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Autore: Kirara_Kiwisa    22/03/2015    6 recensioni
Terzo volume della serie originale Victoria's Memories.
"Le mie ali erano rosse e piene di sangue, i miei vestiti avevano subito la stessa sorte ma non mi importava [...] Quando superai la collina e vidi ciò che anche Kilmor doveva aver visto, compresi la sua perdita di parole. Il dolore al petto fu lancinante e mi sentii sconfitta. Non ero arrivata in tempo. Non ero riuscita a proteggerlo. [...] Nolan era steso a terra, con lo sguardo rivolto al cielo"
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Blanche attaccò, ottenendo finalmente l’attenzione di Nolan.
Il mezzo demone dovette difendermi, respingendo la forza  di mia sorella. Questo lo distolse dalle mie precarie condizioni, almeno per un po’.
Ripresero a combattere, mentre io ancora provavo a rialzarmi. Avvelenata dall’arma di Isaac, vacillai ma riuscii perlomeno a pormi dritta.
Strinsi forte la spalla ferita, che faceva un gran male. Osservai il sangue gocciolare a terra, chiedendomi se fossi in grado di impugnare un’elsa.
Alzai lo sguardo. Isaac mi aspettava, con una strana espressione in volto.
Rabbia, furia, vergogna per essere stato gettato giù dalla torre. Sospirai.
Grazie ai piani di Blanche, magari non sarei morta ma sarebbe stato comunque difficile.
E faticoso, molto faticoso.
Avanzai di un passo verso lo stregone, mostrando che ero pronta a ricominciare.
Isaac, disarmato del pugnale maledetto, doveva battersi a mani nude.
Probabilmente avevo un vantaggio, nonostante la dannata magia nera che mi scorreva nelle vene.
In quel momento ripensai a Lilith e Abaddon. Non stavano arrivando. Tutto quel rumore, una parte del castello disintegrata e nessuno accorreva. Nemmeno un soldato, una guardia.
Raccogliendo il fioretto caduto a terra, provai una sensazione di freddo.
Il gelo che mi percorse la schiena era affiancato da una consapevolezza: Blanche aveva pensato anche a loro.
- E’ il momento di farla finita-
Avvisò il ragazzo.
Ero assolutamente d’accordo. In breve il veleno non mi avrebbe più permesso di combattere. Per vincere o perdere, avevo comunque poco tempo.
Tentai di impugnare l’arma di Morgan ma, come temevo, il dolore alla spalla destra non me lo permise. Dovevo difendermi ed affondare con la sinistra. Neanche Hunter mi aveva preparata a questa evenienza.
Isaac se ne accorse. In lontananza, fra le tenebre della notte, sorrise.
Si volse verso una torretta poco distante da noi, meno affollata. Mi invitò a seguirlo su di essa, a lasciare Blanche e Nolan da soli.
Cercai la figura del demone, riluttante. Il Principe affrontava mia sorella senza esclusione di colpi, certamente in modo più composto del mio. Ancora non era stato ferito, nemmeno una volta.
Eppure non riuscivo a smettere di preoccuparmi. Blanche faceva sempre credere all’avversario di essere in vantaggio, prima di schiacciarlo.
Sospirando, rassegnata, attraversai la torre. Sul ciglio di essa osservai lo stregone all’orizzonte che mi aspettava. Le gambe per ora funzionavano, permettendomi di saltare e raggiungerlo.
Attraversai le merlettature in pietra, atterrando sulla cima impugnando in modo goffo il fioretto. Alzai lo sguardo verso Isaac, notando la sua piena soddisfazione innanzi al mio stato malconcio. Non mi sarei fatta intimidire, né da lui né dalla magia nera. Ne avevo passate di peggio e peggiori ancora ne dovevo ancora affrontare. Blanche me lo aveva mostrato.
Scattai verso di lui, tentando una nuova tecnica di scherma. Utilizzavo il fianco destro per spostarmi e schivare, mentre con la sinistra affondavo. Disarmato del pugnale, lo stregone si avvalse della magia del popolo fatato. Controllando gli elementi naturali, creò un lancia di ghiaccio ricavando l’acqua dall’ossigeno. Estremamente più possente rispetto ad una stalattite formatasi spontaneamente, affrontava l’acciaio del mio fioretto come un suo degno pari.
Affilata come una lama e molto appuntita, la lancia di Isaac mi colpì. Non mi fermai, neanche per riprendere fiato. Proseguii imperterrita, nonostante ciò dimostrasse quanto il mio braccio sinistro fosse insufficiente.
Non fui capace di colpirlo nemmeno una volta, le sue vesti erano ancora immacolate.
Tentai di impegnarmi maggiormente, nel contempo la spalla destra iniziò a bruciare a causa della magia nera. Un veleno rovente scorreva sottopelle, divorandomi come acido. Una prova ulteriore della mia natura angelica che, se pur ben nascosta, non si asteneva nel portami a fondo con sé.
Mi riversai a terra, cadendo sotto i colpi della lancia di Isaac. Persi il fioretto di Morgan, che finì poco distante da me. Lo stregone rise, ribadendo quanto quel combattimento fosse totalmente inutile. Con quella insensata caparbietà io e il demone stavamo solo prolungando la nostra agonia.
Alzai il volto dalle pietre della torre, scorgendo i suoi occhi tendenti nuovamente all’azzurro.
Stava abbandonando la magia fatata, che li tramutava in un colore verde smeraldo. Il suo corpo si rilassò, lasciando cadere la lancia. Decise di non continuare a combattere.
- Arrenditi Victoria. Arrenditi adesso-
Propose, sollevando le braccia.
- Guardati. Sei pietosa anche da finire-
Stavo per rispondere non troppo elegantemente, quando udii la voce di Nolan.
Mi volsi di scatto verso la torretta adiacente, scorgendo fra le tenebre la figura del demone a pochi passi da Blanche. Era in ginocchio, con gli occhi bassi e una mano sul petto.
Il sorriso di mia sorella fulminava il suo corpo. Avanzò verso di lui, lasciando che il rumore dei suoi tacchi echeggiasse nella notte.
Nolan ancora non si alzava.
Sapevo cosa gli stava facendo e cosa sarebbe successo da lì a poco.
Con il cuore in gola mi volsi verso Isaac, in piedi innanzi a me. Mi sollevai da terra quanto bastava da pormi in posizione eretta, fissando il suo corpo così vigoroso. Ne avevo bisogno, mi serviva.
Con la forza rimasta racchiusi il mio stesso sangue nel palmo della mano. Dalla spalla rigava il braccio sino alle dita, quasi esso stesso mi stesse invitando.
Isaac era uno stregone per metà.
Io ero una strega per metà.
Non avevo granché su cui lavorare ma dovevo provarci.
- Forza Isaac-
Sbottai.
- Adesso farai quello che io ti comando-
Il corpo del ragazzo ebbe un fremito. I suoi occhi azzurri rotearono in direzione degli arti, che iniziarono a muoversi non più sotto il suo controllo.
- Sarai utile, finalmente-
Avvisai.
Avevo pochi istanti. Pochi momenti in cui il suo organismo mi avrebbe risposto e altrettanti pochi secondi prima che Blanche sferrasse il colpo di grazia su Nolan.
Mi volsi verso la torretta, dove il demone era immobile sotto lo sguardo maledetto di mia sorella.
Forse il suo potere di sangue misto non era abbastanza forte da ucciderlo ma, attraverso i suoi occhi, sicuramente lo avrebbe tenuto impegnato il tempo necessario per finirlo a mani nude.
Obbligai Isaac a raccogliere la lancia di ghiaccio e ad avvicinarsi alla merlettatura della torre. Dovette salire su di uno dei blocchi di pietra che costituivano i merli. La mano destra tremava in preda agli spasmi ma non mi fermai, controllai il braccio dello stregone affinché sollevasse la lancia al cielo. Con un ultimo sforzo, lo costrinsi a scagliarla verso Blanche. La donna, sotto attacco, rinsavì perdendo la concentrazione su Nolan. Dovette distrarsi per parare il colpo, distruggendo l’arma avversaria e dando modo al demone di rialzarsi.
- Maledetta!-
Gridò Blanche contro di me.
- Ti costerà caro!-
Come risposta, ordinai al corpo dello stregone di utilizzare il suo mezzo sangue fatato per scagliare un secondo attacco di ghiaccio.
Blanche fu obbligata a combattere contro il suo stesso alleato, intanto che Nolan si rialzava.
Riprendeva fiato, respirando pesantemente e a fatica. Si volse verso di me, incrociando i miei occhi nonostante la distanza. Osservò le mie ferite, ne ero certa. Mi fissava, incredulo che riuscissi a controllare Isaac nonostante tutto. Il suo stupore durò poco, esattamente nel momento in cui il sangue dello stregone mi scivolò dalle dita.
Crollai sulle pietre del pavimento, rilasciando il corpo dell’ex membro del Concilio.
Nolan urlò il mio nome ma quasi non ci feci caso. Piuttosto mi concentrai sulla figura di Isaac che, facendo un passo indietro, scese dalla merlettatura della torre. Dando le spalle a Blanche, mi scrutò nelle mie fragili condizioni in modo abbastanza spietato. L’avevo fatta grossa, me ne rendevo conto e adesso era pronto per vendicarsi. Chiusi gli occhi, aspettando di avvertire le sue mani su di me.
Invece, percepii solo del vento.
Una strana ed isolata folata mi convinse a riaprire gli occhi.
Ali. Due grandi ali nere.
Coprivano ampiamente la mia vista, impedendomi di capire. Alzai lo sguardo, tentando di scorgere un volto oltre quelle ali. Non assomigliavano a quelle di Abaddon, non avevano piume.
Sembravano piuttosto quelle di un diavolo.
- Come stai?-
Domandò la figura innanzi a me. La voce di Nolan.
Sussultai. Erano proprio le sue.
Le aveva usate per sorvolare le torri abbastanza in fretta.
Nolan sapeva usarle. Nolan sapeva volare.
- Stai bene?-
Incalzò.
- Sono viva-
Replicai.
- Non pensare a me. Stavi quasi per farti uccidere, laggiù-
Il mezzo demone sorrise, affermando che anch’io non versavo proprio in splendide condizioni.
- Ora basta-
Sentii echeggiare Blanche.
- Sono stufa del vostro continuo “salvarsi a vicenda”-
Eruppe, raggiungendoci sulla torretta a fianco di Isaac.
- Mi sembra ovvio che combattere contro voi due insieme non è proprio possibile-
Nolan arretrò di qualche passo, porgendomi una mano. Tentai di alzarmi, aggrappandomi a lui.
Caddi immediatamente, perdendo i sensi.
Percepii le sue mani afferrarmi, portarmi al suo fianco.
Prontamente si concentrò sulla ferita di magia nera inferta alla spalla, dandomi sollievo. Riaprii gli occhi, osservando i suoi. Mi accorsi che entrambi eravamo circondati dall’intera grandezza delle sue ali. Non potevo più scorgere i nostri nemici. Compresi che Nolan ci aveva avvolti da esse, incassando ogni colpo che Blanche e Isaac gli stessero inferendo.
Il demone non si fermò, continuando a curarmi nonostante si stesse indebolendo.
- Basta-
Supplicai.
- Conserva le forze per Blanche-
- Zitta-
Sbottò.
- Per una volta, zitta-
Avvertii il mio corpo riprendersi, il veleno di Isaac scorrere via dalle vene. I tessuti compromessi dalla magia nera si rigenerarono, tornando forti.
Ripresi a respirare regolarmente, capacitandomi solamente allora di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo. Quel peso sul petto era sparito, come il dolore.
Strinsi la sua mano, fissandolo come se lo vedessi per la prima volta.
Mi aveva salvato, di nuovo.
Provai a ringraziare, quando un nuovo colpo si infranse contro le sue ali. Talmente forte, più forte dei precedenti, da sbalzarci via. Ci separammo, rotolando verso le merlettature della torre.
Blanche non diede tregua al mezzo diavolo, raggiungendolo prontamente. Utilizzando la magia nera, distrusse i merli di pietra alle sue spalle. Il Principe si sollevò in ginocchio, osservando oltre di lui la torretta distrutta. Si volse verso la donna, probabilmente domandandosi se avesse sbagliato mira. Non si trattava di uno sbaglio, Blanche si era aperta la strada. Velocemente, colpì ancora l’avversario in modo da scaraventarlo verso il vuoto.
La figura di Nolan oltrepassò i blocchi di pietra infranti, cadendo dalla torre sotto la potenza di mia sorella. Scattai in piedi, urlando.
Il cuore riprese a battere solo quando la figura del demone riapparve, ad ali spiegate. Esse sbatterono nella notte ormai non più tanto scura, lanciando una tiepida brezza mattutina verso di noi.  
Lo osservai galleggiare in aria, mentre gli occhi di Blanche infuriavano d’ira. Lo aveva indebolito ma non abbastanza da farlo precipitare. Il Principe dei Demoni tornò a posare i piedi sul tetto della torre, senza abbassare le ali. Mostrandole grandi, possenti, affrontò lo sguardo della donna incitandola a fare di meglio. Mi posi una mano sulla fronte. Non imparava mai.
Blanche raccolse la sfida, sinceramente infastidita. Stava perdendo il controllo della situazione, i suoi piani tardavano a compiersi e temetti che fosse pronta ad esplodere. Le sue gote, infatti, si erano macchiate di rosso. Blanche non arrossiva mai dalla rabbia, non ne aveva il bisogno.
Nolan riusciva invece a mettere in crisi ogni sua convinzione, ogni consapevolezza. L’affrontava verbalmente e fisicamente facendole perdere il potere di cui ella stessa si era investita.
Pericoloso, troppo pericoloso per lasciarlo in vita.
Ripresero a combattere, a pochi passi da me. Compresi allora che anch’io dovevo tornare ad affrontare Isaac, rinvigorita con l’aiuto di Nolan.
Mi volsi cercando lo stregone, che trovai ad un passo da me già pronto nel finirmi.
Ghignando, stringeva la mia arma fra le mani. L’aveva trovata per terra, abbandonata dopo che non ero riuscita più ad impugnarla. Se non mi fossi girata, mi avrebbe colpito alle spalle.
- Bellissima-
Mormorò.
- Capisco perché combatti con questo spillo-
Osservò, lasciando che il metallo lucente del fioretto brillasse alla tenue luce del mattino.
Il cielo si stava tingendo di chiaro, ormai la luce dell’alba era imminente.
- Lasciala-
Intimai.
La rivolse contro il petto, ad un passo dal cuore.
- Dovevi arrenderti-
Aggiunse.
- Avresti vissuto almeno un altro giorno-
Promise che comunque, appena finito, il mio incantevole fioretto non sarebbe marcito con me. In mano sua, avrebbe illuminato le battaglie al fianco di Blanche.
Furiosa, afferrai la lama di Morgan. La strinsi forte a mani nude, ferendomi.
Isaac sussultò.
Senza mai smettere di stringere l’arma, la spinsi via. Allontanandola dal cuore, la tirai verso di me per riappropriarmene. Il sangue infuocato macchiò la bellissima proprietà della moglie di Hyner, rendendola rovente.
- Non ti appartiene-
Ringhiai.
- Non meriti neanche di sfiorarla-
La strappai alla sua impugnatura, tornando a stringere l’elsa argentata. Puntai il fioretto insanguinato contro di lui, rimasto allibito.
Mi fissò immobile, dopodiché tornò a sorridere.
- Il tuo attaccamento alla vita-
Mormorò.
- E’ totalmente fuori luogo-
- Strane come ultime parole-
Affermai, avvicinando la punta della spada alla gola dell’avversario.
- Non capisci?-
Chiese Isaac.
- Vincere questa unica battaglia è inutile. C’è tutta una guerra, oltre questo castello, che non potrai mai vincere-
Spiegò.
- Noi siamo in troppi. Siamo tanti e tutti uniti contro di te, contro di voi. Non ce la farete-
Nonostante fossi del tutto conscia che avesse ragione, nonostante capissi perfettamente che la nostra riuscita fosse impossibile, mollare appariva ai miei occhi come la soluzione peggiore.
- Sta a vedere-
Sbottai.
Ormai eravamo andati troppo oltre, per arrenderci. Giunti a quel punto, preferivo perdere con stile.
Mi preparai a stoccare, quando udii un grido. Tremai, provando una fitta al cuore.
Era la sua voce. La voce di Nolan.
Urlava. Di nuovo.
Mi volsi velocemente, percependo questa volta un bruciore intenso al polso. Il marchio scarlatto divampava una luce colma di fiamme. Attraverso quel bagliore, scorsi il corpo di Nolan cadere sotto i colpi di Blanche. Sulla cima della nostra torre, il demone giaceva.
Mia sorella non perse tempo. Si chinò su di lui, afferrandolo per i vestiti. Lo sollevò, con una forza mostruosa. Lo tenne sospeso per qualche istante, giusto il tempo di cercarmi con lo sguardo.
- E’ finita-
Sibilò.
Volle fissarmi negli occhi, prima di gettarlo giù dalla torre.
- No!-
Gridai, osservando il corpo di Nolan sbalzato verso il vuoto.
Lasciai Isaac, non curandomi minimamente di lui. Colmai la distanza che ci separava, raggiungendo la merlettatura infranta.
Blanche rideva e la sua risata mi fece sanguinare il cuore.
Accompagnato da quel suono orribile, Nolan cadeva. Nel tenue bagliore del mattino, all’orizzonte verso un cielo di fuoco, le ali del demone non si spiegarono. Presto, comunque, sarebbero scomparse soccombendo al sole.
Non avevo tempo per pensare, neanche un istante per riflettere. L’alba stava per sopraggiungere ed io già non indossavo l’anello che conteneva i miei poteri.
Sotto gli occhi di Blanche, mi lanciai nel baratro verso Nolan.
Udii un borbottio di disaccordo con quel mio gesto. Non desiderava che morissi con il Principe, in un martirio apparentemente senza senso. Stavo mandando all’aria i suoi piani, ancora. Forse anche per questo, mi gettai nel vuoto con un po’ più di coraggio.
Stavamo cadendo insieme, velocemente in quella inesorabile discesa verso terra.
Il demone era in vantaggio rispetto a me, pochi istanti che facevano la differenza. Non sarei riuscita a raggiungerlo in tempo, lo avrei visto morire davanti ai miei occhi, poco prima che si chiudessero per sempre.
Pesantemente il suo corpo precipitava con tanto di ali socchiuse.
Tentai di allungare le braccia mentre il vento mi feriva ma era inutile. La velocità poi bloccava la mia voce, i polmoni compressi non mi permettevano di chiamarlo. Forse si sarebbe svegliato, forse no. Comunque non potevo provare, inerme, non riuscivo a salvarlo.
Prossimi al suolo, il sole sorse ad est nella limpidezza del cielo sereno. Senza ostacoli all’orizzonte, senza che la luce venisse filtrata da colline o montagne, in un attimo divampò su di noi.
Le ali nere del mezzo diavolo scomparvero in un baleno mentre in altrettanto tempo comparivano le mie. Una marea di piume bianche triplicò la mia stazza, spiegandosi istintivamente per bloccare la discesa. Fecero attrito ma ciò che desideravo davvero era usarle per ottenere una spinta.
Mai impiegate, nemmeno una volta messe in pratica. Non avevo la minima idea di come funzionassero ma dovevo imparare sul campo, se non volevo vedere Nolan spiaccicato a terra.
Una estroflessione di me, un prolungamento del mio corpo che necessitavo di percepire ed imparare a controllare. Dalle scapole fin alla punta dell’ultima piuma, dovevo avvertire ogni parte di loro per servirmene.
Un passerotto lanciato dal nido non riflette su come salvarsi. Il suo primo volo è tutto istinto, stracolmo di voglia di vivere.
Senza pensarci troppo, impennai le mie ali. Le obbligai a chiudersi, a smettere di credersi una mongolfiera. Dovevano invece aprirsi verso l’esterno e colpire l’aria stessa, così da lanciarmi fino a lui. Forti e possenti, obbedirono al comando donandomi velocità. Abbastanza da sbalzarmi verso il corpo del demone, che afferrai per la camicia. Lo portai a me, racchiudendolo con le braccia.
Non sembrava estremamente ferito, eppure non si svegliava. Non ebbi il tempo per farmi domande, vidi le rocce di fronte a me.
Terrorizzata, lasciai che le mie ali agissero. Sbatterono forte, così tanto da farmi male.
La terra fu colpita e i sassi spazzati via dal vento che esse crearono. Una folata di polvere si innalzò intorno a noi, coprendoci mentre ci arrestavamo immobili a pochi passi dal suolo.
Col cuore in gola, posai i piedi sulla valle.
Le ali si richiusero. Caddi, non riuscendo a sorreggerne il peso sulla schiena. Il corpo privo di sensi di Nolan finì sul terriccio con me, non svegliandosi neanche quando sbatté la testa.
Respirando affannosamente raggiunsi il suo petto, ponendo una mano sul cuore per comprendere se fosse già morto.
Batteva. Flebilmente, però batteva.
Era vivo ma pallido, estremamente più pallido del colorito di un demone normale.
Non avevo visto cosa Blanche gli avesse fatto. Esternamente non riportava ferite, eppure sembrava come afflitto da dentro.
China su di lui, con le ali spalancate che proprio non volevano sparire, tentai di capirne velocemente il problema. Possedevo il suo sangue, da un bel po’ ormai. Entrai in contatto con il suo organismo, obbligandolo a svelarmi quale maleficio nascondesse.
Non fu difficile trovarlo.
Magia bianca. All’interno del corpo del Principe, la magia bianca stava divorando le sue carni uccidendolo.
Sussultai, spaventata. Ero impotente.
Mia sorella maggiore padroneggiava sia la magia nera che quella bianca mentre io non ero in grado di curarlo. Non sapevo gestire neanche la mia stessa magia.
Sarebbe morto, di lì a poco. A breve Blanche ed Isaac ci avrebbero raggiunti, finendoci comunque. Non sembravamo avere scampo in alcun modo. Isaac, furibondo dopo essere stato disarmato e quasi ucciso, se Blanche glielo avesse permesso, avrebbe ripreso da dove aveva lasciato con tutta l’intenzione di purificarmi. Lo avrebbe fatto con quel maledetto pugnale, che faceva un gran male.
Il pugnale. Un pugnale intriso di magia nera.
Era caduto poco distante.
Mi volsi di scatto verso le pendici della prima torre. Da lassù il pugnale cerimoniale era precipitato al suolo, finendo fra i cespugli.
Mi aveva colpita, ero entrata in contatto con la sua lama velenosa. Forse potevo richiamarla.
- Pugnale-
Evocai, con il palmo della mano rivolto verso il cielo.
Niente apparve.
Hunter mi aveva insegnato che ogni oggetto possedeva la propria anima, colmo di una vitalità e personalità da comprendere per evocarlo. Questo rendeva l’incantesimo difficile da applicare, pochi godevano infatti delle facoltà necessarie per capire la vera essenza di un’arma.
- Pugnale cerimoniale-
Proseguii. Ancora nulla.
Roteai gli occhi.
Tenuto a lungo in possesso da un egocentrico stregone e infuso dei poteri di una megalomane Principessa. L’arma non avrebbe mai risposto ad un richiamo qualunque, come un semplice coltello.
- Pugnale cerimoniale di Isaac dalla lama ed elsa in argento-
Niente.
- Intriso di magia nera da Blanche-
Aggiunsi.
- Che mi ha quasi uccisa-
All’orizzonte fra i rovi, un oggetto lucente partì a razzo verso la mia mano.
Afferrai l’elsa, congratulandomi con l’arma per aver risposto al richiamo.
Senza perdere tempo ulteriore mi posi nuovamente sopra il ventre di Nolan, quasi immobile.
Il respiro si stava arrestando.
Presi due belle boccate d’aria fresca, incredula da ciò che ero prossima a fare.
Strinsi forte l’impugnatura dell’arma maledetta con entrambe le mani, provando a farmi coraggio.
Chiusi gli occhi, non trovandone abbastanza.
- Scusami-
Mormorai.
Dopodiché lo pugnalai.
 
- Complimenti-
Eruppe Blanche.
Volsi lo sguardo verso di lei, senza estrarre l’arma dal ventre del demone. La magia nera del pugnale doveva entrare bene in circolo affinché combattesse la bianca.
Mentre l’organismo del Principe lentamente smetteva di morire, osservai le vesti rovinate e stracciate di mia sorella. I capelli arruffati, le braccia contuse, le numerose ferite sanguinanti.
Ero certa di non averla lasciata così sulla cima della torre.
- Ancor meglio di quel che speravo-
Affermò, estremamente divertita.
La fissai negli occhi, non comprendendo appieno le sue parole.
Poi scorsi Abaddon e Lilith in lontananza, ben oltre la figura di Sua Altezza Serenissima.
Stavano arrivando, adesso.
Adesso. Stavano arrivando.
Provai una rabbia indescrivibile. La voglia di ucciderli entrambi era forte, incredibilmente forte. Poi ricordai di star maneggiando della magia oscura in quel momento. Probabilmente era l’essenza malvagia a parlare, oppure no.
Abaddon e Lilith sopraggiungevano dalla residenza ed io ero china ad ali spiegate sul corpo di Nolan con un pugnale conficcato dentro la sua pancia.
Fissai loro, poi nuovamente gli occhi blu di Blanche. Non potevo estrarre il pugnale, non potevo scappare, il demone aveva appena ripreso a respirare.
L’addome sanguinava ma non ero preoccupata, sapevo che appena sveglio si sarebbe curato facilmente. Qualsiasi medico lo avrebbe salvato dalla ferita di una lama ma ciò che nessuno poteva contrastare era l’incantesimo di Blanche. Solamente la sua stessa magia, lo avrebbe guarito. Per questo intento, non scappai. Attesi che i suoi servitori fossero prossimi ed osservai il teatrino che la Principessa mise in atto.
- Aiuto!-
Urlò, accasciandosi al suolo.
- Aiutateci!-
Proseguii con le lacrime sul volto.
- La traditrice ha ucciso Sua Altezza!-
Il corpo di Nolan ebbe un fremito, quasi impercettibile. Mi volsi verso di lui, osservando i suoi occhi aprirsi leggermente. Mi vide. Sapevo che riusciva a vedermi.
Gli sorrisi.
Senza parlare, il mio sguardo gli promise che sarebbe andato tutto bene. Era vivo, era salvo.
Fissandolo negli occhi d’oro, lo supplicai di perdonarmi.
Allora e solo allora, estrassi il pugnale.
Non fu piacevole. Il suo corpo si contorse per il dolore, rannicchiandosi con entrambe le mani sulla ferita. Urlò, forte, mentre io mi stagliavo sopra la sua figura con una lama insanguinata.
- Prendetela!-
Gridò la voce di Sua Altezza Blanche.
Alzai lo sguardo, osservando l’angelo caduto Abaddon abbattersi velocemente su di me.
Con una mano mi strinse possentemente la gola, impedendomi di respirare, con l’altra mi afferrò il braccio armato, sollevato sul corpo di Nolan. Con forza mi sbalzò lontano, lontano dal suo padrone. Ad ali spiegate venni lanciata contro le rocce sottostanti la torre, perdendo il pugnale di cui non mi importava più granché. Sbattei la testa, crollando sull’erba. Tossendo, per la pressione subita sul collo, osservai Lilith raggiungere il suo Principe. Preoccupata, enormemente preoccupava, strillava chiamandolo per nome. Si concentrò sul ventre pugnalato, ovviamente non accorgendosi affatto dei residui di magia nera sulla ferita. Credo però che fu capace di percepire quella bianca, infatti alzò gli occhi verso Blanche, poi verso di me.
- Ci ha attaccati!-
Testimoniò, come se ancora stessimo partecipando al mio processo.
- Non sono riuscita a fare di più!-
Continuò.
- Ancora così provata dal precedente attacco-
Si pose una mano sulla fronte, simulando un malore. Abaddon le si avvicinò, tentando di aiutarla. La Principessa rifiutò, affermando che era in grado di continuare, se pur a fatica.
- Ci siamo difesi fino all’inverosimile!-
Espose, con drammaticità.
- Ma ha colpito Sua Altezza con la magia bianca!-
Lilith ed Abaddon mi fissarono, scrutarono soprattutto le mie grandi ali da angelo.
Roteai gli occhi. Certo, come se ne fossi capace.
Cercai lo sguardo di Nolan ma, ovviamente, era svenuto di nuovo.
Utilizzai la forza rimasta per pormi in ginocchio, la situazione non stava certo volgendo a nostro favore. Preoccupata soprattutto dello stato di incoscienza di Nolan, che facilitava estremamente Blanche nel finirlo, mi sollevai in piedi.
- Tenetelo lontano da lei-
Dissi solamente.
Non tentai di scagionarmi, di spiegare. Sapevo che, a quel punto, nessuno mi avrebbe creduto.
Lo sguardo dell’angelo dalle ali nere si perse nel vuoto, non comprendendo.
Blanche smarrì improvvisamente il sorriso, incitando ulteriormente a catturarmi. Abaddon obbedì, muovendosi verso di me.
Ero esausta, non potevo combattere oltre. La testa sanguinava, il fisico stremato, non ero capace di difendermi in alcun modo. Però, tentai di stabilire un contatto con Lilith. Più precisamente tentai di intaccare quei sentimenti, quell’amore che, sapevo bene, Lilith provava nei confronti del Principe che lei stessa aveva cresciuto.
- Qualsiasi cosa accada, non lasciare che rimangano mai soli-
Supplicai, fissando gli occhi di fuoco dell’arcidiavolo.
Abaddon sopraggiunse, tramortendomi.
  
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