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Autore: Cla90    22/01/2009    7 recensioni
Questa volta Chuck Bass era distrutto ed era abbastanza sicuro che non sarebbe riuscito ad aggiustare le cose. [Spoiler 2x13 - Oh Brother, where Bart thou?] [Chuck/Blair]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco una serie di shots sulla meravigliosa puntata 2x13...

I pensieri di Chuck dopo il funerale e qualche missing moment...

Spero che vi piaccia...xD  Commentate, please...


Broken


...I’m falling apart, I’m barely breathing
With a broken heart, that’s still beating...


Questa volta Chuck Bass era distrutto ed era abbastanza sicuro che non sarebbe riuscito ad aggiustare le cose.

La situazione era a dir poco più grande di lui, così fece quello che gli era sempre riuscito meglio: allontanare tutte le persone che gli erano vicine, scappare, rifugiarsi nell'oblio e, non meno importante, alzare ancora più in alto i muri intorno al suo cuore.

Spezzato.

Si sentiva distrutto in milioni di pezzi. Piccole schegge di vetro che infierivano senza pietà in quello che era rimasto della sua anima. Se mai ne avesse avuta una.

In realtà pensava che quando fosse arrivato quel momento, si sarebbe sentito sollevato. Sollevato dal fatto che non avrebbe più sentito quella vena di disprezzo e delusione ogni volta che suo padre gli rivolgeva un rimprovero e gli faceva intendere non troppo sottilmente che lo considerava il solo responsabile. Colui che gli aveva portato via la compagna della sua vita. Non riusciva neanche a guardarlo negli occhi.

E ora che finalmente era arrivato quel momento, che cosa faceva?

Non poteva fare altro che rimpiangere il tempo che aveva passato ad odiarlo.

Se solo lo avesse ascoltato...se gli avesse detto...avesse fatto...

Se solo non lo avesse chiamato per dirgli di venire subito al Ballo del Fiocco di Neve...

Se...se...se...

Si prese la testa tra le mani, inspirando profondamente, cercando quel minimo di controllo prima di scendere le scale per andarsene dal rinfresco, che era stato organizzato dopo il funerale.

Inspirò ancora, ogni passo che faceva per scendere quelle scale era un passo verso il baratro.

Doveva andarsene, non riusciva a respirare, non riusciva a guardare in faccia i suoi amici, con quegli occhi rossi segnati da pesanti occhiaie.

Richiese il cappotto alla cameriera e premette il pulsante per chiamare l'ascensore.

-Dove pensi di andare?

La voce di Blair lo riportò alla cruda realtà.

Già, Blair...

Blair, con la quale fino ad ora aveva giocato al gatto e al topo, divertendosi entrambi a rincorrersi a vicenda...

Blair, con la quale aveva temporeggiato fin troppo, giocando più volte con i suoi sentimenti, fino a vederla piangere per colpa sua...

Blair, che aveva abbandonato all'eliporto, tradendola con quella esperta d'arredamento di cui non ricordava più neanche il nome...

Blair, che nonostante tutto continuava a tornare da lui ed ora stava cercando di fermarlo...doveva allontanarsi anche da lei, soprattutto da lei, per impedire che soffrisse ancora accanto alla pallida ombra del ragazzo che era stato.

-Tutti quelli che conosci sono in questa stanza.-cercò di convincerlo, dolcemente.

Inclinò la testa di lato, giusto per non vedere la sua espressione sofferente.

In lontananza sentì la voce spezzata di Eric implorarlo di non lasciarli, non voleva perdere anche lui e sentì se stesso rispondergli rabbiosamente che non era suo fratello, infondo non erano mai stati veramente una famiglia...

Lui non aveva più una famiglia...

Dimentico del cappotto e di qualsiasi altra cosa, entrò rapidamente nell'ascensore, le cui porte di metallo tagliarono fuori Blair e tutto il resto.

Sospirò quasi di sollievo, lasciandosi cadere stancamente sul pavimento e schiacciando le ginocchia contro il petto.

Stava tremando. Dannazione.

Trattenne il respiro in attesa di calmarsi. E l'unica cosa che si concesse fu un singhiozzo strozzato. Non poteva, non doveva, piangere...


*


In strada cercava di arrivare in fretta alla sua limo, anche se il suo passo incerto e traballante suggeriva il contrario.

Inconsciamente sapeva di volere solo aspettare che qualcuno lo seguisse, giusto per vedere se a qualcuno importava veramente di lui.

Ma non lo avrebbe mai ammesso a se stesso, perchè lui era Chuck Bass.

Pretendeva di farsi scivolare addosso il dolore, quando invece gli si faceva strada fino al cuore, riempiendolo di rancore, rimorsi e solitudine.

Tanta, tanta solitudine...

-Chuck!! Fermati!!

Il suo cuore gli saltò nel petto, al suono di quella voce, mentre inconsapevolmente si era voltato come per accertarsi inutilmente che fosse davvero lei.

Ovvio che era lei...

Lei non si dava mai per vinta.

La vide correre verso di lui, il suo viso perfetto macchiato da un sottile strato di sofferenza...sofferenza di cui era responsabile.

-Non andare.-bisbigliò Blair, avvicinandosi lentamente.

Chuck aveva già la mano pronta ad aprire la portiera della limo, quando lei era arrivata per fermarlo. A che scopo, poi? Di certo sarebbe stata molto meglio senza di lui...Restò ancora un attimo in silenzio, mettendo a fuoco la sua figura attraverso gli occhi che gli bruciavano.

-O se proprio devi andartene...-continuò Blair avvicinandosi inesorabilmente, lo sguardo legato al suo-...lasciami venire con te.

Perchè gli stava rendendo le cose così fottutamente difficili?!?

Non poteva semplicemente fare finta di niente, lasciarlo perdere come meritava?

Decise di tagliare in fretta quella conversazione che non avrebbe nemmeno dovuto iniziare.

-Apprezzo il tuo interessamento.

Rispose con finta indifferenza, voltandosi subito per salire nella limo, non riuscendo più a guardarla negli occhi.

-No, non è vero.- affermò lei determinata.

Chuck intanto aveva aperto la portiera, ma si era comunque voltato di nuovo verso di lei, cercando di capire dove volesse arrivare.

-Non apprezzi nulla oggi.-continuò Blair, dicendo soltanto come stavano le cose, non aspettandosi realmente una risposta da lui.-Ma non mi importa.

Chuck si sorreggeva alla portiera, trovando un supporto al quale aggrapparsi, qualcosa che non fosse Blair, cercando almeno di sopravvivere a quella maledetta conversazione. Aveva bisogno di andarsene ed in fretta.

-Qualsiasi cosa tu stia passando...-gli disse dolcemente, avvicinandosi sempre di più- Voglio esserci per te.

Il suo battito accelerò all'istante, sentite quelle parole.

Ma per quanto volesse darle retta, non voleva, non poteva, trascinarla in quell'inferno con lui. Aveva soltanto bisogno di allontanarla, ancora una volta.

Ormai era un esperto in questo.

Prese un respiro, cercando le parole giuste, che l'avrebbero ferita definitivamente.

-Ne abbiamo parlato- esclamò, con voce quasi alterata; poi scelse ogni parola con estrema cura, mettendo l'accento su ognuna di quelle- Non. Sei. La. Mia. Ragazza.

Sapeva di averla scossa. Avrebbe dovuto esserne orgoglioso, ma sentiva solo un enorme, gigantesco peso che gli premeva alla bocca dello stomaco.

Blair lo guardò fisso per un attimo, poi gli si avvicinò ulteriormente.

-Ma io sono io...-un passo ed un altro ancora. Chuck la fissava sconvolto, i battiti accelerarono ancora, il respiro si fece quasi affannoso, mentre un rumore gli martellava nella testa, impedendogli di pensare coerentemente.

Non doveva farla avvicinare ancora, non poteva, non voleva...

Troppi pensieri gli annebbiavano la vista e gli attraversavano il cervello a velocità supersonica.

-...E tu sei tu...-continuò con voce rotta.- Siamo Chuck e Blair...

A quel punto gli prese la mano tra le sue, portandola verso di sé, e per poco Chuck non cadde a terra in ginocchio. Voleva solo...piangere e piangere e abbracciarla e nascondere il viso tra i suoi capelli e...correre il più lontano possibile.

-...Blair e Chuck...- gli strinse forte la mano, come per infondergli coraggio-...la cosa peggiore che tu abbia mai fatto...

Chuck la stava ancora guardando fisso, la bocca socchiusa dalla quale non usciva nessun suono, ormai respirava a malapena.

-...il pensiero più cupo che tu abbia mai avuto...- la voce di Blair si alzò di un ottava, a segnalare che anche lei era ormai sull'orlo delle lacrime-...io ti starò accanto, in ogni momento.

Ecco che ritornava la sua determinazione, il suo controllo per convincerlo a non gettare la spugna, solo per fargli sapere che ci sarebbe stato qualcuno con lui nel momento in cui avesse deciso di rimettere insieme i pezzi della sua vita.

-E perchè lo faresti?

Improvvisamente aveva ritrovato la voce.

Ma da dove diavolo gli era uscita quella domanda? Doveva soltanto andarsene di lì...

Oppure, probabilmente, era solo un masochista che voleva farsi ancora più male, solo per sentire qualcosa, in fondo, quando ormai aveva esaurito tutte le energie per combattere.

-Perchè...

Un secondo di silenzio.

Per tirare fuori il coraggio di dirlo.

Per accantonare dalla mente quella stupida sfida tra di loro.

Non c'era più tempo per giocare, non più. Si era esaurito.


Un secondo di silenzio.

Per sperare ancora una volta che non lo dicesse.

Non ora, non in quel modo.

Non quando lui non poteva fare altro che deluderla per l'ennesima volta.

-...io ti amo.-disse in un sospiro.

Era finita. Game Over.

Era il momento in cui i due attori sulla scena si baciano e il sipario si chiude, tra scrosci di applausi.

Ma qui non ci sarebbe stato nessun bacio, nessun applauso.

Solo un sipario. Che calava tra di loro, separandoli inesorabilmente.

Era tutto sbagliato. Che cosa non avrebbe dato, un mese prima, per sentirle dire quelle parole. Ma ora non c'era più posto per questo...

Eppure guardandola...Aveva uno sguardo così perso, aspettava solo che lui dicesse...

Chuck degludì a vuoto un paio di volte e, non si sa come, riuscì a tirare fuori la voce.

-E' un vero peccato!

Ecco fatto. Era stato talmente semplice. E non faceva neppure così male, ma ormai non sapeva più distinguere il dolore per la perdita di suo padre e quello per Blair.

Si risolveva tutto in fischio sordo nella sua testa.

In fretta si liberò dalla sua stretta ed entrò rapidamente in macchina, prima che lei avesse il tempo di realizzare ciò che lui aveva detto.

Non si guardò indietro. Neanche una volta, mentre l'autista lo riportava alla sua vecchia suite al Palace. Non avrebbe sopportato di vederla lì, sul marciapiede.

Da sola.

Ancora una volta.

Così non potè vedere Blair che si asciugava una lacrima sfuggita al suo controllo e nemmeno quando, senza perdere tempo, chiamò un taxi per seguire la limousine, dentro la quale Chuck si era accasciato esanime.

  
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