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Autore: Supreme Yameta    27/03/2015    3 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Salve a tutti! Ammetto che è passato parecchio tempo dall’ultimo aggiornamento e per questo vi chiedo di perdonarmi. Università, impegni di vario tipo e altra storia mi hanno preso molto, per tanto cerco di elaborare per bene le vicende narrate in questa storia, dato che la reputo la storia principale. Torniamo al capitolo. Siamo giunti allo scontro fra Kisame e Killer B, un combattimento feroce e su cui ho riflettuto parecchio per renderlo ancora più epico di com'è stato nella versione originale; posso solo preannunciare che in questo capitolo avremo la conclusione del combattimento.

Non voglio spoilerare altro materiale del capitolo, altrimenti non ha senso leggere il capitolo. Vorrei comunque avvisare che da questo capitolo in poi, adotterò una presentazione leggermente più seria, spero che questo non sia un problema. Buona lettura a tutti quanti!


Ao tirò un sospiro affannoso. Non era certo la prima volta che si cimentava in una missione di inseguimento, data la sua enorme esperienza in merito, tuttavia, mai si era sentito così preoccupato dalla preda che stava inseguendo. Non solo, Ao non era più in grado di tenere d’occhio l’entourage del Reggente Sesto Hokage, dato che non era in grado di mantenere attivato il suo byakugan per un lungo periodo di tempo; per fortuna, lui era anche un ninja sensoriale e, per questa ragione, non aveva nulla da temere nel caso perdesse di vista la sua preda.

Mentre Ao viaggiava verso la sua meta, si chiese se le cose si fossero raddrizzate per il meglio al palazzo dei samurai. L’uomo non nascondeva l’evidente preoccupazione per l’incolumità della Mizukage, sebbene sapesse che fosse in grado di cavarsela da sola, dato che si trattava di un personaggio con responsabilità enormi per rimettere in sesto il villaggio della Nebbia in tutto e per tutto.

«Spero che la Mizukage faccia attenzione. Non è nella posizione di correre rischi inutili.» aveva commentato a bruciapelo l’uomo.

Ao scosse la testa; la Mizukage era perfettamente in grado di sopravvivere a qualunque cosa, persino lui lo aveva riconosciuto, per tanto non aveva nulla da temere. Ao scosse nuovamente la testa, in modo da non pensare a quel breve dubbio e sforzò sull’inseguimento di Danzo.

Ao si era accorto che la traccia che stava seguendo si stava lentamente indebolendo, questo perché probabilmente il ninja sensoriale al seguito della preda, era in grado di schermare il proprio chakra e quello dei suoi compagni.

«Merda!» sbottò il veterano della Nebbia.

L’uomo fermò la sua corsa e si arrestò per impastare del chakra, in maniera da raccogliere le forze necessarie per sforzare il corpo all’uso del byakugan; la situazione purtroppo non ammetteva alcuna riserva.

All’improvviso, l’attenzione dello shinobi venne catturata da un sibilo crescente verso la sua direzione. Ao alzò lo sguardo e vide un’oggetto volteggiare in aria; si trattava di una falce che roteava pericolosamente verso di lui. La priorità era bloccare la lama. Ao balzò verso l’oggetto; per lui fu un gioco da ragazzi afferrare l’asta della falce.

«Che sia un’imboscata?» si era interrogato l’uomo.

Un fruscio. Qualcuno era uscito dalle fronde degli alberi che si ergevano in quella zona. Ao individuò la figura che lo stava per attaccare e utilizzò l’arma che aveva in mano per sferrare un contrattacco. Tuttavia, non appena Ao entrò in contatto con il suo assalitore, qualcosa accadde nella sua mente, un bruciore lancinante, oscurità ottenebrante; attimi di disagio che potevano costargli la vita, durante una battaglia. Ao si ridestò quasi subito dopo aver percepito questo disagio, ma avvertì chiaramente che ci fosse qualcosa che non filasse per il verso giusto.

«Il mio corpo… Perché non riesco a muovermi?»

Che si trattasse di una tecnica paralizzante? Forse, ma di sicuro Ao si sarebbe liberato in un batter d’occhio, dato che aveva ricevuto un severo e duro addestramento dalle alte sfere del villaggio.

Dopo un poco, Ao si guardò intorno. Del nemico non vi era alcuna traccia e questo era un altro motivo per cui doversi preoccupare. A un certo punto, l’uomo udì dei passi che si infrangevano con la neve al suolo, doveva trattarsi del nemico.

«Fatti vedere, codardo!» tuonò Ao.

Ciò che accadde dopo, lasciò lo shinobi della Nebbia di stucco, dato che si trovò di fronte se stesso che lo fissava con aria spavalda.

«Ma che diavolo…?!» domandò l’uomo frastornato.

Solo in quel momento, Ao si era reso conto che quello che aveva di fronte era proprio il suo corpo, mentre egli vedeva tutto dalla prospettiva di una marionetta, creata con un sacco di iuta e con delle armi legate ai capi; una pozzanghera di fango, nevischio e acqua sporca rifletteva la sua nuova immagine.

«Che cosa mi hai fatto?» chiese Ao.

L’autore del misfatto allora parlò dal corpo appena rubato.

«La tecnica del capovolgimento maledetto del pupazzo. Una tecnica segreta del clan Yamanaka.» spiegò il ladro.

Per Ao allora fu tutto molto chiaro.

«Ora ho capito chi sei. - disse l’uomo. Sei uno degli scagnozzi di Danzo, il tizio del clan Yamanaka.»

«E tu sei un ladro. - replicò Fu Yamanaka. Il tuo occhio è uno dei tesori più preziosi del villaggio della Foglia e sono qui per riprenderlo. Questa è la volontà dell’onorevole Danzo.»

A quelle parole, Ao scoppiò a ridere; questa azione non era evidente dall’esterno, ma i due potevano comunicare reciprocamente, grazie ai poteri percettivi dello shinobi della Foglia.

«È veramente divertente sentirmi dare del ladro da uno che ha tentato di manipolare il consiglio dei Kage. Ciò che appare è invece che Danzo ha perso e che non aveva previsto che io lo smascherassi.» replicò prontamente Ao.

«Il fine giustifica i mezzi. - fu la secca risposta di Fu. Questo è sicuramente una cosa che sappiamo tutti quanti come regola che esiste nel mondo ninja.»

«Non se tutto è a discapito degli altri. - ribatté Ao. Voi della Foglia avete sempre avuto questa concezione di supremazia, rispetto agli altri villaggi. È per questa ragione che siete stati distrutti da Akatsuki!»

Lo shinobi della Radice non lo stette a sentire. Gli era stato insegnato, fin dall’infanzia, che la Foglia avesse una missione messianica di unificare tutte le terre, sotto la saggia guida di un leader carismatico e potente, proprio com’era Danzo.

Fu raccolse un kunai che giaceva al suolo e lo puntò sulla benda posta sull’occhio di Ao, il posto in cui si celava l’importante tesoro che era stato rubato dallo straniero.

«Adesso mi riprenderò il byakugan in quest’occhio. Esso appartiene alla Foglia.» dichiarò l’uomo.

Ao non disse nulla per fermarlo, anche perché non era nelle condizioni di potere agire.

La punta del kunai si avvicinò rapidamente alla benda nera, ma a quel punto, accadde qualcosa che Fu non si aspettava; le due pergamene che Ao era solito legare ai suoi orecchini si erano mosse come per magia, coprendo il prezioso occhio. Si trattava di una tecnica da sigillo molto complessa, la quale reagiva meccanicamente, qualora il prezioso byakugan fosse messo in pericolo, quando Ao non fosse in grado di rispondere delle azioni del suo corpo.

«Sei un tipo molto previdente.» commentò Fu.

Lo shinobi della Radice continuò a insistere, nel tentativo di rompere l’ingegnoso sigillo creato dal ninja della Nebbia; non servì a niente, il sigillo non poteva venire rotto, senza danneggiare allo stesso tempo il prezioso byakugan.

«È tutto inutile. Questa tecnica è stata studiata per resistere anche alle carte bomba. Il mio occhio destro è troppo prezioso, ma questo penso che tu lo sappia già, dato che ti stai impegnando così tanto per recuperarlo.» commentò Ao.

Fu non si perse d’animo. Dato che non era possibile strappare l’occhio nella maniera più semplice, aveva deciso di ricorrere alle maniere forti; un procedimento più rischioso, ma sicuramente molto più efficace.

Ao osservò dalla sua postazione le azioni compiute dal nemico che controllava il suo corpo. I gesti che si svolgevano lo insospettirono parecchio, riuscendo persino a farlo preoccupare.

«Che cosa intendi fare?» chiese Ao.

«Lo vedrai a breve. Fra non molto, perderai tutto e morirai.» dichiarò apertamente Fu.

Ao allora si limitò a osservare in silenzio le azioni svolte dal nemico. Per prima cosa, Fu raccolse la falce, con cui aveva iniziato l’attacco e l’aveva legata a una biforcazione creata da due rami di un albero, tramite delle corde presenti nell’attrezzatura di Ao. Successivamente, l’uomo tagliò parte di quella corda e la usò per legarsi i polsi, usando la bocca.

Ad Ao non servì altro per capire quale fosse il piano che aveva in mente il suo avversario.

«Vuoi decapitarmi...» sibilò l’uomo.

Fu non fece nulla per smentire la conclusione a cui era giunto la sua vittima e si era rapidamente posizionato in una posizione favorevole per eseguire l’operazione, mettendosi su un albero proprio sopra a dove era stata collocata la lama mortale.

«Propri così e non c’è nulla che tu possa fare. - spiegò Fu. Recupererò in seguito la tua testa e la porterò al villaggio della Foglia. Lì, avremo tutto il tempo per sciogliere la tecnica.»

Chiunque avrebbe perso la calma in un momento del genere, poiché se Fu fosse riuscito a portare a termine il suo piano, era finita. Ao invece stava conservando la calma, questo perché era sempre stato uno shinobi dai nervi d’acciaio e stava elaborando un ultimo disperato piano per salvarsi; lasciarsi prendere dalla paura non lo avrebbe di certo salvato, il suo raziocinio sì.

«Sei veramente sicuro di riuscirci?» domandò improvvisamente.

L’attenzione del nemico fu tutta per lui, dopo che si era posizionato in un punto alto da cui gettarsi.

«Che cosa vuoi dire?» chiese Fu.

La preda aveva abboccato all’amo e Ao aveva iniziato l’applicazione del suo subdolo piano; innescare il seme del dubbio nella mente del nemico per confonderlo.

«Sarai abbastanza veloce a rilasciare la tua tecnica? Metti caso che tu lo faccia con troppo ritardo, allora morirai. Invece se lo fai ancora prima, allora io riprenderei il controllo del mio corpo e bloccherei in tempo la lama. Sei pronto a rischiare?»

Fu non rispose; non aveva considerato affatto questo rischio, anche perché si era sempre ritenuto in grado di svolgere tutti i compiti. Inoltre, Fu aveva capito che in realtà quello era un piano del nemico per confonderlo e insinuare il dubbio di non riuscirci. Sicuramente era una tattica rischiosa per un principiante, ma lui non era sicuramente un novizio e poteva riuscirci senza alcun dubbio.

Fu si lanciò verso il vuoto, stentendo il collo verso la direzione in cui era stata posizionata la lama. Adesso tutto si sarebbe svolto in pochissimi istanti e ogni attimo sarebbe stato determinante per convalidare la sicurezza del ninja della Foglia e alimentare allo stesso tempo le speranza del ninja della Nebbia.

I secondi trascorsero e l’impensabile era alle porte, anche quando la Mizukage aveva fatto il suo ingresso improvviso, salvando così il sottoposto da morte certa.

Lo spadaccino Chojūro era accanto alla Mizukage e si rivolse immediatamente ad Ao.

«Capitano Ao, va tutto bene?» domandò il ragazzo.

L’uomo identificato come Ao non rispose, ma si premurò dal distanziarsi dalla Mizukage appena in tempo che la donna potesse agire in maniera propria contro di lui; un chiaro segno che ci fosse qualcosa che non filava per il verso giusto.

«Deve trattarsi di una tecnica che controlla il corpo.» ne dedusse la Mizukage.

Quest’ultima poi si rivolse al presunto alleato.

«Che cosa hai fatto ad Ao? Parla!»

Fu aveva fallito. Non poteva sconfiggere un avversario del calibro della Mizukage, ma non poteva nemmeno perdere l’occasione di acquisire il prezioso byakugan del ninja della Nebbia. Con molta rapidità, allora, Fu afferrò un kunai dalla sacca di Ao e se lo puntò alla gola.

«Non fate mosse azzardate, o il vostro amico morirà!» dichiarò Fu.

La minaccia era ben chiara e non vi era alcun motivo per cui si dovesse sottovalutare l’entità del pericolo, ma la Mizukage non si fece nessuno scrupolo da questo fattore, agendo come avrebbe fatto in qualunque altra situazione.

«Non hai alcuna speranza di prendere l’occhio di Ao. Non lo permetterei in nessun caso, anche a costo della vita. Perciò arrenditi ora che puoi, perché altrimenti sarà troppo tardi.» annunciò la donna.

Fu era stato preso sottogamba. Con la Mizukage presente, le speranze di recuperare il byakugan erano esigue e sarebbe servito l’aiuto dei suoi compagni per tirarsi fuori da quella situazione con il suo bottino ancora intatto; purtroppo, Fu non poteva contare su nessuno, dato che Danzo e Torune erano a chilometri da quella posizione e stavano avanzando rapidamente verso la nazione del fuoco.

«Maledetta vecchia puttana! Hai intralciato i miei piani.» sbraitò furente lo shinobi.

Quella frase fece scattare un nervo scoperto della Mizukage. Se c’era una cosa di cui non si doveva parlare a una donna, l’età era al primo posto, dopodiché seguiva il proprio peso e la situazione sentimentale. Siccome Mei Terumi era sempre stata una donna affetta da complessi di questi fattori, anche perché non riusciva a trovare il suo tanto agognato marito, non reagì affatto bene, quando si sentì dare della vecchia puttana; vecchia soprattutto.

La Mizukage sembrò acquisire una potenza e una velocità repentina con la quale atterrò con violenza il corpo del povero Ao, mettendolo fuori combattimento. Questo gesto aveva forzato lo scioglimento della tecnica di controllo a opera di Fu, il quale tornò immediatamente nel proprio corpo, di conseguenza, anche Ao riacquisì il suo corpo.

Il bentornato nel suo corpo non fu affatto piacevole, dato che la Mizukage aveva ulteriolmente provveduto a graffiare con le proprie unghie tutta la faccia del povero Ao.

«Mia signora, perché mi avete fatto questo?! Non sono stato io a dire queste cose su di lei.» piagnucolò sofferente l’uomo.

«Non osare lamentarti! - tuonò la donna con piglio deciso. Almeno sei tornato alla normalità.»

A rincarare la dose fu l’ulteriore commento di Chojūro.

«Per fortuna la signora Mizukage non ha usato la mia Hikamekarei per colpirla.»

Ao poteva tirare un sospiro di sollievo a tal proposito. Era stato veramente fortunato che la Mizukage non si fosse lasciata prendere la mano, altrimenti adesso sarebbe ridotto peggio che in un colabrodo.

Una considerazione però doveva essere fatta, prima di tornare al villaggio della Nebbia e comunicare quanto appreso al summit dei cinque Kage. L’inseguimento di Danzo era fallito, questo era certo, ma il nemico non era riuscito comunque a mettere le mani sul byakugan di Ao; quest’ultimo era certamente un risultato da tenere conto sia per quanto riguardava la Mizukage, sia Danzo, il quale, non appena prese la notizia, non la prese affatto bene.


*

 

La potenza del chakra emanato dalla forza portante dell’Ottacoda stava facendo sciogliere lentamente tutta la neve circostante, poiché sembrava persino che la forma assunta da Killer B

nella sua seconda versione riuscisse a impaurire la stessa Madre Natura.

Sabo osservava da lontano la mutazione assunta dal suo allievo e ne stava saggiando la potenza anche da quella posizione.

«Così questa sarebbe l’aspetto di una forza portante che compatta il potere di una bestia codata in forma umana. Quel chakra è così intenso che mi chiedo come faccia B a muoversi.» pensò analitico il cantante.

Il suo sguardo si spostò dalle sette code rossastra alla vorace bestia blu, brandita da Kisame. Sembrava proprio che Samehada fosse così affamata da non volere più nemmeno seguire gli ordini impartiti da Kisame, il quale infatti si trovava costretto a trattenere le azioni della sua arma, usando la sua indiscutibile superiorità fisica.

Alla vista della nuova trasformazione della forza portante, Kisame sfoggiò un sorriso a trenta due denti.

«Che potenza. Si vede che sei totalmente diverso con le altre forze portanti. Non ti sei ancora mosso, eppure emani una potenza immane.» commentò estasiato Kisame.

Un altro strattone di Samehada; ormai la mostruosa spada non era più in grado di trattenersi: voleva cibarsi di tutto quel chakra e del suo proprietario.

«Guarda che cos’hai fatto. - ridacchiò Kisame. La mia Samehada vuole divorarti fino all’ultimo osso. Hai idea di come sarà difficile impedirglielo?»

«Sai che me ne importi!» ruggì Killer B.

La forza portante era giunta a uno stadio che non ammetteva alcuno spazio per il rap o per le perdite di tempo. Quello era uno stadio assunto di rado da Killer B, poiché si lasciava andare ciecamente alla sete di sangue dell’Ottacoda; elemento tipico della sua natura bestiale che doveva essere sempre tenuto sotto controllo.

Nonostante i rischi che corresse a mantenere quella forma, B aveva bisogno di togliersi un dubbio e sperava che Kisame potesse adempiere alle sue richieste.

«Dimmi una cosa, piccolo pesce. Sei stato tu a uccidere Yugito?» domandò Killer B.

Kisame aggrottò la fronte; non aveva proprio idea di chi stesse parlando.

«Mai sentito questo nome. Era una forza portante, per caso?»

A B sembrò solo una provocazione alla quale doveva evitare di cadere; l’Ottacoda non si arrestava nemmeno per un istante di smetterla di parlare di Yugito, affrettandosi così a concludere la lotta.

«Non mi prendere per il culo, coglione! Yugito era la forza portante della Bicoda. Sia lei che il gatto erano mie amiche!» ribadì B furente.

Kisame si mise a sghignazzare, il nervosismo del suo avversario lo divertiva molto, anche perché strideva notevolmente con i suoi modi sconsiderati di prima, quelli caratterizzati dal rap e da azioni estremamente rischiose che comunque lo potevano portare alla vittoria.

All’improvviso, a Kisame venne in mente un subdolo piano da applicare per assistere all’esplosione del potere della bestia dalle otto code.

«Ora mi ricordo. Era quella donna che aveva la Bicoda. L’aveva catturata Hidan e già questo significa che non se l’è passata bene. - disse Kisame. Comunque no, non sono stato io a ucciderla, ma se vuoi, sarò io a spedirti da lei.»

Alle spalle della forza portante si materializzò l’esoscheletro di un bue, il cui teschio si posizionò sulla spalla del suo evocatore. L’aria minacciosa di Killer B si era rafforzata ancora di più.

Kisame si sentiva gasato, tanto che si mise molto a ridere.

«Lei era mia amica e voi l’avete uccisa senza alcuna pietà, così come le altre forze portanti! Vi ucciderò tutti!» tuonò Killer B.

B ricordò il giorno in cui aveva conosciuto Yugito, lei stava piangendo in un angolo remoto di un complesso residenziale nel villaggio della Nuvola. La gente l’aveva presa a sassate, un tipico comportamento riservato alle forze portanti, tranne per B, che invece si beccava molto spesso delle uova in faccia e la diffidenza della gente; quella differenza era data dalla sua parentela con il Raikage del tempo. Lui era riuscito a consolarla e a darle forza per proseguire il suo sogno di diventare una grande kunoichi e ottenere il rispetto della gente, proprio come stava facendo lui per affermarsi con tanta sofferenza. Entrambi erano riusciti a realizzare il proprio obiettivo, dopo tanta fatica. B ricordò che avevano festeggiato fino a notte fonda in una delle locande del villaggio e proprio nella medesima maniera B aveva commemorato la morte di Yugito, non appena aveva saputo che era stata catturata da un’organizzazione misteriosa.

«Li avete uccisi tutti. Tutti!» ruggì la forza portante.

Le forze portanti erano morte e per il solo crimine di essere proprio dei contenitori di una grande fonte di potere. La loro vita era sempre stata segnata da angherie e ingiustizie, ma erano andati avanti tutti loro, in un modo o nell’altro e ognuno alla propria maniera. B era veramente contento di quello che aveva ottenuto e di sicuro non si sarebbe fatto catturare, dopo tutta la fatica che aveva fatto.

B scattò verso Kisame. Egli era l’incarnazione della rabbia delle forze portanti decedute e delle bestie catturate da Akatsuki.

«Distruggilo, B!» aveva urlato l’Ottacoda.

Killer B eseguì e scagliò il suo temibile colpo contro Kisame, utilizzando tutta la forza di cui aveva a disposizione. Kisame era pronto per ricevere l’attacco, ma non si sarebbe mai aspettato di ricevere un danno così immenso dal colpo assestato dalla forza portante dell’Ottacoda. Per i due avversari il tempo si era bloccato proprio in quell’istante, fra i due era scoppiata un’ardua sfida su chi avrebbe vinto lo scontro di forza. Entrambi erano fortemente determinati a sopraffare sull’altro a tutti i costi, tanto che si erano messi a urlare con tutta la loro forza, in maniera tale da rendere lo scontro ancora più violento.

Alla fine, la potenza della forza portante prevalse su quella del Mostro della Nebbia, il quale venne investito in pieno dall’esoscheletro del toro, provocando dei danni estremamente ingenti sul corpo di Kisame.

«LARIAT

Kisame venne scaraventato diversi metri oltre la posizione precedente, sbattendo con forza contro il tronco di un albero. L’uomo non si mosse, la ferita che aveva ricevuto era così ingente che nemmeno lui, grande e possente guerriero, era in grado di muoversi correttamente; la neve sotto di lui si tinse di rosso.

Kisame si guardò lo sterno scoperto dalla cappa dell’organizzazione a cui apparteneva; era addittura in grado di vedere le ossa della sua gabbia toracica e ne osservò gli effetti che il colpo del nemico stavano provocando nel suo corpo.

«Che dolore pazzesco!» tossì Kisame.

L’unico aspetto positivo della situazione, fu che Samehada era riuscita a cibarsi del chakra dell’Ottacoda, tanto che Killer B era tornato nella versione con il manto di chakra. Kisame decise di approfittare della situazione, anche perché era stato messo alle strette e non aveva altra scelta che utilizzare il suo jolly per sconfiggere definitivamente l’avversario.

«Quella maledetta spada mi ha veramente stancato! Ha addirittura assorbito il chakra della seconda versione!» tuonò B.

Alche, il maestro Sabo urlò contro l’alleato nell’occasione di sfruttare la condizione dell’avversario.

«Finiscilo adesso!»

Tuttavia, Kisame non diede il tempo a B di assestare il colpo finale. L’uomo era entrato in contatto con Samehada, la quale aveva iniziato a fornire al padrone il chakra che aveva rubato; ciò permise a Kisame di recuperare rapidamente le sue condizioni fisiche, tanto che l’enorme buco lasciatogli da B venne risanato in pochissimi istanti.

«Quel bastardo sta usando il mio chakra per curarsi!» sbottò l’Ottacoda nella mente di B.

Kisame si era issato nuovamente in piedi. L’uomo sentiva di avere la vittoria in pugno, per questa ragione di era messo a ridere, mentre si privava dalla cappa di Akatsuki e si faceva abbracciare dalla massa di scaglie di Samehada.

«Più ti stanchi, più io divento più forte. Questo è il mio segreto per prevalere sull’avversario ed è sempre per questa ragione che la gente mi considera come un cercoterio senza coda!» disse Kisame.

E adesso? Quale sarebbe stata la mossa successiva dell’avversario. Killer B non ne aveva la più pallida idea, ma era giunto alla convinzione che poteva aspettarsi di tutto a quel punto, per questa ragione si stava tenendo sulla difensiva, anche perché l’avversario aveva appena effettuato un segno.

Kisame stava per usare una delle sue tecniche acquatiche per aumentare le sue possibilità di una vittoria assoluta.

«Arte dell’Acqua: Tecnica della Grande Esplosione Acquatica!» tuonò il Mostro della Nebbia.

Kisame gettò dalla bocca una copiosa quantità di acqua, la quale investì di botto i suoi tre avversari, i quali erano impotenti di fronte alla possente tecnica e vennero inglobati in una gigantesca cupola di acqua che si estendeva per una grande lunghezza di chilometri.

«Merda! - sbottò B. Non mi aspettavo una mossa del genere!»

Tutti i partecipanti della lotta si erano elevati nell’immensa massa d’acqua, attendendo le corrispettive mosse per agire in maniera congrua al cambiamento così improvviso del campo di battaglia.

Killer B sapeva che doveva prestare ancora più attenzione alle mosse del suo avversario, proprio perché quest’ultimo stava agendo in una maniera imprevista; doveva assolutamente batterlo, prima di venire soffocati dalla mancanza di ossigeno.

Il maestro Sabo, intanto, aveva usato una tecnica telepatica per comunicare con l’alleato, dato che doveva tenere la bocca chiusa per respirare sott’acqua.

«Devi privarlo di quella spada, B! È quella spada la fonte del suo potere!»

Ma Kisame era un tipo previdente e mentre Samehada veniva inglobata dentro il suo corpo, portando a dovute modificazioni fisiche al corpo del Mostro della Nebbia, l’uomo si era messo a ridere, lanciando un’ulteriore sfida al suo avversario.

«Vediamo adesso come farai a privarmi di Samehada! Dovrai tirarla fuori dal mio corpo!» tuonò l’uomo.

Kisame aveva assunto una mutazione incredibile. Tutta la parte superiore del suo corpo era stata soggetta a mutazioni ben più evidenti che del resto del corpo. Sulla schiena dell’uomo era apparsa una lunga pinna, tipica della razza dello squalo bianco, così come sui suoi gomiti si erano estese altre ripiegature che venivano usate come pinne di supporto. Inoltre, sulle spalle erano spuntate delle branchie, le quali permettevano a Kisame di respirare sott’acqua e persino il suo viso si era incavato a tal punto da sembrare il muso di uno squalo. Per concludere, sia le mani che i piedi di Kisame avevano ottenuto una conformazione palmata ed era addirittura spuntata una coda: era questo che colui che brandiva Samehada aveva accesso, ovvero la possibilità di fondersi con essa, qualora la situazione lo richiedesse e Samehada si fosse nutrita di un determinato quantitativo di chakra.

«Cazzo! È diventato ancora più brutto di prima! Sono così sconcertato, che non riesco nemmeno a fare una rima!» sbottò Killer B.

L’Ottacoda, che stava sentendo quelle rime così desincronizzante nella corrente situazione, si impegnò a esortare il suo carceriere a darsi un contegno e a focalizzarsi sulla lotta.

«Non è il momento di cazzeggiare! Non vedi quanto è potente il suo chakra?!»

«Non ti devi preoccupare, Otto! Anche se me la faccio sotto, ora lo finisco con un botto!» replicò Killer B.

Lui era fatto così; a ogni avversità, egli reagiva di tutta risposta con le sue rime, dandosi così l’input necessario a superare i propri limiti e vincere. Era anche per questa ragione che l’Ottacoda ammirava molto Killer B.

«Ti darò ancora parte del mio chakra, ma questa volta fa attenzione a non fartelo rubare. Sicuramente questo tizio potrà rubare chakra, anche in quello stato.» disse il demone.

«Prima devo preoccuparmi di portare al sicuro il maestro Kin e Ponta. Non potranno resistere a lungo!»

Per un attimo, l’Ottacoda si era dimenticato di loro; non potevano certamente permettere che venissero coinvolti ulteriolmente nello scontro.

Lui era diverso dagli altri cercoteri; per prima cosa, egli non era mai stato una bestia che si caricava l’odio del mondo, proprio com’era suo fratello, l’Ennacoda, anche perché lui era stato fortunato a non possedere alcun briciolo della sua malvagità; inoltre, l’Ottacoda aveva sempre condiviso la sua vita con forze portanti che lo avevano sempre onorato con la loro amicizia, per questa ragione, l’Ottacoda era certamente il cercoterio più pacifico fra tutti e addirittura il più filantropo.

«Allora muoviti, B! Non c’è tempo da perdere!» lo esortò il cercoterio.

B eseguì. La forza portante afferrò Ponta per la coda e il maestro Sabo per la vita, dopodiché iniziò a nuotare verso una probabile uscita, aumentando la sua velocità, attraverso la rinnovata trasformazione della seconda versione del manto del cercoterio.

B nuotò con tutte le sue forze verso la presunta uscita, ma più avanzava, più gli sembrava che la distanza che lo separasse dalla via di salvezza fosse rimasta sempre la stessa; questo proprio non riusciva a spiegarselo.

«Non ci sto capendo un cazzo! Dove diavolo è questa dannata uscita?!» sbottò Killer B.

Un lungo sibilo che si espandeva per tutta la bolla di acqua non sfuggì alle orecchie della forza portante e del suo cercoterio. Killer B si voltò per scovare Kisame che lo stava seguendo a una velocità superiore alla sua.

«Non vuole renderci le cose facili quel bastardo!» sbottò B.

«È chiaramente in netta superiorità in questo ambiente. - commentò l’Ottacoda. Per questa ragione, dobbiamo finirlo il prima possibile.»

«Questo lo so, Otto! - si lamentò B. Ma l’uscita non arriva mai e questi due non resisteranno a lungo!»

B aveva sicuramente una resistenza superiore a qualunque essere umano, data la sua possente stazza e alla sua natura completamente fusa con quella demoniaca della bestia dalle otto code che era sigillata nel suo corpo. Tuttavia, B non si poteva certo paragonare alla resistenza di Kisame, quando si trattava di allungare il periodo di permanenza sott’acqua; ciò significava che anche loro dovevano sbrigarsi a uscire da quella trappola o sarebbero morti.

La tecnica del nemico, comunque, si stava rilevando molto più pericolosa del previsto, proprio perché non si riusciva a capirne il funzionamento, anche perché l’ansia e la mancanza di tempo stavano giocando un brutto tiro ai combattenti; chiunque sarebbe riuscito a governare queste due costanti, avrebbe avuto la possibilità di sferrare il colpo decisivo all’avversario e concludere lo scontro.

A un certo punto, mentre si avanzava verso l’inarrivabile uscita, l’Ottacoda ebbe un lampo di genio e vedendo il comportamento di Kisame, il quale continuava a star dietro di loro, senza compiere una mossa decisiva, giunse all’illuminazione.

«Credo di avere capito, B. - dichiarò il demone. Questa bolla di acqua ha come centro quel tizio squalo e dato che ci sta sempre appresso, significa che anche la bolla si muove assieme a lui.»

«Che tipo bastardo! Oltre a essere un codardo è anche un brutto bardo!» commentò Killer B a tal proposito.

L’Ottacoda sospirò; certe volte il suo carceriere era veramente insostenibile.

«Comunque, se riusciamo a fermarlo, possiamo lasciare questi due qui e in automatico usciranno dalla bolla.» disse il cercoterio.

«E come pensi di fare?» domandò l’essere umano.

L’Ottacoda aveva la risposta pronta.

«Sei tu il suo obiettivo, per questa ragione non ha alcun interesse sull’animale e Sabo. Lasciali qui e nuota verso la direzione opposta. Sono sicuro che quel tizio ti seguirà e i nostri amici usciranno dalla sfera d’acqua.»

B si fidava ciecamente del giudizio del suo titanico amico, per tanto eseguì il consiglio appena udito. Il demone codato lasciò Ponta e Sabo in mezzo al nulla, dopodiché si fiondò verso Kisame, preparandosi a combatterlo con tutte le sue forze.

Lo scontro che stava per avvenire fra i due non era stato previsto dall’Ottacoda.

«Che diavolo stai facendo, B?!» sbottò il demone.

«Lo devo fermare! Non posso permettere che questo coglione sfrutti Ponta e il maestro Kin per colpire me!» spiegò Killer B.

Nessuno poteva loro assicurare che Kisame non avrebbe giocato quella subdola carta per confondere loro le idee e metterli alle strette, anche a costo di arrivare persino a uccidere i due amici.

Killer B aveva deciso di eliminare quel dubbio dalla radice e si avviò a colpire Kisame con tutta la sua forza.

L’attacco a viso aperto della forza portante non era stato previsto da Kisame, il quale però non si scompose nemmeno per un secondo, ritenendosi perfettamente in grado di gestire la situazione, fin tanto che lo scontro avveniva nel suo habitat naturale.

«Hai voglia di combattere, vedo!» tuonò il demone squalo.

Kisame aumentò la velocità e si scagliò contro l’avversario, dopodiché strinse il pugno e colpì l’avversario, il quale aveva agito in maniera sincronica alla sua. Il colpo aveva provocato una forte onda d’urto che smosse tutta l’acqua della sfera, tanto che B venne sbattuto a diversi metri da Kisame, a causa dei forti movimenti del flusso acquatico.

Nel frattempo, il demone senza coda aveva appena congiunto le mani, preparandosi a usare una delle sue devastanti tecniche basate sull’arte dell’acqua.

«Arte dell’acqua: Tecnica dei Cinque Squali Famelici

Cinque grossi squali fatti d’acqua apparvero alle spalle del suo evocatore, il quale li manovrò verso il suo obiettivo, con il fine ultimo di provocargli ingenti danni; inoltre, quei squali erano molto speciali, perché erano in grado di assorbire il chakra dell’avversario.

Killer B non si era lasciato intimorire dalla tecnica utilizzata dal nemico e replicò all’attacco appena ne ebbe l’occasione. Il demonio aveva ingigantito le sue braccia, le quali avevano subito un’ulteriore mutazione, così da raggiungere l’aspetto di quelle del demone dalle otto code. Usando quei particolari arti, B aveva completamente schiacciato gli squali creati da Kisame e si era concentrato sull’avversario vero e proprio.

Kisame sghignazzò; la forza portante dell’Ottacoda lo incuriosiva ancora di più.

«Sei veramente unico. - iniziò l’uomo di Akatsuki. Il fatto che tu sappia mutarti a piacimento nel tuo cercoterio, ti rende veramente degno del titolo di “forza portante perfetta”! Non ho mai visto nessuna forza portante con un controllo del proprio cercoterio come il tuo.»

La forza portante dell’Ottacoda non si lasciò influenzare dalle chiacchiere dell’avversario e diresse le sue braccia gigantesche contro il suo avversario.

«Prendi questo, bastardo! Coglione!» tuonò Killer B.

Kisame schivò il colpo senza nessun problema. Quando era fuso con Samehada e combatteva in acqua, egli poteva muoversi alla stessa velocità di Madara. Per questa ragione, l’Akatsuki aveva rapidamente ingaggiato uno scontro fisico ravvicinato con la forza portante.

«Sei troppo lento, Ottacoda!!» tuonò Kisame.

B cercò di bloccare il suo avversario con tutte le sue forze, tramutando persino le sue code nei tentacoli del cercoterio, con i quali avvolse tutto il corpo del nemico, dopodiché lo tirò a sé, in maniera tale da allontanare il globo acquatico dal maestro Sabo e da Ponta.

A un certo punto, Killer B sentì che le forze lo stavano lentamente abbandonando, tanto che non riusciva più a sostenere il secondo stadio del manto demoniaco, così tornò al primo stadio, mentre la sua mente stava iniziando ad annebbiarsi.

«Merda...» sbuffò il ninja della Nuvola.

Kisame stava di nuovo rubando il suo chakra.

«Quando sono fuso con Samehada, sono in grado di rubare il chakra del mio avversario, anche solamente toccandolo. Non lo senti? Sono ancora più veloce di prima!» commentò Kisame ridendo.

La situazione era addirittura peggiorata e non si riusciva a vedere una via d’uscita dal problema, sennonché l’uso della potenza bestiale dei cercoteri; ci si stava riferendo alla portentosa Teriosfera. Malgrado ciò, Killer B non voleva ricorrere a quel potere, poiché il colpo avrebbe coinvolto anche i poveri malcapitati, oltre Kisame.

La decisione di Killer B significava di perdere su tutti i fronti e non si poteva proprio sottostare a questo infausto destino: Akatsuki non poteva vincere.

Il maestro Sabo sapeva che cosa c’era da fare ed era ben cosciente dei rischi che stava correndo, ma non aveva importanza. Armato di tutto il suo coraggio, il cantante usò la sua tecnica telepatica per comunicare con l’amico.

«Fallo, B! Non preoccuparti per me e Ponta, sappiamo badare a noi stessi!»

Anche l’Ottacoda stava perdendo il fiato a esortare il proprio carceriere all’uso del colpo più letale di un cercoterio.

«Non trattenerti, B! Usa la Teriosfera! Usala o quel mostro ci ucciderà!»

Invece Killer B non dava segno di volere dare ascolto a entrambi; non avrebbe messo a rischio nessuno delle persone a lui care. Tuttavia, egli non voleva proprio morire, anche perché era una persona molto legata alla vita e ben conscia che le persone che aveva perso, si erano sacrificate per salvargli la vita, quindi morendo avrebbe vanificato la loro morte; era giunto in un limbo.

L’Ottacoda pensò a lungo su che cosa dire per convincere il suo amico ad agire per il bene di tutti, nonostante gli ingenti rischi che stavano correndo. Giunto a quel punto, il demone dalle otto code si trovò costretto a ricorrere agli estremi rimedi, benché ciò che stava per fare qualcosa che riteneva estremamente imbarazzante.

L’Ottacoda iniziò a muoversi proprio come faceva il suo amico cantante, attirando appunto la sua attenzione stupefatta.

«Forza, B! Fagli vedere che sei un vero K-I-L-L-E-R!!» sbottò il cercoterio.

Killer B era rimasto veramente senza parole; mai avrebbe immaginato di sentire il rap del suo amico demone, dato che quest’ultimo lo aveva sempre odiato.

«Fratello...» commentò l’uomo allibito.

Lo shinobi della Nuvola era talmente felice di avere sentito quella frase dall’amico che non riusciva nemmeno a contenere tutta la sua gioia, per questa ragione si mise a urlare come un forsennato.

«Maledizione, B! Il mio orecchio!» si lamentò il demone.

Nonostante la grave situazione, Killer B non riuscì a trattenersi nel formulare una delle sue rime per far festa al suo caro amico.

«Evvai, fratello! Finalmente ti sei tolto questo fardello e adesso tocca a me creare un bel po’ di macello! Io sono Killer B e tu sei l’Ottacoda, per quel coglione dello squalo è giunta la sua ora!»

Killer B si era finalmente deciso a fare sul serio, nonostante le infinite problematiche che avrebbe comportato l’uso della Teriosfera; la sua filosofia era sempre stata quella di proteggere i suoi amici a ogni costo, usando con tutti i suoi poteri per farlo.

La forza portante mutò istantaneamente nella sua forma nella versione numero due del manto demoniaco, cogliendo di sorpresa il suo avversario, il quale non si aspettò proprio di subire un colpo di Teriosfera in maniera diretta.

«Come diavolo fai ad avere ancora tutta questa energia?!» sbottò Kisame.

B aveva la risposta pronta.

«Finché si tratta di romperti il culo, non mi arrenderò mai!»

Il colpo della Teriosfera partì, causando un rimbombo potentissimo che si espanse per tutta la sfera acquatica, tanto da destabilizzarne la struttura e permettere finalmente alle tre vittime di uscire da essa e tirare le tanto amate boccate di ossigeno. La sfera acquatica invece si spostò verso la parte opposta alla forza portante, insieme alla sagoma del suo evocatore, il quale era stato colpito in pieno dal colpo.

Killer B era tornato nella sua forma umana; aveva consumato molto chakra, dato che Kisame si era dimostrato un avversario molto temibile. B tirò un sospiro di sollievo, perché nonostante l’avversario fosse così pericoloso, egli era riuscito a sconfiggere con la sua portentosa Teriosfera e non aveva alcun dubbio sulla sua sconfitta.

La forza portante si voltò verso di due amici che stavano tossendo con forza, a causa dell’overdose di acqua che aveva riempito tutti i loro polmoni.

«Ora puoi riprenderti, Kin. È finita.» dichiarò Killer B tutto contento.

Il maestro Sabo osservò per un attimo il suo allievo. Non c’era motivo per dubitare della sua dichiarazione, anche perché era risaputo che nessuno era in grado di sopravvivere a un colpo diretto con una Teriosfera.

All’improvviso, il fragore provocato dal movimento di una copiosa massa d’acqua aveva attirato l’attenzione dei presenti, i quali avevano alzato lo sguardo verso il centro dell’enorme massa acquatica, scorgendo la figura di Kisame Hoshigaki.

L’Akatsuki presentava diverse ferite in tutto il corpo, alcune anche molto gravi, ma se non fosse stato fuso a Samehada, probabilmente non sarebbe riuscito a divorare gran parte del chakra della Teriosfera e sarebbe morto.

«Oh, merda...» sibilò Killer B sbalordito.

Persino l’Ottacoda era rimasto senza parole a tal proposito.

«Questo tizio è veramente cocciuto! È sopravvissuto persino a una Teriosfera!»

Lo scontro non si era concluso, anzi, esso stava per essere portato su una scala di livello maggiore rispetto prima; la prima mossa sarebbe stata di chiunque avrebbe saputo calcolare egregiamente le tempistiche per potere scagliare il suo attacco più potente.

«Devo ammetterlo, Ottacoda. - disse Kisame ansimando. Sei il primo che sia riuscito a ridurmi in questo stato, ma ammetto che è una sensazione che non provavo da tanto tempo! Il mio sangue sta ribollendo!»

Era giunto il momento di Kisame per effettuare un contrattacco, degno della tecnica precedentemente utilizzata dall’avversario.

«Arte dell’Acqua: Tecnica del Dio Squalo!» urlò Kisame.

L’enorme massa acquatica mutò nelle fattezze di un squalo così grande che aveva addirittura sovrastato la montagna che si trovava alle sue spalle, persino tutta la foresta della zona e il suo verso aveva addirittura creato alcune valanghe nelle montagne adiacenti per quanto fosse intenso.

«È veramente arte ninja questa?!» domandò il maestro Sabo terrorizzato.

Al Dio Squalo era stato impartito l’ordine di attaccare il nemico con tutta la sua potenza e l’enorme mostro non aveva tardato a eseguire il comando.

Per questa ragione, Killer B e l’Ottacoda erano partiti di corsa verso la titanica tecnica per fermarlo.

Prima di allontanarsi dalla zona, Killer B si voltò verso il suo amico cantante.

«Allontanatevi!» ordinò l’uomo.

Un attimo dopo, il guerriero correva con tutte le sue forze verso la minaccia incombente, pronto a usare tutte le forze rimanenti pur di contrastarla.

«Al diavolo la prudenza! Fammi uscire fuori!» urlò l’Ottacoda.

Killer B si trovò d’accordo con il suo amico, anche perché, per annientare quell’enorme tecnica, era necessario usare una forza molto superiore a quella a cui aveva ricorso in precedenza; era necessaria la forza dirompente di una vera belva.

La forza portante passò immediatamente al primo stadio del manto demoniaco, dopodiché spiccò un balzo verso l’alto, proprio a qualche chilometro di distanza dalla posizione del Dio squalo.

«È tutto tuo, amico!» comunicò lo shinobi della Nuvola.

L’immenso demone dalle Ottocode prese forma in tutto il suo dirompente aspetto, emettendo un potente ruggito per segnalare il suo ingresso sul campo di battaglia, dopodiché si fiondò rapidamente verso l’enorme massa di acqua, colpendola con un potente pugno, il quale generò un immenso fragore.

Lo scontro fra i due titani proseguì.

Kisame comandò il suo squalo di divorare il cercoterio, così questi sarebbe stato vittima di un contro-effetto della sua tecnica, ovvero la capacità di prelevare chakra dall’ignara vittima. Tuttavia, il compito non si dimostrò per nulla semplice, dato che l’Ottacoda era estremamente rapido, nonostante la stazza.

«Molto interessante! Tu sì che sei un degno avversario per la mia piena potenza!» sbottò Kisame.

L’Ottacoda agì in fretta, sfruttando la natura del chakra del fulmine, attraverso cui il demone lanciò una sbalorditiva bomba elettrica contro l’ammasso acquatico; con quel colpo, l’Ottacoda mirava a stordire Kisame, sfruttando la particolare relazione che esisteva fra elettricità e acqua.

«Vai a cagare!» tuonò il demonio.

Il colpo partì, sortendo l’effetto sperato dai combattenti della Nuvola, che si apprestarono ad assestare un nuovo colpo, intanto che il mostro di Akatsuki era ancora vittima dell’effetto elettrico del campo acquatico.

«Bastardo!» inveì Kisame.

Il momento di assestare il colpo finale era giunto. L’Ottacoda raccolse tutte le sue energie, dopodiché ammassò il suo chakra in un unico punto, creando così una poderosa Teriosfera, con la quale la certezza di concludere lo scontro era assoluta.

«Vai, amicone! Spacca il culo a quel grandissimo coglione!» tuonò Killer B.

Il colpo scattò con tutta la sua potenza, investendo interamente il Dio squalo in un lampo di luce dal quale si attese una successiva tremenda esplosione, la quale però non si palesò mai, perché lo squalo era riuscito ad assorbire tutto il chakra della Teriosfera.

«Porca puttana!» tuonò il demone dalle otto code.

«Povero idiota!!» urlò Kisame.

Il viso di Kisame brillava per la vittoria appena conseguita, ma non perse la concentrazione nemmeno per un attimo e comandò il suo squalo di inghiottire l’Ottacoda, ancor prima che quest’ultimo potesse reagire e scampare alla morsa. Il piano di Kisame andò a buon fine, quindi l’Ottacoda si trovò sommerso da quell’ingente massa d’acqua.

«Maledizione! Sta succhiando tutto il mio chakra! - sbottò l’Ottacoda. Di questo passo non resisterò a lungo in questa forma!»

Le previsioni dell’Ottacoda si realizzarono anche prima del previsto e il titanico demone si era ridotto inesorabilmente nelle sue fattezze umane, benché la coscienza dell’Ottacoda fosse ancora predominante in quel corpo.

Kisame si approfittò della situazione per colpire il suo avversario, assestando una potente spallata contro di lui, dopodiché lo squalo tenne ben stretta la sua preda e iniziò a succhiarli via tutte le energie rimaste.

«Preso!!» esultò Kisame trionfante.

Nonostante la gravosa situazione, Killer B non si perse d’animo e ricorse alle sue ultime energie nel tentativo di sopraffare il suo avversario. L’uomo manipolò il proprio chakra per fare fuoriuscire una coda del suo cercoterio, con la quale avvolse interamente il corpo del nemico.

«Sono io che ti ho preso! Idiota! Coglione!» sbottò Killer B.

La forza portante estrasse una delle sue spade e si apprestò a colpire l’avversario, mentre che era bloccato dalla sua morsa, ma a un certo punto, le forze gli mancarono e B si ritrovò in balia della propria stanchezza.

Kisame sogghignò con malvagia esultanza.

«A quanto pare, stiamo iniziando ad avere problemi di respirazione. - commentò il Mostro della Nebbia. Sarai anche riuscito a salvare i tuoi amici, ma in questa maniera, toccandomi, non hai fatto altro che perdere chakra in continuazione.»

Killer B si sentiva debolissimo, senza più una briciola di energia, con la quale fronteggiare l’avversario; era stato incauto e adesso era anche in serio pericolo.

«Porca troia...»

La presa su Kisame si annullò e questi si distanziò dal suo inerme avversario, limitandosi a osservare il suo premio.

«La forza portante dell’Ottacoda è davvero potente. Se non mi fossi unito a Samehada, probabilmente adesso sarei morto. - fece Kisame. Comunque, riesco finalmente a capire il motivo per cui Samehada vada così matta di questo chakra, anche dopo averne assorbito così tanto. Però, adesso i giochi sono finiti.»

Proprio così, lo scontro poteva dirsi concluso e tutto lasciava presagire che la vittoria sarebbe spettata a Kisame, qualora Killer B non avesse fatto nulla pur di impedirlo.

Era necessario l’intervento dell’Ottacoda per aiutare la sua forza portante a salvare se stesso e il compagno.

«Mi è rimasta una piccola quantità di chakra. Usala e uccidilo!» comunicò il cercoterio.

Killer B espresse un flebile sorriso.

«Perfetto! - esultò l’uomo. Lo farò fuori con un Lariat!»

«No! - tuonò il demone. Non puoi batterlo mentre siamo nel suo habitat naturale. Devi obbligarlo a uscire dalla bolla, così lo potrai colpire.»

Killer B sbuffò amareggiato. Si guardò intorno, ma non vide alcun escamotage da usare per costringere Kisame a uscire dalla bolla acquatica.

«Non sarà facile...» commentò lo shinobi della Nuvola.

«Ragiona con la testa. - insistette il demone. Dobbiamo riuscire a uscire da questo posto per prima cosa. Puoi usare la tecnica dell’inchiostro per annebbiare la sua visuale.»

«Ottima idea, Otto! Farò così!» tuonò il carceriere.

Killer B non perse ulteriore tempo, così effettuò un segno con le mani, cogliendo di sorpresa il suo avversario, il quale però non ebbe il tempo per reagire e venne completamente ricoperto dall’inchiostro sputato in maniera copiosa dalla bocca della forza portante.

B approfittò della situazione per nuotare verso la direzione a lui opposta con tutte le sue forze; doveva raggiungere la via d’uscita più vicina.

«Forza!» ripeté Killer B a se stesso.

Nel frattempo, Kisame era rimasto immobile nella sua posizione e si guardava intorno alla ricerca del suo avversario.

«È chiaramente in difficoltà, per questo ha usato l’inchiostro delle piovre. Purtroppo per lui, non è abbastanza per scampare dalle mie grinfie.»

Le branchie che Kisame aveva sulle spalle si mossero in maniera automatica, di conseguenza, il demone squalo poté avvalersi di un’altra delle peculiarità che aveva a disposizione quando era fuso con la famelica Samehada, ovvero percepire il chakra del suo avversario.

Kisame non ebbe particolari difficoltà a rintracciare la sua preda e, una volta rintracciata, si precipitò verso di lui e iniziò a colpirlo con tutte le sue forze, sfruttando l’immane velocità di cui disponeva mentre era in acqua; lo shinobi di Akatsuki non si arrestò finché non ebbe la certezza che la sua preda era stava finalmente messa fuori combattimento.

«Time out, Ottacoda!» sentenziò Kisame.

L’Ottacoda era stato finalmente battuto dopo quel feroce scontro. Finalmente Kisame poteva tirare un sospiro di sollievo.

La tecnica che manteneva la bolla d’acqua venne sciolta e l’acqua si espanse per tutta la foresta circostante, allagandola e sporcandola dell’inchiostro al suo interno.

Killer B cadde al suolo, inerme. Kisame era proprio di fronte a lui, mentre riassumeva le sue fattezze originali al suo distacco con la sua spada, tenuta ancora per l’elsa dal suo proprietario.

«Non è stato facile, lo ammetto, ma è stato tremendamente divertente combattere contro di te.» commentò Kisame.

L’uomo si avvicinò alla sua preda e la osservò per bene, per accertarsi che fosse stato messo realmente fuori combattimento e che non corresse ulteriori rischi. Inoltre, Kisame aveva deciso di essere prudente, proprio perché la forza portante si era dimostrata una minaccia da attenzionare con cura, senza commettere errori.

Kisame diresse la sua pericolosa spada contro gli arti del suo avversario.

«Sei pericoloso, per questo sarà meglio tagliarti le gambe, prima di portarti da Madara. Vorrei evitare che causassi altri problemi all’organizzazione.»

La situazione era estremamente grave e Killer B stava rischiando veramente grosso.

«Alzati, B! Alzati che siamo nella merda!» urlò l’Ottacoda.

Purtroppo Killer B non riusciva ad alzarsi. Gli mancavano le forze necessarie per scampare all’incombente pericolo. A questo punto, sembrava proprio che non vi fosse uno spiraglio da cui uscire da quel tunnel così pericoloso per la sua vita.

Kisame si apprestò a colpire, ma prima ci tenne a dire una delle sue solite subdole cattiverie.

«Scusami. - disse l’uomo con un ghigno. Purtroppo Samehada non è adatta per i tagli netti, quindi ti farò molto male.»

L’attacco fu sferrato, ma proprio allora, accadde qualcosa di inatteso, che lasciò Kisame senza parole, proprio perché era qualcosa di inconcepibile per lui: Samehada aveva deciso di ergersi a difesa della forza portante dell’Ottacoda.

«Ma cosa…?» squittì Kisame.

Kisame osservò allibito la sua spada. Sembrava proprio che la katana preferisse avere come padrone Killer B, anziché lui. La spada aveva addirittura usato le sue squame per ferire la mano con cui Kisame reggeva l’elsa e ciò aveva ferito molto il Mostro della Nebbia.

«Maledetta, Samehada! - sbottò Kisame. Ami così tanto il suo chakra che lo difendi?!»

Samehada era una katana demoniaca che seguiva il proprio istinto. Essa sceglieva il suo possessore, quando il chakra in suo possesso era di suo gusto, per questa ragione, il suo istinto aveva lavorato automaticamente alla scelta di colui che possedeva il chakra migliore: Killer B era colui che era degno della sua forza.

La spada attorcigliò la sua elsa attorno al braccio di Killer B, in questa maniera gli passò parte del chakra che aveva in precedenza rubato.

Killer B iniziò a sentirsi meglio; man mano che il contatto con Samehada durava, il suo corpo sembrava tornare alla sua antica potenza.

«Le mie forze...»

Per Kisame, quello era un bel guaio. Se Killer B sarebbe tornato al pieno delle forze, per lui sarebbe stato impossibile batterlo, senza l’ausilio di Samehada.

«Maledetta spada!» urlò Kisame.

L’uomo si era fiondato sulla spada che lo aveva tradito e l’aveva calciata lontano dalla forza portante, ancor prima che la trasfusione di chakra fosse portata a termine. In quel colpo, Kisame aveva diretto tutto il suo risentimento verso l’oggetto che aveva sempre trattato con cura, fin da quando lo aveva strappato dalle braccia prive di vita del suo maestro.

Kisame si guardò intorno, fino a quando non fermò il suo sguardo su una delle spade del suo avversario che giaceva vicino a un cespuglio. L’uomo agguantò l’arma, dopodiché si avvicinò alla forza portante con evidenti cattive intenzioni.

«Bene! Facciamo scambio di armi, se proprio ci tieni!» sbottò l’Hoshigaki.

La lama venne sollevata in alto, pronta a effettuare un taglio ben netto sui malcapitati arti dell’inerme forza portante. La lama scattò rapida verso l’obiettivo, ma prima che questa giungesse alla sua meta, un fattore esterno era intervenuto, così da recidere la lama in mano a Kisame, usando uno shuriken infuso di chakra.

Kisame fissò la sua arma, allibito.

«Che diavolo succede?!»

L’uomo si voltò alla ricerca dell’autore di quel misfatto. La sua pelle si accapponò all’istante, non appena si trovò di fronte il Quarto Raikage e le sue due guardie del corpo, C e Darui.

«Appena in tempo!» esultò Darui.

Kisame fece qualche passo indietro; questa proprio non ci voleva. Non solo era in inferiorità numerica, ma adesso avrebbe dovuto vedersela contro il Raikage; non sarebbe stato facile batterlo, anche perché adesso non disponeva più della potenza di Samehada.

«Maledizione! - tuonò Kisame. Come diavolo avete fatto a trovarci?!»

«Con tutto il chakra che avete manifestato, era impossibile non rintracciare la vostra posizione. Sei stato incauto, Kisame Hoshigaki.» dichiarò  C.

Nel frattempo, Samehada aveva potuto fare ritorno al capezzale del suo nuovo padrone e aveva ripreso la trasfusione di chakra, fino a quando Killer B non fu nuovamente in grado di rialzarsi.

Era giunto il momento di porre fine allo scontro.

Killer B si rivolse a suo fratello maggiore; avrebbero usato il loro colpo vincente per finire Kisame.

«Big Brother, facciamola finita!» tuonò la forza portante.

Il Raikage non rispose, tuttavia compì qualche passo in avanti, dando così segnale al fratello minore di essere d’accordo con la modalità adatta per finire il combattimento.

Kisame comprese di essere in trappola, quindi si prodigò a reagire prima che il nemico potesse assestare il colpo decisivo.

«Arte dell’acqua: Grande….» tuonò Kisame.

Il Mostro della Nebbia fu troppo lento e di questa pecca ne approfittarono i due letali fratelli, i quali erano stati enormemente più veloci di lui, poiché armati delle loro speciali armature che aumentavano esponenzialmente le corrispettive abilità fisiche.

I due fratelli avevano bloccato la testa dell’avversario all’interno di una possente morsa, creata dalle loro braccia; questo era il loro colpo migliore, quello per cui tutti i nemici scappavano, non appena li avvistavano, poiché si trattava di una tecnica istantanea ed estremamente brutale.

«DOULBE LARIAT!!»   

Kisame non aveva avuto nemmeno il tempo per completare la sua tecnica, che si era ritrovato con un improvviso mal di testa, provocato dalla rotazione della sua prospettiva visiva. L’uomo non sentiva più il resto del corpo e qualche istante dopo, non avvertì più nulla: la morte era sopraggiunta.

Il nemico era stato finalmente sconfitto e Killer B poteva finalmente tirare il tanto agognato sospiro di sollievo, mentre veniva circondato dai suoi compagni, ai quale si aggiunsero presto anche il maestro Sabo e Ponta, che si erano ripresi dai colpi subiti in precedenza.

«Questa volta l’avete scampata per un pello, sommo B.» commentò sarcastico Darui.

Killer B sorrise; ancora una volta la sua sfacciata fortuna e la sua immensa energia vitale gli avevano salvato la vita e non solo: questa volta aveva anche ottenuto un premio molto interessante, ovvero Samehada.

Il rapper guerriero non poteva non esultare per la vittoria conseguita alla sua tipica maniera.

«Ammetto che non sono stato molto fortunato, perché questo idiota si era anche potenziato, ma alla fine è a terra morto e stremato e l’unico vivo è il sommo B che da tutti è amato!»

I presenti ascoltarono in silenzio le rime della forza portante a loro alleata; ormai erano fin troppo abituati a udire quelle assurde rime che erano tipicamente sue maniere di commentare le cose.

Solo dopo, il Raikage si fece avanti.

«B!» chiamò l’uomo con un ruggito.

Killer B si voltò verso il suo interlocutore.

«Dimmi, Big Brother!» replicò il fratello.

All’improvviso, il Raikage aveva afferrato il viso del fratello e lo stava stringendo con forza, così da fare rendere conto il fratello che ciò che aveva fatto, lo aveva fatto realmente arrabbiare quella volta e che la punizione che stava per infliggergli sarebbe stata esemplare.

«Ora ti insegno io a fermarti dal fare quello che cazzo ti pare!!» urlò il Raikage.

B era tramortito, non riusciva a scampare da quella morsa e suo fratello sembrava proprio non volerlo lasciarlo andare. L’irriverente cantante tremò al solo pensiero della punizione che gli aspettava; per questa ragione, il povero malcapitato si mise a piangere.

   
 
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