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Autore: AvrilLove885    31/12/2014    4 recensioni
Akito Hayama.
Sana Kurata.
Due nomi diversi, due ragazzi diversi, due storie diverse.
Hanno entrambi 17 anni, ma non si conoscono.
Ben presto però, il destino li farà incontrare...
Akito vuole andar via di lì, partire per trovare la felicità che non ha mai conosciuto nell'arco di questi suoi 17 anni
Ma, secondo voi, cosa sarà successo nei 17 anni prima della loro conoscenza? Come si conosceranno? E cosa succederà fra loro? Sarà tutto rose e fiori?? Vi lascio scoprirlo da soli ;)
Questa è la mia prima fanfiction, spero che vi piaccia ^_^
Much Love
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettetevi le mie scarpe e percorrete il cammino che ho fatto io. Vivete i miei dubbi, il mio dolore, i miei pianti e le mie risate… vivete gli anni che ho vissuto io, cadete lì dove sono caduto io e rialzatevi come ho sempre fatto io.
Solo così potrete giudicarmi.”
 
Kurata… cazzo, ci mancava solo lei. Ora sono davvero al completo.
«Ancora non sei emigrato al Polo Nord, mio caro Hayama?»
Ma quanto detesto quest’attricetta rompi scatole da quattro soldi?! Quanto?!
«Da qui non ti sentivo più urlare, quindi non mi sembrava il caso di morire dal freddo… ma visto che adesso sei qui sto cominciando a farci un pensierino…»
Vuole fare la stronza? Perfetto. Ha trovato pane per i suoi denti.
«O bhe, di certo non mi metto a urlare senza una ragione.»
«Sarà, ma le tue ragioni non mi sfiorano neanche, al contrario delle tue urla che invece non mi sfiorano i timpani, me li trapassano direttamente.»
Un punto a mio favore. Ops.
«Ma quanto sai essere stronzo?!»
«Mi adatto alle circostanze.»
«Stai per caso dicendo che io sia una stronza?!?!»
«Oh no, l’hai appena detto tu stessa.»
Altro punto a mio favore. Ahi ahi.
«Ma come si può essere così stronzi, freddi e… e… e insensibili, cazzo.»
«Un motivo deve pur esserci.»
«Eh?»
Ma è stupida o cosa??
«Kurata, se sono così un motivo deve pur esserci. Chieditelo, ragionaci, ACCENDI quel dannatissimo cervello che ti ritrovi, se mai dovessi averlo, sennò si irrugginisce.»
«Il motivo?! Sei un demonio. Non c’è molto su cui ragionare.»
Un demonio… io sono un demonio…
Mia madre… è morta… è colpa mia…
Non ce la posso fare. No, non sta volta.
Non resterò immobile, inerme.
Lei non mi conosce. Non sa un cazzo di me.
Lei non può giudicarmi, diamine. Non può.
«Prova a ripeterlo.»
«Sei un demonio.»
Ok, basta. Sta volta non resterò fermo.
La prendo per il collo e la sbatto contro il muro.
La gente se ne è accorta. Qualcuno è uscito, qualcun altro è spaventato e Aya ha iniziato a piangere e urlare come un’ossessa.
Non mi importa, può venire anche il presidente degli stati uniti, ma io non la faccio passare liscia a questa bambinetta viziata e so-tutto-io.
«Kurata, tu non puoi giudicarmi, ok?! Tu non sai un cazzo!! Vivi una vita tutta rose e fiori, non hai idea di cosa significhi vivere come vivo io!! Tu, sei solo una bambina viziata, che crede di potermi fare la predica e dirmi che sono un demonio. Sei solo una povera illusa. Anche il diavolo prima era un angelo, Kurata. Non tutto è come appare.»
La lascio. È senza parole, non sa come ribattere e me ne accorgo.
È spaventata. Non sa che fare.
«Sparisci. Adesso.»
Mi scruta un momento, dopo si alza e va via con Aya.
 

POV. Sana


Sono distesa nel mio letto a piangere… non riesco a non farlo…
Le sue parole, la sua rabbia, i suoi occhi freddi e distaccati… ho avuto davvero paura…
Non temevo che mi avrebbe fatto del male, in realtà quest’idea non mi è neanche passata per la testa… ho avuto paura, perché non avevo mai visto quello sguardo, misto a quelle parole cariche di rabbia mista a dolore…
Sento Aya che continua ad accarezzarmi i capelli…
Lei è sempre così dolce con me… è la mia migliore amica da una vita e lo resterà per sempre.
«Sana… tranquilla… è tutto apposto adesso…»
«Grazie Aya, sto bene… ma adesso è meglio che tu vada, i tuoi genitori ti staranno di sicuro aspettando.»
«Sei sicura di stare bene? Se vuoi resto qui con te..»
«Tranquilla, vai pure.»
«Ok, a domani tesoro, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi.»
«Grazie, a domani..»
Quando Aya esce, recupero subito il mio diario e comincio a sfogarmi.
Non riesco a farlo con lei… è la mia migliore amica, ma non sa davvero tutto di me…

{Dal diario di Sana…}

 “Caro diario,
giuro che sto per scoppiare…
non dimenticherò mai le parole fredde e dure che Hayama mi ha detto oggi…
-Kurata, tu non puoi giudicarmi, ok?! Tu non sai un cazzo!! Vivi una vita tutta rose e fiori, non hai idea di cosa significhi vivere come vivo io!! Tu, sei solo una bambina viziata, che crede di potermi fare la predica e dirmi che sono un demonio. Sei solo una povera illusa. Anche il diavolo prima era un angelo, Kurata. Non tutto è come appare.-
Come fa lui a dire con tanta certezza che io vivo una vita tutta rose e fiori?!
Certo che anche io… Certo che anche io ho i miei mostri nell’armadio, i miei dubbi, le mie paure, i miei precipizzi, i miei graffi e i miei lividi…
È vero. Io non so niente di lui, ma neanche lui sa niente di me.
In realtà, nessuno lo sa…
Non perché io sia un’attrice vuol dire che la mia  vita sia rose e fiori.
In realtà, il mio segreto è proprio il motivo per cui ho intrapreso questa carriera.
Segreto che, presto o tardi, non sarà più un segreto.”
Chiudo il diario per un attimo  e inizio a riflettere su alcune parole di Hayama…
Ha detto che anche il diavolo era un angelo, e solo adesso mi rendo conto di ciò che voleva dirmi: l’Akito che conosco io, quello freddo e impassibile, non è il vero Akito. Lui è cambiato.

E poi, non posso e non voglio credere che lui sia davvero ciò che vuole far vedere.

Sarà dannato come vuol far credere, ma in ognuno di noi è nascosto almeno un pezzetto di paradiso… e io cercherò in ogni angolo del suo cuore quel pezzo, piccolo o grande che sia, di paradiso.
Riapro il diario e inizio a scrivere in fondo alla pagina.
“Caro Hayama,
Sarò la tua ancora nella tempesta, che lo voglia o no.”

 

Pov. Akito


Litigare davanti una cinquantina di gente, rischiare quasi di picchiare una ragazza e in fine essere licenziati dal proprio lavoro. Cosa posso chiedere di più?!

Mi sembra tutto perfetto, no?!
. . .   . . .   . . .
Come diamine faccio ora che non ho più il lavoro? Dove li prendo i soldi per partire? Dal cilindro?!
Maledetta Kurata. Questa giuro che me la paga.
Ho un diavolo per capello, non me ne frega niente di mia sorella e tutto il resto. So solo che voglio andare a dormire e non pensare a niente e nessuno.
Entro in casa come un siluro e mi dirigo in camera mia, infischiandomene di mia sorella che urla come se fosse psicopatica.
Ops… lo è.
Mi infilo sotto le coperte e prima di addormentarmi faccio uno dei miei soliti ragionamenti:
Voglio partire il prima possibile, ma devo aspettare perché ho perso il lavoro e mi mancano ancora dei soldi. Quindi, mi tocca lottare ancora per molto tempo.
In fondo la vita è questa: Niente è facile, ma nulla è impossibile.

***

Altro giorno, altra storia.
In realtà è tutto come al solito: i prof. si disperano, i miei compagni (soprannominati “pecore” da Kurata) fanno casino e Tsu mi fa la predica.
Troppa monotonia, mi annoio a morte.
Di tutto punto mi alzo ed esco dall’aula (anche se i prof. mi sbraitano di tornare in classe, ma me ne infischio).
Sento aprirsi la porta dietro le mie spalle e, convinto che sia Tsu che cerca di convincermi ad entrarmi, inizio a sbuffare.
«Tsu, guarda che ormai la tua predica la so meglio dell’Ave Maria… risparmia il fiato, tanto è fatica sprecata. Non ti darò ascolto.»

«Hayama… punto primo non sono Tsu, punto secondo io non ti ho ancora fatto alcuna predica.»
O Signore, ma perché Kurata deve sempre venire a rompermi le palle?!
«Evapora, gallina.»
Non mi giro neppure, non ho voglia di perdere tempo con questa qui.
«Non sono una gallina.»
«Si che lo sei. Sei una gallina… senza ali, ma pur sempre una gallina.»
«Ali o no ho bisogno di parlarti 5 minuti.»
«Non perdo tempo con galline-rompi scatole…
E te l’ho anche detta pulita, dovresti ringraziarmi.»
«Uff Hayama..! Fai come ti pare, quando hai voglia di ascoltarmi fam...»
«Mai, Kurata. Mai»
Silenzio.
Sento la porta dell’aula richiudersi. Deduco che Kurata sia rientrata in classe. Alleluja, finalmente pace.
Pace che, tra parentesi, durerà per poco. Kurata deve ancora pagarmela. Ma oggi non ho voglia di litigi e cose varie, per oggi voglio starmene bello tranquillo.
Si, per oggi… Domani è un’altra storia.
 
Angolo autrice:
Salve a tutti ragazze :D
Allora, innanzi tutto mi scuso per il ritardo, ma in realtà è stato un ritardo completamente voluto.
Questo capitolo è pronto da un bel po’, ma ho deciso di pubblicarlo solo oggi perché sapevo che non avrei potuto pubblicarne un’altro prima del 31 dicembre e farvi gli auguri, così ho posticipato la pubblicazione del capitolo ^_^”
Ma mi sono portata avanti, quindi sotto vi lascio un piccolo spoiler… giusto per farmi perdonare del ritardo ^_^”
Allora, parlando un po’ del capitolo…
Akito è scoppiato e Sana, dopo un primo momento di sconforto, si rende conto che Akito non è come appare e vuole aiutarlo. Ce la farà??
Inoltre, il nostro Akito ha perso il lavoro… come farà adesso a partire?
Prima o poi lo scopriremo tutti, io compresa ^_^” (perché ovviamente, da gran genio che NON sono, non so mai cosa succede prima di mettermi a scrivere… eheheheh Cx)
Ringrazio Giady_Delena, Love Kodocha e _Miky_ per aver recensito la mia storia, ma anche tutti coloro che leggono e non recensiscono :D
Bene bene bene, prima di lasciarvi leggere il piccolo spoiler, vi auguro un felice 2015. Spero con tutto il cuore che le speranze di ognuno si avverino :D
(. . . forse sono troppo filosofica e sognatrice, ma vabbe ^_^)
A prestissimo  <3
Much Love <3 <3
Avril <3

 

Spoiler
“L’aula è vuota, non c’è nessuno.
All’improvviso, però, sento la porta sbattersi alle mie spalle per poi sentire chiudere a chiave.
Mi volto. Mi ritrovo di fronte a un paio di pozze ambrate e fredde come il ghiaccio.
Hayama.”

   
 
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