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Autore: _katherine_lls    07/11/2015    2 recensioni
A volte il tempo cambia le nostre scelte, guarisce le nostre ferite. Certo, lascia una cicatrice, ma pian piano questa smette di sanguinare, smette di fare così tanto male.
E se una missione li costringesse a rivedere le loro idee? Se li costringesse a trascorrere insieme le giornate di un intero anno? Se un attacco ad Hogsmeade li obbligasse a fare delle scelte avventate che cambieranno la loro vita? Se tra i mangiamorte più ricercati ci fosse lui, il suo amico d’infanzia, il suo amore segreto?
E se…
Ma la sveglia non era ancora suonata e tra le braccia di Morfeo tutto era possibile, persino la realizzazione del nostro più grande sogno o del nostro peggiore incubo. Lì tutti i dolori erano così lontani che non c’era alcuna possibilità che riuscissero a farci del male. E poi erano solo sogni…
Ma non sarebbero durati per sempre, prima o poi la sveglia avrebbe suonato.
Ma non quel giorno.
Merlino…
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A volte il tempo cancella tutto, il tempo cambia le scelte. Mostra che ciò che si credeva giusto in realtà non lo era, che ciò che invece si credeva sbagliato era perfetto. Il tempo cambia dentro, cambia gli amici e i nemici. Il tempo guarisce tutte le ferite, anche quelle più profonde. Certo, lascia una cicatrice, lascia un segno. Ma non sanguina, non fa più così male. Lo scorrere del tempo è ciò che salva dall’inevitabile.
Il tempo passa; spesso non ce ne accorgiamo nemmeno, presi dalla nostra routine quotidiana. Ma se a un certo punto della vita qualcosa ci sconvolgesse così tanto da cambiarci nel profondo? Qualcosa di talmente inaspettato che inizialmente nemmeno ce ne accorgeremmo?
Forse per capire cosa può fare il tempo bisogna tornare all’inizio. Bisogna tornare a quando tutto è cominciato…
 
***
 
La seconda guerra magica era finita da tempo, per la precisione da nove anni. Per nove anni il Mondo Magico aveva potuto vivere di nuovo nella pace e nella tranquillità.
"Abbiamo vinto, ce l’abbiamo fatta"
Certo, avevamo vinto. Ma a che prezzo? La sconfitta di Voldemort era stata in parte anche una nostra sconfitta. Si era portato via parte dei nostri amici, parte di quelle persone che avevano condiviso con noi la loro paura. Non esiste la vittoria, anche se si vince si è sconfitti e anche se si perde si è vincitori. Almeno in parte.
Sembrerà stupido, ma è così: quando vedi le famiglie delle persone a cui volevi più bene piangere attorno al cadavere di un amico, capisci che non hai vinto.
"Hermione, Fred…"
Fred, ma non era solo Fred. Lui non si è portato via solo Fred.
"Avete notizie di Ron?"
Si era portato via anche il mio ragazzo, il mio amico, una delle poche persone che mi era sempre stata accanto insieme ad Harry. A differenza di Fred, il suo corpo non era mai stato ritrovato. Si erano perse completamente le sue tracce. Lo si credeva morto.
E poi si era portato via me. Parte della mia voglia di vivere e del mio spirito grifondoro se n’era andata con lui.
Io, beh io adesso lavoro per il Ministero della Magia. Dopo la morte di Voldemort mi sono laureata all’accademia con il massimo dei voti e sono diventata auror. Harry, sant’uomo, ha deciso di affidarmi due squadre nonostante avessi protestato vivamente. Preferisco però di gran lunga interrogare i prigionieri e cercare indizi sui luoghi dove potrebbero nascondersi i mangiamorte.
Lui si era portato via tutto ma io sono comunque andata avanti, nonostante veda continuamente la traccia di dolore nei miei occhi e in quelli delle persone a cui voglio bene. Una traccia indelebile, una cicatrice.
Il mio migliore amico ha deciso di laurearsi con me ed adesso è a capo della squadra auror più grande che il ministero dispone. È continuamente sotto intervista per la gazzetta del profeta, che vuole sentirsi raccontare ancora ogni particolare di quella notte, nonostante siano passati nove anni.
Dolore. Riaprono costantemente una ferita a malapena rimarginata. Perché lo so, fa male pensare a quella notte, pensare agli amici che non ci sono più e a tutto il dolore che si è affrontato per arrivare dove siamo adesso.
La cosa che più mi ha sorpresa quando sono tornata a lavoro è stata la presenza di alcuni serpeverde che erano usciti indenni da ogni accusa grazie alla loro fedeltà all’Ordine durante l’ultima battaglia. Grazie a loro, ne sono consapevole, molte persone sono ancora vive. Hanno rischiato la loro vita per quella del prossimo. Gesti non comuni per un covo di serpi. Era stata garantita loro immunità e sicurezza e ora lavorano a braccetto con coloro che cercano di arrestare tutti i mangiamorte.
Con alcuni ci ho persino fatto amicizia. Stranamente hanno smesso subito di chiamarmi con i nomignoli che mi avevano affibbiato ad Hogwarts. Hanno smesso subito di trattarmi come la secchiona, come quella da prendere in giro. Mi hanno sorpresa. In fondo, conoscendoli, non sono poi tanto male.
Daphne Greengrass è una donna simpaticissima, nulla a che fare con l’odiosa oca purosangue che ricordavo da Hogwarts. Il suo innato gusto per la moda e il suo amore per lo shopping mi fanno spendere puntualmente quantità industriali di galeoni per vestiti che probabilmente non metterò mai.
Anche Blasie Zabini non se la cava male. Sa essere un buon amico ed è sempre pronto ad ascoltarti. Completamente diverso dallo scimmione che con Tiger e Goyle faceva da scorta e da confidente a Malfoy.
Theodore Nott non riesco a capirlo. Insomma, è strano. Ma strano forte. È simpatico, gentile, quasi premuroso, ma questa parte di lui dura solo cinque minuti a giornata. Poi diventa serio e impegnato nel lavoro, non ti rivolge la parola nemmeno se ti incrocia per sbaglio nei corridoi. Ah sì, beve. Consuma tutti i suoi dispiaceri, a me ignoti, nell’alcol. Alcune mattine arriva in ufficio che non riesce nemmeno a reggersi in piedi.
E poi c’è lui. Draco Malfoy. Ecco, lui lo evito come la peste nera. Non ne conosco il motivo, non ho pregiudizi ma lo evito. Lo evito e basta e spero che non mi arrivino missioni in cui devo collaborare strettamente con lui. Non è cattivo, a quanto dice Daphne, e non ha nemmeno pregiudizi come ad Hogwarts. È solo difficile da comprendere. Nasconde tutto dietro due lame d’acciaio e per fissarle occorre coraggio. Non lascia trasparire nulla, nessun dolore, niente. A differenza mia.
Il resto dei serpeverde sta comodamente soggiornando ad Azkaban già processati o in attesa di processo. Nessuno è stato lasciato libero. Tra prigionieri da interrogare e lavoro da svolgere le mie giornate scorrono veloci senza darmi il tempo di fermarmi a pensare. A tutto quello che avevo passato, a cosa volevo fare della mia vita. Senza darmi il tempo di pensare a nulla.
Dolore.
 
***
 
Anche quella mattina non era diversa da quella prima e da quella prima ancora. La sveglia era impostata presto, la colazione veloce e la materializzazione al ministero prima ancora che cominciasse il mio turno di lavoro. Avevo talmente tante cose da fare che ormai tutte le mie giornate erano uno straordinario.
Solo che questa mattina Merlino e la dolce compagna Morgana avevano deciso di complicarmi un po’ la vita. Aprii gli occhi e mi girai verso la sveglia, curiosa di sapere l’ora, dato che non l’avevo ancora sentita suonare. Probabilmente però non la avrei nemmeno sentita suonare questa mattina. Erano le 7.40 e questo voleva dire solo una cosa: ero in ritardo.
Mi alzai con tutto l’intento di svegliare Merlino e dolce compagna a suon di improperi e andai in bagno dove mi lanciai sotto il getto ghiacciato. Appena mi sentii completamente sveglia uscii e mi diressi verso l’armadio dove tenevo tutti i vestiti che non avevo comprato con Daphne. Pescai a caso un paio di jeans e un maglioncino sempre senza smettere di inveire contro Merlino e me li infilai al volo mentre mi dirigevo in cucina per bere una tazza di caffè e un bicchiere di succo. Ritornai in bagno per lavarmi i denti e legarmi i capelli. Guardai la sveglia sul mobiletto e il mio riflesso allo specchio. Non male per una che si era preparata in dieci minuti.
Dolore.
Nei miei occhi scorsi la solita cicatrice di dolore.
Presi al volo la Gazzetta del Profeta e la borsa e mi materializzai al ministero. Quella mattina dovevo andare in cerca di alcuni mangiamorte per ordini superiori.
Sulla prima pagina del giornale spuntava una mia foto. Non che fosse una novità, ma stranamente la cosa mi infastidii e non poco. Non era di sicuro la prima volta che una mia foto era in prima pagina. Per l’esattezza erano nove anni che si ripeteva come minimo una volta alla settimana. Ma forse questa era la foto sbagliata. Mi ritraeva mentre accompagnavo dolcemente Theodore all’esterno dell’ennesimo bar. Il titolo mi infastidii più della foto: "L’eroina del mondo magico è ancora all’opera…". Il senso di questa frase non lo capivo. Era un mio collega, lo sapevano tutti, a parte lei a quanto pare. Ecco, una delle poche cose che avevo sempre sognato di fare era sbattere Rita Skeeter ad Azkaban. Andiamo, lo sapevano tutti che aveva omesso un sacco di informazioni importanti durante la guerra e che era un animagus non registrato, ma il ministro non mi firmava le carte per arrestarla, dicendo che mancavano prove. Gliele davo io le prove! In testa però!
L’appuntamento con il mio dolcissimo superiore era alle dieci e anche se ero bellamente in ritardo feci in tempo a compilare alcune carte per gli ultimi arrivati nel mio hotel di lusso preferito: Azkaban.
Alle dieci meno un quarto, stufa di compilare permessi di soggiorno, scesi in ufficio da Harry per sentire dove mi avrebbe mandato di bello quella mattina. Aprii la porta convinta di dover andare in missione da sola o al massimo con la squadra, ma mi stupii di vedere Malfoy comodamente appoggiato alla parete dell’ufficio.
“Ciao Hermione!” mi salutò Harry con un sorriso mentre io cercavo di elaborare una spiegazione valida alla presenza di Malfoy nella stanza, scartando la più probabile. Nemmeno per sbaglio lo volevo in missione, mi sarebbe potuta partire a caso una tra le maledizioni senza perdono e non stavo parlando dell’Imperio e del Cruciatus.
“Ciao Harry!” sbottai con meno entusiasmo di lui.
“Svegliata con il piede sbagliato?” mi chiese inarcando un sopracciglio.
“Svegliata in ritardo!” mormorai avvicinandomi alla scrivania e lasciandomi cadere sulla poltroncina di pelle che avevo comprato insieme a Daphne.
“Ah, beh. Questa mattina la mia adorata moglie mi ha svegliato a suon di cuscinate e con una secchiata d’acqua gelida in testa!”. Beh, non che avessi dubbi nell’abilità di Ginny nel svegliare qualcuno; ad Hogwarts la sua idea di sveglia era ‘ti salto addosso e ti sfracello gli organi interni’.
“Strano che tu le permetta ancora di svegliarti così! Comprati una sveglia, che ha meno effetti collaterali di tua moglie!” risi mentre lui mi guardava con una faccia da cucciolo bastonato.
“Herm, credimi. Ho comprato una cosa come una ventina di sveglie, ma sia io che mio figlio le preferiamo senza batteria o con l’allarme disinserito!” Già, suo figlio. James Sirius Potter. Harry e Ginny erano gli unici dell’allegra compagnia che si erano sposati e il loro primo figlio aveva già due anni e mezzo, mentre il secondogenito sarebbe nato da lì a pochi mesi.
 “Non vorrei disturbare il vostro battibecco quotidiano, dato che ormai ne ho fatto l’abitudine, ma è tardi!” intervenne Malfoy con la solita voce strascicata che ti faceva venire voglia di prenderlo a sberle.
“Scusaci Draco. Allora Hermione, i manor che dovrai controllare oggi sono quello degli Zabini e dei Greengrass, sotto consiglio di Blasie e Daphne. Probabilmente non troverai nessuno, ma sono due dei manor che hanno fatto da residenza all’oscuro, anche se per poco tempo, quindi ci potrebbero essere alcuni documenti utili!” spiegò Harry mentre io annuivo lentamente e con la coda dell’occhio osservavo Malfoy alzare gli occhi al cielo.
 “Comunque ho scoperto la posizione di due nuovi manor dove abbiamo più possibilità di trovare informazioni parecchio importanti o qualche strano covo: uno è la seconda residenza dei Riddle, la cui posizione era ignota a tutti fino a quando non c’è finito un babbano per sbaglio e abbiamo dovuto cancellargli la memoria; l’altro è Devon Manor, che non è mai stato controllato anche se è, o meglio era, di proprietà di una delle famiglie più ricche e con il sangue più puro di tutta l’Inghilterra.  Purtroppo non si hanno più notizie dei discendenti da qualche secolo, quindi potrebbe essere stato usato come base per gli incantesimi che lo proteggevano!”
“Capito, posso farti una domanda?”
“Dimmi pure, Hermione!”
“Cosa ci fa il furetto qui?”
“Ah sì, giusto. Per sicurezza e perché lui li conosce meglio di te, ho pensato che per il periodo in cui andrete a cercare altri mangiamorte lavorerete insieme!” spiegò il bastardo.
“Okay e per curiosità, sai com’è, per quanto tempo devo lavorare insieme a questo qua?” sbottai allungando una mano verso Malfoy. Perché proprio lui? Anche tutti gli altri serpeverde conoscevano bene i mangiamorte. Perché tra tutti proprio Malfoy? Non poteva mandarmi Daphne, o Blasie o perfino Theodore?
“Probabilmente per tutto l’anno!”
“Tutto l’anno? Intendi per i prossimi dodici mesi? Tu sei pazzo. È già tanto se non ci uccidiamo quando ci incrociamo per sbaglio nei corridoi e tu pensi seriamente che io possa lavorare con lui per un anno intero?” chiesi disperata. Un anno. Un intero anno a fare da balia a Malfoy.
“Anche io, mezzosangue, muoio dalla voglia di lavorare con te!” intervenne la sua voce strascicata che mi dava sui nervi già abbastanza tesi.
“Allora convinci il tuo migliore amico al posto di stare là fermo e zitto!”
“È anche il tuo migliore amico!”
“Si, ma hai appena visto anche tu che non mi ascolta!”
“Adesso basta. Vedete di provare almeno per un periodo a non ficcarvi le bacchette negli occhi perché non ho proprio l’intenzione di dovervi ricoverare al San Mungo!” sbottò Harry fissandoci trucemente.
“La fai facile tu, Potter!”
“Per mezzogiorno e un quarto voglio avere sulla scrivania i fogli e le relazioni di tutto quello che avete trovato. Sappiate che se entro mezzogiorno e mezzo non siete ancora tornati e non mi avete mandato un patronus mobilito una squadra per cercarvi, dunque vedete di avvisarmi e portarmi i materiali prima di andare in qualsiasi altro posto!”
“Agli ordini capo, ma sappi che voglio il pomeriggio libero!” rispose Malfoy con il ghigno di famiglia stampato in faccia mentre si avvicinava al divano per recuperare la giacca.
“Permesso accordato Draco, ma ricordati di fare gli straordinari e i notturni!” rispose Harry mentre l’ebete con cui avevo il piacere di lavorare per un intero anno si strozzava con la sua stessa saliva.
 “Okay, okay, hai vinto tu, faccio il pomeriggio!” si difese alzando la mani e fissando trucemente Harry.
“Eh, bravo! Vedo che inizi a comprendere chi comanda e chi deve rispettare gli ordini facendo il proprio dovere!”
“Ora non tirartela tanto saputello, che ti ricordo…”
Una sirena acuta mi perforò i timpani e mise fine alla discussione tra i due. L’allarme d’emergenza interno del ministero era scattato. Poteva significare solo una cosa: i mangiamorte erano dentro. Che bella mattinata tranquilla insomma…
In un attimo mi smaterializzai con Harry e l’idiota patentato in atrio. Merlino, mi ripeti perché questa mattina non ho deciso di rimanere a letto? Adesso mi toccava fare altri permessi di soggiorno e lavorare per un anno intero di fianco al cretino che stava facendo Levicorpus a destra e manca.
“Stupeficium!” urlai mirando a uno dei tanti disgraziati che erano tenuti in aria dal deficiente che continuava a ridere e a muovere la bacchetta, creando effetto pallina.
“No Granger!” piagnucolò mentre con altri due Stupeficium bene assestati schiantavo al suolo altre due palline. Ignorai la sua faccia delusa e mi girai verso Harry per cominciare a lamentarmi del mio brillante collega quando vidi una cosa che mi ghiacciò il sangue nelle vene. Non scorreva più nulla. Sentivo come degli aghi che mi perforavano da parte a parte, dolorosi.
Avrei preferito che fosse morto. Era brutto da dire, ma l’avrei preferito sotto due metri di terra al posto dell’uomo che, protetto da uno scudo magico, si stava sfilando lentamente la maschera sui capelli rossi.
In un secondo il giocoliere fece cadere a terra i mangiamorte impastoiati e puntò la bacchetta contro il nuovo venuto. Contro il sospettato numero uno. Contro di lui.
Era cambiato parecchio dall’ultima volta che l’avevo visto. I suoi capelli, che erano corti e ricci, adesso arrivavano fino a metà schiena e erano raccolti in una coda che mi ricordava terribilmente quella che usava Lucius Malfoy per legarsi i capelli. Il viso in quasi dieci anni era cambiato parecchio: non aveva più i tratti da bambino, la mascella si era fatta più dura ed era ricoperta da un accenno di barba.
Ed i suoi occhi.
Quando vidi i suoi occhi mi bloccai incapace di fare qualsiasi cosa, anche di rendermi conto che aveva alzato la bacchetta e l’aveva puntata contro di me. Incapace di reagire. In quel momento qualcuno doveva aver eretto uno scudo di protezione, altrimenti sarei stata già morta. I suoi occhi, una volta azzurri come il cielo in primavera, erano privi di espressione e dello stesso colore del ghiaccio, stretti in due lame con l’iride iniettata di sangue. Feriva solo con lo sguardo, senza l’uso della bacchetta. Il ghigno che gli deformava la bocca dava il tocco di classe a tutto, come la maschera sotto il braccio e il mantello nero sulle spalle.
Era beffardo. Il messaggio che trasmetteva era chiaro: <>. Se ne fregava delle bacchette puntate addosso, se ne fregava del fatto che il suo scudo di protezione non c’era più. Non gli importava di essere vulnerabile, anzi, era ancora vulnerabile, vero?
Non poteva aver fatto nulla per non essere più vulnerabile, nessun incantesimo, non c’era nulla che ti dava un simile potere. O qualcosa c’era?
Partì da qualche parte un raggio di luce rossa, aspettò che gli arrivasse vicino al cuore, e poi lo deviò con una mano. Ne partirono altri, ricostruì lo scudo di protezione mentre si avvicinava sempre di più a noi. Io ed Harry eravamo rimasti fermi immobili al centro della stanza, le braccia lungo i fianchi, le bacchette ancora in pugno. Eravamo in una bolla magica che a quanto pare aveva creato Malfoy.
Era spavaldo.
Avanzava spavaldo, mentre gli incantesimi che gli auror gli lanciavano non gli scalfivano nemmeno lo scudo e non rallentavano la sua avanzata. Ma ci doveva essere un punto debole, ne ero certa, e come me lo avevano pensato anche Harry e Draco, che stavano analizzando ogni punto della barriera in attesa di individuare qualcosa che indicasse un lieve cedimento, un punto meno protetto.
Attorno a noi la battaglia tra auror e mangiamorte continuava, volavano bacchette, maschere, mantelli e qualche volta anche corpi colpiti da qualche incantesimo potente e più forte del normale.
Lui continuava ad avanzare e non spostava gli occhi da noi. Non riuscivo a reagire, non riuscivo ad alzare la bacchetta e a puntarla contro il mio migliore amico, o meglio, contro quello che una volta era stato il mio migliore amico, il mio amore segreto. Lui rideva beffardo, un altro passo, un altro ancora…
Accanto a me sentii Malfoy sbuffare, non reagii. Un passo, un altro…
“Granger!” bisbigliò. Non lo ascoltai, continuavo a guardare la barriera in cerca del punto debole. Non volevo farlo, ma mi rendevo conto che dovevo. Era la cosa giusta per tutti. Era la cosa che dovevo fare. Ad un tratto lo vidi, un lieve cedimento sul punto dove la bacchetta toccava la barriera: c’era per un istante e poi non c’era più. Nel punto dove la barriera si rigenerava.
“Eureka!” sibilai ai miei due compagni e con la coda dell’occhio vidi Malfoy ghignare.
“Granger, al tre abbasso la barriera, devi essere veloce e colpirlo perché se ci colpisce prima lui siamo morti. Ho riconosciuto l’incantesimo che ha addosso e che gli permette di essere quasi invulnerabile e così potente, è lo stesso effetto del sangue di unicorno…” mormorò Malfoy mentre io annuivo.
Non avevo pensato a quell’incantesimo, non l’avevo nemmeno preso in considerazione. Sapevo quello che sarebbe successo dopo, era come una droga, si cominciava e non si finiva più e alla fine ci si dirigeva inevitabilmente alla morte. Nel frattempo però ti dava la sensazione migliore della tua vita, ti dava tutto il potere che avevi sempre desiderato e che finalmente era tra le tue mani.
“Tre…” Il conto alla rovescia di Malfoy mi riportò alla realtà. Dovevo essere pronta per quando lui abbassava lo scudo.
“Due…” Io ed Harry ci scambiammo uno sguardo di intesa, se Ronald avesse alzato la bacchetta lui sarebbe stato pronto a dare man forte a Malfoy per creare uno scudo più potente nel minor tempo possibile.
“Uno…” mormorò Malfoy e abbassò completamente le barriere.
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
Eccomi qua con una nuova storia.
La trama è più o meno quella di Draco ed Io, solo corretta e con alcune modifiche.
So che sono secoli che non aggiorno le altre storie ma insieme alla mia Beta preferita, che ringrazio per la pazienza e per l’aiuto, sto cercando di correggerle. Presto, spero, saranno pronte anche quelle.
Nel frattempo ditemi cosa ne pesate di questa nuova storia e se vi ha incuriosito almeno un po’.
Ah dimenticavo, verrà aggiornata settimanalmente salvo imprevisti miei o della Beta.
Rowena
  
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