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Autore: giulji    07/09/2015    4 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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AVVISO!- Leggete le Nda a fine capitolo.-

 

NICO

Nico Di Angelo sentiva il corpo estremamente pesante, mentre invece la sua testa pareva rigirare sotto l'influsso di un vortice centrifugo invisibile, dandogli un insistente senso di malore al petto, tanto che la prima cosa a cui pensò il ragazzo fosse l'eventualità che gli stesse venendo un infarto.

Eppure intorno a lui era ancora tutto buio, troppo nero, e lui aveva la scomoda sensazione di lievitare in mezzo ad un fiume ghiacciato, mentre invece per quanto poteva vedere giaceva nel vuoto, estremamente confuso e privo di ricordi, arrivò a chiedersi addirittura se fosse possibile che lui fosse già morto.

Ma in quel caso non capiva perché si trovasse sommerso in un niente così pressante, perché seppur in quel momento non avesse nessuna memoria riguardo al che cosa era accaduto precedentemente, era inconsciamente sicuro che non avrebbe mai potuto dirigersi in un Paradiso, questo perché sentiva il suo cuore disintegrato sussurrargli parole estremamente cattive sulla sua stessa persona.

Allora quello che si presentava intorno a Nico supponeva fosse l'Inferno, ma anche in quel caso era tutto troppo rilassato e passivo, non stava soffrendo, era solo in uno stato di trance, come ipnotizzato, provò a domandarsi se la punizione riservata alle anime dannate quale la sua fosse il vagare per sempre nel niente più assoluto, ma quell'apatia generale sembrava fin troppo permissiva.

Proprio quando stava per convincersi di trovarsi in una specie di Purgatorio, un enorme fitta all'addome lo pugnalò alla sprovvista, senza che la sua vista riuscisse, come da prima, a scorgere qualcosa, così lentamente i malori aumentarono mostruosamente, indisturbati, senza poter essere fermati, colpendolo ad ogni muscolo fin ora intatto, fino a quando Nico cominciò a vedere la parete nera fissa dentro di lui, crollargli pezzo per pezzo addosso, liberando una profonda intensità di colori.

Fu allora che il ragazzo cominciò a riacquisire i suoi ricordi passati, ma se solo avesse saputo che sarebbe divenuta un operazione così estenuante avrebbe preferito restare per sempre nel niente e nella ignoranza esistenziale.

Prima ricordò l'incidente di sua madre, morta folgorata da un potente fulmine quando lui era ancora molto piccolo, poi ricordò la scoperta della malattia di Bianca ed i mesi che seguirono ad essa, in cui lui fu costretto a vedere la fiamma lucente degli occhi della sua amata sorellona spegnersi sempre di più, su uno scialbo letto d'ospedale, successivamente arrivò il turno dei ricordi rilegati al padre, che per via delle traumatiche esperienze che aveva vissuto, per il tempo restante non aveva fatto altro che ignorare costantemente suo figlio, facendolo sentire un rifiuto, qualcosa di troppo.

Infine fu trapassato dai ricordi più recenti, dalle ferite più fresche, che sanguinavano ancora nella sua mente: la chiamata durante la mietitura che lo costringeva a partecipare in quel gioco mortale, il suo omicidio ad un coetaneo innocente avvenuto poche ore prime e per ultimo, l'insopportabile e tremenda morte di Hazel.

Finalmente il ragazzo cominciò a sentire la consistenza del suo corpo, non riuscendo comunque a riprenderne il controllo, però si rese conto di star tremando fortemente, e di star soffocando nei suoi respiri corti ma intensi, in una specie di stato di shock.

Restò per qualche attimo a crogiolarsi inerme nella sua crisi di panico, finché non sentì una fonte sconosciuta di calore diffondersi sulla sua guancia destra, che fino a quel momento era stata rigata da delle lacrime amare che non avevano intenzione di finir di scendere.

Le sue carni erano congelate, eppure il calore che provava sulla guancia rimaneva costante, perciò dovette intuire che qualunque cosa fosse, quella che lo stava toccando, appartenesse senza dubbio ad un elemento estraneo al suo corpo, magari si trattava solo un avvoltoio che si stava appollaiando sulla sua pelle, pronto a divorarlo mentre era ancora vivo, o quasi.

Eppure quel contatto sembrava rassicurarlo, per qualche assurdo motivo, tanto che rapidamente si accorse di essere uscito dalla sua crisi nervosa.

In seguito riuscì finalmente a percepire che il suo corpo si era sciolto dalla tensione, e constatò di riuscire nuovamente a riaprire gli occhi.

Inizialmente faticò un po' in quel suo gesto, sentendo le pupille estremamente irritate, forse a causa del suo aver pianto troppo a lungo, ma poi lentamente gli tornò nitidamente la vista, che dapprima si limitava a mostrargli il mondo come una chiazza di colori accesi, ma che ora cominciava a distinguere le linee e le forme.

Fu allora che Nico si accorse che quella cosa che stava toccando la sua faccia era una mano, una mano che per qualche motivo a lui sconosciuto, lo stava accarezzando con fare affettuoso, una mano appartenente a... Will?

Nico sbarrò gli occhi frettolosamente, incontrando quelli attenti e socchiusi in due strette fessure di Solace, che lo scrutavano nel profondo, con un aria curiosa quanto preoccupata.

Nico per quanto fosse possibile si ritrovò ad essere ancora più stralunato.

Diede una rapida occhiata al luogo dove si trovava e si rese conto che non assomigliava minimamente a quello dove era svenuto qualche istante prima, per lo meno, non da quanto riuscisse a ricordare.

Infatti gli sembrava di trovarsi in una scura ed umida grotta, dalle pareti marroni tondeggianti, come il soffitto, che pareva estremamente basso.

Da quanto il ragazzo potesse intuire quella piccola caverna era situata leggermente sotto il livello del suolo, infatti l'unica apertura che riusciva a scorgere, era un piccolo triangolo malformato da cui entravano timidamente alcuni raggi di luce accesa, situato circa all'altezza di quello che sarebbe dovuto essere il breve soffitto.

I raggi chiarissimi, tanto da sembrare bianchi, provenienti da quella bassa apertura, illuminavano quell'ambiente opaco, creando un inquietante gioco di ombre e contorni.

Il ragazzo per migliorare la sua visuale, cercò di mettersi a sedere, dal momento che a quanto pareva si trovava sdraiato scomodamente sul suolo umido e sgretolo di quel posto.

Per sollevarsi fece forza sulle braccia, poggiando le mani in quel terreno fangoso al tatto e piuttosto sporco, ma venne bloccato da una lancinante fitta di dolore che lo colpì agli arti superiori.

Non capendo il motivo di quell'improvviso malore, il ragazzo ricadde al suolo, boccheggiando a stento per l'impatto, e sforzandosi di trarre il più alto numero d'ossigeno, per quanto gli fosse possibile dal momento che la postazione dove si trovava era terribilmente chiusa e quasi priva di sbocchi esterni, tirava dunque un aria tanto viziosa che avrebbe potuto far venire l'asma anche a chi non ne aveva mai sofferto durante tutta la sua vita.

Il ragazzo biondo, che continuava ad osservare con espressione corrucciata le varie azioni dell'altro tributo, vedendolo leggermente in difficoltà lo aiutò a risdraiarsi decentemente, forzando leggermente la presa una volta che fu disteso, in modo tale che non provasse nuovamente a rialzarsi.

Anche in quel luogo freddo, la vicinanza dei due individui riusciva ad infondere un minimo di calore remissivo, sopratutto al tributo del 13 che continuava a stringere i pugni pallidi, perseguitato dal freddo che lo faceva tremare inconsapevolmente, mentre invece, l'altro sembrava esser perfettamente a proprio agio, anzi aveva una temperatura corporea perfetta, quasi caraibica, senza un apparente spiegazione per quel suo adattamento naturale a cotanti gradi sotto lo zero.

Presto, lo sguardo di Nico venne attirato dallo strumento nero e lucente che risplendeva fievolmente sul fondo della caverna, si trattava ovviamente della sua lama infernale, che a quanto pareva era stata accatastata vicino ad uno zaino giallo che doveva appartenere a Solace.

Inoltre esso riuscì ad intravedere all'interno di quest'ultimo un fantastico quanto raffinato e nocivo arco argenteo, con tanto di sacca contenente le sottili ed appuntite frecce del medesimo particolare colore.

Il ragazzo poco convinto, tentò finalmente di chiedere spiegazioni sul perché ed il come della sua collocazione, ma finì solamente con il tossicchiare scompostamente per via della sua gola secca ed irritata.

Will a quel gesto sollevò gli occhi in gloria, fingendosi scherzosamente rassegnato, per poi affrettarsi a prendere la borraccia, che evidentemente aveva già disposto a pochi centimetri di distanza, da prima del suo risveglio, e ad aiutarlo a bere, mentre questo era ancora troppo indolenzito per tirargli un pugno e replicare che ce l'avrebbe fatta da solo.

Notando lo sguardo colmo di disappunto e reclamante di chiarimenti del famoso “re degli spettri”, il biondino prese la parola, per evitare che tentasse ancora di muoversi, nella condizione svantaggiosa in cui si trovava.

Cominciò tremendamente male il discorso, con un sarcastico:- “Buon giorno principessa” che venne seguito da un tentato calcio di Di Angelo, che però fallì miseramente, dato che viste le circostanze procurò più male a se stesso che a Solace, che a quella vista sghignazzò sadicamente sotto i baffi.

Poi assumendo un atteggiamento serio, che stonava terribilmente sul suo viso allegro, continuò a parlare:-

“Mr. Simpatia, lasciami continuare il discorso e smettila di compiere atti bruschi, sempre che tu non sia masochista, ovviamente.

Allora, immagino tu voglia sapere come sei finito qui dentro, no?

Devi sapere che inizialmente ti ho trovato sdraiato contro il corpo di...”

Subito dopo aver quasi pronunciato quell'avventata frase il ragazzo si bloccò immediatamente, dandosi mentalmente dell'idiota, potendo osservare l'aria abbattuta e iraconda che stava pian piano assumendo il ragazzo. Stava per fare un enorme gaffe, in più l'aveva già dovuto sopportare mentre piangeva e chiamava il nome di una serie di persone, tra cui Hazel e Maria, mentre era ancora incosciente, e non voleva certo che ricominciasse nuovamente a tormentarsi in preda a dei deliri sofferti.

“Dicevo... mi trovavo nelle zone della boscaglia gelida di ovest, quando ho sentito un tributo, che sinceramente ho pensato fosse impazzito, urlare a gran voce nel silenzio notturno.

Mi ci è voluto un po' per riconoscere che quella persona fossi effettivamente tu, tanto erano profondi e tormentati quegli urli che lanciavi, eppure quando ho capito che quel folle che sbraitava era il nanerottolo che ha declinato la mia richiesta di alleanza agli allenamenti, mi sono affrettato a controllare cosa diavolo stesse accedendo.

Così ti ho intravisto sdraiato a terra, quasi ibernato ed in preda ad incubi e schiamazzi, mentre eri svenuto in stato di shock, per lo meno così mi è parso, ed a quanto pare ho visto correttamente.

In seguito, da brava persona quale sono, ho deciso di fare il mio buon gesto quotidiano e ti ho dunque portato nel mio nascondiglio per darti una sistemata, e per farmi fare una cosa del genere a mio rischio e pericolo, pensa un po' quanto sembravi un catorcio.” pronunciò Will con un accenno sarcastico nel tono, mostrando il suo sorriso ammaliante quanto simmetrico al ragazzino, che era rimasto per tutto quel tempo a fissarlo, con un aria a dir poco irritata.

Dopo l'ultima tragedia che era avvenuta, si era promesso un ennesima volta che sarebbe restato da solo, che non avrebbe mai e poi mai avuto rapporti umani, perché era stufo di spezzarsi e cadere in pezzi ogni volta, eppure ecco che puntualmente arrivava un quasi sconosciuto con la sindrome dell'eroe a provare nuovamente a far vacillare i suoi propositi.

Ignorando completamente gli ammonimenti di quella specie di squilibrato sorridente riprovò a tirarsi su, provando un ennesima fitta alle articolazioni, e venendo nuovamente ridisposto a terra dal biondo.

A quel punto Nico si schiarì ulteriormente la voce, riuscendo finalmente ad emettere qualche parola strascicata, estremamente frettoloso di andarsene da quel posto e porre fine a quello strazio di destino che si divertiva a tormentarlo.

“Perfetto! Mi mancava da incontrare solo il biondino stupido e sempre felice del distretto delle mucche, ma veramente, grazie mille per il tuo salvataggio! Tsk... stalker, senti un po', sono consapevole che voi donne avete l'istinto naturale da crocerossine, per quanto riguarda l'aiutare il povero barbone ferito, ma ti informo che io non ho bisogno di nessun badante che mi dica cosa devo fare.

Perciò adesso che lo sai, finiscila di starmi in mezzo ai piedi e farmi uscire da questa caverna puzzolente!” bisbigliò con una tonalità di voce a dir poco sinistra, cercando di rendersi il più acido ed antipatico possibile, al fine di esser finalmente lasciato in pace, o per lo meno, in guerra, ma almeno in solitario.

Will udendo quelle parole divenne tremendamente nervoso, era sicuro che se si fosse trovato in un altra circostanza non avrebbe esitato due secondi a sbatterlo fuori da quel posto a calci, dandogli dell'ingrato, eppure si rendeva conto che quel comportamento volutamente tagliente da parte dell'altro era una mera maschera di facciata, d'altronde l'aveva udito poco prima con le sue stesse orecchie rigirarsi tra l'oscurità con il cuore disintegrato, probabilmente a causa della morte della ragazza del suo distretto, capiva che quel fatto per lui era stato un ulteriore colpo basso, e comprendeva dunque che ora cercava di fingersi un duro per evitare di incappare in altra tristezza.

Perciò il ragazzo dimostrando come al solito la classica calma che lo caratterizzava, almeno esteriormente, lo aiutò a rimettersi sdraiato in mezzo a quel pavimento appiccicoso, ignorando gli insulti di protesta dell'altro.

“Non ho intenzione di lasciarti vagare nei boschi in questa condizione, non so se mi sono spiegato bene prima, ma ora come ora chiunque potrebbe ucciderti in un batter d'occhio.

Hai tutta la muscolatura irrigidita per via della tua irresponsabilità, sei rimasto troppo a lungo in una posizione statica in mezzo al gelo, ringrazia di non esserti preso una broncopolmonite, piuttosto, sennò sì che mi avresti causato dei problemi con i fiocchi.

Comunque adesso non fare storie e fai il bravo, e non provare a protestare. Sono ordini del dottore!” esclamò l'ultima frase facendo l'occhiolino a Nico, che lo fissò con un espressione disperata sul volto, ostentando una finta pena nei confronti di quell'infermiere improvvisato.

“Senti, ma tu, la laurea in medicina l'hai per caso stampata in uno sgabuzzino o l'hai vinta a carte?

No, sai, perché questa che hai scelto non mi sembra una postazione molto adatta ad un malato. Disteso in mezzo al fango di questo buco di grotta dove si respira solo anidride carbonica e non abbiamo nemmeno lo spazio di muoverci. Fossi il direttore di uno di quei postacci chiamati ospedali ti erigerei a primario!” pronunciò altezzosamente Nico, pulendosi la schiena da quella poltiglia sporca ed appiccicosa che si trovava sotto di lui.

Il biondo non lo poteva sapere, ma lui aveva sempre provato un grande astio nei confronti di tutto ciò che riguardava la medicina, dal momento che aveva visto sua sorella morire per un cancro proprio sotto lo sguardo di decine di medici, che non avevano saputo far nulla per darle una mano.

Will comunque si limitò a scusarsi, palesemente retorico, facendo spallucce ed ammettendo di non aver trovato “rifugi migliori” nelle circostanze.

Poi, informò Nico del fatto che era stato tutta la notte incosciente e che lui avendo dovuto badare a lui tutto il tempo non aveva neppure avuto il tempo di cacciare ne procurasi alcun tipo di cibo, costretto a tappargli la bocca ed evitare che rivelasse ai quattro venti la loro posizione, gridando come un anima in pena, perciò lo avvisò anche del fatto che gli sarebbe toccato andar in quel momento a rifornirsi di materiale commestibile per la conseguente giornata, e lo ammonì vivacemente e con un espressione spaventosa sul volto di non provare a fuggire da quel posto se non voleva ritrovarsi tutte le ossa capovolte.

Poi mise istantaneamente quel fascinoso arco grigio in spalle, che riusciva a dargli un incredibile aria di solennità, anche se Nico si ritrovò a darsi un pizzicotto per questo pensiero a dir poco inappropriato per i suoi schemi, ripromettendosi che non l'avrebbe mai e poi mai pronunciato a voce alta.

Il biondo con un abile mossa fece un ampio saltò a mezz'aria, ed una volta intravista sporgenza della piccola apertura luminosa, la afferrò abilmente, e con la sua allenata forza nelle braccia, riuscì a trascinarsi lentamente fuori da quel buco, in una mossa che sembrava simile a quella che facevano gli esperti nuotatori per emergere dal bordo delle piscine, facendo leva sulla muscolatura degli arti superiori, faticando leggermente per far passare il suo corpo slanciato da quella piccola fessura cavernosa.

Il ragazzino del tredici non aspettava altro che quell'elemento fastidioso se ne andasse, così finalmente sarebbe potuto fuggire a sua volta, dato che ovviamente non gliene importava proprio niente degli avvertimenti che aveva ricevuto da quel tipo, a quanto gli sembrava, non aveva motivo alcuno per dargli retta.

Il ragazzo fissò Will mentre sbucava sul suolo dell'arena, con gli occhi che brillavano di impazienza, avendo una gran fretta di andarsene.

Il biondo però fece una mossa inaspettata che lo lasciò di stucco e con un palmo di naso.

Prima si inclinò debolmente, facendo spuntare il suo viso alla visuale di Nico, facendogli un occhiolino furbo, mentre la sua chioma riccioluta continuava a penzolare davanti a quel breve foro, poi avendo capito le intenzioni del moretto, spostò un pesante quanto grande masso rosato davanti all'entrata, ripetendogli che così non avrebbe proprio potuto scappare, e lasciando il nanerottolo quasi completamente al buio, a fissare incredulo quel che stava accadendo.

Era stato chiuso in trappola! Si sentiva come Ulisse quand'era stato imprigionato nel covo dello stupido Polifemo, eppure ad una prima occhiata non avrebbe mai detto che quel tipo potesse essere così sveglio.

Tutto ciò era abbastanza inquietante, Will volendo avrebbe potuto anche ucciderlo, eppure se non l'aveva fatto quando lui non era in condizioni di replicare, non capiva perché avrebbe dovuto provarci in seguito, ma allora perché tenerlo sotto la sua “prigionia”?

Che veramente fosse così stupido da voler aiutare il ragazzino della morte?

Nico non voleva crederci.

In quel momento era immerso nuovamente nel buio pesto, con solamente due sottili raggi solari che lo raggiungevano all'interno della cavità del terreno, facendogli compagnia e permettendogli di intravedere faticosamente la parete rocciosa di quel luogo, oltre che le scarse risorse che si trovavano in fondo alla parete dinnanzi a lui.

Quasi subito andò a rannicchiarsi contro lo zainetto di quel testone, facendo un enorme fatica nel muovere il corpo, che continuava a pesare come cemento, e poi la sua mente, quasi automaticamente si lasciò inghiottire nuovamente dai pensieri più lugubri e sofferti.

Forse per la stanchezza mentale, forse per quella fisica, Nico venne presto sommerso da un sonno profondo, la sua testa cadde all'indietro guidata dalle note soavi della voce di Morfeo, e presto il ragazzo dimenticò la percezione delle ore, guidato nei corridoi dell'inconscio.

L'incubo, o meglio il sogno che ebbe quella mattinata, fu una delle cosa che più influenzarono la sua vita da quel momento in poi.

In quest'ultimo, il ragazzo si era ritrovato a camminare in dei corridoi insolitamente bianchi e lucenti, quasi fluorescenti, che parevano non aver fine, eppure si poteva intuire che erano effettivamente degli ambienti soldi, dalle angolature che assumevano le pareti verso il pavimento ed il soffitto, che facevano intendere la chiusura del luogo.

Quell'ambiente era parecchio differente dai soli meandri delle proiezioni mentali dal ragazzo, dal momento che generalmente tutti i sogni che lui faceva da ormai parecchio tempo, li ricordava contornati da colori opachi o spenti, mentre quel candido splendente delle pareti era inconfondibilmente insolito ed accecante.

Dopo un po' di tempo che il ragazzo proseguiva in maniera apatica, quasi spinto da una forza invisibile, intravide finalmente qualcosa davanti a se, anche se a molti chilometri di distanza, scorse quella che sembrava una graziosa porta azzurra, per quanto le dimensioni minuscole della lontananza gli facessero distinguere solo un puntino.

Comunque inizialmente questo fatto gli parve molto strano, anche se era certo di non trovarsi in un luogo realmente esistente, comunque aveva notato che da quando era arrivato in quella dimensione, non era riuscito a distinguere nient'altro che non fosse quel colore chiaro dinnanzi a se, e ora invece una porta era apparsa dal niente, ma sembrava non stonare in quella sinfonia.

Finalmente spinto da un minimo di curiosità cominciò a correre affannosamente, finché non arrivò a toccare quella porta color cielo.

Una volta giunto allungò subito la mano verso il piccolo pomello dorato, e con una lentezza estenuante aprì il mobilio in quella che sarebbe dovuta essere un ipotetica stanza, sentendosi improvvisamente avvolto da una corrente di leggerezza e quiete che lo colpì nel profondo, dal momento che non era minimamente abituato a percepire sensazioni simili in quegli ultimi tempi, ed dovette ammettere a se stesso che un po' gli erano mancate.

Fu allora che il paesaggio mutò, il corridoio e la porta sparirono magicamente, e non restò altro che un immenso prato dal color verde militare, che non pareva avere ne un inizio ne una fine, era solo una distesa d'erba perfettamente tagliata, senza alcun fiore od elemento estraneo, ma completa nella sua semplicità, aiutata e sovrastata da un cielo splendete del medesimo colore di quella porta ormai dispersa chissà dove, ma affollato da morbide nuvole, che parevano zucchero filato.

Nico continuò a guardare ripetutamente davanti a se, era sicuro di non aver mai avuto la possibilità di trovarsi in un paesaggio del genere, non ne sapeva il motivo, ma quel posto riusciva a trasmettergli un calore che difficilmente avrebbe dimenticato, era così semplice eppure sentiva che fosse a dir poco perfetto, si sentiva come a casa, anche se ormai la sua dimora aveva smesso da tempo di rappresentare il suo ideale di “casa”.

I suoi pensieri vennero presto interrotti da una voce che proveniva dalle sue spalle, una voce vagamente familiare, che lo fece presto sobbalzare, una volta che finalmente realizzò la sua provenienza, si limitò a voltarsi incredulo di scatto.

“Tesoro, da quanto tempo non ci vediamo? Sei cresciuto parecchio!

Sappi che in questo momento mi piacerebbe davvero tanto poter fare una chiaccherata con te, ma temo di non aver tutto questo tempo, perciò mi limiterò a dirti che devi smetterla di corrucciarti per me, come vedi io sto perfettamente bene”.

Davanti a lui si trovava Maria di Angelo, avvolta nel suo elegante scialle nero e da un lungo vestito a tubino scuro che le arrivava fino alle caviglie, stringendo la vita.

Il suo volto era per metà coperto da un vistoso cappello anni 30 e teneva stretta tra le dita affusolate una lunga sigaretta, in un gesto che il ragazzo, quando era ancora bambino, le aveva visto fare migliaia di volte.

La donna lo fissava con un espressione compassionevole sul volto, ma anche determinata e seriosa, semplicemente manteneva il comportamento da persona forte ed elegante qual'era che aveva sempre mantenuto da quando Nico ne aveva memoria.

Il ragazzo sentì immediatamente il cuore stringersi nel suo petto, battendo così forte che era sicuro che se si fosse tolto quella sporca ed appiccicosa divisa chiunque sarebbe stato in grado di vedere il suo movimento ritmico.

Sua madre era proprio davanti a lui, ignorava se quel che stava accadendo fosse un sogno o meno, tanto gli bastava per allietare l'anima quell'incontro spettacolare, il resto era da mettere al secondo piano.

Avrebbe voluto correre da lei ed abbracciarla, oppure piangere, o parlare, eppure il suo corpo non rispondeva a nessuno dei suoi comandi, e a lui toccava semplicemente star immobile a guardare ipnotizzato la scena, senza poter far niente per interagire.

Presto un altra voce lo fece distrarre, questa volta proveniva dalla sua destra, era molto più infantile, e se Nico esitò qualche istante per riconoscere la voce di Maria, questa volta non ebbe alcun dubbio.

“Mamma, però non ho intenzione di accettare che quel nanerottolo esibizionista possa superarmi in altezza, d'altronde è solo un bambinone un po' troppo cresciuto, deve ricordarsi di mantene sempre rispetto per sua sorella maggiore.

E come vedi anche io sono molto impegnata, perciò mi sbrigherò ad informarti che mi sento alla grande!

I tempi in cui mi toccava stare ferma in un letto d'ospedale per colpa della dannata chemioterapia sono passati, oserei dire, finalmente!

Mi dispiace per il fatto che l'ultimo ricordo che ti ho lasciato di me sia stato così sbiadito e malmesso, quasi sciupato, ma ormai ti assicuro che non è più così, anzi mi sento super in forma, potrei ritornare a fare la cacciatrice quando voglio tanto sono tornata agile!”

Esclamò gioiosa Bianca, facendo una rapida verticale su quel prato erboso, sventolando la sua tipica e lunga treccia corvina sotto il leggero flusso di vento che tirava.

A Nico quella visione stava sciogliendo gli organi interni, era tremendamente felice di poter rivedere sua sorella, specialmente in quelle condizioni, era tornata ad essere bella e radiante come un tempo, con quel suo leggero rossore sulla pelle olivastra e quello smagliante sorriso che riserbava solo a lui.

Era rasserenatissimo per la constatazione che lei non stava più soffrendo come un tempo, ma che invece fosse tornata ad essere la solita persona energica ed attiva di sempre.

Avrebbe veramente voluto dirigersi verso di lei, anche solo per sfiorarla, ed assicurarsi che fosse realmente presente, eppure il suo corpo continuava a non rispondere ai comandi, ma a lui arrivato a quel punto, bastava comunque quella vista per sentirsi terribilmente entusiasta e nuovamente spensierato, come non lo era mai stato negli ultimi anni.

Rifletté su quanto gli fosse mancata così tanto la sua sorellona, aveva pregato per anni di poterla rivedere, anche solo per un istante, aveva supplicato Dio fino a perdere la fede, ed ora invece il suo desiderio era stato finalmente realizzato..

Infine, ma non per questo meno importante, come se tutto quello non fosse già abbastanza, un ultima voce lo raggiunse distogliendolo dai suoi pensieri, delle parole provenienti dalla sua sinistra.

Il ragazzo appena le udì si girò lentamente, con le lacrime che minacciavano di uscire, senza riuscirci realmente per colpa di quel suo stato di paralisi.

Hazel lo fissava, da un punto imprecisato del prato, con i suoi soliti occhi dorati pieni di gentilezza, aveva addosso il graziosissimo vestitino giallo che aveva indossato il giorno della mietitura, che sventolava leggermente sotto il flusso del venticello quasi primaverile, il ragazzo aveva sempre pensato che quell'abito riuscisse a mettere perfettamente in risalto la sua fantastica carnagione scura, oltre che abbinarsi divinamente con il colore delle sue iridi che parevano risplendere come pietre preziose.

Intrecciava con le dita la sua folta chioma riccioluta, piccolo sintomo di nervosismo a cui Nico aveva fatto caso durante i giorni in cui erano stati a stretto contatto nell'arena.

“Hey ragazzino che viaggia nell'ombra, non fare quella faccia, sennò mi metti in soggezione.

Anche io in questo momento mi trovo qua perché devo dirti un paio di cose.

La prima fra queste è che non ti devi corrucciare assolutamente per quel che è successo ieri, è stata una mia scelta e tu non ne hai la minima colpa.

Adesso sono finalmente felice, ho pure conosciuto la tua splendida madre e la famosa Bianca,e sai, ti assomigliano parecchio, complimenti, hai una famiglia fantastica che ti vuole un mondo di bene.

In realtà, anche io te ne voglio tantissimo, e se non avessi preso questa decisione, non me lo sarei mai perdonata, lasciami dire che è stata proprio la cosa giusta da fare.

Non posso permettere che tu rinunci alla tua esistenza senza prima aver realmente vissuto.

Nico, devi andare avanti, devi combattere, reagire, sorridere, devi amare.

Te ne prego, so' che per te è dura, e che questo può risultare forse troppo impegnativo da chiedere, ma almeno provaci!

Se tu continuerai a soffrire per noi, noi non potremmo mai avere una serenità totale.

Quindi se veramente anche tu provi affetto verso di me, e verso le altre persone qui presenti, fai in modo che il mio sforzo non sia stato sprecato, dimostrami come ti alzi e combatti.

So' che ce la puoi fare perché tu sei proprio il mio maestro in questo campo, probabilmente non puoi ricordartelo, risale ad un fatto accaduto tanti anni fa'...

Ma sei stato proprio tu a insegnarmi questi concetti e darmi la forza, perciò ora è il mio turno per incoraggiarti, fatti valere!”

Nico ascoltava ogni parola della ragazza con la mente completamente aperta e concentrata, sentiva i suoi sensi di colpa affievolirsi, ma aveva comunque un enorme peso sullo stomaco, che gli impediva quasi di respirare, d'altronde la sua amica, Hazel, quella che era morta per colpa sua, gli stava dicendo che sarebbe potuto andare tutto apposto se solo lui avesse provato a raggiungere la felicità.

Sentiva che quelle parole erano molto ingiuste da dire in una situazione del genere, eppure capiva che era molto più difficile vivere bene, che vivere male, chiunque poteva crogiolarsi nei suoi problemi, tanto chiunque ne aveva almeno uno, ma invece, solo pochi riuscivano a conviverci sopportando tutto con il sorriso, e lui voleva essere tra questi, se avrebbe significato dare pace alla sua compagna oramai defunta.

Subito dopo, le sagome solari cominciarono ad avvicinarsi a lui, passo dopo passo, mentre il loro aspetto cominciava a risplendere di una luce biancastra, che pareva una specie di polvere fatata, con dei piccoli luccichii brillanti che lasciavano una scia quasi trasparente nell'aria, solo dopo il loro passaggio.

Poi tutte e tre lo bloccarono in uno stretto abbraccio, sussurrando con voce piena d'amore, una semplice frase in sincrono, che gli fece completamente sentire il cervello fremere :-

“ Noi non ti stiamo abbandonando, non l'abbiamo mai fatto, semplicemente viviamo dentro di te, ci siamo solo avvicinati ulteriormente, fondendoci in una cosa sola.

Ti guardiamo sempre, e dal momento che siamo qualcosa di unico non essere triste, o renderai triste pure noi, tanto prima o poi siamo sicure che ci rincontreremo, anche se in un altra dimensione, comunque ora non pensare a questo, ma alla tua vita.”

Nico sentì il soave profumo delle tre figure avvolgerlo completamente, e poté finalmente constatare quanto tutte tre potessero sembrare effettivamente calorose e realistiche, mentre la presa su di loro si faceva man mano più debole, ma lui in quel momento si sentiva completo e nemmeno se ne rendeva conto, avrebbe vissuto tra quelle braccia per tutta la vita se solo avesse potuto, senza aver bisogno di nutrirsi o dormire, era sicuro che quello sarebbe bastato per donargli la sopravvivenza.

Quando però, Nico riaprì gli occhi si rese conto che loro erano sparite, lasciando solo una piccola scia luminosa a mezz'aria, che saliva e si disperdeva pian piano nel mite cielo illuminato dal sole mattiniero.

Poi anche la visione di quel paesaggio paradisiaco cominciò a svanire lentamente, Nico ritornò presto a vedere il corridoio bianco come in una rapidissima retromarcia, poi con un immensa boccata d'aria si svegliò da tutta quella dimensione surreale, con il cuore ancora palpitante a mille per l'eccitazione di tutto quel miscuglio di avvenimenti.

I sogni possono essere la cosa più sublime di questa terra, specialmente se riguardano qualche argomento che nella vita di tutti i giorni non potrebbe in alcun modo avverarsi, eppure sono una terribile arma a doppio taglio, in quanto sono le peggiori specie di illusioni, illusioni che quando si infrangono ti lasciano i polmoni infranti, riempiti con niente di più che un incredibile senso di delusione.

Nico in quel primo impatto con il mondo reale rimase traumatizzato, i suoi occhi vedevano ancora solo un opaca penombra, e si spostavano rapidamente da una parete all'altra, alla ricerca di un segno che confermasse la veridicità di quelle immagini che aveva registrato pochi attimi prima.

Non era nemmeno riuscito a parlare o ricambiare l'abbraccio, quell'attimo di pace era stato troppo breve per i suoi gusti, voleva rivederle, la sua mente era talmente farneticante e frettolosa che per alcuni istanti si dimenticò totalmente il discorso che gli aveva fatto Hazel durante la visione, comandato meramente da un folle senso d'impeto e rabbia.

Fu in quel momento, che boccheggiando per riprendere fiato, i suoi occhi tremolanti incontrarono la lucentezza riflessa della sua affascinante spada, quella ancora incrostata dal sangue del cadavere di Gerard.

In quell'attimo di confusione afferrò rapidamente il manico di quella pericolosa arma, facendosi venire in mente l'idea più avventata e stupida che avesse mai partorito, pensando solamente a raggiungere nuovamente quelle anime defunte.

Sollevò la lama scura ancora tremante, non riuscendo a specchiarsi per via dell'opacità del metallo.

In quell'istante, prese una decisione su due piedi, comandato solo dal caos dei suoi sentimenti contraddittori, senza avere la lucidità mentale necessaria per prendere delle scelte sensate.

Stabilì che si sarebbe tagliato le vene, perché almeno con quell'azione, morendo, secondo la sua testa delirante, sarebbe sicuramente tornato da Hazel, Bianca e Maria.

Sollevò la spada leggermente esitante e si preparò per caricare un potente e netto colpo verso il suo polso sinistro, mentre aveva la vista ancora sbiadita dalla confusione e dal panico.

Fu proprio mentre stava per portare a termine il suo funerale che sentì delle potenti braccia afferralo per la vita, bloccandogli qualunque tipo di movimento.

Quel contatto, quell'abbraccio, riuscì a farlo rinsavire notevolmente, fino a permettergli di riacquisire il controllo dei suoi pensieri, anche se per un attimo che durò pochi istanti venne nuovamente offuscato dalla pazza speranza che quegli arti caldi potessero appartenere ad una delle sue sorelle.

Quando riaprì gli occhi però, incontro solo la figura resistente di Will, che lo teneva con una presa fortissima, che quasi gli impediva di respirare.

Sentiva il suo cuore battere velocissimamente nel petto, e solo allora si rese conto dell'errore che stava per commettere, e si diede dell'irresponsabile, promettendosi di non pensare mai più ad una possibilità del genere, ricordando finalmente le parole che gli aveva detto Hazel durante quel magnifico sogno, non poteva permettersi di farle un torto simile, le doveva tutto.

Lasciò cadere la spada, che teneva ancora stretta nel palmo della mano destra, che cadde a terra tintinnando rumorosamente, poi con la voce ancora spezzata dalla confusione surreale di quella sequenza di avvenimenti Nico domandò con tonalità rauca, per via delle grida, che lui non sapeva di aver lanciato mentre dormiva,e che gli avevano rubato la voce :-

“Perché mi hai fermato?” le parole gli uscirono fuori dalla bocca spontaneamente, più tardi ripensandoci non l'avrebbe mai domandato dal momento che pareva ovvio, nessuno avrebbe sprecato tanta fatica per non far uccidere un ipotetico alleato per poi vederlo uccidersi da se e per di più nel proprio nascondiglio.

Eppure la risposta che gli diede Will fu totalmente spiazzante.

Il ragazzo prima di tutto si staccò da quell'abbraccio, con i capelli totalmente spettinati e gli occhi leggermente arrossai, sintomo di uno che aveva appena cercato di trattenersi dal pianto, poi con sguardo fermo disse al ragazzo, che continuava a non capire il perché della sua gravità in quella personale situazione:- “Non provare mai più a fare una cosa del genere, deficiente.

Non so perché tu stia tentando di distruggerti in questo modo, ma da parte tua penso che sia veramente egoistico, perché devi sapere, che se tu morissi faresti del male a molte persone, me, per primo, per farti un esempio. ” pronunciò toccandosi il petto con l'indice.

Nico continuava a domandarsi perché quella persona quasi sconosciuta stesse dicendo quelle cose con quello sguardo totalmente sincero, eppure dovette ammettere almeno a se stesso, che quelle parole lo stavano confortando notevolmente, perché almeno in quel modo si sentiva meno solo, e per una volta pareva una cosa bella.

Pensava che con l'ausilio di Will forse sarebbe davvero riuscito a risollevarsi da terra, sentiva il cuore martellargli nel petto, probabilmente era perché stava già cominciando a tenere caro a quell'imprevedibile persona, anche se in genere lui era un ragazzo cinico ed apatico che non si affezionava praticamente a nessuno, quindi pensava che figurarsi se poteva accadere così velocemente con un quasi sconosciuto.

Eppure la sensazione che sentiva in quel momento si rendeva conto che fosse diversa dai sentimenti che lo legavano ad Hazel o alle altre persone che gli erano state vicine fino ad allora, si più sentiva strano, ed irrazionale.

“ Ti giuro che ti aiuterò a superare qualunque cosa ti stia riducendo così, però devo avere la tua collaborazione, capisci?

Di me puoi fidarti, resisteremo insieme!” formulò questa frase con un tono più rilassato e meno autoritario, quasi comprensivo.

Nico ingoiò la saliva, inspiegabilmente teso e gli offrì la sua mano, come segno di alleanza.

L'altro però decise di sigillarlo in maniera differente, si sporse incredibilmente vicino al volto di un Nico più rigido di un bastone di legno e gli stampò un caloroso bacio sulla guancia, circondandogli le spalle con un braccio.

Il re degli spettri a quell'azione indietreggiò, nonostante il corpo gli fosse ancora dolorante, preso alla sprovvista come non lo era mai stato, poi quando vide che quel tipo non lo lasciava andare da quella presa, si dimenò d'impulso e per poco non lanciò un grido, ma venne anticipato da Will che gli bloccò la bocca con le mani, intimandogli di fare silenzio se non voleva che gli altri tributi venissero direttamente a squartarli nel loro nascondiglio, tanto di baccano ne aveva fatto abbastanza per quella giornata.

Nico decise di cambiare discorso e lasciar correre quel gesto estremamente avventato da parte di quell'idiota di un Solace, sentendosi estremamente a disagio e fissando il pavimento fingendosi molto interessato alle sue crepe, ostentando di pretenzioso di sapere “ cosa cavolo avrebbero mangiato per pranzo”.

Will sorrise com'era suo solito fare e mostrò un povero tacchino spennacchiato che aveva lanciato ad una lato della grotta una volta che subito dopo il suo arrivo si era dovuto precipitare per “salvare” Di Angelo.

In quel momento, mentre il ragazzo mostrava allegramente la sua povera preda, con quegli occhi celesti raggianti, e delle stupide linee di fango sulle guance, simili a quelle che facevano gli indiani per mimetizzarsi, che il ragazzo notò solo in quel momento sennò era sicuro che l'avrebbe già deriso, gli tornò in mente una delle frase pronunciate dalla sorella poco prima, ossia:-

“Nico, devi andare avanti, devi combattere, reagire, sorridere, devi amare”.

Alla memoria di quell'ultimo verbo il ragazzo voltò precipitosamente la testa verso sinistra, improvvisamente imbarazzato, fingendo a se stesso di non sapere il motivo per aver avuto la memoria di quella frase proprio in quel determinato momento, provando ad ignorare in tutti i modi quell'ambiguo sentimento che stava cominciando a farsi un piccolissimo spazio tra il groviglio di tenebre che offuscava da tempo i suoi organi interni.

Si limitò a tirare una dolce gomitata sullo zigomo del povero biondo, strappandogli bruscamente il pranzo dalle mani, fingendosi altezzoso e cinico nei suoi confronti.

Ma non riuscendo a trattenere una debole e pallida risata, alla vista del volto infantilmente imbronciato dell'altro tributo, che si massaggiava la guancia nacora dolorante, tenendo le braccia incrociate.

 

Nda: Saaalve, dunque, sono riuscita a farmi perdonare un pochino per l'ultimo tristissimo capitolo?

Alla fine, per via della mia infinita e velata bontà d'animo, (e per via delle vostre molto esplicite minacce di morte, quanto siete affettuosi<3), ho deciso di far sopravvivere Nico, ( anche se spero di avervi messo un minimo di paura nella parte in cui lui ipotizzava di “tagliarsi le vene”).

Comunque, tutto si è concluso piuttosto positivamente per quanto riguarda i suoi demoni interiori, e finalmente magari, Nico, quanto meno, proverà a voltare pagina.

Inoltre ho provato ad inserire alcuni accenni alla Solangelo, anche se teoricamente mi ero ripromessa di non farlo, perché questa storia sarebbe dovuta essere troppo filo-tragica per poter avere risvolti sentimentali, ma diamine, come si fa? Sono così awww!

Ok, la finisco.

Penso di star per cedere anche alla Percabeth, ma non ho la minima idea se questa cosa potrebbe essere positiva o se invece sia un idea completamente da bocciare (?).

In qualunque caso credo di essere negata nel descrivere tipi di scene più...romantiche, emotive, che parlano dei sentimenti di due tizi che si prendono una cotta? (ecco vedete, non so' neppure come definirle, ah!), ma se qualche pazzo pensa che dovrei continuare a portare avanti un minimo di storia tra questi due testoni, ( Nico e Will) ed eventualmente anche per gli altri due fessi (Annabeth e Percy), allora mi avverta, che potrei pensare di provarci.

Detto ciò, tranquilli che non mi sto rammollendo, le morti arriveranno comunque molto presto, e a proposito, a chi manca Ethan?

Al prossimo capitolo <3

   
 
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