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Autore: The Mad Tinhatter    14/10/2008    2 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il tag b, se non in casi particolari.Rinoa81, assistente amministratrice.
Un giorno Luna riceve una rosa. Allegata ad essa, una richiesta d'aiuto. Chi sarà il misterioso mittente? E da chi, o da che cosa, dovrà essere salvato? Postato l'ultimo capitolo: "Return".
Fanfiction partecipante al contest "Odi Et Amo: Magic'Slaves" indetto dal forum "Nocturnal Lullaby".
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Cap. 3: And Then I Met You

Luna si rialzò.  La foresta la circondava. Le sembrava anche abbastanza fitta, nonostante nel ritratto non le fosse sembrata così. Si aggirò, vicino al fiume, e cercò l’uomo raffigurato nel quadro. Lo chiamò, pur non sapendone il nome, ma invano.
Lì, nella foresta vicino al fiume, non c’era assolutamente nessuno, a parte lei.
Si sentì perduta, per un attimo. Non sapeva dove andare, anche se era sicura che, chiunque lei dovesse salvare, si trovasse dentro a quel quadro, esattamente come lei.
Si guardò intorno, cercando di orientarsi, e sorrise.
Tutto era eccessivamente colorato. Sugli alberi le foglie non erano foglie. Erano pennellate. A dire il vero, tutto attorno a lei sembrava fatto di pennellate. Anche nell’acqua, poteva vedere il bianco del riflesso della luce come se fosse stato dipinto. Luci ed ombre erano impresse, in un modo che sembrava permanente, sulle rocce, sugli alberi, per terra.
Luna immaginò che la luce stessa non fosse vera, ma dipinta. Per accertarsene, guardò dietro di sé, per vedere se aveva un’ombra. Esito negativo. Dietro di lei, solo il verde dell’erba, e niente ombra a coprirlo.
Non aveva mai provato a stare senza ombra, lei. E non era poi così diverso da averla dietro di sé.
Luna decise di godersi al massimo quel mondo variopinto e strano. Si sentiva quasi un essere superiore, lei, senza ombra….
Raccolse la rosa da terra. Forse non le sarebbe più servita, ma sarebbe stato uno splendido ricordo di quell’avventura.
Si incamminò subito, sia per curiosità, sia per cercare l’altra persona che, come lei, si trovava lì. Si diresse subito verso destra. Voleva subito vedere il campo di fiori. Chissà come sarebbero stati, i fiori, laggiù.
Si inoltrò sempre di più nella foresta, con calma, osservando tutto ciò che la circondava nei minimi particolari.
Riconobbe quasi subito lo stile del quadro così come lo aveva visto da fuori: i colori forti, le pennellate decise, la quasi totale assenza di contorni, gli oggetti delineati da semplici macchie di colore… stava vivendo il quadro, ne era circondata… ed era felice come una pasqua. I suoi sogni erano sempre stati audaci, ma, come spesso accade, la realtà aveva superato nettamente qualsiasi fantasia.
Piccole farfalle fatte di sole pennellate si posavano sulla sua spalla, creando uno strano contrasto con la sua figura dalle linee decisamente più definite. Era un’aliena, lo sapeva ma non se lo sentiva.
“Chiunque abbia dipinto tutta questa roba dev’essere un genio” , pensò la ragazza.
C’era un solo difetto: tutto sembrava così fragile, come se potesse sciogliersi sotto le sue dita.
Ma la cosa migliore era che tutto sembrava essere animato da una propria vita. Sembrava che gli alberi si muovessero senza vento.
Fu solo dopo un po’ che Luna si accinse a toccare la corteccia di uno di essi. Si aspettava di sentirla morbida, quasi irreale, e invece no. Era esattamente come toccare un albero normale, o quasi.
La foresta si stava infittendo. Mentre lei non lasciava nessun’ombra, gli alberi, alti e possenti, creavano una sorta di oscurità, di cui però Luna non ebbe paura.
Dopo un’ora circa di cammino, Luna cominciò a sentirsi stanca. E fu allora che gli alberi cominciarono a diradarsi, e a lasciar passare un po’ di luce. Il campo di fiori cominciava già ad intravedersi, splendido in tutti i suoi colori.

*

Il ragazzo stava cominciando ad annoiarsi. Ciò che stava facendo, non aveva alcun senso. Cosa mai avrebbe potuto fare, seduto da solo all’ombra di un albero?
Nulla, se non sbadigliare come un matto per la noia. Niente fame, niente sonno, niente di niente.
In quel momento non invidiava affatto gli abitanti dei quadri della scuola. Beh, almeno loro potevano dormire o mangiare cioccolatini. Lui no.
Stava per alzarsi e cercarsi qualcosa da fare, quando sentì un rumore. Passi.
No, sicuramente doveva essere un’allucinazione.
Dopo qualche secondo, sentì una risata. Era fin troppo familiare. Solo lei sapeva ridere in quel modo.
Altra allucinazione, sicuramente. Si era ritrovato a pensare a lei perché gli mancava, forse aveva pensato anche alla sua risata, ma lei non poteva essere lì.
Sentì altri passi, sempre più vicini, e sentì un piccolo urlo.
- Fiori! Finalmente!
Un attimo dopo, ecco una figura sbucare fuori dalla foresta, diretta verso il campo di fiori davanti.
Era inconfondibile. Capelli biondi, e quello stile tutto suo. Spettrocoli in testa come un cerchietto, orecchini a forma di ravanelli. Era lei.
- Luna? – esclamò lui, vedendola.
Luna si bloccò improvvisamente, al suono della sua voce. Era lui, che le aveva chiesto aiuto? Era lui, il prigioniero nel quadro?
Poi lo vide. Non seppe perché, ma il suo cuore cominciò a battere a mille.
Era solo felice di vederlo, tutto qui, ne era sicura.
In un’estate che aveva passato con lui, non aveva mai provato niente di simile.
- N-neville…
Era quasi senza voce. Eppure appena due secondi prima, aveva gettato un urlo che chiunque doveva aver sentito a un chilometro di distanza.
- Mi sei mancata… - disse lui.
Non era mai stato così sincero. Di tutte le persone che aveva conosciuto, lei era quella a cui aveva pensato di più, nei momenti peggiori della sua permanenza là dentro. L’aveva rincuorato, e lui aveva spesso desiderato che ci fosse lei, lì accanto.
Ma non si sarebbe mai sognato di vederla lì, davanti a lui, con le farfalle appollaiate sulla sua spalla.
Era felice, mentre le sorrideva.
Passeggiarono per il campo di fiori, raccontandosi ciascuno le proprie avventure.
- È splendido qui – disse Luna.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto – le rispose lui.
- Sai, mi sono preoccupata, quando sei scomparso.
- E invece, come puoi ben vedere, sono sano e salvo.
Luna provò un impulso strano. Non le era mai successo, in presenza del ragazzo… voleva abbracciarlo. Perché lei gli voleva bene. E perché non si erano visti per ben due giorni, e le erano sembrati un’eternità.
Gli buttò le braccia al collo, facendolo quasi cadere tra i fiori. Ecco, quello era il suo modo di dimostrare la sua felicità. Un gesto che sicuramente valeva molto più delle mille parole che avrebbe potuto dirgli… avrebbe potuto urlare, o ridere, e niente di ciò sarebbe stato come quell’abbraccio.
E fu allora che accadde il finimondo.
   
 
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