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Autore: Beautiful Lie    22/09/2014    4 recensioni
(Dicembre, 1975)
«James, secondo me devi lasciar perdere. Non puoi costringerla ad uscire con te.»
Quarantadue, si disse Sirius. Aveva sentito quella frase già quarantadue volte dall’inizio del mese. Meditare il suicidio era una delle poche soluzioni rimaste. Quello, o mangiare tutte le frittelle di Moony. Decise che la seconda al momento sarebbe stata più efficace.

[Wolfstar] Di quando James prese la grande decisione di versare un filtro d’amore nel calice di Lily, la pozione venne bevuta da un Serpeverde con una prorompente appendice nasale, e Remus sapeva che sarebbe andata a finire così.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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3. Inside we are Picasso blue | Outside it's Armageddon

Remus storse il naso.

La Stamberga non puzzava nel vero senso della parola, ma l’odore di legno e polvere che con il tempo aveva imparato ad apprezzare era svanito, facendo posto a quello che sentiva ogni martedì nel laboratorio di Pozioni. Nei giorni estivi, quando il vapore del calderone si fondeva con quello della sua camicia sudata e dei capelli di Snape – che qualche volta si avvicinava a lui per pietà e gli aggiustava le dosi che aveva sbagliato di nuovo. Che sbagliava sempre, nonostante misurasse tutto almeno tre volte. Non era solo sgradevole: portava con sé la frustrazione di non riuscire, una sensazione che Remus non conosceva.

«Non vi sembra di sentire lo stesso odore del laboratorio di Lumacorno?»

«Moony, dobbiamo parlare di questa tua completa incapacità nel preparare pozioni. Non credo sia normale. Settimana scorsa hai carbonizzato il calderone?»

«No,» replicò lui stizzito. «Snape ha aggiunto una strana radice deforme prima che potessi far esplodere i sotterranei. Mi piacerebbe pensare che il suo sia stato un gesto di altruismo, ma credo ci tenesse alla sua vita, più che altro. Mi odia.»

«Ti odia perché stai con noi, altrimenti non ne avrebbe alcun motivo. Lui è un idiota e tu sei una persona buona,» mormorò Sirius senza guardarlo. Siccome anche Remus stava sorridendo fissando un punto indistinto del pavimento, l’episodio passò inosservato ai più.

«Prongs, sbrigati e versa quella roba nel calderone.» Peter aveva uno sguardo serio e le guance rosse dall’emozione.

«Non posso. Mi sento sopraffatto dall’indignazione di Remus.»

«Siete sicuri che le dosi siano giuste?» chiese lui, giusto perché Lily Evans con quattro gambe era una visione che si sarebbe volentieri risparmiato.

«Sembra mozzarella, ma James è un genio in Pozioni.» E di certo non poteva essere più difficile che preparare l’intruglio per diventare Animaghi.

«Credo… Credo che sia pronta. Sentite uno strano odore?» chiese Prongs, posando il mestolo ai piedi del calderone fumante.

Per un attimo non ci furono reazioni particolari, ma in pochi secondi il brillio del Malandrino si ripresentò; le pupille di James e Peter che si dilatavano, i loro corpi immobili. La puzza del laboratorio di Pozioni il martedì alla terza ora era scomparsa del tutto.

Quando Remus aveva letto che l’Amortentia aveva un odore differente per ogni persona, non era certo questo quello che s’immaginava: l’Amortentia non aveva semplicemente un aroma, era tante fragranze tutte insieme e tutte perfettamente amalgamate. Non fuse, no, perché ognuna era chiaramente distinguibile.

Sentiva profumo di cioccolato; quello fondente che sua mamma quand’era piccolo gli dava soltanto a Natale, quel cioccolato che aveva portato con sé il primo giorno ad Hogwarts e l’odore gli era rimasto nelle narici, gli era entrato dentro pronto a fargli compagnia se si fosse sentito solo. Cioccolato fondente che per qualche strana associazione sapeva anche di foresta, aria notturna e aghi di pino e menta piperita.

Sentiva mille odori tutti in una volta come se fosse davvero un lupo e basta; la casa di James in cui passavano le vacanze, l’odore dei libri della biblioteca, il profumo di casa sua quando rientrava alla fine dell’anno e sua mamma lo abbracciava con gli occhi lucidi.

C’era un altro aroma che Remus in un primo momento si rifiutò di catalogare: cane bagnato. In quella fragranza inebriante era presente qualcosa di ognuno di loro, ma l’odore di Padfoot era quello che risaltava di più. Remus aveva notato che ultimamente stava diventando tutto “soprattutto Sirius”. Amava stare seduto a leggere in poltrona, soprattutto con Sirius che gli morsicava il maglione. Amava bere Burrobirra nella torre di Astronomia il sabato sera, soprattutto con Sirius che tirava fuori cibo dai posti più strani.

E quello, quello era l’odore di cane bagnato che sentiva quando si risvegliava dolorante sul pavimento della Stamberga, con Sirius avvolto in una coperta al suo fianco; Sirius che una volta aveva fatto finta di niente e in quella coperta c’aveva avvolto anche Remus.

“Va bene così,” gli aveva detto. E andava bene così, davvero, se non fosse che ogni tanto Remus si ritrovava a immaginare quell’odore di cane che si trasformava lentamente nel dopobarba di Sirius, e pensare a quello forse andava un po’ meno bene, come andava un po’ meno bene pensare così tanto in generale, perché anche Padfoot e Prongs erano amici, ma Remus ci avrebbe scommesso un rene che James Potter non stava sentendo odore di cane – o di dopobarba? – in quel momento.

Ma questo non poteva saperlo perché anche adesso, anche adesso Remus stava guardando tutti, ma soprattutto Sirius.

***

«Quindi vado lì e gliela verso nel calice di succo di zucca, no?» James aveva l’aria di chi si ritrova in una fabbrica di crostate dopo averne mangiate quindici fette, la boccetta di Amortentia stretta nel pugno teso come se non ci fosse un domani.

Non era tanto il problema di come avrebbe versato la pozione nel bicchiere di Lily, ma di cosa sarebbe successo dopo. Per quanto tempo, soprattutto, avrebbe potuto usufruire dell’effetto prima di essere beccato da Silente e – nell’ordine – essere espulso dalla scuola; ricevere una Strillettera dai suoi genitori che lo diseredavano; e quindi morire di fame davanti al Paiolo Magico, la bacchetta requisita per sempre. Gli avrebbero davvero requisito la bacchetta? “Sono certo che Lily piangerà la mia morte,” si disse.

«Prongsie, vecchio mio. Il tuo momento è finalmente arrivato. Sono sicuro che non sarà così terribile, anche se non posso assicurare che la tua testa rimarrà sulle spalle ancora per molto. Però guarda il lato positivo, Nick-quasi-senza-testa è un grand’uomo. Parliamo, qualche volta.»

«Sirius, stai blaterando perché sei nervoso.»

«Sta’ zitto, un Black non è mai nervoso.»

«Remus ha ragione,» replicò James, sempre più vicino a una morte per soffocamento.

«Moony ha sempre ragione, ma è acido come una vecchia strega pazza.»

Remus gli tirò una leggera gomitata prima di fare un cenno a Prongs che esalò un ultimo respiro e si avviò verso l’unica testa rossa in fondo al tavolo.

Per non perderla di vista andò a sbattere contro diversi Tassorosso e una Corvonero del secondo anno, ma ormai era una verità universalmente riconosciuta che quando si trattava di Lily Evans non poteva contare sul suo fascino incontrastato. Non se continuava a inciampare ogni volta che si trovava a duecento metri da lei.

«Lily, uhm, posso— posso sedermi qui? Anche un po’ più lontano,» chiese, una nota di speranza ancora viva in lui. «Anche a un altro tavolo.»

«Potter,» rispose lei, come se fosse il nome di una verruca. «In realtà, stavamo giusto parlavamo di te.»

«Be’, è comprensibile.»

James aprì la boccetta con una mano sola, lasciò scivolare il tappo in tasca e avvicinò il bicchiere di succo di zucca di Lily con una tale nonchalance da fare invidia a un Auror. Aveva un talento innato per questo genere di cose, dopo ne avrebbe parlato con Sirius. “Concentrazione,” si disse, mentre una fragranza di fragole e legno di scopa minacciava la buona riuscita della missione.

«Potremmo brindare alla mia indiscussa popolarità con del succo di zucca,» propose James, mentre le ultime gocce di Amortentia si depositavano sul fondo del bicchiere.

«Potremmo non farlo. Suona come una proposta migliore,» rispose lei. «Sgusciare fuori dai dormitori nel bel mezzo della notte non è esattamente qualcosa di cui andare fieri.»

«Cosa?» chiese, poiché nonostante avesse preso in considerazione mille eventualità, non capiva comunque cosa stesse succedendo. E James Potter non si faceva mai cogliere così alla sprovvista.

«Non hai già tormentato abbastanza Severus?»

Lily lo scrutava con uno sguardo indagatore; gli occhi verdi in cui non desiderava altro che perdersi si erano trasformati in una presenza molesta. Una volta terminato il suo esame lei gli fece un cenno con il capo e tutto cominciò ad acquistare un senso: si accorse in quel momento di un ragazzo dall’aria malaticcia che sedeva alle sue spalle, la spilla argento e verde sull’uniforme che non corrispondeva alla Casa del tavolo. Aveva un occhio viola e l’aria arrabbiata. James quasi si strozzò con la sua stessa saliva.

«So che è difficile da credere, ma c’è altro nella mia vita oltre a Snape. Ero troppo occupato a— ero troppo occupato per picchiarlo. Anche se potrei aggiungere un secondo occhio nero. Lily, se lo sta inventando perché non riesce a vivere senza vendicarsi.»

«Sei un bambino,» s’intromise Severus, che era sbucato da chissà dove alle spalle di James. Aveva la divisa macchiata e dello sporco sotto le unghie.

James strabuzzò gli occhi: aveva la divisa macchiata e dello sporco sotto le unghie e un bicchiere colmo fino all’orlo di succo di zucca in mano. E James era certo, certissimo, che fino a poco fa esso si trovasse a pochi centimetri da Lily.

«Perché Snape sta bevendo dal tuo bicchiere?» trovò la forza di chiedere.

«Quello non è il mio bicchiere e comunque non è di questo che stiamo parlando,» continuò lei, avvicinandosi un po’ di più.

«Non è il tuo bicchiere. Non è tuo. Dillo un po’ più lentamente, ti prego. E poi uccidimi con una forchetta.»

Lily lo squadrò e James distolse lo sguardo colpevole. Lily capì. «So che non puoi essere davvero così stupido e non faresti mai nulla di pericoloso come versare sostanze illegali nel succo non-di-Lily-Evans, perciò sappi che sei ancora in tempo per salvarti la vita buttando quella roba.»

«Non capisco cosa tu stia insinuando,» azzardò. Ma il suo tono era più alto di qualche ottava e forse, solo forse, quella del filtro d’amore non era stata una buona idea.

«Jamie caro

«Merda, Lily. Con la forchetta, ti prego.»

La sua carriera da Auror finiva lì e grazie tante.


 


N/A Buongiorno e grazie per essere arrivati fin qui. <3 Ieri stavo studiando ed ero pazza, perciò ho deciso di postare oggi primo ritardo. Bene, direi che Remus finalmente comincia a capire che qualcosa non quadra. Ma, soprattutto, questi debosciati hanno combinato un disastro.
Ah, volevo fare una precisazione: questa storia è molto leggera, ma la scelta non è stata casuale. Il fatto è che, per me, all'interno di Hogwarts si vive in una sorta di bolla. C'è la guerra, sta per scoppiare la guerra, ma il loro problema principale è pur sempre quello di portare i compiti di Pozioni in tempo. Ovviamente vivranno le loro angosce, che non sono da sottovalutare perché Remus è sempre un lupo mannaro, però la sera hanno comunque un piatto strabordante di cibo e vivono in un ambiente incredibilmente suggestivo, perciò non mi sembra strano che non si rendano conto di quello che succeda davvero. E per certi versi è anche giusto così. Visto tutto ciò che li aspetta, sarebbe crudele strappare loro l’innocenza proprio mentre sono ancora a scuola. C’è una citazione, che mi sembra appropriata: “Ogni volta che li vedi felici, ti ricordi di quanto tristi diventeranno dopo. E ti spezza il cuore, perché che senso ha che siano felici adesso se dopo non lo saranno più? La risposta è, ovviamente, che dopo non lo saranno più.”
E poi, sì, mi piace scrivere fluff. *fugge* Alla prossima!

 

  
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