Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: TheDoctor1002    06/09/2015    4 recensioni
Artemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo.
Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è solo la Senza-Faccia. Senza identità e senza peccati, per gli altri pirati è incomprensibile come sia diventata il secondo in comando degli Heart Pirates o cosa la spinga a viaggiare con loro. Solo Law conosce le sue ragioni, lui e quella ciurma che affettuosamente la chiama Mama Rose.
Ma nemmeno la luce del presente più sereno può cancellare le ombre di ciò che è stato.
Il Tempo torna sempre, inesorabile, a presentare il conto.
"Raccoglierete tutto il sangue che avete seminato."
//
Nota: trasponendola avevo dimenticato un capitolo, quindi ho riportato la storia al capitolo 10 per integrarlo. Scusate per il disguido çuç
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3: Ouverture

Che la capigliatura di Ivankov fosse strana, Artemis lo sapeva bene.
Sapeva anche che poteva contenere facilmente una grande quantità di oggetti, principalmente armi o simili, molti dei quali finivano per disperdersi nei ricci e/o sparire per sempre.
Ciò che non sapeva è che, una volta "svuotati" del loro contenuto, potevano ospitare la bellezza di due persone addormentate e convalescenti.
Fu così che, quando Artemis si svegliò, si ritrovò abbracciata ad un'Inazuma molto più femminile e fasciata di quanto non ricordasse e avvolta in una coperta di boccoli viola. 
Dovette quasi nuotare per emergere in superficie e, quando la raggiunse, una frusta per poco non le tranciò la testa di netto. 
"Non è davvero il momento, caramellina, torna al tuo posto!" 
Anche la voce di Iva era diversa da come la ricordava: oltre che molto più suadente, sembrava piuttosto affaticata.
Se Artemis non aveva interpretato male quei segnali, quasi certamente si trovavano nel mezzo di un combattimento, tuttavia nè lei nè la bella addormentata dalle mani di forbice sembravano essersene rese conto. 
Le fu concesso di rivedere la luce solo diverso tempo dopo, a seguito di una discreta serie di sonni dalla durata non esattamente definita che, se potevano definirsi un ulteriore colpo al suo dubbio senso del tempo, erano anche un toccasana per le sue ferite.
Queste ultime si erano rimarginate quasi completamente quando Iva svuotò la sua acconciatura sul ponte della nave che avevano rubato per scappare. 
Era un'imponente nave ammiraglia, con un ponte vasto e molto più affollato di quanto Artemis non immaginasse.
All'inizio il sole quasi la abbagliò, poi i suoi occhi si abituarono all'improvvisa luminosità e riconobbe le figure che occupavano gradualmente il suo campo visivo.
Alcuni erano Newkama, altri sembravano detenuti e tutti insieme formavano un piccolo esercito.
Il Cavaliere del Mare, Jimbe, governava la nave in tutta la sua imponenza mentre Crocodile sembrava parlargli.
Mr Three della Baroque Works stava litigando con quello che lei riconobbe come Buggy il clown dalla ciurma di Gol D. Roger e Luffy fissava con aria preoccupata un punto alle loro spalle. 
"Chi dovrebbe essere tutta questa gente?" Borbottò infine tra sé e sé. Non si aspettava che qualcuno l'avesse sentita nè si aspettava di ricevere una risposta, ma questa, ad ogni modo, arrivò da Ivankov. 
"Sono successe molte cose ad Impel Down, caramellina. I detenuti, Croco-boy e Jimbe ci hanno aiutati contro Magellan e Hannibal e ci hanno permesso di fuggire. L'unico a non avercela fatta è stato Von-boy, che si è sacrificato per aprire i cancelli. Se siamo qui lo dobbiamo a lui."
Il "qui" era un concetto estremamente relativo, ma Artemis constatò che già il trovarsi ancora in questo mondo poteva considerarsi un buon punto di partenza.
Voltandosi, riusciva ancora ad intravedere le Porte della Giustizia, quindi poteva volerci ancora un po' di tempo prima del loro arrivo.
Fece per avvicinarsi a Luffy, ma subito delle fitte le fecero tremare paurosamente le gambe. 
"Che hai intenzione di fare, caramellina? Ti sei appena ripresa, non puoi scorrazzare in giro come se niente fosse!" 
"Sto bene." Borbottò lei in risposta, allontanando alcuni Newkama che erano intervenuti a darle soccorso.
Così parlava, tuttavia dovette aggrapparsi al parapetto della nave per reggersi in piedi. "Sto bene. Starò meglio per quando saremo arrivati, ma sto bene. Sono solo un po' indolenzita, che diamine, nemmeno fossi sul mio letto di morte. Chi mi ha messo queste bende? Devo parlargli." 
Dal gruppetto di prima, si distaccò un uomo poco più alto di lei, con delle calze a rete, un cappello a cilindro e uno stetoscopio al collo. 
"Sono stato io." Dichiarò con fermezza, scuotendo gli spessi mustacchi ad ogni sillaba. "E in qualità di medico, ti proibisco di togliere quelle fasciature. Hai perso molto sangue, ho già mandato due miei assistenti a cercare il materiale per una trasfusione. È incredibile che tu voglia andartene a combattere a destra e a manca conciata come sei." 
"Non ci sono lesioni interne, vero? Nemmeno minuscole?"
"Non ne ho riscontrate" rispose il dottore con freddezza, mentre esaminava attentamente una busta che gli veniva porta da un altro Newkama di ritorno dalla stiva.
La sacca trasparente conteneva un gelatinoso liquido rosso vivo e aveva un'etichetta su un lato. "Da quanto ho visto, il tuo gruppo é AB positivo, giusto? Una bella fortuna."
"Ne è sicuro?" Insistette lei senza prestare attenzione alle sue ultime parole
"Non ci sono lesioni interne." Scandì l'altro, esasperato "L'unico problema, potrebbe essere una vecchia ferita nel basso addome. Se ti sforzassi troppo finirebbe per riaprirsi, allora avremmo davvero dei problemi." 
Il medico la fece sedere sul ponte e inserì nel suo avambraccio destro un ago piuttosto spesso, collegato tramite un tubicino alla sacca che stava esaminando poco prima. 
"E levati quell'aria preoccupata dalla faccia, non sei la prima a cui faccio una trasfusione!"
Non era quella bazzecola a preoccuparla, ciò che davvero la metteva in ansia erano quelle che Law chiamava "questioni da Signora del Tempo" e, certamente, non si aspettava che gli altri capissero. 
Cercò di ricordare gli eventi fissi di quella guerra: l'onda, il ghiaccio, Ace.
Non era stato scritto nient'altro.
Non aveva ancora trovato un modo per liberare la barca dal blocco in cui si sarebbe trovata al suo arrivo a Marineford, ma sapeva che, in un modo o nell'altro, il problema sarebbe stato risolto.
La sua attenzione si spostava sulla vera ragione di quell'inutile epopea: Ace. 
Era spacciato, inutile girarci intorno o fingere che le previsioni di lei fossero sbagliate: non c'era possibilità di errore.
Si chiese cosa sarebbe successo se, per una coincidenza o per qualsiasi altra ragione, Luffy avesse scoperto che suo fratello doveva inevitabilmente morire.
In altre linee temporali, lei gliel'aveva rivelato e lui aveva finito per gettarsi contro i marines senza badare ad alcun tipo di conseguenza, finendo col restare ucciso. 
"Non posso permettermelo" pensò lei "Non posso lasciarlo morire, non dopo essere arrivata fin qui."
"Oi, Senza-faccia" la chiamò ad un certo punto una voce infantile.
Lei sollevò gli occhi e si trovò di fronte Cappello di Paglia in persona.
"Tu sei quella che mi ha salvato e curato a Impel Down, vero?" 
Lei annuì appena, il solo ricordo di quella fatica le faceva tornare il fiatone.
Prima ancora che potesse fermarlo, si ritrovò a barcollare, travolta da un abbraccio inatteso di Luffy. 
"Grazie infinite" continuava a ripetere lui "Grazie infinite, è solo per merito tuo e di Iva se ho ancora qualche possibilità di salvare Ace!"
"Grazie per avermi voluto bene."
A quelle parole, il viso di Artemis si indurì, i sensi di colpa rendevano vuoti i suoi occhi grigi.
Lui ci credeva, tutti su quella nave erano certi di potercela fare, nessuno aveva idea di quanto quella missione fosse un suicidio inutile.
Nessuno tranne lei.
Una profonda vergogna la fece avvampare e mai come in quel momento fu lieta di indossare quella maschera. 
"Ho avuto modo di conoscere tuo fratello durante i miei viaggi." Spiegò lei con la voce più calma possibile "Tuttavia non mi farei troppe illusioni, fossi in te: ci saranno decine di migliaia di marines e i tre Ammiragli, nonchè Sengoku. Una scelta troppo impulsiva e nessuno di noi tornerà a casa." 
"Sei incoraggiante." Intervenne una voce dura e velata di sarcasmo dal ponte di comando.
Artemis sollevò appena la maschera e lanciò un'occhiata torva in quella direzione, cosa che le riuscì sorprendentemente bene nonostante le ferite. 
"Sono realista, Crocodile. Problemi?" 
"Il tuo tono in primis, Senza-faccia. Non mi piace che qualcuno si rivolga a me con tanta insolenza. In secondo luogo, mi chiedo cosa tu ci faccia qui se hai così poca fede nell'esito della missione. Non sembri in ansia per quanto riguarda l'esecuzione, nè interessata alla testa di Barbabianca. È ovvio che il motivo che ti muove è un altro. Illuminaci."
Le parole di Crocodile erano taglienti come lame.
Per qualche secondo, il fatto che qualcuno fosse riuscito a scoprire che le sue azioni non erano completamente trasparenti riuscì a spiazzarla, ma fece di tutto pur di non darlo a vedere. 
"Le mie ragioni non sono affar tuo." Tagliò corto lei "Ma ho i miei motivi e nessuna ragione valida abbastanza da convincermi a dirteli." 
"Devono essere davvero dei motivi importanti per farti fare una pazzia simile." Commentò lui, estraendo dalla sua giacca una scatolina di fiammiferi e accendendosi un sigaro "Nessuna persona sana di mente si butterebbe nell'inferno di Marineford per puro buon cuore, tantomeno qualcuno nelle tue condizioni. Sembri uscita da una guerra e non siamo nemmeno vicini al campo di battaglia, anche solo stare su questa nave potrebbe ucciderti, senza cure adeguate. Ma tu non te ne vai, no. Tu resti e vuoi a tutti i costi arrivarci. Si può sapere per quale dannata ragione? Sono ordini del tuo capitano?" 
"Certo che lo sono" mentì lei "altrimenti non sarei qui, non credi?"
La risata che proruppe dalla gola di Crocodile fu cupa e sincera.
Artemis non aveva dubitato nemmeno per un secondo che la trovasse, secondo qualche suo criterio, divertente. 
"Allora ci sono due possibilità: il tuo capitano vuole liberarsi di te o è veramente un grandissimo pezzo di idiota. Non mi sembri troppo stupida, penso che tu sappia meglio di me quale escludere: dei poteri come i tuoi fanno gola a tanti, un pirata con un pizzico di sale in zucca non ti lascerebbe mai correre pericoli simili. Se lo sciocco Trafalgar Law è uno sciocco fortunato, forse riuscirà a vedere il Nuovo Mondo con un buon binocolo, prima di raggiungere il patibolo."
"Sta zitto." Rimbeccò lei, con una nota di rabbia nella voce "Non hai neppure idea di chi sia l'uomo di cui parli, nè le ragioni che lo spingono ad agire. Certo che è in pensiero sapendomi qui, ma lui ha fiducia in me e io in lui. Non accetterò di sentire una sola parola in più riguardo al mio capitano da parte tua."
"Non prendo ordini da una ragazzina che non ha nemmeno il coraggio di mostrare il suo volto."
Lei fece per alzarsi, staccandosi la flebo e avvicinandosi a lui, ma a metà strada sentì una mano stringersi sul suo avambraccio. 
"Lascia perdere, caramellina." Disse Ivankov, fermandola "Sono sicura che dicesse tanto per dire, non è così, Croco-boy?" 
Lui rispose con un'occhiata torva, sbuffando una grossa nuvola densa mentre Iva tornava a rivolgersi ad Artemis. 
"Dobbiamo parlare." disse con un'espressione seria. Il suo corpo si era rimpicciolito, notò l'altra, e aveva ora l'aspetto di una donna normale, mentre la invitava a seguirla in un luogo meno affollato. 
Le due entrarono nella cabina dell'ammiraglio che doveva aver comandato quella nave prima di loro, chiudendo la porta alle loro spalle e allontanando curiosi e rumore. 
"Immagino di sapere cosa stai per dirmi" disse Artemis, rannicchiandosi su una poltroncina in feltro rosso.
"Oltre agli ammiragli e ai marines, sono stati convocati anche gli Shichibukai" rivelò Ivankov, rivolgendo uno sguardo apprensivo alla sua interlocutrice " e l'unico a non aver risposto è stato Teach. Quindi..."
"...quindi Lui ci sarà." concluse l'altra.
Strinse gli occhi per un istante, quasi sentisse il suo fiato sul collo.
Il suo era un nemico da non sottovalutare, ma con i suoi poteri forse sarebbe riuscita a tenergli testa. 
"Sei ancora convinta di voler combattere anche tu?"
"Senza dubbio." rispose senza esitare "Il fatto che Mugiwara sopravviverà non è certo e io ho bisogno di lui. Non posso far altro che proteggerlo, costi quel che costi."
Continuando a fissarla, Iva sospirò "Non è saggio correre rischi simili, Artemis. Croco-boy ha ragione, ci deve essere una ragione importante dietro tutto questo. Perché stai rischiando la tua vita così?"
"Ho fatto delle cose orribili, prima di diventare l'Artemis che hai conosciuto" raccontò "E sai bene sotto quale bandiera fossi costretta a nascondermi. C'è un'isola che ha pagato un prezzo fin troppo alto e ho un debito nei loro confronti. Secondo le mie visioni, senza Luffy, io e Law non possiamo fare niente." 
L'espressione sul viso di Ivankov era quasi shockata "Stai...stai usando questa missione per incastrarlo?"
Uno scossone terribile impedì ad Artemis di rispondere, generando il panico sul ponte. 
"Dannazione, Barbabianca, tu e il tuo dannato frutto." imprecò lei tra i denti, uscendo e dirigendosi verso il ponte di comando. 
Jimbe stava avendo difficoltà a governare la nave e un'onda cresceva ad ogni metro, avvicinandosi a loro.
L'ex-Shichibukai le rivolse uno sguardo preoccupato mentre Artemis correva verso la prua. 
"Scendi da lì, Senza-faccia, finirai in mare!" Le gridò l'uomo-pesce. Per tutta risposta, lei agitò una cima che finiva legata alla sua vita e proseguì la sua corsa fino al limite estremo della nave.
Luffy allungò il braccio per riprenderla, ma lei riuscì a divincolarsi.
"So quel che faccio!" gridò loro, coprendo il suono dell'onda che era diventata tanto alta da sovrastarli. 
Si sedette a cavalcioni del bompresso e cercò di riunire quante più energie potesse.
L'onda continuava ad avvicinarsi, mentre le mani di lei emettevano una calda luce arancione. 
"Jimbe!" Gridò, sperando che la sua voce fosse potente abbastanza "Mantieni dritto il timone, non farti spaventare dall'onda!" 
Con gli stessi rapidi gesti che aveva compiuto alla Casa d'Aste, disegnò un complicato intreccio di cavi e prese a scorrere lungo gli eventi passati e futuri.
Cercò delle porzioni della loro linea temporale in cui quel tratto di mare fosse calmo.
Cercò un'immagine di tranquillità, di pace: attraverso quelle finestre sul tempo riusciva a vedere Marineford in tutta la sua imponenza.
Un brivido le percorse la schiena vedendo l'immenso quartier generale.
Tuffò le mani verso quei brandelli di mare calmo e li strappò alla loro legittima posizione per usarli come ponte attraverso lo tsunami. 
"Stolen Timelapse!" 
Sotto lo sguardo stupito di quell'eterogenea ciurma, la nave bucò il muro d'acqua senza conseguenze, perfino Crocodile parve sorpreso.
Quando l'effetto svanì, l'ammiraglia tornò nell'impervia rotta governativa dove un'altra onda andava ingrossandosi.
Artemis impiegò qualche secondo per riprendersi e, appena fu lucida abbastanza da rendersene conto, notò che la pelle delle sue mani si stava sgretolando, tracciando sui suoi avambracci una ragnatela purpurea. 
"Non posso rifarlo" gridò a Jimbe "pensi di riuscire a superarla ugualmente?"
"Conta su di me!" Rispose deciso, modificando la rotta della nave in modo da cavalcare lo tsunami.
Con uno sforzo, Artemis tornò sul ponte dove Iva le medicò le ferite più recenti.
Un sottile rivolo di sangue aveva disegnato una linea rossa lungo il collo di lei, finendo per impregnare il bordo della canotta grigia che indossava.
Sapeva bene cosa significasse: quando le prime lesioni interne iniziavano a manifestarsi, di solito prediligevano la bocca o, come in quel caso, il naso.
Una semplice epistassi poteva rappresentare un importante segnale sul suo stato e fare troppo affidamento sui suoi poteri durante la battaglia l'avrebbe condotta a morte certa. 
Strinse le dita a pugno per saggiare le medicazioni e, pochi istanti dopo, sentì la nave inclinarsi sotto i suoi piedi, trovandosi costretta ad aggrapparsi ad uno degli alberi dell'imbarcazione.
Quando aveva viaggiato con gli Heart Pirates, erano stati previdenti e fortunati abbastanza da evitare la Knock Up Stream, ma Artemis aveva sentito molti racconti a riguardo ed era certa che l'effetto fosse circa simile: la nave sembrava volare, sconfiggendo le leggi della fisica come fossero uno scherzo, governata dall'ex Shichibukai.
Si ritrovarono sulla cresta dello tsunami, alcuni più scossi di altri, mentre il secondo punto tornò ad affacciarsi alla sua mente: il ghiaccio. 
Sporgendosi appena oltre il parapetto, Artemis vide Aokiji scattare dalla sua posizione.
"Ice age" mormorò quasi in contemporanea con l'ammiraglio, mentre il ghiaccio prendeva all'improvviso il posto dell'acqua. 
"Che succede?" 
"Cosa diamine...?"
"Ghiaccio? A Marineford?!" 
Le voci si susseguivano in un trantran di supposizioni e dicerie, mentre la nave si trovava bloccata a quasi trenta metri sopra la piazza del quartier generale. 
Crocodile fu tra i primi a scendere, mentre Luffy suggeriva di spingere la nave e aggirare la muraglia dell'onda. 
Dall'alto, Artemis vide lo scintillio della lama una falce immensa: ad impugnarla c'era un vice ammiraglio della divisione dei giganti. 
Il suo sguardo si spostò e riuscì a distinguere Barbabianca che torreggiava sull'intera piazza da una delle navi della sua flotta.
Al suo fianco, avvolto da un alone cianotico, stava Marco, il suo figlio prediletto.
Un'immagine attraversò rapidamente la mente di lei, che con un cenno invitò Luffy ad avvicinarsi. 
"Ho trovato un modo di liberarci da qui" rivelò in un sibilo "ma tu devi fare una cosa per me: appena scendiamo voglio che tu abbia il Gear Second pronto all'uso e un occhio su Barbabianca. Lo riconoscerai: è quello sulla nave." 
"Perché proprio quel vecchio?" Chiese Luffy, sporgendosi per vedere meglio "Io sono qui per salvare mio fratello!" 
"Quel vecchio, per tua norma e regola, è uno dei quattro Imperatori."
Le parole di lei sembrarono solo confonderlo.
Artemis si chiese come fosse possibile che quel ragazzino inappropriato potesse essere l'unica persona in grado di aiutarli. 
"È un vecchio a cui Ace tiene molto"
Tagliò corto, sbuffando: non c'era tempo per spiegargli come fosse strutturata la gerarchia dei poteri.
Che si informasse, dannazione: nessun re dei pirati può solcare i mari senza avere idea di chi siano i suoi alleati e rivali. 
"D'accordo, se a Ace importa lo terrò d'occhio" rise lui.
Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così semplice.
Scosse le spalle e agitò un braccio, invitando tutti a tornare sulla nave. 
"Tutti a bordo, signori, o da qui non ci si muove."
Iva fu l'ultima a prendere posto.
Rivolse uno sguardo ad Artemis e questa ricambiò con un occhiolino. 
"Abbi fiducia in me, Regina Ivankov, ho un piano!" 
Corse oltre la poppa della nave, caricando un pugno e scagliandolo contro la superficie di ghiaccio. 
"Fifth Timeshock!"
Quando il gancio impattò contro l'onda, finì per crepare la piattaforma su cui si era incagliata la nave. 
Lo tsunami si frantumò con uno stridio, quasi completamente coperto dalle urla della ciurma che si ritrovò a precipitare in caduta libera, piombando tra le braccia armate dei Marines.


"Slowed-down timelapse!" 
Senza quell'ultima invocazione, la nave sarebbe finita in mille pezzi. Artemis cercò di salvare il salvabile, riuscendo a rendere l'atterraggio più morbido, ma non per questo meno shoccante. 
Quando superarono il trauma dell'arrivo, nessuno seppe come né perché fosse sopravvissuto a circa trenta metri di caduta libera.
Dopo pochi secondi, il tempo necessario a fare un rapido conteggio dei cadaveri che occupavano la piazza, tutti iniziarono anche a chiedersi se non fosse stato meglio schiantarsi. Appena Artemis riuscì a rimettersi in piedi, cercò Luffy tra i frammenti di nave, la quale aveva finito per incagliarsi con la poppa nel ghiaccio, fornendo una certa protezione ai fuggitivi. Tutto sommato, lei non aveva subito troppi danni: gran parte dei coloro che incrociava sul suo cammino erano ancora privi di sensi nel migliore dei casi.
Tra le divise del carcere e gli abiti stravaganti dei newkama, Artemis scorse la casacca gialla di Luffy e cercò di svegliarlo con leggeri buffetti. 
"Prendeteli, presto, potrebbe esserci ancora qualcuno di vivo!" 
Le voci dei marines rimbombarono sul ponte distrutto, mentre lei afferrava con quanta più cautela potesse un pezzo della ringhiera di legno in modo da non trovarsi completamente disarmata. 
Tra quelle voci, tuttavia, Artemis ne udì una più flebile e vicina. 
"A-ace..." 
"Sveglia, Wonder-boy, non è il momento di dormire!" Cercò di spronarlo, scuotendolo per le spalle e cercando di farlo rinsavire "Ce l'abbiamo fatta, siamo a Marineford!" 
Alle parole di lei, scattò subito seduto, come alimentato da elettricità a voltaggi vertiginosi. 
"M-Marineford?! Vuoi dire che possiamo ancora farcela!" 
"Mi dispiace" avrebbe voluto dirgli "mi dispiace, ma non c'è niente in quest'universo che possa salvarlo."
"Ti avevo detto che ci saremmo arrivati, no? Ora sbrigati, ti starà aspettando" 
Prima ancora che Artemis finisse la frase, il ragazzino aveva iniziato a correre contro chiunque e qualsiasi cosa, ignorando ogni tipo di collisione quasi fosse un fantasma e gridando a pieni polmoni il nome di suo fratello. 
Dove trovasse tutto quel fiato, Artemis non sapeva spiegarselo, ma appena si riprese iniziò a seguirlo, spazzando via chiunque si avvicinasse troppo a Cappello di Paglia.
Raggiunsero la prua e, da lì, ebbero sotto i loro occhi l'intero campo di battaglia.
Presto dalle macerie emersero anche Ivankov e Crocodile, seguiti da Jinbe, Buggy e i vari componenti dell'armata di evasi.
Per qualche istante, la battaglia sembrò fermarsi e osservarli. I marines imprecarono tra i denti, mentre identificavano uno ad uno tutti i fuggitivi. A un centinaio di metri da loro, Barbabianca li fissò con sospetto, passando al setaccio l'armata con lo sguardo.
Ancora una volta, Luffy chiamò suo fratello con tutto il fiato che aveva in gola.
Shirohige sorrise riconoscendoli come alleati e si sorprese nel sentire una risposta a quel grido: dal patibolo, distante circa cinquecento metri da loro, una lontana e indistinta macchiolina nera ricambiò il richiamo.


------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Anche questo capitolo è stato pazientemente e diligentemente betato da Aven90.
Davvero, man. Come. Fai. Me lo dici?

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: TheDoctor1002