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Autore: the_KP_company    12/06/2015    4 recensioni
Mi chiamo Katinnis Everdeen ho 16 anni e sono sopravvissuta miracolosamente ad una cura sperimentale contro il cancro al cervello.
Mi chiamo Peeta Mellark ho 17 anni e un anno fa ho avuto un osteosarcoma un anno e mezzo fa, e mi ha portato via mezza gamba sinistra
[AU] [Leggermente OCC]
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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La sera arriva,

senza preavviso. Avverto una sensazione di timore, di un timore mai provato prima. Non posso aver paura di un appuntamento con Peeta Mellark. Lui è solo un ragazzo, è solo un amico, un conoscente. Probabilmente gli sto simpatica e ha deciso di invitarmi ad un'uscita, ad una mostra d'arte. Mi tormento una ciocca di capelli, attendendo l'arrivo di Peeta. Mi viene da ridere al pensiero di quando stamattina, a telefono, ci chiamavamo "Mr Mellark" e "Miss Everdeen".

Sussulto quando sento il campanello.

Cerco di correre velocemente verso la porta, ma i tacchi me lo impediscono. Prim mi precede e cerca di affacciarsi allo spioncino.

<< Paperella, levati da lì. Sei troppo bassa per arrivare allo spioncino! >> le dico, scherzando. Lei mi lancia un'occhiata minacciosa, ma sorride.

<< E tu troppo goffa sui tacchi per muoverti di un altro millimetro! >> ribatte.

<< Come osi? Io so camminare sui tacchi >> dico ridendo, e con non troppa convinzione. Prim ride di gusto.

 

<< Katniss, ti sei resa conto che stiamo discutendo da mezz'ora e quel babbeo o quella babbea dietro la porta sta aspettando? >> chiede Prim, sbellicandosi dalle risate.

Io rido, poi mi ricordo che "quel babbeo dietro la porta" è probabilmente Peeta.

Mia sorella si affretta ad aprire la porta.

Sì, è lui.

E'Peeta Mellark.

A stento lo riconosco: ha i capelli un po'tirati all'indietro ed indossa una camicia con una giacca e cravatta.

<< Guarda chi c'è, Kat. E'il tuo fidanzatino! >> mormora Prim, ridacchiando e guadagnandosi una mia occhiataccia. Per fortuna se ne va subito in camera sua, dato che doveva dar da mangiare a Ranuncolo.

<< Sei molto più elegante del solito >> dico a Peeta.

<< Si può dire lo stesso di te.>>

 

 

<< Mamma, io e Peeta allora andiamo! >> grido per farmi sentire da mamma, che si trova al piano di sopra.

<< Okay, state attenti.>>

Mi trattengo dal non gridare "Mamma, non ho tre anni" e mi dirigo verso la porta. Devo allontanare al più presto Peeta dalla mia stramba famiglia.

Quando siamo fuori da casa, dico a Peeta: << Un po'strana la mia famiglia, eh? >>.

<< No, perché? >> commenta lui un po'a disagio.

<< Il più normale è il gatto, Ranuncolo >> dico, facendolo ridere. << Andiamo a piedi? >> aggiungo.

Peeta mi osserva come se fossi un'aliena provenuta da Marte. << A piedi fino alla mostra d'arte? No, altrimenti a cosa sarebbe servito portare la mia fiammeggiante macchina? >> mi dice, ridendo.

<< Salga a bordo della mia bellissima macchina,

Miss Everdeen! >> aggiunge.

<< Non cominciamo, Peeta >> taglio corto, salendo in macchina.

 

**

Un'ora dopo io e Peeta arriviamo alla mostra. Il viaggio mi è sembrato interminabile, ma eccoci qui, alla galleria d'arte.

La galleria è più affollata di quanto io ricordassi, e ci sono dappertutto delle guide che somigliano a delle formichine operose. Io e Peeta ci avviciniamo ad un quadro.

<< E'carino >> commento, un po'a disagio. Peeta, per tutta risposta, annuisce distrattamente.

<< Non ti ho mai visto così silenzioso. Che ti succede? >> proseguo.

Lui mi sorride e non dice nulla.

<< E'una galleria d'arte, dobbiamo tacere. C'è ... tanta gente importante qui >> mi sussurra.

Io alzo gli occhi al cielo. Davvero a Peeta importa l'impressione che la gente ha di lui? Mi è sempre sembrato di no. Forse non lo conosco così bene.

 

<< Gente, la sottoscritta si sta annoiando. Peeta Mellark, questo ragazzo accanto a me, mi sta mettendo a tacere perché dice che c'è tanta gente importante qui. Io sono Katniss Everdeen! >> grido. Adesso qualcuno mi butterà a calci fuori da qui, oppure mi rinchiuderà in un manicomio, ma almeno ho movimentato il mio appuntamento.

<< Sei forse impazzita? Che ti è preso? >> ridacchia Peeta.

<< Scusami se cercavo di rendere il tutto più divertente>>.

Stiamo passando in rassegna l'ennesimo quadro: cos'ha di speciale e di diverso dagli altri? E'un dipinto azzurro, che raffigura delle onde e un sole giallo ocra.

<< Disegnavo meglio io a tre anni. E non sono mai stata un asso in disegno, Mellark >> sussurro.

<< Katniss! >> esclama lui, in tono di rimprovero.

Gli occhi stanno per chiudersi.

Non posso addormentarmi davanti a tutti. Non davanti a Peeta, almeno.

All'improvviso vedo un bagliore rosso. Un rosso vivo, acceso.

E'un dipinto. E'un dipinto che si distingue dagli altri.

<< Quel quadro è stupendo! >> dico a Peeta.

<< E'la prima volta nella giornata che percepisco tanto entusiasmo nella tua voce >> ride lui.

Mi avvicino ancor di più al quadro.

Non è particolarmente bello, ma è unico nel suo genere. Rappresenta il fuoco.

Dalla cornice, si levano alte fiamme.

Fisso il dipinto per circa dieci minuti, fin quando Peeta mi trascina a guardare altri quadri e ad "esporre la mia opinione".

<< Di questo? Che te ne pare? >> mi chiede, indicandomi un quadro verde.

<< Il colore è stupendo, il resto non mi piace. Adesso possiamo andarcene? >> borbotto. Probabilmente sto diventando un peso per Peeta. Intuisco dalla sua espressione che portare me in questa galleria è stato come portare una sorellina di due anni piuttosto lamentosa.

<< Preferiresti mille volte essere qui con un'altra persona, no? >> chiedo a Peeta, sorridendo.

<< Sarebbe più comodo e più tranquillo, ovviamente.

Però non proverei le stesse sensazioni che provo con te, adesso >> mi risponde.

Questa risposta è maledettamente giusta.

<< Te la cavi con le parole >> dico.

Come si è potuto intuire, io invece non ne dico una buona.

 

<< Vuoi tornare a casa? >> chiede Peeta.

<< No, ma non ti nascondo che questa galleria d'arte è una noia assoluta! >> rispondo.

<< E se io riuscissi a renderla divertente? >>.

Dubito ci riuscirebbe, dato che le gambe reggono a stento e mi sto quasi addormentando.

<< Provaci, Mellark. Sarebbe impossibile, ma okay >> rispondo, noncurante.

Vedo Peeta che estrae il cellulare dalle sue tasche, poi clicca su "playlist".

Parte una canzone.

<< E'questo il tuo modo di farmi divertire? Farmi ascoltare una canzone? Potresti far di meglio >> rido.

<< E infatti ...>> risponde lui, lasciando la frase a metà.

Subito dopo mi ritrovo al centro della sala.

<< Ti va di ballare, Everdeen? >> chiede.

<< Non sono brava, ma va bene. Farei di tutto pur di non esaminare un altro quadro >> rispondo sorridendo.

Ballo goffamente e ne sono consapevole, ma dopo cinque minuti la musica mi pervade e comincio a rilassarmi.

<< Sei una brava ballerina >> dice Peeta.

Le guide della galleria d'arte ci guardano con perplessità. Mi aspetto che qualcuno ci venga a rimproverare e ci costringa ad andarcene, ma nessuno lo fa.

Si forma un cerchio di persone che ci guardano sbigottite o meravigliate.

<< Sai come metterti al centro dell'attenzione, Peeta >> sussurro.

<< Sono un leader nato, Kitkat >>.

Dovrebbe smettere di affibbiarmi soprannomi.

 

Improvvisamente, le gambe mi reggono a stento, la vista si offusca e la testa comincia a girarmi.

Mi sento come se stessi per crollare a terra.

E non è il sonno.

Sono consapevole che si tratta di qualcosa molto più grave.

<< Peeta, io ...>> comincio a dire.

L'impatto con il cemento è piuttosto violento.

Ho perso i sensi.

 

 

 

 

***

quando mi sveglio trovo ad "accogliermi" un soffitto bianco e spoglio... sembra tanto il soffitto dell' ospedale... aspetta! Ospedale?! Che ci faccio qui?

Mi dimeno nel letto ma una mano pesante mi ferma intimandomi di non muovermi, cerco di calmarmi ma quando capisco in che stato mi trovo inizia a risultare impegnativo: un paio di tubi partono dal mio addome per fornirmi di vari antidolorifici potenti e per quanto posso vedere ho anche una manciata di flebo nel braccio per non parlare di delle dosi di morfina iniettate non so dove... ok, il solito.

il dottore si alza, va alla porta ed esclama: "Ha preso conoscenza, potete vederla"

vedo entrare una Prim con gli occhi lucidi e mia madre con un'espressione angosciata, mi insospettisco "Mamma che succede? Mamma che hai???" "Katniss... mi.. dispiace, io..." balbetta con un paio di lacrime agli occhi "Non sono stata una brava madre, amore, non avrei dovuto per metterti di uscire così tanto... tu sei malata, lo sarai sempre tesoro!" sbuffo, come se già non lo sapessi che il mio amico cancro non mi abbandonerà per un bel pò"Mamma... che è successo?" ora credo di aver paura "Il tumore potrebbe essersi sviluppato in altre parti del tuo corpo... che abbia avuto delle metastasi, ecco... loro hanno detto che ti devono fare ancora un paio di controlli, ma non credo che riprenderai la scuola tornata a casa. Ecco diciamo che le uscite saranno limitate, poche passeggiate e Peeta, bè, lui è qui fuori, dice che vorrebbe parlarti" asserisce mentre io mi sento mancare. Peeta non deve sapere è troppo buono e ha gia sofferto tanto anche lui... no non posso fargli questo. "Mamma digli che sono stanca, non voglio vederlo".

i giorni in ospedale si susseguono tra medici, tac, visite e controlli con la conferma che il mio ricovero in ospedale è dovuto appunto a delle possibili metastasi del mio tumore...

mentre leggo il terzo romanzo della saga che mi ha consigliato Peeta sento una dottoressa parlare con mia madre dietro la porta... ficco il libro sotto il cuscino e chiudo gli occhi mentre tendo l'udito per sentire:

"Le metastasi al cervello, i tumori intracranici più comuni negli adulti, sono 10 volte più frequenti dei tumori cerebrali primari. Si verificano nel 20-40% degli adulti con cancro e sono associate soprattutto con il carcinoma polmonare e mammario e col melanoma.

Queste lesioni sono il risultato della propagazione di cellule cancerose attraverso il sangue e sono massimamente presenti alla connessione della materia grigia con quella bianca, dove il calibro dei vasi sanguigni cambia, intrappolando così gli emboli tumorali.

L'80% delle lesioni si verificano negli emisferi cerebrali, il 15% nel cervelletto e il 5% nel tronco encefalico. Approssimativamente l'80% dei pazienti hanno una storia di cancro sistemico e il 70% presentano metastasi cerebrali multiple." spiega la dottoressa Coin tutto d'un fiato " La ragazza è un soggetto forte ma non presenta particolari sintomi di guarigione, come sa il suo cervelletto ha subito danni irreparabili quindi non saprei che dedurre... le zone controllate non presentano metastasi ma ci mancano i polmoni, il cuore e il pancreas da verificare..." mia madre mi accarezza delicatamente la testa mentre io inizio a preoccuparmi. La dottoressa non è una che cerca di evitarti le cattive notizie... lei le dice e basta! Quindi non siamo mai state grandi amiche o, per così dire, collaboratrici. So solo una cosa certa...

 

devo dire addio a Peeta.

 

 

I giorni all'ospedale trascorrono lenti, anche se Prim mi viene a trovare ogni giorno. Lei dice che non mi vuole lasciare sola un attimo! Sospetto abbia paura di potermi perdere in qualunque momento e voglia godersi gli ultimi momenti insieme. Non nego che in questi giorni la mia depressione stia salendo alle stelle!

Non è solamente per la malattia, per il rischio alto di morte, o i medicinali troppo potenti per il mio fisico esausto. Credo che da quando Peeta se ne sia andato( o meglio, sono stata io a lasciarlo andare), tutto è più grigio del solito. Lo ammetto, mi mancano le sue prese in giro, la sua risata, il suo sorriso, persino quella parte arrogante e insopportabile del suo carattere; so che è colpa mia se lui ora non è qui a farmi ridere. Ho chiesto a mia madre di cacciare via Peeta una decina di volte, ma lui continuava a venire in sala d'attesta e mi aspettava. Mi ha sempre aspettato, credo. Un giorno decisi di farlo entrare per poi chiedergli, in modo molto carino, di uscire dalla mia vita perché stava diventando troppo per me. Io non volevo né dipendere né costringere qualcuno ad affrontare una perdita. Non l'ho più visto da quel giorno...

Mentre penso a questi ombrosi giorni trascorsi,

vedo Prim entrare nella stanza con le lacrime agli occhi.

- Paperella, che è successo?- le domando. Lei esita, facendo salire la mia preoccupazione alle stelle.

- Be', niente, solo...-. Non riusciva neppure a parlare. La conosco troppo bene, purtroppo per lei.

-Già, come no, sei tornata ora da fisioterapia con la Paylor?- dissi.

La mia Prim ha una scoliosi dorsale di una ventina di gradi... roba da poco, ma lei l'ha presa abbastanza tragicamente.

- Oh, Kat! Mi hanno detto che per migliorare la scoliosi ...be', gli esercizi non mi stanno aiutando abbastanza! Quindi dovrò mettere ... il busto - dice lei, abbassando improvvisamente la voce sulla parola "busto".

 

Povera la mia piccola Prim...perché la sfortuna deve colpire sempre noi?

 

-Ehy.. Paperella, dai non piangere, shhh... vieni qui.-

Stringo la mia sorellina al petto, attenta a non urtare nessuna flebo.

-Non voglio diventare una persona di plastica, Kat...- dice lei. Quelle parole mi colpiscono, non è mai stata così tanto spaventata e allo stesso tempo saggia.

- Tu non sarai mai una persona di plastica... non dire mai più una cosa del genere! Magari io fossi bella come te...- le dico.

Lei scoppia a ridere in una risata fragorosa, poi mi dice: -Certo, come no! Vorrei io essere come te!-

Non potrei mai resistere senza la mia Prim che mi rallegra la giornata.

 

 

Vedo mia madre entrare nella stanza e alzare le tapparelle, prima abbassate per non disturbare una Prim dormiente.

-Vieni amore, devi fare una tac.. oggi controllano il cuore, sai, è essenziale verificare che vada tutto bene e poi sarà tutto finito... spero, ok?- mi dice.

Guardo mia madre. E'stanca, chiaramente non dorme da giorni. Sono un peso così grande, è tutta colpa mia! Ho cacciato Peeta, ho fatto disperare Prim e ...mia madre si sta pian piano struggendo dal dolore, per la terza volta.

Ormai non può andare peggio di così.

Un paio di tac dopo qualcuno bussa (nuovamente) alla porta, e quando quel qualcuno entra vorrei sprofondare nel lettino... è Peeta con una mazzo di denti di leone in mano.

Lo guardo scossa, senza capire, mentre lui sorride e si siede nella poltroncina di fianco al letto. La poltrona è di un vede acqua spento, triste come il luogo in cui si trova.

Peeta posa i fiori sul comodino di legno plastificato. Successivamente, inizia la conversazione con un "Ciao, Everdeen."

lo lo fisso per qualche minuto, in silenzio.

- Ranuncolo ti ha mangiato la lingua? So che ti odia, ma ha proprio esagerato questa volta!- scherza. Per fortuna Prim sta ancora dormendo, Peeta si sarebbe guadagnato una sua occhiataccia. Mia sorella tiene così tanto a quel gatto.

-Che ci fai qui?- sbotto, infastidita.

Stavolta è Peeta a tacere.

-Ti avevo detto chiaramente che...- continuo, ma vengo interrotta.

-Si, lo so, non me ne sono dimenticato... ma sono pronto a soffrire per qualcuno che mi renderebbe la persona più felice del mondo, anche solo per pochi minuti. Sai, Katniss, tutti un giorno ce ne andremo! Soffriremo in ogni caso. Ti giuro che preferirei perderti standoti accanto che saperlo da qualcun altro. Non ho paura di questo, perché ti amo, Katniss.-

Resto zitta, con un'espressione basita scolpita sul mio volto.

- E lo so che con questo potresti rovesciarmi la flebo in faccia o metterti a urlare a qualche infermiera che cercavo di molestarti. Tu sei una ragazza di fuoco, proprio come il quadro che contemplavi alla mostra d'arte. Non sei proprietà di nessuno, e hai paura di bruciare tutti. E'per questo che cerchi di limitare le vittime... ma sappi che il tuo fuoco non deve per forza scottare, potrebbe riscaldare un cuore quasi morto di freddo... quindi, ti prego, dammi una possibilità...- continua lui.

 

 

Non parlo, nonostante l'espressione afflitta di Peeta.

- Sei sempre stato bravo con le parole - commento, stupidamente. Sono completamente incantata dalle sue ultime frasi ..."la ragazza di fuoco".

- Non era esattamente la reazione che attendevo, ma grazie - scherza lui. - Allora, hai deciso? - continua.

Io sospiro, in modo leggermente tragico. Non so cosa fare, non so bene quali sentimenti provo per Peeta e ho quasi paura di sembrare stupida.

- Davvero faresti tutto questo per me? Rischieresti ... -

-Rischierei tutto. -

-Se un giorno ...be', se un giorno dovessi andarmene, tu ti dispereresti. Non voglio farti del male, voglio proteggerti. Il mio fuoco, come dici tu, esploderà. Probabilmente, dopo che io me ne sarò andata, non mi ricorderai più. Avrai una nuova vita. -

 

Peeta abbassa lo sguardo. - Non voglio avere rimpianti - dice.

- Io ...non so cosa fare. Tu ...insomma, io ...potrei - mormoro, confusa.

- Devi dire sì o no - mi dice. - Una di queste parole. Sii sincera-.

 

-E'troppo complicato ... Non so dirti. Non penso a nulla, adesso, solo a quando il mio fuoco esploderà. Non posso pensare a un sì o a un no. E'una scelta importante, potrei pentirmene. -

 

Provo a darmi una risposta. Vorrei rispondere "sì" istintivamente, ma il "no" continua a tormentarmi. La seconda opzione sarebbe meglio, significherebbe proteggere Peeta.

- Io non mi arrendo con te, ragazza di fuoco. Poniamola in modo diverso, allora - ride.

- Ti ascolto - rispondo esausta.

-Tu mi ami. Vero o falso? - chiede.

Fisso per un po'di tempo la stanza, poi cerco di concentrarmi. Vero o falso? Cosa provo per Peeta? I miei sentimenti sono veri o falsi? Ci rifletto talmente tanto, che Peeta ad un certo punto sta per andarsene, ma riesco a bloccarlo.

- Ho la risposta - gli dico, un po'titubante.

- Sono tutto orecchi ...Vero o falso? - chiede.

-Vero - rispondo. - Assolutamente vero - ripeto.

   
 
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