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Autore: piccolo_uragano_    30/08/2015    9 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Martha stava versando una camomilla in una tazza rossa, nella cucina del Quartier Generale. Sirius dormiva beatamente accanto a Robert nella camera riservata a loro tre al piano di sopra, ma lei aveva di nuovo sognato di svegliarsi e di trovare tutti morti, scendere in salotto e trovare una persona incappucciata (non aveva ancora capito se si trattasse di Voldemort o della morte) che la attendeva seduto in poltrona. Si era svegliata di colpo, aveva ascoltato il respiro di Sirius e di Robert, ma non era riuscita a calmarsi. Allora si era messa seduta, e lentamente si era alzata. Aveva avvertito un senso di nausea che le era tremendamente familiare, e allora così, un po’ per gioco, era andata a cercare un test di gravidanza.
Lei e Lily, quando Martha si accorse di aspettare Robert, avevano constatato che i test di gravidanza babbani sono a prova di stupido: si deve semplicemente fare pipì sullo stecchetto. Quando, quasi cinque anni prima, Madama Chips le aveva mostrato lo stecchetto con le due linee rosa, lei si era resa conto che i babbani non erano nemmeno troppo stupidi: non c’era nulla di più chiaro che due strisce fucsia su uno stecchetto sul quale hai appena fatto pipì per dirti che la tua vita sta per cambiare.
Quindi si era chiusa nel bagno della camera dove dormivano Sirius e Robert (che dormivano nella stessa posizione e russavano allo stesso modo) e aveva sperato che quelle due strisce non si colorassero di rosa. Era stato quasi divertente guardare quelle due strisce colorarsi di rosa, cinque anni prima. Ora, guardava quel nuovo stecchetto con due strisce rosa e ne era tremendamente spaventata. Avrebbe voluto poter tornare allo Specchio delle Brame. Avrebbe voluto davvero che il problema più grande dopo quelle due strisce rosa fosse l’idea di aver saltato l’ora di Lumacorno. Ma non era così, dannazione. Le ore di Lumacorno erano un ricordo lontano e sfocato, e sicuramente lei, negli ultimi quattro anni, aveva applicato poco di ciò che quel tricheco le aveva insegnato. Mentre Lily, James e Sirius erano diventati Auror pochi mesi prima, lei quel giorno (l’ultimo giorno del corso) aveva preso in braccio Robert e lo aveva portato al parco giochi con la paura che qualcuno li vedesse – magari un Mangiamorte, perché no? – e quando aveva parlato con Sirius della possibilità di un secondo figlio, lei aveva espresso il desiderio di trovarsi un lavoro per rendersi utile. Lui aveva detto di avere capito, e avevano deciso che il progetto ‘secondo erede Black’ era rimandato di almeno tre anni. Dopotutto, avevano vent’anni, e di tempo per procreare ne avevano in abbondanza.
Martha guardò fuori dalla finestra, osservando la pioggia fitta di fine ottobre che picchiava sul vetro con insistenza.
Chissà quanto tempo avremo da vivere, invece.
Fatto sta che ora, quelle due strisce erano di nuovo rosa. Lei era di nuovo incinta, il secondo erede Black sarebbe arrivato nel giro di otto mesi e grazie tante.
Robert aveva appena festeggiato quattro anni di vita, e Harry, il bambino che aveva definitivamente fatto perdere il senno a James Potter, aveva poco più di un anno. Dora, la cuginetta di Sirius, aveva otto anni, era una bambina dinamica ed intelligente, e sembrava essersi autoeletta angelo custode di Robert.
Un giorno magari saranno un gruppo perfetto, due Black, un Potter e una Tonks.
Si girò, mentre calcolava quando questo piccolo secondo erede sarebbe arrivato, per sedersi al tavolo, ma si accorse con un uomo basso, sovrappeso e pallido la fissava dalla porta.
“Peter!” esclamò in un sussurro. “Mi hai fatta spaventare, dannazione!”
Lui accennò un sorriso. “Perdonami.” Si scusò.
Lei sorrise, rigirandosi il test di gravidanza in una mano mentre con l’altra teneva la tazza, e fece segno al Malandrino con cui aveva meno confidenza di sedersi davanti a lei.  
“Ti disturbo?” chiese lui. “M-magari volevi stare un po’ da sola.”
Martha scosse la testa. “Nessun disturbo, Peter. Vuoi che prepari una camomilla anche per te?”
Fu lui a scuotere la testa. “Vorrei p-parlarti di una cosa, veramente.” Poi sembrò accorgersi dello stecchetto bianco che Martha teneva in mano. “Quello è un …”
“Test di gravidanza.” Rispose lei. “Precisamente, un test di gravidanza con risultato positivo.”
“Quindi, s-sei incinta?”
Lei sorrise, sarcastica. “Questi aggeggi babbani non sbagliano mai. Domani mattina lo dirò a Sirius.”
Peter sembrò illuminarsi. “Quindi … s-sono il primo a saperlo?”
Martha allargò il suo sorriso. “Così pare. Ma per favore, tieni il segreto.”
Lui annuì ripetutamente.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?”
Peter sembrò rattristarsi. “Oh, beh, s-sono sicuro che tu ci abbia già pensato, m-ma … sono un po’ spaventato dall’idea della s-spia.”
Si era quasi dimenticata della spia. Si era quasi dimenticata che, secondo Silente, non si sarebbero più dovuti fidare l’uno dell’altra. Secondo Silente, Martha non si sarebbe dovuta fidare nemmeno di suo marito, del loro migliore amico, della sua migliore amica, di sua sorella e del suo ragazzo. Si era quasi dimenticata che Sirius era il Custode Segreto di Lily e James, e che sarebbe potuto morire da un momento all’altro, pur di non tradire Prongs. Lo capiva, lo capiva benissimo. Ma non era sicura che avrebbe retto, se Sirius fosse morto.
Come se non bastasse, tra di loro c’era un doppiogiochista.
“Io n-non voglio incolpare nessuno, d-davvero, ma da quando Alice e Frank s-sono stati attaccati, moltissime persone sono c-cambiate …”
Alice e Frank. Guardò di nuovo lo stecchetto con le strisce rosa. Si era quasi dimenticata anche di loro. Erano stati attaccati da Bellatrix in persona poche settimane prima, torturati con la Cruciatus una sera che avevano lasciato il piccolo Neville alla nonna per partecipare a una riunione dell’Ordine. Era stati ritrovati privi di sensi in mezzo alla strada, e da allora erano ricoverati al San Mungo. Per la maggior parte del tempo, dormivano. Quando si svegliavano, non si riconoscevano nemmeno tra di loro. Alice era convinta di avere cinque anni, e Frank non parlava nemmeno.
“V-voglio dire … hai notato che Remus n-non parla più con nessuno, a parte Rose e James? E Rose s-sta sempre seria, come sugli attenti …”
Martha fermò Peter con un gesto della mano. “Stai dubitando dei nostri amici, Peter?”
“I-io … non lo so, M-martha … ho solo tanta paura.”
Martha si morse un labbro. Peter era come un bambino spaventato dai tuoni.
“E poi anche Sirius, s-sta sempre serio, a c-confabulare con James …”
“Sirius è il Custode Segreto dei Potter, Peter. Io sono sua moglie, e so per certo che piuttosto che fare del male a James si farebbe ammazzare sul posto.”
Ma Peter, ormai, era un rubinetto stappato. “James e Lily s-sembrano spenti, lei è a-anche un po’ dimagrita, ed è p-pallida … James è c-come se volesse convincerci t-tutti di una c-cosa in cui n-non crede nemmeno lui … se ne s-stanno sempre con Harry, e tu e Sirius ve ne s-state sempre con Robert … e Gideon e F-fabian che n-non sono nemmeno venuti al compleanno di Harry, perché hanno p-paura …”
“Peter.” Lo fermò Martha. “Che cosa stai cercando di dire?”
“Martha … chi è la s-spia?”
“Non ne ho idea.” Rispose lei, con aria sconfitta.
“Martha, s-se lo sapessi …”
“Se sapessi chi è, lo farei pentire di essere al mondo.”
Peter sembrò terrorizzato da quella prospettiva. “I-io … perdonami, Martha, ma f-fidarsi è bene, n-non fidarsi è meglio … s-sei tu la spia?”
“Assolutamente no.”
Non era offesa dalla domanda, era perplessa perché qualcuno era arrivato a chiederglielo.
“Perdonami, Martha, i-io … non è c-che non mi fidi di te, m-ma … ho paura … per James, per Lily, per Harry … è così p-piccolo …”
“Harry è al sicuro, Peter. Non accadrà niente a nessuno.” Mentì. Le parole di Peter l’aveva gettata nel dubbio. Stava dubitando di Rose, di Remus, di Sirius, di Gideon e di Fabian. Dubitare di Sirius e Rose era come dubitare di sé stessa. Dubitare di Sirius e Rose era come conficcarsi un coltello nello stomaco. “Vai a dormire, Peter. Sei solo molto stanco.”

Sirius si girò, con un occhio mezzo aperto e l’altro ancora chiuso, per controllare Martha. La trovò seduta, abbracciata al cuscino, che lo guardava sorridendo.
Gli venne automatico rispondere al sorriso, anche se erano le sei e trenta della mattina e lei aveva gli occhi rossi e stanchi. “Buongiorno, amore mio.” Sussurrò.
Lei sorrise. “Te l’ho mai detto che tu e tuo figlio russate nello stesso modo? E dormite nella stessa posizione? Fate paura.” gli passò una mano tra i capelli.
Lui scosse la testa. “Io non russo.” Precisò con orgoglio.
“Respiri molto rumorosamente quando dormi, allora.”
Sirius riuscì a liberarsi della presa di Robert sul suo braccio e si sporse per baciare Martha.
“Devo dirti una cosa, Martha. Una cosa importante.”
Lei perse il sorriso. “Non sarà mai più importante di quella che ti sto per dire io.”
Lui la guardò con aria curiosa e un ghigno Malandrino. Prese un cuscino e se lo sistemò dietro la testa. Si posò una mano dietro la nuca, mostrando il braccio muscoloso sotto alla vecchia t-shirt scolorita, e guardò Martha facendole segno che l’avrebbe ascoltata.
“Due cose.” Disse lei. “La prima, è che sei dannatamente sexy così. La seconda, caro signor Black, è che sono incinta.”
Lui perse il suo ghigno Malandrino e la guardò con stupore.
“Si, aspettiamo un altro bambino. Avevano detto che avremmo posticipato la cosa, si, non so come sia successo – in realtà lo so bene, i bambini non nascono sotto i cavoli. - Intendevo che non m’importa. Ci sarà un secondo piccolo Black, tra otto mesi. Quindi sei pregato di non fare idiozie, Felpato, perché noi avremo bisogno di te ancora per un po’.”
Sul volto regale di Sirius comparve un sorriso che Martha pensò non avrebbe mai più rivisto, al di fuori di Hogwarts. Era gioia pura, era il sorriso di un bambino, era un vulcano di energia. Si alzò in piedi, caricò Martha sulle spalle e si mise a correre per tutta la casa, gridando “ARRIVA IL SECONDO PICCOLO BLAAAAACK!”  in dieci minuti, l’intero Quartier Generale (quindi solo Andromeda, Marie e Ted) sapeva che Martha era incinta e che Sirius era di nuovo felice.

James lasciò brutalmente cadere la mascella sul tavolo. “Com’è possibile?!”
Martha scoppiò a ridere. “Merlino, James. Hai un figlio anche tu. Devo davvero spiegarti com’è possibile che io e Sirius aspettiamo un bambino?”
Lily scosse la testa, lasciandosi cadere sul divano. “Si stupisce ancora all’idea che tu e Sirius abbiate una qualche vita sessuale.” Ridacchiò.
Martha si finse sorpresa. “Oh, mi dispiace, James! Io e Sirius abbiamo una vita sessuale molto intensa.”
Lui si strofinò la faccia con le mano. “Non mi occorreva saperlo.”
“Vuoi farmi credere che tra ragazzi non parlate di queste cose?”
“Non ho detto questo!” rispose, ridendo. “Sentirlo da te ha un effetto diverso.”
“Scusa, per quanto tempo io possa passare in vostra compagnia non ho ancora capito come fate tu e Sirius a comunicare.” Ironizzò, bevendo un bicchiere di Coca-Cola.
“Ti odio.” Tagliò corto James.
“Oh, si, anche io.”rispose lei, mentre Lily rideva.
Decise di non dire loro della chiacchierata con Peter. Avrebbe rovinato l’atmosfera e quella sarebbe diventata una specie di piccola riunione dell’Ordine.
James si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro per il salotto, passandosi la mano nei capelli. Stare chiuso in casa gli faceva male. Sembrava un leone in gabbia.
Lily guardò Martha come se volesse chiederle aiuto. Martha annuì lentamente e tornò a guardare James.
“Ehi, Ramoso. Io e Sirius pensavamo di fare un viaggio, quando sarà tutto finito. Che ne dici?”
Lui la guardò senza capire. “Tu e Sirius?”
“No, io, Sirius, Robert, te, Lily ed Harry.”
“E il secondo piccolo Black.” Aggiunse Lily.
Martha le sorrise. “Siete dei nostri?”
James scosse la testa. “Credi davvero che usciremo tutti vivi da questa guerra, Martha?”
Lily si portò una mano sul cuore. James aveva la morte negli occhi, e non faceva nulla per nasconderlo. Martha si alzò e si mise davanti a lui. Era una spanna e mezza più bassa, ma il suo sguardo deciso lo spaventò lo stesso.
“Sì, James Potter. Credo che usciremo vivi da questa guerra. E non m’importa se ti comporti da dodicenne mestruata con l’ottimismo di un opossum, non cambierai la mia idea. Questa guerra finirà, e noi – io, te, tua moglie, mio marito ed i nostri figli – ci prenderemo una lunga vacanza.”
James abbracciò Martha, sollevandola da terra, stringendola fino a farle del male. “Grazie.” Sussurrò.
“Devi solo scegliere la destinazione, James Potter.”
Lui sciolse l’abbraccio e annuì. “Okay.” I suoi occhi sembravano un po’ più umani, ora.
“Non posso prometterti che sarà facile, Ramoso, ma posso giurarti che ne varrà la pena.” Gli sussurrò.
Lui le accarezzò il viso. “Perché non venite da noi, domani sera?”
Lily, rimasta sul divano, guardò James perplessa. “Che giorno è?”
“Sabato.” Rispose Martha automaticamente.
“Non solo. Domani è sabato trentun ottobre millenovecentoottantuno. È la notte di Halloween!”
“Questo è il James che volevo vedere!” esclamò Martha. “Ci saremo.” Aggiunse, poi. “Porto un buon rosso.”
James sorrise. Il vino gli piaceva, e si sentiva una persona normale e libera quando lui e Sirius si perdevano a parlare di vino, di auto o di moto. “Va benissimo!”
“Lascio Robert a Rose e per le nove siamo da voi.”
Lily le posò una mano sulla spalla. “Grazie.” Sussurrò. “Di tutto.”

Martha, avvolta nel suo cappotto rosso, bussò alla porta del monolocale in cui viveva Remus. Robert era a casa con Sirius, e lei sapeva di avere solo poco tempo.
E forse Sirius aveva anche capito che gli aveva mentito, che non stava andando da Rose, ma da Remus.
"Chi è?" chiese la voce di Moony dall'altra parte della porta.
"Martha."
"Martha? Quale è stata la prima parola di tuo figlio?"
"Prongs." rispose, sicura, e Remus aprì la porta, mostrando una barba incolta e una Marlboro accesa in mano.
"Non avevi smesso?" chiese, rimanendo sulla porta, provando a sorridere.
"Solo quando c'è Lily." rispose. "Entra, sembri stanca."
Mentre l’appendiabito le sfilava il cappotto, Martha mosse qualche passo nel monolocale più disordinato della storia, senza nascondere una faccia schifata. "Giuro che quando tutto questo finirà, ti ridaremo la camera da letto al piano terra."
Remus la scrutò, tirando con la sigaretta. “Va tutto bene, signora Black?”
“Ti devo parlare.” Rispose lei, sfoggiando quella sua espressione dura ma innocua.
Remus lasciò uscire il fumo. Indicò il tavolo con due sedie con la sigaretta. “Siediti. Vuoi un caffè, una birra, una sigaretta?”
Martha sorrise debolmente. “Mi hai mai vista fumare una sigaretta?”
“No. Ma una strega saggia una vita mi disse che c’è sempre una prima volta.” Aprì il frigorifero ed estrasse una bottiglia della birra babbana preferita di Sirius e James.
Martha si sedette al tavolo, e sospirò. “C’è una spia all’interno dell’Ordine.”
Remus prese posto davanti a lei, senza smettere di cercare di decifrare la sua espressione. “Perspicace.”
“Due giorni fa ho parlato con Peter. È impaurito, anzi, terrorizzato. Mi ha chiesto se la spia fossi io, mentre continuava a scusarsi per la mancanza di fiducia nei miei confronti. Poi ne ho parlato con Rose, e con Sirius, e ho scoperto che ha fatto lo stesso anche con loro.” Sorseggiò la birra. “Mi ha fatto dubitare di tutti. Mi ha fatto notare i piccoli cambiamenti delle persone dopo quello che è successo ad Alice e Frank. Ho dubitato di me stessa, Remus, nel momento in cui ho dubitato di mio marito e di mia sorella.”
“Martha Redfort Black. Se sei venuta qui per chiedermi se la spia sono io, mi dispiace molto deluderti, ma hai fatto un viaggio a vuoto. Sospetto anche che tu abbia usato un autobus babbano, visto l’abbigliamento.”
“Io … mi dispiace …”
“Non devi dispiacerti. Comunque, Peter ha parlato anche con me.” Rispose lui, semplicemente. “Credo sia assolutamente normale avere  la necessità di coprirsi le spalle. Comunque, è tuo marito il Custode Segreto: se fosse lui, sarebbe troppo semplice. Credo che si farebbe ammazzare piuttosto che tradire James, comunque.”
Martha annuì. “Ho paura, Remus.”
“Ne hai sempre avuta.” Rispose lui, alzando la spalle. “Ma questo non ti rende certo meno forte.”
“Non sei tu la spia?”
“Non sono io la spia. E tu?” chiese, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
“No.” Sospirò. “Aspetto un bambino.” Buttò lì lei.
Accio birra.” Rispose Remus. Quando la bottiglia gli arrivò alla mano, la alzò al cielo. “Al secondo erede Black.”
Martha sorrise di nuovo, con convinzione. “Al secondo erede Black.”
“Congratulazioni.” Disse, sorseggiando la birra. “E tanti auguri a Robert, gli spetta il compito più difficile di tutti.”


Martha si sedette ai piedi del letto, Sirius la vedeva dallo specchio. Era già pronta, con il cappotto e il sacchetto in mano, gli occhi perso nel vuoto. “La necessità di coprirsi le spalle.” Sussurrò, con una voce piena di panico. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Così aveva detto Peter. La domanda era, perché Peter era arrivato ad usare un detto babbano?
Necessità di coprirsi le spalle.
“Come?” chiese Sirius, allacciandosi la camicia. Martha lo vedeva riflesso nello specchio del piccolo bagno della loro stanza.
“Normale avere la necessità di coprirsi le spalle.” Ripeté.
“Ma che cosa stai dicendo?”
Era Peter. Peter aveva messo in dubbio tutti. Martha si passò una mano nei capelli, per poi portarle entrambe a coprirsi il volto, sentendosi il cuore il gola e lo stomaco sottosopra.
 Era Peter. Peter, pur di coprirsi le spalle, aveva messo il seme del dubbio in ognuno di loro.  Era così semplice dubitare degli altri che non doveva essere difficile fare si che tutti dubitassero, e se sei tu a fare dubitare gli altri nessuno dubiterà di te.
La gallina che canta ha fatto l’uovo. Ecco il detto che avrebbe dovuto usare Peter.
Merlino, come aveva potuto essere così stupida? Era Peter, era sempre stato Peter.
Cazzo!
Strinse i pugni. Come aveva fatto a non pensarci?
Era Peter, era Peter fin dall’inizio. Peter, il ragazzino paffuto e innocente che viveva dietro l’ombra di Felpato e Ramoso. Peter, che rubava la cioccolata. Peter che aveva puara della sua stessa ombra, Peter che non sembrava avere il coraggio di fare del male ad una mosca. Non ce lo vedeva Peter come Mangiamorte, no. Non ce lo vedeva a muoversi senza il permesso di Silente. Come diamine era possibile?
Poi, un flash.
Peter sapeva benissimo dove erano nascosti Lily e James.
Peter sapeva benissimo dove erano nascosti lei e Sirius.
Peter sapeva benissimo dove erano nascosti tutti.
Ci farà ammazzare tutti quanti.
Alzò gli occhi verso Sirius, trovandolo spaventato almeno quanto lei.
“Sirius.” Sussurrò.
“Dimmi, piccola.”
“Sirius, è Peter, è Wormtail, è lui. E anche se sei tu il Custode Segreto, lui sa dov …”
Sirius capì al volo e iniziò a correre giù per le scale, mentre Martha lo seguiva e lui la pregava di non farlo. Saltarono sulla moto, pregando ogni divinità magica o babbana che non fosse troppo tardi. Arrivarono a casa di Peter in pochissimi minuti, e  Martha, senza aspettare che Sirius parcheggiasse, scese dalla moto e si mise a bussare ripetutamente alla porta di legno scuro.
“Peter!” gridò, ma le aprì una donna di circa sessant’anni con un grembiule a fiori, i capelli raccolti male e uno sguardo spaventato.
“Martha?” le chiese.
“Dov’è Peter?” ringhiò lei.
“Peter … non torna a casa da giorni, ha detto che era da voi, ha detto di non cercarlo per nessuna ragione …” rispose lei spaventata. Martha, contrariamente alla sua educazione e alle sue abitudini, corse via e salì di nuovo sulla moto di Sirius, cercando in ogni modo di non piangere quando arrivarono davanti a casa di James e Lily, e capì che era davvero troppo tardi.

“JAMES! LILY! HARRY!”
Martha e Sirius scesero dalla moto di corsa. La casa era in pezzi, il cancello aperto e il silenzio urlava, soffocandoli. Con una forza che non sapevano di avere, attraversarono il cortile e aprirono la porta cigolante.
Non è possibile.
Lily voleva che quella casa fosse sempre illuminata, sempre allegra, sempre aperta per loro. Lily voleva che Harry crescesse giocando in quel salotto, Lily non terrebbe le luci spente, non quando sapeva che Martha e Sirius avrebbero lasciato Robert a Rose per andare da loro a festeggiare. Lily aveva sempre voluto una casa grande ed accogliente e, in quel momento, casa Potter era la casa degli spiriti.
Martha lasciò cadere la bottiglia di vino che aveva portato e spalancò la porta, tenendo la bacchetta stretta nella mano. “James? Lily?” chiese, con voce tremante. “Lumos.”
Nel momento in cui entrarono in salotto, videro chiaramente la bacchetta di James sul divano.
Martha sentì il suo stomaco salirle in gola. James non si muove senza la sua bacchetta. La nausea aumentava e sentiva il cuore pulsare nel petto, il sangue scorrere troppo velocemente nelle vene e sperò che fosse tutto un sogno. Quando si voltò per guardare Sirius, non lo vide dietro di sé. Lo sentì piangere come un bambino, mentre a lei veniva da vomitare ogni momento di più.
“Svegliati, James!” strillò la voce spezzata di Sirius.
Non può essere vero.
Non era possibile che lei fosse ancora in grado di camminare. Non era possibile che lei fosse ancora viva. Certa che le gambe che la stavano portando verso Sirius non fossero le sue, si avvicinò.James, scalzo, era staso per terra, fissando il soffitto con una mano sul cuore. Pallido, senza espressione, senza sguardo.
Non è possibile. Non loro. Non adesso.
James che amava ridere, James che si era innamorato di Lily al primo anno ma non lo aveva detto a nessuno, James che l’aveva spinta a tornare a cantare, James che per lei era più di un fratello, ormai, James che aveva sposato Lily sul lago senza dire niente a nessuno, James che aveva regalato la scopa da corsa uguale a Robert ed Harry, James che aveva chiesto a Martha di non dubitare mai di nessuno di loro, perché James era sicuro che i suoi amici non lo avrebbero mai tradito. James che ora era bianco e privo di vita nella sua stessa casa.
Martha stava per chinarsi e lasciarsi morire, esattamente come stava facendo Sirius, ma un pianto proveniente dalla camera di Harry la fece rabbrividire.
Era il pianto di un bambino.
Harry era vivo.
Martha verso la camera di Harry, al culmine del pianto.
In quella cameretta bianca, trovò chi non si sarebbe mai aspettata.
Severus Piton, in lacrime, abbracciava il corpo inerme di Lily Evans, mentre Harry Potter osservava la scena, in lacrime dal suo lettino, con un taglio a forma di saetta che sanguinava sulla fronte.
Il solo fatto che Piton stesse piangendo – che Piton avesse delle emozioni diverse dall’odio – la fece rabbrividire. Era l’immagine del rimpianto. Teneva abbracciata la donna che aveva amato, perfettamente consapevole di aver contribuito alla sua morte, seppur involontariamente. L’aveva amata, e Martha se ne rese conto solo in quel momento. Lily per lui non era solo un capriccio, un giocattolo, un qualcosa da avere assolutamente. Lui l’amava davvero.
Prima che Martha riuscisse a capire che la ragazza morta davanti a lei fosse davvero la sua migliore amica, Harry la riconobbe e si sporse con le braccia verso di lei, senza smettere di piangere, e Piton si accorse in quel momento che Martha lo stava guardando, e che aveva nel petto un dolore grande almeno quanto il suo.
Piton si portò l’indice sulle labbra, facendo segno a Martha di stare zitta, adagiò il corpo di Lily al suolo e, senza smettere di piangere, si Smaterializzò, permettendo a Martha di osservare il corpo privo di vita davanti a lei, sentendo nuovamente il cuore farle male come non mai.
Martha si lasciò cadere sulle ginocchia, e si chinò su Lily. In quel momento ebbe la certezza che, se si fosse strappata il cuore dal petto a mani nude, avrebbe fatto meno male. Tutto avrebbe fatto meno male di quello che provava in quel momento.
Lily amava la vita, Lily amava James, Lily amava suo figlio, Lily aveva sempre voluto bene a tutti. Lily ci era entrata con tutta sé stessa in quella guerra, e sapeva che sarebbe potuta finire così. Voleva anche però poter essere felice con un marito e dei figli. Lily le aveva voluto bene, anche se raramente lo diceva a parole. Lily era più una che l’affetto lo dimostrava con dei gesti. Lily amava i dettagli, le piccole cose. Lily amava la vita, e non meritava di starsene sdraiata inerme su un pavimento freddo.
Martha le accarezzò i capelli e si chinò per baciarle la fronte. “Ti voglio bene.” Sussurrò, tra i singhiozzi, poi le chiuse gli occhi con la mano.
Si alzò, senza preoccuparsi di aver stropicciato il cappotto, e prese Harry in braccio con la tenerezza di chi ha un mostro  che gli sta mangiando il cuore.
“Ciao, piccolo Prongs.” Gli disse, mentre, con un colpo di bacchetta, gli asciugò il graffio, scoprendo che il taglio era profondo. “Forse ti rimarrà una cicatrice, ma sarai bellissimo lo stesso. Sarai bello come il tuo papà e la tua mamma.”
Facendo del suo meglio per non pensare a ciò che stava facendo, scavalcò il corpo di Lily e scese le scale.
Sirius era ancora chino su James.
Sirius e James erano sempre stati una cosa sola, una sola anima in due corpi, e Martha ebbe la certezza che per Sirius, la consapevolezza che James fosse morto era peggio di ogni altra cosa. Si sarebbe dovuta arrabbiare, avrebbe dovuto dire cose come ‘saremmo potuti essere noi’, ma la verità era che anche per lei James e Lily erano un pezzo di cuore e si sentiva come se da un momento all’altro sarebbe morta anche lei. Era per Harry, per Robert e per il bambino che portava in grembo che non era china per terra insieme a Sirius.
Felpato alzò lo sguardo e guardò Harry con stupore.  “Com’è possibile?” chiese, con voce spezzata.
Martha non si stupì nemmeno di vederlo in lacrime. “Non lo so.”
“James … James, Harry è vivo, svegliati … James, Harry è vivo!” Appoggiò la testa sul petto di James e ricominciò a piangere come un bambino.
Non era possibile dividere due fratelli come Sirius e James. Era come sfidare la natura, come cercare delle leggi che andassero contro la fisica. Era qualcosa di impossibile.
Sirius si alzò e si appoggiò al muro, con il volto rigato dalle lacrime e gli occhi pieni di niente.
L’urlo che uscì dalla sua bocca era qualcosa di disumano. Era dolore allo stato puro, e Martha, sentendolo, ebbe ancora più voglia di strapparsi il cuore dal petto.
Gli occhi di Sirius erano vuoti, perché davanti a lui c’era la sua metà ottimista ed allegra, ed entrambi erano certi che nessuno avrebbe più sorriso nel mondo senza James Potter. Nessuno sarebbe stato mai più felice senza Ramoso, e nessuno si sarebbe mai più innamorato senza James e Lily.
“Devo trovare Peter.”
In quel momento, gli occhi di Sirius si riempirono di odio.
No.” Rispose Martha. “Ti metteresti solo nei guai.”
“Non lo troveranno mai.”
Martha non ebbe il coraggio di ribattere. Se Peter avesse avuto il tempo di trasformarsi, non lo avrebbero mai più trovato.
Sirius si alzò e baciò la fronte di Harry. “Avremo cura noi di te.” sussurrò. Poi baciò Martha sulle labbra. “Torno prima dell’alba.”
“Sirius, non …”
“All’alba.  Ti amo.” La baciò di nuovo e se ne andò.
Quel bacio sapeva d’addio.

“Silente me lo ha detto, me lo ha detto Silente …”
“Non m’importa.”
Voglio solo andarmene da qui.
“Dice che deve andare da sua zia, sai, la sorella di Lily …”
Petunia? Sei sicuro, Hagrid?”
“Si, dice che … è l’unico parente che c’ha.”
Martha scosse la testa. “Ha noi.”
“Scusa, Martha, scusa tanto, devi darmi Harry.”
“Petunia non lo vorrà. Dì a Silente che Harry lo cresco io, insieme a Sirius.”
“No, Martha, senti … ha detto … che è l’unico modo che ha per sopravvivere …”
“Ma non è vero!” esclamò, mentre Harry si nascondeva dietro i suoi capelli chiari.
“Martha … Martha, Tu-Sai-Chi è stato sconfitto da questo bambino. Tu … immagina … immagina cosa ci faranno tutti i suoi seguaci quando lo sapranno … immagina …”
Martha guardò Harry, che aveva gli occhi di Lily ed il sorriso di James. Hagrid aveva ragione. Al sorgere del sole, probabilmente un fiume di Mangiamorte sarebbe partito alla ricerca di quel bambino. Gli baciò la fronte. “Sii forte, piccolo Harry. Ti vengo a liberare appena posso.”
Porse il bimbo ad Hagrid e poi si frugò nelle tasche. “Questa è la moto di Sirius. A lui non serve, e nemmeno a me. Per favore, porta Harry dove devi il prima possibile.”
Hagrid, con la sua mano gigante, accarezzò il viso di Martha e prese in braccio Harry. “Però tu vieni via da questo postaccio, eh, vieni via.”
Martha annuì e lo seguì alla porta, imponendosi di non guardare verso la stanza. Quando uscirono, salutò Harry con la manina e poi si Smaterializzò.

Londra era affollata, la gente rideva mentre i bambini mascherati cercavano di mettere paura ai loro genitori. Luci di bar, pub, ristoranti, lampioni, automobili e cinema illuminavano la zona, facendo luce sul volto di Martha e sul suo dolore. Il condominio in cui viveva Remus pullulava di bambini vestiti da fantasma, ma Martha fu quasi certa di essere stata lei a mettere paura a loro, con gli occhi gonfi di lacrime e la bacchetta in mano. Raggiunse la porta di Remus e prese a bussare con insistenza.
“Moony!” strillò. Remus non usciva mai di casa, era impossibile che fosse uscito proprio quando era appena crollato tutto il loro mondo.
Come diamine facevano quei bambini ad essere felici? Come si poteva ridere senza James e Lily?
“Remus, sono Martha.” Bussò di nuovo, sentendo dei movimenti all’interno.
“Martha?” chiese la voce di Remus al di là della porta.
“Martha. Apri, è urgente.”
“Martha, che c-“
“Remus, è Peter la spia.” Non aveva tempo per le domande.
Remus spalancò la porta e guardò Martha con stupore. “Peter?” poi vide gli occhi gonfi di lacrime della sua amica, e si portò una mano sul viso. Le fece segno di entrare, e lei ricominciò a piangere.
“Ero … mi stavo preparando, con Sirius, perché dovevamo andare da James e Lily per festeggiare, sai, il bambino, e Halloween … e comunque, James nascosto non ci sa stare, quindi …” iniziò a singhiozzare.
“Respira.” La invitò Remus.
“Ero seduta sul letto e pensavo … pensavo a quello che mi hai detto tu, della necessità di coprirsi le spalle, e …” Si sedette sul divano, tenendosi la testa tra le mani.
“Non può essere Peter. Solo il Custode Segreto può rivelare la posizione esatta della casa.”
“Fammi finire, non …”
“No! Martha, la spia è Sirius!”
Martha saltò in piedi, indignata. “Sirius? Come ti permetti di dire una cosa del genere?!”
“Tu come ti permetti di dire che è Peter?!”
Martha guardò Remus senza capire. Sirius non avrebbe mai tradito James. Si sarebbe fatto ammazzare, torturare, fare a pezzi piuttosto che torcere un solo capello a James.
“Come fai a non capire?!” sussurrò.
“Come fai a non capire tu? James si fida troppa di Sirius, Martha.”
James si fida. Remus ancora non lo sapeva. Remus credeva ancora che andasse tutto bene. Prese un respiro profondo. “James e Lily sono morti.”
Lo stava ricordando più a sé stessa che a lui. Nella sua mente, l’immagine dei loro corpi era ancora troppo nitida. Si mise una mano sullo stomaco, mentre Remus si lasciava cadere sul divano, lei vomitava tutto quello che aveva mangiato nel lavandino. Poi si tirò su e lo guardò.
“Era quello che cercavo di dirti. Quando ho detto a Sirius che pensavo che fosse Peter la spia, lui è andato di corsa a cercarlo.” Si scoprì tremendamente calma. “Siamo andati a cercarlo, ma non lo abbiamo trovato. Sua madre ci ha detto che erano giorni che non lo vedeva. Siamo corsi a Godric’s Hollow, ma … era troppo tardi.”
Non aveva mai visto Remus piangere. Anzi, era quasi sicura che in quel momento non stesse piangendo, ma stesse cercando di vomitare il suo dolore. Perché era un dolore davvero troppo grande. Era diverso da quello di Martha, ma era sicura che fosse comunque una voragine che ti fa venire voglia di strapparti il cuore dal petto a mani nude.
“Harry?” chiese tra i singhiozzi.
“Harry sta bene. Volevo portarlo a casa con me, ma Hagrid ha detto che Silente gli ha ordinato di portarlo dalla sorella di Lily.”
Remus non sentiva nulla. Era come se dei piccolissimi pezzettini di vetro gli stessero lentamente squarciando il petto, e lui non avesse la possibilità di fare niente. Non si può fare niente contro la morte, non si può fare niente contro il dolore. Marie sosteneva che solo il tempo può guarire, ma a Martha quella notte sembrava infinita.
“Hagrid ha detto … che si, insomma, lui … Voldemort è stato sconfitto da Harry.” Nel momento in cui lo disse, si rese conto di quanto fosse assurdo.
“Sirius? Dov’è?”
A cercare Peter. “Tornerà prima dell’alba.”
“Non è andato a cercare Peter, vero?”
Martha si passò una mano tra i capelli, mostrando il viso pallido.
“Si farà arrestare.”
Martha scosse la testa. Poi si alzò, riprese la sua borsa e fece un passo verso la porta.
“Dove vai?”
“Al Quartier Generale. Rose sta lì, con Robert, e Silente è sicuramente lì con loro. Ho bisogno di sapere.”
Anche lui si alzò. “Vengo con te.”

Quando Martha varcò la soglia del Quartier Generale, trovò all’ingresso sua madre, in lacrime. Erano le tre del mattino, eppure erano tutti in piedi, tutti in preda a quel dolore disumano che Martha non riusciva nemmeno a descrivere. Anche Silente aveva gli occhi gonfi di lacrime, e la McGranitt nascondeva la faccia in un gigantesco fazzoletto bianco, borbottando che non era giusto. Rose corse ad accoglierli, affiancando Marie, dicendo che Robert stava dormendo da cinque ore, che ancora non sapeva niente. Era di nuovo in lacrime, ma ormai nessuno si stupiva più delle lacrime di Rose.
Con passo stanco, si diressero verso la sala da pranzo. Appena entrarono, tutti si voltarono a guardare Martha, come se ad essere morta fosse lei. Lei guardò loro, senza capire. Remus, al suo fianco, si irrigidì, sentendo come lei che c’era qualcosa nell’aria, qualcosa che loro due ancora non sapevano.
“Martha …” mormorò Silente. “Martha, Sirius ha ucciso Peter, e … una dozzina di babbani.”
Se le avessero strappato via il cuore a mani nude ...
“Ed è stato portato immediatamente ad Azkaban.”
 … avrebbe fatto meno male.


Angolo di Claude. 
Ebbene, eccoci al fatidico capitolo. 
No, non è come lo immaginavo. Mi sopravvalutavo, ma spero che voi non abbiate fatto lo stesso. 
Ho pensato e ripensato se inserire la gravidanza di Martha in questo capitolo o nell'altro. Ma poi mi sono detta che almeno una cosa bella in questo capitolo ci doveva essere, no? (Si, Sirius voleva parlarle dello scambio, ma non ci sarebbe stato gusto se l'avesse fatto. Non volevo allontanarmi troppo dalla trama orginale, lo scambio è e rimane segreto)
Parentesi Peter Minus: perchè Martha ci ha messo tanto per capirlo? Perchè è una persona buona. Perchè adora i suoi Malandrini. Perchè ama Sirius e vuole bene a James, e loro le hanno sempre detto di fidarsi di Peter. Per un sacco di motivi. E poi diciamocelo, nella vita di ogni giorno quante volte capita di arrivare in riardo di pochissimo? Martha è un essere umano, e mai avrebbe dubitato dei suoi amici. 
Sono stata settimane a cercare di capire cosa potesse essere per Martha, quante emozioni, quanti pensieri. Bozze su bozze e video su video, fino a quando mi sono ricordata di Piton e di quella straziante immagine di tutto. Mi sono permessa di immaginare che si sovrapponesse l'arrivo di Martha e Sirius con quello di Mocciosus. Si, avete il diritto di lapidarmi per questo. 
E anche per come fa schifo il capitolo, si. Prometto, il prossimo sarà forte. 
(Se qualcuno l'ha notato, si, questo capitolo è più lungo rispetto agli altri. Gli altri erano di tre pagine A3, questo è di cinque, ed il prossimo di otto.)
Beh, che dire? Ci vediamo nelle recensioni?
Fatto il misfatto!
Claude <3

 
   
 
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