Melanconia
Quando si svegliò, Hermione
vide che accanto a lei non c’era nessuno. Evidentemente Ron si era svegliato
prima di lei ed era tornato nella sua stanza. Non doveva averlo fatto molto
tempo prima, ad ogni modo, perché la parte di materasso accanto a lei era
ancora tiepida.
“ Oh,
Ronald! ” pensò la ragazza, sbadigliando e ripensando alle ultime ore “ Sempre lo stesso. Nascondi a tutti la tua
natura dietro una maschera di timidezza spessa ed insondabile. Ma mi piaci
anche per questo. ”
Si alzò a mezzo busto e guardò fuori
dalla finestra. Il sole era già alto nel cielo, quindi aveva dormito più del
solito. Del resto, con un sonno agitato come quello che aveva avuto lei, era
più che comprensibile che, una volta addormentata, ne approfittasse involontariamente.
Si alzò dal letto un po’ riluttante e si
diresse barcollando nel bagno. Era completamente nuda e con i capelli
scompigliati dal sonno. Quando si guardò allo specchio represse a stento
un’esclamazione di rassegnazione.
Quando una persona si alza dal letto, di
solito non è mai un bello spettacolo, ma lei, quella mattina era veramente un
disastro! Il pochissimo sonno che era riuscita a concedersi non le aveva fatto
gran che bene. Aveva la pelle opaca, tirata sugli zigomi, gli occhi piccoli e
gonfi e numerosi segni del cuscino sulle guance. I capelli completavano il
quadretto, scompigliati e crespi come un cespuglio di arbusti.
« Oh. Mio. Dio. »
disse, scandendo con attenzione le parole. Sospirò profondamente e poi cominciò
a sistemarsi. Si sciacquò il viso con acqua fredda, cercando di svegliarsi.
L’impresa, però, era davvero ardua.
Fece una doccia veloce, lavando anche i
capelli, nel tentativo di aggiustarli. Quando ebbe finito, si sentì meglio,
anche se aveva ancora la mente un pò
annebbiata. Terminò di vestirsi, scegliendo un paio di pantaloni a vita
bassa e una maglietta rossa con lo scollo a “v” piuttosto larga.
Non appena si sentì a suo agio, scese in
cucina per la colazione, trovando tutti già seduti a tavola, con davanti i
resti di quella che sembrava essere una fantastica colazione degna della cucina
di Molly Weasley. O meglio, di quella che doveva essere stata una meravigliosa
colazione. Infatti, tutti quanti avevano davanti a loro piatti vuoti,
ma che chiaramente avevano già usato.
« Buongiorno! »
la salutò subito Harry, dedicandole un gran sorriso. Accanto a lui c’era Ginny e anche lei non sembrava aver dormito molto. Hermione si domandò se per caso non avesse anche lei fatto sogni strani.
Sforzandosi per non addormentarsi in
piedi, sorrise a sua volta « Buongiorno ragazzi! »
« Sciao Mione! »
A salutarla, stavolta, era stato Ron.
Nel guardarlo, la ragazza non potè reprimere una
risatina: aveva la bocca talmente piena di brioche al cioccolato che le guance
sembravano sul punto di esplodere.
« Sempre il solito, mio fratello, non è
vero? » commentò Ginny,
versandosi dell’altro caffè.
Hermione prese posto accanto a lei, guardandosi
intorno prima di imitarla. Se c’era una cosa di cui aveva bisogno quella
mattina, era proprio una buona dose di caffè.
« Non volevo commentare, Ginny, » rispose « ma visto che lo hai fatto tu per me… »
Sorrise all’amica, con aria complice.
Non appena il sorriso svanì dalle sue
labbra, ella sentì che c’era qualcosa di strano in lei, quel giorno. Si sentiva
quasi triste, come se le mancasse qualcosa. In un primo momento diede la colpa
al sonno ma non ne era del tutto convinta.
« Hai dormito ben,
Herm? » le chiese l’altra « hai una faccia un po’
sconvolta. »
Lei rise, prendendosi in giro « In effetti ho avuto una nottata difficile. »
A quella risposta, travisando ciò che
intendeva, Ron arrossì fino alla punta delle orecchie, sentendosi coinvolto.
« Comunque, Ginny,
» continuò lei « Devo dire che anche tu hai lo
sbadiglio facile stamattina. »
Fu il turno di Ginny
di arrossire. « Bè…anche io
ho avuto una notte un po’ insonne. »
Hermione scoppiò a ridere nonostante si fosse
ripromessa di mantenere un certo contegno.
Nella sua risata, però, continuava ad esserci un fondo amaro. La
sensazione era simile a quella che si prova quando si ha
ferito i sentimenti di qualcuno e ci si sente in colpa, ma la ragazza non
capiva: I sentimenti di chi poteva mai aver ferito? Era del tutto irrazionale
quello che le stava accadendo.
La voce di Harry la riportò alla realtà,
distogliendola dai suoi pensieri, cupi almeno quanto il sogno.
« Allora, cosa vogliamo fare oggi? » chiese rivolgendosi a tutti gli altri, con un gran
sorriso.
« La mamma è fuori per tutta la
giornata, papà è al lavoro… » considerò Ginny « George…bè… è ancora via. » quelle ultime parole vennero pronunciate molto piano.
L’argomento era ancora molto doloroso: dalla morte del gemello Fred, George era
stato di rado a casa con loro, preferendo trascorrere la maggior parte del
tempo al negozio, oppure nell’appartamento che aveva acquistato appena un mese
prima. Per quanto riguardava Hermione, cominciava a
domandarsi se quel ragazzo si sarebbe mai ripreso.
« Come sta? »
chiese. Da quando era arrivata, due settimane prima, alla Tana, non lo aveva
mai incontrato.
« Non bene. »
« Ma sta provando a reagire? »
Fu Ron a rispondere « Credo di si. Si impegna nel lavoro e nella sistemazione della nuova
casa, ma temo che ci vorrà molto tempo ancora prima che ritrovi se stesso. »
« Non posso certo biasimarlo! » commentò Harry con fervore.
« Neppure noi, Harry, » tentò di
calmarlo Ginny « Ma se non
cerca di dimenticare, di vivere felice nonostante quello che è successo,
impazzirà. »
Hermione rimase in silenzio, ma nel profondo
sentiva di essere d’accordo con l’amica. Capiva benissimo che la morte di Fred
avesse sconvolto George più di quanto avesse fatto con tutti gli altri, ma
bisognava davvero trovare una soluzione a quel punto.
« Fred era tutto per lui, Ginny. Possibile che tu non lo capisca? »
insistette Harry.
« Come osi Harry James Potter! » lo apostrofò
lei alzando notevolmente il tono di voce « Fred era anche mio fratello e significava moltissimo anche per me. Sono
ancora scossa dalla sua scomparsa, quindi non insinuare nulla solo perché
desidero che l’altro mio fratello non viva nel dolore! »
Si alzò in piedi, lasciando Harry
confuso e dispiaciuto. Aveva compreso di aver parlato a sproposito ma era troppo tardi.
« Ottimo lavoro davvero, Harry! » disse
acida Hermione, alzandosi a sua volta per correre
dietro a Ginny « Conosco una pietra che ha più sensibilità
di te. »
« Andiamo, Mione…io
non volevo… »
« Oh, tu non volevi? » gridò lei
fermandosi prima di salire le scale, « Bè, che tu lo
volessi o no, Harry, sei stato spregevole. Ginny è
scossa quanto George, solo che, a differenza di lui, che è solo, lei ha noi. Ha
te. Per questo era riuscita a superare prima la cosa. »
Sospirò, distogliendo lo sguardo da lui
e da Ron, che era rimasto in silenzio durante tutta la discussione « Ma se ti comporti così con lei, probabilmente conta sulla
persona sbagliata. »
Cominciò a salire le scale con passo
pesante, cercando Ginny.
La trovò perché i suoi singhiozzi
risuonavano in tutto il piano superiore. Era sdraiata bocconi sul letto, il
volto sepolto tra i cuscini. Piangeva come una fontana.
« Ginny! »
disse Hermione sedendosi accanto a lei « Non fare
così. Harry è stato un idiota, su questo non c’è dubbio, ma non ha detto quelle
cose per cattiveria. »
« Ah no? » replicò quella in un sussurro
intervallato da singhiozzi « E, dimmi, perché allora? »
Effettivamente Hermione
non sapeva cosa dire a quel punto. Era davvero certa che il ragazzo non avesse
fatto altro che parlare troppo, ma certamente Ginny
aveva ragione. Nulla avrebbe potuto consolarla.
La lasciò sfogarsi mentre le accarezzava
piano i lunghi capelli rossi. Ci vollero alcuni minuti prima che si fosse
calmata, ma alla fine si alzò a mezzo busto, guardando l’amica con occhi
tristi.
« Herm, posso
chiederti una cosa? »
Hermione sorrise dolcemente «
Ma certo. »
« Tu e mio fratello…. Ecco… » sembrava alquanto imbarazzata. Teneva gli occhi bassi e si
torceva le dita nervosamente « Voi… Oh, insomma, dimmi
che capito, Mione! »
La ragazza era oltremodo confusa, ma
quando Ginny pronunciò le ultime parole, tutto si
fece miracolosamente più chiaro. Cominciò a domandarsi dove la sorella del suo
ragazzo volesse andare a parare.
Abbassò gli occhi a sua volta e arrossì
violentemente. Quella, in effetti, fu una risposta più che sufficiente per la
rossa, che sorrise tra le lacrime.
« Lo immaginavo,
sai? Tu e Ron siete così teneri.. »
Hermione sorrise « E
anche così impacciati! » completò.
Entrambe, a quel punto, scoppiarono a
ridere di gusto. Quando la loro risata fu spenta, si abbracciarono.
Hermione guardò l’amica negli occhi « Che ne diresti di andare di sotto a
parare con Harry? »
« Dici che dovrei? »
« Dovete fare pace. » le rispose sicura «
Se lui a volte è sciocco, tocca a te farglielo capire, con la gentilezza che è
solamente tua. »
Come sempre, Hermione
riuscì a risolvere una situazione di crisi. Era una sua speciale capacità.
Quando, però Ginny
lasciò la stanza, dopo averle dato un bacio sulla guancia, rimase sola, non potè fare a meno di notare che si sentiva stranamente
depressa. Solitamente, quando riusciva a fare qualcosa di buono, si sentiva a
meraviglia.
Si disse che era tutta colpa della
nottata difficile che aveva passato. Ripensò con un brivido a quel sogno così
strano che aveva fatto e si sentì, se possibile, ancora peggio.
Ma mentre lasciava la stanza per andare
di sotto e
raggiungere i suoi amici, le parve di sentire nuovamente la voce del sogno
chiamarla disperatamente.