Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Maty66    20/02/2016    4 recensioni
Cosa si nasconde nel passato del più giovane e brillante capitano della Flotta Stellare? Quali oscuri ricordi tornano all’improvviso a tormentare l’animo di James Tiberius Kirk, proprio quando ha trovato una famiglia nel suo equipaggio ed una casa sull’Enterprise? Potranno i suoi amici aiutarlo a superare l’incubo che credeva ormai sepolto nella sua mente?
Ambientato dopo Into Darkness, durante il primo anno della missione quinquennale.
Attenzione è una storia NO SLASH.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dottore, James T. Kirk, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo 30
La lunga strada verso casa

 

NAVE STELLARE USS ENTERPRISE

Data Stellare 2261.5.16

 

“Ammiraglio Barnett, Ammiraglio Archer, Ammiraglio Martens”

Il capitano dell’Enterprise salutò formale il trio sullo schermo.

James Tiberius Kirk stava seduto  al tavolo della sala tattica circondato dalla sua squadra di comando e sullo schermo c’era lo stato maggiore della Flotta.

“Kirk, si può sapere cosa è successo? Che significa che Kodos era vivo? Che poi è morto ‘inciampando’ e cadendo sul filo spinato?” chiese furibondo Barnett.

“Mi spiace se nel rapporto non sono stato chiaro ammiraglio, ma credevo di aver esposto tutte le circostanze dettagliatamente”

“Dettagliatamente? Vuoi davvero farmi credere che questo fantomatico uomo che dici essere Kodos è morto per un incidente???”

L’espressione di Jim era assolutamente neutra, una perfetta faccia da poker.

“L’identità di Kodos è stata accertata senza ombra di dubbio. Ho effettuato personalmente  l’esame del DNA” intervenne McCoy.

Barnett se possibile divenne ancora più furioso.

“Dottor McCoy non credo sia stato autorizzato a parlare. Dato per ammesso che fosse veramente  Kodos credi, Kirk, davvero che io mi beva la storia della morte accidentale?”

“Ammiraglio io non le chiedo di bersi nulla che non sia la verità. Le circostanze della morte dell’ex governatore sono tutte esposte nel rapporto che le ho inviato”

“Circostanze che non cancellano il fatto che ti sei allontanato dalla nave senza giustificazione, che alcuni  ufficiali ti hanno seguito mentre il resto dei tuoi uomini  ci ha preso in giro per settimane con la storiella del guasto tecnico per non rientrare sulla Terra e poi non contenti hanno violato lo spazio aereo di un pianeta in quarantena” elencò Barnett.

“Questa è insubordinazione bella e buona. Vi aspetta la corte marziale” intervenne Martens.

Jim restò assolutamente calmo ed indifferente.

“Come disse qualcuno, signore, circostanze eccezionali giustificano misure eccezionali” rispose citando la frase preferita da Marcus.

L’unico che era rimasto in silenzio sino  quel momento era Archer.

“Jim non puoi davvero credere che la Flotta si accontenti di quello che c’è scritto nel tuo rapporto…” intervenne.

“Infatti signore mi aspetto una completa indagine e se dovesse emergere la responsabilità di qualcuno nella morte di Kodos, non potrebbe che essere mia. Ma credo che a quel punto tutti verrebbero a conoscenza della mia ‘triste’ storia su Tarsus” scandì con calma.

Quasi tutti i presenti nella sala tattica, eccetto ovviamente Spock, ebbero un piccolo balzo di sorpresa. A cosa era disposto Kirk pur di proteggere i suoi uomini ed in primo luogo Kevin?

Archer  iniziò a ridere piano, intuendo il gioco.

Quale giudice avrebbe condannato l’eroe della Federazione, vittima da bambino di tanta brutalità per aver ucciso il suo carnefice?

“Attento Kirk stai camminando su di una lastra di ghiaccio molto sottile” ringhiò Barnett sempre più rosso in volto.

I tre ammiragli si guardarono per un lungo momento. In fondo a nessuno conveniva battersi per la morte di un folle omicida.

“Va bene Kirk. Ma mi aspetto un rapporto molto più dettagliato di quello che ci hai inviato. Rientrate immediatamente sulla Terra” borbottò alla fine Martens.

“Certo signore, ma ovviamente  mi aspetto anche che  il mio equipaggio non abbia a soffrire conseguenze da quanto accaduto” continuò imperterrito Kirk.

“Cosa??? L’insubordinazione è reato da corte marziale” urlò inviperito Barnett alzandosi dalla sedia.

“Certo signore, ma bisogna considerare che l’hanno fatto per salvare me. E poi signore… nel corso del processo sarei costretto a testimoniare e probabilmente a rivelare il vero nome di Kodos, il commodoro Robert April”  

Tutti e tre gli ammiragli sbiancarono all’istante.

“Ah Hoshi…” bisbigliò Archer fra sé e sé.

Nella sala tattica dell’Enterprise era caduto un silenzio di tomba.

Tutti conoscevano il nome di Robert April; era stato il primo capitano dell’Enterprise NX- 01, un vero eroe della Federazione.

  “Ci stai ricattando Kirk?” scandì Barnett.

“Senza giri di parole, direi di sì, signore, se questo è necessario per salvaguardare il mio equipaggio”

I tre sullo schermo si guardarono di nuovo.

“Avrete tutti note di demerito sui vostri files. E mi aspetto che non succeda mai più” Fece alla fine sconfitto Barnett, per poi chiudere la comunicazione senza neppure salutare.

Tutti nella sala tattica dell’Enterprise tirarono in sospiro di sollievo.

 

Jim Kirk aveva giocato d’azzardo e vinto di nuovo.

Ma mentre tutti gli altri si guardarono con sollievo il giovane capitano si alzò quasi traballante.

“Signor Spock lasciamo l’orbita fra 12 ore. Ha il comando” disse uscendo senza guardare nessuno.

 

Ormai era notte fonda sul pianeta e sull’Enterprise.

McCoy aveva invano atteso Jim in sala mensa e poi aveva con noncuranza gironzolato nei corridoi adiacenti la cabina del capitano in attesa che uscisse, del tutto inutilmente. Più volte era stato tentato dal bussare al citofono della cabina, ma la luce rossa che indicava di non disturbare l’aveva bloccato. Sapeva che il ragazzo aveva bisogno di un attimo di privacy per riprendersi da quanto era successo e il chiarimento fra loro poteva aspettare.

Il medico  quasi sobbalzò quando sentì bussare alla sua cabina.

Quando aprì si ritrovò davanti un Jim Kirk scompigliato, capelli in disordine e profonde occhiaie.

“Posso entrare?” chiese il giovane capitano.

“Certo” rispose il medico facendosi da parte, in fondo non aspettava altro che parlare con il marmocchio da quando aveva lasciato la sala tattica.

Jim entrò, ma rimase bloccato all’ingresso.

“Sei ancora arrabbiato  con me?” chiese ed in quel momento McCoy  non poté fare a meno di pensare a Johanna. Jim sembrava proprio un bambino venuto a chiedere scusa per una marachella.

“Quando mai   qualcuno su questa nave riesce ad essere incazzato con te per molto tempo?” rispose il medico con un sorriso.

“Fa parte del mio fascino irresistibile” sorrise anche il giovane capitano, ma ancora una volta non sorrise con gli occhi.

“Bones io…” continuò.

“Aspetta!!!” lo interruppe McCoy conducendolo verso il divano del piccolo salotto che faceva parte della sua cabina.

“Siediti” intimò mentre andava verso  la piccola dispensa e tirava fuori una delle sue famose bottiglie di riserva.

Versò due dita abbondanti di liquido ambrato in due bicchieri e ne porse uno al suo amico.

“Bevi. Ordine del medico”

Jim si sedette sul divano e mandò giù in un sol colpo il contenuto del bicchiere che McCoy gli aveva passato.

“Wow… roba forte…” disse con voce strozzata.

“La conservavo per occasioni speciali” rispose il medico buttando giù il contenuto del suo bicchiere.

“Bones…  perdonami” balbettò Jim mentre McCoy versava la seconda tornata di liquore.

Il medico si bloccò per un attimo a guardare  il suo migliore amico. Aveva decisamente un aria dimessa.

“Jim… io non voglio che tu mi chieda scusa. Vorrei solo che tu capissi una volta per tutte quanto le tue decisioni, quello che fai e soprattutto quello che ti succede  abbiano influenza su tutti noi. Accidenti il folletto era quasi impazzito dalla paura, anche se non lo faceva vedere…”

“Lo so. Ma non volevo mettervi in pericolo…” balbettò in risposta il giovane capitano.

“E credi davvero che saremmo rimasti buoni buoni sulla nave senza sapere cosa ti era successo? Ad aspettare che qualcuno ci riportasse il tuo cadavere? Maledizione Jim questo equipaggio ti ha già visto morire una volta… la cosa ci ha quasi distrutto tutti”

Jim rimase in silenzio a fissare il pavimento.

“Perché non mi hai parlato di Tarsus IV? Credevo  di essere il tuo migliore amico…”

“TU SEI IL MIO MIGLIORE AMICO” Jim quasi urlò  agitandosi sul divano.

“E’ che non volevo che tu…  sapessi quello che ero in quel periodo…” continuò poi  a bassa voce.

McCoy lo guardò stupito.

“Kevin ci ha detto che hai salvato tutti loro, che hai salvato nove bambini con le tue sole forze…”

“Non è solo questo.  A dodici anni ho tentato di uccidere Kodos con un coltello. A tredici anni appena compiuti ho ucciso un uomo. E l’ho fatto per salvare Tom. E poi ho mentito, rubato, picchiato… e quando sono tornato ho continuato a mentire, provocare risse…. E sai una cosa mi vergogno di me stesso, di quello che ero allora e di quello che sono adesso. Perché quando Kevin ha ucciso Kodos una parte di me ne è stata felice. Così non avrei dovuto testimoniare e rivivere tutto” una singola  lacrima scese sulla guancia di Jim.

“Oh Jim… nulla di quello che è successo su Tarsus, o di quello che è successo prima o dopo è colpa tua…” balbettò il medico mentre sentiva la commozione salire.

“Non parlare se non sai!!! Io vivevo da mesi con quel bastardo. Avrei dovuto capire intuire… avrei potuto salvarli. Sono rimasto lì senza fare nulla di concreto, a guardare i miei zii ed i miei cugini e migliaia di persone che venivano uccisi”

McCoy si bloccò alla sorpresa.

“Ma che stai dicendo? Avevi dodici anni che potevi fare?” disse facendosi più vicino, ma Jim si tirò indietro.

“E ora? Ora ho barattato la verità su quello che è successo  su questo pianeta, sulle responsabilità della Flotta con la nostra immunità”

McCoy sospirò, anche a lui faceva male pensare che l’organizzazione sotto cui servivano, almeno parte di essa, si fosse macchiata di tali responsabilità.

“Jim… la sezione 31 non esiste più sono stati quasi tutti arrestati o sono morti… non sarebbe servito a nulla far trapelare vecchi segreti di gente ormai morta, solo a scoraggiare l’opinione pubblica. Ci hai solo protetti, come sempre”

Il giovane capitano si alzò dal divano e si diresse verso la grande finestra.

Le stelle ammiccavano tranquille, come un manto di luci nel buio dello spazio.

“Jim è finita ora. Devi capire che non devi più scappare. Quello che è successo è terribile, ma tu ce l’hai fatta. Non so proprio come, visto quello che hai passato, ma ce l’hai fatta. Noi ora siamo la tua famiglia… una grande famiglia, un po’ stramba, ma  siamo la tua famiglia” disse McCoy alle sue spalle.

Poi costrinse il suo amico a girarsi a guardarlo.

Jim stava piangendo.

“Sei arrivato a casa Jim. La strada è stata lunga, ma non c’è bisogno più di cercare. Siamo la tua famiglia ora”

“Sì, ma Hoshi è morta, Bones” balbettò il capitano.

“Lo so… mi spiace” fece McCoy tirandolo in un abbraccio fraterno.

“Era fantastica… vuoi sentire parlare di lei?” balbettò Jim.

 

McCoy quasi cadde dalla sedia dove si era addormentato al suono del campanello alla porta della sua cabina.

Ancora intontito guardò l’orologio digitale sulla parete.

Le 06,00. Il suo turno non iniziava  prima delle 08,00.

Chi poteva essere?

Gettò uno sguardo al divano dove Jim dormiva pacifico, appallottolato su se stesso avvolto nella coperta che il medico aveva gettato su di lui.

Era stata una lunga e difficile notte, fatta di ricordi e lacrime, alla fine della quale Jim era crollato addormentato sul divano, senza trovare la forza di tornare nella sua cabina.

Stiracchiandosi come un gatto McCoy andò ad aprire e con sua somma sorpresa si trovò Spock, perfetto come al solito, davanti.

“Spock… buongiorno” salutò.

Il vulcaniano lanciò uno sguardo oltre la spalla del medico, verso il divano dove dormiva Jim.

Se trovava la cosa strana non lo diede a vedere, rimanendo assolutamente impassibile.

“Buongiorno dottore. Stavo cercando il capitano. Non era nella sua cabina ed il computer lo ha localizzato qui” disse con la solita aria stoica.

“Sta dormendo. E l’ho messo in congedo medico per oggi. Quindi qualsiasi cosa devi dirgli, può aspettare”  rispose McCoy con la solita acidità, uscendo nel corridoio per non svegliare il giovane che dormiva.

“Infatti dottore ho letto la sua nota. Volevo solo accertarmi del benessere fisico del capitano”

McCoy sorrise.

“Aspetta un po’… vuoi dire che sei preoccupato per lui?” chiese ironico.

“Uno dei compiti del primo ufficiale è quello di garantire…”

“Il benessere fisico del capitano, lo so” concluse la frase McCoy sempre sorridendo.

“Ma tu sei preoccupato per lui, è diverso” ridacchiò ancora.

Spock non rispose.

“Molto bene, visto che il capitano riposa, può informarlo  lei al suo risveglio che lasceremo l’orbita di Tarsus fra venti minuti. Raggiungeremo, come da programma, la Base Stellare Tre alle ore 13,00 dove è previsto il trasferimento dei prigionieri e poi rientreremo sulla Terra in tre giorni standard…”  

“Jim queste cose le sa già. Sei venuto qui solo per vedere come sta…” incalzò McCoy.

“Visto che insiste tanto, dottore, potrebbe allora rispondere alla domanda che suppone io le stia ponendo” fece il vulcaniano.

“E’ stanco e demoralizzato, dopo tutto quello che è successo, ma è Jim… lo conosci… ce la farà anche stavolta”

“Bene. Confido che lei sappia garantire il giusto riposo al capitano”

Spock girò sui tacchi.

“Spock…” lo richiamò il medico.

“Sono contento di non essere più solo…  insomma che  mi aiuti a tenere a bada il marmocchio” disse quando il vulcaniano  si voltò a guardarlo.

“Dottore devo dire che anche se l’espressione ‘tenere a bada il marmocchio’  è per me poco comprensibile,  non è per me sgradevole condividere con lei il compito di salvaguardare Jim”

McCoy avrebbe giurato che le labbra di Spock si erano tirate in un leggero sorriso.

 

“Grazie capitano, grazie per aver consentito il concerto della signorina Claufield”

Chekov si aggirava eccitatissimo per la sala ricreazione, attaccando palloncini e festoni dappertutto ed era stato contento come un bambino la mattina di Natale quando Jim aveva consentito l’uso della sala per un piccolo concerto. Con somma sorpresa il capitano aveva scoperto che la maggior parte dell’equipaggio era fan scatenato della ragazza, ad iniziare dal navigatore russo che ora appena la vedeva si bloccava imbambolato ed incapace di pronunciare una sola cosa sensata.

Dal canto suo Claire, esattamente come quando era bambina, si era ripresa presto dalla brutta avventura e ora appariva leggiadra e vanitosa come negli holovid delle sue canzoni. Stava provando i microfoni sul piccolo palco montato sul lato della sala e ogni tanto lanciava grandi sorrisi a Jim.

“Capitano credo che purtroppo dovremmo organizzare dei turni. Qualcuno dovrà pure lavorare durante il concerto” protestò Scotty.

“Oppure possiamo collegare l’interfono, così tutti possono ascoltare” propose Uhura.

L’equipaggio di comando stava seduto nell’ampia sala ricreativa e Jim guardava con soddisfazione i suoi uomini che si rilassavano ed interagivano fra loro.

Dopo aver scaricato i mercenari di Kodos sulla base stellare, consegnandoli alla giustizia, si stavano dirigendo verso la Terra.

Anche Jim si sentiva finalmente più sereno, dopo aver parlato a lungo con Bones. Il medico l’aveva convito ad accettare l’aiuto di un terapista betazoide una volta arrivati sulla terra, per metabolizzare quello che era successo.

“Capitano… posso fare una domanda?” chiese Spock, seduto rigido davanti a lui, con una tazza di tè fra le mani.

“Certo Spock, ma siamo fuori servizio, quante volte ti devo dire di chiamarmi Jim?”

“Jim, la signorina Claufield ci ha riferito di alcune sue… fughe rocambolesche dai luoghi dove Kodos l’aveva rinchiuso...”

Jim sorrise.

“Vuoi sapere come faccio ad uscire dalle stanze chiuse a chiave?”

McCoy seduto di fianco ridacchiò.

“Anche all’Accademia era famoso per entrare e uscire dai luoghi chiusi a chiave come per magia…”

“Dove ha appreso questa strana abilità?” chiese ancora Spock.

“Beh… ho avuto una gioventù piuttosto movimentata, lo sai Spock…”

“Avanti Jim non fare il misterioso” incalzò Scotty.

“Beh… il mio maestro si chiamava Adrej Stoporv”

Tutti rimasero di stucco.

“Ma era un circense…famosissimo…” fece allibito Sulu.

Kirk sorrise radioso senza dire nulla.

“Smettila Jim, tu non  hai fatto parte del circo di Mosca, non prenderci in giro” intervenne Uhura.

“Se lo dici tu…” rispose il capitano mentre si alzava e prendeva quattro mele dal cestino di frutta sul tavolo iniziando a farle volteggiare in tondo.

“Guarda sempre più difficile” disse verso Uhura prendendo anche un’arancia.

“Kirk smettila di prenderci in giro!!! Se non vuoi rivelarlo va bene, ma…”

Il  battibecco continuò nel corridoio dove il gruppetto si mosse.

Solo Chekov e Sulu rimasero nella sala.

“Sai Hikaru… Kirk parla perfettamente il russo” disse il giovane guardiamarina all’amico.

“Ma dai Pavel, non crederai davvero che è stato nel circo…”

“E quando ero  piccolo mia madre mi ha portato  vedere il circo di Mosca  a San Pietroburgo…E c’era un numero in cui un ragazzo usciva da una cassaforte blindata in meno di dieci secondi…”

“Smettila Pavel… non è possibile. Come faceva Kirk a finire al circo di Mosca… cerca di essere logico”

                                                      

FINE

 

Siamo quindi arrivati alla fine.  Grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito, messo la storia fra le preferite, seguite o ricordate. E soprattutto grazie alle mie amiche Cladda e Chiara (mia preziosa beta). Se sono riuscita a farvi accostare, sia pure indegnamente, all’universo trek sono davvero orgogliosa.

Alla prossima
 

Maty


PS... dimenticavo... grazie a beamirang per l'ispirazione degli ultimi capitoli.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Maty66