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Autore: DaisyBuch    30/10/2014    0 recensioni
Alessandra è la classica figlia di papà, è la più brava della classe, è molto viziata e cresciuta con "sani principi".
Ma quando comincia il liceo qualcosa in lei cambia, tira un vento diverso e capisce che non sempre ciò che ha sempre pensato è giusto. Alessandra dovrà maturare e passare attraverso delusioni per realizzare che ciò che davvero conta per lei è un ideale molto diverso da quello con cui è cresciuta.
Genere: Commedia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
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Ormai me lo ero imparato a memoria quel dannato volantino, conoscevo ogni singola parola. Non riuscivo a dormire, cominciavo a girarmi e a rigirarmi per la rabbia, per il fastidio. Rivivevo mille volte quella situazione, ogni volta le rispondevo in modo diverso e nelle mie fantasie lei mi dava ragione e capiva che il suo modo di pensare era sbagliato. Ma non ci parlai più, cominciai a smettere di uscire a ricreazione perché avevo il terrore di incontrarla di nuovo, di avere un confronto con lei, anche se non lo volevo ammettere.
Era un freddo giorno di fine Ottobre quando immersa nello scalda collo stavo percorrendo le scale per salire in classe, le altre scale.. ero diventata scaramantica ormai, e mentre camminavo a testa bassa un enorme cappotto verde scuro si scontrò con me e mi fece quasi cadere all’indietro.
-Scusa!- disse al volo e scappò via. Riuscii solo a vedere la barba appena accennata e gli occhi verdi, non gli risposi nemmeno, avrei potuto farlo.
Quel giorno scesi a ricreazione nella speranza di incontrarlo di nuovo, volevo sapere il suo nome, la sua classe o il suo indirizzo.. qualunque cosa ma rivederlo almeno una volta, mi ero presa una cotta folle ed ero quasi euforica, tanto che assillai Camilla tutto il giorno e le feci fare più volte il giro del cortile della scuola, ma di lui nessuna traccia.

Il giorno dopo un avviso entrò attraverso le mani della bidella, quella antipatica che ci odiava tutti. Chissà perché. –Circolare n° 23!- entrò con fare scocciato, salutò con finto garbo la professoressa di Matematica, la Torri, e se ne andò di nuovo.
La professoressa, visibilmente scocciata anche lei perché doveva interrogare, lesse a malavoglia il testo della circolare ed in modo molto sbrigativo, tanto che io non capii nemmeno una parola.
-Assemblea.- pronunciò infine. L’unica parola comprensibile. Mio padre parlava delle assemblee degli studenti come un ritrovo per lamentarsi a vanvera su problemi immaginari che non esistevano e problemi esterni che non potevano risolversi.
-Giorno?- chiese una voce timida al penultimo banco: Marco.
-Questo Venerdì.- pronunciò, e la classe esultò perché alcune interrogazioni sarebbero saltate, ma non la mia, e ne ero felice.
-Detto ciò proseguiamo.. interrogata Alberizzi.- disse mentre io ero già a metà strada per andare alla lavagna.
-Quaderno sulla cattedra.- disse severa. Io glielo poggiai accuratamente sul ripiano, con le pagine degli esercizi aperte.
-Qualcosa che non ti è venuto?- chiese.
-No.- dissi orgogliosa. Avevo capito tutto, avevo studiato ed ero pronta, ero sicura di prendere 9 quel giorno se non fosse stato che..
-Buongiorno.- disse una voce squillante dopo aver bussato ed essere entrato nella classe.
-Fedeli.. che sorpresa.- disse sarcastica. Oh dio, era proprio lui.. era il ragazzo che mi aveva incrociato per le scale. Mi bloccai subito perché sapevo che lui poteva vedermi, ero l’unica in piedi davanti alla cattedra e molto vicina a lui. Mandai dei segnali di allerta a Camilla ma lei mi stava ignorando.
-Dimmi tutto.- disse con vago interesse incrociando le dita e guardandolo da sopra gli occhiali.
-Propaganda per la lista..- non finì la frase che la professoressa lo troncò.
-Non adesso, sto interrogando.- mi indicò. I nostri occhi si incrociarono, lui non dette segno di riconoscermi..ovviamente. Che stupida mi ero fatta mille sogni su un nostro incontro o su di lui che mi bloccava per chiedermi scusa e mi chiedeva il nome, niente di tutto ciò si sarebbe avverato perché nemmeno sapeva chi ero.
-Prof ci metto meno di cinque minuti.- la pregò unendo le mani.
-Meno di cinque secondi vuoi dire.- disse e di arrese, buttandosi sulla sedia, allora lui aveva tutta la classe per sé.
-Ciao a tutti, sono Riccardo Fedeli e sono al terzo anno, quest’anno mi candido come rappresentante d’istituto e la mia lista si chiama “Terza Classe” ,ci sono molti punti importanti che non sto qua a spiegarvi sennò la Torri mi boccia,- risate generali della classe e la professoressa che gli fece un sorrisetto d’assenso,-comunque li esprimerò all’assemblea di Venerdì, quindi partecipate numerosi.. non è solo per perdere tempo.- disse e sorrise in modo che mi risultò ammaliante, salutò tutti quanti soprattutto me.
-In bocca al lupo.- mi fece l’occhiolino e scomparve dalla porta. Io restai pietrificata davanti alla cattedra, e presi il mio primo 7 di tutta una vita.
Per il resto delle ore vennero altri due ragazzi che presentarono le loro liste e poi la campanella finale finalmente suonò.
-Era lui.- dissi con aria superiore a Camilla. Non glielo avevo accennato perché volevo dimenticare quell’evento, anzi l’intera giornata. Prima di tutto perché avevo preso un voto basso e poi perché lui non mi aveva riconosciuta e ci ero rimasta male, provai a non parlarne con la mia compagna di banco per le successive ore ma con nonchalance alla fine cedetti.
-Già, ma non è così carino vedendolo bene. – ma Camilla non dava nemmeno segno di darmi retta.
-Ma mi stai ascoltando?- le chiesi cercando il suo sguardo, che lei ignorò.
-Che cos’hhai? Anche prima dalla lavagna ti ho chiamata e mi hai ignorata.-
-Davvero non ti viene in mente, Ale?- sbottò allacciandosi la felpa, eravamo rimaste solo noi in classe.
Io non risposi, ma provai a cercare un buon motivo perché lei ce l’avesse con me e non mi veniva proprio.
-Gli esercizi di Matematica!- esclamò incredula. –Ne avevamo parlato ieri e anche stamattina, sapevi che non li avevo fatti ed eravamo d’accordo di non farglieli vedere e tu vai lì con gli esercizi sul quaderno davanti a lei?-
Io ero un po’ attonita, non poteva essersi arrabbiata davvero per quegli esercizi. E’ vero, avevamo deciso che non glieli avrei mostrati perché aveva paura che poi controllasse i quaderni come faceva di solito e la beccasse con gli esercizi non fatti, ma senza quelli come avrei fatto a prendere 9? Che poi comunque non ho preso, ma erano una cosa in più.
-Dai Cami non ti puoi arrabbiare veramente per questa cosa!- protestai.
-Sei arrivata al punto che preferisci prendere un voto alto piuttosto che aiutare la tua migliore amica.- mi fece notare, prese la borsa e se ne andò. Io non la fermai, aveva ragione..?



 
   
 
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