritabile, inavvicinabile, quasi cattiva con chiunque mi si avvicini che non sia James Potter. E questo, se possibile, mi fa andare in bestia anche di più di James stesso.
Non posso permettere di credere che, alla fine, io mi sia… mi sia cosa, innamorata? La mia mente stenta a crederlo. Eppure non può essere altrimenti, i fatti sono questi e prima o poi dovrò venire a patti con me stessa.
“Evans!” – esclama una voce alle mie spalle. Sospiro.
Parli del diavolo…
“Buon pomeriggio, Potter. A cosa devo il così grande piacere della vista della tua meravigliosa presenza?” – si sente il sarcasmo nella mia voce fino a Hogsmade.
“Su, donna, non fare così con me. Cos’hai?” – chiede sedendosi davanti a me.
Sospiro ancora.
“Cosa vuoi, Potter?”
“ Tu dimmi che cos’hai e io ti dico che cosa voglio da te.”
Subdolo bastardo. Sa come farmi dire quello che vuole. Non posso restare senza sapere quello che vuole dirmi, la mia curiosità reclama un’adeguata risposta.
Sospiro ancora, e ancora, e ancora, valutando se andarmene o no. Potter sorride, sleale come un Serpeverde, sapendo già di avermi in pugno. Non posso non sapere, non posso proprio.
“Non ho niente, Potter, solo non capisco. E non capire mi irrita”
“Non capisci che cosa, Lily?”
Un brivido mi percorre la schiena. Merlino, il mio nome detto da quelle maledette labbra, con quel tono, con quella voce… dovrebbe essere illegale.
“Questo non era nei patti, Potter.”
Il ragazzo sorride, annuendo.
“Hai ragione, Lily” – altro brivido – “I patti sono i patti. Sono qui, perché volevo invitarti ad uscire con me. A Hogsmade. Questa sera”
Lo guardai sbalordita.
“Questa sera.” - Non era una domanda. Solo… un’affermazione stupita.
“Esatto.”
“Di mercoledì.”
“Proprio così.”
“Illegalmente.”
“Evidenzi l’ovvio, mia piccola Evans.”
Un moto d’irritazione mi trapassa la mente. La mia razionalità e la mia intelligenza reclamano vendetta per questo stupido affronto. Uscire illegalmente dalla scuola per un appuntamento romantico con lui?! Ma siamo impazziti? No. No, no, no e ancora no.
Eppure. Eppure, non posso rifiutare. Non ora, non con lui. Non posso negarmi quest’uscita, non posso negarmi quest’assurda follia.
“Va bene, Potter.”
Sussulta. Sapevo che non si aspettava una risposta del genere, soprattutto non così facilmente. Sapevo che si era preparato per uno scontro che sapeva di perdere. E invece, per una frazione di secondo, la maschera strafottente cucita sulla sua faccia ha lasciato il posto alla pura sorpresa e a non so bene cosa. Forse felicità.
Si alza di scatto, fa per andarsene. Poi pare ripensarci e si gira verso di me.
“Perché, Lily?”
Lo guardo negli occhi.
“Perché non siamo una storia triste, James.”
Sorride, annuendo.
“Ci vediamo a mezzanotte, Evans.”
 
- Granger! –
- Zitto un attimo, Malfoy. Siediti e non ti muovere. –
- Ma… -
- Ssh! –
 
A mezzanotte sono in sala comune. Non mi sono messa niente di che, un semplice vestitino verde chiaro. Non sono neanche truccata. Eppure James mi guarda come io guardo un libro rarissimo appena scovato in biblioteca: con amore e ammirazione.
- Sei bellissima, Lily. – mi dice.
Non posso fare a meno di arrossire, non posso proprio. Mi porge il braccio e ci incamminiamo verso un passaggio segreto che io non conoscevo.
Mi porta dietro la statua della Strega Orba e da lì scendiamo infinite scale e attraversiamo infiniti corridoi fino ad arrivare a quella che sembra proprio la cantina di Mielandia. Prima, però, che potessi accertarmene, Potter mi fa chiudere gli occhi. Feci pochi passi, inciampai contro qualcosa, sfiorai il bordo di una sedia. Poi, aprii gli occhi. Davanti a me c’era uno scatolone adibito a tavolino, con una tovaglia candida sopra. C’erano piatti, bicchieri, posate, addirittura una candela ed una rosa rossa.
“E tutto questo?” – domando stupita.
“E tutto questo è il nostro primo appuntamento.” – risponde lui.
Scuoto la testa.
“ Sarà un primo appuntamento solo quando lo deciderò io, Potter!”
Scoppia a ridere e io con lui. Ho riso tanto, quella sera, con quel ragazzo. Risi come mai avevo fatto in vita mia, risi come dovrebbe ridere ogni ragazza della mia età.
La prima portata consisteva in una manciata di api frizzole offerte gentilmente dal ragazzo. Il secondo, da gelatine tutti i gusti + uno. E il dolce, ah, il dolce. Il dolce è stato il mio piatto preferito in assoluto: cioccorane, tantissime cioccorane. Adoro le cioccorane, sono da sempre il mio dolce preferito.
Passammo nella cantina di Mielandia un’eternità durata solo un paio d’ore, poi corremmo via, tornando in quella scuola che più di tutto potevamo chiamare casa.
Mi diede un bacio, davanti alla mia camera. E un altro bacio, e un altro ancora. Mille e mille baci, mille e mille carezze. Rimase con me tutta la notte e io, addormentandomi nuda abbracciata a lui, pensai che, forse, sarei potuta andare avanti. Che, magari, potevo essere una storia felice anch’io.
Almeno un po’.
 
Lily.
 
Hermione chiuse il diario di Lily Potter e lo ripose nella borsa insieme a tutti gli altri libri, senza riuscire a togliersi quel sorrisino scemo che le era affiorato sul viso.
Si prese un colpo quando, alzando gli occhi, notò quelli tristi del ragazzo seduto di fronte a lei. Si era completamente dimenticata di Malfoy.
- Malfoy, che vuoi? –
Già, bella domanda.
Cento punti a Grifondoro.
Che voleva?
Era fregato.
- Io… io non capisco, Hermione. –
La ragazza incrociò le braccia, come per difendersi.
- Non capisci cosa, Draco? -
Aveva delle ipotesi.
Non voleva credere a nessuna.
Il Serpeverde sospirò.
- A Natale mi hai… perché tu fai tutto questo? Tu.. è come se… come se, insomma, come se volessi salvarmi. E io non riesco a capire il perché. –
Hermione lo guardò, sperando che quello che non riusciva a dire a parole, forse, glielo avrebbero detto i suoi occhi parlanti.
Lo guardò per pochi secondi, giusto il tempo di sfiorarsi l’anima, leggeri. Giusto il tempo di capire.
Hermione prese fiato, tentando di tirare fuori quello che doveva, voleva, dire. Non capiva perché una cosa che le era sempre venuta bene – parlare – ora le sembrava così difficile.
Non doveva essere così difficile dirlo.
Perché io mi sono innamorata.
Di te.
Poteva farcela.
Forse.
- Draco, io. Io non so dirtelo. –
- Cosa? Cosa non sai dirmi? –
- Quello che sai. –
Si guardarono.
Sapevano entrambi quello che volevano sentirsi dire. Sapevano entrambi quello che leggevano negli occhi l’uno dell’altra. Eppure.
Eppure sentirlo a parole sarebbe stato diverso. Magari, sentirselo dire, avrebbe dissipato tutti i dubbi che scavavano dentro le loro menti. Menti che non si convincevano del sentimento che i loro corpi sentivano così forte. Menti distrutte da una paura che si trascinavano dietro da quando Voldemort era tornato, anni prima, e che si era radicata in loro in modo permanente l’anno passato.
Sapevano che si stavano curando. Che, in qualche modo, stavano riuscendo a trascinare in salvo le loro vite, lontani da una guerra che li aveva resi troppo grandi. Eppure.
Eppure non riuscivano a convincersi che fosse la cosa giusta. Sapevano, sapevano, quello che provavano l’uno per l’altra. Avevano decifrato i segni, li avevano capiti, li avevano accettati. Ma qualcosa, all’altezza della gola, li bloccava. Li lasciava inesorabilmente inermi l’uno di fronte all’altra, incapaci di fare quello che, in fondo, sapevano che dovevano, volevano, fare. Si erano cercati, inconsapevoli. Si erano riconosciuti, in mezzo a tanto dolore. E adesso non sapevano aggrapparsi l’uno all’altra, non sapevano fare quello che volevano. Proprio ora, finalmente liberi di essere quello che erano, proprio ora, non riuscivano a decidersi ad amare ed a lasciarsi amare.
L’unico modo che avevano per tentare di tenersi, era guardarsi negli occhi. Perché quelli non riuscivano a mentirsi. E fu continuando a guardarsi che si alzarono ed andarono ognuno per la propria strada. Senza voltarsi mai.
 
***
 
- Ginny… -
- No, Hermione. –
- Ginny, io… tu… -
- Hermione. –
La ragazza si fermò.
- No. –
Hermione sospirò. Sapeva che Ginny non si sarebbe accontentata di sentirsi raccontare cos’era successo, sapeva che sarebbe arrivata alla verità prima di lei, sapeva che gliela avrebbe fatta capire, questa maledetta verità. Solo, sperava che lo facesse un po’ più delicatamente.
- Ginny, io che cosa potevo dirgli? –
- La verità, ad esempio? –
- Io non so qual è la verità. Non so qual è la verità tra me e lui. –
- Invece si che la sai. E penso che lui ci sia arrivato. Malfoy ci è arrivato prima di te, Hermione! Come puoi non aver detto niente? Come puoi non esserti fidata? –
- Ma è Malfoy, Ginny. È Malfoy.
- Non regge più la storia di “è Malfoy”, Hermione. Non da te. Andiamo, lo sai benissimo quello che provi per lui. Te ne sei accorta mesi fa! Lo sai benissimo l’effetto che quel ragazzo fa su di te, lo sai. Perché non vuoi accettarlo? Pensavo che l’avessi fatto, pensavo che fossi scesa a patti con te stessa quando lui ti ha salvata dalla guerra dentro di te, settimane fa! –
- Ma l’ho fatto, Ginny, l’ho fatto! Io ho accettato di essere innamorata di lui, l’ho accettato da quando ho visto i suoi occhi, la prima sera, e il suo sangue tra le mie mani. L’avevo accettato già allora, sapevo già allora che sarebbe diventato come una droga, lo sapevo e l’ho accettato. È solo che non riesco a dirlo, Ginny. Io non sono una persona facile e lui non mi ha dato… lui non me lo ha detto e io… io ho avuto paura. –
Ginny si avvicinò all’amica, guardandola fissa negli occhi.
- Herm, Draco è già tanto se ha riconosciuto che era amore, questo. Ed è praticamente un miracolo che lui, nonostante tutto, abbia avuto il coraggio di accettarlo. E di provare a capire, in qualche modo. La sua era una richiesta d’aiuto, Hermione. Ha fatto tutto quello che poteva, che era in suo potere. Ha fatto quello che il suo passato e la sua storia potevano permettergli: ti ha chiesto perché. Il perché di tutto quello che è successo in questi mesi, il perché del suo, del tuo, stare meglio. E non perché lui non sappia cosa sia quello che sente. Ma solo per esserne sicuro, solo per darsi la forza necessaria per provare a sperare in qualcosa, dopo così tanto tempo. Io lo so che le cose fra voi non saranno mai facili. Che cercherete di prevalere l’uno sull’altra, che litigherete, che non vi lascerete mai in pace. Io lo so che sarà così. Che non ci sarà niente di facile. Ma so anche, e questo lo sai pure tu, che solo un uomo così potrebbe essere degno di te. Lui ti fa sentire viva, lui e il suo caratteraccio e la sua storia triste. Così come tu fai sentire vivo lui, tu e il tuo caratteraccio e la tua storia triste. Per questo, per questo non capisco come hai potuto non dirglielo. –
- Dirgli cosa? –
Hermione aveva solo un’ipotesi sulla risposta che le avrebbe dato l’amica.
E sapeva che sarebbe stata la pura, semplice e incontaminata verità.
- Che non siete una storia triste.
 
***
 
Così Hermione glielo aveva detto. Forse in un modo poco ortodosso, forse con meno delicatezza di quanto avrebbe voluto. Ma glielo disse.
Prese tutto il coraggio Grifondoro che le era rimasto, stoicamente sopravvissuto alla guerra, e glielo aveva detto. Aveva fatto i salti mortali, Luna non voleva cambiare il turno di ronda, a lei Malfoy stava simpatico, lo trovava buffo, e col tempo anche Draco si era abituato alla dolce stranezza della Corvonero. C’era voluto un po’, e non c’era neanche riuscita. Luna non aveva fatto cambio con lei. Così si era rassegnata. Se non che, in un momento imprecisato della notte, ebbe così paura di perdere il suo coraggio superstite, aveva così voglia di donarlo a lui, di donargli tutto di lei, tutto quello che poteva prendere, che iniziò a correre. Iniziò a cercarlo, a gridare il suo nome, presa da un’euforia e una paura che non aveva mai provato.
Corse per Hogwarts, Hermione, come tante volte aveva fatto in quegli anni. Corse affannate verso un destino incerto: quella era stata la sua vita ad Hogwarts. I primi anni era stata una corsa piena di gioia, insieme ai suoi migliori amici. Piano piano era subentrata la paura, ma quella gioia di correre con le persone che più amava al fianco non l’aveva mai lasciata del tutto.
Poi era arrivata la guerra vera e propria. E, come tutte le cose brutte, s’era impossessata della sua corsa in un modo che l’aveva cambiata per sempre. Aveva smesso di correre. Perché adesso, correre, aveva il sapore della paura. E lei non voleva più averne. Così, mentre tutti gli altri, dopo una breve pausa, ricominciavano a correre, lei a stento trovava la forza di camminare. E poi, sul suo cammino aveva trovato Draco. La prima volta che lo aveva visto davvero era riverso per terra in una pozza di sangue. Anche lui aveva smesso di correre, forse per i suoi stessi motivi. Eppure lui era ancora più distrutto di lei, lui non riusciva neanche a camminare. Così aveva trovato una forza, dentro di sé, che non sapeva di avere. Che forse non c’era veramente, ma finché la sentiva andava bene. Iniziò a trascinare anche lui verso quella luce in fondo al tunnel, verso quel destino che tanto si stava facendo attendere. E sapeva che avrebbe fatto meglio a lasciarlo dov’era. Sapeva che sarebbe andata oltre. Lo sapeva, certo. Eppure lo aveva curato lo stesso. E quando lui era stato abbastanza forte, aveva curato lei. Si erano curati ed erano andati oltre tutti e due.
Curioso che il primo ad accorgersene fosse stato lui, e non lei. Veramente, veramente curioso. Ma le persone ti stupiscono sempre e questo Hermione lo sapeva bene. Per questo stava correndo, cercandolo. Per stupirlo.
Lo trovo nello stesso posto in cui lo aveva trovato, mesi e mesi prima, in una pozza di sangue.
Stava chiacchierando con Luna, non si era accorto di lei.
Gli arrivo alle spalle.
- Draco. – sussurrò.
Lui si voltò, mentre Luna le sorrise, facendole l’occhiolino e sparendo in un corridoio più avanti.
- Draco. – disse ancora Hermione.
- Sì? –
Hermione si avvicinò alle sue labbra. Voleva che il concetto gli entrasse bene in testa.
- Noi non siamo una storia triste. –
Il ragazzo annuì, prima di congiungere le sue labbra con quelle di lei.






Note dell'Autrice:
*si sente un coro di angeli scendere dal cielo*
Ebbene sì, finalmente *il coro si intensifica* è successo qualcosa tra Draco ed Hermione!
Sinceramente? Non lo credevo possibile. Avevo perso le speranze, davvero.
E invece, ecco che le mie piccole manine grassoccie hanno avuto l'illuminazione!
Ora, so che sto aggiornando un po' come capita, me ne rendo conto e so che mi odiate per queste, MA (perché c'è sempre un "ma") ora potrei aggiornare molto più in fretta. 
Quindi, alla prossima,
un bacio enormissimo a chiunque legga questa storia, 
Lilian <3
  
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