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Autore: Nana Stonem    04/11/2014    5 recensioni
Questa è la storia di quattro ragazzi e delle loro insicurezze,
delle loro scelte sbagliate, delle loro paure e del loro modo di crescere. Non esiste buono o cattivo, ma solo la debolezza di chi si lascia prendere dalle emozioni, di chi non è abbastanza forte da negare ciò che prova, chi non abbastanza coraggioso da ammettere la verità. Sono ragazzi pieni di dubbi, speranze, desideri.
Sono confusi, stupidi, irrazionali, sono maledettamente umani.
Ognuno di loro nasconde qualcosa, chi un amore celato, chi un tradimento, chi un desiderio inaspettato.
Questa è la storia di Adam, Rachel, Ariel e Josh.
Tratto dal capitolo uno:
"C'è lui che parla e tu osservi la sua bocca. Vedi quelle labbra incresparsi, distendersi, allontanarsi, riunirsi. Te le immagini sulle tue, assapori nella tua mente la loro consistenza, il loro calore.
Ti chiedi cosa proveresti a baciarlo sul serio; vorresti essere capace di farlo: affondare le dita nei suoi capelli e attirarlo a te, vicino al tuo viso, così tanto da non aver bisogno di respirare a fondo per sentire il suo odore.
Ma sai che non c'è spazio per la fantasia, sai che lui non sarà mai tuo, sai che non dovresti nemmeno farli quei pensieri."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 12: La calma contro la tempesta

 

«Ce la faremo Ariel, insieme troveremo un modo per stare insieme senza alcun rimorso».
Josh, alle spalle di Ariel, l'ha stretta in abbraccio, la schiena di lei gli aderisce al petto, il viso tra i suoi capelli. Anche se non può guardarla, lo sa che Ariel sta soffrendo. Sa che lei proprio non ci riesce a lasciarsi semplicemente andare. Ariel è troppo buona, ha troppi rimorsi, si vergogna di ciò che ha fatto. Nonostante tutto quello che si sono detti, nonostante entrambi sappiano che tra loro non è la semplice e superficiale attrazione di chi si conosce a stento, lei proprio non riesce ad accettare la cosa con serenità. Ariel continua a sentirsi perennemente in colpa per quella situazione, continua a viverla nel peccato, nella vergogna. Lo può sentire dal modo in cui esita quando risponde ai suoi baci, dalla tensione che sente sotto la pelle quando osa toccarla di più, da quell'oscurità che le vela gli occhi di tanto in tanto. Eppure lui lo sa che non stanno facendo nulla di male, che quello che c'è tra loro è una conseguenza inaspettata, ma allo stesso tempo desiderata ormai. Lui non si pente di essersi innamorato di Ariel, non ha più voglia di dover pensare a Rachel, e perchè dovrebbe poi?
Lei lo ha lasciato, non lo ha più voluto, perchè diavolo dovrebbe sentirsi in colpa se adesso è lì, con colei con cui vuole stare?Vorrebbe tanto spiegare ad Ariel ciò che prova, farle capire il suo punto di vista. Gli piacerebbe far vivere ad Ariel per pochi attimi il suo modo di vedere le cose. Anche se per poco, potrebbe bastare a farle notare come il mondo siano pieno di cattiveria e lei di certo non ne è la più grande rappresentazione. Non è ciò che è convinta di essere, non una stronza, un'egoista, una falsa. Lei è semplicemente una ragazza che si è lasciata trasportare dalla sua umanità, dalle emozioni che ha provato e nonostante ciò, ha sempre fatto di tutto per tenerle a freno.
Per Rachel, per un'amicizia duratura di anni, una relazione a bloccare entrambi, c'era quella terza persona che gravava sulle loro coscienze con insistenza, come un eterno giudice a ricordare loro cosa stavano facendo, ma lui non si sente sporco. Non ha vergogna di desiderare Ariel, non merita di sentire quella colpa che lei cerca di addossare ad entrambi.
Non è giusto.
Non è giusto che Rachel sia ancora lì presente tra loro, come se non se ne fosse mai andata, come se bastasse solo il pensiero di lei a farla apparire tra loro.
Non è giusto che Ariel stia così male, che soffra di quella colpa eterna che non sembra mai liberarla.
Non è giusto perché lui vuole semplicemente stare con lei.
«Stai piangendo», Josh piega la testa, la poggia tra l'incavo del collo e la spalla di Ariel, respira il suo odore e si lascia rilassare dal dolcezza della sua pelle. Lei scuote la testa e Josh alza un mano per scostarle i capelli di lato. Lascia che il collo così scoperto sia a sua completa disposizione. Non vorrebbe farlo ma non può trattenersi. Scende giù a lasciare un bacio leggero su quella pelle candida. Non vuole fare nulla, solo farla sentire al sicuro. Una mano le accarezza i capelli, l'altra le stringe il fianco. Ariel comincia a sciogliersi tra le sue braccia, non c'è più la stessa tensione di poco prima, si sta rilassando.
Così Josh prova di nuovo, porta le labbra sul collo, stavolta lasciando che si posino per qualche secondo di più, il tempo di imprimere meglio le labbra sulla pelle. Non vuole farla stare di nuovo male, allontana le labbra e continua ad accarezzarle dolcemente i capelli, le lascia il tempo di riprendersi, di pensarci. Lei si volta verso di lui e uno sguardo languigo gli fa capire che può continuare.
La bocca ricade sul collo, stavolta più in alto, in un punto preciso dietro l'orecchio, dove è più vulnerabile che mai. La sente sussultare e un sorriso di soddisfazione gli affiora alle labbra.
È contento di vedere Ariel stare meglio, ma stavolta è lui quello a soffrire maledettamente. Averla tra le braccia, sotto il suo tocco, sulle sue labbra, è una lenta e infinita tortura. C'è il desiderio forte, lancinante, che cozza con la razionalità che gli intima di starsene buono. Quando, pochi minuti prima, aveva stretto Ariel tra le sue braccia, l'aveva spogliata, l'aveva baciata, aveva assaporato piccoli lati nascosti del suo corpo, si era sentito in paradiso. Sfilarle la maglietta, sganciarle il reggiseno, scendere a leccarle e succhiarle i capezzoli, quante volte lo aveva fatto nella sua immaginazione, quante altre cose che faceva nella sua fantasia, tante quante ne avrebbe volute fare nella realtà. Oh, il desiderio di possederla era risultato così forte da fargli maledettamente male. Quasi ha vergogna del modo in cui il suo sesso pulsasse forte, di continuo, anche quando Ariel aveva avuto quell'attimo di esitazione. La desidera così tanto, da così tanto tempo che la sola idea di averla davanti  e non poterla toccare come vuole lo fa impazzire.
Ritorna a baciarle il collo, con più intensità, stavolta lasciando una scia di baci bollenti e non un semplice segno leggero. Si ferma ad assaporare la pelle, ad assaggiarla con la punta della lingua, Ariel sospira e lui aumenta la stretta sul suo fianco, nei suoi capelli.
«Non puoi farmi questo Ariel, ti desidero così tanto».
Scende ancora di più con i baci, ormai il collo è pieno delle sue tracce, la fa lievemente voltare verso di lui, abbastanza da dargli la possibilità di far scivolare le labbra nel solco tra i seni, ne ha bisogno, tanto, troppo. Ariel è eccitata e tesa allo stesso tempo, Josh se ne accorge ma decide di ignorare quei segnali. 
Infila una mano sotto il reggiseno e lascia che un seno venga fuori da quel tessuto di pizzo. Può vedere la carne rosata del capezzolo attirarlo come fosse la cosa più invitante che abbia mai visto. Scende giù e lo afferra tra le labbra. È lo stesso attimo quello in cui il suo cervello sembra andare il tilt e il singhiozzo che sale dalle labbra di Ariel.
«Josh, con calma, ti prego».
«Hai ragione, scusami».
Si allontana per pochi attimi da Ariel, il tempo di fare un respiro profondo e darsi un contegno.
«Scusami» continua «è che voglio stare con te da così tanto che ho perso il conto».
Ariel gli prende il volto tra le mani e gli lascia un bacio delicato a fior di labbra.
«Lo so, Josh, ma non voglio far continuare le cose così. Ho bisogno di fare qualcosa per cambiare la situazione, di trovare un modo di mettere un punto al passato e cominciare da capo. Forse abbiamo semplicemente bisogno di un paio di giorni di pausa, di starcene per fatti nostri e poi intraprendere questa storia, cominciando da una cosa facile, come un primo appuntamento, che ne dici?».

 

Da quella posizione Rachel può osservare l'ampia schiena di Adam, i capelli biondi mossi dal vento, le braccia possenti. Lui le tiene una mano stretta al piccolo polso, un braccio tanto esile rispetto ai muscoli di Adam, alle sue mani grandi e sicure. «Dove stiamo andando?».
È una domanda stupida, lo sa benissimo dove stanno andando, eppure non può fare a meno di chiederlo. Nonostante la sua confessione di poco prima, nonostante Adam l'abbia fatta alzare di peso e trascinata via, lei cerca ancora di mantenere un minimo di dignità. 
«Sai benissimo dove stiamo andando e soprattutto cosa andremo a fare, è inutile che lo chiedi».
Sono parole dure, pronunciate a denti stretti e con tono aspro. Sono parole dette con rabbia, parole di chi ha aspettato tanto per quel momento e tanto le basta per farla tremare da capo a piedi. Non è paura, è eccitazione. 
Il modo in cui Adam la sta trascinando via, senza più domande, senza aspettare quel «sì» che tante volte le aveva chiesto, si è deciso ad agire e basta, una volta per tutte. Gli è bastata quella conferma, quella frase sussurrata al limite della sopportazione, quelle parole sputate fuori perché incapaci di restare ancora dentro di lei. È stata quella confessione a far scattare tutto, a farli arrivare lì, in quella situazione tanto aspettata da sembrare un sogno. Lo aveva detto perché ne aveva bisogno, perché finalmente avrebbe potuto lasciarsi andare di nuovo, come tante volte aveva desiderato fare. È stanca di tenersi tutto dentro, di covare delusione, vergogna, rabbia, desiderio. Troppo sfinita per riuscire a trovare un appiglio capace di tenerla a galla, di non farla affondare in quell'emozione che sembra volerla far colare a picco. Ha scelto di lasciarsi guidare solo dalla voglia di averlo, zittendo tutte quelle mille voci che le intimano di scappare, che cercano disperatamente di ricordarle che non è ancora pronta a tutto ciò, che non sa se lui l'avrebbe solo usata. Non ce l'ha fatta a dare peso alla razionalità che puntualmente viene a bussare alla sua porta. Non gli importa più cosa succederà dopo, vuole solo vivere il presente. È stupido, è la scelta volontaria di chiudersi in una bolla di felicità destinata a scoppiare presto o tardi. Lo sa, se ne rende conto, eppure lo ha fatto lo stesso. 
Per una volta è stata coraggiosa, o maledettamente stupida.

«È colpa tua, è tutta colpa tua».
Le era venuto spontaneo chiudere gli occhi dopo aver pronunciato quelle parole, quasi avesse paura di affrontare la reazione di Adam, di cosa avrebbe potuto leggere in quello sguardo dopo una simile confessione. C'era il timore di una sua reazione di scherno, la speranza di vederlo sorridere, soddisfatto, consapevole di essere lui la causa di tutto. Quasi se lo poteva immaginare il modo in cui Adam si era aperto in un sorriso compiaciuto di fronte a quella dimostrazione di debolezza.
Le mani le avevano lasciato il volso, il rumore di una sedia che si muoveva e le dita di Adam le afferravano il braccio per farla sollevare.
«Ce ne andiamo. Adesso».
Senza dire una parola, era andati via dal quel bar senza preoccuparsi di altro.
«Divertitevi!» gli aveva urlato Jake di rimando, quasi se lo aspettasse che una cosa del genere sarebbe successa.


Così camminano, continuano a camminare verso casa di Adam consapevoli entrambi di quello che di lì a poco sarebbe successo. Le piacerebbe mostrarsi indifferente, invece non fa che fremere da capo a piedi, l'idea di poterlo riavere, dopo averlo desiderato così tanto, la fa impazzire. Ad ogni passo il cuore batte all'impazzata e la mente vortica come una furia, è come se non facesse altro che pregustarsi il momento del loro arrivo. Non fa che immaginare come sarà baciarlo di nuovo, toccarlo, stringerlo e farsi portare in paradiso. Non ci riesce a guardare la strada che ha davanti, se qualcuno glielo chiedesse non si ricorderebbe neanche il giorno del suo compleanno. Adam l'ha finalmente catturata e se la porta dietro come una prigioniera. Lei finge che sia lui a trascinarla, ma se anche lui la lasciasse, potrebbe iniziare a correre fin sotto casa sua solo per sfogare tutta quell'emozione che le si sta scatenando dentro.
Oh, quanto le piacerebbe farlo voltare verso di lei e baciarlo, solo per avere un assaggio di quello che poi sarà.

Perché non lo fai? Cos'altro hai da perdere? Ormai sei è ballo, goditi la festa.

C'è quella voce maliziosa a suggerirle di farlo, sa che ci vogliono circa quindici minuti ad arrivare fino sotto casa di Adam e loro erano a metà strada, perché non farlo? Ormai si era arresa a lui, tanto valeva godersela.
«Adam, aspetta».
Tutto succede in un attimo, il volto incuriosito di Adam, gli occhi che la scrutano dubbiosi, la sorpresa quando Rachel si allunga verso di lui a coprire le labbra con le sue. Lascia che sia un tocco lieve, fugace, velato. Gli ha lasciato un bacio che sa di brezza, di leggerezza, di velocità. È stato uno sfiorarsi di labbra leggero, per il puro piacere di sentire di nuovo la morbidezza della sua bocca. Avrebbe aspettato il momento giusto, quando sarebbero stati a casa da soli per godersi a pieno ogni minima parte di lui. Non ha pensato al fatto che ad Adam quel tocco non potesse bastare, al modo in cui si era volutamente esposta come carne fresca ad un leone affamato. 
Lui la fissa con una tale intensità da farle sentire ogni centimetro di pelle andare a fuoco, come se avesse passato ore sotto il sole cocente e ora ne stesse pagando le conseguenze. Quello sguardo è così intenso da costringerla a distogliere lo sguardo e puntarlo sul pavimento, lo desidera così tanto da averne vergogna.
Non ha bisogno di alzare gli occhi per capire che Adam le si sta avvicinando, già si aspettava che lui le avrebbe messo le mani sui fianchi per avvicinarla il più possibile a lui. Il tocco di quelle dita sulla carne sa di possessione, di voglia insoddisfatta, la stretta è lieve, eppure le sembra che quelle mani le abbiano impresso un marchio a fuoco sulla pelle. È un centro propulsore quel tocco, è da lì che tutta l'energia si irradia verso il resto del corpo. Le dita di chiudono di più sui fianchi, Adam la spinge con tanta forza verso di lui da farla quasi sbattere sul suo petto ampio. Rachel non aspettava altro, si stringe a lui come se non potesse farne a meno, come se non volesse lasciarlo più andare. Adam si china su di lei, allunga una mano per toglierle una ciocca di capelli dal volto e le sue parole sono alito caldo sulla pelle.
«Lo sai che non avresti dovuto farlo, perché quando arriveremo a casa non risponderò più delle mie azioni».
Le gambe di Rachel tremano a quelle parole e se non ci fossero quelle mani a tenerla stretta avrebbe rischiato di lasciarsi cadere.
Con quel poco di forza che è le rimasto, alza gli occhi verso di lui e cerca di guardarlo con aria di sfida, nonostante dentro di lei si sente insicura e spaventata.
«Non aspetto altro».
Un sorriso soddisfatto nello sguardo di Adam e una mano che le stringe dolcemente i capelli le fanno piegare la testa di lato, lasciando che le due bocche siano così vicine da potersi sfiorare. Rachel si aspetta un bacio, ma Adam non si decide a muoversi. Si limita a mangiarsela con gli occhi, lascia che siano i loro corpi a parlare per loro. Il suo cuore, i loro cuori, battono così forti da rimbombare nelle orecchie, il suo corpo freme in attesa di avere un contatto, le ginocchia sembrano essere sul punto di cedere e Adam sembra averlo notato, perché la stringe in una morsa più dura, quasi volesse sollevarla e portarla di peso fino a casa sua. Rachel gli lancia una muta preghiera, di far finire quella dolce agonia, prima che il suo corpo esploda per la troppa pressione. Lui fa scendere la mano dai capelli fino alla bocca, in una lenta carezza, fino ad accarezzarle il labbro inferiore con il pollice, Rachel d'istinto schiude le labbra e Adam sembra averne avuto abbastanza.
«Non avresti dovuto dirlo» è la sua risposta minacciosa, prima di avventarsi furiosamente su di lei e baciarla. Il mondo di Rachel diviene improvvisamente buio e maledettamente eccitante.

 

Josh si è alzato ed è andato in cucina con la scusa di volere del caffè. Ariel ha colto lo sgomento in quello sguardo e anche un po' di rabbia. Forse ha avuto un'idea stupida, eppure le piacerebbe che le cose prendessero una piega diversa da quella che stanno vivendo. Provare a cominciare da capo, fingere che la loro storia stia partendo da dopo la rottura con Rachel e non prima. Se avesse convinto se stessa che quello che stavano facendo era normale, uscire con un ragazzo single, anche se da poco, vederlo ogni tanto, fingere che le cose stiano cominciando adesso, se lo avesse fatto, forse quel peso si sarebbe allentato dalla sua anima. Da un lato le sembra un'idea folle, dall'altro spera che Josh riesca a capirla, o almeno ad assecondarla. Quella situazione, quel modo in cui i loro unici incontri si siano limitati a casa sua, a dei baci rubati e a dei preliminari a letto non le va bene. Non può continuare così, come se lei fosse la sua amante segreta. Un appuntamento, una serata al cinema o una cena insieme, qualcosa, qualsiasi cosa che le faccia credere che tutto quello che sta facendo fa parte della routine quotidiana. Quello che vorrebbe di più, soprattutto, è qualcosa le faccia passare, anche se per pochi attimi, la costante presenza di Rachel che alieggia nella mente. 
«Josh, perché te ne sei andato?», Ariel lo ha raggiunto in cucina, lui è voltato di spalle, alle prese con la caraffa del caffè. Non l'ha sentita o finge di non averlo fatto. Ariel avanza verso di lui e lo cinge in un abbraccio da dietro. Josh si ferma e in poco si rilassa sotto quel tocco. È l'effetto che le fa Ariel, non riesce ad essere arrabbiato con lei per più di cinque minuti.
Eppure non la capisce, non comprende quella folle idea di allontanarsi per fare le cose per bene, come se si fossero appena conosciuti. Sono legati da parecchio ormai, si desiderano da troppo, perché diamine rallentare?
«È che quella tua proposta mi ha spiazzato, non capisco perché fare una cosa del genere, ci è voluto tanto per arrivare dove siamo, vuoi fare un passo indietro, perché?».
Ariel si distacca da lui, Josh si gira e incrocia il suo sguardo con quello imbronciato di Ariel.
«Non abbiamo fatto nulla per arrivare dove siamo, ci siamo solo baciati di nascosto e abbiamo atteso che le cose tra te e Rachel finissero, cosa che è successa grazie a lei, tra l'altro».
Ariel ha la voce alterata, è arrabbiata per qualcosa eppure Josh non capisce perché adesso, cosa ha fatto di male?
«Ariel, non capisco, cosa staresti insinuando? Rachel mi ha lasciato, ora sono libero e posso fare quello che voglio».
D'istinto si mette sulla difensiva, anche se non sente alcun bisogno di proteggersi, eppure lo sguardo di Ariel riesce a farlo sentire sporco.
«Non è così che funziona, non puoi semplicemente lasciarti con Rachel e venire poi da me, come se il passato si potesse cancellare con un colpo di spugna. Io mi vergogno di quello che sto facendo in ogni momento, come puoi tu non provare lo stesso?».
Josh la guarda e le parole gli spuntano fuori prima che lui possa trattenerle.
«È stata lei a mollarmi, non mi sento in colpa per nulla e anzi, adesso sono libero di fare quello che voglio senza alcuna colpa, non capisco perché ti fai sempre così tanto problemi».
Lo sguardo di Ariel è amareggiato, lo stesso vale per lui, offeso da tutta quella scontrosità, dal modo in cui alla fine lei trovi sempre il modo di metterli in cattiva luce, come se stessero facendo del male a qualcuno. Non solo Rachel lo ha mollato, ora deve pure sentirsi in colpa se sta cercando di andare avanti con una ragazza che le piace da sempre?
Si è stancato di provare vergogna di se stesso, di pensare che Rachel sia una santa e lui il peccatore. Se lo ha lasciato, vorrà dire che anche lei aveva altro per la testa, se lei se n'è fregata di lui in questo modo, perché Josh avrebbe dovuto fare diversamente? Perché non lasciarsi semplicemente andare con Ariel e godersi quello che sono riusciti ad avere dopo tutto questo tempo?
«Io mi faccio problemi perché per colpa tua sto tradendo una mia amica alle sue spalle e tu sembri averlo già dimenticato».
«Non l'ho dimenticato, sto solo pensando che sia ora di superare questa cosa, perché non riesci a fregartene e fare semplicemente quello che ti va? Smettila di comportarti come la stronza che non sei».
Negli occhi di Ariel c'è delusione e Josh si sente un verme sotto quello sguardo, ma non riesce a fare a meno di pensare quello che ha detto. Ariel è troppo bloccata e lui è stanco di dover sempre stare lì a pensare alla sua ex come fosse un animale da proteggere.
«Tu non capisci quello che sto passando».
«No, sinceramente pensavo che  l'avremmo lasciata alle spalle e avremmo pensato semplicemente a noi, senza ripensare a cosa è successo. Il passato è passato e dovrebbe rimanere tale, io ho archiviato tutto, perché non lo fai anche tu?».
Non è sicuro di aver archiviato le cose così bene, continua a vivere con quel fastidio perenne, con la consapevolezza che sia stato tradito dalla sua stessa ragazza senza troppo preavviso, lasciandolo completamente spiazzato. È come se quello che le ha fatto Rachel sembra non finire ancora, era convinto che oltre ad avergli calpestato l'oroglio, lei non sarebbe stata in grado di fargli altro. Eppure continua a fargli del male, innavertitamente, allontanando Ariel da lui. La cosa lo fa andare in bestia, così tanto da avere voglia di correre da Rachel a raccontargli tutta la verità, a dirle come in realtà lui stesse pensando ad un'altra donna da così tanto ormai, che quella rottura era stata un toccasana per entrambi. Vorrebbe vendicarsi di lei, cercare un pretesto per ricambiare quella ferita che lei gli aveva inflitto. Ariel invece è spinta verso tutt'altra direzione e la cosa non gli piace. Dovrebbe smetterla di pensare a lei e concentrarsi di più su di lui, su quello che potrebbero fare insieme se non ci fosse sempre Rachel in mezzo.
«Sai una cosa Josh, è meglio che tu te ne vada, ho bisogno di stare da sola».
Ecco. Sono arrivati al punto che lui tanto aveva temuto, si aspettava che Ariel capisse quello che lui le aveva detto, invece ha deciso di mandarlo via, di allontanarlo di nuovo.
«Non andremo da nessuna parte continuando così».
È la risposta di Josh mentre si avviava alla porta per andarsene. L'unico suono sono i suoi passi pesanti sul pavimento, Ariel è rimasta ferma sulla porta della cucina a guardarlo andare via. Ad ogni passo Josh si sente più amareggiato e sconfitto, non ha senso quello che sta facendo, non si merita questo trattamento. Vorrebbe voltarsi indietro e chiarire ma una parte di lui, quella orgogliosa, gli intima di avanzare. Spalanca la porta e esce fuori senza cerimonie, se la chiude alle spalle e fa un respiro profondo. Rimane fermo davanti a quella porta chiusa, con la muta speranza che Ariel gli corra dietro a chiedergli scusa. Magari avrebbe fatto pace, si sarebbero baciati e avrebbero fatto l'amore per tutto il giorno. Invece tutto rimane immobile e il silenzio diviene troppo pesante per Josh, che cerca di andare via il più in fretta possibile da Ariel e da quell'ombra di angoscia che sembra volerlo ingoiare da un momento all'altro.


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Buon pomeriggio a tutte ragazze! Purtroppo non sono riuscita a tenere fede al mio impegno e ci ho messo un paio di mesetti ad aggiornare, ma davvero ho fatto di tutto per trovare il tempo per scrivere, ne ho sempre troppo poco!
Detto questo direi che il capitolo è finito abbastanza male, so che state pensando, ad Adam e Rachel le cose stanno andando per il verso giusto; Ariel e Josh invece devono sempre stare male, per una ragazza poi che in questo momento sta anche pensando a tutt'altro! Ma spesso nella vita è proprio così, ci tormentano i fantasmi di persone che non sempre stanno vivendo la nostra stessa sofferenza. Posso aggiungere che le cose si ribalteranno presto, vedrete! Nello scorso capitolo vi ho promesso un periodo buono per Ariel e Josh, ci siamo quasi, non temete.
Spero di aggiornare il prima possibile e farò di tutto per aggiornare una volta al mese almeno, a presto.
Come sempre ringrazio tutte le ragazze che resenciscono, leggono, aggiungono la storia tra le seguite/prefeite/ricordate
Siete sempre voi il motivo che mi spinge a continuare a scrivere, grazie mille, di cuore!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

 
 

 

   
 
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