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Autore: Tatan    01/02/2009    2 recensioni
Fissai per un’ultima volta ciò che rimaneva di quello stupendo affresco, e con mano tremante mi avvicinai per sfiorarlo...Della Dama non rimaneva che una mano e un lembo di veste, mentre il Cavaliere era stato privato del cavallo e di una gamba [...] STORIA ABBANDONATA
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Storico
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DIEGO 

Eccola lì.

La guardo mentre si avvicina alla scalinata per entrare a scuola.

Ingobbita sotto il peso della cartella, i capelli fradici a causa della stessa pioggia violenta che sferza il mio viso.

Non è mai stata così bella. Così, con gli occhi cerchiati di trucco colato, con le guance rosse e un’aria esageratamente desolata.

Bella, ora che la conosco un po’ di più. Bella, ora che mi sono avvicinato di un passo a lei. Bella, di una bellezza che ora è un po’  più mia.

Facendo attenzione a non farmi notare, la seguo lungo i corridoi fino ad arrivare alla nostra classe.

Sta per aprire la porta,  le blocco  la mano sulla maniglia. La sua pelle è freddissima, umida, me sento le orecchie prendere fuoco e la lingua intorpidirsi.

 

“ Perché non me lo hai detto?” mormoro, a voce bassissima.

Mi guarda, confusa e irritata.

“ Che cosa, scusa?”

“…che ciò che scrivi...Che scrivi bene, che non sono cavolate senza senso.” La mia voce balbetta, perché  lei deve essere sempre così così??

“ Perchè avrei dovuto dirtelo?”

Ecco. Perché? Perché non l’avrei presa in giro, perché avrei voluto capirla.

“ Perché non ti avrei presa per il culo in maniera così stronza.”

Arriccia il naso.

“ Ah no??”

“ No.”

“ E perché no?”

“ Perché…perché sarei riuscito a comprenderti.”

Tu?Ma fammi un favore, Devagas. Invece dimmi, come hai fatto a tradurlo? Non era in spagnolo.”

Sorrido.

“ Sono un uomo dalle mille risorse.”

“ Un bambino, casomai.” Sbotta.

Poi si scosta, apre la porta e sfugge dalla mia presa.

La imito, e vado ad accasciarmi sul banco.

La osservo ancora un po’.

Mentre si toglie la cartella e si passa la mano tra i capelli bagnati, si toglie il giaccone e cammina con passo malfermo verso la finestra.

Le sue scarpe emettono squittii ridicoli, sembra un pulcino annegato.

L’enorme felpa in cui si è avvolta le copre le forme, ma naturalmente ciò non basta a fermare la mia immaginazione disubbidiente.

Sospiro, affranto.

 

 


La giornata mi scorre addosso senza lasciar traccia, ma mentre esco non riesco a non notare il suo sguardo attento che segue ogni mio movimento.

“ Non riesci a staccarmi gli occhi di dosso, eh?”

“ Mhpf.” Grugnisce.

Ha un aria così buffa, scoppio a ridere senza alcun ritegno.

I suoi occhi brillano di rabbia, mi stringe il braccio furiosa credendo di farmi male.

“ No, scemo. Ti volevo chiedere…”

“ Cosa?”

“ Ti…ti…insomma, ti è piaciuto? La canzone, intendo.”

“ Certo.”rispondo, sorpreso.

“ Davvero?” Non riesce a  negarmi un sorriso.

 “ Scrivi molto bene.”

“ Grazie.”

 

 

Dalila

 

Sentivo le sue labbra sulle mie, le sue mani che impazienti vagavano sulla mia schiena, la presa ferrea delle sue braccia attorno a me.

Le sentivo, ma la cosa peggiore era sentire la mia bocca schiudersi alla sua lingua prepotente e il mio corpo rispondere alle sue carezze.

Non era solo lui che mi stava baciando. Era una danza di entrambi.

Chissà chi era. Adrien Lovagos. Un furfante, un desesperado senza futuro che incatenava il mio cuore con l’abbraccio più dolce. Il mio primo bacio, ad un uomo che nessuno conosceva ma che credevo di conoscere meglio di me stessa.

Un uomo che con una sfrontatezza senza pari si era appropriato delle mie labbra senza nessun timore o vergogna.

“ Dalila…”

Il mio nome, pronunciato dalla voce più soave.

Ansimavamo entrambi, esplorando i nostri visi e ascoltando il nostro respiro.

Mi avvinghiai a lui, al suo torace e ripresi a baciarlo con più foga ancora.

Ora o mai più.

Sorrise, beffardo, gli occhi ironici e allegri come non mai.

Probabilmente nemmeno lui si aspettava una reazione del genere da parte della composta e borghese signorina Tolè, dalla cosiddetta gioventù ammodo di S. Monica.

Ma non aveva senso opporre resistenza, nessuno. Tanto valeva esagerare.

In mezzo a quel quartiere puzzolente, così, come una mendicante, ad amare un uomo dal sorriso mozzafiato e i vestiti di uno straccione.

C’era musica attorno a noi, una dolcissima serenata di strada.

Mi prese la mano.

Mi guardò negli occhi, e poi ci avviammo insieme verso il buio della notte.

Perdonatemi per il ritardo e per il capitolo cortissimoooooooooooooooooo*.*

Grazie moltissime a stellina, con tutti quei complimenti mi fai arrossire ù__ù

 

 

  
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