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Autore: ellephedre    01/10/2008    26 recensioni
Ambientato subito dopo la fine di Sailor Moon Stars, la quinta serie.
Al termine della battaglia non è stato tutto così semplice. Eppure, dopo la fine del dolore può esserci gioia, perché c'è vita. Per Usagi, per Mamoru. E per tutti gli altri.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta serie, Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Oltre le stelle

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 

 

Seconda parte - Salutarsi

  

In seguito, entrambi sentirono che il peggio era passato. 

Percependo che ormai poteva, Mamoru chiese a Usagi di parlargli delle esperienze vissute in quei mesi.

La sorpresa... il primo nemico era una guerriera Sailor. E altre Sailor erano arrivate. Si erano rifiutate di collaborare con loro nella lotta contro il male - proporio come avevano fatto un tempo Uranus e Neptune, ma la differenza era stata chiara fin da principio: le Starlights non facevano parte del sistema solare.

Semi di stella, il nuovo obiettivo del nemico.

A scuola i Three Lights, nelle battaglie le Starlights.

La nascita di nuove amicizie con tre ragazzi particolari, per cui le Inners stravedevano.

La comparsa di Sailor Lead Crow e Sailor Alluminium Siren.

Poi Chibi Chibi, che le somigliava così tanto e che, proprio come Chibiusa, si era stabilita a casa sua, fingendosi sua parente.

La scoperta della vera identità delle Starlights e la tristezza davanti a un'ostilità che non aveva senso.

L'apparizione di Sailor Tin Nyanko e di Kakyuu, la principessa tanto cercata dai Three Lights...

Venire presa di mira, identificata come il bersaglio cercato, protetta in ogni modo dalle sue amiche.

Il cammino verso la battaglia finale, il sacrificio della principessa Kakyuu, l'inizio di una distruzione che non sembrava avere fine.

Poi la morte di Mars, Mercury, Jupiter e Venus. Come se non fosse abbastanza, era giunta la terribile presa di coscienza sul vero disegno di Galaxia per l'universo e su cosa quella guerriera avesse fatto con i semi di stella raccolti - quelli fra cui Usagi aveva visto il suo, dorato e splendente nonostante la morte che rappresentava per lui.

La visione dei suoi ultimi istanti di vita - un dolore che aveva annientato tutto il resto.

La morte di Pluto e Saturn. Il tradimento di Uranus e Neptune.

Uasgi non ci aveva voluto credere fino alla fine. Se l'avesse fatto, avrebbe perso ogni volontà di vivere.

Il sostegno continuo delle Starlights.

La scoperta della reale forza di volontà di Haruka e Michiru; vederle sacrificare ogni cosa - vita, onore e dignità - per la salvezza dell'universo, inutilmente.

La disperata fiducia delle Starlights, semplici guerriere contro un nemico dalla forza ineguagliabile.

L'insperato ultimo aiuto di Chibi Chibi... e realizzare che crogiolarsi nel dolore non serviva a nulla. 

Lei doveva credere nell'amore e in quella speranza in cui aveva riposto fiducia per tutta la vita. Li aveva provati personalmente, ne conosceva la forza.

Se ne era riempita, aveva immaginato un mondo di sofferenza e disperazione per tutti quanti e non era riuscita a rimanere inerme. Doveva impedirlo, non poteva veder morire tutto ciò che la circondava.

La forza era scaturita da dentro di lei... e Galaxia si era liberata di Chaos.

        

Mamoru la sentì terminare un racconto epico.

Aveva accanto una persona in grado di salvare l'universo intero: era quella l'essenza di Usagi, il suo destino. Eppure lei era riuscita a non farsene travolgere. Sailor Moon e Serenity erano identità che non avevano mai preso il sopravvento su di lei. Le si erano sottomesse, erano diventate parti della sua essenza, da richiamare quando necessario. Forse non lo sapeva nemmeno Usagi, ma aveva un enorme controllo sul proprio potere. Non ci sarebbe mai stato nessuno di più adatto per il ruolo che le spettava.

Lei era rimasta in silenzio, a guardare la finestra.

Mamoru decise di porle alcune domande su due argomenti che non le aveva sentito toccare nel modo che gli interessava.

«Le altre guerriere... Quando ti sei confidata con loro sul problema che avevi con me, cos'hanno detto?»

Non riusciva a credere che a una delle ragazze non fosse venuto il dubbio che ci fosse qualcosa che non andava col suo silenzio. Usagi si era crogiolata nel dubbio, ma le sue amiche dovevano aver visto le cose con più lucidità.

Lei non aveva spostato gli occhi dal pavimento.

Mamoru non ci mise molto a interpretare il suo mutismo. Usako... non aveva detto nulla alle ragazze.

Lei era piena di rimorsi. «L'ho rivelato a Rei solo poco prima della battaglia finale e solo perché lei ha insistito. Neanche un attimo dopo alla radio hanno annunciato lo scioglimento dei Three Lights. Era un altro tassello della battaglia che stavamo combattendo e non abbiamo più parlato d'altro.» Iniziò a scuotere la testa. «Oh, ma Rei aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava. Presto ne parleranno tutte assieme e si renderanno conto che non ho avuto fiducia in loro.» Rimase senza fiato, arrivando ad una conclusione che fino a quel momento non aveva mai preso forma nella sua mente. «Ed è stato così: non ho avuto fiducia nelle mie amiche, Mamo-chan. Ma io non volevo... era solo che non riuscivo a-» Si rannicchiò in una palla, come per eclissarsi.

Andando da lei, lui diede rifugio ai suoi singhiozzi.

«E pensare che non volevo più piangere...» 

Non la biasimava. Le mancanze presenti all'interno del loro rapporto l'avevano spinta a non confidarsi con nessuno. Lei si era vergognata, aveva creduto che lui stesse scegliendo di non parlarle e di non scriverle. Per questo non aveva voluto farlo sapere alle sue amiche.

Sulla bocca sentì il salato delle sue lacrime. «Forse non sarà facile, ma le ragazze ti adorano proprio come tu adori loro. Apriti su quello che hai provato e vedrai che capiranno.»

Usagi annuì sospirando. «Mi farò perdonare a tutti i costi.»

«Ad un certo punto intuiranno anche la mia parte di colpa. Se non ci arrivano da sole, faglielo presente tu.»

Lei prese fiato per protestare ma lui non la lasciò iniziare.

«Per giustificarmi di' a tutte che ti amo e sistemerò ogni cosa.»

Invece di una risposta, due lacrime felici le rigarono le guance.

Qualunque fosse il motivo, lui non voleva farla piangere più. Per distrarla scelse di porle la sua seconda domanda.

«Prima che iniziassi a raccontarmi di questo periodo, avevi detto che quando non c'ero erano tutti preoccupati per te. E che c'era Seiya, Seiya che è una Sailor Starlight ma anche un ragazzo che canta coi Three Lights. Un ragazzo che... Non avevi finito. Che cosa faceva?»

Le guance di lei presero colore. «Be'... ti ho detto che coi Three Lights eravamo diventati amici. Le ragazze li cercavano sempre e anche Taiki e Yaten erano una compagnia divertente. Ma io mi divertivo con Seiya in particolare, perché, ecco, mi somiglia di carattere. E noi...» Le sfuggì dalla gola una mezza risata esitante.

Stranito, Mamoru continuò ad ascoltare.

«Quando ero triste lui faceva tutto quello che poteva per tirarmi su. Una volta per esempio mi ha portata al luna park, poi a ballare... mi ha anche convinta a partecipare ad un torneo di softball e abbiamo vinto! Mi ha aiutata tante volte a non intristirmi troppo per te.»

Quante attenzioni.

Usagi sentì il bisogno di chiarire. «Gli voglio bene, come ne voglio alle ragazze. Mi ha fatto male quando si è allontanato da noi con le altre Starlights. Comunque... okay, lui ha sempre un po' flirtato, ma io credevo che fosse il suo modo di fare. Poi, quella volta che Sailor Tin Nyanko mi ha attaccato, Seiya è venuto a salvarmi e per fermarla ha gettato una rosa a terra. Quando l'ho vista io ho sperato così profondamente che fossi tu che, quando ho capito di essermi sbagliata, non ho più retto e sono scoppiata a piangere. Seiya era convinto che tu mi avessi dimenticata e che mi stessi facendo del male ignorandomi apposta. Mi ha chiesto... perché non poteva essere lui. Perché non potevo farmi bastare lui.»

Usagi preferì non attribuire un significato al silenzio del suo ragazzo.

Ci aveva riflettuto e un pochino si vergognava per aver fatto credere a Seiya di avere delle speranze, per quanto inconsciamente.

«Solo allora mi sono resa conto di quanto fossi stata cieca... Ma non volevo che finisse così tra noi. Volevo chiarire e forse... forse dopo poteva tornare tutto come prima con la nostra amicizia. Non è stato facile incontrarlo, anche per via di Uranus e le altre... eravamo ai ferri corti con le Starlights e... be', Haruka, Michiru e Setsuna non erano d'aiuto. Alla fine sono riuscita a vedere Seiya al loro ultimo concerto, poco prima che iniziasse l'ultimo scontro. Sono riuscita a fargli capire che...» Se ci ripensava stava ancora male. «Non poteva essere lui la mia scelta. Ho pianto. I suoi sentimenti erano sinceri, ma quelli che io provavo per te erano assoluti e alla fine nessuno era felice. Mi dispiaceva farlo soffrire, ma Seiya ha capito.»

Era stato molto comprensivo e come al solito allegro alla fine.

«È andato a cantare e da allora come Seiya non l'ho più visto. Però come Sailor Star Fighter mi ha sostenuto con tutto se stesso. Almeno con lui è finita bene.»

Tra il disastro che aveva combinato con Mamoru e con le sue amiche, almeno con Seiya si era comportata nel modo migliore.

Il silenzio di Mamo-chan cominciò a innervosirla. Capì di dover concludere con una spiegazione.

«Quando ne ho parlato, prima, non intendevo dire che lui mi teneva troppo occupata per pensare a te. Volevo solo dire che... Seiya, come tutte le altre, mi vedeva giù. Così giù che faceva quello che poteva per farmi stare allegra. Questo mi ha aiutato a non concentrarmi sul dolore e ad avere maggiore fiducia sul fatto che sarebbe andato tutto bene. In quei momenti pensavo solo di esagerare con i miei pensieri negativi su di te e che prestissimo ti saresti fatto sentire.»

Lui continuò a non commentare, facendola fremere per il nervosismo. «Sei autorizzato a darmi della sciocca per come ho lasciato che Seiya fraintendesse cosa provavo. Non avrei dovuto permettere che accadesse.» Con cautela cercò i suoi occhi, ma Mamoru guardava assorto la finestra.

«Dimmi a cosa pensi.»

Lui era concentrato come quando stava cercando di risolvere una formula. «Non credo che tu abbia fatto qualcosa per farlo sperare, a parte comportarti da te.» Rilasciò un inatteso sospiro. «Mi sono sempre sentito abbastanza tranquillo in merito ad altri ragazzi, ma forse è perché tu tendi ad attirare solo tipi sovrannaturali.»

«Eh?» Dopo tutto quello che gli aveva detto, era l'unica riflessione che gli veniva fuori?

«Pensaci... me, Ail, Demando e infine Seiya.»

Era una lista di nomi che non udiva da tanto. Possibile che fossero le uniche persone che si erano mai interessate a lei? «Piacevo a Umino prima che si mettesse con Naru» ribatté.

«Ma lui ti ha conosciuta prima che diventassi Sailor Moon.»

Già, poi si era invaghito della sua migliore amica.

Cerco di farsi venire in mente qualcun altro che le avesse ronzato intorno, ma non c'erano stati altri ragazzi.

Davvero le persone percepivano in lei qualcosa di diverso? 

Mamoru notò la sua delusione mista a confusione. «Usa, dev'essere solo perché ci vuole una certa dose di forza, di... potenza, per pensare anche solo di essere sul tuo stesso piano. Credo che a livello inconscio si percepisca che non sei romanticamente avvicinabile da una persona normale, proprio per ciò che intrinsecamente sei.»

A volte lui parlava in maniera così complicata...

Mamoru capì di averla stranita. «Forse mi piace solo pensare che non ci siano molte probabilità che altri ragazzi ti guardino come ti guardo io.»

Fu un'ammissione che le piacque molto. «Anche se succedesse, non sarà mai un problema.»

Lui avrebbe voluto scommetterci, però... «Prima sei arrossita mentre parlavi di questo Seiya.»

«Non è vero!» Usagi si tradì da sola quando le sue guance si infiammarono di nuovo. «Questo è rossore di imbarazzo! Per essere stata scoperta» ammise, ma si affrettò a spiegare. «Non ho mai avuto idee romantiche su Seiya, mai! Solo che certi flirt erano piacevoli, cioè... era carino sentirmi al centro di quel tipo di attenzioni, anche se non significavano niente.»

Mamoru non se la prese. Un po' rise e un po' la osservò. «Sai cosa penso?» 

«No.» Lei aveva messo il broncio.

«Penso che arrossisci per certe attenzioni perché non ci sei abituata. E perché ti piacciono molto. Finora ho contato troppo sul fatto che colmassi questi bisogni con segrete fantasticherie sul nostro rapporto che non erano poi tanto segrete.»

«Eh?» 

«Ti è sempre piaciuto quando venivo a salvarti come Tuxedo Kamen, quando ti prendevo in braccio... Se fosse stato possibile, al posto degli occhi avresti avuto dei cuori.»

Usagi si rese conto che la stava prendendo in giro.

«Poi vediamo... ti piacciono quelle situazioni da principessa delle favole. Quando ancora combattevamo contro il Dark Kingdom, una volta hai usato la penna lunare solo per metterti un vestito da sera e ballare a un ricevimento. E quando poi abbiamo ballato... occhi a cuore, appunto. E per il tuo precedente compleanno mi hai chiesto delle scarpe di cristallo. Sono certo che tu abbia fantasticato su me, te e quelle scarpe per giorni interi. Nei giorni successivi eri sempre con la testa tra le nuvole.»

La stava facendo vergognare, ma anche irritare. Non era del tutto spiacevole, ma doveva metterlo al suo posto. «È bello sapere che la pensi così sui miei bisogni

Lui la afferrò per un braccio e, in qualche modo, la fece sedere tra le sue ginocchia. «Quello che penso» udì Usagi all'orecchio «è che vorrei soddisfare più spesso questi bisogni.»

Incredula, lei venne percorsa da un brivido di meraviglioso imbarazzo.

Lui cominciò a guardare la punta del suo naso come se lo trovasse particolarmente carino, o come se non volesse incontrare i suoi occhi dopo la romanticheria che si era lasciato sfuggire. Nel privato era ancora così timido...

Lei gli ridiede coraggio appoggiando la fronte contro la sua.

Rilassato, lui abbassò le palpebre e continuò. «Cè una cosa che sono sicuro che ti farà contenta e su cui sognerai per qualche tempo.»

«Uh?»

«Quando ci siamo baciati per la prima volta?»

«Eh?»

«Hai sentito, quando?»

Si era dimenticato? «C'eri anche tu.»

«Rispondi lo stesso.»

Dove voleva arrivare? «Durante il nostro appuntamento al parco, dopo essere andati in barca... quando è arrivata Chibiusa.»

«Sì. Ma non è andata proprio così.»

«In che senso?»

«Ci siamo baciati reciprocamente per la prima volta quel giorno. Però io ti avevo già baciato in un'altra occasione.»

Lei sobbalzò sulle sue gambe. «Quando? Non è possibile, non mi ricordo!»

«Ne ho parlato un attimo fa.»

Lei corse a risentire le sue parole nella testa. «Al ballo in maschera, quello in cui avevo usato la penna lunare. A un certo punto mi sono sentita poco bene per via di una bevanda troppo forte e qualcuno mi ha aiutato a uscire sul balcone... poi mi sono ripresa mentre ero appoggiata su una colonna.»

«Lì. Ti ho portata fuori io.»

«Tu hai... Oh.»

Lui ridacchiò come un ragazzino. «Attenzione agli occhi a cuore.»

«Ma è così... romantico.» Gli circondò il collo con le braccia e lo baciò su una guancia, indugiando con estrema tenerezza. «Avevi ragione, ci fantasticherò su per qualche tempo.» 

Lui si staccò per guardarla, d'improvviso serio. «Solo che... non voglio più che siano solo fantasie. Altrimenti poi succederà che finirai con l'assecondare qualche altro ragazzo, magari per un gesto galante qualunque. E sì, anche senza amarlo o averne la minima intenzione.»

«Ti sbagli!» lo corresse lei. «Potrei imbarazzarmi ed esserne lusingata, ma mi piacerà davvero solo quando sarai tu ad essere romantico con me. Solo tu, Mamo-chan. Non sentirti costretto a comportarti in un modo che non ti viene naturale.» 

«Non sarà uno sforzo. Sarò naturale.»

«A me basterà, okay?»

In risposta lui la fissò senza dire niente. Poi... 

«Ti amo, Usako.»

Le si spezzò il respiro. «Me lo dici perché è quello che voglio sentire?»

«No.»

Decise di credergli, ma per lei era troppo importante fargli capire che non c'erano cambiamenti che lui dovesse fare per farsi amare. Non c'erano mai stati paragoni dentro di lei. Non c'erano mai state tentazioni o altre possibilità. «Tu mi fai sentire la ragazza più amata del mondo anche solo quando mi chiami. Basta che dici 'Usa...'»

«Ko» terminò lui, causandole una risatina.

«Sì» Si rannicchiò nel suo abbraccio e nella consolazione del dono prezioso che aveva ritrovato. «Ti basta un 'Usako' per fare di me la fidanzata più felice sulla faccia di questa Terra.»

«Sono fortunato.»

«Questo è vero.»

«Troppo per meritarmelo.»

«Ma no...»

«Troppo per non ricambiare.» Mettendosi dritto la costrinse a sollevare la testa. «Su, dimmi una di quelle tue fantasie. Non mi sto sforzando. Ho solo deciso che mi piace la ricompensa e che voglio che sia solo per me.»

Era già solo per lui, ma se proprio insisteva... Le sue fantasie più profonde erano ridicole, ma c'era un'idea sciocca e semplice che lei aveva sempre trovato assurdamente romantica. «Va bene. Prendimi in braccio e baciami.»

Lui rimase in attesa di ulteriori richieste per un secondo buono. «Tutto qui?»

«Sì.» Visto che non la stava prendendo in giro, un'aggiunta ci stava. «Devi farlo in modo romantico però, sta lì il trucco.»

«Ah, non è un esercizio di pura meccanica. Capito.»

La posizione in cui si trovavano gli permise facilmente di sollevarla sotto le ginocchia. Lei si bilanciò con le braccia attorno al suo collo mentre, con grande aplomb, Mamoru le faceva fare un giro completo del salotto. A tour completato, teatralmente, lui si chinò per sfiorarle la bocca con la propria, terminando il tutto con un finto sospiro da innamorato.

Usagi scoppiò a ridere. «Pagliaccio!» 

Lui si unì alla risata e posandola a terra la avviluppò nella gioia che provava. Dondolò piano con lei, accertandosi di essere vivo tra le sue braccia. Vivo, di carne, e non più polvere di stelle che si era dispersa facilmente in cielo.

Era stato così debole, così inerme nel momento cruciale.

Non aveva lottato abbastanza, per se stesso, per lei...

Usagi recuperò la sua attenzione prendendogli le guance tra le mani, centrandolo.

Lo guardò come se capisse, come se lui non avesse bisogno di parlare.

Mamoru si donò a lei in un bacio soffice ma totalizzante. Non voleva possedere, voleva adorare.

Voleva ringraziare, venerare, cullare - per un dolore che non era stato solo suo e che aveva sanguinato troppo copiosamente.

Si staccò quando Usagi ansimò come se le mancasse l'aria. I suoi occhi erano pozzi blu di sorpresa.

Cosa? pensò lui.

Lei si perse nella letizia. «Ti adoro, Mamo-chan. Ti adoro.»

         


         

Per pranzo Usagi propose di mangiare fuori. Già che c'erano, disse a Mamoru, potevano approfittarne per fare la spesa per il suo frigo vuoto.

Quando ormai erano sulla porta di casa, il sailorofono squillò. Appena lei lo accese, sul piccolo monitor apparve il volto di... «Minako!»  urlò.

«Usagi-chan!» 

Oh, la sua dolcissima Minako-chan rideva con una punta di commozione. Qualcuno la spinse di lato.

«Usagi, ciao!»

«Makoto, ci sei anche tu!»

«Ehi, ci sono pure io!» Rei si infilò di prepotenza nella visuale. «Eccomi!»

«Rei...» Usagi la ricordò tra le sue braccia, col viso morente, e trasudò agonia.

«Non piangere! Aspetta almeno di vederci di persona!»

Il rimprovero le strappò una risata tremula.

Fuori dallo schermo si fece viva una voce pacata. «Ci sono anch'io...»

«Su, fatemela vedere!»

L'affetto tenero di Ami riempì l'immagine. «Ciao, Usagi.»

«Oh, Ami...»

«Ehi, basta con la tristezza!» Minako tornò al centro dello schermo. «Usagi, ti abbiamo chiamata per dirti delle Starlights.»

«Oh.» Che sciocca, non aveva pensato a loro.

«Ci abbiamo parlato, andranno via oggi.»

Come?

... ah, già. Doveva accadere, avrebbe dovuto immaginarlo. Cercò di essere felice per loro e di non pensare che se ne stessero andando troppo presto.

 «Abbiamo programmato un saluto sul tetto della scuola, alle sette.»

«Ci sarò.»

«Perfetto. Allora ci vediamo dopo, Usagi-chan.»

Il sailorofono venne appoggiato su un tavolino. Minako si allontanò e a lei si unirono le altre, fino a che furono tutte presenti nell'inquadratura. «Ti vogliamo bene!» Per il coro quasi perfetto risero - Ami incassandosi nelle spalle, Minako a squarciagola, Rei cercando lo sguardo delle altre e Makoto scuotendo la testa.

Il cuore di Usagi strabordò di gioia. «Vi voglio bene anch'io. A più tardi.»

Makoto si avvicinò allo schermo e interruppe la chiamata.

Per un lungo istante Usagi rimase a guardare il comunicatore spento.

Mamoru posò una mano sulle sue spalle. «Visto? Ti adorano.»

«Già.» Come una sciocca annuì. «Su, andiamo!»

           

Per mangiare scelsero un buon ristorante. Usagi insistette per un pranzo nutriente, declinando la sua proposta di andare in un fast food.

«Tu devi mangiare in modo sano» decretò, senza aggiungere quello che aveva inteso davvero. Dopo quello che ti è accaduto.

Quando furono seduti e in attesa dei piatti ordinati, Mamoru rimuginò insieme a lei. «Allora le nuove guerriere se ne vanno.»

Usagi lo stava accettando piano piano. «Dovevo aspettarmelo. Seiya e gli altri sono venuti qui per salvare la loro principessa. Anzi, per cercarla. Ora l'hanno ritrovata e Galaxia non c'è più. Al loro posto anche io vorrei tornare a casa.»

Mamoru si chiese se fosse il caso di domandarle se quel Seiya le sarebbe mancato più degli altri due, ma lasciò perdere.

Il sorriso di lei lo accecò. «È un finale felice, non c'è spazio per la tristezza! Scommetto che a casa le Starlights hanno delle persone ad aspettarli. Magari un intero regno!»

Dato che quei tre avevano una principessa, doveva essere così. Anzi, era possibile che quegli stranieri - quegli alieni, umani quanto loro - provenissero da un mondo simile a quello del passato terrestre. «Dici che è un regno vero e proprio, come il Silver Millennium?»

«Uh?»

Magari quel pianeta lontano era simile a ciò che sarebbe stata la Terra del futuro. 

Usagi intuì la direzione delle sue domande. «Quindi Seiya e gli altri sarebbero dei nobili?» Ridacchiò, come se il concetto fosse ridicolo. «Non ce li vedo! Cioè, in realtà Yaten un po' sì...»

«Quale dei tre è Yaten?»

«Quello coi capelli chiari. Lui e Taiki sono abbastanza snob. Simili a Michiru, hai presente? Incontravano le fan e lavoravano qui sulla Terra come cantanti, ma con poca voglia. Avevano uno scopo più importante dopotutto. Una vita a cui volevano tornare... Non Seiya, non tanto. Ma penso che cantasse con ardore proprio per la sua principessa.»

Mamoru non riuscì più a trattenersi. «Ti mancherà.»

Usagi cercò la sua mano sopra il tavolo. «Come amico. E mi manca l'idea di non avere qualche altro giorno per salutarlo - per salutarli tutti quanti, anche se capisco la loro fretta. Mi chiedo se...»

«Se li rivedrai mai più?»

Usagi lo confermò annuendo.

«Prima che se ne vadano, chiediamo da dove provengono. E quanto tempo ci hanno messo ad arrivare.»

Lei si aggrappò a una speranza. «Credi che un giorno per noi sarà possibile attraversare lo spazio e andare a trovarli?»

Lui le massaggiò un pollice. «Sono successe cose più strane.»

Lei tornò a illuminarsi. «Potremmo portare con noi Chibiusa!»

Se in Mamoru era rimasto un briciolo di gelosia, evaporò in quell'istante. La sua Usako non si rendeva conto della stilettata che avrebbe inflitto a un ragazzo che si era invaghito di lei. Per come la vedeva, Chibiusa faceva semplicemente parte della sua vita - della loro vita. Non si rendeva conto che era la prova vivente che il loro amore sarebbe durato in eterno.

Indirettamente, lui ebbe la risposta a una domanda che non aveva fatto. «Chibiusa non è tornata in questo periodo.»

«No» si intristì Usagi. «Mi avrebbe aiutato in tanti modi... Mi mancava portarla al Crown o alla sala giochi con me, da Motoki.»

Involontariamente, Mamoru sussultò. «Motoki non ha chiesto di me?» Dopotutto lo aveva chiamato sulla segretaria.

Usagi si morse le labbra. «Certo. Mi domandava se stessi bene e io... Io gli ho mentito. Che sciocca. Era ovvio che non avresti ignorato anche lui. Ma mi sentivo come se Motoki sapesse che non mi stavi chiamando, perciò ogni volta che lo incrociavo gli assicuravo che ti stavo sentendo e che lo salutavi.»

Mamoru le strinse forte le nocche.

Usagi era desolata. «Mi dispiace.»

Lui scosse la testa. «Devo chiamarlo e dirgli che sto tornando. Così non sarà sorpreso di vedermi quando mi presenterò da lui.»

«Sarà contentissimo di risentirti, sei mancato a tutti. A lui, alle ragazze, ad Artemis, a Luna...»

A Luna? «Nemmeno lei ha mai sospettato...?»

Usagi chinò la testa. «Fingevo di ricevere le tue lettere. Quando chiedeva, le dicevo che avevi chiamato proprio mentre lei era fuori. Credo che sospettasse qualcosa, ma... non ha mai detto nulla. La sera si acciambellava contro il mio collo, per non lasciarmi sola.»

Mamoru non resistette più. Tirò le mani di Usagi, delicatamente.

Comprendendo, lei fece il giro del tavolo, raggiungendolo per sedersi sulle sue ginocchia. Non erano soli, ma a nessuno dei due importò.

Stringersi, consolarsi, era l'unica cosa che contava.

        


            

Le pareti dell'istituto superiore Juuban quel pomeriggio avevano assunto una tonalità malinconica. La scuola era diversa agli occhi di Usagi: si apprestava a diventare uno scrigno di ricordi carissimo, in cui lei avrebbe continuato ad abitare senza ricavarne più le sensazioni di un tempo.

In futuro, accanto agli armadietti dell'ingresso, dove posava le scarpe, si sarebbe sempre aspettata di vedere la faccia allegra di Seiya, il ghigno burbero di Yaten, la noia assorta di Taiki. Nei corridoi non avrebbe più sentito il brusio delle loro fan che li seguivano passo passo.

Alla scuola di Azabu-Juuban sarebbero mancate in eterno tre stelle. 

Chissà se gli altri avrebbero ricordato. Chissà se la fama dei Three Lights sarebbe sopravvissuta alla loro scomparsa.

Lei a casa aveva i loro cd. Quando la nostalgia l'avesse invasa, avrebbe risentito le loro canzoni a iosa.

Magari non tanto presto, pensò, voltandosi verso Mamoru. Seiya e gli altri le sarebbero mancati, ma associava la loro presenza all'assenza di Mamo-chan. Aveva sognato così a lungo che quelle due parti della sua vita si conciliassero... Si era immaginata che Mamoru tornasse, per presentarlo subito a Seiya.

Solo ora si rendeva conto di quanto sarebbe stata crudele, ma visto quanto Seiya la prendeva in giro - per il suo essere apparentemente sola - aveva sognato di sbandierare il suo bellissimo ragazzo sotto il suo naso, per fargli vedere.

Nella sua mente Seiya si sarebbe ritratto sbattendo la mano sulla fronte, ridendo. «Mi hai fregato, Odango! Allora il tuo ragazzo esiste davvero!»

Non aveva capito che Seiya aveva desiderato che lei non stesse con nessuno, per averla per sé.

... a lei piaceva sognare e voleva ancora farlo. Un giorno sarebbe andata a trovare Seiya a casa sua. Avrebbe portato con sé Mamoru, Chibiusa, magari anche le ragazze. Lei e Seiya avrebbero urlato di felicità nel rivedersi. In quel futuro lontano lui l'avrebbe considerata solo un'amica e sarebbe stato tanto contento di essere tornato a casa. Anche lui avrebbe trovato qualcuno da amare e magari le avrebbe persino presentato la famiglia che si era costruito.

Mamoru continuava a guardarla, quieto. «È dura dire addio.»

Già. «Questo però è solo un arrivederci.»

«Proprio così.»

Una voce si intromise di prepotenza nei loro discorsi. «Guarda chi sta facendo la sentimentale!»

Il cuore di Usagi si riempì di lacrime quando riconobbe il timbro. «Rei-chan!» La scovò in fondo alle scale e le corse incontro, travolgendola. 

Lei le massaggiò le spalle, travolta dai sussulti. Non piangeva, rideva. «Ohi, basta! Io sono viva e vegeta, sai? Conserva le tue lacrime per il saluto ai Three Lights!»

Nient'affatto. «Ho deciso di non piangere! È troppo brutto salutarsi così!»

Rei le asciugò le guance bagnate «È vero. Inoltre cos'abbiamo inventato il teletrasporto Sailor a fare, se non per qualche viaggetto extra-galattico in futuro?»

Usagi sobbalzò. «Pensi che potremmo usarlo per quello? Anche se si tratterà di andare così lontano?»

«In effetti non è vicino...»

Emise un gridolino quando udì la voce di Ami!

Lei uscì da dietro gli armadietti al piano terra. «Ieri ho parlato con Taiki» continuò come se nulla fosse. «Mi ha dato le coordinate del loro pianeta. Dedicherò i prossimi anni a uno studio sul teletrasporto a grandi distanze. Se ci sono riusciti loro... Nel frattempo, con studi del genere, arriverò a grandi scoperte.»

Usagi stava ridendo mentre la avvolgeva forte tra le braccia.

Una figura a gambe larghe, con le mani puntate sulla vita, si stagliò sull'ingresso della scuola, in controluce. Aveva due gatti sulle spalle. «Come mai mi state escludendo dagli abbracci?»

«Minako!»

Corse subito a darle la sua parte. Venne intercettata a metà strada da due braccia femminili che la sollevarono per aria, senza sforzo.

«Prima tocca a me!»

«Mako-chan!»

Mentre le altre le raggiungevano per un abbraccio di gruppo, Mamoru rimase in disparte sulle scale, sereno e un poco commosso.

Usagi non era mai stata sola.

Artemis era giunto ai suoi piedi. «Bentornato, Mamoru-san.»

«Grazie, Artemis.»

«Mi sei mancato. Senza di te ero circondato da donne.»

«Una vera sofferenza.»

Risero piano, per non disturbare. Mamoru guardò il quintetto rappresentato da Usagi e dalle sue amiche - compagne di battaglie anche per lui.

«Non preoccuparti» dichiarò, «non andrò più via.»

Artemis era sorpreso. «Sei sicuro?»

«Sono sicuro. Sono tornato per restare.»

        

Quando arrivò all'ultimo piano della scuola e uscì sul tetto, Usagi era molto più tranquilla.

Seiya, Taiki, Yaten e la loro principessa li attendevano appoggiati contro il parapetto. Il sole era rosso fuoco, come i capelli della sovrana delle Starlights.

«Vi aspettavamo.» Fu lei a parlare per prima, in maniera formale e ossequiosa. Si profuse in un inchino di gratitudine. «Vi dobbiamo tutto, guerriere.»

Usagi la invitò a tornare dritta. «Cosa dici? Senza le tue combattenti, io... Non saremmo qui.»

Kakyuu non voleva sentire ragioni. «Hai dato loro la forza di credere in se stesse. Ora sono le stelle luminose che ridaranno luce al nostro sistema planetario.»

«In poche parole» si intromise Seiya. «Sono diventato un eroe!»

Usagi scoppiò a ridere, non da sola. Volle a Seiya un bene dell'anima. Se non fosse stato per Mamoru - e perché temeva di dare al suo amico false speranze - gli sarebbe andata incontro e lo avrebbe stretto forte.

Minako incrociò le braccia, giocosa. «Vedi di moderarti o col tuo ego farai affondare il tuo pianeta!»

«Gliel'ho sempre detto anch'io» chiosò Yaten.

«Me lo domando da un po'.» Makoto stava rimuginando. «Siete così famosi anche nel vostro mondo?»

«Nei nostri mondi» specificò Taiki. «Ognuno di noi ha il proprio, si tratta di un sistema planetario quadruplo. Il mondo più bello però è quello della nostra principessa» disse, guardandola con ammirazione.

Lei sorrise mesta. «Non dite così. Il nostro sistema è meraviglioso in ogni sua parte. Ora che lo ricostruiremo, non solo lo riporteremo agli antichi fasti, ma gli doneremo uno splendore mai conosciuto. Se qualcosa di buono può venire fuori da tanta distruzione e infelicità...»

Usagi incrociò lo sguardo di Seiya. «Dovete tornare per ricostruire allora.»

«Già» annuì lui.

Non ci fu bisogno di altre parole tra loro. Per quanto il saluto fosse improvviso e brusco, era necessario.

Con la coda dell'occhio, Usagi notò che Kakyuu aveva fatto un paio di passi verso Mamoru. 

«Tu possiedi il seme di stella di questo pianeta» gli disse.

«Sì.»

«Lei ti aveva perso come io ho perso l'uomo che amo.»

Mamoru si stupì della confessione.

Kakyuu non se ne vergognava, voleva condividere il proprio sollievo. «Credo che lui sia là ad aspettarmi. Era uno dei semi di stella che Galaxia ha liberato.» La ragione della sua disperazione felice, della sua fretta di partire, fu più chiara che mai a tutti.

Kakyuu si immedesimava nella coppia di persone che si era appena ritrovata. «Spero che anche voi possiate vivere felici nella vostra casa.»

Mamoru sapeva di dover approfittare di quel momento per fare le sue domande. «Abbiamo ancora molta strada da fare per migliorare la Terra....»

Era una richiesta di suggerimenti, ma Kakyuu non ne offrì alcuno. «Avrete tutto il tempo che vorrete. Siete molto giovani, vero?»

Usagi comprese la domanda a un livello istintivo. La principessa si riferiva a un'età che non era terrena. Anzi, terrestre. «Sì, noi... siamo nati solo pochi anni fa.»

Le code rosse di Kakyuu dondolarono mentre annuiva. «Anche le mie guerriere sono molto giovani, ma non quanto voi.»

Usagi guardò Seiya a occhi spalancati. «Anche tu vivrai mille anni?»

«Certo, per chi mi hai preso?»

«Cavolo! Quanto sei vecchio in realtà?»

Lui tirò fuori la lingua. «Non te lo dirò mai

Antipatico! Ma un giorno - sì, un giorno si sarebbero raccontati tutto. La prossima volta che si fossero visti.

Usagi volle comunque dirlo ad alta voce, solo a lui. «Questo non è un addio definitivo, vero?»

«No. Un giorno io ti rivedrò.»

Il tono accorato le lasciò un dubbio. «Quando succederà... ti presenterò meglio Mamo-chan, va bene?»

Seiya roteò gli occhi al cielo. «Non mi aspetto altro.»

Usagi indietreggiò, iniziando a porre una distanza tra loro - tra lei e tutte quelle persone meravigliose che stavano per partire.

Più si fossero attardate, più sarebbe stato difficile salutarle.

Le ragazze colsero il suo segnale e, dopo aver terminato le loro conversazioni con Taiki e Yaten, la seguirono, disponendosi una accanto all'altra di fronte all'altro gruppo.

«E così dovete andare» sospirò Ami.

«Ci aspettano» rispose Kakyuu - parole di circostanza, per riempire il silenzio di un saluto che stava giungendo troppo presto.

Yaten volle rassicurarle sul loro futuro. «Proveremo a costruire un nuovo mondo insieme alla nostra principessa.»

Appoggiata alla spalla di Ami, Luna aveva occhi solo per lui. «Buona fortuna!»

Yaten le offrì un occhiolino complice che scatenò la gelosia di Artemis.

Mentre tutti ridevano, Seiya si decise. Aveva pochi secondi per parlare con Usagi. Quelle erano le ultime parole che le avrebbe rivolto per molto, moltissimo tempo. «Odango.»

Lei si voltò verso di lui. Vedendola accanto al suo ragazzo, serena e finalmente completa, Seiya riuscì a esprimere il sentimento disinteressato e giusto che dava un senso all'amore che aveva provato. «Sono felice che il tuo ragazzo sia tornato da te.» Fu fiero di se stesso per essere riuscito a dirlo.

Usagi non si era aspettata nulla di diverso da lui. «È stato anche grazie a te» confermò. «Mi sei stato vicino e per questo sono riuscita a farmi forza.»

Già... Lui l'aveva sostenuta, l'aveva protetta, l'aveva incoraggiata. Aveva trascorso con lei giornate che avrebbe voluto non terminassero mai. «Odango...»

Lei sollevò su di lui occhi blu cielo limpidi e innocenti. «Hm?»

Seiya l'avrebbe rivista un giorno - per forza - e forse per allora avrebbe provato qualcosa di diverso nei suoi confronti. Ma ora... ora... «Io non ti dimenticherò mai!» dichiarò. 

Il sorriso di lei lo accecò. «Ovvio! Io e te saremo amici per sempre.»

Ma che-? Le risate dei suoi compagni lo fecero vergognare. «Smettetela!»

Taiki non ci pensava neanche. «Ti ha fregato!»

Nella squadra delle Sailor terrestri più che prendere in giro lui, si stavano focalizzando su Usagi, che davvero non aveva capito. O forse, pensò Seiya, lei aveva compreso e non riteneva di dovergli dire altro. 

Andava bene ugualmente, giusto? Odango era sempre stata così. Se fosse stata diversa, lui non si sarebbe affezionato tanto.

Dopo gli ultimi convenevoli, indietreggiò insieme agli altri verso il bordo del tetto. C'era bisogno di spazio per dare il via al salto interstellare. Kakyuu avrebbe impresso il grosso della spinta solo quando si fossero trovati in orbita, ma la prudenza non era mai troppa.

Mentre si allontanava, Seiya si accorse di non aver ancora parlato con la persona che aveva trascorso molto tempo a detestare. Si voltò. «Mamoru-san!»

Il ragazzo di Usagi - ovvero il principe della Terra e la nemesi contro cui lui non aveva mai avuto alcuna speranza - lo guardò con attenzione.

Per non sentirsi totalmente inutile, a Seiya andava di fare un passaggio di consegne. «D'ora in avanti proteggila tu.»

Il suo vittorioso rivale non mostrò alcuna reazione di fronte alle sue parole.

Era proprio di ferro. «Questa cosa» specificò Seiya, «mi è stata detta da una tipa che fa tanto la dura.»

Finalmente il messaggio passò. «Ho capito di chi parli.»

Per forza, una come Uranus non si dimenticava. 

Seiya raggiunse i suoi compagni e la principessa, piazzandosi accanto a loro. Chiudendo le palpebre, assunse le vesti di Sailor Star Fighter.

Taiki cedette per primo. «Statemi bene!»

Seiya lo seguì a ruota. «Ci vediamo» disse a tutti, rivolgendosi soprattutto a Usagi.

La principessa ringraziò un'ultima volta e Yaten, con sorridente noncuranza, chiuse la carrellata con un tutt'altro che poetico 'Bye bye'.

Non per niente era stato Taiki a scrivere i testi delle loro canzoni.

Le ragazze dedicarono a tutti qualche parola finale, ma Seiya udì solo Odango quando lei disse, 'Vi aspettiamo'.

, le rispose in cuor suo. Aspettami. Un giorno io...

Chiuse gli occhi e si sentì librare in aria. 

Si trovava già nell'atmosfera quando si voltò verso la Terra e mormorò... «Addio.»

Viaggiò verso casa, alla ricerca di un nuovo inizio.

 

   


   

Nota del dicembre 2022: ehm, ho cambiato un pochino la scenetta di Mamoru che prende in braccio Usagi, all'inizio. Lui mi sembrava un po' troppo sdolcinato e ho provato a renderlo un pochino più timido/ritroso, pur senza cambiare le sue azioni e intenzioni.

Nota del 2020: ebbene sì, dopo dodici anni sono tornata a revisionare questa storia e ho pesantemente modificato la seconda parte di questo secondo capitolo. Ho voluto renderla più scorrevole, più vivida e meno didascalica. Spero che vi piaccia.

Se avete commenti al capitolo, io leggo sempre tutte le recensioni, anche quelle vecchie :)

ellephedre

NdA: scusate per non aver inserito la parte da rating Rosso promessa già in questo capitolo.

Ero convinta che avrei esaurito questa parte in molte meno parole, ma poi ho sentito che facendo altrimenti avrei avuto un buco narrativo molto grosso. E ho voluto scrivere meglio anche della partenza delle Starlights (i dialoghi sono presi dall'anime, come avrete notato).

L'idea della Principessa Kakyuu che ha perso anche lei l'uomo amato è tratta dal manga, niente che mi sia inventata io. Come avrete notato, ho usato i nomi originali per le guerriere Sailor nemiche; anche quelli li ho presi dal manga.

Vi ringrazio di aver letto anche questo capitolo.

L'altro è da rivedere ma è scritto praticamente nella sua interezza. Per cui ci metterò meno a metterlo online e lì sicuramente c'è la parte da rating Rosso.

Ringrazio tutti per le recensioni. Leggere di essere stata in grado di comunicarvi qualcosa di speciale mi ha fatto estremo piacere.

Mi piacerebbe molto ovviamente anche sentire cosa pensate di questa seconda parte.

Ciao a tutti.

Ellephedre

   
 
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