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Autore: kk549210    24/08/2015    2 recensioni
Fausto e Attilio: due fratelli diversamente destinati alla gloria e all’onore, che nascondono entrambi un segreto…
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il giovane Polluce 
 


Ravenna, giugno 1979
 
- No, di nuovo! Anche quest’anno mi toccano greco e latino, uffa!
- A me solo greco, per fortuna… ma l’estate è rovinata lo stesso! Mia madre col cavolo che mi fa venire in spiaggia… mi manderà a lezione un giorno sì e uno sì!
- Certo che la Savini è una vera stronza! Ma cosa si aspetta, che studiamo questa roba vecchia? Mica siamo delle matusa come lei! Fortunata te, Patrizia: sei salva!
- La solita paracula! Tutti sei, a parte nove in ginnastica!
Appena diffusasi la notizia dell’uscita dei quadri, le Fantastiche della 1^B si erano date appuntamento in piazza Anita Garibaldi, appena fuori dall’Alighieri, per entrare tutte e tre insieme, compatte: l’etica del gruppo imponeva di farsi coraggio l’un l’altra in quel momento topico. E ovviamente di spettegolare senza pietà sui voti dei compagni. La Fortuna non le aveva particolarmente baciate nell’uscita dal tunnel del Ginnasio: al Liceo il Consiglio di Classe della sezione B era composto di autentiche carogne, vecchie cariatidi sopravvissute persino al terremoto del Sessantotto, che continuavano imperterrite a pretendere che gli studenti studiassero.
- La classe non è acqua! - esclamò la leader del gruppo, facendo un’aggraziata piroetta che mise ancor più in risalto le sue belle gambe sempre abbronzate che uscivano dagli shorts. Ma la Patrizia Mariani aveva un asso nella manica. C’era sempre Faustino a darle una mano e a strapparla al fiero pasto della Savini, che tanto amava massacrarli con camionate di Omero, Erodoto e Tucidide e montagne di esametri di Virgilio che inciampavano nella lingua. Per non parlare di Cicerone! Quasi quasi veniva da rimpiangere il caro, sadico Tabanelli con tutti i suoi aoristi e  sintassi dei casi in omaggio! Ma Faustino era bravissimo, al punto che aveva addirittura saltato un anno di scuola - forse alle elementari o alle medie - e non c’era testo latino che riuscisse a metterlo alle corde.  
- Guarda la Spadoni: ha fatto la media del nove anche quest’anno! - esclamò invidiosa la Marinella, atteggiando a una smorfia di disprezzo il visetto smunto incorniciato dai riccioli.
- È una secchiona schifosa! La prima della classe…  Ma non l’ha ancora capito che al Classico non c’è posto per i poveracci come lei? - le diede manforte la Simonetta, a cui le due materie a settembre bruciavano cocentemente.
- Non ti curar di lei, ma guarda e passa - fece la Patrizia, superiore. - E Faustino? - chiese con fare da ammiraglia, ordinando alle sue attendenti di scandagliare scrupolosamente il tabellone.
- Otto in Italiano, Dieci latino, Otto Greco, Sette Filosofia, Otto Storia, Sei Matematica, Sei Ginnastica…
- È un mito, il nostro Faustino! - cinguettò la Marinella entusiasta. Quel ragazzino magro magro, allampanato, con gli occhioni chiari e le membra un po’ rigide era proprio simpatico, per non dire molto carino, oltre a essere un fedele rifornitore di versioni, cosa che tornava utile durante le interrogazioni o i compiti in classe. Peccato che lei in Prima Liceo non fosse ancora riuscita ad imparare nemmeno il verbo eimì e che quindi l’intervento salvifico del loro eroe giovasse assai poco al suo caso disperato.
- Peccato che Attilio sia nella A! - osservò la Simonetta puntando il dito sul quadro della classe parallela- Ha nove in matematica! Con la premiata ditta Corradini, avremmo risolto tutti i nostri problemi.
- Macché matematica! - rise la Patrizia - Dilla tutta… gli muori dietro!
- Bè sì… Hai visto che figo in costume? Bisogna essere cieche per non svenirgli davanti…
- Anche Faustino ha un suo perché - disse timidamente la Marinella - I suoi occhi azzurri sono bellissimi!
Le amiche non poterono non darle ragione: il loro compagno di classe più giovane - avrebbe compiuto sedici anni solo alla vigilia di Natale - era un  ragazzo proprio bellino. Di buona famiglia, simpaticamente goffo ma spiritoso, timido narciso quando suonava la tastiera o la chitarra alle feste, Faustino affascinava le ragazze, forse perché, al contrario del fratello maggiore, risvegliava in loro un inconfessabile istinto materno.
- Evviva Oreste e Pilade, i due fratelli mitici! - esclamò la Simonetta, dando sfogo alla sua risata equina.
- I due fratelli sono Castore e Polluce, ignorante! - la rimbeccò la Patrizia, con arie da finta intellettuale. Quelli forse erano gli unici personaggi della mitologia che in tre anni di Classico fosse riuscita ad imparare.
 
 


Quell’anno era stato impegnativo: il Liceo non era certo la passeggiata che gli amici più grandi avevano più volte favoleggiato. La filosofia gli aveva dato alcuni grattacapi, per non parlare della matematica che era proprio la sua bestia nera. “Unicuique suum… in famiglia ci sono già abbastanza scienziati!”
Ma ora la lunga estate calda gli si offriva davanti, e lui desiderava godersela appieno, sulla spiaggia, con gli amici e il suo fratellone. L’unico suo cruccio era quello di essere dannato a una interminabile astinenza, poiché fino a settembre non avrebbe rivisto la Patrizia Mariani. Altro che Bagno Nettuno! Era ricchissima, lei, e passava le vacanze tra la villa in Sardegna e favolosi viaggi in altri continenti.
Il ragazzo ripose il Rocci e il Castiglioni Mariotti, insieme ai Carmina di Orazio che aveva appena acquistato: la preparazione al Certamen poteva attendere. Adesso era il momento del riposo del guerriero: era proprio così che si sentiva il giovane Corradini. A dispetto delle apparenze, egli aveva infatti la grintosa tempra di un pugilatore, mentre Attilio, il maggiore, era sempre stato dotato di un estroso intuito e dell’audacia un po’ folle di un domatore di cavalli.
Il clacson di un motore[1] chiamò Fausto dalla strada.
- È fantastico! - esclamò qualche minuto più tardi, balzando in sella dietro a suo fratello – Gigi te l’ha rifatto nuovo!
- Vedrai come voleremo, su via Trieste, sul mio Cavallino rampante!
E via, verso la libertà…
 

[1] Modo tipicamente romagnolo di chiamare la motocicletta
  
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