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Autore: The Mad Tinhatter    04/11/2008    0 recensioni
Una donna, Selena, e la sua vita... tra amore e odio, tra dolore e gioia...
Capitolo 2: Fighting and Loving
“Would you mind if I killed you?
Would you mind if I tried to
Cause you have turned into my worst enemy
You carry hate that I feel
It’s over now
What have you done?”
What Have You Done – Within Temptation
"Avevo deciso di chiudere quel capitolo della mia vita, e realizzare che quella felicità non sarebbe mai più tornata. Non mi è possibile.
C’è qualcosa che mi impedisce di staccarmi da quei momenti. Lo stesso motivo che mi ha tenuta ancorata qui."
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Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brom, Selena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 2: Fighting and Loving

“Would you mind if I killed you?
Would you mind if I tried to
Cause you have turned into my worst enemy
You carry hate that I feel
It’s over now
What have you done?” What Have You Done – Within Temptation

Sono seduta sul letto. Penso.
Morzan ha detto di voler parlare con me. Strano. Lui ha sempre pensato prima ad agire, piuttosto che parlare.
È cambiato molto, nei miei confronti. Perlomeno, prima mostrava verso di me un minimo di rispetto. Ora non più.
Non aveva mai urlato contro di me, prima, nemmeno dopo ciò che gli ho detto quando ha aggredito suo figlio. Pensavo che, almeno in quel caso, si fosse accorto di aver sbagliato.
Negli ultimi tempi, invece, trova ogni pretesto per urlarmi addosso. Come sono vestita, le parole che gli rivolgo… nulla gli va più bene.
Ho paura che lui sappia. Forse sono cambiata così tanto da renderlo sospettoso. I miei sentimenti verso di lui sono cambiati, sicuramente sarà così anche per il mio comportamento. Non riesco più ad essere la stessa.
Da quando Brom è andato via, non sono più la stessa. Forse sono più triste, più silenziosa.
Avevo deciso di chiudere quel capitolo della mia vita, e realizzare che quella felicità non sarebbe mai più tornata. Non mi è possibile.
C’è qualcosa che mi impedisce di staccarmi da quei momenti. Lo stesso motivo che mi ha tenuta ancorata qui.
Aspetto un bambino, e so che non è di Morzan.
Poso una mano sul ventre. Non sento il bambino, ma è normale, ha solo poche settimane.
Sorrido. Questi sono i miracoli dell’amore. Brom è ancora qui, è qui con me… non mi sento sola….
Sento la porta aprirsi, e mi alzo di scatto. Morzan è in piedi, e la sua espressione non promette niente di buono. Ho paura di lui, potrebbe farmi del male, far del male al bambino….
- Morzan…. – mormoro, mentre lui si avvicina sempre di più a me. Vorrei indietreggiare, mettermi ad una distanza di sicurezza, ma c’è qualcosa che mi tiene inchiodata.
Lui mi fissa, l’espressione dura.
- Non parlare – mi risponde. Il suo tono di voce è basso, ma anche così riesce ad esprimere la sua rabbia. – So cos’hai fatto.
Ha scoperto tutto. Non so come, ma l’ha scoperto.
- Morzan… io….
- Lo sapevi, chi era, vero? Sapevi che quel bastardo non era il giardiniere, vero? Eppure… eppure non hai esitato a “farci amicizia”, giusto?
Ecco, comincia ad alzare la voce. Ho paura, ma non posso lasciar correre. Non posso lasciare che tutto scorra, come sempre. Due parole, uno schiaffo, e poi tutto come prima. No.
- Lo sapevo, Morzan.
Cerco di essere sfrontata. So che non mi gioverà, ma non posso difendermi in altro modo.
- Tu… mi… hai… tradito!
- Già, hai ragione. Ti ho tradito. Ma ti sei per caso chiesto perché l’abbia fatto?
È una domanda che non può sopportare. Perché conosce benissimo la risposta, ma non vuole ammettere i suoi sbagli e la sua violenza.
E, oltretutto, sto cominciando anch’io ad alzare la voce. Non può restare impassibile.
Lo schiaffo arriva, sonoro e potente. È così forte da farmi lacrimare gli occhi dal dolore, così potente da farmi indietreggiare, e non per la paura.
- Non parlare così a tuo marito!
La sua voce è più forte che mai, e nemmeno i miei toni più forti potrebbero sovrastarla. Cerco di ricompormi, di formulare una risposta. Non ci riesco, sono troppo scioccata.
- Potrei ucciderti, per quello che hai fatto. Ma non lo farò. Mi potresti essere ancora utile. Del resto, sgualdrinella, io ti ho ancora in pugno. Credi di esserti liberata di me soltanto perché sei riuscita ad imbrogliarmi una volta? No… io conosco il tuo vero nome, tu sei in mio potere… e poi… non vorrai che faccia di nuovo del male a nostro figlio, vero?
- Morzan… non… neanche tu… non potresti mai farlo….
È pazzo. Il suo senno deve essersi volatilizzato. Non può pensare di aggredire suo figlio solo per ricattarmi. Ma il suo sorriso diabolico non suggerisce altro. Sembra quasi che la mia espressione di dolore provochi in lui un piacere sfrenato. Mi rendo conto che, in questo momento, sarebbe capace di tutto.
- Dici? L’ho già fatto una volta, perché non potrei rifarlo?
Gode nel vedermi cadere sotto i colpi delle sue parole.
Resto in silenzio. Entrambi restiamo in silenzio.
Poi lo sento. Cerca di entrare nella mia mente, cerca di strapparmi tutte le risposte che vorrebbe. Mi concentro su una delle piastrelle del pavimento. La fisso, mi concentro completamente su di essa. Non è difficile, me l’ha insegnato Morzan stesso, per proteggermi dagli attacchi di coloro che, a quel tempo, consideravo nemici.
Sento l’attacco di Morzan affievolirsi, ma solo quando non sento più la sua mente nella mia abbasso la guardia.
Mi viene quasi da sorridere. Tutte le ore passate con lui ad allenarmi per chiudere completamente la mia mente, a quanto pare, mi sono finalmente tornate utili.
Anche se sa del mio tradimento, meglio che non sappia del bambino. Ci ucciderebbe entrambi all’istante.
Il volto di Morzan è contratto per la rabbia. Non può sapere la verità, e ciò lo infastidisce.
Il suo volto muta in un ghigno diabolico. Mormora qualche parola nell’antica lingua, verso di me. Non riesco a capirlo. Probabilmente lo fa apposta, vuole confondermi, lasciarmi ignara di ciò che può avermi fatto.
Penso che, magari, abbia deciso di uccidermi con la magia, ma non sento niente. Non sento fitte di dolore, non sento la vita andarsene.
Ricomincia a parlare. La sua voce è bassa, ma dura.
- Vattene. Prendi le tue cose, ed esci da questa stanza. Non farti mai più vedere qua dentro. Dormi con la servitù, se vuoi, ma non sdraiarti mai più su questo letto.
Rimango perplessa. Davvero vuole che me ne vada?
- Vattene! – urla.
Ed io non posso far altro che ubbidirgli.

*

Sono passati quasi otto mesi dall’ultima parola che io e Morzan ci siamo rivolti. Ormai nemmeno lo vedo più, è sempre così impegnato. A quanto pare, gli ordini di Galbatorix stanno diventando sempre più difficili da seguire.
Ma, alla fine, non m’importa più di tanto. Ogni volta che lo vedo, è come se vedessi uno sconosciuto. Ho avuto tempo di riesaminare il mio passato, qui, in questa piccola stanza che ho scelto di occupare. Mi chiedo come sia potuta essere così stupida, da ragazza. Ma lui, Morzan, era un giovane così bello… mi ha incantata. E quando ho scoperto chi fosse realmente, quando ho incontrato Brom… era troppo tardi.
Talvolta mi capita di incrociare il suo sguardo, e vedo l’odio nei suoi occhi… e mi rendo conto che, in un certo senso, sono lo specchio dei miei.
È così che è finito il nostro amore, e in fondo ne sono sollevata. Sarebbe potuto finire in modo molto peggiore, avremmo finito per ucciderci a vicenda….
Vedo il suo ghigno diabolico, ogni volta che posa il suo sguardo su di me. Mi fa paura. E ancora mi chiedo il significato di quell’incantesimo che mi ha lanciato. È come se avesse qualcosa a che fare con quel ghigno, è come se lui si aspettasse da me qualcosa che potrebbe essermi fatale, o che potrebbe farmi del male….
Forse è anche per questa mia paura che gli vieto di vedere Murtagh. Ho paura che possa di nuovo fargli del male, e che non ci sia nessun guaritore nei paraggi in quel momento, pronto a salvarlo….
Il bambino sta crescendo, dovrebbe nascere tra poco. Fortunatamente è inverno, e per nascondere la pancia le poche volte che vedo Morzan mi basta vestirmi un po’ di più.
È da un po’ che sto pensando ad un nome da dargli. Deve essere un nome evocativo, qualcosa che, un giorno, quando sarà più grande e conoscerà la verità, gli ricorderà suo padre.
Murtagh è felice di avere un fratellino o una sorellina. È uno dei pochi in questo palazzo a sapere del bambino, anche se, ovviamente, non sa chi è il vero padre.
Quando gioco con lui, ogni tanto posa un orecchio sulla pancia. Dice di voler sentire la voce del bambino.
Anche ora è qui, nella stanza con me, a raccontarmi i giochi che ha fatto con Nadja stamattina.
- … e poi, Nadja mi ha raccontato la storia del primo Cavaliere….
Mi guarda, come se avesse avuto un’illuminazione. Quella storia deve averlo colpito.
- Mamma… se è un fratellino lo chiamiamo Eragon?
Eragon. Più evocativo di così… e in più gli ricorderebbe anche suo padre… un Cavaliere….
Sorrido. Forse è questo il nome giusto, se sarà un maschietto.
- Ci penserò….
Murtagh mi guarda, raggiante.
Non sa che, purtroppo, il suo fratellino non sarà qui a giocare con lui. È una decisione che ho preso da un po’. Il bambino non dovrà vivere qui. Perché io so cosa accadrà a Murtagh, quando crescerà. Prima o poi sarà grande abbastanza, e non potrò più tenerlo nascosto al padre. Morzan lo allenerà, lo renderà un guerriero spietato, sarà capace di fargli dimenticare tutti i miei insegnamenti….
Ormai, questo è il suo destino. Ma questo bambino… no. Non voglio che cresca con un uomo che non è suo padre, e che lo odierebbe per questo. Voglio che cresca tranquillo, come tutti gli altri bambini, che giochi all’aria aperta con i suoi coetanei piuttosto che tra le mura di un palazzo, da solo. Se sarà una bambina, voglio che, una volta cresciuta, possa scegliere la persona con cui vivere la sua vita… rimanendo qui, finirà in sposa a qualche ricco nobile, costretta da Morzan.
Mio fratello, Garrow, sarebbe felicissimo di prendere mio figlio con sé. E sua moglie, Marian, adora i bambini.
Raggiungerò Carvahall, e resterò lì fino alla nascita del bambino. Poi, toglierò il disturbo. Non voglio vedere la tranquilla vita di Garrow stravolta dal mio arrivo.
Non voglio pensare al momento in cui sarò costretta ad abbandonare mio figlio.
Sarà quasi insopportabile, questo lo so.
Ma devo farlo.

   
 
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