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Autore: Opalix    20/02/2005    10 recensioni
Ho pensato di fare una piccola raccolta di aneddoti ispirati alla storia Dangerous Feelings; si tratta di episodi a cui i personaggi fanno accenni nella storia, o semplicemente scene non descritte nella trama. Non so quanti saranno o quali saranno. Alcuni saranno divertenti, altri potranno essere drammatici. Spero che possano piacervi! (Poiché ognuno è una storia a se stante, e poiché li scrivo solo quando mi viene l’ispirazione… non aspettatevi un aggiornamento regolare.)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo primo cookie è dedicato a Ryta Holmes che mi ha fatto venire l’idea, con una frasetta che magari non si ricorda neanche, ma non fa niente, me la ricordo io.
Forse molti criticheranno la scelta di piazzare Draco sulla riviera romagnola, ma per fare le cose più realistiche e divertenti, preferisco sempre descrivere luoghi e modi di vita che conosco bene. E poi in DF ho raccontato più volte che Draco è sempre in fuga e ha girato tutta l’Europa.
Buon divertimento!! Un bacio a tutti quelli che mi recensiscono sempre!

L’AGGUATO DEL CACCIATORE

“Al doni at cascan ados da tôti al pèrt.
Sei fasinante, Gig…
Perché te non ci dici micca permetti un ballo
E tot cal sviolinèd aspunèdi che po’ insòma… ‘sa vut mai
Te ti metti contro il muro e spetti…
E po’, sanza ‘na mosa… at lìv’ un oc’.
E le ragazole, i arìvan tot quanti
Ch’i pèran incalamitate.”(*)
Andrea Mingardi e Luca Carboni
“Gig”

Milano Marittima.
Serata invernale. Quasi Natale.
Luci basse e rosate di un pub babbano… locale di lusso della Romagna-bene.
Uomini e ragazzi in giacca stirata e camicia alla moda. Ragazze inguainate in lucidi e stretti abitini da cocktail. Profumi. Capelli arricciati da parrucchieri esperti. Trucco pesante e unghie smaltate. Gambe lunghe e accavallate, mostrate senza avarizia sotto alle aderenti minigonne.
Da far girare la testa. Forse per il profumo intenso e costoso che riempiva l’aria, mescolandosi all’odore acre delle sigarette, forse per lo scintillio di denti sbiancati e orecchini di brillanti, forse per il riflesso satinato della luce sulle collant di Christian Dior… chi lo sa.

Era solo. Seduto ad un tavolino laterale, posizione distrattamente sexy ed espressione intensa… occhi di ghiaccio bollente. Si guardava attorno, cacciatore che sceglie la preda a cui tendere l’agguato. Capelli biondi, sapientemente spettinati da cospicue dosi di gel, pelle chiara, lineamenti mascolini ma non eccessivamente marcati. Mani curate ma non effeminate… anche questo colpiva le donne. E tutte erano pronte a lasciarsi cadere nella rete, come i biscottini nel latte caldo a colazione… Quel viso, quegli occhi, quell’espressione, quel fascino oscuro, a metà tra il lupo solitario e l’angelo caduto… accecate, ecco come le rendeva, semplicemente incrociando i loro occhi con il suo sguardo metallico: assolutamente incapaci di percepire la parola “bastardo” incisa a caratteri cubitali sulla fronte liscia del bellissimo straniero… il classico tipo di uomo che la mamma ti insegna a riconoscere ed evitare fin dalla tenera infanzia…

Un cacciatore non sempre viene per cacciare… a volte vuole solo studiare il territorio, a volte vuole osservare le abitudini delle prede… a volte non trova la preda adatta a lui.
Ma quella sera Draco l’aveva trovata.
Non era una strega ovviamente: tutte le streghe d’Europa conoscevano, almeno per aver visto una sua fotografia, il suo viso. Per questo Draco frequentava locali babbani quando aveva voglia di svagarsi.
Aveva grandi occhi verde-azzurro, con lunghissime ciglia nere. Capelli castani, tenuti sollevati in un elaborato nodo da fermagli di strass, mentre alcune ciocche arricciate scendevano ad incorniciare la fronte. Labbra carnose, sapientemente dipinte dal rossetto color mattone scuro… lineamenti mediterranei, morbidi e dolci… nasino aristocratico, dalla leggera piega all’insù…
La ragazza ruotò agilmente sullo sgabello.
Classe, senza dubbio classe: abito nero, corto, elegante e non appariscente, sdrammatizzato dal pizzo dell’autoreggente, che spuntava malizioso dallo spacco della gonna; fini bracciali d’argento al polso sinistro, mentre a quello destro si attorcigliava una catenella a cui era appesa la borsetta di velluto rosa; stivaletti della stessa tonalità, dal tacco altissimo… su cui dimostrò di riuscire a camminare con grazia e naturalezza, una volta scesa dal suo trespolo per dirigersi al bancone del bar e ordinare un Bloody Mary.
Sola. Espressione disincantata. Aria di assoluta padronanza di sé e della propria bellezza… preda ideale. Il cacciatore non ama mai le prede troppo facili…e una volta individuata quella giusta, inizia a tendere la rete, senza mai perderla di vista.

E finalmente i loro sguardi si incontrarono.
Verde sul grigio. Smeraldo contro acciaio. Un fenomeno di elettromagnetismo… e improvvisamente lo smeraldo inizia a brillare.
Non c’era nulla di interessante quella sera, per lei. Era uscita con degli amici, ma sembravano tutti così noiosi… Il ragazzo nordico in fondo alla sala aveva catturato la sua attenzione; “Sei mia, stasera…” sembravano dirle con sicurezza quegli occhi chiarissimi, baluginanti nella semioscurità come quelli di un predatore notturno. Amava la sicurezza… tutte le donne sono conquistate da un uomo sicuro di sé… iniziò a guardarlo a sua volta, studiando le sue mosse e i suoi lineamenti.

Il gioco degli sguardi… un classico. Come se Draco non sapesse già in partenza di vincere: appena dieci minuti, e già la donna si allontanava dal balcone e si dirigeva verso di lui.
“Posso?” chiese indicando la sedia vuota, di fronte a lui.
Bella voce, morbida e sensuale.
Draco fece cenno di sì, muovendo quasi impercettibilmente la testa, e osservò il movimento elegante delle curve formose, mentre la ragazza si sedeva. Il tintinnio dei braccialetti, il ricciolo che cadeva sull’occhio e la mano che si muoveva veloce a spostarlo, con un movimento fluido, la ventata di profumo… dolce, aromatico…
“Caterina.” mormorò la ragazza con un sorriso, allungando la mano destra verso di lui.
“Draco…” fu la sua risposta, sussurrata sulla mano di lei, prima di eseguire un impeccabile baciamano.
Il sorriso sulla bocca di Caterina si allargò: aveva modi eleganti il biondino, voce profonda e calda… e ancora quegli occhi accattivanti. E quel nome… un brivido lungo la schiena.
“Sei straniero, vero?”
“Inglese.”
“Non sembra… complimenti.”
“Per cosa?”
“L’accento.”
“Grazie.”
Sorso di Martini.
Sorriso.
“Sei un lord?” tentò di scherzare la ragazza.
“Diciamo di si…”
“Oh…”
Sguardo di ammirazione.
“E tu?”
Caterina rise.
“Romagnola doc. Mio padre ha una catena di alberghi ai lidi ravennati. Non sono una lady, io…”
“Potresti esserlo.”
Altro sorriso. Ovviamente non corrisposto: Draco odiava sorridere, lo faceva sentire un manichino.
“Grazie.”

“Come mai in Italia?”
“Affari…”
“E passi le feste lontano dalla famiglia?”
Draco la guardò attraverso il vetro spesso del bicchiere, i suoi occhi emanarono per un istante un bagliore quasi crudele; Caterina sentì una brivido alla base del collo e lasciò cadere il discorso… tutto ad un tratto non era poi così curiosa di sapere i fatti personali dell’affascinante straniero…
La piccola pista da ballo del disco-pub aveva iniziato a popolarsi e il programma della serata prevedeva anche un po’ di latino-americano; sulle note di una languida rumba, Draco fece alzare la bella romagnola e la condusse in mezzo alle altre coppie.
“Non conosco i passi.”
“Si che li conosci…” mormorò Draco guardandola intensamente.
Con abilità la guidò in figure complicate, attirandola, alla fine di ogni giro, sempre più vicina al proprio viso; quando le loro labbra finalmente si sfiorarono, quasi per caso, Caterina si sentì svenire. Era un sogno… chissà perché nella sua mente, i lord inglesi avevano sempre avuto la carica sessuale di un pezzo di ghiaccio. Questo di ghiacciato aveva solo lo sguardo… il resto era… fuoco, tizzoni ardenti.
Ma le labbra di lui, invece di approfondire il contatto si allontanarono immediatamente, per andare a posarsi sul suo collo, e percorrerlo lentamente fino alla sottile spallina dell’abito.

“Andiamocene.” gli sussurrò col fiato corto.
Era impazzita. Quante volte suo padre le aveva detto di non dare confidenza agli sconosciuti? Per un momento si domandò se il ragazzo non l’avesse drogata… non era abituata ad abbordare ragazzi nei pub… era una brava ragazza, insomma! Di solito, prima di concedersi, pretendeva almeno due uscite, una cena a lume di candela, qualche chiacchierata degna di chiamarsi tale… o per lo meno di conoscere il suo cognome!
“Andiamocene, vieni.” ripetè guardandolo negli occhi.
Si… era impazzita. Non c’era altra spiegazione plausibile.
Lui la seguì al tavolo, e la aiutò a indossare il cappotto; poi agguantò la sua giacca di pelle e insieme si diressero verso l’uscita del locale.

“Hai l’automobile?”
“No. Sono in hotel qui vicino.”
“Sali sulla mia.”
Se proprio doveva giocare pericoloso, preferiva farlo in casa. Gli fece cenno di salire sulla sua Celica nera e mise in moto il piccolo bolide. Pochi minuti dopo la macchina era parcheggiata sotto un grande albergo a Lido di Classe; entrarono nella luminosa hall, quasi vuota, e Caterina si diresse sicura verso l’anziano consierge.
“Paolo?”
“Signorina! Buonasera…”
Il vecchio rispose con un dolce sorriso alla giovane figlia del suo datore di lavoro; nonostante si ostinasse a chiamarla signorina, la conosceva da quando era nata, poiché aveva sempre trascorso sei mesi all’anno in quell’hotel, tutte le sacrosante estati.
“Paolo, la camera 42 all’ultimo piano è libera vero?”
“Direi di si… controllo… si.”
“Dammi le chiavi… dai. E…”
“…lo so, lo so: e non dirlo a papà.”
Caterina fece un enorme sorriso.
“Fuori per le otto.”
“Sarà fatto. Grazie Paolo.”
La ragazza gli mandò un bacio sulla punta delle dita e ritornò accanto al gelido straniero, che aveva seguito lo scambio di battute a poca distanza, appoggiato allo schienale di uno dei divanetti rossi. Insieme entrarono nell’ascensore e sparirono dalla vista del vecchietto.

Entrati nella camera, Caterina richiuse a chiave la porta; voltatasi trovò che Draco si era appoggiato al davanzale della finestra e la stava fissando.
“Allora, che programmi avevi per passare la serata?” mormorò il ragazzo con un ghigno sarcastico.
“Non lo so. Tu che pensi?”

La guardava. La guardava e basta. E tanto bastava per farla sentire già eccitata.
Mio Dio, ma chi diavolo sei?!
Si avvicinò a lui con passo lievemente malfermo… perché lui rimaneva immobile? Perché non faceva cenno di volerla abbracciare… se ne stava lì, guardandola solamente, con un’intensità da far accapponare la pelle, ma le sue mani rimanevano testardamente ferme sul cemento del davanzale. Caterina alzò un braccio, quasi timidamente, e gli sfiorò il collo con la punta delle dita… la mano di Draco scattò velocissima a bloccarle il polso. Con forza la attirò a sé e si decise a baciarla, profondamente e a lungo, lasciandola stordita e senza fiato.
“Ma chi sei?!” sussurrò la ragazza contro le sue labbra.
“Tu chi credi che io sia?” fu l’enigmatica risposta.
Caterina si attaccò di nuovo alle sue labbra, facendo scorrere le mani sottili sul petto ampio del biondo; finalmente sentì che anche le mani di lui iniziavano a giocare sul suo corpo, scendendo leggere sulle cosce e sfiorando lentamente il pizzo delle autoreggenti…
“Sei fantastico…”
Per tutta risposta Draco la sollevò da terra con un movimento fluido, come se la ragazza fosse assolutamente senza peso, e la depositò sul letto, schiacciandola poi con il proprio corpo; con infinita sensualità iniziò a far scivolare la spallina sottile dell’abito dalla sua spalla, seguendo il movimento con le labbra, che accarezzavano leggere la pelle morbida… Il biondo riconobbe il profumo della ragazza e avvertì anche la fragranza dolce di una crema idratante; si sollevò, posizionandosi più comodamente al suo fianco e la attirò verso di sé. Con il movimento, la spallina scivolò ancora di più verso il basso, lasciando che una buona parte della pelle candida del seno facesse mostra di sè; le mani esperte di Draco arrivarono alla nuca di Caterina, prendendo a sfilare dolcemente i fermargli luccicanti e lasciandoli cadere, uno a uno, sul copriletto. Pochi minuti dopo la chioma scura e morbida della ragazza ricadevano sulle spalle… profumava di spray per capelli.
Le mani e le labbra di Draco ritornarono ad occuparsi delle sottili spalline dell’abito, continuando a giocare con esse finchè il respiro di Caterina non iniziò ad accelerare… anche le mani di lei avevano iniziato a torturare i bottoni della camicia di Draco, quasi aspettando impazienti il permesso di slacciarli; quando entrambe le spalline scivolarono verso il basso e il vestito nero non fu più una barriera tra loro, la ragazza si sentì libera di eliminare anche l’ostacolo della camicia.
Le mani di Draco erano dovunque… esigenti e appassionate, eppure mai violente… la ragazza non riusciva a smettere di accarezzare la schiena e il petto di lui: aveva il torace scolpito di uno che ha sempre fatto tanto sport, ma la pelle pallida di chi non ama stare ad arrostirsi al sole… un binomio inaspettatamente eccitante.
Caterina riuscì a invertire le parti, facendolo stendere sulla schiena e chinandosi a baciargli il petto; scendendo verso il basso slacciò la cintura e si impegnò a togliergli i pantaloni. Draco si sollevò sui gomiti a guardarla e lei si rese conto che addosso le erano rimaste solo le calze autoreggenti e il perizoma nero… istintivamente portò un braccio sul seno nudo e si lasciò sfuggire un sospiro di eccitazione. Si avvicinò di nuovo a lui che, gentilmente, spostò il braccio dalla pelle candida dei seni e piegò la testa per baciarli con avidità… Caterina chiuse gli occhi e affondò le dita nei capelli biondi del partner, godendo appieno di quelle sensazioni meravigliose.
E fu di nuovo Draco a prendere il controllo della situazione, costringendola sul letto, sotto di sé e liberandola dagli ultimi pezzi di stoffa… anche i suoi boxer volarono sul pavimento, poco dopo, sfilati dalle mani della donna, ormai impaziente.
Caterina allungò il braccio verso la borsetta appoggiata sul comodino e vi rovistò dentro alla cieca, senza smettere di baciarlo; con un po’ di imbarazzo gli mise in mano un profilattico e lo guardò esitante… non aveva perso la testa del tutto, in fondo.
Draco sogghignò: non avrebbe accettato di interrompere un gioco così coinvolgente, rischiando di rovinare tutto. Rimise il piccolo incarto nelle mani della ragazza e con un movimento veloce si rivoltò sulla schiena portandola sopra di sé. Caterina capì e sorrise: lentamente scivolò verso il basso, baciando ogni centimetro della pelle del ragazzo… arrivata a destinazione, strappò l’involucro e infilò il preservativo con movimenti e carezze sensuali. Si ritrovò, se possibile, ancora più eccitata di prima; risalì, fino a ritrovarsi il viso di lui all’altezza del collo e, mentre chiudeva gli occhi assaporando la sensazione della sua lingua sulla pelle sudata, lo fece entrare dentro di sè.
Il movimento di Caterina sul corpo di lui era lento e dolce, e seguiva il ritmo dei suoi sospiri di piacere… ma Draco era arrivato al punto di volere molto di più: senza staccarsi da lei, capovolse di nuovo le parti e cominciò a dettare un ritmo più sostenuto. La ragazza gridò di piacere, colta alla sprovvista, e cominciò ad ansimare con molta più forza. Dopo un imprecisato numero di lunghissimi minuti sollevò il viso arrossato verso di lui e catturò le sue labbra in un bacio appassionato; quando il piacere che provava raggiunse il suo apice, non riuscì a fare a meno di mordere il labbro inferiore di Draco, anch’egli prossimo al capolinea.
Draco ricadde sfinito su di lei, senza emettere un suono; gocce di sudore impregnavano i biondi capelli ribelli e bagnarono anche la fronte di Caterina, quando lei si sollevò leggermente per baciarlo.
Il cacciatore rispose al dolce bacio della sua preda, ma si staccò da lei quasi subito, alzandosi per dirigersi verso il bagno, dove si concesse una lunga doccia. La caccia era finita, la preda era stata catturata.

********
Draco guardò con indifferenza la donna addormentata al suo fianco, nuda sotto il lenzuolo, con quell’aspetto sbattuto e scarmigliato, ma allo stesso tempo incredibilmente sexy, che solo una donna che ha appena finito di fare l’amore riesce ad assumere. Aveva rimesso i pantaloni e ora se ne stava seduto, appoggiato alla testiera del letto, bevendo un whisky babbano che aveva trovato nel frigobar.
Il profumo costoso di Caterina era ancora percepibile, mescolato a quell’odore inconfondibile che rimaneva sempre nell’aria dopo un incontro di passione. Era stato… coinvolgente. Draco dovette ammetterlo… proprio un ottimo modo di passare una serata… Seccò l’ultimo sorso di whisky, facendo tintinnare leggermente il ghiaccio nel bicchiere, e rivolse la sua attenzione al foglietto di carta posato sulla sua coscia; fece ondeggiare per qualche minuto la penna tra il pollice e l’indice, come a cercare ispirazione, con la nuca appoggiata al muro freddo e la fronte aggrottata. Scrisse di getto poche righe, piegò il biglietto in quattro e lo lasciò cadere sul cuscino, accanto al viso della ragazza, con un sorriso soddisfatto, ripensando a quello che aveva scritto.

Una pioggia di fuochi d’artificio nella notte più scura… così sarà il ricordo di questa notte da sogno nella mia mente… Addio. D.

Sono un mago…ironizzo mentalmente.
La ragazza sarebbe stata presa da un attacco di romanticismo, leggendo un tale biglietto al suo risveglio, si sarebbe sentita eccitata e avrebbe sospirato sognante all’idea di un amante sfuggente e sconosciuto, al pensiero di essere stata scelta per quella notte come preda di un misterioso principe straniero… e sarebbe riuscita a passare sopra alla realtà nuda e cruda, di essere stata usata e scaricata. Nel giro di poche ore. Come ultimo tocco di classe, fece apparire dal nulla un fiordaliso azzurro intenso e lo posò sul biglietto.
Si alzò in piedi, senza svegliarla, infilò la camicia e la riallacciò con calma, senza distogliere gli occhi dalla sagoma di Caterina… si guardò per un secondo allo specchio e si sistemò i capelli biondi, lunghi fino alle orecchie: era inutile, lo sapeva che così diventava monotono, ma proprio non gli piacevano corti e non aveva voglia di farseli crescere come quell’arretrato di suo padre.
Dopo essersi assicurato di non aver lasciato in giro alcun segno della propria presenza, a parte il fiore e il pezzo di carta, lanciò un ultimo sguardo alla bella addormentata pensando che sì, aveva proprio buon gusto, e si smaterializzò.

FINE

(*) Traduzione del testo di “Gig” per i profani del dialetto bolognese:
“Le donne ti cascano addosso da tutte le parti.
Sei affascinante Gigi.
Perché te non le dici mica permetti un ballo
E tutte quelle sviolinate insaponate che poi, insomma… cosa vuoi mai…
Te ti metti contro al muro e aspetti.
E poi senza una mossa tiri su un occhio.
E le ragazze, arrivano tutte quante
Che sembrano attirate da una calamita.”
Un grazie al mitico Mingardi.

   
 
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