Storia scritta per l'event del gruppo FB We are out for prompts, su prompt di Livia (#Il mito non riporta l’intera verità)
 
Un mito è una storia: un racconto che viene tramandato nei secoli da aedi e pergamene, cantato e ricantato fino a che i suoi contorni cessano di sembrare reali ed entrano nella leggenda.
A volte queste storie sono inventate di sana pianta, altre volte sono autentiche, ma trasformate dalle bocche che le hanno trasmesse.
E come Dio della Profezia, Apollo sa già che la storia di Cassandra sarà ampiamente travisata.
“Che cosa ti fa credere che io sia disposta a cedere?” Gli domanda la ragazza, dall’alto delle mura di recinzione del palazzo.
“Il fatto che tu sia salita fin lì, innanzitutto.” Cassandra, figlia di Priamo, profetessa disprezzata dalla sua gente, maledetta da Apollo.
“E’ solo un caso.” Senza aspettare replica, Cassandra si aggrappa al ramo di un leccio e si lascia cadere sulle ginestre sotto le mura. “Devo sbrigare un paio di faccende private.”
“Per caso relative alla scomparsa di Oreste e al ritorno di Telemaco senza suo padre?”
Del fatto che a Troia si campi sulle guerre di confine, che la sacerdotessa di Apollo sia universalmente considerata la persona più adatta a risolvere casi spinosi, che ad Apollo non è mai passato per la mente di maledirla (al massimo di strozzarla, ma quella è un’altra storia), di questo Omero non canterà mai.
Il dio si domanda il perché: la realtà in cui lui e Cassandra risolvono omicidi e disastri non è molto più interessante di una guerra commerciale?
“Allora, vieni?” Cassandra lo incalza, lui scrolla le spalle, mutando la sua forma da lupo a viandante.
“Solo se prometti di seguire le mie istruzioni.”
“So condurre un interrogatorio, grazie tante.”
Omero scriva quel che preferisce: al dio della sapienza piace molto di più la realtà.