Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: Morena Sparrow Rogers    29/07/2015    3 recensioni
[Storia ambientata prima di PotC1]
Alyssa è una signorina di Londra come tante altre. Vive una vita di lussi e festini, e suo padre, Jonathan Swann, è il fratello del governatore di Port Royal.
Ma in questo scenario mondano, Alyssa non è affatto felice come sembra: il suo passato nasconde infatti un segreto di cui nemmeno lei è a conoscenza. Un segreto che potrebbe sconvolgere la sua vita per sempre.
Tutto ha inizio una sera, poco prima di un galà, quando suo padre presenta alla ragazza un grande esponente della Compagnia delle Indie Orientali...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Sparrow, James Norrington, Joshamee Gibbs, Lord Cutler Beckett, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Beginnings - Alyssa's Story

Capitolo secondo: Il tè delle cinque



Beckett aveva lo sguardo perso a fissare le mattonelle di liscio marmo del pavimento delle mie stanze. Persino portando i tacchi, l'uomo mi arrivava all'altezza del seno, ed era per quello che non si era ancora azzardato a guardare dinanzi a sé.
Nonostante tutto, prese comunque coraggio e mi venne incontro, posizionandosi leggermente di fianco alla mia figura. Mi prese la mano destra, e la accarezzó lentamente con i polpastrelli.
Ero davvero imbarazzata. Insomma, mi faceva un po' ribrezzo che quell'uomo, un perfetto sconosciuto, mi sfiorasse in quel modo. Ma accennai comunque un sorriso sforzato, anche se leggermente disgustato.
«Signorina Swann, è un vero onore conoscervi.» disse lui, lasciandomi finalmente la mano, che distesi lungo il mio fianco destro.
«Tutto il piacere è mio, signor Cutt...»
«Alyssa» mi interruppe mio padre. «Il nostro Cuttler è uno dei maggiori rappresentanti della Compagnia delle Indie Orientali. Sicuramente te ne rammenterai, non è vero? Ma certo che sì, te ne ho parlato così tante volte negli ultimi mesi...»
Entrambi mi guardarono come cercando approvazione nel mio sguardo. Ma non fu quello che diedi loro.
«Padre, no, voi non mi avete mai parlato di Cutler Beckett negli ultimi mesi, e, anzi, non lo avete nemmeno mai nominato. E, sinceramente, non credo affatto che la Compagnia delle Indie Orientali possa rientrare negli interessi di una ragazza di soli sedici anni quale sono io...»
Ma fui subito fermata da mio padre, molto innervosito dalla mia risposta irriverente.
«Una ragazza di sedici anni in cerca di marito, vuoi dire.»
«No, per niente. Una ragazza di sedici anni, e basta. Ed ora, scusatemi, ma c'è un ballo nel nostro salone e non vorrei perdermelo. Padre, poco fa non avevate detto che eravamo in ritardo?»
Lui abbassó lo sguardo ricordandosi improvvisamente tutto quello successo prima.
«Quindi, io andrei. Con permesso.» conclusi con un piccolo inchino, come mi era stato insegnato.
Chiusi la porta, ma dentro la mia stanza mio padre e Beckett continuarono a parlare tra loro, ed io, appoggiata alla serratura, ascoltai tutto.
«Scusatela, signor Cuttler. È solo una ragazzina impertinente, non sa quello che dice. Ma sono certo che voi la saprete educare come una buona moglie, e che ella imparerà a servirvi molto bene.»
«Non ne dubito... in fondo, è una ragazza stupenda.» finì Beckett.
Allora capii tutto. Volevano davvero darmi in sposa a quel, come si puoteva definire, tappo?
E realizzai che ormai ero solo un oggetto nelle mani di mio padre. Chissà quali gloriosi profitti avrebbe tratto dalla nostra unione.
Scesi in fretta le scale che portavano al grande salone, colmo di gente raffinata, musicisti e camerieri.
Le stesse persone di sempre. Le stesse storie di sempre.
Passavo da una persona all'altra usando le uniche parole di circostanza che potevano dirsi.
«Grazie di essere venuti, ora accomodatevi, mio padre arriverà tra un momento.»
E magari aggiungevo falsi complimenti sulle signore agghindate come bomboniere o bambole di porcellana.
Mi guardai intorno cercando di scovare le mie gradite compagnie, quelle che potevano definirsi amicizie, ma mentre camminavo un ragazzo fu spinto contro la mia spalla.
«Ehi! Mi avete fatto male!» gridai io, con un tono leggermente isterico, a dire il vero.
«Scusate, signorina... ma lasciate che mi presenti, il mio nome è James Norrington. Posso sapere il vostro?»
Non gli risposi in tempo perché mio padre mi prese a braccetto per portarmi da quelli che sembravano essere dei promettenti gentiluomini, tra cui, immancabilmente, si trovava anche Beckett.
«Alyssa, dato che oggi siete in vena di conoscenze, posso presentarvi uno dei miei più fedeli capitani, uno dei migliori della Compagnia: Louis Mac Mahon.» mi accolse lui.
Abbassai lo sguardo, preparandomi a sfoggiare uno di quei sorrisi finti. Ma, evidentemente, esitai un po' troppo.
«Su, Alyssa!» disse mio padre, spingendomi. Ma invece di finire nelle braccia di quel Louis, mi ritrovai tra quelle di un altro uomo.
Alzai lo sguardo e mi trovai faccia a faccia con un altro capitano. Restammo a guardarci perlopiù abbracciati per qualche secondo, così ebbi tutto il tempo di scrutarlo.
Era un uomo forse anche troppo affascinante, alto, ben piazzato e con i capelli lunghi e bruni, proprio come i miei. E in quei suoi occhi, marroni anch'essi, vidi il mare. Era strano, sì, ma non gli avrei mai più voluto staccare lo sguardo di dosso.
«Allora? Cosa vogliamo fare?» esordì mio padre, tossicchiando imbarazzato. Come sempre, doveva rovinare i miei momenti più belli.
A malincuore, mi staccai dall'uomo su cui ero caduta, che sorrise sia a me che a mio padre.
«Scusate, signore, sono stata così sbadata...» mormorai io sorridendo tra me e me.
«Non preoccupatevi, Miss.» mi prese la mano delicatamente piegandosi un po'. «Il mio nome Jack Sparrow. Capitano, se permettete.» e mi bació la mano. Mio padre sbuffò, spazientito.
«Il mio nome è Alyssa Swann... ah, e non chiamatemi Miss, davvero. Dopotutto, mi avete appena salvata da una brutta caduta, signor Sparrow...»
Lui mi sorrise.
Ed io gli sorrisi di nuovo.

*

Il gran galà organizzato da mio padre in ben due mesi di tempo finì verso le tre dopo la mezzanotte, o almeno così fu per me.
Questo perché ero piuttosto stanca, ed oltre modo annoiata dai discorsi che i nostri ospiti trattavano.
Da questo grande evento, mio padre avrebbe sicuramente tratto molti profitti.
Non c'era cosa che facesse che non aveva dietro un guadagno. C'era da aspettarselo, da lui, che mi aveva promessa ad un uomo che nemmeno conoscevo solamente per ottenere ancor più potere di quanto già non avesse.
Passarono giorni, e passarono settimane. Le settimane peggiori della mia vita, o, almeno, le più noiose che ricordassi. Il mio promesso sposo era infatti come diventato una zecca fastidiosa.
Ogni pomeriggio veniva a farmi visita, ed ogni volta dovevo sopportarlo. Una cosa alquanto difficile viste le tematiche attorno cui ruotavano le nostre conversazioni. Politica inglese, francese, politica interna, politica estera... solamente politica.
Oppure cercava di avvicinarmi con i soliti regali frivoli. Mazzi di fiori, vestiti, gioielli. Come se non ne avessi avuti abbastanza in vita mia.
Un pomeriggio me ne stavo seduta in giardino, su una delle due poltrone di vimini con accanto un elegante tavolino. Erano quasi le cinque, l'ora del tè, o detta anche l'ora dell'Inferno, per me. Sì, perché Cuttler Beckett arrivava sempre alle cinque, per il tè. Non c'era giorno in cui lo facesse con un minuto di ritardo.
Mai.
Così, mi rintanai nel salone all'ingresso della villa, più piccolo e intimo del salone dove mio padre organizzava gli incontri mondani, e mi sedetti sul divano dal tessuto rosso.
Le cameriere portarono il tè accompagnato da alcuni pasticcini alla crema e biscotti al burro.
Era ormai un quarto d'ora dopo le cinque, un ritardo davvero innammissibile, per un uomo sempre preciso e puntiglioso Beckett. Questo mi portò a sperare che per una volta mancasse all'appuntamento e mi lasciasse in pace.
Poi, sentii qualcuno bussare alla porta.
«Oh, santo cielo.» sbuffai. Mi ero illusa. Era arrivato.
Annie, una delle cameriere, aprì il portone e fece la riverenza, ma non fu Cuttler ad entrare.
Vestito di tutto punto con la divisa ufficiale della Marina Militare Britannica, entrò Jack Sparrow.
Scese i gradini che portavano al salone e mi venne incontro.
«Miss.» mi sfioró la mano con le labbra. «È davvero un piacere, per me, rincontrarvi.»
«Tutto il piacere é mio, Capitan Sparrow.» gli risposi. «A cosa devo la vostra visita?»
«A nulla in particolare, a dire il vero. Vengo solo a portarvi la rammaricante notizia che il signor Cuttler non può venire da voi, questo pomeriggio. Ma penso ve ne sarete già avveduta da una ventina di minuti, oramai.» disse lui. E io colsi la palla al balzo.
«In questo caso, posso portarvi a fare un giro nel giardino della villa? Siccome il mio fidanzato non arriverà, non vedo perché sprecare una così bella giornata di sole qui al chiuso.»
«Ma certamente, Miss.» annuì, lasciandosi prendere a braccetto.
Lo portai a fare una camminata per gli immensi prati che costeggiavano la casa di mio padre. Passeggiammo a lungo sotto il primo sole di maggio, finché non arrivammo alla panchina sotto la mia amata quercia secolare.
«Sediamoci.»
Lui si sedette ed io lo imitai.
«Perché mi avete portato proprio qui?» chiese lui avvicinandosi a me.
«È il mio posto preferito in assoluto.» risposi io, allontanandomi da lui di qualche centimetro, imbarazzata.
«Questo? Scherzate, Alyssa? Il mondo è così vasto e questa panchina è il vostro posto preferito? Insomma... lo trovo strano.»
«No, Capitano» presi un respiro. «Questo è l'unico posto in cui stia davvero bene... voi siete così fortunato a lavorare su una nave, ai Caraibi... quanto vorrei vedere quei posti...»
«E, dato che amate tanto questa panchina, ditemi, ci siete venuta anche con il vostro fidanzato?» domandò lui. Io mi alzai di scatto e nascosi il viso fra le mani. Anche lui si alzó.
«Ah, capisco... non lo amate, non è vero? Vi capisco e compatisco, allora.»
Dopo qualche attimo di incertezza, risposi.
«Certo che non lo amo, Jack. E come potrei? Mio padre mi ha praticamente regalata a quell'uomo.» mi voltai verso di lui.
«Alyssa... se potessi, mi piacerebbe portarvi via da questo posto.»
Io lo guardai sbalordita.
Pensavo a Beckett, che per fare colpo su di me spendeva fior di quattrini, e a Jack, che con qualche parola già era riuscito a farmi sognare.
«Lo faresti davvero per me? Daresti il tuo onore per salvare me? Oh, ma nessuno puó salvarmi, Jack... credo che la mia unica salvezza sarà la morte. Almeno quella mi renderà finalmente libera.»
«Alyssa, non pensare alla morte, gioia. Sono il Capitan Jack Sparrow, dolcezza: tutto mi é possibile.» disse lui, aprendo le braccia.
Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi.
«Davvero?»
«Davvero. Non vorrei vedere mai nessuno rinchiuso in un simile manicomio a cielo aperto.»
«Grazie, Jack. Credo che tu mi abbia fatto passare uno dei pomeriggi migliori, di questi tempi.»
Gli strinsi la mano, ma lui lasciò la presa.
«Ora devo andare, Alyssa» cominció a camminare.
«Quando tornerai?» chiesi io a voce alta.
«Quando mi pare!» disse lui ridendo. «A presto, dolcezza!»
Corsi in camera mia e mi stesi sul letto a pancia in su.
Fissavo il mio lampadario di cristallo pensando a Jack e alle sue belle parole. Ma potevo davvero fidarmi di lui?
Il giorno dopo, alla stessa ora, io lo aspettavo in salotto, ma al suo posto arrivò il mio promesso. E capii che sarebbe passato un bel po' di tempo prima che lo avessi potuto rivedere.
Passarono i giorni, ed io continuavo ad aspe ttare una sua visita. Cominciavo a preoccuparmi. Così presi una penna, il calamaio e la carta da lettera, e scrissi.
Caro Jack,
non sapevo cosa fare, ma alla fine ho deciso di scriverti.
Volevo sapere come stavi, perché sono passati più di dieci giorni dalla tua visita alla villa.
Ho riflettuto a lungo sull'accaduto, e ho capito che per me sarebbe davvero impossibile riuscire ad andarmene di qui.
Perciò non so davvero se per noi sia lecito vederci ancora.
Tu cosa ne pensi? Sei d'accordo con me?
È come se sentissi che posso fidarmi ciecamente di te, e allo stesso tempo no.
Fammi comunque avere tue notizie al più presto.
Tua, Alyssa Swann.
Stavo per incartare la lettera e aggiungervi il francobollo locale, quando sentii bussare alla porta. In preda al panico, la accartocciai, nascondendola dietro la schiena e mi alzai dal mio scrivano.
«Avanti!»
In camera mia entrarono Jack Sparrow, Cuttler Beckett e mio padre.
«Ja...! Ehm, Signor Sparrow. Buongiorno, padre. Salve, Cuttler.»
Jack accennò un sorriso.
«Alyssa» disse mio padre. «È con immenso piacere che ti annuncio che Cuttler Beckett ed il Signor Sparrow partiranno tra pochi giorni per i Caraibi, ove svolgeranno una missione anti pirateria, e mi è sembrato...».
Anche se con imbarazzo, dovevo ammettere che mi ero persa guardando gli occhi castani di Jack, senza dar conto alle parole che uscivano dalla bocca di mio padre.
Non capivo più niente.
«Alyssa, mi stai ascoltando?»
Scossi un po' la testa, come per riprendermi. «Ovviamente, padre!»
Lui mi rimproverò, lanciandomi uno sguardi gelido, e continuò. «Dicevo, ho pensato che sarebbe molto interessante se tu partissi con loro. Sono tutti capitani eccellenti, non correresti alcun pericolo, e inoltre dici sempre che ti piacerebbe viaggiare il mondo... beh, hai tutto il mio consenso. Allora, figlia adorata, vuoi andare nei Caraibi?»
Spalancai gli occhi e sorrisi. Non potevo crederci.
«Sì! certamente!» risposi io, accettando senza nemmeno riflettere, euforica. «Quando si parte?» chiesi poi, entusiasta.
«Fra tre giorni esatti, mia cara.» mi rispose Beckett.








































Buonsalve gente!
Finalmente sono tornata dal mare ed ho potuto pubblicare il 2° capitolo. Yuppy yay.
Almeno per ora qualcosa sembra andar bene ad Alyssa, soprattutto dopo aver incontrato Jack.
Ma resta comunque quel nanetto malefico di Beckett. Chissà cosa succederà ai Caraibi... beh, lo scoprirete nei prossimi capitoli. Grazie a tutti i lettori e ai recensiori :)
Spero tanto di riuscire a pubblicare presto il 3° e non farvi aspettare molto.
Vi porgo i miei ossequi,
Morena Sparrow c:
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Morena Sparrow Rogers