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Autore: Martin Eden    09/02/2015    2 recensioni
Questa ff si inserisce tra il secondo e il terzo capitolo della trilogia "Pirati dei Caraibi" ed è la mia personale alternativa a una storia che non sapevo ancora come sarebbe andata a finire... ;) Rocambolesche avventure dei nostri eroi del mare e....un "uomo di mare" in più!!! Spero di emozionarvi così tanto da farvi accapponare la pelle! Ora beviam orsù, il nostro rhum!!! E mi raccomando, ditemi che ne pensate! ;)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Davy Jones, Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pirati dei Caraibi - Avventure per mare'
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- 20 – TUTTO E’ BENE QUEL CHE FINISCE IN UNA BOTTIGLIA DI RHUM

 


- Ehi, Andrew, passami un altro po’ di rhum, che qui bisogna festeggiare!- Jack allungò una mano esigente verso il nostromo, ridendo come un pazzo.
   Non era più capace di reggersi in piedi da qualche ora; quindi se ne stava steso sulla sabbia di quella bellissima isoletta dove la Madreperla era ancorata, e continuava a tracannare rhum a fiumi. Infatti non coordinava più bene parole e movimenti.
   La bottiglia di liquore gli fu passata da altri ridenti pirati. In verità, l’equipaggio di Élodie Melody ormai contava sulle dita di una mano e mezza. Erano rimasti in otto, compreso il Capitano e lo sprezzante Lord Cutler Beckett.
- Sissignori!- esclamò Jack, dondolandosi divertito – Quel mentecatto di Davy Jones era convinto che bastasse una ferita qua – e indicò orgogliosamente la sua spalla fasciata – per fermarmi! Ah, povero idiota...non mi ha fatto nulla! E’ stato molto più dolorosa la sorte che mi ha riservato quel furbastro di William Turner, facendomi spezzare in due contro il parapetto! Che bravo ragazzo...ma ci vuole ben altro per togliere di mezzo Capitan Jack Sparrow!-
- Hai più vite di un demonio, Jack!- gridò qualcuno, ridacchiando e tossendo per il rhum andato di traverso.
- Infatti sapete cosa dice il demonio quando incontra Capitan Jack Sparrow?- il pirata si sollevò faticosamente, gli occhi gonfi di lacrime ridanciane – Dice “Salve amico, era ora che venissi a darmi il cambio!”- e si lasciò ricadere sulla sabbia, trascinando i presenti in un’altra fragorosa risata.
   E giù altro rhum.
   Elizabeth se ne stava in disparte, muta spettatrice di quello strano spettacolo. Con una bottiglia ancora piena tra le mani, non sapeva dove mettersi, sentendosi estranea all’allegria generale. Quella non era la sua vittoria. Era la fine di un’avventura e il ritorno a una normalità che in fondo non le era mai piaciuta: calzare di nuovo i panni di una ragazza qualunque, un’onesta cittadina, non sembrava più essere un suo folle desiderio.
   Soprattutto perché questo avrebbe significato separarsi da Jack. Lui non era fatto per avere vincoli. Lui era felice così, libero, ladro e ubriaco; e sarebbe morto così, libero, ladro e ubriaco. Elizabeth si accorse di disprezzarlo. Invidia, la sua, non lo negava.
   Anche perché sapeva che Will non avrebbe mai accettato di condividere gli ideali di un pirata, né condurre una vita come tale: lo conosceva troppo bene.
   Quindi, contro la sua volontà, lei era destinata a reprimere i suoi sogni e, come aveva detto Jack, rassegnarsi.
   Non avrebbe potuto funzionare, dolcezza.
 
   Will Turner ne aveva abbastanza di quell’orgia da pirati. Come tante, troppe volte, si era sentito un pesce fuor d’acqua a contatto con la spensieratezza di quegli uomini, e nemmeno la vicinanza di Elizabeth era servita a farlo stare meglio. Lei sembrava assorta. In ogni caso, non credeva gli sarebbe stata di grande aiuto.
   Sperò di poter esserlo lui per la donna. Ma, se la memoria non lo ingannava, lui non era affatto la medicina che Elizabeth desiderava.
   La realtà, anche senza Davy Jones, continuava a deluderlo.
   Abbandonò la bottiglia di rhum sulla sabbia e sgattaiolò via, senza farsi notare. Aveva bevuto, vero, ma non era poi così su di giri. Si era reso conto che all’appello, sulla spiaggia, mancava qualcuno.
   Lord Cutler Beckett era scomparso alla vista da un po’. Will decise che era meglio cercarlo, prima che lo trovasse Andrew o qualche altro pirata, non certo amanti della Marina inglese. Rise. In fondo, andare a cercare Beckett non era altro che una scusa.
   La verità era che Will era attratto da quel luogo solitario, quell’isola sperduta nel mare cristallino dei Caraibi: c’era qualcosa di male a desiderare per sempre quella pace, quella sabbia, quell’orizzonte finalmente sgombro di pericoli?
   Will superò una duna macchiata d’erba e si sedette sull’altro lato, all’ombra di una palma da cocco. I frutti erano quasi maturi, pensò, distrattamente. Forse, tra qualche tempo, le avrebbe trovate al mercato; magari ne avrebbe comprate un paio per lui e Elizabeth, chissà! Magari ne avrebbero bevuto il latte nelle sere di luna, ridendo delle avventure che avevano passato.
   Si abbracciò le ginocchia. Il silenzio è più bello quando si è soli.
   Ed ecco che una giubba rossa e sgualcita sbuca tra le dune di sabbia, poco più in basso. Will riconobbe Beckett, che si sbracciava e urlava in direzione dell’Oceano. In mano aveva un tizzone acceso.
   All’inizio si chiese che cosa avesse quell’uomo per agitarsi tanto. Poi alzò lo sguardo e scorse una nave non troppo lontana, con le vele spiegate al vento che adesso gli accarezzava le spalle. Il giovane si fece più attento, e in un attimo si rese conto che quel vascello era uno dei tanti della flotta della Marina inglese.
   Si irrigidì. Sapeva benissimo che non aveva nulla da temere: lui non era un pirata fino in fondo, non lo sarebbe stato mai. Non era nel suo sangue. Anzi, non vedeva l’ora di tornare alla civiltà. Forse quella nave avrebbe persino potuto aiutarlo a tornare, visto che stava puntando dritta su quell’isola, in risposta alle grida di Beckett.
   Ma Élodie? E Jack? E tutta la ciurma? Che fine avrebbero fatto, ubriachi fradici nelle mani della Giustizia, con in mano del rhum destinato alle credenze dei grandi signori e quell’abbigliamento che proprio non si addiceva ai lindi salotti della gente normale?
   Erano suoi amici. Lui doveva avvertirli, farli scappare. Diciamo...come regalo d’addio.
   Fece per alzarsi e correre, ma una mano gentile e tuttavia ferma lo trattenne al suo posto:
- Non preoccuparti, Turner. Ne sono già al corrente.-
   Will guardò in su. Élodie Melody Sparrow gli sorrideva dall’alto in basso, sicura di sé:
- Non sei l’unico sobrio su quest’isola...- disse – In quanto ai miei uomini, ho detto loro di sparecchiare. Stanno salendo a bordo...con la dovuta calma.-
   Will si alzò comunque e fissò le onde. Beckett ci stava sguazzando come un bambino felice e faceva larghi gesti in direzione della nave inglese, che ormai sembrava proprio averlo scorto e si avvicinava a vista d’occhio.
   Il respiro di Will si fece affannoso, come se fosse lui stesso la preda di quel vascello. Lanciò un’occhiata alla Madreperla, che si apprestava a salpare con una lentezza esasperante, dall’altra parte dell’isola.
   Eppure Élodie Melody non pareva affatto in ansia: era sicura di farcela, anche stavolta.
- Vieni con noi?- chiese a Will.
   Il giovane sussultò. Una domanda così diretta non se l’aspettava: era impreparato. Del resto, cosa pretendeva? Un discorso degno di un maestro di eloquenza? In fondo, stava parlando con un pirata, qualcuno che non conosce mezzi termini:
- Non posso.- sospirò, abbassando lo sguardo.
   Élodie non disse nulla: quel silenzio era come un muro fra loro due. Impossibile non leggere nella sua espressione una vena di delusione.
- Non sono fatto per questa vita.- cercò di spiegare lui – Ci ho pensato, Élodie. E non credo che il mio posto sia su una nave, a rischiare la pelle come voi. Io voglio una vita tranquilla, com’era prima di conoscere Jack e tutta la sua banda di squinternati; inoltre, devo ammettere che il mio mestiere di fabbro mi manca. Mi manca la mia pace.- la fissò, anche se lei si ostinava a guardare altrove – Puoi capirmi?-
   Élodie non rispose subito. Sapeva che, se l’avesse fatto, avrebbe pianto.
   Incrociò le braccia sul petto, disegnando con il piede una strana forma nella sabbia:
- Sì, capisco.- rispose – Ognuno ha la sua pace, e non vede l’ora di riabbracciarla. C’è chi si accontenta di poco, e forse è per quello che la trova prima. Che dire? Beato te che sai dove cercarla, la tua pace, Turner... Buona fortuna.-
   Si voltò per andarsene, ma Will la bloccò:
- Non credere che sia facile, per me, Élodie.- la pregò – Tu vali molto per me...e non ho dormito tutta la notte, pensando a cosa significasse questa decisione...-
- Risparmiati le scuse, Turner. Non me la prendo per una questione così futile.-
- Non è una scusa. E non voglio nemmeno che questo sia un addio...-
- Sarà difficile. E’ risaputo, io non passo quasi mai due volte dallo stesso luogo.-
- Allora dove sarai, Élodie? Non sei stanca di non avere un posto dove andare, una famiglia?-
   La donna si voltò, piantandogli in viso quegli occhi scuri. Non parlò per un lungo, lunghissimo istante.
- E’ meglio non rispondere a certe domande, Turner.- lo disse in un soffio amaro, che a Will strinse il cuore.
   Quando lei fu lì per girargli le spalle, lui l’afferrò per le braccia e la attirò a sé:
- Vieni via con me.- le propose all’orecchio – Vivi con me. Lascia la pirateria e goditi un po’ di quella tranquillità che non hai mai avuto. Lasciati amare, Élodie.-
   Lei socchiuse le labbra, come a ribattere qualcosa. Ma quando si voltò e incontrò gli occhi scuri di Will, non ne ebbe il coraggio. Abbassò lo sguardo, tanto che il cappello ornato di piume bianche nascose il suo viso e il suo dolore:
- Ora sono io che non posso.- rifiutò piano.
- Perché?- insistette lui.
- Perché sono un pirata, Turner, e lo sarò fino alla morte dei tempi. Anche se è una vita di stenti, di alti e bassi, mi piace. Io non sono come te, Turner. Io non mi accontento. Io amo il mare, la spada, il tabacco e il rhum. Io sono uno spirito libero: non conosco catene. Non sono la donna giusta per te...e per questo non accetterò il tuo invito. Non voglio costringerti ad amare anche quella parte indomabile di me.-
- Io ti ho amato sempre, Élodie, nella tua interezza, non solo in una delle tue innumerevoli facce. Non pensavo di potermi innamorare così intensamente. Io volevo te...-
- No, Turner.- lo interruppe lei – Tu volevi qualcuno per dimenticare...come una bottiglia di rhum.-
   La forza di quelle parole colpì Will come uno schiaffo. Inutile continuare a fingere. Abbassò lo sguardo, in segno di resa: come poteva spiegarle che le amava entrambe, lei e Elizabeth, per motivi diversi, ma che ora si trovava costretto a scegliere e non sapeva cosa fare?
- Ti sta aspettando.- gli ricordò Élodie, sciogliendosi da lui. Non c’era ostilità, in quel tono, solo una profonda tristezza.
- Tra me e lei non può tornare come prima, Élodie!- esplose Will, inaspettatamente: era infuriato, soprattutto con se stesso – Il suo cuore non batte per me!-
   Ecco, l’aveva detto. L’aveva ammesso. Ma perché non si sentiva meglio, anzi, gli sembrava di sprofondare ancora di più nel nulla?
- Ma il tuo batte ancora per lei, vero?-
   Lui trattenne il respiro, d’un tratto travolto da quella verità. Sì, c’era ancora qualcosa. Ma non voleva crederci: no, non poteva crederci, non poteva essere incatenato a un amore senza speranza!
   Scosse la testa:
- No, non è possibile, non è vero, non...-
   Élodie gli prese il viso tra le mani e lo baciò, rubandogli le parole di bocca. Will avrebbe voluto che quel contatto non finisse mai, che qualcuno fermasse il tempo in quell’istante, che gli permettesse di assaporare quella gioia, quell’ardore e quella struggente malinconia che erano racchiuse in un gesto così piccolo.
   Pregò tanto perché quell’attimo non si esaurisse mai. Ma qualche secondo dopo le sue labbra già baciavano l’aria, e su di esse non era rimasto altro che un sottile sapore di rhum:
- Questo è per non dimenticare.- disse Élodie.
   Poi si tolse il cappello piumato. Lo rimirò, incerta, ma alla fine sorrise e lo pose in capo a Will:
- Tienilo tu.- mormorò – Starà benissimo appeso a qualche parete, o addosso a te. Io ne ruberò un altro.-
   Si allontanò un poco, squadrando il suo più grande tesoro.
- Vorrei tanto essere diverso...- sussurrò Will, accarezzando la tesa del cappello – Vorrei essere così...come questo. Ma non posso calpestare me stesso, anche se rispettarlo è difficile.-
   Élodie si sentì commossa da queste parole, ma, come al solito, non lo diede a vedere. Lo capiva, anche se non glielo disse.
   Si infilò sotto al cappello, testa a testa con lui:
- Un pirata crede sempre nelle sue scelte, per quanto esse siano difficili.- lo rassicurò – Credi nella tua, Turner.-
   Sbirciò oltre la duna, dove un capannello di militari inglesi appena sbarcati stava ascoltando interessato le informazioni che Beckett aveva loro da dargli. Il Lord sembrò farsi riconoscere, perché alcuni soldati scattarono improvvisamente sull’attenti.
- Devo andare.- sussurrò Élodie, scostandosi.
   Si diresse sull’altro lato della duna, dove gli ultimi pirati si stavano imbarcando:
- Stammi bene, Turner.-
   Lui si limitò ad annuire.
   La donna non si voltò a salutarlo: le mani sui fianchi, si incamminò sola verso la sua nave e nuove, rocambolesche avventure. Sicura, come lo era sempre stata. Una che non si guarda indietro.
- Élodie!- la richiamò Will, muovendo qualche passo – Io per te ci sarò sempre! Non dimenticarti che mi chiamo Will!-
   La donna non si girò, ma gli rivolse un gesto con la mano:
- Va’ al diavolo!- esclamò di rimando, e continuò per la sua strada, accelerando leggermente il passo.
- Anche tu mi mancherai, Élodie.- sospirò Will, che ormai aveva imparato a leggere tra le righe di quei messaggi.
   Attese di vederla scomparire nel riflesso della sabbia dorata, prima di scendere anche lui. La sua ombra gli sembrava strana, con quella forma di cappello che aveva in testa: lui, Will, non aveva mai voluto essere accostato a un pirata, e ora si ritrovava a calzarne perlomeno i panni.
   Era quasi ridicolo. Will si sorprese a ridere.
- Che ti ha detto?- Elizabeth gli si affiancò. Era sbucata dal nulla. Non era salita sulla nave assieme agli altri pirati, evidentemente.
   Will la guardò e trovò che era bella, anche se stanca, sola e spettinata. Pensò che forse valeva la pena di provare a vivere assieme a lei, nonostante tutto. Si poteva cercare un accordo: essere felici comunque, senza troppe pretese, senza troppe stravaganze. Essere una famiglia, magari, più avanti.
   Will le strinse affettuosamente una mano:
- Nulla.- rispose – Solo addio.-
   Elizabeth non parve molto persuasa, ma preferì non indagare: ognuno ha diritto ai suoi segreti. Invece, notò qualcosa di decisamente diverso:
- E il cappello?- chiese.
   Will se lo tolse, giocherellò con le piume bianche. Era bellissimo averlo tra le mani: era come stringere una parte di Élodie.
- Un semplice regalo.- minimizzò, rimettendoselo in testa.
   E sentì che da quel momento avrebbe potuto conquistare il mondo.
 
   Rimasero soli, su quella spiaggia, a guardare la Madreperla che scivolava via, verso il largo. Le loro ombre si univano sotto il sole cocente, allungandosi fino al bagnasciuga, quasi volessero fuggire anche loro.
   Poco più in là rimanevano bottiglie vuote e ciocchi di legno carbonizzati. Lentamente, questi cominciarono a essere sepolti dalla rena, unici testimoni del passaggio di Élodie Melody su quella terra.
   Improvvisamente, da dietro la duna comparvero Lord Cutler Beckett e un drappello di soldati inglesi, pronti a dar battaglia. Si ritrovarono con un palmo di naso, davanti alla spiaggia vuota e alla nave che si allontanava, riecheggiante di urla di scherno.
   Scornati, se ne stettero per qualche secondo con le armi in braccio, a chiedersi le prossime mosse. Poi, quello che sembrava il capo del drappello scorse Will e Elizabeth che li osservavano interrogativamente; allora si rianimarono improvvisamente, come cani bagnati. Si lanciarono verso quegli intrusi e senza tanti preamboli li circondarono, afferrarono loro i polsi e li bloccarono dietro la schiena:
- Pirati!- gridò qualcuno, indicando con rabbia il cappello di Will – Vi abbiamo presi, stavolta, ladroni! Adesso, in cella!-
   Li strattonarono, e Will e Elizabeth furono costretti ad obbedire. Il giovane pensò ironicamente che, come inizio di una nuova vita, quell’episodio non era affatto male.
   Provò a ribattere che loro non erano nemici, ma gli arrivò un pugno da slogargli la mascella: fu irrimediabilmente costretto a star zitto e consenziente.
   Intanto, la Madreperla correva incontro all’ennesima scorribanda. Chi indietro rimane, indietro viene lasciato.
   Will e Elizabeth furono trascinati verso l’altra spiaggia e l’altra nave, senza che fosse loro permesso aprir bocca:
- Non avete più scampo, cani!- li insultavano i soldati – Userete di nuovo le vostre voci eretiche per confessarvi al prete, e poi non le userete più, perché vi taglieranno la gola e tanti cari saluti ai vostri amati tesori!-
   Qualcuno rise di quel sarcasmo davvero sadico. Will si guardò intorno, in cerca di una via per scappare, ma i ranghi erano troppo serrati e lui disarmato. Sperò in un miracolo, pur non essendo un fervido credente: in quel momento, però, un miracolo sembrava l’unica cosa che lo potesse salvare, e con lui Elizabeth.
- Fermi!- ordinò una voce – Fermi, fermi! C’è un errore! C’è un errore!!!-
   Il drappello si fermò, e con esso i due prigionieri. Tra le fila si aprì un varco e apparvero due uomini: uno era Cutler Beckett, l’altro un ammiraglio che Will non conosceva. I due militari si fermarono davanti a lui e a Elizabeth:
- Non sono loro!- sbottò Beckett – I veri pirati sono su quella nave!- indicò la Madreperla – Se volete prenderli, dovete sbrigarvi prima che scompaiano alla vista, cioè fra poco!-
- Comprendo la vostra richiesta giustamente frettolosa, Milord, e provvederemo subito. Prima, però, avrei piacere di conoscere questi due signori, che si aggiravano con aria sospetta qui, nei dintorni.-
   “Aria sospetta”?
   Will studiò l’ammiraglio: aveva il naso adunco e due occhietti acquosi e antipatici. Senza contare la voce, nasale e prettamente signorile: uno strumento per disprezzare il prossimo, nient’altro.
   La guancia del giovane cominciava a gonfiarsi: così lui aggiunse anche le maniere moleste alla lunga lista di difetti di quell’uomo e dei suoi soldati.
- Questi non sono pirati!- insistette Beckett – Non perdete tempo prezioso con loro, è inutile! Non fanno parte di nessuna ciurma!-
   L’ammiraglio annuì, ma non era convinto. Studiò attentamente il cappello di Will; glielo tolse. Il giovane protestò, ma fu subito zittito un’altra volta:
- Strano copricapo...- disquisì l’uomo – Particolare, direi.-
   Passò le dita sulle piume bianche, e Will provò una fitta di rabbia. Strattonò i legacci, ma i suoi carcerieri lo bloccavano in una morsa ferrea, alla quale non poteva opporsi più di tanto.
   Beckett si frappose tra lui e l’ammiraglio. Era sempre più infervorato:
- Non perdete tempo!- si impose – Inseguite quella nave, subito!- si sbracciava in direzione della Madreperla, sempre più lontana – Non costringetemi a usare la mia autorità, signore! Lasciate stare queste due brave persone: non sono pirati!-
   L’altro uomo lo degnò solo di un’occhiata annoiata. Si rigirò il cappello di Will tra le mani, pensando a quanto gli conveniva disobbedire ai comandi di un Lord e quanto invece gli avrebbe fruttato seguirli. In fondo, cosa se ne faceva lui di quell’uomo e quella donna? Pirati o no, non avrebbero potuto granchè nuocere.
   Sbirciò di nuovo il comandante Beckett, poi prese la sua decisione. Ficcò il cappello in testa a Will e fece dietrofront:
- Slegateli.- ordinò.
   Anche se un po’ sorpresi, i soldati slegarono Will e Elizabeth e seguirono il loro ammiraglio verso la nave. Will si massaggiò i polsi e si aggiustò meglio il cappello sulla testa: l’avevano scampata bella!
- Grazie, comandante.- sussurrò a Beckett, quando gli altri furono abbastanza lontani.
- E di che, William Turner?- ricambiò il Lord, sorridendo – Voi avete salvato me, ora io ho salvato voi. Siamo pari, mi sembra.-
   Il giovane ricambiò il sorriso. Strinse a sé Elizabeth, ancora un po’ scossa. Si chiese come avrebbero fatto a tornare a Port Royal.
   Beckett, quasi gli avesse letto nel pensiero, riprese:
- Per concludere, credo non darete fastidio a nessuno sulla nave dell’ammiraglio...stava giusto rientrando a Port Royal.- gli strizzò l’occhio – Tanto, sappiamo benissimo che non riuscirà a raggiungere quella nave, vero?- accennò alla Madreperla.
   Will annuì, con una smorfia scaltra sul viso: un’espressione da vero pirata.
 
   Élodie Melody si sedette al suo posto d’onore, sulla prua della Madreperla. Il mare sfolgorava di mille riflessi davanti ai suoi occhi, come la prima volta che l’aveva visto.
   Era lì da sola. Peccato, si disse, non poter condividere con nessuno questa meraviglia.
   Poco prima si trovava a poppa, per guardare ancora una volta l’isoletta su cui aveva lasciato il cuore. Aveva assistito all’arresto di Will Turner, su quella spiaggia; era sobbalzata. Un’irresistibile voglia di tornare indietro, correre da lui e sguainare ancora le spade insieme, riavvolgere il tempo di quell’ultima ora e poter cambiare qualcosa di troppo importante per lei.
   Si voltò di nuovo verso il mare. No, era finita.
   Chi indietro rimane, indietro viene lasciato: è la dura legge dei pirati.
   Una lacrima scese a rigarle il viso, a solleticarla. Élodie si umettò le labbra e asciugò quella piccola goccia con salata con un dito.
   Cercò in quel riflesso una dritta sul futuro che stava per affrontare, e sul passato contro il quale aveva già combattuto: ma nulla, non un segno, non un’intuizione.
   O forse una, una sola.
   Will adesso era felice, a suo modo. Lei era felice per lui e perché rimaneva libera come aveva sempre desiderato.
   Non c’era motivo di piangere.
   Scrutò di nuovo l’orizzonte, e d’un tratto le venne da sorridere: senza un motivo, così, perché era seduta là, e perché vedeva la costa, non tanto lontana, che aspettava solo lei per essere saccheggiata.
   Allora asciugò le dita bagnate contro la camicia; sorrise; e cantò:
- Yo-hò, beviamoci su!-

 
 
 
FINE
 
  
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