Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    17/07/2014    2 recensioni
Due Regni
Due Re
Due Eredi
Un Solo Destino
Ewan è un giovane principe destinato a diventare, un giorno, sovrano di Avalon. Lyra è solo una pastorella, sognatrice e ribelle. Insieme dovranno affrontare il viaggio più difficile della loro vita per impedire che una sanguinosa guerra distrugga per sempre i loro sogni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un'ombra si staglia lungo la parete di pietra di un corridoio. Illuminato dalla luce tremolante delle torce, il viso di Vortiger è una maschera di rabbia. ― Odio i sotterranei ― dice scostandosi disgustato da una macchia di umido che cola lungo la parete. ― Che odore nauseabondo.
Si ferma davanti a una porta di legno. Una mano ossuta bussa due volte.
― Avanti ― dice una voce dall'altra parte. ― È aperto.
Oltre la soglia c'è una cella larga abbastanza da accogliere una decina di uomini. Lungo la parete sono allineati scaffali e scaffali ingombri di ampolle colorate, alambicchi e barattoli.
Un vecchio dalla barba bianca come il latte è chino sul bancone che corre lungo il lato opposto della cella rispetto all'entrata.
Vortiger entra senza dire una parola.
Il vecchio solleva la testa di scatto, annusa l'aria come un segugio e mostra un sorriso privo di numerosi denti. ― Vortiger ― esclama con voce gracchiante. ― Che piacere averti qui.
Vortiger fa una smorfia. ―Il piacere è solo tuo, Cleon.
Il vecchio si volta. ― Scommetto che sei qui per il solito infuso.
― In verità, avrei bisogno di una tisana ― dice toccandosi la fronte con un il dorso della mano. ― Sono giorni che una terribile emicrania non mi da tregua e mi chiedevo se tu, il più abile alchimista del regno, non avessi qualcosa da darmi per calmarla.
Cleon ridacchia. ― Emicrania, dici? Hai provato con impacchi di muschio?
Vortiger solleva gli occhi al soffitto. ― Ogni giorno.
― Foglie di cavolo sulle tempie?
― Nessun effetto.
― Pediluvio d'acqua calda con un rametto di rosmarino?
― Oh, insomma ― esclama Vortiger spazientito. ― Vuoi darmi o no qualcosa per farmela passare?
Cleon, curvo su se stesso, ridacchia e si volta, iniziando a frugare tra le boccette allineate su di uno scaffale.
Vortiger allunga il collo per guardare meglio, ma si ritrae subito quando il vecchio si volta. In mano ha una boccetta di colore verde.
Cleon l'appoggia sul bancone.
Vortiger artiglia la boccetta con le dita ossute. ― E questo sarebbe?
― Estratto di malva, miele e fichi acerbi.
Vortiger guarda la boccetta disgustato.
― Noi lo chiamiamo Dolcesonno ― dice Cleon con tono solenne. ― Una goccia sciolta nell'acqua cura il mal di testa lieve, due gocce quello forte. Tre gocce fanno dormire per sei ore di seguito. Quattro gocce... ― si ferma, esita e poi scuote la testa.
Vortiger si rigira la boccetta tra le dita. ― Quattro gocce... cosa?
Cleon lo fissa negli occhi. ― Mai usare quattro gocce. Mai.
Vortiger nasconde la boccetta in una tasca interna del vestito. ― Ti sono debitore.
Cleon si volta. ― Chiudi la porta quando esci.
Appena uscito, Vortiger estrae la boccetta e la guarda con espressione compiaciuta.
***
È buio, re Philip passeggia inquieto sul balcone, gli occhi che guardano l'orizzonte, dove mare e cielo si uniscono.
― Sapevo che ti avrei trovato qui ― dice una voce femminile alle sue spalle.
Philip si volta di scatto.
Mirande è in piedi davanti alla finestra socchiusa.
― Maestà. Non dovresti uscire con questo freddo.
― Ci sono abituata ― dice lei appoggiandosi al parapetto. ― Qui a Lyonesse è fresco anche d'estate. Dimmi la verità Phil. Preferiresti essere altrove, non è così?
Philip fissa l'orizzonte. ― Un posto vale l'altro, ormai.
― Qui sei sempre il benvenuto.
― Ho un regno da governare. Dopo la nascita del vostro erede...
― O vostra ― lo corregge lei.
― Dovete ricambiare la visita. Ci tengo.
Mirande guarda il cielo. ― Si vedono le stelle lì ad Avalon? Non mi stancherei mai di guardarle.
― Abbiamo i cieli stellati più belli del mondo ― risponde lui con un sorriso. Poi l'espressione si fa seria. ― Se fossi stato io a chiedere la tua mano per primo... ― dice esitando. ― Le cose sarebbero state diverse?
Lei lo guarda con sguardo dolce. ― Non avresti mai conosciuto Lyrael.
― Intendevo dire... tra noi due. ― Scuote la testa. ― Perdonami. Certe cose non le dovrei nemmeno pensare.
Mirande gli poggia una mano sulla spalla. ― Io sono felice con Leonida. Credevo che anche tu fossi felice per noi.
― Lo sono ― esclama lui contrito. ― Non pensare che... la mia era solo una domanda sciocca. Dico sul serio. Dimentica ciò che ho detto.
Lei sorride. ― L'ho già fatto.
I suoi occhi scivolano sul collo di lei. Una catena d'oro regge un ciondolo a forma di stella. Sorride. ― Lo porti ancora con te.
Mirande accarezza la stella. ― Mi ricorda i vecchi tempi. ― Sospira, la mano sistema una ciocca di capelli che sono scivolati sulla fronte. ― Col vostro permesso, mi ritiro nelle mie stanze. È stata una giornata dura e domani lo sarà ancora di più. ― Sorride. ― Devo preparare una degna accoglienza per il giovane Valek.
Philip le rivolge un inchino. ― Permesso accordato.
***
Su di una balconata vicina, nascosto nell'ombra, lo sguardo di Vortiger scruta Mirande e Philip.
― Lo sapevo che era una buona idea tenere d'occhio il nostro ospite ― sussurra.
Vortiger rientra nella stanza e, anche se al buio, raggiunge la porta senza urtare il letto e i mobili. Fuori, un servo dall'aria annoiata attende con le braccia incrociate sul petto.
― Tu ― dice Vortiger richiamandolo.
― Ai vostri ordini ― dice il servo scattando sull'attenti.
Vortiger gli allunga un foglio piegato in quattro. ― Portalo ad Angus. Lo troverai sul molo. Corri, svelto.
Il servo afferra il foglio e scappa via.
Vortiger cammina con passo spedito fino a una stanza che si trova alla fine del corridoio, si ferma un istante per inspirare e poi bussa con decisione.
― Chi è? ― dice una voce proveniente dall'altra parte.
― Il vostro umile servo Vortiger, maestà.
― Entra.
Oltre la soglia, re Leonida siede nella sua poltrona, lo sguardo rivolto al fuoco che langue nel camino. Al fianco, poggiato di un tavolino, si intravede un bicchiere colmo di un liquido ambrato. ― Che cosa vuoi? ― chiede con tono brusco.
Vortiger gli rivolge un inchino. ― Perdonatemi se vi disturbo, ma in questi ultimi mesi non ho avuto modo di parlarvi faccia a faccia.
― Teniamo una riunione ogni settimana. Non ti basta?
― Intendevo noi due soli.
Leonida gli rivolge un'occhiata ostile. ― Mi sembrava di essere stato piuttosto chiaro con te ― dice con tono duro. ― Sei ancora al tuo posto solo perché non ho trovato un servo migliore che si occupi della contabilità. Non appena l'avrò trovato, ti congederò. Con tutti gli onori e un vitalizio degno del tuo rango, s'intende.
― Quale onore ― dice Vortiger a denti stretti.
― Credevi che avessi dimenticato come hai servito mio padre?
― Sono sempre stato onesto con...
Leonida si alza di scatto. ― Non osare infangare la memoria di mio padre con le tue menzogne. Ti ha sorpreso a rubare dal tesoro reale.
― Era solo un prestito...
― E tutti i prestiti che non hai restituito?
― Maestà, vi prego ― dice Vortiger con tono supplice. ― Vi giuro che io...
― Non giurare. ― Leonida gli volta le spalle e si avvicina al camino. Sopra di esso campeggia il dipinto di un uomo barbuto ritratto mentre indossa un'armatura.
Vortiger sfila la boccetta di Dolcesonno dalla tasca interna della tunica.
― Non davanti al dipinto di mio padre.
Vortiger si avvicina al tavolino e allunga la mano con la boccetta verso il bicchiere.
― Lui si fidava di te.
Una goccia cade nel bicchiere. ― Anche voi dovreste farlo ― dice Vortiger mentre con le labbra conta fino a tre.
Leonida si volta di scatto un attimo dopo che Vortiger ha ritratto la mano. ― Mai. Nato il mio erede, tu sparirai. Non voglio che lui cresca nelle tue vicinanze.
Vortiger lo fissa ostile. ― Ero venuto per mettervi in guardia, Maestà.
― Da cosa? Forse da te? Mi stai minacciando?
― Non da me ― dice Vortiger volgendo altrove gli occhi. ― Ma dallo straniero che avete accolto come un fratello nella vostra casa.
― Osi offendere anche re Philip? Ti farò punire per questa insolenza.
― Negate forse che lui era stato uno dei corteggiatori della regina?
― Fu prima che diventasse mia moglie.
― E dopo che vi siete sposati ha passato più tempo alla vostra corte che nel suo regno.
― Il lutto che ha subito...
― Chissà se è stato davvero un incidente a portargli via la povera regina Lyrael.
― Come osi ― dice Leonida con sguardo torvo.
― Sto solo cercando di aprirvi gli occhi prima che dobbiate pentirvene.
― Sono già pentito ― urla Leonida. ― Di non averti cacciato prima. Raccogli le tue cose e vattene. Ti voglio lontano da qui prima dell'alba.
Vortiger gli rivolge un profondo inchino. ― Come volete ― dice uscendo dalla stanza.
Leonida, ancora col fiatone, raggiunge la poltrona e prende il bicchiere. Lo porta alle labbra e dopo un attimo di esitazione butta già un lungo sorso.
***
Il servo raggiunge il molo. La fitta nebbia che è calata sulla banchina confonde i particolari delle navi.
Il ragazzo si guarda attorno intimorito, l'unico rumore è lo sciabordio delle onde sulla pietra. Una mano lo afferra per il collo e lo trascina in un angolo buio.
― No ― grida il servo terrorizzato.
Angus gli punta il coltello alla gola. ― Cosa ci fai da queste parti?
Il servo gli porge il biglietto piegato in quattro. ― Da parte di padron Vortiger.
Angus glielo strappa di mano. ― Torna al castello e dimentica di essere venuto qui stasera.
Il servo scappa via sparendo nella nebbia.
Angus si volta. Dietro di lui, come lupi acquattati nell'ombra, una dozzina di marinai attendono in silenzio. ― Diamoci da fare.
***
Vortiger si ferma davanti alla porta, esita, quindi bussa.
La porta si apre. Dall'altra parte re Philip guarda Vortiger con un misto di curiosità e preoccupazione. ― Siete voi. ― Indossa ancora gli abiti del giorno prima. Dietro di lui il letto è intatto e la finestra che affaccia sul balcone è aperta. ― Cosa ci fate qui a quest'ora?
Vortiger fa un leggero inchino. ― Perdonatemi se vi disturbo, ma un servo ha portato un messaggio per voi.
― Datemelo. Che aspettate?
― Gli è stato riferito a voce da uno dei vostri uomini giù al porto. Il comandante della vostra nave.
― Ramadio?
― Proprio lui. Dice che l'alta marea ha fatto rompere gli ormeggi alla nave, che si è schiantata sul molo.
Philip sgrana gli occhi. ― Ci sono feriti?
― Molti. E altrettanto numerosi sono i danni.
― Devo andare subito al porto ― dice Philip spingendolo da parte.
― Devo avvertire sua maestà?
Philip si ferma, esita, poi dice: ― È inutile disturbare re Leonida. Sarò di ritorno prima dell'alba e allora lo informerò di persona.
Vortiger si inchina. ― Come volete. ― I suoi occhi seguono Philip che si allontana.
***
Adagiato nella poltrona, Leonida fissa un punto davanti a sé. Le palpebre si chiudono, il bicchiere vuoto gli scivola di mano. Nel caminetto il fuoco langue, ormai ridotto a una fiammella.
Mentre il respiro si fa pesante e regolare, la porta alle sue spalle si apre. Dallo spiraglio si affaccia Vortiger per un istante. La porta si chiude e si sente una chiave che fa scattare la serratura.
***
Mirande percorre un corridoio con passo veloce, l'espressione preoccupata. Da dietro un angolo emerge Vortiger che quasi le va a sbattere addosso.
― Perdonatemi ― dice lui facendosi da parte. ― Non vi avevo vista.
Mirande lo degna appena di uno sguardo. ― Avete visto mio marito? È tardi e non è ancora venuto in camera da letto. Non è da lui.
Vortiger si mostra sorpreso. ― Vostro marito?
― Il re ― dice Mirande spazientita.
― Ovviamente ― risponde lui deferente. ― Il fatto è che... non so se posso dirvelo.
― Parlate ― dice Mirande con voce tesa.
Vortiger si morde un labbro esangue. ― Senza volerlo, ho sentito il re e il vostro ospite discutere.
― Philip e Leonida discutevano? E di cosa?
― Mi è parso di capire che parlassero di voi, mia regina.
― E cosa si sono detti?
― Non lo so. Le urla rendevano confuse le parole.
Mirande si tocca il ventre. ― Urla?
― Molto alte. Hanno smesso solo quando re Philip ha lasciato il castello dicendo di essere diretto al porto.
― Non può essere. ― Mirande, il viso stravolto, si appoggia al muro con una mano. ― Dov'è mio marito? Devo parlare subito con lui.
― Temo che non lo troverete qui, mia regina. È andato anche lui al porto. Mentre usciva ha urlato di voler risolvere la questione una volta per tutte.
Mirande barcolla ma riesce a restare in piedi. ― Lui... santo cielo. È tutto un malinteso, non c'è altra spiegazione.
― Senza dubbio è così ― dice Vortiger con tono supponente.
Mirande inspira e si raddrizza. ― Fate sellare il mio cavallo. Andrò anche io al porto. Sono l'unica che può impedire una tragedia.
― Mia regina, nelle vostre condizioni una cavalcata a tarda notte...
― Fate come vi ho ordinato. E non parlatene con nessuno.
Vortiger si esibisce in un profondo inchino. ― Ordino subito di far preparare la vostra cavalcatura.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor