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Autore: morrigan89    10/09/2008    7 recensioni
Anno 2191. Il pianeta Terra è stato devastato da una Guerra Nucleare. La città di Nuova Edo è sotto dittatura della potente Mishima Zaibatsu, la violenza è all’ordine del giorno, la libertà è un sogno destinato a pochi. Tra i resti di un mondo morente si intrecciano le vicende di alcuni personaggi, alcuni guidati dall’avidità, altri dall’odio, alcuni dai propri desideri innocenti, altri dai propri ideali.
-Perché non tutti i cuori sono morti-.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Kunimitsu, Ling Xiaoyu, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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cronologi

Tekken: Dead World

Cronologia.

Anno 2149. La popolazione mondiale ammonta a 13 miliardi. L’intero mondo è in ansia a causa del contrasto fra le grandi potenze nucleari. In tutto il pianeta comincia la corsa per la costruzione di giganteschi bunker antiatomici in grado di ospitare milioni di persone e i dati genetici di migliaia di esseri viventi.

Anno 2150. L’equilibrio fra le potenze militari si infrange: scoppia la Guerra Nucleare che colpisce gran parte del mondo. Una parte della popolazione riesce a rifugiarsi nei bunker sotterranei.

Anno 2151. Fine della Guerra. Coloro che, rimasti in superficie, sono miracolosamente sopravvissuti alle esplosioni raggiungono i rifugiati nei bunker. In seguito molti muoiono per le radiazioni assorbite. La popolazione mondiale è ridotta a 1 miliardo di persone. Nubi di polveri radioattive ricoprono il cielo impedendo ai raggi solari di passare: è l’inizio dell’inverno nucleare.

Anno 2152. Fine dell’inverno: il sole torna a illuminare il pianeta ridotto a un deserto di macerie radioattive. Le escursioni termiche e i residui radioattivi impediscono la ricrescita della vegetazione. I superstiti, guidati da un team dei migliori scienziati, iniziano ad organizzarsi. Comincia la costruzione di sei grandi megalopoli sulle rovine di quelle che prima erano le città maggiori: nascono Nuova Edo, New York II, La Ciudad, New London, Al-Qahirah 2 e Bombay II.

Anno 2155. La costruzione delle città è velocemente completata al 100% grazie all’uso delle moderne tecnologie. Comincia l’esodo dal sottosuolo: coloro che erano rimasti nei rifugi, divisi in gruppi in base a etnia e provenienza, vanno ad occupare le megalopoli a loro assegnate.

Anno 2156. Dopo un breve periodo di anarchia viene stabilita una data per le elezioni governative, che avvengono lo stesso giorno in tutto il mondo. Nelle città di New York II, New London, Al-Qahirah 2 e Bombay II  nascono governi di tipo repubblicano o monarchico-moderato.  La Ciudad e New Edo subiscono un colpo di stato che porta alla nascita di dittature. I rapporti fra le i governi democratici e le dittature si incrinano: i primi compongono un decreto di alleanza mentre La Ciudad e New Edo vengono lasciate a se stesse.

Anno 2191. Quarant’anni dopo lo scoppio della Guerra Nucleare il pianeta Terra è ancora un deserto radioattivo. La popolazione superstite si è adattata a vivere al riparo delle immense cupole delle città. La vita sul pianeta dipende più che mai dalla tecnologia.



To see the last survivor fall
To see their bastards sons against the wall
To see the emptiness as we decay
I see the world is dead, I am betrayed.
Dead heart in a dead world
 
Nevermore – Dead Heart in a Dead World
 
 
1.     Risveglio
 
5 Marzo 2191
Ore 8:00 am
 
Macchie bianche su fondo grigio volteggiavano davanti ai suoi occhi. La testa le girava come quando, da bambina, giocava a girare su se stessa finché non cadeva a terra, ridendo per la buffa sensazione mentre la stanza ondeggiava attorno a lei. Ad un tratto nella sua mente confusa si fece strada un pensiero: doveva essere su una nave! Ma no, ci rifletté, era impossibile: aveva sentito parlare di navi solo nei racconti del nonno, che gli aveva parlato di quei tempi lontani in cui il mondo non era ancora un arido deserto. Non sapeva come doveva essere viaggiare su una nave.
Mosse la testa a fatica. Non era su una nave ma nel suo minuscolo appartamento, eppure non riusciva a capire perché diavolo la testa le girasse così tanto. Si accorse di avere qualcosa di freddo nella mano destra, lo portò vicino agli occhi per osservarlo e quando finalmente riuscì a metterlo a fuoco si rese conto che si trattava di un flacone di pillole. Si alzò lentamente a sedere, nauseata e con la vista un po’ annebbiata, e scaraventò il flacone contro il muro. La boccetta non si ruppe, ma in compenso cadde un altro largo pezzo d’intonaco.
Un senso di oppressione e disgusto la assalì. Quelle maledette pillole erano l’unica cosa in grado di restituirle quel senso di tranquillità che la vita le aveva sottratto, ma allo stesso tempo le stavano togliendo giorno per giorno la forza di reagire. Ogni mattina si alzava ed era un po’ più esausta e un po’ più vuota.
“Devo smetterla” pensò “ Solo perché questo mondo fa schifo non è un buon motivo per andarsene all’altro…”.
Guardò fuori dalla piccola finestra e vide un occhio enorme: era l’immagine raffigurata su un pannello elettronico gigante appeso sulla facciata del palazzo di fronte; uno dei tanti ritratti di Heihachi Mishima che si trovavano in ogni angolo della città.
“Buongiorno vecchio decrepito” è quel che disse alla gigantografia che la scrutava dalla finestra.
Lasciò cadere il braccio appesantito accanto a sé, afferrò la maschera da volpe e se la posizionò sul volto.
Un altro duro giorno era iniziato, un altro giorno nel caos, un altro giorno a Nuova Edo.

*

La campanella di inizio lezioni cominciò a trillare, e subito una folla di studenti schiamazzanti si riversò nel portone di vetro e acciaio dell’Università di N.E., facoltà di Scienze. Nel folto gruppo di persone avanzavano due ragazze: una si chiamava Ling Xiaoyu, indossava un vestito blu con simboli cinesi e portava i capelli neri legati in due codine, l’altra si chiamava Miharu Hirano, portava un vestito alla marinara e aveva i capelli castani scalati.
-Hai studiato i capitoli sugli innesti meccanici?- chiese Miharu.
-Sì, ma non ho capito un granché. La prossima volta che andremo alla Biotech mi farò spiegare meglio dalla dottoressa Julia- rispose Ling.
Ling rimase un attimo impalata guardando davanti a sé, poi balzò dietro la schiena di Miharu esclamando -Guarda! Guarda lì! C’è Takeshi Kawamura! Nascondimi!-.
L’amica sghignazzò, notando che una ventina di metri di fronte a loro camminava un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli neri sparati all’indietro dal gel e lo sguardo serio. Takeshi Kawamura era il nome con cui tutti lo chiamavano, era il nome che si trovava sulla sua carta d'identità e negli archivi della scuola, dei negozi in cui faceva acquisti e nella cartella clinica dell’ospedale; e, cosa più importante di tutte, era il nome scritto molte volte sul diario segreto di Ling Xiaoyu. Ma il suo vero nome non era questo: il suo vero nome era Jin Kazama.

Sembrerebbe un’impresa impossibile andare in giro con una falsa identità in una città sotto dittatura, ma per ora ci era sempre riuscito senza farsi scoprire. L’identità di Takeshi Kawamura gliel’aveva data, insieme a una certa quantità di soldi e a una sistemazione sicura, sua madre Jun prima di morire in circostanze misteriose.
Jin/Takeshi non sembrava altro che un normale ragazzo che studiava alla scuola di Biotecnologia e che era stato cresciuto da una benestante famiglia adottiva, quando in verità era il nipote del Leader Supremo Heihachi Mishima. Ma questo non era a conoscenza di nessuno, nemmeno di Jin.
 
*

Dati e numeri scorrevano sul computer, davanti ai suoi occhi, mentre digitava velocemente sulla tastiera: stava archiviando i vecchi progetti dei Laboratori Biotech, un lavoro noioso e di routine che quel giorno era toccato a lei.
La dottoressa Julia Chang alzò gli occhi dal monitor e se li strofinò, sbadigliando stancamente.
-Lavoro noioso, vero?-.
Julia si girò: a parlare era stato un anziano minuto, un po’ curvo, con pochi capelli sulla testa, gli occhiali, e un volto amichevole.
-Oh, scusi dottor Boskonovitch…- esclamò Julia -Riprendo subito a lavorare-.
-Faccia presto dottoressa Chang- disse il dottore, sorridendo -Ho bisogno della sua assistenza per quest’ultimo esperimento sulla riforestazione…-.
-Non si preoccupi- sorrise Julia in rimando -Finirò in un lampo-.
 
*

Appartamento 1560, 30° piano, Edificio Abitativo 27, Blocco 6, Quarto B, Zona Rossa.
Il ragazzo coi capelli arancioni, immerso in una nuvola di fumo, spense un mozzicone di sigaretta nel portacenere a terra. Solo poche persone conoscevano il suo vero nome, gli altri lo chiamavano solamente Hwoarang, uno pseudonimo ricavato dall’arte marziale che aveva appreso: il Tae-kwon-do.
Guardò l’orologio a muro con aria schifata e insieme rassegnata; mancava un minuto alle 8 e fra poco la televisione si sarebbe accesa automaticamente per trasmettere il notiziario di N.E. Television.
Si girò sul divano sfondato su cui stava sdraiato scompostamente e diresse gli occhi sulla tv che si era appena accesa. “Chissà che cazzate inventeranno oggi” pensò.
La sigla del telegiornale, una musichetta che Hwoarang aveva imparato ad odiare, iniziò e poi comparve un mezzobusto di colore con in mano dei fogli. Sulla sua scrivania c’era una targhetta con sopra scritto il suo nome: Bruce Irvin, speaker.
-Benvenuti all’edizione delle 8 di Information, il notiziario di NE Television. Iniziamo subito con una notizia scottante-.
“Voglio proprio vedere. Parlerà dell’esplosioni che sono avvenute stanotte nel centro della città?” pensò Hwoarang.
-Proprio così! È in cantiere un nuovo film della grandissima star Christie Monteiro! L’attrice ha rilasciato ieri un’intervista in cui ci svela alcuni segreti sul suo prossimo film. Vediamo!-.
Sullo schermo apparve una donna seduta in poltrona con le lunghe gambe accavallate, avvolta in una pelliccia bianca e con indosso un vestito corto e argentato. Si passò una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio e sorrise civettuolamente alla telecamera prima di iniziare a parlare del suo film.
Hwoarang restò un momento a guardare la bella attrice, poi volse lo sguardo verso il soffitto, scoraggiato.
“Che schifo” pensò il ragazzo corrugando il volto in una smorfia “Quando succede qualcosa che potrebbe turbare l’ordine della città non si fanno nessun problema ad ignorarlo. Tutto ciò che non va viene cancellato come se non fosse mai accaduto. Stanotte deve esserci certamente stato qualcosa di grosso… e questo giornalista del cazzo ha il coraggio di parlare del nuovo film di una pupattola!”. Si portò le mani sulla faccia e poi, pieno d’ira, si afferrò i capelli. Restò qualche attimo immobile, con uno sguardo che avrebbe perforato l’acciaio, poi afferrò il telefono e digitò un numero.
 
-Pronto?-.
La donna con la maschera di volpe, Kunimitsu, si spaventò della voce rauca e afona uscita dalla sua bocca.
-Kunimitsu? Ma sei te?-.
-Sì, Hwoarang. Sono io…-. Kunimitsu si sdraiò stancamente sul letto.
-Ma che hai? Ti senti male?- chiese la voce di Hwoarang, al di là della cornetta.
-Lascia perdere… Piuttosto come mai mi hai chiamato a quest'ora? Ci sono novità?-.
-Beh, più o meno- il tono era profondamente ironico -I giornalisti di Information non hanno nemmeno accennato ai fatti di stanotte-.
-Ai fatti di stanotte?- la ragazza si rialzò di scatto -Che cosa è successo?-
-Come, non ne hai saputo niente?! Pare che stanotte ci siano state delle esplosioni nell’Inner Core della città!-.
-Chi te l’ha detto?-
-È stato il vecchio Marshall, ma non so da chi l’abbia saputo lui. Gira voce che siano stati colpiti alcuni degli Edifici Amministrativi principali, ma non si sa se sia stato un incidente o meno. Io spero che siano stati dei ribelli e che non si facciano beccare, altrimenti…-. La frase di Hwoarang si perse nel vuoto di parole di chi aveva sentito già troppe brutte notizie.
-…altrimenti la Mishima li farà sparire come ha fatto con gli altri-.
-Sì…-.
Kunimitsu rimane un secondo in silenzio, pervasa da una profonda amarezza, poi aggiunse -Altre notizie?-.
-No, ma ho bisogno che questo pomeriggio alle 3 tu passi dal White Crow a vedere se il mio socio ha portato la roba-.
-Ti ho detto mille volte che non ho nessuna intenzione di entrare nel tuo merdoso giro!-.
-Kuni, ti prego… è importante! Se non la vendo non posso fare soldi, e in questo momento ne ho davvero bisogno. In fondo si tratta solo di un semplice lavoretto, niente di rischioso!-.
-Ma Hwo… non mi reggo in piedi! E poi sono affari tuoi, perché non ci vai tu?-.
-Non posso spiegartelo adesso. Ho avuto qualche contrattempo e perciò per oggi è meglio che io rimanga a casa. Io… davvero, non ho tempo di passare dal White Crow-.
Kunimitsu corrugò la fronte, preoccupata. Da quando si erano conosciuti molti anni prima il suo amico si era già messo migliaia di volte nei guai, nascondendo ogni volta le sue disavventure dietro eufemismi del tipo "qualche contrattempo". Ma stavolta il tono della sua voce la preoccupava. -Hwo, si può sapere che cosa è successo?-.
-Ti giuro che te lo spiegherò più tardi, non appena questa faccenda sarà risolta. Adesso devo andare. Pensi di potermi fare il favore che ti ho chiesto?-.
-Uff… e va bene: andrò io, ma spera di non avermi sulla coscienza!-.
-Non ti succederà niente, Kunimitsu. Te lo prometto-.
 
*

Lei Wulong sedeva alla scrivania nel suo ufficio privato. La sua attenzione era rivolta a vari fogli su cui si posava a strisce la luce che filtrava dalle tapparelle. Sul computer c’era una pianta della Zona Rossa su cui si muovevano un sacco di piccoli puntini blu: le volanti della polizia in pattuglia. Quel giorno, a causa degli eventi della notte, tutta la CyberPolizia era in completo subbuglio e la sorveglianza sulla ZR, che era sempre strettissima, era stata triplicata; non per niente la Zona Rossa era sede di lavoratori, ma soprattutto culla della peggior feccia di NE: assassini, ladri, spacciatori, banditi, drogati, prostitute e altra gentaglia di quella risma. Non era dunque illogico pensare che se i responsabili degli attentati notturni fossero nascosti da qualche parte, quell'inferno sarebbe stato il rifugio più ovvio.
Lei Wulong detestava la malavita e la criminalità sin da quando era un bambino, motivo per cui era entrato nella CyberPolizia: in centrale era probabilmente quello più sveglio, più intelligente, più diligente, più impegnato di tutti; doti che in breve tempo l’avevano portato alla carica di detective. Aveva risolto brillantemente casi difficilissimi e incastrato assassini e mafiosi. Ora si stava dedicando da tempo al traffico di droga nella Zona Rossa… praticamente una missione impossibile! Il narcotraffico in quella zona era come un vasto meccanismo di cui non se ne vedeva un motore, ma solo gli elementi piccoli dell’ingranaggio: viti, ultime ruote del carro che se anche venivano arrestate, subito erano sostituite da altre.
Nessuno era mai riuscito a capire quale fosse il nucleo di questo meccanismo, nemmeno Lei Wulong, ma si era promesso che un giorno sarebbe riuscito a scoprirlo.
La concentrazione di Lei fu interrotta quando la mappa della ZR scomparve dal monitor lasciando spazio a un volto arcigno.
-Detective Wulong- disse la voce proveniente dal computer.
-Mi dica, comandante- rispose prontamente il detective.
-Wulong, ho deciso che dirigerai la  squadra investigativa  che si occupa delle esplosioni di stanotte. Si pensa che sia un attentato. Lascia da parte le indagini sul traffico di droga, questo è più importante-.
Lei si morse la lingua. Dopo tutto il tempo che aveva speso per questa indagine ora doveva mollare ogni cosa e passare l’incarico ad un'altra persona, rischiando di rendere inutili tutti i progressi che aveva fatto in questo periodo. Sospirò.
-Certo, comandante-.
-Bene. L’agente Hinagawa ti illustrerà la situazione-.
Il volto del comandante venne sostituito da quello di un giovane poliziotto.
-Le bombe hanno colpito gli Edifici Amministrativi 3, 4 e 7 mentre un numero non precisato di persone facevano irruzione nel caveau della Banca Centrale di NE. Tutti i sistemi di sicurezza, telecamere comprese, sono stati disattivati per la durata di 10 minuti perciò non abbiamo nessuna informazione sui terroristi. L’unica immagine che siamo riusciti a trovare proviene dalla postazione di  un rilevatore di smog che scatta foto ogni 15 minuti. La faccio comparire sul monitor-.
L’agente Wulong si avvicinò allo schermo strizzando gli occhi per osservare l’immagine di pessima qualità. Per un momento non vide altro che una grande massa di fumo bianco, probabilmente causato da un fumogeno, poi riuscì a stento a distinguere alcune figure umane che correvano nascoste dalla nebbia. Solo una figura risaltava un po’ meno indistintamente, ma non abbastanza da permettergli di capire se si trattasse di un uomo o di una donna. Riuscì a vedere chiaramente solo una cosa: una maschera giapponese.
 
*

In effetti un po' d'aria pulita non poteva farle male, pensò Kunimitsu mentre usciva dal portone cadente dell'Edificio Abitativo 2 del Blocco 5, anche se a dire il vero chiamarla pulita era un po' azzardato: l'aria che si respirava nella città, infatti, era sempre la stessa che da anni veniva filtrata e rifiltrata e arricchita di ossigeno.
Kunimitsu si sentiva ancora la testa pesante e lo stomaco di pietra, ma non ci fece caso. Alzò lo sguardo verso l'immensa cupola di vetro che proteggeva la città dagli sbalzi di temperatura, dalle nubi radioattive e dai raggi ultravioletti. Tutto ciò le dava un po' la sensazione di essere un pupazzo in una boccetta con la neve finta, roba che ormai si vedeva solo negli antiquari.
Si guardò attorno e non vide poliziotti, ma solo dei bambini che giocavano sul marciapiede con dei rottami, due ceffi in un vicolo e qualche cumulo di immondizia. Nient’altro che il solito, misero squallore della Zona Rossa.
Il White Crow si trovava nello stesso Blocco in cui era lei ma doveva sbrigarsi perché non voleva rischiare di incontrare dei poliziotti, quindi si incamminò.
Non si accorse che qualcuno la stava seguendo.

*
 
A prima vista poteva apparire lo studio di un affarista molto ricco, ma quel luogo irraggiungibile situato all'ultimo piano di un immenso grattacielo era più che un semplice ufficio, era una roccaforte, era la sede del comando, era il cuore di tutto l'ingranaggio: l'ufficio del Leader Supremo Heihachi Mishima.
Heihachi era lì, separato dal mondo dai 10 centimetri di vetro antiproiettile dell'immensa finestra, e come un'aquila sulla cima della montagna dominava su tutta NE e una buona fetta di mondo.
Un tempo lui era stato davvero un semplice affarista, ma la sua totale mancanza di scrupoli gli aveva permesso di approfittare di tutte le situazioni a lui favorevoli e di acquistare ricchezza, influenza e un potere che col tempo e col sacrificio di moltissime persone era diventato assoluto.
Molto anni prima, in un mondo che andava a rotoli per il surriscaldamento climatico e per la guerra nucleare, Heihachi aveva trovato un terreno fertile per le sue speculazioni: prima aveva fomentato la guerra con la sua industria bellica, l'ARES Industries, che era diventata l'unica fornitrice di armi delle grandi potenze militari e in seguito, dopo lo scoppio della guerra, il suo immenso capitale gli aveva permesso di inglobare quasi tutte le aziende che erano sopravvissute alle catastrofi e di diventare uno degli uomini più potenti sulla faccia della terra. Dopodichè era stato davvero un gioco da ragazzi impadronirsi con la forza di NE, la più grande e ricca delle 6 megalopoli rimaste sul pianeta.
Ormai rivestiva la carica di Supremo da quasi 40 anni e sembrava che solo la morte avrebbe potuto mettere fine al suo potere… ma anche su questo punto si stava organizzando grazie a certi studi segreti del dottor Abel che nel migliore dei casi avrebbero portato a un cospicuo allungamento della sua vita. Certo, un giorno sarebbe morto sul serio, ma anche quando ciò sarebbe successo il potere sarebbe passato nelle mani del figlio adottivo, Lee Chaolan, che a sua volta avrebbe tramandato il comando di generazione in generazione. Per Heihachi sarebbe stato come non morire mai.
-E il suo regno non avrà fine…-

*

Davanti alla porta dell’ufficio di Heihachi, Lee Chaolan camminava nervosamente avanti e indietro sotto gli sguardi immobili delle guardie di sicurezza. Da quando il padre lo aveva nominato direttore dell’ARES Industries si era più volte trovato a sbrigare affari delicati, ma questo era sicuramente il caso più difficile che gli fosse mai capitato: tre bombe e un furto colossale nel bel mezzo dell’Inner Core, a poche centinaia di metri dal Mishima Palace. Come se non bastasse i ribelli erano riusciti ad infiltrarsi nel laboratorio segreto dove avevano messo le mani sul Numero 9, un esperimento così top-secret che nemmeno Lee sapeva esattamente di cosa si trattasse.
Nessuno era mai arrivato a tanto in 35 anni di dittatura, ogni oppositore della Mishima Zaibatsu era stato ucciso senza fatica e senza lasciare una benché minima traccia.
Certo, Lee non sarebbe stato costretto a sporcarsi personalmente le mani in questa faccenda ma il padre gli aveva comunque affidato il compito di risolverla, motivo per cui non poteva fare a meno di essere nervoso: un fallimento poteva costargli caro, Heihachi avrebbe addirittura potuto estrometterlo dall’eredità. Del resto non perdeva mai occasione di ricordagli che in fondo non era lui il suo vero figlio, cosa che Lee riusciva a stento a sopportare.
Fece un respiro profondo nel tentativo di calmare il nervosismo, riacquistando l’aria gelida e sicura di sé che gli aveva procurato il soprannome di “Diavolo dai capelli d’argento”, dopodichè spalancò la porta.
-Eccomi, Padre- disse rispettosamente Lee avanzando sul lungo tappeto rosso.
Heihachi, che stava in piedi scrutando il panorama attraverso la finestra, non si voltò.
-Finalmente Lee, ti stavo aspettando-. Una voce piatta, priva di familiarità. -Hai risolto qualcosa in tutto questo tempo?-.
L’uomo dai capelli argentati si fermò davanti la scrivania, ostentando tutta la sua fierezza.
-La Cyberpolizia se ne sta occupando. Ho fatto in modo che le indagini vengano affidate al più valido degli investigatori, l’agente Wulong-.
-Sei sicuro che questo agente sarà in grado di trovare i responsabili? E soprattutto sei sicuro che sia una persona fedele alla Mishima?-.
-Ho controllato personalmente la sua scheda, Padre. È il migliore nella Cyberpolizia ed è una persona ossequiosa delle leggi e degli ordini, perciò non dovrebbe causare alcun proble…-
-”Dovrebbe”, Lee?- lo interruppe Heihachi -Pensi che un “dovrebbe” mi basti come rassicurazione?-.
L’angolo della bocca di Lee ebbe un tremito, l’unico segno d’ira che poteva permettersi.
-Sapevo che l’avresti detto, Padre. Per questo motivo ho già avvertito un membro speciale del Tekken Force perché controlli le azioni dell’agente Wulong e lo elimini nel caso che cominci a mostrare segni di ribellione. Inoltre ci avvertirà quando scoprirà i colpevoli in modo che potremo ucciderli senza scomodare ulteriormente la polizia-.
-Stai parlando dell’Agente W, vero?-.
-Sì, Padre-.
Il volto di Heihachi fu attraversato da un sorriso compiaciuto. -Perfetto-.

*

Oscurità. Silenzio.
Caricamento dati in corso…
Una serie di impulsi elettrici che attraversano il sistema nervoso.
Caricamento effettuato. Inizio analisi…
Ricordi? Avanzi di una vita passata?
Così dolorosi che sembrano balenare nel buio.
Frammenti di un’esistenza disintegrata, taglienti come vetro.
Controllo funzioni vitali................................................................................................STATO:OK
Chi sono io?
Che cosa mi è successo?
Analisi dell’ambiente circostante.............................................................................COMPLETATA
Dove mi trovo, adesso?
Quantificazione del livello di radioattività ambientale...................................................STATO:OK
Non riesco a sentire il mio corpo.
Quantificazione del livello di radioattività corporea.............................................STATO:CRITICO
Avverto solo una cosa…
-ATTENZIONE: PERICOLO. LIVELLO DI RADIOATTIVITA' IN AUMENTO. INIZIARE LE PROCEDURE DI CONTENIMENTO-
Rabbia.

Nota: il passaggio in html ha cancellato una frase nel dialogo fra Kunimitsu e Hwoarang. Ora l'ho inserita di nuovo
   
 
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