Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: papavero radioattivo    27/12/2014    10 recensioni
DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su
.
!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AGGIORNAMENTO (09/01/2015) – cambio dell’impaginazione.










C A P I T O L O

due

 

 

 

 

 

Neji chiuse la portiera della macchina e ci si appoggiò sopra, abbottonandosi la giacca.

Faceva già freddo per essere agli ultimi di ottobre, e lui si sentiva davvero uno stupido per non aver messo qualcosa di più pesante. Ma non importava, sarebbero entrati in qualche bar a parlare, o comunque non sarebbero rimasti all’aperto.

Tirò fuori il telefono dalla tasca per guardare l’ora. Segnava le 17:29. Era in perfetto orario e la cosa lo faceva sentire più tranquillo. Nel momento stesso in cui mise il telefono nei pantaloni, una voce lo chiamò dall’altra parte della strada, costringendolo a girarsi.

«Neji!» si girò e vide Tenten che, saltellando sul posto, aspettava che il semaforo diventasse verde. Attraversò le strisce pedonali quasi correndo e si catapultò ad abbracciarlo come una bambina abbraccerebbe Babbo Natale.

«Mi dispiace non essere riuscito a venirvi a prendere» le disse, lasciandole un bacio sul capo, stringendola forte a sé, «ci tenevo davvero».

«Non preoccuparti, siamo state fortunate con lo sciopero» gli afferrò le braccia per allungarsi a lasciargli un bacio che Neji non rifiutò, stringendola per la vita. Le era mancata così tanto.

«Andiamo dentro? Fa freddo» consigliò lui, e lei annuì.

 

― ♦ ―

 

«Allora, come va la convivenza con Lee e gli altri?» domandò Tenten, inzuppando un biscotto nella cioccolata calda prima di tentare di mangiarlo senza sporcarsi.

Neji incrociò le gambe sotto il tavolo, legandosi i capelli prima di chinarsi a bere un po’ del suo caffè, «Lee rompe le palle come sempre, si sveglia alle cinque per fare le flessioni o qualche diavoleria del genere. Poi usa le pentole per svegliare tutti gli altri, anche se abbiamo la sveglia» disse con un sospiro, «non ti dico la puzza di ascella sudata che c’è in quella casa la mattina». Si vedeva lontano un miglio che Neji faticava a mantenere la calma – ma si stava lentamente abituando al caos di Rock Lee, sudore compreso, unito a quello del maremmano gigante che lasciava peli ovunque, e al formicaio artificiale che non si poteva neanche sfiorare con un dito.  «Abito con dei pazzi, che ci vuoi fare?» le disse, sorridendo da dietro la tazza.

«Beh, Rock Lee non era una persona tranquilla nemmeno ai tempi del liceo» commentò, infilandosi il biscotto in bocca, e Neji annuì.

«E con le ragazze come va?».

«Bene!» gli disse con la bocca piena, ingoiando e bevendo un sorso della sua cioccolata, «sono in camera con Hinata, conviviamo bene» e sollevò lo sguardo dalla tazza per osservare la reazione di Neji nel sentir parlare di sua cugina.

«Sta bene?» chiese.

«Sta bene» gli fece eco. Non sapeva perché, ma si aspettava una reazione più… emotiva? Si parlava sempre di sua cugina, che diamine! E per quello che lei sapeva, a parte i primi anni della loro vita, la loro reazione non era stata così cattiva, anzi. Aveva spiato, una volta, il telefono di Hinata e sulla rubrica Neji era segnato come Neji-niisan e lui, sul suo, l’aveva chiamata Hinata-sama. Eppure entrambi si ostinavano a far finta di essere solo conoscenti – anche se le somiglianze fisiche erano tante. Beh, oddio, non vuole neanche dire che stiamo assieme, pensò Tenten. A dirla tutta, in realtà, non le dispiaceva nemmeno così tanto: meno domande, meno impicci. E ci mancava solo che qualcuno iniziasse a tartassare Neji di domande sulla sua ragazza o Ino facesse domande scomode su Neji. Inoltre, fare tutto così di nascosto rendeva la storia più eccitante.

«Oggi è morto il pesce di Naruto» disse ad un certo punto, come per non farla pensare a qualsiasi cosa stesse pensando. «Ci ha costretto a vestirci come per il funerale di una persona vera» e scosse la testa, «ne uscirò pazzo da questa convivenza, Tenten. Pazzo» continuò, borbottando, zittendosi con il caffè. 

 

― ♦ ―

 

Ino sospirò, componendo un bouquet di rose e girasoli, avrebbe voluto passare il pomeriggio con la sua migliore amica, andare  a fare un po’ di shopping, ed invece sua madre l’aveva bloccata in negozio per tutto il pomeriggio.

«Ho assunto un ragazzo che mi darà una mano» le aveva detto, «ma ho bisogno che tu lo segua per un po’».

Speriamo che sia almeno carino, si disse annodando un grosso fiocco di foglie attorno ai gambi dei fiori, quando la porta della bottega si aprì, seguita da quel irritante tintinnio di campanelli.

«Buongiorno!» disse senza nemmeno alzare la testa dal suo lavoro, ma una voce fastidiosa e familiare la costrinse a lasciar perdere il bouquet.

«Ino! Quanto tempo che non ci vediamo!» affermò il ragazzo biondo, poggiando il gomito sul bancone con fare sicuro di sé, come se fosse lì per rimorchiare. Che diavolo aveva nella testa, quello lì?

«Naruto, non dirmi che sei tu il nuovo apprendista di mia madre, ti prego», Ino supplicò lui e Kami che non fosse così.

Non era possibile. Sua madre non poteva aver assunto Naruto, non era così vecchia e pazza da fare una cosa del genere.

Naruto sorrise e indicò la porta, «no, io ho solo accompagnato Sai, sta parcheggiando la macchina» le rispose, ed Ino tirò un sospiro di sollievo. «Oh, eccolo qui!» aggiunse, e la porta si aprì, lasciando Ino a bocca aperta e con una faccia da ebete.

Non lo aveva visto durante tutte le vacanze estive, ma adesso le sembrava ancora più bello, più alto, più tutto.

Più sexy.

«Ciao Sai…» sorrise scostandosi dietro l’orecchio un ciuffo biondo, sfuggito alla coda di cavallo, prendendo poi a giocare con i petali del girasole.

Sarebbe stato un fantastico pomeriggio, ne era più che certa.    

 

― ♦

 

Sakura attraversò la strada di corsa, avvolta nel suo montgomery rosso e seguita da Ino che, da quando era passata a prenderla all’ospedale, non faceva altro se non ripetere che Sai era bellissimo, e che avevano flirtato tutto il pomeriggio. Si erano pure scambiati i numeri di telefono, di nuovo, dato che Sai lo aveva cambiato.

«Tu flirti con tutto ciò che è maschile, Ino» la interruppe nel bel mezzo del suo racconto, «e se non ti sbrighi la libreria chiuderà» aggiunse accelerando il passo, estraendo il cellulare dalla tasca per controllare l’ora.

Avevano quindici minuti, ce la potevano fare.

Ino la prese per il braccio, accozzandosi al suo fianco, «devi assolutamente vederlo, Sakura» continuò, ignorando completamente quello che lei le aveva detto, «è bello da togliere il fiato, e intelligente, e frequenta restauro, lo sai? Restauro è così sexy» e nella sua testa si proiettò l’immagine di un Sai vestito con maglietta bianca e salopette, sporco di tempera, che dipingeva su una tela enorme il ritratto di lei. Ino sospirò, aggrappandosi al braccio dell’amica.

«Davvero?» non le importava un fico secco di quello che faceva Sai, del suo taglio di capelli e della sua pelle, voleva solo riuscire a comprare quel maledetto saggio di medicina prima che la libreria chiudesse. Non le sembrava di chiedere molto.

«Gli ho detto che magari uno di questi giorni facciamo una rimpatriata, e lui ha detto che può avvisare anche gli altri», era insopportabile quando faceva così, ma oramai aveva imparato a volerle bene nonostante il suo egocentrismo.

Sorrise guardandola da sotto il pelo del cappuccio, «lo hai fatto solo per uscire con lui. Sei pessima, Ino» scherzò avviandosi verso l’entrata del negozio. Era mezzo vuoto, ma ancora aperto. Ino la seguì a ruota, farneticava qualcosa sul fatto che Sai fosse il ragazzo perfetto per lei, che fossero anime gemelle, e che era stato il destino a farli incontrare dopo tre mesi e più che non si vedevano.

Certo, come no. Sakura annuì cercando il titolo del libro sulle mensole, e quando finalmente lo trovò lo prese e si diresse verso la cassa, seguita dall’amica che ancora non aveva smesso di parlare e sospirare. Ma non le si secca mai la lingua?

Aspettò davanti alla cassa che il commesso finisse di sistemare qualcosa in uno scatolone. Di lui vedeva solo la schiena avvolta nella maglia ocra della divisa e i capelli neri. Un pessimo abbinamento di colore, ma lui non poteva farci niente – poverino. Ino non aveva detto niente riguardo al fatto che quel colore gli stesse davvero male e continuava a parlare di Sai e la sua perfezione e il fatto che non sapeva quando chiamarlo. Forse era davvero presa, questa volta. Forse era la volta buona che smetteva di cambiare ragazzo ogni fine settimana e smetteva di collezionare foto di sesso maschile nel portafoglio.

Finalmente il ragazzo chiuse lo scatolo, alzandosi da inginocchiato che era, pronto a farle pagare quello stupido saggio e farla tornare a casa.

Il libro le cadde dalle mani. Ino si zittì di colpo, e tutto attorno a lei sembrò cristallizzarsi.

Sasuke…

Non era sicura di aver parlato.

«Sakura?» la sua voce era così diversa dall’ultima volta in cui l’aveva sentita, ma lui non era cambiato poi così tanto, era solo diventato molto più alto, più grande, più uomo. Più sexy, avrebbe fatto notare Ino.

Più bello di come lo ricordava.

Erano quattro anni che non lo vedeva.

«Saske… sei tornato?» doveva essere un’affermazione, non voleva chiederglielo, era ovvio che fosse tornato, era lì davanti a lei, dopotutto, ma la frase le uscì così. Forse perché era sorpresa di vederlo.

Ino le raccolse il libro tossicchiando, posandolo sul bancone, «ciao Saske, è bello che tu non mi abbia riconosciuto» disse, e gli occhi d’onice del ragazzo si posarono su di lei per qualche secondo.

«Ciao Yamanaka», parlò prendendo il libro, controllando poi il prezzo.

Sakura era paralizzata, si sentiva una cretina: il cuore le batteva all’impazzata, sembrava voler forarle il petto e saltar fuori.

«Sono 2200 yen» parlò ancora, ma Sakura non si mosse.

Voleva chiedergli perché non le aveva scritto, perché non l’aveva avvisata che era tornato. Il suo numero di cellulare lo aveva, no? E lei si era assicurata di far sopravvivere la sim per tutta l’estate. Aveva aspettato fino all’ultimo per trasferirsi con Ino – il tutto per continuare a essere reperibile per chiunque (specialmente per Sasuke).

Perché? Era tutto quello che voleva sapere.

Eppure la risposta era così ovvia.

Ino le tirò una gomitata invitandola a pagare, e lei aprì la borsa estraendo il portafoglio e poi le banconote.

Gliele porse in silenzio, cercando la giusta cosa da dire, ma non ne trovò nessuna, nemmeno mezza che non suonasse patetica ed infantile. Anche la violenza, che di solito adoperava con personaggi quali Rock Lee e Naruto, non le sembrava la risposta adatta, in quel momento.

«Sei tornato per l’università?» la voce le uscì in un fastidioso mormorio mentre lui metteva il libro in un sacchetto di carta.

«Sì, sono in affitto in un appartamento con il dobe e gli altri» le rispose porgendole il sacchetto.

Quindi Naruto lo sapeva e non glielo aveva detto.

Quel dannato idiota, se lo avesse avuto sotto mano in quel momento gli avrebbe strisciato quella testa vuota sull’asfalto fino a consumarla.

Non aggiunse altro. Né lei, né lui. Il discorso morì lì, rimase sospeso.

Ino la prese a braccetto strattonandola verso l’uscita, «bene, Saske, è stato un piacere rivederti» disse trascinandola fuori, all’aria fresca che la investì, facendola tremare.

«Togliti quell’espressione da cane bastonato dalla faccia, Sakura» le ordinò categorica, allontanandosi in fretta dalla vetrina del negozio, «Ne abbiamo già parlato, Saske non ti merita, ricordi?» aggiunse cercando di farle il lavaggio del cervello.

«Puoi avere tutti i ragazzi che vuoi, fronte spaziosa, non puoi fra tutti volere proprio quello che ti ignora!» continuò, il tono della voce esasperato, «ti ignorasse per un motivo, poi»  continuò, borbottando come un vecchia nonna, «quello è svitato. Lo sappiamo tutti».

«Me lo avrai detto cinquanta volte, Ino» le rispose «e non è svitato, sei tu quella fuori di testa», continuò, fingendo che non le importasse. Non voleva piangere, non doveva farlo. Aveva già versato fin troppe lacrime per lui, non ne valeva di certo altre.

«Sì, ma tu non te lo ficchi mai in testa, perché?» chiese trascinandosela per la mano mentre attraversa la strada.

Piacerebbe anche a me sapere il perché, si disse Sakura mentre una macchina sfrecciò davanti a loro, facendole il pelo.

«GUARDA DOVE VAI, IDIOTA PATENTATO!» urlò Ino, peccato che fossero state loro a passare con il rosso.

Sakura sospirò liberandosi dalla sua presa, infilando entrambe le mani in tasca.

«Quello che sto cercando di dirti, Sakura, è che non puoi passare la vita aspettando un ragazzo che è partito quattro anni fa e si è fatto sentire una volta sola» spiegò agitando le mani, puntellandole l’indice contro la tempia, «ma la tua testolina non lo vuole capire, ed io non capisco perché ti diverti a farti del male».

«Non mi diverto a fare un bel niente, maialina, e poi stai facendo tutto tu, io non ho detto nulla» le fece notare con un sorrisino. Falso. Così falso che pure quell’idiota di Naruto avrebbe capito che stava mentendo.

«Certo! Allora spiegami perché sei improvvisamente diventata idiota quando lo hai visto» ribatté Ino facendo lo slalom fra i passanti, «o forse sono diventata stupida io, perché a me è sembrato che tu fossi diventa muta e paralitica».

Sakura non rispose, si limitò a sospirare e a stringersi meglio nel cappotto.

Non le andava di parlarne. Non in quel momento.

Ino fece un verso non identificato che le parve un grugnito, «quel dannato Saske, ogni volta che tento di fartelo dimenticare lui appare dal nulla e BOOM, Sakura perde di nuovo il cervello! Sei tu quella pazza, non lui!» strillò in mezzo alla gente.

«Se non la pianti faccio finta di non conoscerti» le sussurrò, spingendola verso il portone della palazzina nella quale vivevano.

 

♦ ―

 

«Siete tornate!» disse Hinata, accogliendole con un sorriso gentile. Seguì con lo sguardo Sakura che si catapultò in camera, chiudendo Ino fuori. «Che è successo?» domandò poi, preoccupata.

Ino si tolse il cappotto, agitando la mano e sedendosi vicino a lei, «niente, niente, te lo racconterà lei se vorrà» borbottò, allungandosi poi verso il portatile sulle gambe di Hinata, «che guardi?» chiese, curiosa.

«Cerco un ristorante d’asporto che ha visto Tenten oggi pomeriggio, mentre era in giro…» rispose, mentre Tenten appariva da dietro, sciogliendosi i codini, «ha detto che è un ristorante di carne e aveva un nome che aveva a che fare con il barbeque» e riprese a scorrere la pagina di ristoranti specializzati in carne a Konoha.

«È questo!» urlò la ragazza dietro di loro, indicando con l’indice sullo schermo il nome BarbeQ. Hinata cliccò sul sito, cercando il menù on-line.

A Ino brillarono gli occhi, «guance di maiale!» si appoggiò sulla spalla si Hinata, tirandosi su e mettendosi in ginocchio sul divano, «dobbiamo assolutamente provarlo!» si allungò ad abbracciare Tenten, quasi ridendo, «grazie Tenten per aver trovato questo magnifico posto mentre uscivi con…» si fermò di colpo, «con chi uscivi?».

«Un amico» rispose, frettolosamente, forse fin troppo.

«Un amico, eh?...» continuò con fare inquisitorio, «e lo conosco?».

Tenten scosse la testa, facendo il giro del divano per mettersi seduta con le altre, «non credo… è del dipartimento di giurisprudenza e economia» sorrise, tenendosi per sé che si trattava del cugino dell’altra inquilina e del loro compagno di classe, «ordiniamo?».

«SAKURAAA!» chiamò Ino, guardando la ragazza sbucare dalla porta, «vieni che ordiniamo da mangiare?».             

Scrissero su un foglio i numeri corrispondenti ai piatti che ognuna desiderava, mentre Ino frugava nel frigo qualcosa da bere che non fosse acqua. Tenten passò il telefono a Hinata e, per un qualche motivo, toccò a lei ordinare il cibo. Compose il numero, facendo un bel respiro per non sembrare un’idiota al telefono.

«BarbeQ, come posso servirla?» la voce dell’uomo era grossolana e spazientita.

«Buonasera, ecco…» iniziò, cercando di mettere a fuoco le scritte del biglietto, «vorremmo ordinare il numero tre, sette, dodici e tredici…» la voce le andò calando e Sakura, seduta vicino a lei, accennò ad un sorriso divertito.

La vedeva così in pensiero…

«Indirizzo?» domandò, e Hinata provvide subito a darglielo, «arriverà per le 20:30».

«Va bene, arrivederci e grazie!» rispose e, mentre spegneva la chiamata, sentì la voce della persona che aveva preso la sua ordinazione urlare qualcosa come “sei in ritardo, Uzumaki!”.

Le sembrava impossibile che parlasse di quell’Uzumaki. E probabilmente aveva sentito male: c’era stata un po’ di interferenza, più il trambusto del locale e il respiro di quell’uomo che passava attraverso il microfono del telefono. Solo a pensare all’aspetto di quel rozzo, sentì un brivido attraversarle il corpo.

 

― ♦ ―

 

Tenten e Sakura apparecchiarono la tavola, mentre Ino era in doccia a lavarsi e Hinata poltriva sul divano in pigiama, giocando con Tempura.

Il citofono suonò e, per rendersi utile, fu la Hyuga ad alzarsi e rispondere, «sì? Chi è?».

«BarbeQ»  risposero dall’altro capo della linea, con una voglia di vivere pari a zero.

«Quarto piano, e non funziona l’ascensore…» informò, sentendo il ragazzo delle consegne borbottare. Aprì il portone e chiuse il citofono, aspettando che suonassero alla porta. Forse avrebbe dovuto mettersi una vestaglia, dato che era in pigiama. Ma non aveva voglia di correre in camera e infilarsela, dato che ormai si era auto-incaricata di prendere l’ordine. In più aveva già in mano i soldi, non aveva senso scappare dalla porta o chiedere a qualcuno di prendere il cibo al suo posto.

Il campanello suonò con un driiin prolungato, Hinata aprì la porta, stampandosi in faccia un sorriso cortese.

«Grazie dell’ordin―» si bloccò subito quando, guardando in faccia il ragazzo delle consegne, si ritrovò davanti proprio quell’Uzumaki.

«Hinata!» Naruto aveva detto il suo nome, l’aveva riconosciuta, «come sei diventata… grande!».

Certo. Grande. Lei era in pigiama e sentiva le guance in fiamme, voleva che il pavimento si aprisse sotto i suoi piedi e che lei precipitasse per quattro piani.    

«Naruto?» la voce di Ino interruppe il silenzio imbarazzante, Hinata le diede il proprio portafoglio e andò a chiudersi in bagno, mentre Tenten affiancava la bionda sulla porta di casa, «non ci credo, anche tu qui?».

«Beh, certo!» e sorrise, tenendo il cibo con una mano sola, «abito con Choji, Shikamaru, Sai e Sasuke, ora» disse poi, contando i nomi dei coinquilini sulla mano libera, «e anche quello stupido gatto di quello stupido teme» aggiunse, borbottando. «Comunque, ecco il vostro cibo!» e tese le scatole verso Tenten.

Ino aprì il portafoglio di Hinata, prendendo le banconote, e preparando nella sua testa una domanda che doveva suonare come un «Come sta Sai?» ma – in una strana sequenza di eventi che lei non riuscì a seguire dall’inizio alla fine – Sakura si materializzò vicino a lei e diede una sberla sulla guancia di Naruto. Nel silenzio che calò in quel momento la mano della sua compagna di stanza sul viso del ragazzo produsse un sonoro clack. Da brivido.

Clack.

«Non mi hai chiamato nemmeno una volta» la sua voce ricordò a Naruto quella di Shikamaru quella mattina.

La voce del diavolo, parte seconda.

«Perché non mi hai chiamata durante tutta l’estate, brutto imbecille!» ringhiò come una tigre stringendo la stoffa della sua giacca fra le dita, e Naruto impallidì massaggiandosi la parte colpita.

Bruciava da morire. Ma ha le mani di piombo?

Vide la ragazza caricare un altro colpo, ma prima che lo colpisse riuscì a bloccarla con una lunga serie di pietosi «aspetta, non mi picchiare!» che gli uscirono in concomitanza con le mani tese davanti alla faccia. «Ho fatto il bagno al lago con il cellulare nei pantaloni ed ho perso tutti i numeri, non ti arrabbiare, stai calma» disse in sua difesa, ma lei ancora non lo lasciò.

«Usare facebook? Il computer? Troppo difficile?» ribatté lei, e Naruto si strinse un po’ nelle spalle.

«Non ci ho pensato, mi sono detto: Ehy, la vedrò in giro prima o poi, e infatti eccoci qua!».

Sakura lo lasciò libero e fece un passo indietro. Era ancora arrabbiata, ma c’era qualcos’altro sul viso oltre all’irritazione.

«Potevi almeno trovare un modo per dirmi che Saske era tornato…» mormorò, e finalmente Naruto comprese qual’era il vero problema. Lui non l’aveva avvisata.

Quel teme… chi lo capisce!

«Mi ha detto che ti avrebbe scritto» le disse, «pensavo lo avesse fatto».

E invece non aveva fatto un bel niente.

 

 

 

 

 

 

 

N O T E D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per conto del Signore.

 

 

Prima di tutto un applauso a chi coglie la citazione del «siamo in missione per conto del Signore». Detto ciò.

Eccoci, puntuali come un orologio svizzero per la prima (e forse ultima) volta. Prima di dimenticarci, vi diciamo subito che forse aggiorneremo venerdì 2 invece che sabato 3, perché ci piace di più. Ma niente è sicuro, in tutti i casi sarete avvisati per tempo con un amorevole messaggio di servizio della pubblicazione del capitolo (come quello che vi ha condotto nelle nostre grinfie uvu).

Anyway, la ruota inizia a girare e la storia ingrana, lentamente, ma ingrana. Le vicende saranno per lo più di tipo amoroso, certo, ma speriamo di gestirle al meglio per farle sembrare il meno possibile banali e favoleggianti (ci proviamo, eh). Tuttavia ci sono alcuni… misteri? Da risolvere. Abbiamo mantenuto in parte la trama originale del manga, e infatti Sasuke è andato via da Konoha (che ricordiamo essere una città mediamente grande, provvista di tram e taxi e una super università) per quattro anni e poi è tornato, senza dire niente a nessuno, nemmeno alla povera Sakurina-chan che ci è rimasta super male, ma se la prende con Naruto.  Abbiamo svelato inoltre qualche piccolo lavoretto che i nostri protagonisti svolgono per mantenersi gli studi e la casa e speriamo che vi facciano sorridere come noi abbiamo sorriso quando li abbiamo ideati.

Oh, sì. Informiamo che Kami significa Dio, nel caso qualcuno non lo sapesse. E vorremo chiedere un minuto di silenzio per Neji invaso dagli animali, povero tesoro.

Bene! ♥ per questo primo aggiornamento è tutto, speriamo di non avervi deluso e di rivedervi nuovamente alla conclusione di questo capitolo con i vostri pareri e le vostre impressioni ^3^ siamo state molto felici dal feedback ricevuto dal primo capitolo e ci dispiacerebbe molto scoprire che non siamo state brave a mantenerlo ;____; perciò ringraziamo tutti coloro che hanno già messo la fan fiction tra le preferite/seguire/ricordate e chi ci ha recensito, siete tutti bellissimi ♥

Alla prossima!

 

papavero radioattivo





   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: papavero radioattivo