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Autore: Daphne_Descends    31/01/2015    4 recensioni
Per colpa di quella traditrice della sua migliore amica, Giulia si ritrova chiusa in uno stupido sgabuzzino con la persona che meno sopporta al mondo. E l'unico modo per uscirne senza strangolarlo con uno straccio sporco è lottare per la sopravvivenza. O per un cellulare.
"«Hai il cellulare?» strillò Giulia con la bocca spalancata. Quel cretino aveva il cellulare e non aveva pensato per un istante ad usarlo per chiedere aiuto a qualcuno di più intelligente di Marta e Lorenzo.
Lui inarcò un sopracciglio «Certo che ho il cellulare».
«E perché non hai chiesto a nessuno di tirarci fuori da qui?» berciò lei, balzando in piedi e allungandosi per prenderglielo di mano. Crestaldi la imitò e alzò il braccio tenendolo fuori dalla sua portata, per quanto il soffitto basso glielo permettesse.
«Dammelo, idiota!»
«Col cazzo, gallina isterica!»"

[Torre dei cliché: #41, Dei ripostigli e degli anfratti]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Visto che in tanti me l'avete chiesto, ecco il seguito e finale di questa storia. Buona lettura.

 

 

 

Erano quasi due settimane che Giulia Costa evitava Tommaso Crestaldi.
Non che fosse stato difficile, considerato che avevano sempre cercato di ignorarsi il più possibile.
Fino a due settimane prima, Giulia era sicura di poter giustificare il tutto con un “io lo odio, lui mi odia”, ma da quando erano stati rinchiusi nello sgabuzzino del bidello dai loro migliori amici non ne era più così sicura. Perché la password del cellulare di Crestaldi era la data di nascita di Giulia e Giulia era sicura che fosse la sua, perché quello stesso giorno aveva controllato tutti i contatti Facebook di Crestaldi e l'unica nata il diciannove giugno era lei.
Inizialmente la cosa l'aveva imbarazzata e resa incapace di articolare una sola parola in sua presenza per almeno tre giorni. Poi il compiacimento aveva preso il sopravvento, perché quello significava che Crestaldi, lo stesso Crestaldi che aveva una ragazza diversa ogni due settimane, era cotto di lei, la stessa lei che aveva sempre detto di odiare a morte. Ma quando infine era arrivata a chiedersi “E adesso cosa faccio?” aveva deciso di non fare niente e ignorarlo, perché di certo non si sarebbe innamorata di lui solo perché aveva scoperto di piacergli. Ed era meglio fare finta di niente piuttosto che affrontare quella discussione imbarazzante. Così erano due settimane che lo ignorava.
E purtroppo Marta, la dolce e tenera Marta che aveva dato il via a tutta quella storia chiudendola nello sgabuzzino, l'aveva capito.
«Si può sapere che diavolo è successo tra te e Tommaso?». Marta normalmente non avrebbe mai detto “diavolo”, ma erano giorni che cercava di avere una risposta e anche la sua pazienza era giunta al termine.
La risposta di Giulia fu l'ennesimo «Niente», che ovviamente non riuscì a soddisfare Marta.
«Devo chiudervi di nuovo nello sgabuzzino?».
«Taci. Quell'idea del cazzo ha portato solo guai».
L'interesse di Marta si accese: forse quella volta sarebbe riuscita ad avere delle risposte «Cos'è successo? Vi siete baciati?».
«Ma sei scema?!» esclamò Giulia, senza accorgersi delle guance che avevano preso fuoco. Cosa di cui Marta invece si accorse molto bene.
«Però è successo qualcosa».
Giulia grugnì e cercò di scappare verso il bagno delle ragazze, sperando di guadagnarsi qualche secondo di pace, ma Marta la seguì.
«Dai, dimmelo. E' da due settimane che vi evitate. Più del solito, intendo».
Evitate? «Sono io che evito lui!». Era meglio dire le cose come stavano, visto che non ci teneva affatto a passare per la povera donzella abbandonata di turno.
«Ma se giusto ieri se n'è andato via non appena ti ha visto!».
«Cosa?! Non è vero!». Crestaldi non poteva ignorarla così spudoratamente. Era innamorato di lei, no? Come si permetteva di ignorarla?
«Sì, invece. Ma tu eri troppo impegnata a scappare dall'altra parte. Se aspettassi un po', forse-» si interruppe e Giulia si voltò verso di lei, ma Marta era impegnata a fissare qualcosa in lontananza con la fronte aggrottata. Poi la sua espressione si distese di colpo e lei sorrise, urlando «Lori!» e facendo voltare quasi tutto il corridoio.
In quei pochi secondi in cui Marta scattò in avanti per correre incontro al suo ragazzo, Giulia dovette prendere una decisione drastica: continuare a scappare per evitare Crestaldi – che poteva essere lì con Lorenzo, oppure no – o controllare se quello che aveva detto Marta era la verità e Crestaldi aveva davvero il coraggio di evitarla.
Prendendo un respiro profondo, optò per la seconda opzione e si incamminò verso la coppia d'oro, che si stava abbracciando come se non si vedesse da un secolo invece di sole tre ore. Ovviamente con Lorenzo c'era anche Crestaldi e i suoi occhi si posarono su di lui, proprio mentre lui voltava lo sguardo nella sua direzione. La smorfia che fece e le parole che non disse mentre le dava le spalle e si allontanava bastarono per dare ragione a Marta: Crestaldi la stava proprio evitando.
Giulia si accigliò. Eh no, così non andava bene. Come si permetteva di ignorarla in quel modo? Era lei che poteva farlo, non lui.
Così i suoi piedi si mossero da soli dietro a Crestaldi e la sua mano lo afferrò per una manica prima che potesse entrare nel bagno dei maschi. L'espressione raggelata che le mostrò valeva tutto il disturbo di averlo seguito. Ma durò poco e lui riassunse il solito atteggiamento arrogante che aveva quando parlava con lei.
«Cosa vuoi?».
«Mi stai evitando?!».
Il tono offeso di Giulia gli fece inarcare le sopracciglia. «Sei tu quella che mi evita», disse mentre scrollava il braccio per farle lasciare la presa e si spostava dalla porta.
«Ma se sei tu ad essere scappato!».
«Non sono scappato, dovevo andare in bagno. E se mi lasci forse ci riesco».
«Te ne sei andato non appena mi hai visto!».
«Forse perché la tua faccia mi fa cagare».
Giulia quasi esplose dalla rabbia e cercò di tirargli un calcio nello stinco, ma Crestaldi riuscì a scansarsi in tempo e lei sbatté il piede contro il muro. «Come ti permetti, maleducato!» sibilò tra i denti digrignati, mentre cercava inutilmente di massaggiarsi il piede.
«Senti, lasciami stare, ok? Non ho voglia di discutere con te» rispose lui annoiato, cercando di entrare in bagno per scampare a quella gallina isterica.
«Invece discutiamo!» esclamò la gallina isterica, trattenendolo di nuovo con forza. «Non mi sta bene che mi eviti. Posso farlo solo io!»
Crestaldi la fissò come se fosse una povera pazza «Ti senti quando parli? Dici più cazzate tu di tutta la gente che conosco messa insieme!»
«La smetti di insultarmi?». Giulia davvero non capiva tutto quell'astio nei suoi confronti. Crestaldi era innamorato di lei, ne era certa, altrimenti perché mai avrebbe avuto la sua data di nascita come password? Non poteva essersi sbagliata. A meno che non ci fosse un'altra ragazza che faceva gli anni il diciannove giugno, ma non aveva un profilo Facebook. Però nello sgabuzzino Crestaldi era arrossito e l'aveva fissata fastidiosamente e aveva detto che non capiva niente. Era ovvio a che cosa si riferisse, non poteva essersi sbagliata. Non poteva assolutamente essersi sbagliata.
Giulia si morse un labbro e, ignorando il calore che iniziava a sentire salire lungo il collo fino alle guance, puntò lo sguardo in quello di Crestaldi e gli fece la domanda che si era ripromessa di non fargli mai.
«Era la mia data di nascita?»
Nello stesso momento in cui le parole le uscirono di bocca avrebbe voluto riprendersele, anche a costo di ficcarsele giù per la gola. E nello stesso momento in cui gli occhi di Crestaldi si spalancarono leggermente e le sue guance si tinsero appena di un rosso leggero, avrebbe voluto scavarsi una fossa e seppellirsi nelle profondità della terra. E nello stesso momento in cui lui aprì la bocca per darle una risposta che non era pronta ad ascoltare, Giulia si decise a bloccare tutto quanto.
«No, niente, lascia stare» disse tutto d'un fiato, con voce leggermente acuta, prima di girarsi di scatto, camminare velocemente verso Marta e Lorenzo, afferrare l'amica per un braccio e trascinarla via con sé. Dopo quell'episodio avrebbe evitato Tommaso Crestaldi per il resto della sua vita e oltre.

Ma Marta non era d'accordo e, non appena le lezioni finirono, cominciò a tempestarla di domande, senza darle nemmeno il tempo di iniziare a mettere nello zaino le cose sparse sul banco.
«Allora? Cos'è successo nello sgabuzzino?».
«Basta! Non te lo dico, punto. Smettila di chiedermelo».
«Senti, qualcosa è successo. Per di più qualcosa che vi ha fatto decidere di ignorarvi peggio di prima e considerato che tu sei la mia migliore amica e Tommaso è il migliore amico di Lorenzo e io e Lorenzo non abbiamo alcuna intenzione di lasciarci voi due non potete continuare ad evitarvi!» esclamò Marta tutto d'un fiato, facendo mancare l'aria persino a Giulia.
Lei non era d'accordo, ma quello che stava dicendo Marta era giusto: quella situazione iniziava a diventare pesante e Giulia non sapeva cosa più cosa pensare, così decise di rivelarle tutto. Forse avrebbe potuto ricevere un consiglio intelligente.
«Ok» fece un bel sospiro e posò lo sguardo su Marta «Sai se Crestaldi conosce qualcuno nato il diciannove giugno, oltre a me?»
Marta alzò un sopracciglio e ci pensò su un attimo, prima di rispondere «No, non credo. L'anno scorso si lamentava che la notifica del tuo compleanno era l'unica di quel giorno e che era costretto a vedere il tuo nome su tutta la Home. Perché?».
Giulia fece una smorfia e cominciò a mettere le sue cose nello zaino, per guadagnare tempo. Ma Marta le diede una leggera gomitata impaziente «Perché? Dimmelo, dimmelo, dimmelo, dimmelo, dimm-».
«Credo di piacergli!».
Non voleva rivelarlo così, ma quella demente di Marta la stava proprio esasperando.
«Lo sapevo! Lo sapevo che gli piacevi!».
«Cosa?!».
«Ma sì, è talmente ovvio! Non so come hai fatto a non accorgertene prima. Ha persino messo la tua data di nascita come- no! Te ne sei accorta così? Sei proprio una stordita!».
Giulia avrebbe voluto scavare una bella buca profonda, sotterrarsi e non uscirne mai più. Se anche Marta aveva pensato che fosse la sua data di nascita allora doveva essere vero e quindi aveva avuto ragione quando credeva che Crestaldi fosse innamorato di lei.
Si accasciò sulla sedia con un gemito «Cosa faccio?».
«Beh, potresti andare da lui e baciarlo, tanto per cominciare» le rispose Marta, finendo di chiuderle lo zaino «poi gli dici che anche lui ti piace, vi sposate e fate tanti bambini».
«Sei deficiente?» sibilò Giulia, alzandosi di colpo e afferrando lo zaino «Non ci penso proprio, neanche mi piace!».
Marta la seguì fuori dalla classe e verso l'uscita, con aria esasperata «Se davvero non ti piacesse nemmeno un po', gliel'avresti già rinfacciato, o peggio».
«Per chi mi hai preso? Non sono così insensibile. E poi mi faceva pena, è arrossito e non riusciva nemmeno ad insultarmi. Perché poi mi insulta se gli piaccio? Non dovrebbe cercare di farsi piacere?».
«Sei sempre tu la prima ad insultarlo, cosa deve fare quel povero ragazzo? Non è il tuo zerbino. Ammetti che ti piace almeno un pochino e risolvi questa stupida situazione».
Giulia arricciò le labbra in disaccordo. Forse odiava Crestaldi un po' meno di prima, ma quello non significava che si fosse improvvisamente innamorata di lui. E forse era vero che lei era sempre la prima a trattarlo male, anche quando lui non diceva niente, ma le veniva naturale e non sapeva proprio come fermarsi. Lei e Crestaldi erano troppo diversi per poter andare d'accordo: già non erano amici, figurarsi diventare qualcosa di più. E poi Giulia era sicura che Crestaldi non volesse nemmeno avere una relazione con lei, perché sapeva perfettamente che Giulia non era una ragazza da una sera e via e l'unico ragazzo che aveva avuto era durato quasi due anni e dopo lei aveva pianto per almeno due mesi. Quindi no, non erano per niente compatibili, perché Crestaldi invece amava cambiare ragazza ogni volta che voleva e provarci con chiunque indipendentemente dal fatto che in quel momento fosse già impegnato o meno. E non aveva mai smesso nemmeno se era innamorato di lei.
«Perché dovrei mai stare con un tipo del genere?» esclamò Giulia, puntando il dito contro Crestaldi che stava facendo il marpione con un paio di ragazze dall'altra parte della strada «Sono io che gli piaccio, no? Perché allora ci prova con tutte quelle che incontra? Dovrebbe provarci solo con me!»
Marta mascherò una risata con un colpo di tosse, ma per fortuna Giulia era troppo occupata a fulminare Tommaso per accorgersene. Certo che se le dava così fastidio vederlo con delle altre ragazze, doveva davvero farsi qualche domanda. In quanto fantastica migliore amica, Marta decise di prendere in mano la situazione e di dare a quella stordita di Giulia un bello spintone.
«Qual è il problema, scusa? Tanto hai detto che non ti piace, no? Se si trova un'altra cotta, almeno ti lascia in pace».
Giulia strinse le labbra e le lanciò un'occhiataccia «Cosa vuol dire, scusa? E' innamorato di me. Di me! Non di qualcun'altro. Dovrebbe venire da me, invece di fare l'idiota con le altre. Che razza di comportamento è?»
«Ma tu hai detto che non ti interessa» Marta si stava divertendo da morire, perché una Giulia arrabbiata era ancora più assurda di una Giulia normale. E quella Giulia era davvero la più assurda che avesse mai visto.
«Infatti non mi interessa» sibilò irritata, stringendo con forza una spallina dello zaino, senza nemmeno accorgersi dei segni che le lasciava sulle mani. I suoi occhi sembravano lanciare fulmini e le sue guance erano rosse – di rabbia o imbarazzo, non si capiva – e quando aprì di nuovo bocca Marta si trattenne dal darsi una pacca compiaciuta sulla spalla «ma lui è mio!».
Con quelle parole Giulia marciò verso l'altro lato della strada e verso Crestaldi. Non pensava a niente di definito in quel momento, il suo cervello sembrava essersi spento e tutto sembrava surreale, come se non fosse nemmeno lei a muovere il suo corpo.
Crestaldi incrociò il suo sguardo prima ancora che lei li raggiungesse e di colpo Giulia piombò nel vuoto: non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire, non sapeva nemmeno perché era lì, vicino a quelle due sceme che la fissavano come se fosse una povera pazza. Perché diavolo Marta non l'aveva fermata per evitarle l'ennesima figuraccia che avrebbe fatto di lì a pochi secondi?
No, Giulia doveva pensare in positivo. Crestaldi era innamorato di lei. Quell'idiota di Crestaldi di cui sapeva un sacco di cose – anche troppe – e che si era imbarazzato davanti a lei – anche quando lui non si imbarazzava quasi mai – e che la fissava con uno sguardo indecifrabile – anche se era lei quella che avrebbe dovuto essere tranquilla – era innamorato di lei e lei era quella che stava per scoppiare di nervosismo.
Ma poi la sua mascella tremò appena e il pomo d'Adamo andò su e giù e Giulia improvvisamente si calmò. A parte i battiti del suo cuore, che invece avevano optato per un movimento sconclusionato e troppo veloce per i suoi gusti, tanto che non riusciva nemmeno a sentirsi pensare.
Così non pensò affatto e con un groppo in gola tirò fuori il cellulare e glielo mise sotto il naso.
«Io metto la tua data di nascita, ma devi darmi un po' di tempo» mormorò a bassa voce, abbassando la testa per nascondere le guance in fiamme.
Non sentì nessuna risposta e quello non era affatto un buon segno. E se avesse davvero si fosse sbagliata? Più imbarazzata che mai, sollevò appena lo sguardo, sicura di vedere l'espressione soddisfatta di lui che per una volta l'aveva fregata alla grande, ma invece si ritrovò davanti un'espressione sconvolta che non aveva mai visto prima e, quando i loro sguardi si incrociarono, le guance di Tommaso divennero visibilmente più rosse.
Lui aprì e chiuse la bocca un paio di volte, senza trovare la voce per dire qualcosa e per un istante Giulia credette di aver completamente frainteso tutta quella situazione. Almeno finché lui non esalò un «O-ok», che sciolse immediatamente il groppo che le si era formato in gola e nello stomaco e nelle viscere e praticamente ovunque.
Lei sorrise, lui abbassò lo sguardo e si passò una mano sulla nuca. Le due ragazze si erano allontanate e la gente continuava a fare quello che stava facendo senza curarsi di loro due. Marta e Lorenzo erano gli unici che stavano guardando, quasi in religioso silenzio, se non fosse stato per i sussurri e i gridolini di Marta.
«Dici sul serio?» chiese finalmente Tommaso, dopo aver ripreso il controllo.
Quella volta fu Giulia a distogliere lo sguardo e a non trovare le parole. Così annuì soltanto.
Tommaso rilasciò il respiro e la sua postura si rilassò «Quanto tempo?».
Giulia tornò a fissarlo e aggrottò la fronte «Come faccio a saperlo?».
«Pensavo avessi almeno un'idea» ribatté Tommaso chiaramente esasperato «Sei stata tu a dirmelo!».
«Non lo so! Un po' e basta».
«“Un po'” una settimana o “un po'” un mese? C'è una bella differenza!».
Giulia avrebbe voluto strangolarlo. Davvero. Gli stava dando quello che voleva, più o meno, e aveva anche il coraggio di farle tutte quelle domande. Poteva semplicemente accettare il fatto che forse era disposta a non odiarlo più così tanto. E poteva evitare di trattarla sempre così male. «Dipende quanto tempo ci metti a farmi innamorare di te» ribatté piccata «E di questo passo ci vorrà un'eternità!».
«Se tu fossi una persona normale, saresti già innamorata di me».
«Certo, come no. Sei il solito arrogante!».
«Io? E tu, allora? Hai visto la tua data di nascita e hai subito pensato che fossi innamorato di te».
«Perché, non è vero?».
«Sì che è vero, ma cosa c'entra? Avrebbe potuto significare qualsiasi altra cosa!».
«Ma se ti sei subito imbarazzato quando l'ho scoperto! E non hai nemmeno negato! E mi hai anche detto che non capivo niente!».
«Perché davvero non capisci niente! Per farti capire che mi piaci te lo devo scrivere?».
«Non mi hai mai scritto niente! Neanche gli auguri al mio compleanno! Non credevo nemmeno che sapessi che giorno è!».
«Perché tu invece mi hai sempre fatto gli auguri, vero? Non sai nemmeno quand'è il mio!».
«Sì che lo so! E' il venticinque gennaio!».
Entrambi arrossirono e si tapparono immediatamente la bocca. Ecco, quello Giulia avrebbe preferito non farselo scappare, perché non voleva si facesse strane idee. Non era come se ogni venticinque gennaio controllasse morbosamente la sua bacheca, indecisa se fargli o meno gli auguri. No, per niente.
«Beh, quando sai quant'è questo “un po'” fammelo sapere» si decise a dire Tommaso, facendo per andarsene.
Ma Giulia lo bloccò per un braccio «Te ne vai già? Non mi baci neanche?» gli chiese offesa. Baciava sempre tutte, anche un minuto dopo essersi messi insieme, perché lei no, allora? Non che fossero insieme o si fossero proprio dichiarati o altro di simile, ma Giulia era sicura che almeno un bacio gliel'avrebbe dato. Dopotutto era innamorato di lei.
«Cosa?» esclamò invece lui, completamente preso alla sprovvista «Ma se mi hai detto tu di darti un po' di tempo!»
«Beh, ma che c'entra! E' solo un bacio, per quello che ho fatto dovresti almeno dar-»
Non riuscì a completare la frase perché le labbra di Tommaso si erano posate con forza sulle sue e la sua bocca e la sua lingua furono improvvisamente occupate a fare altro.
In quel momento Giulia capì perché tante ragazze si lasciavano baciare da Tommaso e, mentre gli passava le braccia intorno al collo e si stringeva di più a lui, decise che quella era una cosa che non avrebbe avuto problemi a sopportare anche durante quel “un po'” di tempo.
Che poi, quel “un po'” di tempo era davvero necessario?
Sentendola ricambiare con forza il bacio, Tommaso era sicuro di riuscire a farla crollare ancora prima che quel “un po'” di tempo cominciasse.

 

 

 


N/A: In tanti me l'avevate chiesto ed io per prima volevo scriverlo, quindi dopo tanto tempo ecco qui il seguito. In realtà la storia è stata concepita come oneshot e perciò è completa anche con solo il primo capitolo, ma forse qualcosa effettivamente mancava.
Non so se è come ve lo aspettavate o se abbia tradito le vostre aspettative, ma mi è venuto così e sono abbastanza soddisfatta.
Se manca della punteggiatura, soprattutto nei pensieri liberi di Giulia, sappiate che è voluto, per rendere la stessa confusione che ha lei in testa.
Per quanto riguarda la storia in sé non ho molto altro da dire: Giulia non è proprio innamorata di Tommaso, diciamo che è più una leggera infatuazione, nascosta sotto tutto quell'odio; Tommaso invece è proprio cotto di lei, ma come avete potuto leggere questo non cambia affatto il loro rapporto perché comunque continueranno a litigare lo stesso.
Spero vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere cosa ne pensate. Inoltre vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo, che l'hanno recensito e che hanno inserito la storia in una delle liste. Mi ha fatto davvero molto piacere.

   
 
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