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Autore: Walpurgisnacht    20/09/2014    1 recensioni
Perché gli zombie a noi piacciono, ma i personaggi di Tekken sono di un altro parere!
Ok Jin, calma. Anni passati a giocare a Biohazard ti hanno preparato a tutto questo. Perchè quelle urla fanno pensare a una cosa sola...
...ZOMBIE.
Ed è ora di uscire fuori ed affrontarli.
E smetterla di parlare da solo.

[EIP tra Mana Sputachu, Subutai Khan e Nyappy! Maggiori info all'interno]
Genere: Angst, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Dal tramonto all'alba alla Zaibatsu – di apocalissi zombie, coreani idioti e cervella sparse ovunque

Al contrario di quanto ci aspettavamo, la G-Corp è deserta.

Non troviamo segni del passaggio di un’orda di zombie, almeno qui al piano terra, ma nemmeno di esseri umani. Sembrerebbe abbandonata.

“Vacanze anticipate per il personale, quest’anno?” commenta Hwoarang, mentre si guarda attorno e ficcando il naso ovunque con noncuranza - dimenticando che l’ultima volta che l’ha fatto si è ritrovato a terra a ciucciare liquame di zombie. Eww.

“Questa storia non mi piace” borbotta Lars, che da bravo stratega militare si guarda attorno con fare circospetto.

“Invece il resto era più bello” è il mio sarcastico commento, dato che mi sono rotto le palle eoni fa. Zombie, morte e devastazione ovunque, Xiao che è diventata She Hulk, e ora questo.

La mia vita fa schifo. Non so se l’ho gia detto, ma in caso chissenefrega. Lasciatemi lagnare in pace.

Vedo Hwoarang che sta per aprire la bocca e di conseguenza dire qualcosa di stupido, quando... si ferma. E rimane lì, con la faccia da pesce lesso e la bocca aperta.

“E quello che cazzo è?”

“Cos’hai visto, coreano scemo? Uno scoiattolo mutante?”. Sì, lo so che sparare sulla Croce Rossa è da persone spregevoli, ma mi si conceda un po’ di divertimento anche a me ogni tanto.

Lui, che aveva appena aperto una porta laterale, non risponde alla puerile provocazione e fa un passo indietro, che poi diventa una corsa forsennata: “Cristo santissimo impalato, che schifo!”.

Sto per chiedergli, più seriamente, cos’ha visto di tanto terribile... che la suddetta cosa terribile decide di mostrarsi in tutta la sua bellezza. E non salutandoci cordialmente, perché sennò che cosa terribile sarebbe?

No, figurati. Lo fa sfondando l’intera porta e un pezzo di muro.

E... sì cazzo, per una volta non si può dire che Hwoarang abbia esagerato.

Di fronte ai nostri incrudeli occhi si staglia una bestia uscita dal peggiore incubo del peggiore scienziato pazzo: alta circa il doppio di un essere umano, la pelle grigiastra tranne che sul petto dove c’è uno squarcio a forma di bocca, tre braccia di cui una che gli spunta dal collo e tutte e tre armate di mannaie o altre armi da taglio.

Il suo benvenuto consiste nel tentare di sventrare la schiena di Hwoa, che per (s)fortuna evita la carezza.

“Tuo padre ha veramente dato fondo alla follia, ‘sto giro” commenta sarcastica Xiao che, pur con la sua notevole stazza non riesce quasi ad arrivargli all’altezza dei gomiti.

No, aspetta... era grosso, d’accordo, ma non così grosso...

Ora che ci faccio caso... sembra crescere ogni istante che passa.

Kazuya, sul serio... a che cazzo hai dato vita, si può sapere.

“Graaaaaaaaaaaaaaaaargh” è il dolce verso d’affetto che ci rivolge. Poi, contro ogni possibile aspettativa, aggiunge qualcosa di vagamente sensato: “Kel’Thuzad make Patchwerk his avatar of war!”.

Patchwerk... da Naxxramas... World of Warcraft? Hanno un Mengele nerd qui alla G-Corp, pare.

“Pure l’inglese alla cazzo di cane si aggiunge,” ringhia Lars. Uh, io credevo che il mostro parlasse fluentemente.

“Fanculo la linguistica.” Hwoa si scrocchia le nocchie. Uh, non sapevo conoscesse questi termini. “Distruggiamo.”

“Attacca il cervello, Corea.” Lars appoggia una mano sul petto di Hwoa e lo blocca, mentre Xiao continua a mulinare pugni contro la cintura del mostro. Kami. Il mostro lascia le armi a terra, dato che le impugnature sono stuzzicadenti in confronto alle dita. E pure i vestiti si stanno strappando...

Lancio un’occhiata ai miei compagni, ipnotizzati dal coso flaccido della creatura gigante di fronte a noi. “Scappiamo?” suggerisco.

La creatura ulula e non aspetto un secondo, mi volto e inizio a correre. “Xiao, tu vieni con noi!”

Di solito i mostroni sono tutti muscoli e niente cervello. Dubito che alla G-Corp vogliano fare gli hipster e ficcare Newton in un Brian Fury sotto steroidi alieni.

...oh kami, cosa sto pensando.

“Io posso fare da diversivo!” grida lei.

“Scordatelo! La G-Corp è grande e possiamo trovare qualcosa che neutralizzi il mostro!” Mi volto. Lars e Hwo stanno correndo con me, ma Xiao sta placcando il mostro a livello ginocchia.

“Zio, Hwoa, cercate qualcosa. Io rimango con Xiao.”

Mi superano correndo e chiudo gli occhi. C’è un solo modo per neutralizzare quel bestione: chiamare in gioco la mia controparte con le alucce.

Bene bene bene, chi abbiamo qui? Mi sento chiamato in causa.

Eccolo, lo stronzone con le lucette. Sempre celere nelle risposte.

“Taci e ascoltami” borbotto sotto voce, mentre attorno a me sento i tonfi dei pugni di Xiao che affondano nella carne flaccida del mostro, “mi scoccia doverti chiedere aiuto, di nuovo, ma...”
Come se l’avessi già fatto.

Lo stronzone alato non mi da neanche il tempo di finire la frase che mi trovo retrocesso in seconda fila a guardarlo menare il Patchwork, friggendolo con il laser: in realtà mi sembra che persino lui abbia qualche difficoltà a tenerlo a bada, ma continua tranquillo a colpirlo con il laser, massacrarlo a suon di calci e svolazzare come un passerotto isterico e troppo cresciuto. E continuando a ridere come uno psicopatico, non dimentichiamo questo dettaglio che poi si offende.

Tutto questo la dice lunga su quanto controllo mi sia ormai rimasto su di lui. Fa letteralmente il cazzo che vuole, prende possesso di me come niente fosse e io non ho idea di come risolvere; certo, mi ci dedicherei più che volentieri se solo non avessi una fottuta apocalisse zombie a cui far fronte, magari riuscendo persino a uscirne vivo. Hai desiderato un’apocalisse zombie per tutta la tua adolescenza, Jin? Ecco, ora ce l’hai. Goditela.

...se sono finito a farmi pippe mentali e autonalisi mentre il mio io cattivo sventra mostri, sto davvero messo male.

Confermo ciccio, dovresti provare ad andare da uno strizzacervelli.

“Non che abbia chiesto un tuo parere.”
Riesco a figurarmelo che fa un inchino e mi lascia letteralmente il posto: mi ritrovo ricoperto di liquami e schifezze varie fino ai gomiti, mentre poco più in là ciò che resta del mostro si trascina via e... uh... si agita come fosse di gelatina. Kami, che schifo. Poco lontano da me Xiao gioca con un pezzo del suddetto schifo, felice come una bimba.

Se riesco a uscirne vivo vado a fare l’eremita, giuro.

Anzi no, l’eremita vado a farlo comunque. Fra la Zaibatsu con le sue attività quotidiane ed eventi come questo, che purtroppo per me succedono fin troppo spesso, il mio punto di saturazione è esploso già da mesi.

Ma prima di potermi dedicare alle caprette sulle Alpi svizzere come Heidi... Xiao. Devo trovare il modo di curare Xiao.

Foss’anche l’ultima cosa che faccio. E, data la situazione, non mi meraviglierebbe poi così tanto.

“Cribbio Jin, gli hai fatto il culo a strisce a quella roba” mi apostrofa Lars sorridendo. Zio, non sei divertente. Hai visto perfettamente che non ero io, ma il mio altro ego demoniaco. Per dirla alla Hwoarang eh, non sono rimbecillito tutto ad un tratto.

“Va bene gente, questo piano sembra deserto. Pare che dovremo scendere nelle viscere di ‘sto postaccio per capirci qualcosa di più”. Oh Xiao, ogni tanto ti esce ancora la voce da signorina che nasconde una lunga e vigorosa sorpresa da qualche parte. Che brutte cose.

“Temo che la nostra Puffa Forzuta abbia ragione” le dà manforte il prode comandante Alexandersson, Gran Visir della Tekken Force. Sarcasmo mentale a parte, tenderei ad essere d’accordo. Dubito che qui troveremo qualcosa di utile, se non altra merda tenuta insieme dal fil di ferro.

Mi rialzo e cerco di levarmi addosso ‘sto slime verdastro che, sant’iddio, mi avrà impiastricciato anche le mutande. Dopodiché mi volto verso il mio mostro con i codini preferito e le chiedo gentilmente se si sente in vena di fare da battipista, che non si sa mica mai.

“Ma benvolentieri, caro il mio Jin”.

Ghè. Devo smetterla di fantasticare adesso, porca miseria. Non è il momento adatto.

“Che ne dite se proviamo a scendere dalla parte da cui è uscito lui?” azzarda Thermos Vuoto. Beh, potrebbe essere una non così perfida idea tutto sommato.

Faccio cenno a chi di dovere di fare strada.

Seguiamo Xiao nella hall vuota della G-Corp. Ogni tanto delle piantine in vaso marcano delle porte laterali. Con la sua figura muscolosa Xiao mi copre parzialmente la vista di una porta aperta che dà su un corridoio in penombra. Lo raggiungiamo in silenzio. Continuo a guardarmi attorno per captare movimenti sospetti, ma sembriamo soli.

“Non è che magari quello era il loro unico guardiano e adesso fila tutto liscio e senza intoppi fino al tuo vecchio, Kazama?” chiede Hwoa da dietro.

“Lo spero,” gli rispondo, anche se dubito che Kazuya sia così pirla.

“Al contrario, credo sia meglio prepararsi al peggio.” Lars condivide con me il terrore per l’immaginazione depravata del suo fratellastro. E’ bello essere capiti.

Xiao si ferma sul pianerottolo. “Questo buio non è normale.”

Mi appoggio al suo fianco e faccio capolino dalla sua figura. Il corridoio, che da lontano mi sembrava in penombra, è completamente buio, e la cosa non ha senso, dato che la hall della G-Corp ha le pareti di vetro, e nonostante questa sia la zaibatsu più creepy del mondo, è anche quella con il manager più attento all’immagine aziendale.

Xiao fa un paio di passi e viene avvolta dall’oscurità, ma invece di sparire, è tinta di grigio.

“Oh.” Si guarda una mano e la apre. La sua pelle è diventata grigia, così come il resto dei suoi vestiti sbrindellati. “Sono in bianco e nero.”

Mi lancia un’occhiata stralunata.

...questa è una cosa così random che non so cosa pensare.

“Come ti senti? Strana?” le chiede Lars, ma lei scuote il capo.

“Tutto regolare, stazza à la Hulk a parte,” risponde.

“Sembra una cosa innocua, ma non si sa mai.”

Xiao torna sui suoi passi e il colore--verde--torna sulla sua pelle.

Hwoa, che è stato zitto fino a quel momento, spalanca gli occhi. “Figaaaaata. Mi sembra di essere in un film anni ‘80.”

“Guarda che negli anni ‘80 il colore c’era già da un pezzo,” gli faccio notare. “Il primo film a colori è del 1902, anche se chiamarlo film è una parola grossa, non ha una vera e propria narrativa dietro--”

“Dio, Kazama, che nerd.” Hwoarang alza gli occhi al cielo e mi lancia una smorfia irritata. “Chissene, okay? Andiamo a uccidere mostriciattoli con stile.”

Alzo le spalle, guardando di sottecchi Xiao. Magari è rimasta colpita dalla mia grande cultura cinematografica... ma si sta scrocchiando le nocche, pronta a distruggere. Immagino di no.

Lascia stare Jin, qui nessuno comprende la tua nerditudo.

Mi avvicino al buio e lo attraverso con una mano, che diventa improvvisamente grigia. Rimango a fissarla inebetito chiedendomi che razza di diavoleria sia questa: qualche gas disperso nell’aria? Magari un ceppo del virus che induce allucinazioni di massa? Nah, escludo quest’ultima ipotesi. Mi sembra troppo... perfetta per essere una specie di visione collettiva. Ora come ora l’ipotesi del gas mi sembra la più plausibile, pur non avendo prove a sostenerla; forse è una specie di sistema di sicurezza che si attiva non appena qualche intruso mette piede alla G-Corp... o, più semplicemente, è un esperimento.

E noi siamo le cavie.

Mi sembra assai probabile.

Taci, stronzo.

Sospiro. Starmene impalato qui serve a poco, e anche i miei compagni sembrano stanchi di aspettare i miei comodi: mi addentro nel buio, che poco a poco si dirada rivelandomi un mondo in bianco e nero.
“Ma che diamine...”

“Sto cercando di connettermi al sistema della G-Corp alla ricerca di indizi su possibili armi batteriologiche presenti nell’edificio” ci informa Alisa, che era in silenzio da così tanto che mi ero quasi scordato della sua presenza. “Potrebbe volerci qualche minuto.”
“Fai più veloce che puoi” le rispondo, mentre mi aggiro per l’ambiente. Così su due piedi sembra... vuoto. Innocuo, quasi.

E tuttavia... qualcosa non quadra.

Ho le traveggole o qualcosa si è mosso? Era un’ombra...?

“Fermi!” ordino. Potrei essermi sbagliato, ma quando si ha a che fare con brutte copie di Patchwerk da Naxxramas e la mente folle di quel pazzo bastardo di mio padre… beh, better safe than sorry.

“Che c’è, Jin?” mi chiede Lars.

“Non… non lo so. Mi pare di aver visto qualcosa schizzare sul muro”.

“Per caso era verdognolo e puzzava di fogna?”. No, ma grazie per l’importante contributo Hwoarang, tu sì che sei necessario all’ecosistema terrestre.

Neanche lo degno di una risposta, impegnato come sono a cercare di capire se mi sono immaginato tutto o meno. Potrebbe andarne della vita di tutti noi.

“Jin… tutto bene?”.

Vi prego, smettetela di deconcentrarmi. Nonostante possa sembrare mi stia facendo una sega mentale, e forse è davvero così, in realtà starei cercando di salvarci il culo. Sapete com’è.

Cerco un rumore. Un sussulto. Un alito di vento. Qualcosa, santa maremma.

Pare non esserci nulla. Magari il mio livello di paranoia è schizzato alle stelle dati gli ultimi, traumatici avvenimenti. O magari l’ennesimo mostro rigurgitato dalla G-Corp sta per farci tutti a pezzi.

Cribbio.

“Non starai mica piangendoti addosso perché la tua vita fa schifo, vero?”.

Hwoarang, ti ammazzo. Giuro che tu da qui non ci esci vivo, per mano mia o di una di quelle merde a pedali.

SZOCK.

Eh? Cos’era ‘sto rumore che stavolta, ne sono sicuro, non mi sono sognato?

Mi volto. E mi pento del mio ultimo pensiero.

Una specie di… tentacolo? Qualcosa di appuntito, lungo e all’apparenza molto affilato fa capolino dal collo di Hwoarang.

Io non ero serio, eh. No, nonostante l’incazzatura montante non ero serio.

E poi ‘sto coso ci saluta. No, non per modo di dire. Prende sul serio a parlare.

“Morirete tutti, scarti”.

Perdonate il continuo susseguirsi di citazioni nerdiche, ma non ne posso fare a meno e alcune sono inquientantemente appropriate. Tipo qui, dove quel robo mi ricorda in maniera agghiacciante l’arpione di Scorpion di Mortal Kombat.
   
 
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