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Autore: caitlin_snow    25/06/2015    1 recensioni
I protagonisti della storia sono il nostro amato Tom Hiddleston e Vivian Hartley, una giovane organizzatrice di eventi con un bimbo di tre anni e la vita organizzata al millesimo di secondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un amore di organizzatrice

 

Capitolo IV

 

«Ciao Vivian, ciao Harry!» Ellen, la maestra, li accolse all'ingresso dell'asilo. «Come stai, amica? Non hai una bella faccia»

Vivian diede un bacio ad Harry prima che il piccolo sgusciasse dentro dai suoi amichetti e dall'altra maestra. «Mia madre vuole sequestrare Harry per un week-end, per portarlo fuori città, dalla mia prozia»

«Ma è magnifico!»

«E se sentisse la mia mancanza? Se gli succedesse qualcosa? Se avesse bisogno di me?»

Ellen ridacchiò: «Ok, ora calmati, altrimenti ti viene un infarto. Harry sarà con i tuoi genitori, non sarà solo ed abbandonato. Esistono i telefoni e le chat. E poi va fuori città, non in Vietnam. Staranno via solo qualche giorno!»

Vivian si afflosciò come un palloncino bucato: «Sono troppo apprensiva?»

«Giusto un pochino! È normale, Vivian. Però non succede nulla se per una volta lo lasci con i suoi nonni. Non preoccuparti e soprattutto, non sentirti in colpa!»

«Ci proverò! Comunque – precisò – lo lascerò partire solo se vorrà. Di certo non lo obbligherò». Ellen scosse il capo, divertita e rassegnata mentre rientrava nell'asilo e Vivian si allontanava per andare al lavoro.

Quando arrivò in ufficio, trovò Blake ad attenderla. «Cosa ci fai già qui? L'appuntamento è alle 10»

«Ciao anche a te, simpaticona!»

«Scusa, ciao Blake! Come stai?»

«Bene, tu? Sono venuto prima perché voglio analizzare con te i menu che ho portato»

«Dovevo immaginarmelo, sei troppo perfezionista»

«Senti chi parla! Dai, muoviti!»

I due si sistemarono in ufficio e Blake la assillò con mille domande e variazioni, per cercare di preparare un elenco che potesse soddisfare Emma.

«Giuro che se mi fai ancora una domanda sulle tartine al tonno, userò il tuo collo come antistress e non la pallina che sto stritolando ora!»

Fu in quel momento che Ashley bussò alla porta ed annunciò che Emma e Tom erano arrivati. «Entrate pure! Grazie Ashley. Ciao Emma, Tom, vi presento Blake, lo chef nonché responsabile del catering». Mentre Vivian faceva le presentazioni, vide Ashley lanciare una breve occhiata al lato b di Tom per poi farle un occhiolino. Era un caso disperato.

«Salve ragazzi, piacere di conoscervi». Il cuoco strinse la mano ad entrambi, poi i quattro presero posto attorno al un tavolo rotondo che Vivian aveva strenuamente lottato per avere nello studio. Aiutava i clienti a sentirsi a loro agio.

«Dunque, il nostro Blake ha miliardi di proposte da farvi per il menu, ma prima, immagino voglia sapere se avete qualche idea»

«Io pensavo – disse Emma – a qualcosa di non troppo elaborato. Dopotutto è una serata di beneficenza, non di gala»

«Perfetto – annuì Blake – è quello che pensavo io. E volete fare una vera e propria cena o un buffet?»

«Questo è un bel dilemma. Tu cosa proporresti?»

«Secondo me – si intromise Tom, senza distogliere lo sguardo da Vivian – un buffet è meno impegnativo. Così le persone mangiano e se ne vanno quando vogliono, senza dover attendere le varie portate»

«Questo – disse Vivian – può essere un vantaggio ed uno svantaggio. Se la gente non si sente “obbligata” - mimò le virgolette con le dita – a rimanere per poter mangiare, se la svignerà quando vuole, in sordina, senza sganciare un centesimo»

Tom la guardò sorpreso e ammirato: «A questo non avevo pensato»

«E se facessimo un buffet e una cena?»

Blake scosse il capo: «Troppa roba. Risulterebbe un evento troppo incasinato. Potremmo fare un buffet ed aggiungere il momento torta e brindisi ad un orario preciso, così la gente sarà costretta a rimanere se vuole gustarsi una delle mie fantastiche torte!»

Vivian si illuminò: «Sei un mago! Sarà un brindisi di ringraziamento per aver partecipato all'evento e per aver contribuito alla causa, così si sentiranno in colpa e metteranno mano al portafogli».

Tom rimase in silenzio, mentre ascoltava sua sorella, lo chef e Vivian discutere delle varie pietanze con una cura ai limiti del maniacale. Quella donna non lasciava assolutamente nulla al caso: era una perfezionista all'ennesima potenza. Proprio come lui. Ed era bella. Continuava ad ammirarla con discrezione (sperava), osservandola in ogni minimo dettaglio e movimento. Si soffermò sugli occhi scuri, attenti e dinamici e sul movimento delle sue labbra, illuminate da un sottile strato di burrocacao.

«Bene, il menu è deciso – disse Vivian – ora dobbiamo andare a vedere il teatro. Prendiamo una sola auto?»

«Sì – disse Blake – però la mia! La tua è un porcile, Vivian, senza offesa!»

«Certo che non mi offendo, Blake! Emma – aggiunse seria, rivolta alla giovane Hiddleston – se vuoi, possiamo sentire qualcun altro per la cena»

Emma e Tom scoppiarono a ridere e i quattro si diressero verso l'auto di Blake e al teatro.

L'incontro fu più che soddisfacente, visto che Mrs Lovett, la responsabile del teatro, aveva deciso di non far loro pagare nulla proprio perché voleva che il denaro raccolto finisse tutto all'asilo.

Quando uscirono dal teatro, era quasi ora di pranzo e Blake si massaggiò teatralmente la pancia. «Bene, c'è altro da discutere? Io avrei una certa fame»

«Già che siamo qui – disse Vivian – potrei fare un salto all'asilo, così parlo alle responsabili dell'idea e magari riesco a sgraffignare anche qualche disegno»

«Ma Vivian!» Blake la guardò, facendole gli occhi dolci. «Io ho fame»

«Se tu, Emma e Tom volete rientrare, per me non c'è problema. Tanto ho già il menu definitivo e la bozza del preventivo, quindi non mi servi più. Almeno fino al giorno della cena». Gli fece l'occhiolino e si rivolse agli altri due. «Siete soddisfatti del programma? Direi che è stato deciso tutto, quindi, se non c'è altro...»

«Vivian – disse Emma, sorridendo – abbiamo fatto tutto! E in pochissimo tempo» aggiunse con tono meravigliato e ammirato.

Tom guardò l'organizzatrice interrogativo: «Scusa, se Blake se ne va, tu come torni in ufficio?»

«C'è la fermata della metro qui dietro. Oppure prenderò un taxi»

«Ragazzi – Emma li interruppe – io devo andare! Ho appuntamento con la mia agente tra 20 minuti»

«Non c'è problema, Emma! Ti invio il preventivo entro sera e ti faccio sapere quello che mi diranno le responsabili. E – aggiunse – ti invierò le foto dei disegni, così potrai scegliere quali usare per i biglietti»

«Sei un mito!»

Blake la abbracciò brevemente. «Come sempre, sei un mito. Ci sentiamo per i dettagli, ciao Vivian»

«Ciao Blake, ciao Emma, ciao Tom».

Blake e Emma si incamminarono verso l'auto, mentre Tom rimase fermo. Poteva farsi scappare un'occasione del genere? «Vengo all'asilo con te, se posso»

«E poi come tornerai... ovunque tu debba tornare?»

L'uomo le sorrise: «C'è la fermata della metro qui dietro. Oppure potremmo dividere un taxi».

Vivian annuì, cercando di dominare la sensazione di disagio che la pervadeva. No, a pensarci bene, non era proprio disagio, era... agitazione. Tom Hiddleston la agitava. Aveva sentito il suo sguardo puntato addosso per gran parte dell'incontro e, mentre all'inizio si era sentita sotto esame come organizzatrice, più passavano i minuti, più si sentiva osservata come donna. Non che lei si fosse risparmiata, in effetti. Ma, d'altronde, quando le sarebbe ricapitato di poter avere sotto gli occhi un così affascinante esemplare di maschio adulto?

Chloe Johnson, un'attraente donna che passava la quarantina, fu più che lieta di parlare personalmente con Vivian. Aveva molto a cuore i bambini che stavano nella sua struttura e non voleva assolutamente che fossero sottoposti ad inutili stress, ma le rassicurazioni della donna la fecero sorridere, sollevata.

«Chloe, possiamo chiederti qualche disegno? Avevamo pensato di realizzare dei biglietti di ringraziamento personalizzati»

«Certo, venite con me». I tre uscirono dall'ufficio e si incamminarono lungo il corridoio, quando un piccolo turbine biondo li raggiunse. «Michael, cosa ci fai qui?»

Il piccolo si immobilizzò all'istante. «Signora Johnson mi sono perso»

«Non fare il furbo con me. Sei scappato dalla mensa?»

«Ci sono gli spinaci!» L'espressione schifata del bambino fece sorridere Vivian che si chinò di fronte a lui.

«Michael, se vuoi crescere forte, devi mangiare gli spinaci, anche se non sono tanto buoni»

«Ma a me non piacciono»

Tom si chinò all'altezza del piccolo: «Se mangi gli spinaci, diventi forte come Braccio di Ferro!»

Il bambino guardò l'attore inclinando il capo. «Chi?»

L'attore rimase sbalordito: il bambino non conosceva Braccio di Ferro?

Vivian si intromise: «Ti dirò un segreto: non piacciono neppure a me, però li mangio perché fanno bene. Ti fanno diventare super forte!»

Michael le fece un sorriso timido: «Mi fai compagnia mentre mangio?»

Vivian lanciò uno sguardo a Chloe che si strinse nelle spalle. «Ma certo! Però devi dirmi dov'è la mensa, perché io non lo so!»

Tom rimase a bocca aperta. Vivian ci sapeva fare con i bambini! Era dolce e materna e Tom si trovò a pensare che sarebbe stata una madre meravigliosa.

«Te la cavi bene con i bambini»

«Grazie! Non sono poi così difficili da gestire»

Tom ridacchiò: «Non ne sarei così sicuro»

«Con il lavoro che faccio, riuscire a capire le persone è fondamentale per gestire la situazione al meglio. I bambini sono solo... adulti in formato ridotto»

«Talento naturale».

Vivian sorrise distrattamente, mentre aiutava il piccolo Michael a mangiare.

I due si fermarono ancora qualche istante, mentre i bimbi, curiosi e agitati per la presenza di due sconosciuti, finivano il pranzo e sparirono quando fu l'ora del riposino. Salutarono Chloe ed uscirono carichi di disegni dei bimbi.

«Se vuoi, i disegni posso darli direttamente io a mia sorella»

«Veramente – disse Vivian, stringendosene alcuni al petto mentre salivano su un taxi – a Emma pensavo di inviare le scansioni. Così, quando avrà deciso, potrò dare gli originali al tipografo che farà le sue magie con lo scanner per aumentare la risoluzione o chissà che altro. Sai, stramberie da hacker»

«Quindi dovrai fare le foto a tutti questi disegni?» Vivian annuì. «Se vuoi, posso darti una mano»

«Non se ne parla! È il mio lavoro, Tom»

«Mi farebbe piacere aiutarti»

«Davvero, non...»

Ma Tom la interruppe, guardandola con gli occhi carichi di speranza. «Per favooore»

Quel tentativo di corruzione la fece innervosire: «Tom, fa parte del mio lavoro, lo faccio io, senza storie»

L'uomo fece un sorriso mesto. «Scusa, non volevo offenderti»

«No, non mi hai offesa!» Vivian gli sorrise con calore, cercando di rimediare allo scatto appena avuto. «Solo che... Mi da fastidio che qualcuno si intrometta nel mio lavoro. So che ti vuoi rendere utile, però dovresti aiutare tua sorella, non me. Potresti aiutarla a scegliere le immagini quando ve le avrò inviate»

«Ottima idea! Sei fin troppo gentile, con me»

Vivian gli fece l'occhiolino: «Chiamala deformazione professionale». I due si salutarono fuori dalla Charlevents e Tom fu tentato di chiederle un appuntamento, ma si trattenne.

Non era da lui essere impulsivo.

Era una persona posata e razionale, che meditava a lungo prima di agire e che non si buttava a pesce in esperimenti sentimentali.

 

 

L'angolo della piaga.

Eccomi con il quarto capitolo.

L'organizzazione dell'evento prosegue. E Vivian e Tom si studiano.

Entrambi con i piedi ben piantati a terra, si stanno prendendo le misure. Mentre Vivian è più guardare, ma non toccare, Tom sta già pensando a come agire.

Ho solo una piccola nota. C'è una citazione direttamente da un film che personalmente adoro, proprio come lo adora anche il nostro Tom. Chissà se qualcuno la trova ;)

Vorrei ringraziare tutti/e i/le lettori/trici che dedicano il loro tempo alla storie. E grazie per le recensioni passate e (spero) future!

xoxo

caitlin_snow

   
 
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