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Autore: kannuki    04/01/2015    1 recensioni
"Elena Gilbert ha parlato di un incidente con l’Altro Lato. Mio fratello morto carbonizzato è appena apparso nel salotto. La madre che mi detesta ha trovato il modo di reincarnarsi. Che cosa pensate di fare, tu e le altre streghe, per queste fughe improvvise?"
“Un bel nulla, non dipende da noi. L’Ancora è scomparsa e molti hanno trovato il modo di tornare.”
“Puoi rintracciare una persona che potrebbe essere fuggita dall’Altro Lato?”
“Ci provo. Chi è?”
“Damon Salvatore, il fidanzato di Elena.”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Whitmore College, 11 giorni dopo

“Che hai?”

“Niente.”

Continuare a guardare l’orologio, il cielo e il calendario era proprio niente. Caroline alzò un occhio dai libri, prona sul letto. “C’è la luna piena, fra poco.”

Elena seduta sul tappeto, gettò un altro sguardo fuori della finestra. “Ah sì?”

Caroline chiuse il libro di scatto. “Ammetti di essere preoccupata per Klaus e piantala di far finta che non ti importi niente di lui. Chiamalo!”

“Non sono preoccupata” mentì.

“La sua vita - e le nostre - sono nelle mani di una strega minorenne che lo detesta. Dovresti esserlo.”

“Chi non detesta Klaus…” soffiò, sedendo sul letto e sistemando il cuscino dietro la schiena. “Facciamo qualcosa di divertente stasera?”

“Tipo un salto a New Orleans?”

“Viene una nuova band in città...”

“Chiamalo.”

Per dirgli cosa? Avevano tirato fuori Nadia da Liv ed ora la Viaggiatrice risiedeva in un corpo nuovo, riesumato per l’occasione dal cimitero da due becchini al soldo di Klaus. Liv non voleva raccontarle niente. Lei per prima, non era curiosa.

Toc toc.

Caroline si sollevò dal letto, facendo forza sui gomiti. “Aspettiamo qualcuno?”

“Mi vedo con Luke in biblioteca, più tardi. Forse ha capito una cosa per un’altra…

Caroline firmò la bolla di accompagnamento e prese il pacchetto, ringraziando il corriere. “Per te, da parte di Amazon.

Uhh! I dvd che aveva ordinato due giorni fa! Le era proprio passato di mente! Elena strappò la carta marroncina e sorrise, soddisfatta.

“Tesoro, tu mi preoccupi” disse sventolando la custodia della seconda stagione del Doctor Who. “Prima ci sono stati gli horror degli anni ’70, poi i film demenziali e ora la fantascienza rimaneggiata!”

“La stavano trasmettendo sul satellite e fra una televendita e l’altra, abbiamo visto le prime puntate…

“Tu e Klaus? Anche lui sa che sei una pazza, maniaca del cosplayer?”

“Quello lo dico al secondo appuntamento. Noi non abbiamo mai avuto un secondo appuntamento.”

“Ho visto la catenina che nascondi nel cassetto della biancheria intima” sparò, testando la sua reazione. Elena, come preventivato, arrossì. “Hai frugato…

“Era rimasto aperto, mi è caduto l’occhio dentro e l’ho vista.”

Andava di fretta. Si era ripromessa di mettere tutto in ordine al ritorno dalla lezione e quando era rientrata, Caroline aveva già coperto il suo turno di pulizie. “Ho dimenticato di restituirla.”

Però aveva trovato il tempo di andare al pronto soccorso, bypassare i normali controlli, indirizzare la sacca di sangue all’ospedale di New Orleans ed avvertire Elijah del carico in arrivo.

“Lo farò domani pomeriggio” disse e radunò i libri. “Non ho tempo di occuparmene ora, devo studiare per l’esercitazione.”

“Quel ciondolo è la scusa che cerchi per giustificare a te stessa la voglia di chiamarlo.”

“Non voglio avere una scusa per chiamare Klaus. Non funzionava così fra noi. Io cominciavo una frase e lui la terminava, io ponevo il problema e lui trovava la soluzione. Eravamo sullo stesso piano e lui ha incasinato tutto come al solito.”

Caroline soppesò le sue parole e annuì con una buffa smorfia. “Ti ha deluso come ha fatto Damon e Stefan prima di lui.”

Elena la guardò, basita. “Cosa?”

“Psicologia del primo anno. Tuo padre era pressoché perfetto e tu hai la tendenza a ricercare la sua perfezione nei partner” sparò, come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Sai che questo spiegherebbe perché esco sempre con gli uomini sbagliati?”

“Mio padre non era perfetto.”

Grayson era un papà meraviglioso ma ha tradito la tua fiducia quella notte, sul Wickery Bridge. Non è riuscito a salvare la tua vita e quella di Miranda. Non gliel’hai mai perdonato.”

Elena la guardò imbambolata e Caroline nicchiò, indecisa se continuare o meno. “Non odiarmi per quello che sto per dirti ma…

“’Nessuno nasce malvagio, sono gli eventi a cambiarci?’” mormorò con la gola chiusa. “Sono già stata informata di questo...”

“Tu metti alla prova le persone e quando sbagliano, c’è un angolino che esulta…

’Te l’avevo detto’…”

Caroline annuì, spiando le espressioni dell’amica. “Pensi stia già rotolando nel fango insieme agli altri pulciosi?”

///

Non lo so e non voglio pensarci. Sbuffo contro il palmo della mano, batto la matita sul testo, qualcuno alza gli occhi dai propri appunti e mi guarda storto. È per questo motivo che non vengo mai a studiare in biblioteca. Appena respiri, ti mettono alla gogna… e chiunque sia stato a sbattere la porta in quel modo, verrà linciato. Luke torna con una tonnellata di libri. Faccio una smorfia tragicomica e lui alza le sopracciglia e comincia ad aprire il primo tomo.

Caroline ha ragione, sono più che preparata per l’esercitazione e c’è il dvd del Doctor Who che mi reclama a gran voce. Simulo un forte mal di stomaco, Luke si preoccupa davvero e mi fa sentire in colpa, ma dieci minuti dopo sono sul letto, telecomando in una mano e popcorn al formaggio nell’altra. E chi ci pensa più, a Klaus.

12 giorni dopo

Soffoco uno sbadiglio contro la spalla, cercando di non farmi vedere dalla dottoressa Redcliffe e sento gli occhi secchi e stanchi. Mi sono sparata metà della prima stagione e ho smesso solo quando il pc ha segnalato la batteria scarica e Caroline mi ha impedito di collegarlo al trasformatore. Esco dalla sala dell’ospedale di fianco a Luke. Mi chiede se lo stomaco è passato, fatico un po’ a capire di cosa diavolo sta parlando e quando ormai è evidente che la bugia è stata scoperta, mi chiede se è lui il problema. Scuoto la testa e quando mi sfiora le labbra con le sue, lo lascio fare ma non lo ricambio. Mi chiede se ci vediamo, stasera. Non ho una scusa pronta, dico di sì e lui mi sorride. Mi sforzo di non correre via, il labbro inferiore stretto fra i denti. Mentre cammino, sono sempre più nervosa e tesa. Torno nel dormitorio, apro il cassetto della biancheria e afferro il ciondolo a forma di zanna di lupo. Questo deve sparire una volta per tutte. Luke è la scelta giusta. È carino, leale, affidabile, intelligente e normale.

Però non lo ami.

Mi piace molto!, ribatto e mi sento stupida a bisticciare con me stessa. Prendo le chiavi della macchina e cammino verso il parcheggio. È assurdo che non esista un servizio postale in questo posto. Bisogna arrivare fino in città per spedire la corrispondenza e la fortuna non mi aiuta perché trovo la macchina incastrata dal solito idiota che non sa parcheggiare. Quando riesco a tirarla fuori, è passato un sacco di tempo. Finisco la benzina in prossimità di un distributore automatico - per fortuna! – scopro che non accetta contanti ma solo carte di credito e ricordo solo in quel momento che la tessera è scaduta. Resto come una stupida di fronte alla colonnina traditrice e non credo alla mia sfortuna. Caroline è a lezione e lei è una di quelle che spegne il cellulare invece di silenziarlo. Sposto la macchina nello spiazzo e aspetto che legga il messaggio. Giocherello con la catenina, sospirando come un mantice. Perché non sto chiamando Luke o Alaric? Perché sto aspettando che cali il sole, che Caroline accenda il cellulare, che l’ufficio postale chiuda?

13 giorni dopo

L’appuntamento è stato un mezzo disastro e al momento del bacio della buonanotte mi sono ritratta. Luke ha incassato da vero signore e mi informato che non ha nessuna fretta e che non posso sfuggirgli, frequentiamo le stesse lezioni e gli stessi posti. Scherzava ma non sono riuscita a ricambiare il suo sorriso. Lui crede che sia solo timida e a me va bene che la pensi così.

La mattina seguente, per prima cosa, rinnovo telefonicamente la carta di credito, indosso i miei jeans attillati e la maglia rossa del pronto soccorso e copro qualche turno extra per avere crediti in più agli esami. Esami, studio, lezione pratiche, volontariato all’ospedale e pochissimo tempo libero… l’ideale per non pensare. Quando esco dal pronto soccorso, il badge svolazza nella brezza settembrina. Con la coda dell’occhio, intravedo un SUV nero fermarsi sullo spiazzo delle ambulanze, ma l’uomo che lo guida non è Klaus e c’è una donna in preda alle doglie al suo fianco. La sedia a rotelle arriva di corsa con l’infermiera, mi scanso per agevolare la manovra e poiché sono solo una matricola del primo anno, non posso fare granché se non guardare. Torno al campus con un groppo in gola. Avevo paura delle conseguenze e ci sono finita in pieno dentro. La stanza è vuota, Caroline è alla caffetteria a studiare – da quel che leggo sul post it arancione abbandonato sulla scrivania – accendo il pc e mi riprometto di iniziare la seconda stagione del Doctor Who.

14 giorni dopo

Resisti, Rose! Non mollare! “No! No! Non mollare quella maledetta leva!” esclamo e Caroline alza gli occhi dai libri.

Il vortice dimensionale è troppo forte, non ce la farà… “no!” esclamo e sollevo il pc, scuotendo un po’. “No, non potete farmelo!”

La luce bianca scompare e Rose resta intrappolata nell’universo parallelo, lontano dal Dottore. Non posso crederci… non posso… “Il Dottore ha perso Rose” sussurro sconsolata e sento la voce roca, come se non usassi le corde vocali da parecchio tempo. “No…

“Dove l’ha persa?”

“In un’altra dimensione… ed ora non potranno mai più incontrarsi…

“Perché no?”

“L’universo collasserebbe… fottuta luce bianca…

Caroline mi passa il box dei kleenex e gira pagina.

“È la cosa più triste che abbia mai visto in vita mia…

“No, la sto guardando io ora” mi rimprovera a bassa voce. “Come puoi commuoverti per dei personaggi immaginari?”

“Si amavano veramente e lui non è riuscito a dirglielo, alla fine! Quel maledetto sole si è esaurito…

“Eh?”

Torno indietro e giro il laptop verso di lei.

<>

Caroline ascolta fino alla fine, mi guarda e sospira condiscendente. “Non sperarci. Klaus può bruciarti la macchina o la casa, al massimo” sussurra e qualcuno bussa alla porta. “Tocca a te.”

“Ma sto…

Caroline mi guarda con le sopracciglia aggrottate. Mi alzo, e scopro Luke in forma smagliante dall’altra parte. Appena mi vede, il sorriso devia in preoccupazione. “Ehi, va tutto bene?”

“Stavo solo vedendo un filmato e mi sono commossa” mormora uscendo sul corridoio e socchiudendo la porta. “Che c’è?”

“Tento la sorte, signorina Gilbert. Vuoi uscire con me, stasera?” domanda tirando indietro una ciocca di capelli dalla mia spalla. “Non ti bacerò, lo prometto.”

Un altro appuntamento?! “Luke…

“C’è un altro” mormora senza batter ciglio. “Sempre il fidanzato?”

“No.”

“Non sembri felice.”

Non lo sono.

“Se non ti rende felice, non è quello giusto.”

Una morsa nostalgica mi stringe il cuore. “Non gli ho mai permesso di provarci.”

“Ha toppato la prognosi, dottoressa Gilbert.” Luke gira su se stesso con un cenno di saluto. “Ci vediamo in giro.”

Appena torno in camera penso che questo mi avrebbe fruttato una ‘D’ all’esame della Redcliffe. Prendo il cellulare e mi siedo sul letto, una gamba sotto l’altra. Caroline mi guarda, speranzosa.

“E se non mi risponde?” sussurro.

“E se ti risponde?”

Dico ‘ciao’ e gli rimbalzo la palla. “Non raggiungibile” mormoro, abbassando le spalle. “Starà vagando nel bayou, è l’unica parte di New Orleans che non ha segnale…

Caroline si sdraia sulla schiena e cambia il libro con una rivista. “O forse ti odia e ha cambiato numero.”

New Orleans, in quel momento

Il cellulare aveva fatto un bel volo dalla montagna, ma Klaus era riuscito a salvare la sim e la schedina aggiuntiva. Era stato un tour massacrante ma soddisfacente. Non si sentiva così rilassato e sicuro di se da mesi. Hope era attratta dalle immagini colorate che correvano sullo schermo del computer e le osservava con una concentrazione commovente. “Era della nanna” disse riportandola nella culla.

Tornando a casa, aveva scovato un negozietto ‘tutto ad un dollaro’ che conteneva non pochi gioiellini da aggiungere alla sua libreria e un bel libro di favole nordiche, illustrate egregiamente. Lo stava leggendo sul pullman che lo riportava a New Orleans quando aveva notato non pochi sguardi di curiosità dalla sua vicina. La donna aveva sorriso. “Maschio o femmina?”

È una bambina” aveva detto con una punta di orgoglio e il sorriso della donna si era fatto più intenso, neppure le avesse mostrato il saldo del conto in banca. Il mondo funzionava in modo strano… e quel dannato cellulare non slottava!

Toc toc

Eh… bei tempi quando bastava staccare la batteria. “Avanti.”

“Bentornato.”

Fratello…” sussurrò perplesso e guardò il retro liscio del telefono nuovo. Cosa diavolo doveva ‘slottare’, secondo loro?

Kol infilò l’unghia in uno spazio invisibile e aprì il guscio posteriore. “Non c’è di che.”

“Non me lo hanno dato con le istruzioni.”

“Non ci sono mai. Non è contemplato che gli uomini le leggano.”

“La mia parte femminile deve essere più sviluppata di quel che credevo” disse ricompattando il telefono dopo aver inserito scheda sim, scheda aggiuntiva e batteria. Il sistema si avviò con un piacevole jingle. “Immagino che tu sia qui per reclamare un duello all’alba. Sappi che non ne ho alcuna voglia” disse, veloce. “La ragazza aveva superato il limite.”

Kol lo informò che nessuno di loro la vedeva più da tempo ma se si fidava, avrebbe portato lui avanti l’incantesimo.

“Ho piena fiducia in te” rispose scorrendo le ultime chiamate che aveva perso da quando il cellulare si era fracassato su una roccia. Elena? Bah! Si era disintossicato da Elena Gilbert. Klaus cancellò le chiamate perse e si affossò sulla sedia girevole di pelle. Il doloraccio al cuore gli ricordò che per dimenticare una donna, ne serviva un’altra. “Usciamo, ti offro da bere.”

///

Kol osservò l’impronta bagnata del bicchierino ed emise un piccolo ruttino. Klaus non aveva bevuto un goccio ma era riuscito ad intrattenere una conversazione animata con la barista bionda e carina, riempito il suo bicchiere tre volte e tornato con una ragazza per braccio. La chiacchierata con le ‘conquiste’ non lo aveva soddisfatto e Klaus le aveva spedite a divertirsi altrove.

Davina entrò all’improvviso con un gruppetto di amici, bella come un tramonto incendiato, un vestito che non le aveva mai visto indosso e i lunghi capelli abboccolati. Era allegra e sorrideva molto.

Klaus alzò le sopracciglia e la indicò. “Si è fatta più carina o sbaglio?”

Era più carina e aveva uno stuolo di cascamorti dietro. Tranne quei due, dichiaratamente gay. Kol la ignorò e diede le spalle al mondo, prima di accorgersi che il fratello si era già allontanato in direzione della ragazza con passo baldanzoso ed elastico, le braccia spalancate.

“Mia cara, sei radiosa!”

Il sorriso di Davina morì all’istante. Klaus era sparito il giorno del suo compleanno e per altri dodici, aveva respirato di sollievo. Doveva ancora somatizzare il terribile bacio, però. “Grazie” biascicò sfilando la mano da sotto le labbra del vampiro, un secondo prima che la omaggiasse con il solito ridicolo baciamano che sapeva troppo di presa per il culo. “L’incantesimo è pronto, ho solo bisogno del tuo sangue per completarlo” disse, mantenendo lo sguardo fermo ma perdendo un po’ di sicurezza dalla voce.

“Mi metti nei guai, cuoricino. Ho promesso a Kol di accettare il suo aiuto.”

La seccava aver fatto tanta fatica per niente, ma era pur sempre il fratello ed uno stregone più forte di lei.

Il disappunto le corse fra i lineamenti, e non sfuggì al vampiro. “Kol è un ladro, un bugiardo e un disonesto, qualità che ho molto apprezzato in passato” disse e la guardò da capo a piedi. “Ora che ci penso, non mi fido delle belle donne, sono crudeli ed infide.”

Davina lo guardò di soppiatto. “Kol è molto più forte di me, percepisco i suoi incantesimi dall’altra parte della città e la congrega delle streghe è preoccupata che possa usarli per scopi malvagi.”

Klaus spostò lo sguardo sul tavolo occupato dal ragazzo mezzo sbronzo e lo indicò col pollice. “Quello lì? Ma lo hai visto bene?” 

Lo ricordava. Non aveva bisogno di vederlo di nuovo.

Davina era sempre così sicura di se che scoprirla vulnerabile all’argomento, lo inteneriva. Klaus sorrise e si appoggiò al bancone, ordinando da bere anche per lei.

Offriva alcool ad una minorenne?! “Sono astemia.”

“Non è vero” soffiò offrendole uno shot di qualcosa che bruciava come l’inferno e la faceva tossire. “Ti sto dando le attenzioni che pretendi da una vita.”

Non era vero… e non doveva azzardarsi a…

Gesundheit” disse battendo il bicchierino contro il suo. “Ti piace che dipenda da te per quell’incantesimo…

Beh, non poteva negarlo.

“… e sei arrabbiata con mio fratello per il bacio nel bayou ma in verità l’hai mollato perché ti caghi sotto ad uscire con lui e hai inscenato la tragediola della barriera elettrica, sia mai avesse tentato la tua verginità, cuoricino.”

Davina lo guardò, rossa in volto. “Inscenato?!”

“Vuoi schiaffeggiarmi per aver pronunciato l’orribile verità ad alta voce?” disse, sorridendo invitante. “Hai fatto una scelta che ti si è ritorta contro.”

La strega contò fino a tre. Inutilmente. “Era l’unica che lo teneva al sicuro da te!” esclamò. “Sei nocivo e hai la tendenza a comportarti di merda con le persone che ti vogliono bene! Saresti arrivato a minacciare anche Kol per piegarmi!”

Il braccio del vampiro girò attorno alla vita sottile di Davina che perse parzialmente l’equilibrio e gli planò addosso con un tonfo morbido. Non aveva i jeans stavolta e la sensazione fisica che le rimandò un corpo tanto diverso dal suo, fu inspiegabilmente attraente.

Kol ha di nuovo i suoi poteri, non potrei torcergli un capello neppure volendo” mormorò guardandola negli occhi. “E non farei alcuna fatica a ‘piegarti’, Davina Claire.”

Ma che… scherzava o…

“Dovresti vedere la tua faccia in questo momento” sogghignò, lasciandola andare di colpo. “È da morire dal ridere!”

Ma lei non stava ridendo, nessuno dei suoi amici stava ridendo e anche Cami ci aveva creduto.  

Distructio.”

Il bicchierino esplose, inondandolo di scotch. Klaus non se la prese e le indirizzò un sorrisetto condiscendente. “Piuttosto, dov’è finita la fottuta barriera, cuoricino?”

Già… dov’era?, si chiese osservando accigliata il vampiro che ordinava un altro giro e le sue mani che sentiva pulsare di sangue. 

Che caldo! Klaus spostò la giacca dal collo mentre Camille raccoglieva i cocci, attenta a non ferirsi. “Stai bene? Sei sudato.”

Già risentiva degli influssi della luna piena? Cominciavano presto, quel mese… “Credo di dover…

L’ondata di calore lo attraversò da capo a piedi e la nausea gli strinse lo stomaco. Si sentiva bruciare dentro…

Kol, basta! Così lo uccidi!”

  
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