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Autore: Futeki    26/12/2014    3 recensioni
"Sulla via per l'inferno c'è sempre un sacco di gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine." (C. Bukowski)
Kaitlyn Chandler è una ragazza apparentemente normale. Un anno fa, dopo la morte del fratello in un incidente d'auto, si è trasferita con sua madre in una piccola cittadina del New Jersey. Ha due amici a cui è molto affezionata, ma generalmente le piace starsene per conto suo. Nonostante le apparenze, Kaitlyn ha un dono speciale: è in grado di fare con l'acqua tutto ciò che vuole, può manipolarla a suo piacere. Ma accanto a questo potere, Kaitlyn nasconde un terribile segreto: anche i suoi occhi hanno in sé qualcosa di speciale e allo stesso tempo spaventoso; dietro il rosso cremisi dei suoi occhi, Kaitlyn nasconde il terribile risultato della sua storia. Ma da qualche parte c'è qualcuno che sa tutta la verità su di lei, un'unità governativa americana che conosce il suo segreto: lei non è l'unica ragazza ad avere poteri speciali, ci sono altri ragazzi come lei e tutti loro sono legati da un destino comune.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DICIANNOVE

Infiltrato

 

 

 

I soldati hanno più da temere il loro capo

che il nemico.

(Michel de Montaigne)

 

 

 

 

Nella sala operativa scoppiò il caos. Qualcuno bloccò le mani di Johanna dietro la schiena, qualcun altro mi trascinò via perché non avevo comunque abbassato la pistola.

Avrei voluto riversare tutta la mia rabbia e la mia frustrazione su di lei, dare a lei la colpa di ciò che era accaduto alle persone a cui tenevo.

Era colpa sua se ben due missioni erano fallite e avevamo subito delle perdite. Era colpa sua se quella guerra non era mai arrivata a una svolta.

Avrei dovuto capire subito che era stata lei.

Ci aveva mandati in missione di protezione con il professore senza il supporto dei più grandi, ci aveva spinti ad invadere la base nemica ordinandoci di restare tutti uniti, cosa che ci avrebbe fatti uccidere sicuramente. Ci aveva dato informazioni sbagliate sulla base nemica, aveva comunicato ai nostri nemici ogni nostro spostamento e ogni progresso che compivamo giorno dopo giorno.

Alex lo sapeva, ma aveva bisogno di prove. E per procurarsele aveva perso la vita.

Come Mitchie, come Jessica.

Come Ryan.

Arrivai a pensare una cosa terribile, ma un istante prima di essere presa dal panico, mi liberai dalla presa di chi mi teneva ferma e mi diressi verso Johanna.

«Dimmi che mi sbaglio», le ringhiai contro. Tutti si zittirono. «Dimmi che mi sbaglio e voi non avete niente a che fare con la morte dei Telepati.»

«Stai delirando», rispose lei.

«Dimmi che mi sbaglio!»

«Non abbiamo ucciso noi il tuo amato fratellino», disse lei. «L’incidente ci ha risparmiato la fatica. Altrimenti avremmo dovuto occuparcene come abbiamo fatto per la Generazione precedente.»

Stavo per dargli un pungo in faccia, quando Luke mi anticipò. Mi bloccò con la mano a mezz’aria, ma guardava lei, non me.

«Non dire una parola in più, o ti giuro che ti farò patire tutto ciò che hanno subito Alex e Callie.»

Lo disse con un’espressione talmente minacciosa che rabbrividii. Le luci tremolarono, Johanna tacque. La portarono via. Da quello che capii dalle chiacchiere che afferrai, qualcuno aveva telefonato al Presidente, comunicandogli la situazione.

Sentii che le mie gambe stavano per cedere, quando mi ritrovai Sam alle spalle. Mi abbracciò e fui lieta del suo sostegno, sia fisico che morale.

Arrivarono alcuni agenti dell’FBI, ai quali raccontammo più volte ogni singolo dettaglio dell’accaduto, testimoniando personalmente uno ad uno.

Quando la situazione sembrò stabilizzarsi, io e Sam andammo in camera mia per tentare di riposare un po’. Fu soltanto quando mi stesi sul mio letto che mi resi conto che era davvero finita. Fissando il soffitto chiaro della mia stanza, mi venne in mente che non avevo idea di cosa sarebbe successo all’Operon. Forse l’avrebbero chiuso, forse avrebbero nominato un nuovo capo.

«Tu che farai?», chiesi a Sam sapendo che lui avrebbe intuito a cosa mi riferissi.

Lui si stese accanto a me e sperai che dicesse che sarebbe rimasto con me in ogni caso, anche se sapevo che non sarebbe stato giusto. Se davvero volevamo restare insieme, dovevamo scegliere di percorrere una strada che andasse bene per entrambi.

«Non lo so, credo che dipenderà dal destino dell’Operon. Forse resterò qui, non ho altri posti a cui tornare», disse lui.

«Puoi tornare a casa con me», suggerii.

«Non sarebbe davvero un ritorno. Se lascerò l’Operon, dovrò iniziare una nuova vita, dovrò prendermi cura di Harry da solo. Non dimenticare che per lo Stato noi siamo entrambi morti», disse.

«Volevo tornare a casa mia insieme a Mitchie», dissi, «volevo prendermi cura di lei. Ma forse non ne sarei stata in grado.»

«Te la saresti cavata alla grande», replicò lui.

«Ci sono altri bambini che avranno bisogno di noi, tra un po’», dissi pensando alla Generazione Alfa, bambini di circa tre anni che nel giro di poco tempo avrebbero sviluppato i nostri stessi poteri, l’ultima Generazione dell’Operon.

«Troveremo il modo di aiutarli senza strapparli alle loro famiglie», disse Sam. «Andremo noi da loro, di tanto in tanto, e insegneremo loro a controllare il proprio potere per evitare incidenti. Non gli insegneremo a combattere. Sarà diverso.»

Fui d’accordo. Restammo per un po’ in silenzio, poi le parole mi uscirono dalla bocca senza che avessi il tempo di fermarle.

«Sam, tu pensi che io abbia sempre cercato di combattere le mie guerre da sola?», chiesi.

Lui parve confuso. «Tu ti sei sempre sentita sola, anche quando in realtà c’erano persone attorno a te pronte a offrirti il loro supporto. Tu respingi gli altri, un po’ perché credi di farcela anche senza di loro, un po’ perché non credi di meritare il loro aiuto.»

«Ed è così?»

«No. Da sola non ce la farai. E meriti tutto l’aiuto e l’affetto di questo mondo. Devi solo lasciare che gli altri vedano quella parte di te che ti ostini a nascondere.»

«Non c’è niente di me che nascondo. Io sono così: fredda, piatta. Non c’è niente di interessante in me.»

«Non è vero, questa è soltanto una tua convinzione. Tu sei una persona meravigliosa e il fatto che tu non te ne renda conto ti impedisce di mostrarlo liberamente agli altri. Sopprimi le tue emozioni, belle o brutte che siano, non hai mai lasciato trasparire nulla del genere.»

«Questo non è vero…»

«Vuoi un esempio pratico? Kaitlyn, tu non piangi mai. E non perché sei forte, anche se indubbiamente lo sei, sei la ragazza più forte che conosca. Tu non piangi mai perché nonostante tu abbia provato più dolore di quanto un essere umano possa sopportare, non hai mai pensato che sfogarti e accettare il supporto degli altri potesse essere d’aiuto.»

Era vero, me ne resi conto in quel momento. Dalla morte di Ryan, non avevo mai versato una lacrima. Tante volte ero stata sul punto piangere, ma dai miei occhi non era mai venuto fuori nient’altro che determinazione.

Tutto il dolore che nell’ultimo anno avevo cercato di comprimere dentro di me esplose all’improvviso, travolgendomi e lasciandomi senza fiato.

Chiusi gli occhi e Sam mi strinse forte.

Pensai a Ryan, a quanto mi mancasse; ad Alex e alla sua amata Callie, all’aiuto che lui mi aveva dato, al dolore che aveva provato anche lui e alla sua reazione così diversa dalla mia.

Pensai a mia madre e al nostro rapporto tutt’altro che facile, pensai che doveva aver sofferto anche lei per la morte di Ryan. Pensai che mi amava quanto amava il suo vero figlio e io non le avevo mai mostrato gratitudine per questo.

Pensai a Tin e a Jordan e a quanto mi sostenessero e mi supportassero anche a centinaia di chilometri di distanza, nonostante le bugie che ero stata costretta a dire, nonostante sapessero che io non avevo mai detto la verità.

Pensai a Jessica, la sorella che non avevo avuto l’opportunità di conoscere a fondo, e a Cassidy, che stava soffrendo quanto io avevo sofferto per Ryan.

Pensai a Luke, che aveva perso il suo migliore amico, alla sorella di Alex, alla mamma di Cassidy e Jessica. Pensai ad Amanda, che aveva perso la vita in missione e a tutti gli agenti che erano morti in quel modo terribile.

Pensai a Johanna e un po’ mi fece pena, perché una persona che aveva causato tanto dolore non poteva avere altro che sofferenza nel suo cuore.

Pensai a Mitchie e a tutti i bambini che avevano sofferto per una guerra senza senso. Pensai a Harry e alla sua famiglia, che ormai non c’era più.

Pensai a Sam, accusato di aver sterminato la sua famiglia e condannato a morte, lui che mi amava così tanto da condannare la sua anima alla dannazione per salvarmi la vita.

Piansi. Tirai fuori tutto il mio dolore. Sam mi tenne stretta e mi cullò per un po’, fino a che non mi finirono le lacrime. Piansi per il dolore, per la tristezza, per la rabbia. Piansi per paura di ciò che sarebbe successo.

Poi mi riscossi. Sapevo che c’erano persone con me che mi avrebbero sostenuto sempre. Non avrei più combattuto le mie guerre da sola.

Nel silenzio della stanza, baciai Sam con più trasporto del solito. Era come se avessi ripreso a sentire tutte le emozioni in maniera più profonda, senza filtri, senza barriere di protezione. Ero senza difese, volevo donargli tutta me stessa. Quel bacio aveva il sapore delle mie lacrime.

«Ti amo», gli dissi. Fu pronunciando quelle parole che mi resi conto di quanto fossero vere.

«Ti amo anch’io», rispose lui. Fu quasi un sollievo avere quell’ulteriore conferma.

«Combatteremo insieme», dissi senza riferirmi a niente in particolare.

«Fino alla fine», rispose lui.

«Fino alla fine.»

 

 

 

 

N.d.A.: Ed eccoci finalmente all’ultimo capitolo vero e proprio, il prossimo sarà l’epilogo. Nel caso in cui fosse poco chiaro, vorrei spiegare perché Kaitlyn pensa per un momento che Johanna sia responsabile della morte di Ryan. Per avere un infiltrato nell’Operon, gli agenti russi hanno sempre dovuto fare il possibile per uccidere i Telepati di ogni generazione, in modo che i loro infiltrati (in particolare Johanna) non venissero scoperti; ed è proprio quello che è successo a Callie, la Telepate di cui era innamorato Alex, ma non a Ryan: nel suo caso fu davvero un incidente.

Con questo capitolo, si chiude il percorso di crescita di Kaitlyn che, finalmente, si lascia andare alle sue emozioni, affidandosi completamente alle persone che la amano.

Grazie a tutti per aver seguito la storia. Nelle N.d.A. dell’epilogo ringrazierò nel dettaglio tutti coloro che mi hanno incoraggiata e supportata.

Alla prossima!

Futeki

 

 

   
 
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