Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: Life In Fangirling Motion    03/08/2014    4 recensioni
Oh Michael Penniman, sei una vittima delle situazioni.
Non lasciare che le stelle ti buttino giù,
Non lasciare che le onde ti facciano affogare.
Oh, Michael Penniman.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Fortunè Penniman, Paloma Penniman, Un po' tutti, Zuleika Penniman
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dopo quasi 6 mesi di assenza e una storia ancora più cretina dell'altra, sono tornata.
Ormai scrivere stupidaggini alle 4 di notte è il mio segno di riconoscimento u.u
Buona lettura.


 


 


 


 


 

31 Ottobre 1993

 

 

Lollipop



 

Mama told me what I sould know
too much candy gonna rot your soul.


 


 



Il pungente vento autunnale soffiava incessantemente da giorni, sollevando le foglie secche dal terreno in un turbinio di giallo, rosso e arancione e trasportandole in giro per tutta Londra. Le strade erano deserte, gli unici suoni il fischio del vento e lo sbattere di una finestra, ma presto le vie si sarebbero riempite in un'allegra cacofonia di grida e risate.
In casa Penniman, grida e risate erano suoni comuni, quotidiani; ma quella sera erano più forti del solito. Chi correva di qua e di la, sghignazzando allegramente e trascinando per tutta casa fili e ritagli di stoffa inutilizzati, chi faceva avanti e indietro per le scale, chi parlava, o meglio urlava, per farsi sentire da una stanza all'altra. Il rumore di terracotta infranta si unì agli altri, venendo quasi inghiottito da tutto quel baccano. "Per fortuna" pensò Mika, raccogliendo i cocci di quella che, fino a pochi attimi prima, era la biscottiera preferita di sua madre. Bianca e bordeggiata da una greca semplice di un profondo blu mare.
Nonostante fosse piuttosto alto per la sua età, Joanie aveva trovato un ripiano difficile da raggiungere anche per lui. Ma il profumo di biscotti allo zenzero appena sfornati aleggiava ancora nella cucina, troppo forte per essere ignorato. Erano bastate una sedia e la momentanea indifferenza della madre, troppo impegnata con le figlie maggiori, per impossessarsi di quella biscottiera.

Se non fosse stato per i piccoli Fortuné e Zuleika, che si rincorrevano per tutta casa ridacchiando, Mika non avrebbe perso l'equilibrio cadendo a terra e ritrovandosi con un ginocchio sbucciato e mille cocci da raccogliere e nascondere.
Sapeva che, prima o poi, Joanie se ne sarebbe accorta, ma poteva sempre dare la colpa a uno dei suoi fratelli.
"Paloma è fuori discussione, e Yasmine mi picchierebbe.." valutò Mika, addentando un biscotto e nascondendosi cocci affilati di terracorta bianca dentro le tasche. Le avrebbe svuotate in giardino, una volta uscito.
"Zuleika è decisamente troppo piccola, ma, arrampicandosi un pò, anche Fortuné sarebbe riuscito a raggiungere i biscotti."
Era deciso, per sfortuna del piccolo "fortunato". Inoltre, nessuno avrebbe fatto fatica a credere alla sua bugia; la golosità del ometto più piccolo di casa Penniman era piuttosto nota. Soddisfatto della sua decisione, ma sentendosi un pò in colpa, Mika si allontanò dal luogo del misfatto, per raggiungere la madre e le sorelle maggiori nella "sartoria". Era una piccola stanza, una volta usata come dispensa, che con il tempo si era svuotata di cibarie e riempita di rotoli di stoffa, aghi, fili, spille e bottoni ed era diventata lo studio di sua madre.
Addossato al muro, proprio sotto la finestrella che dava sul giardino, c'era un piccolo tavolo, ingombro di stoffe di ogni colore, occupato per la maggior parte della sua superfice dall'imponente macchina da cucire, ormai vecchia di anni, che Joanie continuava a preferire al nuovo e migliorato modello che era rimasto chiuso nella sua bella scatola in garage.
- Yas, chiudi quella finestra per favore. C'è un vento gelido stasera. Siete proprio sicuri di voler uscire? - chiese la donna, lanciando uno sguardo preoccupato al cielo coperto, che si faceva più scuro ogni minuto che passava, e tornando a posarlo di nuovo sulla casacca colorata di Paloma che, poche ore prima, era solo un ammasso di vecchi ritagli di stoffa.
- Mamma, è Halloween. Dobbiamo uscire! - disse Mika, con un tono di urgenza e serietà che fece sorridere la madre.
- E poi, con questi costumi che ci stai cucendo, staremo al caldo come se fosse estate - aggiunse Yasmine, sbuffando accaldata sotto i tanti strati del suo vestiti. Ancora qualche ritocco nel trucco, e, nonostante i grandi occhi chiari che tradivano le suo origini, sarebbe potuta benissimo essere scambiata per una ragazza giapponese.
- Mika, provati il tuo vestito. - disse Joanie, facendo un cenno con la testa al costume che aveva confezionato qualche anno prima, sperando gli entrasse ancora. Il bambino uscì dallo studio e tornò pochi minuti dopo, vestito da vero cowboy stile western, con tanto di bandana al collo e stivali con gli speroni.

- Non sei un pò grande per quel vestito? - commentò Paloma, guardando con occhio critico le cuciture molto, troppo tirate, all'altezza delle spalle.
- E i pantaloni sono troppo corti, si vedono le caviglie. Hai intenzione di smettere di crescere? A 10 anni, con quelle gambe, sei quasi già più alto della mamma. - aggiunse Yasmine con un sogghigno.
- Beh, non posso farci niente! - sbottò il bambino, uscendo dalla stanzetta sbuffando.
Sapeva che Yasmine stava solo scherzando, e non aveva detto niente di male in realtà, ma i suoi compagni di scuola non lo facevano in buonafede come faceva sua sorella, e lui era stufo di quei commenti.

Nonostante si fossero trasferiti in una città completamente nuova e avessero cambiato scuola, le prese in giro che aveva sperato fossero finite in Francia, erano ricominciate, più insistenti di prima.
E gli insegnanti, che a Parigi si erano rivelati, nonostante tutto, abbastanza comprensivi, nella nuova scuola erano intolleranti verso ogni tipo di intransigenza, bizzarria o lentezza nell'apprendimento. Una maestra, in particolare, lo scrutava dall'alto in basso con disprezzo, come se il ragazzino valesse meno di uno scarafaggio.
Pensava che a Londra sarebbe migliorato, ma più andava a scuola e meno imparava. Anzi, lo sguardo di disprezzo e sdegno dell'insegnante lo metteva in soggezione a tal punto da dimenticarsi cose che prima sapeva alla perfezione. Gli occhi di ghiaccio di quella donna si posavano su di lui, entravano nelle sue iridi color nocciola e dicevano, con una voce malefica: "Sei uno stupido".

E più i giorni passavano, più lui credeva a quelle parole.

Mancavano pochi minuti alle 8 e un cowboy, una giapponese, un arlecchino, un piccolo orso ed una principessa uscirono da casa Penniman.
Joanie prese i più piccoli per mano e si diresse alla festa di quartiere, pochi isolati più avanti, mentre Paloma, Yasmine e Mika si unirono ognuno al proprio gruppo di amici, per andare alla ricerca di dolci, caramelle e, anche se nessuno poteva saperlo.. guai.

Nonostante i problemi a scuola, Mika era riuscito a farsi degli amici, con cui giocava spesso nel cortile di casa. Lasciare Xavier a Parigi era stato l'aspetto peggiore di tutto il trasloco, ma, nonostante il suo primo compagno di giochi gli mancasse, aveva trovato dei buoni amici anche in Josh e Kevin. Uno basso, capelli rosso fuoco e pelle bianchissima, puntellata di minuscole lentiggini, l'altro un pò più alto, ma non quanto Mika, con capelli lisci e neri come la notte, e grandi occhiali che aggiustava spesso sulla punta del naso.
Erano simpatici ed erano stati gli unici in tutta la scuola ad accettare Mika come nuovo amico.
I tre ragazzini bussarono in ogni casa del quartiere, ricevendo una quantità di dolci tale da bastare fino all'Halloween successivo.


 

Arrivarono all'ultima casa della via, carichi di caramelle e dolciumi vari.
Mika si fermò di fronte al cancello, ad osservare: era una casa piuttosto imponente, con grandi finestre, e un comignolo appuntito. L'edera si arrampicava per tutta l'altezza dell'edificio e si avvinghiava alle sue pareti, come per ancorarsi ai muri e proteggersi dal vento che soffiava sempre più forte, man mano che la notte si avvicinava.
Il giardino era semi vuoto, pochi alberi spogli allungavano i propri rami al cielo, come lugubri dita che sembrava cercassero di artigliare la notte.
Provò ad immaginare come fosse quella casa tempo prima, quando le finestre erano intatte, in tetto ancora del tutto integro. Provò ad immaginare le luci accese, il giardino rigoglioso e le facce, le voci, il suono dei passi dei proprietari, dei loro figli e dei loro nipoti. Ma ormai le uniche facce erano i fantasmi, le voci il fischio del vento che penetrava dai vetri infranti e dalle assi spostate e gli unici passi erano lo zampettare dei topi e dei ragni, ultimi abitanti di quella casa da chissà quanto tempo.
- Andiamo via..- disse Josh voltando le spalle alla casa e guardandosi intorno, preoccupato - Qui vengono i ragazzi più grandi. Se ci trovano siamo fritti. -
Ma Mika era estasiato da quella vista così cupa, tetra e lugubre.

Gli sembrava quasi che il vento, lo sbattere delle poche imposte ancora attaccate, il cigolio della porta principale lo stessero chiamando, dicessero il suo nome, lo invitassero ad entrare.
Kevin gli stava parlando, probabilmente gli diceva di andare via, lo tirava per un braccio, ma Mika restava con gli occhi fissi sulla casa, incapace di distogliere lo sguardo.
Ma qualcosa lo colpì sul fianco, facendolo cadere a terrà e coprendogli la visuale. Non qualcosa, qualcuno. Quello stesso qualcuno che ora allungava un braccio per raccogliere il sacchetto di caramelle caduto a terra insieme a Mika.
- Hey, quelle sono mie. - si lamentò, alzando lo sguardo.
Si trovo davanti un ragazzo alto, grosso come una montagna, che lo squadrava dall'alto in basso, con un sogghigno perfido. Ciocche scure gli ricadevano sulle spalle possenti e gli andavano a coprire gli occhi neri, e derisori. Quegli occhi dicevano "Sei uno stupido" e, di colpo, tutta la determinazione di Mika sparì.
Altri tre ragazzi, grandi quasi quanto il primo, spuntarono da dietro l'angolo, lo stesso sorriso cattivo e sardonico.
Il primo, quello piazzato davanti a Mika, sembrava essere il capo della banda.
I suoi scagnozzi si avvicinarono a Josh e Kevin, presero senza troppi complimenti anche i loro sacchetti di dolciumi, sibilando un ironico "Grazie" e spingendo i due ragazzini per terra.
- Che ci fanno tre poppanti in giro a quest'ora? - disse uno, infilandosi una caramella in bocca.
- Tornatevene a casa, bambini. - aggiunse un altro, soppesando l'ultima parola, con finta cortesia.
Mika prese un respiro e si alzò; forse quel ragazzo non era poi tanto alto. Superava comunque il bambino di tutta la testa, ma, visto da quella prospettiva, non così minaccioso.

- Prima ridacci le nostre caramelle. - disse, alzando lo sguardo, con aria di sfida. Ci mise tutto il suo autocontrollo e, con grande orgoglio, la voce tremolante non lo tradì.

- Un poppante coraggioso. Ooh, guardate un po' ragazzi.. - il Capo attirò l'attenzione del resto del gruppo. - ..Il piccolo arabo travestito da cowboy. - il ragazzo non si sforzò minimamente di nascondere il suo scherno. Probabilmente, per qualche motivo, trovava tutta la situazione molto divertente.
- Tornatene in Iran, bastardo. - ringhiò uno degli scagnozzi, sputando con disprezzo, proprio davanti ai piedi del piccolo Penniman. - Tu e tutta la tua sporca famiglia di zingari. -
Mika fece per parlare, la rabbia che montava nel il suo corpo, un fischio sordo dentro le orecchie. Avrebbe potuto sopportare qualsiasi angheria, ma mettere in mezzo le sue radici era stato un colpo basso. Avrebbe posto fine a tutti gli insulti, prese in giro e occhiate maligne che la gente aveva rivolto a lui e a tutta la sua famiglia, sin da quando poteva ricordare. Stava per esplodere.
Ma una voce lo precedette; una voce molto familiare.
- Lui neanche si ricorda com'è il Libano. Se proprio devi, prenditela con me.- lo sfidò Paloma, seduta a gambe incrociate su un muretto, guardandosi le unghie con disinvoltura, come se fosse la cosa più normale del mondo.
- Con te? Sei una ragazza! - rispose il Capo, sempre più divertito.
- Wow, però, sei perspicace. - ribattè Paloma, sarcastica - Ma credo che tu mi stia sottovalutando. -
In un attimo scattò in piedi, tirando fuori qualcosa dal suo sacchetto. Uova.
Iniziò a lanciarle contro i quattro ragazzi che, sbigottiti, se la diedero a gambe, abbandonando il loro bottino.
La ragazza saltò giù dal muretto con agilità e sorriso trionfante.
- Ad Halloween le uova sono meglio delle caramelle, fidatevi.- disse con un'alzata di spalle, rispondendo alla muta domanda di Mika e dei suoi amici. Raccolse il sacchetto di dolciumi e lo restituì al fratellino che, sorridente, la abbracciò.
- Non dirò nulla alla mamma. - promise Paloma - Sai che non vuole che tu venga fin qua giù, a quest'ora. E non le dirò niente neanche della biscottiera. - aggiunse con un sorriso complice, punzecchiando il fratello con dei colpetti sulla spalla.
- Come fai a saperlo? - chiese Mika, spalancando gli occhi. Se n'era completamente dimenticato.
- Se rompi qualcosa e poi lasci i pezzi rotti nelle tasche dei pantaloni, ti scoprono per forza, geniaccio. -
- Ops. -






 





Che vi avevo detto? L'ennesima storia senza ne capo ne coda che vi rifilo senza un minimo di pudore.
Com'è che non mi avete ancora lapidata? u.u

Anyway.. inzio a prenderci gusto a raccontare del piccolo Mika, anche se non avete idea della difficoltà che ho nel trovare dei nomi per i personaggi secondari lol
Oh e, tanto per farvelo sapere, scrivere gli insulti razzisti verso Mika e la sua famiglia è stato straziante v.v

Come al solito, se volete lasciare un commentino qui sotto (credo di non essere nella posizione adatta per dirvi che spero non siano insulti lol) mi fareste felice c:

Alla prossima!


 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Life In Fangirling Motion