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Autore: hunterd    14/07/2015    6 recensioni
La prigione è caduta, così ora Daryl e Beth si trovano a percorrere una nuova strada loro due da soli, tra le difficoltà di un mondo che già stava mettendo a dura prova le loro capacità di sopravvivenza. Cosa potrà esserci, nel loro futuro, a dargli la forza per continuare il loro cammino?
Sarà lungo la strada, che forse troveranno la risposta che cercano disperatamente entrambi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Eccomi con un nuovo capitolo che piano piano, tra le tante cose, introdurrà anche un pò di nuovi personaggi. A tal proposito, ho pensato che in fondo posterò una sorta di legenda, almeno all'inizio, così potrete ricordarli meglio mano mano che si affacciano alla ribalta.
Ci tengo a ringraziare tutte quelle lettrici che hanno messo la storia tra preferite/ricordate/seguite, ma anche chi semplicemente legge, perchè non pensavo che sareste state così tante!
Un particolare grazie anche a tutte quelle che mi fanno lo splendido regalo di lasciarmi una loro recensione, al di là che possa essere negativa o meno, mi incoraggia a fare sempre meglio per non deludere le vostre aspettative!
Adesso vi lascio al capitolo e vi rimando allo spazio che mi ritaglio in fondo.
Buona lettura.
Laura




Io sono un guerriero e troverò la forza

Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"







A svegliarmi del tutto era stato il suono di qualcosa che avevo quasi dimenticato: lo sciacquone del water. Se prima dell'apocalisse, qualcuno mi avesse detto che un giorno quel suono mi avrebbe procurato un moto di gioia, probabilmente gli avrei risposto di farsi ricoverare in una clinica psichiatrica e di farsi seguire da un bravo dottore.

Ma l'apocalisse era arrivata, portandosi via la vita che ognuno di noi aveva dato per scontata, per cui il poter disporre nuovamente di un bagno vero, era stato un valido motivo per ringraziare Dio di quanto ci era stato offerto.
"Papà, se fossi stato qui con me, probabilmente lo avremmo ringraziato insieme, magari intonando una delle canzoni che più ti piaceva cantare", sapevo che pensieri di quel tipo mi avrebbero solo fatto soffrire di più, ma nonostante mi sforzassi di evitarli, loro arrivavano puntuali e crudeli, facendomi ripiombare in un dolore che niente avrebbe mai potuto cancellare davvero.
- Ah, ti sei svegliata finalmente.
Ovviamente non mi ero affatto dimenticata della presenza di Daryl, solo che quando era sbucato dal bagno mi ero irrigidita subito perchè non avevo certo digerito il modo in cui mi aveva trattato la sera prima.
- Se vuoi mettere qualcosa sotto i denti, ti devi sbrigare.
Nonostante ce l'avessi avuta con lui, non ero stata capace di nascondere la mia sorpresa nel vederlo però così... in ordine. Bè, forse non era stato proprio il termine giusto, perchè capelli e barba erano rimasti esattamente com'erano, solo più puliti, ma i jeans e la canotta nuova che aveva indossato gli avevano dato decisamente un aspetto meno "selvatico".
Ecco, quello era un termine che mi ero ritrovata ad associare spesso a lui nei giorni che avevamo trascorso nella foresta, dove lui era stato sicuramente molto più a suo agio rispetto ad ora che ci trovavamo in quella stanza confortevole.
Lo vedevo, infatti, aggirarsi come un leone in gabbia, proprio come se stesse cercando di non farsi soffocare dalle pareti che lo circondavano.
- Magari avresti anche potuto svegliarmi prima, no?
Ero stata indecisa se rivolgergli o meno la parola, ma dato che lui non mi aveva risparmiato i suoi soliti commenti acidi, avevo deciso di non farlo nemmeno io.
Avevo creduto davvero che i rapporti tra di noi potessero diventare più facili, ma non stava affatto succedendo e la cosa aveva ulteriormente peggiorato il mio umore.
- Non sono la sveglia di nessuno, okay?
Ci eravamo guardati apertamente negli occhi, stavolta, forse entambi cercando il modo di scaricare la tensione dovuta a quella prima giornata che ci aspettava nella nostra nuova "casa". Sapevo che non era la giusta definizione per il posto in cui ci trovavamo, ma volevo credere con tutta me stessa che forse più avanti lo sarebbe potuto diventare.
- Oh, no, certo! Per carità, non sia mai che ti venga spontaneo fare qualcosa di gentile! 
Avevo volutamente sottolineato il concetto di gentile per dargli dello stronzo, visto che non ero disposta a passare sopra al suo comportamento.
- Sono già stato gentile ad aspettarti, ragazzina.
- Beth! Tu il mio nome lo hai già imparato da un pezzo no, giusto? Allora vedi di usarlo per piacere, perchè quel "ragazzina" non suona molto meglio di "zuccherino" o di "dolcezza" o di " giovane puledra"!
Gli avevo snocciolato tutti i modi in cui ero stata chiamata dagli altri uomini sinora incontrati e che mi pareva di aver capito avessero infastidito anche lui.
- Ma tu sei una ragazzina a conti fatti.
Più che il modo in cui me lo aveva detto, era stato lo sguardo che mi aveva lanciato a farmi incazzare del tutto. I suoi occhi mi avevano rivelato che una parte di lui, e non sapevo quanto grande, lo credeva sul serio.
- Allora sai che ti dico? Vaffanculo, Sig. Dixon!
Ero balzata giù dal letto con uno scatto che lo aveva fatto irrigidire, forse credendo che stessi per aggredirlo come avevo già fatto quella notte in cui ci eravamo scontrati, ma io mi ero semplicemente limitata a fargli un'altra volta il dito medio, mettendoci tutta la rabbia possibile, prima di voltargli le spalle per andarmene in bagno, facendogli capire che per me non valeva più la pena parlargli.
Solo che non ero riuscita a varcarne la soglia, perchè strattonandomi per un braccio, Daryl mi aveva rigirato verso di lui.
- Dimmi, Beth, quanti anni hai esattamente?
Due cose mi avevano fatto imbestialire ancora di più, facendomi divincolare dalla sua presa e fulminandolo con lo sguardo: la prima era l'aver sottolineato il mio nome per darmi un contentino come se fossi stata davvero una bambina capricciosa, la seconda che avevo intuito dove volesse andare a parare con quella domanda.
- Avanti, rispondi! Quanti sono, eh?
"Sai una cosa, Beth? In realtà mi sono fatto un'idea su cosa potesse fare prima Daryl, ma non credo di voler sapere se ho davvero indovinato. Meglio continuare a credere che fosse un meccanico... o magari un tatuatore. Sì, ecco cosa gli chiederò la prossima volta..."
L'espressione a metà tra rabbia e determinazione che aveva sfoggiato in quel momento, mi aveva riportato alla mente quello che mi aveva detto di lui una volta Zack, forse anche intravedendo una parte di verità perchè di sicuro il passato di Daryl non era quello di un santo. Solo che questo non mi aveva impedito di rispondergli a tono prima, per cui non mi sarei trattenuta certo adesso, quando comunque avevo capito che a me, anche se in maniera contorta, ci teneva sul serio.
- Ma sei davvero convinto che sia l'età anagrafica a stabilire la maturità di una persona? No, perchè se così fosse, tu ne dovresti avere la metà dei miei, allora!
Avevo rotto gli argini, perciò avevo deciso che gli avrei detto esattamente quello che pensavo di lui.
- E sai perchè? Perchè sono i bambini che non sanno gestire le loro emozioni, e allora cinque minuti prima ti dicono che vogliono essere tuoi amici e cinque minuti dopo, invece, se lo stanno già rimangiando! E tu fai esattamente così con me! Non faccio in tempo a pensare che sta andando meglio, che tu mi ferisci l'attimo dopo!
- Un bambino io, eh? Perchè tu adesso, invece, non sembri affatto una ragazzina che punta i piedi perchè non sta ottenendo quello che vuole, vero?
Mi ero sentita così ingiustamente accusata, da non riuscire quasi a parlare, soffocata dalla frustrazione di non riuscire a capire che cavolo gli passasse esattamente per la testa.
- Fammi capire, secondo te chiedere un pò di gentilezza è sinonimo di immaturità? Perchè a me non sembra di stare chiedendo nient'altro!
Mi aveva lanciato un'occhiata che non ero riuscita ad interpretare, solo che non c'era stato modo di approfondire il discorso, perchè un bussare deciso aveva fatto azzittire entrambi.
Il tempo di capire l'un l'altro chi sarebbe andato ad aprire, era stato sufficiente perchè altri colpi risuonassero con insistenza. Alla fine mi ero mossa io, forse pensando che Daryl avrebbe potuto riservare un'accoglienza decisamente peggiore a chiunque si fosse trovato di fronte.
- Ciao, Beth. Mi spiace aver interrotto la vostra discussione, ma se volete approfittare della mensa, dovete scendere praticamente adesso.
Quando avevo aperto la porta mi ero ritrovata davanti Violet, una delle due ragazze che mi erano vicine per età, e che avevo conosciuto il giorno prima insieme a tutti gli altri abitanti della base.
- Grazie, Violet. Io e Daryl ci stavamo giusto sbrigando...
Una specie di grugnito, a cui io ero ormai abituata, aveva attirato invece l'attenzione di Violet, facendole sporgere la testa in cerca probabilmente di Daryl.
- Scusa, hai detto qualcosa?
L'ultima cosa che mi sarei aspettata era che gli rivolgesse direttamente la parola, tra l'altro con un tono deciso e insieme provocatorio, perchè il resto della frase era stata chiaramente "se hai da dire qualcosa, dilla ad alta voce, se no stai zitto".
- Non -  ho - fame.
La risposta gelida, e ben scandita forse per sottolinearne ancora di più il tono duro, era arrivata nello stesso momento in cui mi si era affiancato, reclamando la mia totale attenzione, dato che mi aveva preso per un braccio e trascinata qualche passo indietro con lui.
- Ti aspetto fuori dall'edificio. Raggiungimi appena hai finito, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere niente, perchè Violet si era nuovamente fatta sentire.
- Ma potrà parlare con me o qualcun'altro, nel frattempo, o dovrà tenere la bocca cucita?
Lo sguardo di Daryl si era offuscato solo per un attimo, ma a me era parso comunque di vedere del dolore nei suoi occhi, dopodichè era tornato impenetrabile e soprattutto fisso su di me, come se Violet non avesse nemmeno parlato.
- La password della stanza te la ricordi?
Questa volta avevo annuito velocemente, più che altro perchè avevo capito quanto sforzo gli stesse costando non reagire al modo di fare provocatorio di quella ragazza, che seppure giovane come me, rimaneva per lui una completa estranea, perciò qualcuno da annoverare comunque sulla lista degli eventuali "cattivi".
- Okay, allora ci vediamo tra poco.
Quello che non avrei saputo spiegare ad altri, era come riuscisse a farmi passare da uno stato di totale rabbia verso di lui, a uno di totale sollievo per il fatto che potessi contare su di lui al cento per cento, ricordandomelo con parole che ad altri sarebbero potute sembrare minacciose, ma che a me invece suonavano chiarissime.
Perciò gli avevo annuito nuovamente, mentre lui senza aggiungere più nulla, e soprattutto senza degnare Violet di uno sguardo, era uscito dalla stanza caricandosi in spalla la sua inseparabile balestra.
Mi aveva detto che girare armati, o meno, lì alla base era una scelta personale, per cui aveva raccomandato anche a me di portarmi sempre dietro almeno il mio coltello.
- Ci mancava davvero un altro stronzo paranoico come il tuo uomo, Beth.
Mi ero quasi stupita che Violet l'avesse lasciato andare via così, senza dirgli più nulla salvo lanciargli una lunga occhiata quando lui le era passato accanto.
- Come se non fossimo già pieni di testosterone e cervelli regrediti all'età della pietra quando si rapportano con le loro compagne.
Quelle affermazioni mi avevano riscossa dalla visione di Daryl che si allontanava lungo il corridoio, facendomi reagire a quel senso di abbandono che mi aveva colto immediatamente.
- No, io e Daryl non stiamo insieme in quel... senso.
Quando avevo incrociato lo sguardo indagatorio di Violet mi ero ritrovata ad arrossire, perchè mi aveva fatto sentire come se stessi cercando di smentire qualcosa che invece era chiaro.
- No? Allora che cosa sarebbe lui per te, scusa? Perdona la franchezza, Beth, ma se c'è una cosa che mi ha insegnato mio padre e su cui sono d'accordo, è che di questi tempi è meglio non perdersi più in chiacchiere, ma andare diretti al punto.
Ovviamente era stato lo stesso Baker a presentarci Violet come sua figlia, mano mano che ci aveva fatto conoscere tutto il suo gruppo di sopravvissuti. Avevo intravisto una certa somiglianza tra loro due, non tanto nel viso, essendo quello del Capitano sfigurato, più che altro nello sguardo, nella stessa intensità con cui fissavano il loro interlocutore.
- Lui è... bè... sarebbe...
Mi ero incartata perchè all'idea di definirlo "amico" qualcosa dentro di me si era ribellato, suggerendomi che quella parola non bastava a definire ciò che rappresentava per me, dal momento che era molto più complicato il mio rapporto con lui.
- Ho capito, non lo sai nemmeno tu. In ogni caso, non ero certo venuta per farti un interrogatorio su questo, in fondo mi basta sapere che ci stai insieme di tua spontanea volontà, qualsiasi sia la natura del vostro "rapporto".
Decisamente avrei dovuto trovare il modo di definire il mio rapporto con Daryl al più presto, perchè non volevo certo che tutti equivocassero la situazione, specie in ragione del fatto che ci aveva già procurato dei guai con Kidd, e non volevo che potesse ricapitare con altri.
- Ero venuta solo per dirvi che era tardi. E adesso lo è ancora di più, perciò se non scendiamo entro cinque minuti, Jake chiude la mensa e tu rimani a stomaco vuoto.
Il suo cambio repentino di atteggiamento, da quasi accusatorio a totalmente sorridente, mi aveva spiazzato abbastanza, però avevo deciso di non lasciarmi influenzare nel giudicare il suo carattere, dal momento che sapevo quanto potesse irritare, e spiazzare a sua volta, l'atteggiamento di Daryl se non lo conoscevi almeno un pò.
- Mi cambio al volo, in effetti preferirei non rimanere a stomaco vuoto.
Più che fame la mia, era forse più l'idea di quello che avrei potuto trovare per colazione, dal momento che avevo potuto constatare la varietà di cibo che ci avevano dato per cena la sera prima, quando ci avevano fatto avere della pasta, verdura e carne non in scatola, ma fresca.
- Sì, okay. Ti aspetto qui fuori, così poi ti faccio da guida e ti racconto un pò di cose nel frattempo.
All'improvviso mi sentivo intimorita, ma insieme desiderosa, di conoscere il più possibile di tutto ciò che mi aspettava fuori da quella stanza, così avevo infilato al volo jeans e maglietta, scegliendoli tra i due cambi puliti che mi avevano dato. Quando Violet mi aveva visto, il suo sorriso si era accentuato.
- Anche stavolta ho azzeccato subito la taglia! Tra i vari compiti che svolgo, c'è anche quello di guardarobiera.
Mi aveva fatto l'occhiolino, facendomi per un attimo sentire come se fossimo più due compagne di stanza all'università che non due perfette estranee che si trovavano a condividere un destino avverso.
- Sai com'è, qualche incarico da "donna" me lo sono dovuto comunque assumere, ma l'importante è che non sono finita in cucina. Ho sempre odiato cucinare, pensa che prima mi facevo un sacco di paranoie all'idea che quando avrei messo su famiglia, comunque un minimo mi sarebbe toccato!
A quel punto era scoppiata proprio a ridere, riuscendo a far sorridere anche me solo nel sentirla.
- Mio padre dice che probabilmente sono l'unica che è riuscita a trovare il lato positivo di tutto questo casino, e cioè che non sarò costretta a vivere una "relazione" normale a tutti gli effetti.
Mentre aveva iniziato a farmi strada, non aveva smesso di essere allegra, però avevo capito che qualcosa di più serio le era passato per la mente, perchè dopo un minuto di silenzio, mi aveva nuovamente sorpreso.
- In un certo senso ha anche ragione, perchè se le cose non fossero andate così, non credo che avrei mai preso in considerazione un tipo come Ryan.
Probabilmente dovevo aver avuto scritto in faccia che non potevo avere la minima idea di cosa avesse voluto dire, perchè si era data subito la pena di colmare quel vuoto mostrandomi un'espressione in parte divertita e in parte maliziosa.
- Ryan... Connor.
Okay, era riuscita a sorprendermi, perchè avendo visto che qui alla base c'era stato qualche ragazzo molto più giovane, non avrei mai pensato che...
- Mio padre ha fatto più o meno anche lui quella faccia. Forse meno, perchè è più bravo a mascherare le sue emozioni.
Nel frattempo avevamo raggiunto il primo piano della palazzina "alloggi", nome che gli era stato attribuito per differenziarla dalla sua gemella, che aveva ospitato però solo i laboratori di ricerca. Quando Daryl aveva chiesto che tipo di ricerca avessero svolto lì dentro, Baker non aveva esitato a rispondere che si era trattato di ricerche bio-meccaniche, praticamente qualcosa che aveva avuto a che fare con il mito "del soldato perfetto" che l'esercito americano inseguiva da tempo.
"Siamo sicuri, allora, che non sbucherà fuori un fottuto Capitan America in versione vagante?", quello era stato il commento di Daryl, mentre gli era comparso in viso quel ghigno che io avevo catalogato come un suo marchio di fabbrica, ossia "tutto può andare a rotoli, ma se posso prenderti per il culo qualcosa di buono c'è ancora da fare".
- Quindi, Beth? Ti ho sconvolta di più perchè è un bianco o perchè è molto più vecchio di me?
La voce, ora ironica, di Violet mi aveva riportato al presente. Cosa mi aveva sorpreso di più, in effetti? Non che fossi mai stata razzista, però non avevo mai pensato ad una mia eventuale relazione con un ragazzo di colore... men che meno con uomo molto più grande di me.
- Sinceramente avevo pensato che fossi nella mia stessa situazione con Daryl, ma visto che non è così, forse sei sconvolta da entrambe le cose.
Avevo notato come stesse cercando di parlarne disinvoltamente, nonostante avesse accennato al fatto che suo padre non doveva averla presa molto bene.
Mi era venuto spontaneo pensare al mio, a come avrebbe potuto prendere un'eventuale relazione tra me e Daryl... ma no, decisamente era un pensiero talmente strano, che lo avevo accantonato immediatamente.
- Bè, in realtà non credo che sia così sconvolgente nessuna delle due cose. Se vi amate...
Alla fine mi ero aggrappata all'ideale con cui mio padre aveva fatto fronte alla tragedia che aveva investito il mondo, e cioè che se avessimo continuato a credere nell'amore, gli uomini avrebbero trovato la via per risollevarsi e sconfiggere il virus che li condannava ad essere tutti dei mostri affamati ed insaziabili.
- Amare... tu ci credi ancora?
Violet si era fermata un pò prima della porta che recava la scritta "mensa", guardandomi in una maniera che mi aveva fatto sentire a disagio, più che altro perchè mi sembrava volesse affrontare dei discorsi che erano troppo grandi per due che si erano appena conosciute.
- Bè, credo di sì...
- Lo credi o cerchi di convincerti?
Si era fatta quasi incalzante, come se desiderasse davvero che io le fornissi una risposta certa. La cosa mi aveva messo ancora più in difficoltà, e dato che mascheravo male i miei stati d'animo, se ne era accorta subito.
- Scusami, penserai che sono una pazza squilibrata. Prima rido e scherzo, poi ti confido subito che ho una relazione con Ryan, poi ti chiedo seriamente se credi nell'amore... sì, decisamente non una bella impressione... solo che...
Ora era stata lei ad essere incerta e a disagio, tanto che avevo davvero pensato se mi trovassi davanti ad una persona emotivamente instabile. Non mi avrebbe stupito la cosa, del resto, anche perchè io stessa alle volte dubitavo di potermi ancora definire "equilibrata" al punto che ero arrivata.
- Bè, lo hai visto anche tu, qui non è che ci siano tutte queste ragazze con cui parlare a parte Destiny... e lei... bè, diciamo che ha una situazione alle spalle che non le permette certo di considerare l'amore un grande affare. Con Alyssa ed Elizabeth, invece, preferisco evitare l'argomento... non perchè siano due "donne", più che altro perchè la prima aveva una cotta bella grossa per Ryan e la seconda, essendo la sua migliore amica, ancora non sa se deve avercela con me o meno per averglielo fregato.
Quel discorso con Violet mi stava introducendo nelle dinamiche del gruppo molto più di quanto avrei potuto capire solo osservandoli. Se da un lato poteva essere un vantaggio, dall'altro rischiava di influenzare il mio giudizio ancora prima che me ne fossi fatta uno io personalmente. Già scoprire, ad esempio, che Connor era impegnato con lei, me lo aveva fatto vedere sotto una luce diversa, ancora però non sapevo se migliore o peggiore.
- Credo di stare solo peggiorando le cose, giusto? Se vado avanti di questo passo mi gioco per sempre la possibilità di farti credere che sono normale... facciamo un passo indietro, forse è meglio.
L'avevo vista rimettersi in viso l'espressione divertita e maliziosa, quella che me l'aveva fatta apparire particolarmente sicura di sè.
- Fermiamoci al fatto che ho una relazione con Ryan... prendila come un'informazione che ti risparmierà di fare qualche gaffe imbarazzante tipo quella che ho fatto io dando per scontato che stavi insieme a Daryl, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere nulla, perchè le porte basculanti si erano aperte, lasciando sbucare il viso piuttosto arrabbiato dell'uomo che se non ricordavo male, si chiamava Jake.
- Avevo sentito bene, allora! Ti avevo detto di muovere le chiappe, Violet, ma vedo che come al solito te la sei presa con comodo!
Non aveva evitato di lanciare un'occhiata accusatoria anche verso di me, sebbene io non fossi stata responsabile del nostro ritardo, dato che non sapevo bene quanto fossero intrasingenti su orari ed abitudini.
- Jake, rilassati, o Beth penserà subito di te la verità, e cioè che sei acido e scorbutico!
Lui aveva evitato ulteriori commenti, limitandosi a farci un cenno perentorio con la testa di seguirlo dentro, praticamente sbattendoci quasi in faccia le porte che aveva lasciato andare dietro di sè.
- Sul serio, lui è così, non credere che stesse scherzando con me! Però cucina da Dio, e quando mangi la sua roba riesci a perdonargli qualsiasi commento o sgarbo ti abbia fatto in precedenza.
Intanto mi ero guardata intorno, notando come tutto il locale risultasse pulito e in ordine, nonostante fosse stato di una certa ampiezza. Non era stato difficile capire che la maggior parte fosse stata inutilizzata, perchè lì le sedie erano state riposte sui tavoli.
- I posti sono liberi, vi potrete sedere dove volete. Il cibo, invece, viene rigorosamente servito da Jake e il suo vice, Oliver. Ovviamente sono loro due ad avere il "comando" della dispensa, quindi se mai dovesse venirti in mente uno spuntino a mezzanotte, scordatelo, perchè Jake potrebbe farti saltare in aria se solo osassi metterci un piede dentro!
Aveva alzato gli occhi al cielo, ma avevo capito comunque che era un avvertimento piuttosto serio a non infrangere quelle regole di cui anche suo padre ci aveva informati.
Indubbiamente era stato un gruppo molto più organizzato rispetto al nostro, forse funzionava anche meglio, però non avevo potuto fare a meno di pensare che alla lunga sarebbe stata più difficile da sopportare una convivenza così rigorosa.
- Anche Jake e Oliver, sono dei militari?
Proprio quest'ultimo era sbucato dalla porta della cucina con in mano un vassoio che mi aveva gentilmente messo davanti senza che dovessi sollevare un dito.
- Jake lo è, Oliver no.
Lui era stato uno dei tre ragazzi più giovani del gruppo, e anche quello dallo sguardo più gentile ad essere sincera. Gli altri due, infatti, mi avevano squadrato più con occhio critico, quasi freddo, mentre lui mi aveva sorriso subito.
- Cosa non sono, Violet?
Si era seduto davanti a noi, dall'altra parte del tavolo, con l'espressione di chi aveva tutta l'intenzione di fare due chiacchiere.
- Un militare.
Aveva sollevato subito le mani, scuotendo la testa e sorridendo.
- Ah, sì, il mio campo di battaglia è sempre stata la cucina, Beth. Ho origini francesi, penso che sia per quello che ho voluto studiare cucina.
Nel frattempo avevo iniziato ad assaggiare la fetta di pane imburrato che mi aveva portato insieme ad una tazza di caffè e ad una mela. Quando avevo sentito il sapore del burro, non ero riuscita a trattenere un verso che era stato il segno di quanto stessi apprezzando il fatto di riassaporare qualcosa che non avevo più mangiato.
- Immagino che saper cucinare centri poco con questo...
Davanti alla mia soddisfazione, lui e Violet si erano scambiati uno sguardo d'intesa , in cui avevo ritrovato una complicità che avevo avuto anch'io con amici che ormai erano solo un ricordo lontano.
- Già, credo che le ci vorrà un pò prima di assuefarsi al gusto come è successo a noi.
Ritenevo impossibile abituarsi a quello che stavo assaporando, però loro sembravano proprio di parere diverso.
- Come fate ad avere il burro? E le mele?
Probabilmente dovevo essere sembrata proprio incredula, perchè loro si erano scambiati nuovamente uno sguardo d'intesa.
- Presto lo scoprirai e credo proprio non potrai fare a meno di rimanerne sorpresa. Lo siamo anche noi, in fondo, che eravamo qui sin dall'inizio.
Questo mi aveva fatto drizzare le antenne, perchè mi pareva di aver capito che la base era stata rioccupata dopo che era rimasta abbandonata.
- Cioè vuoi dire che qui non è scoppiato il caos come dalle altre parti?
Nel piccolo, mi erano tornati alla mente i racconti di Rick e di come aveva trovato la sua stazione di polizia, o l'ospedale dove comunque c'era stata traccia dell'intervento dell'esercito.
- Mio padre sicuramente ve ne parlerà, dal momento che ha deciso di portarvi qui, quindi al massimo te lo sto solo anticipando.
Era stata Violet a prendere in mano la conversazione, forse proprio per il fatto che era la figlia del "comandante" in capo. Baker, ripensandoci, mi aveva subito trasmesso la stessa sensazione di forza e determinazione che avevo trovato anche in Rick, diventato quasi naturalmente il "capo" a cui ci eravamo affidati, mio padre per primo.
- Ti trovi in uno dei tre centri di ricerca e sviluppo più importanti di tutto l'esercito degli Stati Uniti d'America ed è stato concepito proprio con l'intento di essere autosufficiente per un tempo indeterminato per fare fronte a situazioni d'emergenza tipo questa che stiamo vivendo adesso.
Certo la cosa mi aveva colpito, ma ancora non riuscivo a credere come fossero riusciti a non farsi travolgere dagli eventi, visto che l'intera nazione era andata in tilt.
- E tutti quelli che si trovavano nel centro? O eravate già solo voi quelli che lo mandavano avanti?
Avrei faticato a credere in una risposta del genere, anche perchè quel posto era stato concepito per ospitare un numero ben superiore di persone rispetto alle venticinque attuali, anzi ventisette ora che c'eravamo anche io e Daryl.
- No, certo. C'erano i ricercatori e altri militari. Ma quando è scoppiato il "caos", i ricercatori sono stati richiamati a supporto dei loro colleghi impiegati nello sviluppo di armi batteriologiche e la maggior parte dei militari sono stati incaricati di fargli da scorta.
Non avevo dovuto faticare per immaginare cosa gli fosse successo una volta usciti di lì, quindi avevo dato voce alle altre domande che mi avevano affollato la mente.
- Quindi, voi, sapete cosa ha scatenato tutto questo? Sarete stati in contatto con il Governo, giusto?
I due ragazzi si erano guardati ancora, ma non mi era sembrato per decidere se parlare o meno, più che altro mi erano sembrati dispiaciuti.
- Quello lo vedevi fare nei film, Beth. In realtà le cose non funzionavano così. Devi immaginarti l'esercito più come una struttura a comportimenti stagni, dove l'uno veniva messo in contatto con l'altro solo in caso di stretta necessità.
- E quello che stava succedendo fuori non era una necessità sufficiente per informarvi di tutto?
Violet aveva scosso la testa sconsolata.
- Le cose devono essere precipitate velocemente, perchè quando mio padre ha iniziato ad esigere spiegazioni esaurienti, minacciando se no di avviare in piena autonomia il protocollo di sicurezza per blindare la base , le comunicazioni già si erano fatte più sporadiche.
A quel punto era intervenuto Oliver, il viso ora serio e cupo.
- Io ero qui quando gli eventi sono precipitati nel giro di qualche ora. Ho visto il Capitano Baker dover prendere una decisione dopo l'altra, una più difficile dell'altra, sino a quella che lo ha costretto ad isolarci dal resto della nazione per garantire almeno la sopravvivenza delle persone sotto la sua diretta responsabilità.
Se ritenere tutto quello possibile, e soprattutto veritiero, non ero stata in grado di stabilirlo e avevo sentito più che mai il bisogno di poterne parlare con Daryl, per sentire la sua opinione al riguardo.
Poi mi era balzato all'occhio un particolare evidente, così avevo chiesto spiegazioni a Oliver stesso, cercando di non mostrarmi diffidente o scettica a priori.
- Ma se tu non sei un militare, come mai ti trovavi qui quando la base è stata chiusa?
Lo avevo visto arrossire e distogliere lo sguardo, appuntandolo su un punto imprecisato dietro di me. Se avessi dovuto interpretare la sua reazione, avrei detto prima di tutto imbarazzo, ma subito dopo dolore... tanto dolore.
- Oliver non era l'unico civile presente, oltre a me.
Violet mi aveva sfiorato appena il braccio, così da farmi distogliere lo sguardo dal viso del ragazzo per fissare lei, ritrovando parte di quel dolore che mi aveva colpito in lui.
- Non sarebbe dovuto essere qui, infatti, ma Jake aveva capito la gravità della situazione il giorno prima, e ha preso a sua volta una decisione molto difficile.
Prima di proseguire, aveva preso tra le sue una mano del ragazzo, sorridendogli dolcemente.
- Ha messo a rischio la sua stessa vita per andare a salvarne una che gli interessava di più.
Era tornata a guardare me, facendomi provare delle emozioni che avevo già vissuto, perchè mi ero trovata anch'io davanti a decisioni difficili, quasi impossibili da prendere.
- Mio padre, prima di avviare il protocollo di sicurezza ha lasciato i suoi uomini liberi di decidere cosa fare: se rimanere o andare dalle loro famiglie. Quelli che sono rimasti, erano perlopiù coloro che avevano i parenti più distanti, e con i quali già non riuscivano più a mettersi in contatto. Ma ce n'erano altri, come Jake, che avevano invece qualcuno vicino, e hanno chiesto a mio padre di poterli salvare se li avessero trovati ancora vivi e fossero riusciti a tornare.
Lo sguardo del ragazzo si era velato di un'emozione che gli aveva reso gli occhi lucidi, e avevo riconosciuto anche quella come il dolore di chi era sopravvissuto ai suoi cari.
- Io... io e Jake avevamo iniziato una relazione da qualche mese, prima di tutto questo casino. Ci siamo conosciuti una sera nel locale in cui cucinavo, niente di che, una semplice tavola calda. Lui era con degli altri suoi compagni, ma dopo la fine del mio turno mi ha aspettato e abbiamo chiacchierato tutta la notte.
Era stato Oliver a riprendere il racconto, vincendo la commozione che gli aveva rotto la voce.
- Io e i miei genitori ci eravamo praticamente barricati in casa, come ci avevano detto di fare le autorità in attesa che la situazione tornasse sotto controllo. Quando è arrivato Jake, portando delle notizie ben diverse, puoi capire lo sgomento e la paura che abbiamo iniziato a provare...
Sì lo capivo, e vista la sua presenza qui alla base, avevo anche già capito come fossero andate le cose successivamente, quindi gli avevo risparmiato il dolore di rivivere quelli che sicuramente erano stati momenti strazianti.
- Per quello che può servire... credo che qualsiasi genitore avrebbe voluto poter salvare i propri figli.
Quante volte mio padre me lo aveva detto? Che non avrebbe esitato a sacrificare la sua stessa vita se fosse servito a mettere in salvo me e i miei fratelli?
Violet, a quel punto, con l'altra mano libera aveva stretto la mia, forse intuendo quali pensieri ci fossero stati dietro la mia espressione altrettanto commossa, così ci eravamo ritrovati stretti in una sorta di abbraccio che ci aveva fatto sentire vicini in una maniera che solo dei sopravvissuti come noi potevano condividere.
- Ehi, giovane, cosa ne dici di fare meno chiacchiere e più lavoro...
La voce decisa di Jake era arrivata a rompere quel silenzio pieno di condivisione in cui eravamo caduti, ma quando aveva visto i nostri visi, soprattutto quello di Oliver, si era leggermente arrochito.
- Sì... okay... bè, visto che per la ragazza è la sua prima volta qui in mensa... le lascio ancora qualche minuto per finire.
Ero riuscita a vederlo bene in viso prima che si rintanasse di nuovo in cucina, ed ero stata abbastanza sicura che tutta la sua attenzione fosse stata rivolta al suo compagno, quindi avevo dedotto che Violet mi avesse detto una mezza verità nel definirlo acido e scorbutico, perchè lo sguardo che aveva rivolto ad Oliver non era stato affatto così, ma anzi pieno di un sentimento che mi aveva riportato alla mente certi sguardi che anche Glenn aveva riservato a Maggie.
"Amare, tu ci credi ancora?", la domanda di Violet erano tornata ad affacciarsi nella mia testa, e in quel momento avrei sicuramente risposto che forse ci dovevamo ancora credere tutti, perchè dopotutto poteva essere davvero l'unica cosa ancora in grado di darci la forza per andare avanti.



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Il fatto che fossero stati proprio Ryan ed Hungry a farci fare il giro completo della base aveva assunto il giusto significato solo quando io e Daryl ci eravamo ritrovati di nuovo da soli, non nella nostra stanza, ma nel posto che avevano ribatezzato "il giardino d'inverno".
Si era trattato di una serra più piccola rispetto alle altre due che contenevano rispettivamente frutta e verdura, ed era stata riservata solo alle piante di agrumi perchè come ci aveva spiegato Gerald, ossia il responsabile delle coltivazioni, avevano bisogno di cure e temperature diverse rispetto alle altre piante da frutta.
Era lì che il "tour" guidato era terminato, ed era lì che i nostri due ciceroni ci avevano lasciato per andare a prepararsi prima di uscire per il loro turno di guardia nei dintorni della base.
Ovviamente, era passato solo qualche secondo prima che Daryl mi informasse di aver deciso di fare gruppo proprio con loro due per assolvere all'accordo che aveva stretto con Baker, e che quindi si sarebbe già unito a loro di lì a poco. Quella scelta mi aveva abbastanza spiazzato, non tanto per Connor, con il quale tra l'altro mi ero sentita a disagio per via della confessione di Violet, ma più per Hungry, che avevo capito non gli fosse affatto piaciuto.
Sicuramente, in ogni caso, la notizia che ci saremmo separati così presto era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso delle mie emozioni, già messe a dura prova da una mattinata che era iniziata con la nostra discussione, proseguita con le chiacchiere fatte con Violet ed Oliver e terminata con la scoperta di quanto fosse stato davvero sorprendente il posto in cui eravamo finiti.
Davvero, tutto l'insieme mi aveva mandato in corto circuito, tanto che ero scoppiata a piangere lasciandomi scivolare lungo la vetrata, perchè di colpo mi ero sentita anche priva di forze.
- Cristo, Beth, non puoi fare così.
Nella voce di Daryl c'era stato un miscuglio di insofferenza e disagio, e la cosa mi aveva solo fatto piangere di più, perchè in quel momento avevo sentito maledettamente il bisogno di avere accanto una persona che sapesse accettarmi per quello che ero, senza farmelo pesare come faceva lui ogni volta.
Non ero riuscita a rispondergli, soffocata da quella marea di emozioni che si agitavano dentro di me e che non sapevo come arginare.
- Fanculo!
Il rumore di qualcosa che veniva colpito con forza mi aveva fatto sobbalzare ed aprire gli occhi, incontrando così lo sguardo rabbioso di due occhi azzurri che mi avevano inchiodato lì dov'ero.
- Daryl... io...
Avevo pensato per tutta la mattina che quando saremmo rimasti soli avrei avuto da raccontargli tutto quello che avevo scoperto, ma a conti fatti non riuscivo nemmeno ad articolare mezza parola.
- No, sul serio, tu non puoi fare così!
Non ero riuscita a distogliere lo sguardo dal suo, nonostante i suoi occhi mi stessero mostrando i sentimenti contrastanti che stava provando davanti alla mia reazione.
- Scusami...
Non sapevo più chi stesse sbagliando maggiormente, se io nell'ostinarmi a cercare un rifugio in lui, o se lui a cercare di trarre forza da me, quando nessuno dei due sembrava in grado di essere ciò che l'altro desiderava fosse.
- Io ho bisogno di uscire là fuori, lo capisci?
Ero stata costretta a sollevare la testa per continuare a guardarlo, perchè si era avvicinato sino ad incombere su di me come un'ombra minacciosa.
- E devo avere la mente sgombra altrimenti...
Non aveva finito la frase, ma non ce ne era stato bisogno, perchè nel modo in cui aveva contratto i pugni c'era stato tutto quello che avrei dovuto capire.
- Cazzo! Lo sapevo che sarebbe finita così!
Si era voltato talmente bruscamente da farmi sobbalzare di nuovo ancor prima che colpisse con un calcio il sacco di terra su cui doveva aver infierito anche prima.
Alla fine non ero più riuscita a guardare tutta quella rabbia di cui sapevo essere la giusta causa, perchè una parte di me riconosceva che ad essere in colpa fossi io, dal momento che non riuscivo ad accontentarmi di quello che già mi stava dando, e che sicuramente doveva essere il frutto di uno sforzo notevole per lui.
L'avevo sempre avuto sotto gli occhi il suo comportameno schivo, chiuso, quasi ai limiti di un isolamento che solo in parte si era attenuato alla prigione, dove sembrava aver trovato un nuovo equilibrio che lo aveva portato ad un'apertura maggiore verso di noi, per poi riprecipitare in quell'atteggiamento così rabbioso quando avevamo perduto tutte le nostre certezze.
- Fanculo tutto quanto... vieni qui, maledizione!
Dopo quell'ennesima imprecazione sputata fuori con rabbia, mi ero sentita agguantare per un polso e sollevare di peso, dopodichè Daryl aveva fatto qualcosa che ero sicura non avrei dimenticato molto facilmente: mi aveva stretto in un abbraccio...un vero abbraccio, perchè la sensazione di conforto che mi aveva donato era stata la stessa di quella mattina che mi ero ritrovata stretta a lui quando ancora era stato addormentato, e quindi non cosciente di ciò che stava facendo.
"Ma adesso è sveglio e lo sta facendo perchè lo vuole veramente...", quel pensiero aveva accompagnato le forti emozioni che quel contatto con lui stava facendo nascere dentro di me. Sentivo il calore delle sua pelle riscaldare sempre di più la mia, l'odore del suo inseparabile gilet invadermi le narici come un profumo familiare e il battere del suo cuore rassicurarmi con il suo ritmo cadenzato.
Quell'abbraccio aveva avuto su di me lo stesso effetto di una calda coperta a ripararti dal freddo di una giornata invernale, qualcosa che mi aveva portato ad abbandonarmi totalmente contro di lui, lasciando che fosse la sua forza a sostenermi sulle gambe malferme.
Persino le ruvide carezze delle sue mani callose mi erano parse le più belle che avessi mai ricevuto in vita mia, nonostante fossero state tante, perchè avevo avuto la fortuna di crescere in una famiglia piena di amore che non me ne aveva mai fatte mancare.
Stavo ricevendo ciò che più avevo desiderato in quei giorni, il potermi rifugiare anche solo per qualche minuto in un abbraccio dove mi sarei potuta sentire ancora amata, nonostante in realtà fossi rimasta orfana di tutti coloro che mi avevano voluto bene.
- Grazie, Daryl.
Glielo avevo detto stringendolo più forte, nella speranza di fargli capire quanto stesse significando per me quel gesto che fatto per esasperazione o per un minimo di affetto sincero nei miei confronti, rimaneva pur sempre qualcosa che avrei potuto rievocare per cercare di colmare quel vuoto enorme che sentivo dentro di me.
A farmi credere, però, che fossi riuscita nel mio intento era stato ciò che aveva fatto lui in risposta: mi aveva sfiorato la tempia con le labbra, quasi davvero in un contatto che sarebbe potuto sembrare casuale, ma che non lo era stato, perchè nel contempo mi aveva stretto anche lui più forte, fin quasi a togliermi il respiro.
"Amare... ma tu ci credi ancora?"
Quella domanda era tornata a fare capolino tra i miei pensieri, ma la risposta che mi ero data in quel momento mi aveva provocato un vero e proprio tuffo al cuore.
Sì, credevo ancora nell'amore e quello che mi aveva fatto provare quell'abbraccio con Daryl ne era la prova certa.



  


Note

Scrivere di questo abbraccio tra i due non è stato proprio semplice, più che altro perchè rendere a parole ciò che vedi così bene nella tua testa non è proprio semplice. Se poi c'è di mezzo pure la testa di Daryl... la cosa diventa un vero casino! eh eh eh
Scherzi a parte, che ve ne pare? Dopo che vi ho mostrato i pensieri dell'arciere nel capitolo scorso, come lo interpretate il suo gesto?
E Beth? Condividete il mio punto di vista nel trovarla ancora legata a momenti in cui si sente forte e ad altri dove crolla come un castello di sabbia?
Se avete voglia, vi invito come sempre a condividere con me il vostro punto di vista.




Legenda personaggi


Capitano Steve Baker
Ranger James Kidd - soprannome "Texano"
Soldato semplice Ryan Connor - soprannome "Smilzo"
Soldato semplice Hungry Mckenzie - responsabile armeria - soprannome "Pallone Gonfiato"
Violet Baker - figlia del Capitano
Soldato semplice Jake - responsabile cucina e dispensa
Oliver - civile - responsabile cucina e dispensa
Destiny - civile
Elizabeth - civile
Alyssa - civile
Gerald - Sottufficiale - responsabile coltivazione serre  

Coppie personaggi

Jake - Oliver
Violet - Ryan
 

 
  
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